15/02/03




Il Trentino è in Internet all'indirizzo: http://www.trentinocorrierealpi.it/


LA DEMOCRAZIA OLTRE LA PACE


Oggi in oltre 50 città distribuite in tutto il mondo, decine di milioni di persone manifestano contro la guerra. Si tratta della più oceanica dimostrazione pacifista di massa che mai si sia verificata nella storia. Una mobilitazione senza precedenti, per l'imponenza della partecipazione, la molteplicità dei paesi coinvolti, la diversità delle lingue e delle culture, le diversità sociali e politiche fra coloro che aderiscono, tutti accomunati dalla bandiera multicolore simbolo della pace.
A molti - al nostro Presidente del Consiglio, per esempio - questa manifestazione appare soltanto come una conferma del fatto che tanta gente vive «con la testa fra le nuvole», mentre ad altri tocca l'ingrato compito di pensare alla lotta contro il terrorismo internazionale. Altri ancora guardano alle sfilate di oggi col sorriso ironico di chi è convinto della totale irrilevanza di dimostrazioni come queste, rispetto alla ben più incisiva efficacia delle truppe che si accingono ad invadere l'Iraq.
Agli uni e agli altri sfugge un aspetto che ben presto, invece, si rivelerà essere della massima importanza, fino a costituire forse il fenomeno in assoluto più significativo del delicatissimo passaggio storico che stiamo vivendo.

***
Per secoli, si potrebbe dire da sempre, la forza vincente, capace di imporre dovunque e comunque la propria superiorità, è stata quella delle armi. Per secoli, la risorgente opposizione alla guerra, in nome di ideali di tolleranza e collaborazione, non è riuscita ad andare al di là dell'appello morale, nobile quanto inefficace, o della pura e semplice testimonianza. Perfino i grandi filosofi, da Platone a san Tommaso, da Hobbes a Hegel, avevano alla fine riconosciuto che la guerra resta lo strumento risolutivo per dirimere i conflitti internazionali e che la pace (per dirla proprio con Platone), «non è altro che un nome, mentre nella realtà delle cose c'è sempre guerra di tutti gli stati contro tutti gli stati».
Per secoli, all'ingenuo idealismo di isolate voci che gridavano nel deserto, si è opposto il corrusco fragore di armi sempre più distruttive.

***
Con tutta la sobrietà necessaria nel formulare giudizi di questo genere, si può affermare che siamo giunti ad una svolta, di portata veramente epocale. Al di là di molti altri aspetti, le manifestazioni di oggi dimostrano infatti che, in tutto l'Occidente, si è aperto un divario nettissimo fra i popoli e i governi, fra cittadini che reclamano il rispetto di diritti inalienabili e comitati di affari, non sempre puliti, che pretendono di gestire senza controlli né condizionamenti quelli che dovrebbero essere gli interessi della collettività, e che invece sono spesso soltanto gli interessi di ristrettissime oligarchie. Ciò che sta emergendo, insomma, non è un singolo, sia pure importante, problema di sintonia fra la politica e la «gente». E' in gioco, piuttosto, una questione di fondo, che riguarda l'esistenza stessa della democrazia nel mondo occidentale, e dunque anche in tutto il pianeta.
Comunque la si voglia intendere, e in qualunque modo sia stata storicamente concepita, l'essenza della democrazia risiede in una forma di governo nella quale coloro ai quali sono affidate le decisioni agiscono in nome e per conto dei governati, ne raccolgono gli orientamenti, tendono a realizzarne gli interessi materiali e ad assecondarne le scelte di valore.

***
Una democrazia nella quale i governanti non godano del consenso dei governati, nella quale sul tema fra tutti più importante si assiste ad una diametrale divaricazione fra il popolo e coloro che dovrebbero essere i suoi rappresentanti, semplicemente non è più una democrazia. E' un sistema nel quale i cittadini sono trasformati in sudditi, mentre coloro che sono investiti della delega a governare si comportano come detentori di un potere del quale non debbono rispondere a nessuno.
Inquadrata in questa prospettiva, la manifestazione di oggi non è affatto «soltanto» una mobilitazione contro la guerra. E' una mobilitazione per una democrazia sostanziale, per il rispetto dell'autodeterminazione, per la difesa dei diritti di cittadinanza, infine per una libertà fatta non di parole, ma di opportunità concrete.
Altro che patetica e inefficace.
La bandiera multicolore della pace che sventola oggi in tutto il mondo, è il modo più incisivo per rivendicare che dovunque - in Iraq e in Occidente - si possa avviare davvero la realizzazione compiuta della democrazia.


Umberto Curi

Pagina precedente