VALLARSA NOTIZIE N° 31 - dicembre 2002 pag. 42,43


ZONA SACRA DEL PASUBIO...?

La mia professione di custode forestale, mi porta sovente per dovere, ma anche per passione, a transitare nelle zone montane del nostro Comune.

Spesso in queste occasioni si passa anche sul territorio di altri Comuni, quali Rovereto, Ala, Recoaro, Valli del Pasubio , Posina o Terragnolo.
Questi "sconfinamenti", mi permettono di conoscere nuove località, persone, realtà e situazioni diverse da quelle a cui sono abituato. Mi serve inoltre per ragionare a volte diversamente, di avere altri punti di riferimento, di vedere la vita e di riflettere in maniera più ampia, il che non fa mai male.
In Pasubio, ho conosciuto le associazioni ANA dell'alto vicentino, gruppi di ex alpini legati dalla loro tradizionale amicizia che è finalizzata anche al mantenimento delle infrastrutture presenti su questa montagna, quali strade delle Gallerie, degli Scarubbi o degli Eroi, nonché della chiesetta stessa e del loro spaccio - deposito che sta nelle immediate vicinanze.
Molte volte sono stato invitato da queste associazioni alla "loro" festa di chiusura della stagione che si celebra la prima domenica di settembre presso la chiesetta di S. Maria del Pasubio.

Approfittando di questo invito, sono quasi sempre andato all'appuntamento, anche con i rappresentanti dell'Amministrazione Comunale. La politica non centra, ma il sentirsi bene accetti, lo scambio di idee con persone e amministratori dei Comuni vicini, fa si che questi incontri siano sempre proficui.
In questo scorcio di fine stagione, non dimentico poi l'incontro con i pastori di malga Pasubio.
Anche con loro, questa è forse l'ultima occasione per discutere e tirare le conclusioni della stagione d'alpeggio che volge oramai alla fine.
Anche quest'anno perciò, il primo di settembre ho lasciato la mia macchina in Val del Fieno e, con uno dei miei figli, mi sono portato alla galleria d'Havet. Prima il "sentiero delle greste" che mi piace in modo particolare, poi l'incudine, il Cogolo alto ed il Palon. Verso le ore 9.00, la seconda montagna della Vallarsa... era "conquistata". In quella splendida ma freddissima giornata, un po' di riposo per riconoscere le varie montagne tutte attorno attraverso le frecce dell'osservatorio e poi di nuovo in cammino verso il Dente Italiano e di seguito quello Austriaco e fino ai Bivacchi.

Da un lato si vedevano le malghe di Cosmajion sopra e sotto, oramai lasciate all'abbandono totale, dall'alto malga Buse, in parte alle stesse condizioni e poi sulla strada del ritorno verso le "Sette croci", anche i ruderi di malga Costa. In lontananza tutto intorno la Presanella, l'Adamello, il Brenta e poi ancora Cima d'Asta e la "sud" della Marmolada. Uno spettacolo a 360 gradi. In questa rara mattinata di bel tempo, sembrava meno faticoso camminare, forse per il freddo, solo alcuni gradi sopra lo zero, forse perché a queste quote il Pasubio, regala all'escursionista sempre tanta serenità, silenzio e pace. Camminiamo così verso la chiesetta perché alle 11.00 volevo partecipare alla S. messa, ma già alla pozza d'alpeggio ci aspetta un'amara sorpresa.

Rimango stupito e quasi incredulo; con mio figlio mi porto un po' più in alto verso il "Nido d'aquila" per vedere meglio. Davanti a noi si estende una moltitudine di macchine di ogni tipo: dalle SW alle 4x4.
Tutto attorno alla pozza a quota 2100, vicino alla chiesetta e più in alto verso il Palon.
Poi più in basso, verso l'Arco romano ed ancora gruppi di macchine lungo tutta la strada fino alle Porte del Pasubio, parcheggiate anche sulla piazzola dell'elicottero. Infine, a perdita d'occhio, altre erano parcheggiate lungo la strada degli Scarubbi fino a che questa si vede. Solo in Zona sacra, o quello che rimane di questa, ne ho contate più di 50. Non ho partecipato alla messa in questa bolgia di "4x4", ma ho pensato bene di scendere alla malga Pasubio. Lungo la strada, residui di quest'ultima guerra: resti di una marmitta ed un copricerchione di plastica.

All'interno della cascina, in un ambiente del tutto diverso e più consono alla montagna, assieme al pastore Palma Alberto, abbiamo così parlato un po' della stagione agreste e tanto della grande confusione che c'era quel giorno sul "suo" Pasubio, mangiato poi un paio di fettine di formaggio pecorino e bevuto un buon bicchiere di vino; è stato molto meglio.

A questo punto mancava solo il doveroso saluto ai mitici gestori del rifugio Papa, Paolo e Renato e, mentre grosse nuvole coprivano il cielo, in un'oretta siamo arrivati alla macchina.
Non voglio far polemiche, tirare conclusioni, fare critiche o ricordare confini catastali o di proprietà fra i vari Comuni interessati.

Non mi permetto neppure di entrare in merito alle varie ordinanze Comunali o ai regolamenti delle Comunità montane del Veneto, solo mi sembra che a suo tempo, sotto i vari tendoni approntati per l'occasione, non fosse stata questa la tanto decantata e da tutti auspicata protezione e valorizzazione del Pasubio.

Giorgio Broz
custode forestale




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