Erano molti anni che il Coro Pasubio non partecipava ad un concorso nazionale, per la precisione 29. Il tutto è nato dalla voglia di mettersi in gioco, di porsi un nuovo obiettivo. Così, dopo averne discusso per qualche mese, abbiamo deciso di lanciarci verso un'avventura, che, analizzando a posteriori le emozioni che ha regalato, rimarrà sicuramente indimenticabile per tutti noi.
Non siamo un coro abituato a preparare simili manifestazioni, forse non lo abbiamo fatto nel migliore dei modi, ma sicuramente vi è stata da parte di tutti la massima disponibilità e la massima dedizione.
Siamo partiti per Ivrea con una grande carica interiore, consapevoli che andavamo a "scontrarci" con cori di provata esperienza e di indiscutibile qualità, ma consapevoli anche che il nostro entusiasmo e la nostra incoscienza derivati dalla giovanissima età media del coro, avrebbero potuto giocare un ruolo fondamentale a nostro favore. Dopo alcune ore di attesa sono arrivate in fretta le 15.45, ora fissata per il nostro riscaldamento in vista dell'audizione e si vedevano facce tese, coristi che lasciavano trasparire un'emozione insospettabile. La concentrazione in queste situazioni arriva da sola, mista alla paura di salire su un palco che in quel momento sembrava l'inferno.
Dicevo della paura, della tensione e di mille altre sensazioni che si vivono in quei momenti. Credo valga sempre la pena di viverle, credo che valga sempre la pena di avere paura di salire su un palco. Una volta li, però, si è al centro dell'attenzione, si vede una moltitudine di persone che sono li per ascoltarti, per applaudirti o per fischiarti, non importa, conta il fatto di esserci.
Inizia il concorso, cantiamo una, due, tre canzoni e poi tutti fuori ad aspettare la classifica della giuria. Su undici cori, solo sei avranno la gioia di risalire lassù dove tremano le gambe e la voce, e il cuore perde la sua regolarità per lasciare spazio alle emozioni. Ci siamo, vengono chiamati il maestro e il presidente per ascoltare il verdetto della commissione. I coristi da fuori il teatro, possono sentire uno ad uno i nomi dei cori eliminati grazie agli altoparlanti esterni sistemati per dare ancora più pathos al momento.
Fuori un coro, e non siamo noi. E nemmeno il secondo, e il terzo e il quarto. Manca solo il nome del quinto eliminato e in quel momento a tutti noi manca l'aria, d'improvviso si ferma il tempo e le mani sono fredde e sudate. La giuria ha sentenziato, siamo fra i cori che parteciperanno al concerto della sera. Un boato di gioia scuote il centro di Ivrea, siamo noi, sono i nostri ragazzi che urlano la loro gioia e che si abbracciano, si vede anche qualche lacrima che serve a scaricare una tensione diventata insopportabile, si vede la soddisfazione dipinta sui volti di tutti.
Sembra di avere vinto, abbiamo vinto. Con la nostra incoscienza e con il nostro entusiasmo. Scopriamo poi alla sera di essere persino quinti, ma questo, francamente, ha poca importanza. Siamo andati di gran lunga oltre ogni più rosea aspettativa, abbiamo fatto vivere ai nostri ragazzi una giornata che difficilmente dimenticheranno, abbiamo rafforzato, se ce ne fosse stato bisogno, il nostro rapporto di amicizia e rispetto reciproco.
Merita una menzione particolare il Coro S. Ilario di Rovereto, tra le cui fila militano un paio di ex coristi del Coro Pasubio, che ha vinto meritatamente il concorso, fornendo una prestazione dagli altissimi contenuti tecnici e musicali.
Chiudiamo con un ringraziamento sincero a tutti e trenta i coristi che con la loro disponibilità hanno reso possibile quest' avventura.
Vallarsa, 15 ottobre 2003
Ivan
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