L'Eritrea ha fame.
Il Corno d'Africa ed in particolare il paese dell'Eritrea sta vivendo uno dei momenti più terribili, causa una grave siccità che quest'anno ha messo in ginocchio l'economia di un'area già provata dalla guerra.
L'associazione "Il Tucul", impegnata da 10 anni in Eritrea nella realizzazione di progetti di cooperazione e sviluppo, raccoglie il grido di aiuto di quel popolo e la richiesta di intervento deliberato recentemente anche dall'O.N.U. alla comunità internazionale, e promuove una campagna di raccolta viveri da inviare nei due villaggi di Feledareb ed Enghala.
Con questa iniziativa anche l'Associazione di Volontariato "Il Tucul" si è fatta promotrice di un progetto, che prevede l'invio di aiuti alimentari alla popolazione Eritrea colpita da una gravissima siccità.
Hanno risposto in tanti, e nei negozi della Valle e nei supermercati di Rovereto sono stati raccolti quintali di alimenti.
Ha risposto soprattutto la Provincia Autonoma di Trento, dimostrando ancora una volta la grande sensibilità della Comunità Trentina verso gli ultimi.
Ecco di seguito: progetto predisposto dall'Associazione "Il Tucul", e finanziato con fondi provinciali sul capitolo delle emergenze: "PROGETTO DI EMERGENZA PER L'INVIO DI GENERI ALIMENTARI IN ERITREA PER SOCCORRERE GLI ABITANTI DELLE ZONE DI DEBUB E DELL'ANSEBA IN PERICOLO DI VITA A SEGUITO DELLA PROLUNGATA SICCITÀ".
PROGETTO EMERGENZA PER L'ERITREA 2002
Il presente progetto è stato individuato e suggerito dall'Istituto Religioso delle Suore Cappuccine di Madre Rubatto, in Eritrea, che stanno gridando al mondo la disperazione di un popolo che sta soffrendo e morendo per una situazione sociale interna gravissima, ulteriormente aggravata nel corso del corrente anno causa il perdurare di una tremenda siccità.
L'Eritrea era uscita nel 1993 da una trentennale guerra civile, e per cinque anni aveva avuto modo di avviare un percorso nuovo di relativa crescita economica e pace. Nel 1998 lo Stato entra però nuovamente in guerra con la vicina Etiopia, e questa volta per una questione di confini: da notare che il territorio conteso è una piccola area desertica e sassosa, priva di qualsiasi interesse economico o strategico. Nell'anno 2000 la contesa approda alle Nazioni Unite, e dopo incessanti trattative diplomatiche i due stati acconsentono affinché una commissione internazionale elabori un piano di pace, e soprattutto tracci una linea di demarcazione definitiva.
Nella primavera del 2002 viene fissata la nuova frontiera, ma i due Paesi, pur interrompendo le operazioni belliche, continuano a trattenere ammassati sui rispettivi fronti, un numero ingentissimo di militari.
L'Eritrea dal 1998 aveva arruolato tutte le risorse umane disponibili per la guerra e nonostante gli accordi intervenuti nell'estate del corrente anno, ha continuato a richiamare alle armi anche gli adolescenti.
Questo stato di cose, ha fatto si che i villaggi si svuotassero di tutta quella forza lavoro più attiva, con il risultato che da anni la terra non si coltiva più ed il bestiame scompare. Questo triste declino dell'economia complessiva (l'Eritrea è uno stato che vive da sempre sull'agricoltura e sulla pastorizia), ha portato con il tempo la popolazione a patire condizioni di vita assolutamente intollerabili, con decessi per fame, denutrizione, malattie subentrate in seguito a carenze alimentari. Negli ultimi mesi la situazione è ulteriormente precipitata, causa il perdurare di una gravissima siccità. Praticamente nel periodo da maggio a settembre del corrente anno, chiamato "periodo delle grandi piogge" non è piovuto assolutamente niente.
Tutto il como d'Africa è stato colpito da una tremenda siccità che ha praticamente messo in ginocchio un'area già fragilissima.
