Il nome "Vallarsa" non si deve di certo alla scarsità delle precipitazioni atmosferiche, (la diga di Speccheri è il più evidente testimone della loro notevole consistenza) nè alla trasformazione del nome "Vallorsa" perchè sin dal 1200 questa terra si è sempre chiamata "Vallarsae".
Vallarsa deriva da una costatazione che i viandanti facevano durante il loro viaggio in questa terra. All'inizio della sua colonizzazione tanto erano grandi i boschi ed estesi che fu necessario tagliarli per permettere qualche coltivazione . Utilizzata la parte grossa del legname, il residuo venne bruciato dando così luogo a diffusissimi "fuochi", inoltre, a conferma di ciò, nel 1500 esistevano moltissime carbonaie che elevavano i loro "fumi" verso il cielo e che con il loro prodotto alimentavano le fonderie esistenti sulle rive del Leno e che lavoravano i metalli estratti abbondantemente dalle varie miniere della zona.
Lo Stemma del Comune, che raffigura due orsi appoggiati ad una fontana può indurre a pensare alla derivazione di Vallarsa da Vallorsa. Questa ipotesi non corrisponde al vero perchè questo Stemma fu portato da un arciprete che si chiamava Peremprunner (fontana degli orsi) e che divenne massaro cioè sindaco della Vallarsa intorno al 1500.
Indubbiamente quindi Vallarsa deriva da Valle dei fuochi.
La Vallarsa iniziò ad essere abitata dopo che i Veneti, 2000 anni a.C. risalendo le sponde dell'Adige si fermarono in Vallagarina indotti a ciò dalla magnifica zona e dalla facilità delle coltivazioni e della caccia.
Fu abitata sicuramente nel III secolo a.C. con la venuta dei Galli e più ancora certamente nel I secolo a.C. con la conquista fatta dai Romani, conquista molto contrastata dai Reti (così si chiamavano le popolazioni che abitavano tutto il Tirolo settentrionale e meridionale e parte della Svizzera).
Queste bellicose popolazioni che non potevano contrastare il possesso del fondovalle ai Romani si erano ritirate sui fianchi della Vallagarina creando delle fortificazioni i cui nomi sono oggi ancora vivi nel comune linguaggio della nostra gente.
Postel, ad esempio, è una località sopra il Parmesan (dove l'Azienda ha il pozzo piezometrico della Centrale di pompaggio della Busa) e significa posto di difesa contro i Romani e posto di rifugio degli armenti dalle razzie degli armati e dalle scorribande dei lupi.
La Vallarsa ebbe a subire dopo il tramonto di Roma, le oscure vicende del primo Medioevo: incerte e dolorose non dichiarate da documenti ma tratte da considerazioni su vicende accadute sulle terre circonvicine.
La storia documentata della Vallarsa inizia nel 1200 quando, come risulta da un documento dell'epoca, molti signori della Vallagarina convennero in Trento per stabilire tasse e gabelle volte a sopperire alle ingenti spese create dalla guardia e dalla manutenzione dei castelli, il più antico dei quali era, ed ancor oggi esiste, quello posto all'ingresso della Vallarsa, costruito dai Romani ed attualmente adibito a Museo di Guerra (indubbiamente nei secoli ha ricevuto importantissime e radicali modifiche).
Verso il 1250 inizia la costruzione di una strada in sinistra Leno intesa a raccordare Recoaro con Rovereto.
Nel 1240 Leonardo da Castelbarco riceveva a Trento l'investituia del Feudo composto da Vallarsa Terragnolo e Trambilleno. (Narra la leggenda che Terragnolo deriva da una affermazione detta da Attila che invase la zona nel 555 d.C., considerando la sua asprezza geografica e la sua povertà economica: Hanc terram nolo = non voglio questa terra!).
Nel contempo, proprio di fronte alla nostra diga e verso sud, a Monte di Mezzo, veniva aperta una miniera permettendo un più accentuato numero di abitanti, abitanti che rimasero a coltivare la terra quando la miniera si esaurì. E' logico che la strada da Recoaro a Rovereto dovette essere allargata, appunto per permettere il trasporto dei materiali ricavati.
Sulla stessa strada transitarono le milizie veneziane in aiuto a Brescia assediata dai Visconti perchè la via di Verona era sbarrata dai soldati della lega milanese.
E' da notare che in questi frangenti i Vallarsesi rimasero tanto fedeli alla Repubblica veneta da meritare dalla Serenissima la riduzione delle tasse e la concessione di speciali privilegi.
Nel 1547, in seguito alla inaspettata invasione, dell'Arciduca Ferdinando d'Austria, che occupò Rovereto di sorpresa senza dichiarare guerra, la Vallarsa assunse un fortissimo valore strategico ed i Veneziani costruirono in VaI di Restello (tra Foppiano ed Albaredo) robustissime fortificazioni per sbarrare il passo alle milizie austriache, dirette verso la pianura veneta.
