VALLARSA NOTIZIE N° 35 - dicembre 2004 pag. 35


FOPPIANO E DAMIANO CHIESA

A tutti, o quasi, è consentito non sapere chi fosse Damiano Chiesa; agli abitanti di Foppiano no! Per i primi riportiamo a fianco una breve biografa del personaggio.

Damiano Chiesa, nato a Rovereto nel 1894, diplomatosi alla Scuola Reale nel luglio del 1913, si iscrisse nell'autunno ad ingegneria presso il Politecnico di Torino. Tornato l'estate del 1914 a Rovereto, lo colse la dichiarazione di guerra dell'Austria e la chiamata alle armi della sua classe. Fece in tempo a ripassare il confine e a Torino fu attivo nella campagna a favore dell'intervento dell'Italia, prestando la sua collaborazione a "L'ora presente"
In occasione della Pasqua del 1915, rivedendo il padre a Verona, gli manitestò la sua decisione di arruolarsi nel caso l'Italia fosse entrata in guerra. Così il 28 maggio si arruolò come volontario nel 6° Reggimento Artiglieria da Fortezza a Torino. Assunto il nome di Mario Angelotti, venne impiegato in un primo tempo nelle retrovie del Pasubio.
In seguito fu invitato a seguire il corso utticiali. Il 6 gennaio 1916 gli giunse la nomina a sottotenente e già entro il mese era ad Ala presso il Comando di Artiglieria. La sua destinazione era lo Zugna, più precisamente Costa Violina, appena sopra Rovereto e a poca distanza dalla casa dei Chiesa a Miravalle. Durante l'offensiva austriaca della primavera del 1916 le posizioni italiane alle pendici dello Zugna furono prese d'assalto. Fatto prigioniero, venne fatto scendere a Lizzana e poi avviato ad Aldeno dove venne riconosciuto. Condotto nelle carceri del Castello del Buon Consiglio di Trento, fu sottoposto ad un sommario processo e condannato a morte come colpevole di alto tradimento. Fu fucilato a Trento la sera del 19 maggio a poco più di un'ora dalla sentenza.


A Foppiano c'è una sola via: via Damiano Chiesa; c'è una sola piazza: piazzetta Damiano Chiesa. Ci sono due lapidi commemorative: una è per Damiano Chiesa ed una, apposta alla parete ovest della chiesa, per suo padre Gustavo, lì deceduto per un malore improvviso nel 1927.
Damiano Chiesa veniva "ai freschi" d'estate da ragazzo, fino al 1912 , a Foppiano nella casa che ora porta la lapide a lui dedicata nella piazza delle Case sud. Qui girava per i monti in compagnia del figlio del padrone di casa, Alessandro Gasperini, anche lui, pur più giovane di 4 anni, futuro soldato, ma austriaco in Galizia.
Il Chiesa ha lasciato un breve diario dei suoi ultimi anni, ma in esso non si parla mai di Foppiano; solo il padre Gustavo accenna al nostro paese in una memoria dedicata al figlio.
La propaganda italiana postbellica ha puntato molto sulla sua figura proponendolo come esempio per le nostre popolazioni. A scuola i ragazzi imparavano a memoria la sua ultima lettera ai genitori, Elio Gasperini ne ricorda ancora diversi passi. Come abbiamo visto la toponomastica è dedicata tutta a lui.
Il 19 maggio, anniversario della morte, si celebrava sempre la messa ed in processione si andava a benedire la lapide sopra menzionata.
Al di là di ogni retorica, ormai inutile, mi chiedo quale potesse essere l'atteggiamento intimo dei paesani profughi, dei reduci del fronte, dei parenti dei soldati caduti e dei morti profughi, davanti a tutte queste celebrazioni di un loro ex nemico.
Sappiamo che la parola "traditore" circolava, ma in modo sotterraneo; consideriamo anche che quelli erano gli anni del fascismo.
Probabilmente la rassegnazione contadina a tutte le disavventure della vita, malattie o guerre che fossero, e la sudditanza, allora sicuramente molto forte, nei confronti della Chiesa hanno fatto in modo che tutti, volentieri o meno, si adeguassero a rendere onore, almeno in apparenza, a Damiano Chiesa.




Alcide Matassoni







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