Nei villaggi che normalmente frequentano anche i Volontari dell'Associazione, è stato possibile vedere in questi mesi la situazione. I pochi campi coltivati (non ci sono uomini per lavorare la terra) sono praticamente bruciati, e per quest'anno non esiste raccolto. Il bestiame è per lo più morto di fame e di sete.
Il nostro Volontario presente in Eritrea ha fotografato una situazione drammatica destinata purtroppo a peggiorare nel corso dell'inverno, quando saranno completamente esaurite le già scarse scorte di cibo.
Anche la Cooperazione Italiana con sede presso la nostra Ambasciata di Asmara, ha evidenziato la "grave situazione in cui versano le Comunità Eritree", così pure lo stato Eritreo ha lanciato un forte grido di allarme e di aiuto alla Comunità Internazionale, affinché concorra a risolvere l'emergenza e così pure la stampa italiana.
Pensare ad un intervento di urgenza che possa andare a risolvere il dramma contingente del Paese Eritreo, e in particolare la carestia che interessa oltre un milione di persone, non sarebbe cosa facile, nemmeno si muovesse convinta tutta la Comunità Internazionale e l'ONU stesso. Questo nulla toglie al fatto che si deva intervenire urgentemente, e che quanti raccolgono il grido di aiuto di quel popolo, concorrano nel limite delle loro possibilità e limiti a soccorerlo.
Ecco che la nostra Associazione cerca di portare la sua goccia d'acqua di solidarietà, proprio nelle due località Eritree dove è presente e radicata in dieci anni di attività.
Il presente progetto prevede l'intervento di invio di generi alimentari di prima necessità (pasta, riso, farina, pelati, zucchero, marmellata, olio, latte in polvere), a Feledareb (zona Anseba) nel nord del Paese, ed a Engalà (zona Debub) nel sud dell'Eritrea, indicate anche nell'allegato FAO a precaria situazione alimentare, con particolare riguardo ai numerosi bambini orfani ospitati dalle Suore Cappuccine, ed alle famiglie poverissime e per assicurare un pasto anche ai degenti dei due presidi ospedalieri di Feledareb ed Engalà.
Le due aree sono entrambi presidiate dalle Suore Cappuccine, presenti con le loro missioni, e rispettivamente con due Ospedali costruiti negli anni in collaborazione con l'Associazione "Il Tucul".
L'intervento andrebbe a intervenire su due bacini di utenza di circa 10.000 persone in totale: 500 famiglie nella zona di Feledareb e 500 famiglie in quella di Engalà (ogni famiglia è composta da circa 10 persone). L'emergenza come detto sopra, è dettata dal fatto che la grave carenza idrica, sommata ad altri eventi, in primo luogo la vertenza bellica, hanno costretto al collasso due regioni Eritree già precedentemente costrette a sopravvivere in condizioni umane inacettabili.
Il nostro personale presente tutt'oggi nelle due località, descrive una situazione drammatica, con morti per fame tra la popolazione (soprattutto vecchi e bambini) e per malattie conseguenti a gravi denutrizioni. Il pericolo è che nei mesi prossimi con l'affievolirsi delle poche scorte di cibo rimaste, la situazione precipiti. Il presente progetto intende intervenire proprio nell'immediato dei bisogni, andando a concorrere nello sfamare un popolo con distribuzione di generi alimentari di prima necessità.
Nei precedenti interventi I 'Associazione "Il Tucul" ha sempre cercato attraverso la costruzione di infrastrutture e servizi nei due centri richiamati (pozzi, acquedotti, scuola agricola, linea elettrica, fomo per il pane, mulino...), di creare le condizioni per uno sviluppo socio-economico, igienico - nutrizionale e sanitario di tutta la popolazione residente. Oggi il contesto è diverso, e l'emergenza dettata dalla grave siccità (non è piovuto niente durante il periodo delle piogge), aggiunta al fatto che le campagne non sono state praticamente coltivate per l'assenza di uomini costretti al fronte, l'emergenza si diceva deve essere gestita distribuendo generi
alimentari di prima necessità, pena la morte sicura di centinaia di persone.
