ROVERETO. La conclusione del giudice del lavoro Michele
Cuccaro č cristallina: presi uno per uno, gli addebiti (sono ventidue) in
base ai quali il comune di Vallarsa ha licenziato Italo Scotoni potevano
anche non essere sufficienti ad integrare la giusta causa, ma assieme sono
fin troppi per provare un' «irreparabile lesione dell'elemento di fiducia
posta in essere da Italo Scotoni attraverso plurime condotte convergenti
nel rendere impossibile la prosecuzione del rapporto di lavoro nelle
delicate mansioni di segretario comunale».
Scotoni si č difeso durante
la causa di lavoro con cui chiedeva di essere riammesso nell'incarico di
segretario in Vallarsa, da dove era stato licenziato, sostenendo che il
clima di oggettiva tensione era dovuto ad un atteggiamento ostile da parte
di amministratori e dipendenti del comune. E' una lettura in astratto
possibile (tutti contro di lui) ma che in concreto diventa difficile da
immaginare, rileva il giudice, visto che per stessa ammissione di Scotoni
li stessi problemi aveva avuto nella sua precedente esperienza lavorativa
in Vallarsa, con un sindaco e una giunta diversi, e pure a Nogaredo e San
Lorenzo in Banale, gli altri due comuni nei quali ha lavorato come
segretario. Insomma, delle due l'una: o tutto il mondo č coalizzato contro
il segretario Italo Scotoni, oppure nel suo modo di rapportarsi col resto
del mondo (amministrativamente parlando) c'č qualcosa che non va. Magari
anche solo per eccesso di scrupolo, nel pretendere un rispetto
formalistico della normativa e della prassi talmente rigido da diventare
ostruzionistico, ma comunque (sempre parlando dal punto di vista
amministrativo) patologico. L'effetto in Vallarsa č stato, tra le altre
cose, la perdita di qualsiasi rapporto non solo umano ma anche
professionale con gli altri impiegati e con l'amministrazione. «Per avere
chiarimenti o le ferie firmate - ha detto uno dei testimoni - dovevamo
rivolgerci al sindaco: il segretario non solo non dava nessuna risposta,
ma minacciava denunce per supposte illegalitą di fronte a qualsiasi
richiesta». Ma non solo. Di fronte ad un suo rifiuto di firmare una serie
di mandati «a copertura» che riteneva irregolari (e che all'esame del
magistrato sono risultati invece prassi comune e legittima di ogni
amministrazione) a fine 1999, il Comune fu costretto a nominare un
commissario ad acta per approvare il proprio bilancio consuntivo. Non č
l'unico caso, ma č inutile elencarli. «Emerge in modo chiaro - scrive
Cuccaro nella motivazione della sua sentenza - come il ricorrrente abbia
costantemente tenuto una condotta che, lungi dall'assicurare alla
struttura cui era preposto un normale e corretto funzionamento, ha portato
alla sostanziale paralisi di essa». Quindi il licenziamento non solo č
stato legittimo, ma anche inevitabile.