08/01/03




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Ventiquattro ore sulle tracce dei dispersi
La notte degli uomini del soccorso alpino alla ricerca di Alberto e Elena
Le informazioni sbagliate, la base logistica in quota, le difficoltà per passare la bocchetta e poi il ritorno in valle. A piedi


ROVERETO. Se lunedì ci fosse stato il sole, i due fratelli veronesi dispersi sul Carega, sarebbero stati riportati a casa in pochi minuti. La nebbia e la neve, invece, hanno rallentato i soccorsi e ci sono volute 24 ore per finire l'intervento. Ma questo recupero è stata la migliore prova di collaborazione fra i soccorsi alpini di Ala, Rovereto e Verona e i vigili del fuoco.
Ieri Alberto ed Elena Grobberio erano nella loro casa di Verona a raccontare agli amici la loro notte trascorsa a quota 2.000. Ad Ala gli uomini del soccorso alpini sistemavano le carte, i rapporti e anche loro raccontavano la loro giornata a quota 2.000. Due visioni diverse della stessa avventura: da una parte i due fratelli nel sacco a pelo che attendevano fiduciosi un aiuto, dall'altra la trentina di uomini del soccorso che li stavano cercando. La giornata è iniziata domenica pomeriggio alle 17,30 con la richiesta d'intervento. Ed è in questo momento che c'è stato il primo errore. «I fratelli - racconta Andrea Cazzanelli del soccorso alpini di Ala - avevano detto di essere in un canalone dopo la cima Madonnina. Per tutti questa cima si trava vicino a passo Pertica e quindi due squadre sono partite a piedi dal fondovalle verso Pertica mentre un'altra, per raggiungere lo stesso posto, ha fatto il percorso dalla parte veronese. I dispersi, invece, erano nella busa della Posta e quindi vicino al Sinel: praticamente dalla parte opposta».
Con delle indicazioni sbagliate gli uomini del soccorso hanno setacciato la zona intorno a Pertica fino alle cinque di mattina senza nessun risultato. «Siamo andati al rifugio per aspettare l'alba - prosegue Cazzanelli - e per organizzare la seconda parte delle ricerche». Dalla base logistica in quota, i soccorritori sono partiti la mattina del lunedì mentre ad Ala arrivava anche l'elicottero. «Dopo una notte serena - spiega Cazzanelli - il tempo è cambiato e l'elicottero aveva difficoltà a portare gli altri uomini in quota. Ha fatto quello che ha potuto "scaricando" il più in alto possibile i soccorritori. Due sono stati lasciati alla Busa della Posta e sono stati loro i primi ad incontrare i dispersi. La nebbia era molto fitta e sono riusciti a trovarsi solo urlando. Nel frattempo altre due persone salivano verso il Sinel da malga Penez. Il peggio sembrava ormai passato, ma non era così. Il tempo non migliorava e quindi l'elicottero non poteva salire in quota per recuperare i due fratelli. E poi c'era la bocchetta della Madonnina da superare per cercare di arrivare al rifugio». Sul posto si sono portate le due squadre di soccorso che avevano già fatto rientro da Pertica in valle e con le corde fisse sono riuscite a far superare l'ostacolo a soccorritori e soccorsi. «La cosa importante per noi - conclude Andrea Cazzanelli - era che Elena e Alberto fossero in buone condizioni fisiche e questo l'hanno dimostrato subito. Hanno camminato da soli fino al rifugio e, seppur aiutati, hanno agilmente superato la bocchetta della Madonnina. Al Sinel ad aspettare la comitiva c'erano altri due uomini del soccorso che avevano aperto la capanna e preparato il the. Eravamo pronti a passare la notte in quota se il tempo non fosse migliorato». Verso le cinque uno squarcio nel cielo: l'elicottero parte immediatamente dal campo sportivo di Ala in direzione Sinel. I due dispersi arrivano in valle in pochi minuti. I soccorritori un po' di più tardi, a piedi.




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