24/09/03




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«Se torna in valle, Scotoni troverà il deserto»
Sciopero del voto per le Regionali e nessuno disponibile per succedere a Gios
VALLARSA IN RIVOLTA


VALLARSA. I minuscoli frutti di un melo selvatico cadono sull'erba bagnata. Rotolano sul prato e si fermano sul tornante. Piove. Dieci metri più in là un uomo uscito non solo dal bosco ma anche da un'altra epoca, accatasta legna appena spaccata. Non alza nemmeno gli occhi: in montagna riescono benissimo a farti sentire un intruso. In Vallarsa ancora di più. Forse Italo Scotoni avrà anche ragione. Secondo i giudici, ad oggi, ha sicuramente ragione.
Ma se uno di questi giorni prenderà la strada che da Rovereto sale a Raossi, prima ancora della gente glielo diranno il melo sul tornante, le gazze che si alzano dal prato, il capitello di Foxi coi suoi fiori di plastica, le fontane vuote. Quassù non lo vogliono. E ci sono pochi posti dove è difficile resistere non desiderati come in montagna. In Vallarsa ancora di più.
Perchè a non volerlo non sono solo il sindaco che lo ha licenziato, il consiglio, i dipendenti municipali, i responsabili delle associazioni locali a partire dal «Movimento pensionati e anziani» coi suoi 300 iscritti, per arrivare alla sportiva. Non lo vogliono i muratori che incontri al bar mentre pieni di calce si saziano di panini e vino rosso, non lo vuole il barista che ti parla da dietro una cassa seminascosta da due pile di Boeri, non lo vuole l'anziano della legna, quando a precisa domanda alza finalmente gli occhi dalla catasta. Chi lo conosce non lo vuole perchè ne ha avuto abbastanza; chi non lo conosce lo vuole ancora meno, perchè quello che gli hanno raccontato gli basta e avanza. Per i giudici ha ragione? E allora?
Nessuno gli farà la guerra, se prenderà la macchina (o il taxi come faceva spesso qualche anno fa: diceva di avere paura ad arrivare con un mezzo riconoscibile) e salirà a Raossi. Semplicemente si troverà nel deserto. Il sindaco Gios ieri in Vallarsa non c'era: era all'Università. Ma il suo vice Rino Darra conferma: dimissioni. Del sindaco, della giunta e del consiglio. «Non è questione di ripicche - spiega - ma di saggezza montanara. Se stai scalando una montagna, magari sei anche a cento metri dalla cima, e arriva un temporale, ti fermi. Ti metti al riparo, ci pensi sopra. Mangi. E aspetti. I temporali passano. Gli Scotoni anche. Il sindaco precedente, Stoffella, si è trovato invischiato in un disastro di cui non ha avuto alcuna colpa. Comune bloccato, lavori rimandati, debiti. Questa amministrazione fino ad oggi ha lavorato per rimediare a quei danni. Senza Scotoni il clima in municipio e in valle è cambiato: ci stavamo riuscendo. Ma se torna è inutile sprecare tempo, fatica e salute. Gli lasciamo il campo: quando se ne andrà, saremo pronti a ricominciare la scalata».
Non ci sono «forse»: sarà così. A Raossi aspettano solo che Scotoni dica cosa farà. Se deciderà di tornare, convocheranno un consiglio per modificare lo statuto in modo che in futuro un «caso Scotoni» non sia più possibile, pubblicheranno un numero speciale di Vallarsa Notizie per chiarire cosa è stato fatto in questi 3 anni e poi tutti a casa e spazio al commissario.
Che, chiunque sia, in Vallarsa rischia di dover mettere radici. Perchè il deserto non è solo di amministratori in carica, ma anche di «aspiranti». Lo dice Pierino («il cognome? mi conoscono tutti così) che dopo avere gestito fino a qualche anno fa la trattoria «da Pierino» a Rovereto è tornato in Vallarsa da pensionato ed è oggi presidente degli anziani locali. Ma lo dicono anche il presidente della casa di riposo Giuseppe Rossaro, quello della sportiva Martino Martini, Fausto Aste, muratore, tutti i clienti del bar. Stoffella ha chiuso con la politica esasperato da Scotoni, Gios farà altrettanto. Può bastare: alle prossime elezioni non si candiderà nessuno. Avanti col commissario e con Scotoni: facciano loro. Finchè credono, finchè anche «chi può» non capirà che non si uccide una vallata, con le sue 1435 anime e i suoi 1200 votanti (a proposito: per le regionali si sta pensando allo sciopero del voto), per non riconoscere che un segretario che ostacola il lavoro invece di favorirlo è un lusso che un piccolo comune non si può permettere. «Anche il consiglio della casa di riposo - dice Rossaro - aveva deciso di dimettersi. Gios ci ha chiesto di restare. Abbiamo già finanziata la realizzazione di un ascensore che ci è indispensabile. Restiamo solo per quello. Ma tanto se arriva Scotoni l'ascensore ce lo sognamo».
I dipendenti (uno all'anagrafe, due vigili, due in ragioneria, uno all'ufficio tecnico, una segretaria) non parlano: «ci capisca, noi ci dobbiamo lavorare». Ma chi può se ne andrà. Per esempio il dirigente Silverio Cosentino: «Devo vedere i tempi e i modi, ma io sono stato incaricato da Gios..». Gli altri ammettono di non dormirci la notte.
Alla fine resta una sola domanda: è possibile che un segretario metta da solo paura a una valle che tra miseria secolare, guerra mondiale e spopolamento, le sue grane vere prima del rifiorire degli ultimi decenni le ha passate?
La risposta è sì. «Perchè con chi ha idee diverse dalle tue puoi ragionare. Con chi non ti capisce e non riesci a capire, no. Sulla scrivania Scotoni teneva la foto di Di Pietro. E il suo tempo non lo passava a risolvere i problemi burocratici per aiutare la vita del Comune, ma a cercare le irregolarità formali sulle quali inchiodarle i suoi amministratori e i suoi dipendenti. Ogni discussione finiva con un «io la denuncio». E era una comunicazione, non una minaccia. Non puoi chiedere un parere, proporre una soluzione, suggerire un'ora o una data, e sentirti rispondere «ti denuncio». E non puoi dover aspettare la malattia del segretario per smaltire col supplente il lavoro che lui ha tenuto bloccato. Forse dal punto di vista dello stretto diritto, ha ragione lui. Ma noi abbiamo bisogno di far vivere una valle. Con Scotoni non è possibile farlo. Per questo non lo vogliamo e se arriverà non ci troverà ad aspettarlo. Niente di personale, ma aspetteremo che passi».




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