Si può chiedere al vento di non soffiare?


Noi siamo contro la guerra e crediamo che chi imbraccia le armi, in guerra, sia sempre un assassino.

Noi siamo quelli che alzano le bandiere della pace e sono pronti a difenderle con i propri corpi.

Noi gridiamo vergogna a chi, in tempo di guerra, esalta l’esercito o assiste inerme davanti ai mitra spianati, chiedendoci poi di rispettare un’etichetta.

Non sono lo sberleffo o la superbia a orientare i nostri comportamenti.

Ma i nostri occhi, ricolmi dell’orrore dei bombardamenti sui matrimoni, dei massacri di civili, dell’infamia delle torture.

I nostri occhi in questo momento sono gli occhi degli iracheni, dei palestinesi, degli afghani.

Sono gli occhi dei milioni di uomini e donne che in ogni parte del mondo conoscono le guerre.

Vediamo quello che vedono loro, soffriamo dei loro lutti e delle loro miserie.

Fino a quando i nostri occhi continueranno a vedere queste immagini siamo obbligati a muoverci, sospinti dal vento della diserzione e della disobbedienza.

L’altro ieri a Trento, per liberare la festa della Repubblica dalle insegne militari.

Oggi a Roma, per dire che nella città che per prima tra le capitali europee si è liberata dal giogo del nazifascismo non può esserci spazio per i criminali di guerra, perché la lotta partigiana è stata anche la lotta per liberarsi da tutte le guerre e da ogni forma di ineguaglianza.

Noi non ci stancheremo di correre assieme al vento delle resistenze fino a quando non avremo liberato la nostra vita dalla guerra.

E siamo stanchi di sentire il cicaleccio di quanti ci vorrebbero docili e ordinati mentre i gonfaloni del Trentino sfilano su scintillanti carriarmati o sinistre autorità civili si lasciano trasportare dall’onore delle armi.

Tanaliberatutt@
05/06/04

Articolo tratto da: www.altroadige.it


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