Nel 1684 la popolazione era tanto cresciuta che i Vallarsesi richiesero la costruzione di una strada anche in sponda destra Leno: questa non venne costruita il deciso no dei veneziani che, ammaestrati dalla esperienza avuta con quella in sinistra, temevano un più facile accesso ai loro territori.
Ma l'invasione avvenne egualmente quando il Principe Eugenio di Savoia, generalissimo dell'imperatore Leopoldo, volle portare un esercito attraverso il Tirolo ed il Trentino nella pianura padana, prima che l'esercito francese la occuppasse.
I Francesi (correva l'anno 1701) avevano occupata la Chiusa di Verona e gli passi che conducevano alla pianura veneta, convinti di averli sbarrati tutti. Invece Eugenio di Savoia scese dalla Vallarsa a Schio e dai Lessini nel Veronese.
Anche nel 1744 il Governo Austriaco chiese la costruzione della strada in sponda destra Leno: ancora un no deciso dei veneziani.
NeI 1792 però i Vallarsesi costruirono una carrereccia in sponda destra e nel 1812 (dopo la Proclamazione della Repubblica Cisalpina) Napoleone da Mosca firmò il trattato per la costruzione che solo il Governo Austriaco, per le note vicende napoleoniche, finì nel 1817 dalla parte di Schio e nel 1822 dalla parte del Leno.
La strada fu inaugurata dall'Arciduca Ferdinando il 3 agosto 1823 e l'archeologo Stoffella della Croce ne dà una esauriente ed entusiastica descrizione.
I primi moti risorgimentali ebbero in Vallarsa un glorioso episodio.
Nel 1848 a Pian delle Fugazze Arnaldo Fusinato da Schio cadde combattendo contro gli austriaci che volevano accorrere a domare la rivolta nella sua città.
Nel 1866 le camicie rosse di Garibaldi si affacciarono a Campogrosso ed a Pian delle Fugazze ma l'"Obbedisco" di Bezzecca del Generale li fermò sicchè la Vallarsa, come tutto il Trentino, rimase sotto il Governo Austriaco.
Nel 1905-1912 l'Austria - in previsione di una guerra contro l'italia - guerra che Conrad von Hoetzendorf, Capo di Stato Maggiore Austriaco, voleva fare come preventiva distruzione dello Stato italiano, la Vallarsa vide la costruzione di due poderose fortificazioni: quella di Pozzacchio e quella di Matassone, progettate basi di partenza per l'invasione della pianura padana. Questi forti vennero conquistati con poche perdite (per aggiramento) ancora nel primo periodo di guerra.
Tutti sanno quale immensa importanza ebbe la Vallarsa nella prima guerra mondiale: chi non conosce i nomi di Passo Buole, Coni Zugna, Corno Battisti, Col Santo e Pasubio?
In Vallarsa effettivamente si decise la spedizione austriaca del 1916,Passo Buole acquistò il nome di Termopili d'Italia e dal Corno Battisti iniziò il suo Calvario di Martire Trentino.
Dopo 40 anni dalla fine di lotte sanguinose, l'italia è ritornata più viva quassù con le opere grandi e meravigliose che la nostra Azienda ha costruitse: opere colossali che, a differenza dei camminamenti e delle trincee che la natura ha fatto scomparire richiudendoli nel suo seno, resteranno nei secoli come fulgida testimonianza della nostra tecnica idraulica.
Conquistati dalla sua bellezza e dalla sua panoramicità molti visitatori sono concordi in una affermazione "Questa diga è la Piramide del 2000".
Così l'Azienda ha contribuito in modo determinante ad una secolare affermazione italiana in questa terra ed io vorrei che la sua presenza quassù fosse più viva ed ancor più attiva.
Penso e credo giustamente che con questo sole, questa aria, questo cielo sempre azzurro, con il clima di mezzamontagna di cui si gode, l'Azienda potrebbe costruire una Colonia per i figli dei suoi dipendenti.
Confortati e rinforzati da questo particolare ambiente climatico i bimbi della città ricaverebbero notevolissimi vantaggi e la visione delle ciclopiche opere compiute, li accompagnerebbe per tutta la vita.
lo vorrei proprio che la storia della Vallarsa intessuta di fatiche, di povertà, di dolore e di sangue e che solo nell'Azienda nostra ha trovato un periodo di felice e costruttivo benessere, potesse narrare in avvenire di bimbi veronesi allegri ed espansivi, di canti e di giochi che indubbiamente una Colonia alpina avrebbe come logica conseguenza.
Sarebbe una feconda opera di italianità e di unione tra la Vallarsa e Verona: un indubbio progresso materiale e spirituale che ancora maggiormente, specie se lo si proietta nel futuro, la funzione sociale della nostra Azienda.
Francesco Cavallin
Vita Aziendale n. 3 1967