Solo pochi giorni fa, su queste pagine (30 aprile - soldati) esprimevo la mia perplessità riguardo il prospettato ritiro dei nostri soldati dall'Irak dicendo: "... in Italia ... cambiano i governi ma non cambia la politica del governo..."
Puntuale la conferma.
Tradendo le aspettative dei pacifisti che, in buona fede, l'hanno votato, il nuovo governo annuncia che il previsto ritiro non ci sarà.
Non per niente il nuovo ministro degli esteri, quando in passato ha ricoperto la carica di capo del governo, è stato il primo Presidente del Consiglio italiano (dopo Mussolini) a portare l'Italia in guerra (1998, guerra Nato contro la Serbia).
Oggi come allora si aggirano le leggi (Costituzione italiana, art. 11) cambiando il significato delle parole: quella di allora non fu dichiarata una guerra ma un "intervento umanitario" (con bombardamento di ospedali, fabbriche, ambasciate straniere... ecc.), oggi basta sostituire la parola "militare" con "civile" e il gioco è fatto.
La "missione civile" italiana in Irak, ovviamente avrà bisogno di protezione ... ed ecco che (minimo) 800 soldati italiani resteranno a far parte del corpo di occupazione di quel paese in guerra.
A solo poche ore dal suo insediamento, il nuovo governo già dimostra la sua natura: non è un governo di sinistra e non è un governo pacifista.
Quello che abbiamo è solo la continuazione (con altre facce) del governo precedente.
Come il precedente va combattuto da chiunque si dichiari pacifista, per ottenere il ritiro, immediato, di tutti i militari italiani coinvolti in operazioni di guerra (Irak e Afganistan).
E' quello che continuerò, nel mio piccolo, a fare da queste pagine.
Fabrizio
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