Insinuare frammenti di realistiche osservazioni nella trama compatta di un’informazione completamente al servizio della politica USA e scodinzolanti associati in Iraq sembra essere al di là delle possibilità del singolo ragionante. Tralasceremo geopolitica, principi, petrolio e storia e ci limiteremo al dito blu, colore scelto dalle forze di occupazione per marchiare il dito di provata fede democratica dei votanti.
I commenti generali vorrebbero farci credere che in questo modo i cittadini iracheni che si sono recati alle urne lo avrebbero fatto per sfidare tutte le forze che, in diversa maniera e con diversi obiettivi, quelle elezioni hanno cercato di boicottare. Proponiamo un dubbio. Su base semplicemente empirica. Come pensate che verranno trattati – che siano trattati – tutti coloro che non possono esibire il democratico dito blu nelle molte circostanze della vita quotidiana in cui gli iracheni hanno bisogno di quello che forniscono le forze di occupazione e del governo che le rappresenta, praticamente tutto: del cibo, latte, riso, etc., ai servizi sanitari e tutto il resto.
Non sappiamo quale grado di indelebilità sia stato richiesto all’industria che ha fornito l’inchiostro: certo che per i giorni in cui il colore durerà, la conta dei buoni e dei cattivi, dei fedeli e degli infedeli sarà immediata per entrambe le parti.
Si è trattato forse di elezioni libere? No. Allora non basta un dito blu per fare democrazia.
Il fumo dell’informazione vorrebbe far pensare a questo. Ma l’arrosto – forse – consiste in un censimento sotto pesante ricatto dei favorevoli e dei contrari alla subordinazione verso l’attuale Occidente. Dove chi è favorevole ha la vita più facile e chi è contrario ha la vita tremendamente più difficile.
Evviva la democrazia anglo – italo – americana del dito blu!
Amici del Chiapas di Trento – Gruppo di sostegno Rebeldia
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