Soldati di ieri, soldati di oggi.
di Giuseppina Daniele


Il profumo del caffè è già arrivato in camera e il cane che dormiva in fondo alla stanza si è già avvicinato al letto, come è solito fare ogni mattina appena avverte i primi cenni di risveglio.
Anna si gira un paio di volte, poi, sollecitata dalla voce della mamma, si solleva seduta sul letto mentre Peggy le dà scodinzolando il buon giorno. Sbadiglia, si stropiccia gli occhi e poi si gira verso la finestrella della piccola stanza che dà sulla strada.
Fuori è ancora buio: sono le quattro e il sole è ancora nascosto dietro le montagne. Con un balzo, Anna scende dal letto. Sulla sedia sono già pronti gli abiti: li ha preparati con la mamma la sera prima.
Si veste velocemente, si infila gli scarponcini e corre verso la cucina.
Le scale di legno scricchiolano sotto i piedi e l'allegra corsa verso il basso simula una rullata di tamburi. In cucina l'aspetta papà, già pronto con la sua camicia scozzese, rigorosamente rossa, i pantaloni alla "zuava" di velluto marrone e gli scarponi di cuoio, meticolosamente ingrassati.
Papà teneva molto ad ingrassare i suoi scarponi e più di una volta aveva spiegato ad Anna quanto era importante mantenere morbido il cuoio della tomaia, che avrebbe permesso una migliore camminata oltre che un ottima conservazione della scarpa. Anna pensava che anche questo facesse parte dello spirito di conservazione che papà nutriva verso tutto ciò che possedeva. Le aveva insegnato ad accudire con cura ogni oggetto e a non sprecare quanto abbiamo la fortuna di avere.
Sulla stufa a legna il latte è caldo. Anna ne versa un po' in una tazza e io beve con avidità. Le è sempre piaciuto il sapore del latte, soprattutto di quel latte che per lei è un po' speciale, poiché ogni sera alle venti si reca ad acquistano al "Casello". Le piace vederlo versare dai contenitori nel grande secchio appeso alla bilancia e, da qui, nei bidoni in alluminio. Durante questa operazione, il latte si monta in una schiuma in cui Anna vorrebbe affondare il suo viso. E' la stessa schiuma che le resta sulle labbra quando lo beve in fretta e che poi le piace togliersi con le dita.
Papà, intanto, ha già preparato tutto: non manca nulla. Persino il siero antivipera ha trovato posto nella tasca anteriore del grande zaino verde.
Tutti pronti! Un saluto alla mamma e si parte: Anna, papà e Peggy.
Salgono in macchina fino ad Anghebeni e poi imboccano la strada che porta alla Val dei Foxi.
Lasciano l'auto nei pressi della "Casa d'Austria" e si incamminano sulla strada sterrata che si stringe sempre di più fino a diventare un sentiero. E' il sentiero che porta sul Corno Battisti.
Che nome curioso "Corno Battisti"! Anna conosce la storia di Cesare Battisti, ha già chiesto a papà di raccontarle chi era colui da cui ha preso nome quella montagna, che dalla piccola casa dove abita spesso guarda, soprattutto quando al tramonto si colora di rosa a causa dei connubio tra il sole e la roccia dolomitica.
Papà le ha spiegato che la Valiarsa ha visto spiegarsi tra le sue montagne le battaglie tra italiani e austriaci durante il primo conflitto mondiale. Le ha parlato della sofferenza della sua gente costretta ad abbandonare la valle per essere deportata altrove; la sofferenza dei giovani soldati che si sono battuti per la Patria e mai più tornati alle loro case e che ancor oggi riposano dispersi sulle montagne o presso l'Ossario del Pasubio.
Le ha raccontato che durante una notte del luglio 1916, guidati da Battisti e Filzi, due gruppi di alpini tentarono inutilmente la conquista della montagna allora occupata dagli austriaci, ma che rappresentava, per gli italiani un'ambita meta militare.
L'assalto non ebbe successo, Battisti e Filzi furono catturati dagli austriaci e successivamente giustiziati dopo un periodo di prigionia.
Ma soprattutto le aveva promesso di portarla fin lassù, dove sembrava di poter toccare il cielo con le mani e dove sono ancora presenti i segni della guerra.
Davanti procede Peggy, che, da buon pastore tedesco, perlustra il sentiero a caccia di pericoli ed ostacoli.
Dietro, avanza Anna a piccoli passi regolari (come le ha insegnato papà), tenendo in mano, orgoglio-sa, il suo bastone. Ne ha intagliato pazientemente la corteccia, incidendovi persino il suo nome. Tutti i ragazzi del paese intagliano bastoni e Anna è tra i più bravi. Papà la segue con passo deciso, rispondendo alle sue numerose domande. i fiori, le piante, le rocce stuzzicano la sua curiosità. La natura le offre molte emozioni: i profumi della montagna che cambiano man mano che si sale verso l'alto; i colori dell'estate che rendono la montagna un arlecchino; i suoni che animano il silenzio dei pendii della valle...
