Dossier sintetico
Sintesi a cura del Gruppo di Azione Nonviolenta di Reggio Emilia
Fonte: Rete di Lilliput - GLT Nonviolenza
www.retelilliput.org
CONTESTO
"Nuove ricerche suggeriscono che la produzione globale di
petrolio raggiungerà il picco fra il 2010 e il 2020 (secondo alcuni
addirittura prima del 2010). In altre parole, in quell'arco di
tempo metà delle riserve stimate disponibili del pianeta
sarà consumata. Una volta raggiunto il picco, i prezzi
del petrolio cominceranno a crescere inarrestabilmente, mentre
nazioni, aziende e consumatori faranno a gara per procurarsi la
rimanente metà delle riserve.[.]. Gli Stati Uniti, per
molto tempo leader della produzione di petrolio, hanno sperimentato
in questo settore un costante declino a partire dal 1970, anno
in cui l'estrazione petrolifera americana ha raggiunto il picco.
Da quel momento è iniziata la loro sempre maggiore dipendenza
dalle importazioni. Oggi, gli Stati Uniti rimangono il principale
consumatore di greggio: la popolazione americana, che costituisce
soltanto il 5% di quella mondiale, consuma il 26% del petrolio
prodotto ogni anno nel mondo."
JEREMY RIFKIN, presidente
della Foundation on Economic Trends di Washington
"In un momento in cui la produzione petrolifera interna degli
Stati Uniti conosce un calo a lungo termine mentre la domanda
cresce di giorno in giorno, gli Stati Uniti dipendono sempre più
dai maggiori produttori stranieri come l'Iraq e l'Arabia Saudita.
Tuttavia non è l'attuale flusso di petrolio iracheno che
preoccupa Washington, bensì le prospettive a lungo termine.
Secondo recenti calcoli del dipartimento dell'energia, nel 2020
gli Stati Uniti avranno bisogno di importare 17 milioni di barili di petrolio
al giorno, sei milioni in più rispetto ad oggi. La maggior
parte dovrà venire dal Golfo Persico, perché solo
quest'area possiede sufficienti riserve per aumentare sostanzialmente
la produzione. L'Iraq è l'unico stato oltre all' Arabia
Saudita che nei prossimi dieci o venti anno possa aumentare la
produzione di milioni di barili al giorno."
PRESUPPOSTI
"Un rapporto dell'inizio del 2001, predisposto congiuntamente
dal potente Council on Foreign Relations e dal James A.Baker Institute for
Public Policy, metteva in luce il fatto che gli USA stanno per
finire il petrolio, prospettando anche l'eventuale "necessità
dell'intervento militare" per garantire approvvigionamenti
petroliferi. Intitolato "Strategic Energy Policy Challanges
for the 21st Century", il rapporto congiunto paventa la fine
del greggio abbondante e a basso prezzo. Il Council on Foreign
Relations è uno dei gruppi più potenti tra quelli che influenzano
la politica americana. Affermando che "non c'è alternativa.
E non c'è tempo da perdere", il loro documento prospetta
in futuro l'esplosione dei prezzi dell 'energia, la recessione
economica e scontri sociali negli USA, a meno che non si trovino
risposte. L'accesso al petrolio viene citato ripetutamente come
un "imperativo per la sicurezza". Uno dei "passi immediati"
che il Rapporto chiede è di verificare se si possa modificare
la politica USA in modo da velocizzare la disponibilità
di "petrolio nella regione del bacino del Caspio". Questo
confermerebbe vecchie accuse secondo le quali le questioni energetiche
farebbero ombra all'agenda americana sull' Afghanistan."
RAPPORTI UFFICIALI
"Gli
strateghi americani vogliono inoltre garantirsi l'accesso alle
ingenti riserve petrolifere irachene, e impedire che finiscano
sotto il controllo esclusivo delle compagnie petrolifere russe,
cinesi o europee. La priorità dell'amministrazione, cioè
a cquisizione di nuove riserve di petrolio in territorio straniero,
è stata esplicitataper la prima volta in un rapporto del
National Energy Policy Developmant Group,pubblicato il 17 maggio
2001 (prima dell' 11 settembre n.d.r.) : Questo documento, redatto
dal vicepresidente Richard Cheney mette a punto una strategia
destinata a far fronte al previsto aumento dei consumi petroliferi
americani nel prossimo venticinquennio. Secondo il rapporto CHENEY,
il greggio importato, che nel 2001 rappresentava il 52% del fabbisogno
complessivo, dovrebbe arrivare nel 2020 al 66%. Ma dato che è
previsto anche un aumento del consumo totale, nel 2020 gli Stati
Uniti dovranno importare il 60% di petrolio in più.[.].
PRIMO OBBIETTIVO: aumentare le importazioni dai paesi del Golfo
Persico, dove si trovano circa i due terzi delle riserve energetiche
mondiali.[.]. Il progetto USA di garantirsi l'accesso alle riserve
petrolifere di regioni cronicamente instabili può essere
realistico soltanto a condizione di possedere la capacità di "proiettare" in queste
aree la propria potenza militare."
MICHAEL KLARE, Università
di Hampshire, Massachusetts
"Con l'amministrazione Bush i giganti del petrolio americani
hanno conquistato un accesso diretto alla pianificazione di operazioni
militari e di intelligence, che possono influenzare a proprio vantaggio.
E' un successo della potente lobby petrolifera texana, che è
riuscita a far nominare alcuni alti (ex) dirigenti di compagnie petrolifere in
posizioni chiave alla Difesa e agli Esteri.
La famiglia del presidente GEORGE W. BUSH ha gestito compagnie petrolifere fin dal 1950 (vi ricordate il mitico tormentone DALLAS,
che tanto inchiodò gli italiani ai televisori ? Erano loro....
n.d.r.).
Il vicepresidente DICK CHENEY ha trascorso la seconda metà
degli anni Novanta come chief executive offier della Halliburton,
la maggiore fornitrice di servizi per le industrie petrolifere.
CONDOLEEZZA RICE, consigliere per la Sicurezza nazionale, ha fatto
parte del consiglio di amministrazione della Chevron, che ha battezzato
con il suo nome una petroliera. Il segretario del commercio Donald
Evans è stato per più di dieci anni chief executive
offier della Tom Brown Inc., una compagnia che possiede giacimenti
di gas naturale in Texas, Colorado e Wyoming. Ma i legami non si
esauriscono a livelo personale. La famiglia Bin Laden e altri membri
della ricchissima elite saudita (che deve il proprio patrimonio al
petrolio) hanno partecipato a numerose imprese d'affari della famiglia
Bush, proprio mentre l'industria energetica americana
contribuiva all'elezione di Bush. Dei 10 principali finanziatori
di sempre di George W. 6 provengono dal settore petrolifero o hanno
legami con esso."
MICHEL CHOSSUDOVSKI, Università
di Ottawa