07/01/03




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Notte nella bufera, li salvano sul Carega
Fratello e sorella bloccati per 24 ore dalla neve: scendono in elicottero
Al lavoro 22 uomini del soccorso alpino. Alle 17.30 di ieri l'abbraccio: stanno bene, solo per Elena un principio di congelamento




ROVERETO. Alle 17,30 di domenica l'allarme: ci siamo persi in cima Posta. Alle 17,30 di ieri il ritorno in valle a bordo dell'elicottero. Sono terminate con un abbraccio le 24 ore trascorse da due fratelli veronesi sulle piccole Dolomiti fra bufere di neve, nebbia fitta e tantissimo freddo. La situazione metereologica ha messo in difficoltà anche il soccorso alpino tanto che si pensava che i due ragazzi avrebbero trascorso una seconda notte a quota 2.000.
Alla fine della loro avventura i due ragazzi, Elena e Alberto Grubberio di 36 e 37 anni, non avevano la forza di raccontare la loro lunga nottata trascorsa all'addiaccio. Hanno detto solo una cosa: «Stiamo bene». Ad aspettarli nella sede della Sat la ventina di uomini del soccorso alpino che da domenica pomeriggio stava cercando gli escursionisti veronesi nelle pendici del Carega, il grppo montuoso che divide la Vallagrina dalla Vallarsa.
La storia di Elena e Alberto inizia domenica pomeriggio. I due fratelli dopo aver trascorso la notte nel bivacco del Sinel, decidono di fare ritorno a casa, a Verona. L'automobile l'avevano lasciata a Giazza. Da là erano partiti il giorno prima per fare il giro dei rifugi: Scalorbi, Fraccaroli e Sinel. Poi. domenica pomeriggio, è arrivata la nebbia: tanto fitta da far perdere il senso dell'orientamento. Impossibile per i fratelli ritrovare la via di casa. La cercano ma poi si arrendono. Alberto telefona alla sua compagna: «Ci siamo persi, chiama i soccorsi». I soccorsi si mettono subito in moto ma non si conosce la posizione dei due fratelli. «Li abbiamo cercati - spiega Michele Righi del soccorso alpino - fino alle 2,30 di lunedì mattina. Avevamo trovato le loro tracce ma poi siamo stati costretti a sospendere le ricerche a causa delle condizioni atmosferiche». Intano i due ragazzi (che, poi si è scoperto, avevano trovato riparo alla "busa della Posta", sotto il rifugio Fraccaroli) si erano preparati per la notte. Erano ben vestiti e con loro avevano i sacchi a pelo che li hanno riparati dal freddo (la temperatura era scesa di circa sette gradi sotto lo zero), dal vento che spirava da nord e dalla neve (circa 70 centimetri). Nella notte li ha anche sorpresi una bufera e in lontananza sentivano il rumore di alcune slavine. Con il sorgere del sole sono riprese le ricerche. I due fratelli sono stati individuati intorno alle 10 dall'elicottero. Prima un momento di paura: «Sono lontani da noi» spiega Alberto alla findanzata al telefono. Ma alla fine sono stati avvistati e sotto cima Posta sono stati calati due uomini. Sono stati loro che hanno preso per mano Elena e Alberto e li hanno portati al riparo, nella capanna del Sinel. Ad aspettarli lì altri uomini del soccorso che erano saliti a piedi a quota 2.000 dalla val di Penez e una tazza di thè caldo. L'avventura sembrava finita: l'elicottero avrebbe recuperato dispersi e socorritori per riportarli a valle. Ma le nuvole basse rendevano impossibile il volo e quindi sembrava che i veronesi avrebbero passato un'altra notte in quota. Poi alle 17 la buona notizia: l'elicottero decolla dal campo sportivo di Ala e in mezz'ora i fratelli sono nel fondovalle. Le loro condizioni sono buone, solo due dita di Elena sono semi congelate: l'unico segno delle 24 ore passate a 2.000 metri.




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