ROVERETO. Se lunedì ci fosse stato
il sole, i due fratelli veronesi dispersi sul Carega, sarebbero
stati riportati a casa in pochi minuti. La nebbia e la neve, invece,
hanno rallentato i soccorsi e ci sono volute 24 ore per finire
l'intervento. Ma questo recupero è stata la migliore prova di
collaborazione fra i soccorsi alpini di Ala, Rovereto e Verona e i
vigili del fuoco.
Ieri Alberto ed Elena Grobberio erano nella
loro casa di Verona a raccontare agli amici la loro notte trascorsa
a quota 2.000. Ad Ala gli uomini del soccorso alpini sistemavano le
carte, i rapporti e anche loro raccontavano la loro giornata a quota
2.000. Due visioni diverse della stessa avventura: da una parte i
due fratelli nel sacco a pelo che attendevano fiduciosi un aiuto,
dall'altra la trentina di uomini del soccorso che li stavano
cercando. La giornata è iniziata domenica pomeriggio alle 17,30 con
la richiesta d'intervento. Ed è in questo momento che c'è stato il
primo errore. «I fratelli - racconta Andrea Cazzanelli del soccorso
alpini di Ala - avevano detto di essere in un canalone dopo la cima
Madonnina. Per tutti questa cima si trava vicino a passo Pertica e
quindi due squadre sono partite a piedi dal fondovalle verso Pertica
mentre un'altra, per raggiungere lo stesso posto, ha fatto il
percorso dalla parte veronese. I dispersi, invece, erano nella busa
della Posta e quindi vicino al Sinel: praticamente dalla parte
opposta».
Con delle indicazioni sbagliate gli uomini del soccorso
hanno setacciato la zona intorno a Pertica fino alle cinque di
mattina senza nessun risultato. «Siamo andati al rifugio per
aspettare l'alba - prosegue Cazzanelli - e per organizzare la
seconda parte delle ricerche». Dalla base logistica in quota, i
soccorritori sono partiti la mattina del lunedì mentre ad Ala
arrivava anche l'elicottero. «Dopo una notte serena - spiega
Cazzanelli - il tempo è cambiato e l'elicottero aveva difficoltà a
portare gli altri uomini in quota. Ha fatto quello che ha potuto
"scaricando" il più in alto possibile i soccorritori. Due sono stati
lasciati alla Busa della Posta e sono stati loro i primi ad
incontrare i dispersi. La nebbia era molto fitta e sono riusciti a
trovarsi solo urlando. Nel frattempo altre due persone salivano
verso il Sinel da malga Penez. Il peggio sembrava ormai passato, ma
non era così. Il tempo non migliorava e quindi l'elicottero non
poteva salire in quota per recuperare i due fratelli. E poi c'era la
bocchetta della Madonnina da superare per cercare di arrivare al
rifugio». Sul posto si sono portate le due squadre di soccorso che
avevano già fatto rientro da Pertica in valle e con le corde fisse
sono riuscite a far superare l'ostacolo a soccorritori e soccorsi.
«La cosa importante per noi - conclude Andrea Cazzanelli - era che
Elena e Alberto fossero in buone condizioni fisiche e questo l'hanno
dimostrato subito. Hanno camminato da soli fino al rifugio e, seppur
aiutati, hanno agilmente superato la bocchetta della Madonnina. Al
Sinel ad aspettare la comitiva c'erano altri due uomini del soccorso
che avevano aperto la capanna e preparato il the. Eravamo pronti a
passare la notte in quota se il tempo non fosse migliorato». Verso
le cinque uno squarcio nel cielo: l'elicottero parte immediatamente
dal campo sportivo di Ala in direzione Sinel. I due dispersi
arrivano in valle in pochi minuti. I soccorritori un po' di più
tardi, a piedi.