Camminando sul sentiero, qua e là, pezzi di ferro arrugginiti: sono schegge degli ordigni usati durante la guerra. Papà le insegna che bisogna rispettare ogni piccolo oggetto che appartenga ad un conflitto, perché, dietro a quest'ultimo, ci sono (amici e nemici) tanti giovani individui, ognuno con la propria storia, ognuno con i propri desideri, le proprie aspettative, i propri progetti per il futuro.
La loro presenza si sente ancora nell'aria di questi posti e il semplice altare, costruito proprio sulla cima, esorta il loro ricordo.
Sono finalmente arrivati ed il panorama da lassù è davvero sorprendente: tutta la Vallarsa si spiega ai piedi di quei monti.
Anna riesce a vedere persino la sua casa in lontananza. Anche il cane si è fermato a guardare.
Papà le prende dolcemente la mano e, sicura di chi la sostiene, chiude gli occhi e sente l'emozione vibrare dentro: ama la sua valle, ama quei posti. Sente il sole di mezzogiorno pizzicarle il naso e il vento solleticarle il viso. Sente il profumo dell'erba mescolarsi con quello dei fori; immagina l'immensità, avverte l'amore. Dopo una sosta di un paio d'ore, dopo aver consumato il pranzo al sacco portato da casa, comincia il ritorno.
Decidono di intraprendere un nuovo sentiero, segnato sulla carta topografica, ma dopo trenta minuti circa di cammino, il sentiero diventa sempre più impervio, sempre meno visibile, fino a scomparire.
il cane è irrequieto, abbaia, non vuole proseguire nella direzione in cui si stanno dirigendo Anna e Papà. Si ferma e impedisce ai due di avanzare: al di là del fitto groviglio di rami, c'è un dirupo e Papà se ne accorge appena in tempo. Ancora pochi passi e sarebbero finiti in fondo ad un precipizio. Fortunatamente, Peggy ha avvertito il pericolo. I due si abbracciano e accarezzano, riconoscenti, il cane. Papà osserva attentamente la cartina e decide di proseguire verso est, attraverso il bosco; in questo modo, secondo le indicazioni topografiche, dovrebbero ritrovare il sentiero che scende nella Val dei Foxi. Dopo circa un'ora di faticosa camminata, finalmente, ritrovano la strada. E' gioia, è felicità! Anna è stanca, le dolgono i piedi, ma la contentezza di tornare a casa le fa sopportare bene il dolore. Per un momento si era sentita in trappola, disorientata, spaventata e solo la presenza di Papà le aveva permesso di non perdere il controllo. Forse si era sentita come quei soldati, quando lontani da casa, erano stati costretti a combattere la guerra. Ma a loro, chi aveva dato sicurezza? Chi li aveva confortati? A chi si erano aggrappati? Finalmente arrivano alla macchina e velocemente si avviano verso casa. Mamma li sta aspettando e la cena è già sul fuoco. E' preoccupata, sono in ritardo rispetto all'orario previsto per il ritorno.
Mamma abbraccia papà, prende per mano Anna e fa una carezza a Peggy. Il tempo di lavarsi e poi a tavola. Ci sono tutti: mamma, papà, Anna, la sorellina e la nonna. Nell'angolo della cucina il cane mangia dalla sua ciotola. Durante la cena Papà racconta come Peggy avesse salvato loro la vita e quanto fossero stati imprudenti ad abbandonare un sentiero conosciuto per uno incerto.
Anna non riesce a finire la cena: è troppo stanca. Saluta e corre a dormire seguita da Peggy.
Ora Anna è una donna e si è trasferita in città. È' un'insegnante e i suoi allievi sono ragazzi speciali: non vedono.
Anna insegna loro a guardare toccando con le mani, ad interpretare i suoni, gli odori ad immaginare l'immensità, a guardare con il cuore.
Li prende per mano e li guida nell'avventura della vita. Ma soprattutto insegna loro ciò che suo padre le ha insegnato: il rispetto per se stessi e per gli altri. Quando li osserva pensa che anche loro sono giovani soldati, perché disputano ogni giorno la battaglia con la vita. Alcuni di essi hanno un cane che li guida e che li tiene lontani dai pericoli. Anna pensa a suo padre, che forse ora la guarda dalla cima del Corno Battisti e che tanto amava la Vallarsa. Pensa a quel giorno in cui Peggy li aveva salvati, a quella gita con papà che tanto le manca.






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