L'intervento prevede di assicurare una dieta di almeno 1000 Kcal al giomo per 1000 famiglie (10.000 persone circa) per un periodo di quattro mesi nell'attesa speranza che arrivino altri aiuti dalle organizzazioni internazionali sempre lente a muoversi, così come abbiamo potuto verificare in altra gravissima emergenza alimentare in Eritrea durante il triennio di siccità dei primi anni 90: gli aiuti della C.E.E. arrivarono dopo che, finalmente aveva piovuto, c'era stato raccolto per cui la distribuzione degli "aiuti" ad emergenza superata, fece crollare i prezzi del prodotto ed i contadini ne ebbero nuovo danno. Se aiuti alimentari si debbono inviare per la sopravvivenza occorre inviarli per distribuirli "adesso e subito". Questo il motivo per il quale, come Associazione, ci stiamo attivando per la spedizione di cinque container con le dettagliate quantità di alimenti.
L'obiettivo generale è quello di intervenire in Eritrea in un momento di grave crisi dovuta alla siccità, per alleviare le sofferenze della popolazione costretta a subire lo spetto della fame, e conseguentemente dall'insorgenza di malattie debilitanti e della morte. In particolare poi l'obiettivo specifico è per l'Associazione di Volontaniato "Il Tucul", quello di intervenire più puntualmente in due aree ben distinte dell'Eritrea, nella zona dell'Anseba e nella zona del Debub (Feledareb ed Engalà), dove l'Associazione è presente da anni assieme alla Suore Cappuccine per dare assistenza alimentare primaria a circa 10.000 persone oggi in pericolo di vita. Si conta di intervenire complessivamente su 500 famiglie nel bacino dell'Anseba (Feledareb), e su 500 famiglie in quello del Debub (Engalà).
Ogni famiglia sarà aiutata in relazione al numero dei suoi componenti, e comunque sempre in modo di garantire il minimo sostentamento giomaliero, valutato in 1000 kcal pro capite. L'intervento è stato previsto per la durata di quattro mesi.
Saranno veicolati via mare cinque container con i seguenti quantitativi di generi di prima necessità:
- RISO: 500 quintali
- PASTA: 250 quintali
- LATTE IN POLVERE: 50 quintali
- FARINA: 250 quintali
- ZUCCHERO: 50 quintali
- PELATI: 25 quintali
- BISCOTTI: 50 quintali
- MARMELLATA: 75 quintali
- OLIO: 100 quintali
I risultati potrebbero essere proprio quelli di vedere 10000 persone uscire dal tunnel della disperazione nel quale attualmente si trovano, per guardare con fiducia verso un futuro migliore. L'attività che si promette il Sodalizio saranno tutte quelle azioni previste dal progetto atte a raggiungere gli obiettivi sopra richiamati. Sarà necessario acquistare i generi alimentari e spedirli con cinque container via mare in Eritrea.
Tutta l'organizzazione di smistamento in loco, a Feledareb ed a Engalà, sarà gestita da Nostro Personale, dalle Suore Cappuccine Eritree e da Rappresentanti del Govemo Locale. I quattro container saranno portati rispettivamente due a Feledareb e tre ad Engalà, negli ospedali delle Suore Cappuccine, e verrà istituito in ogni centro un Comitato, al quale verrà demandato il compito di distribuire gli alimenti.
Il Comitato sarà formato da un nostro Volontario, dalla Suora Responsabile dell'Ospedale, dalla Suora Superiora della Missione, dal Sindaco del rispettivo Villaggio, dal Presidente del rispettivo Comprensorio, da un membro nominato del Govemo Centrale, da due persone nominate direttamente dalla Comunità. La fase di distribuzione in loco degli alimenti dovrà durare non più di due settimane dall'arrivo dei container nei villaggi.
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