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Le otto ore al giorno La nascita del
1° Maggio, come Giornata internazionale dei lavoratori, è legata
indissolubilmente alla lotta per l'introduzione per legge della giornata
lavorativa di otto ore. Siamo nella seconda metà del 1800, agli albori del
movimento organizzato dei lavoratori. Allora i capitalisti imponevano,
anche ai fanciulli, di lavorare per un misero salario dalle 12 alle 16 ore
al giorno pena il licenziamento. Nel 1886 negli Stati Uniti per la
prima volta fu avanzata questa importantissima rivendicazione. "La prima e
grande necessità del presente - recitava la risoluzione del Congresso
operaio generale di Baltimora - per liberare il lavoro di questo Paese
dalla schiavitù capitalistica, è la promulgazione di una legge per la
quale otto ore devono costituire la giornata normale in tutti gli Stati
dell'Unione americana". Nel settembre dello stesso anno, a Ginevra, la
Prima Internazionale dei partiti operai guidata da Marx ed Engels assunse
tale rivendicazione: "Dichiariamo - si leggeva nel testo di una
risoluzione - che la limitazione della giornata lavorativa è una
condizione preliminare, senza la quale non possono non fallire tutti gli
altri sforzi di emancipazione (...) Proponiamo otto ore di lavoro come
limite legale della giornata lavorativa". Proprio per rivendicare le
otto ore, il sindacato americano, che allora si chiamava "Nobile ordine
dei Cavalieri del lavoro", organizzò il 1° Maggio del 1886 a Chicago una
grande manifestazione cui presero parte 50 mila operai. La repressione
governativa e padronale fu brutale e selvaggia. Intervennero la polizia e
l'esercito. Sulla folla dei manifestanti si abbatté una pioggia di
proiettili e venne fatta esplodere una bomba in mezzo al corteo. Morti e
feriti si contarono a decine. Centinaia furono gli arrestati. Fra questi
gli organizzatori e i leader del movimento, processati sommariamente e
condannati alla pena capitale per impiccagione. Tre anni dopo, si tenne
il 14 luglio 1889 a Parigi lo storico Congresso della fondazione della
Seconda Internazionale di cui Engels sarà dirigente e capo riconosciuto;
presenti 391 delegati in rappresentanza delle organizzazioni operaie di 21
paesi. In quella sede fu istituita la Giornata internazionale dei
lavoratori, in ricordo dell'eccidio degli operai di Chicago. Nel documento
intitolato "Manifestazione internazionale del Primo Maggio 1890" è
scritto: "Sarà organizzata una grande manifestazione internazionale a data
fissa, in modo che contemporaneamente in tutti i Paesi e in tutte le
città, lo stesso giorno convenuto, ingiungano ai poteri pubblici di
ridurre legalmente a otto ore la giornata lavorativa e di applicare le
altre risoluzioni del Congresso internazionale di Parigi".
In
ricordo dell'eccidio di Chicago Cosicché nel 1° Maggio del 1890 si
tennero grandi manifestazioni di lavoratori nelle più importanti città
degli Usa e dell'Europa sfidando in parecchie circostanze le cariche e gli
arresti della polizia, serrate padronali e licenziamenti. Per la prima
volta nella storia, nello stesso momento, in tutti i Paesi dell'occidente,
la classe operaia organizzata manifestava per la propria emancipazione. Un
avvenimento di grandissimo rilievo che non a caso nella prefazione del
"Manifesto del Partito Comunista", datata 1° Maggio, Engels sottolineava
con queste parole: "Oggi, mentre scrivo queste righe, il proletariato
d'Europa e d'America passano in rivista le sue forze mobilitate per la
prima volta come un solo esercito, sotto una sola bandiera, per un solo
fine prossimo: la giornata lavorativa normale di otto ore, proclamata già
dal congresso di Ginevra dell'Internazionale del 1886, e di nuovo dal
congresso operaio di Parigi del 1889, da introdursi per legge. E lo
spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti e ai
proprietari terrieri di tutti i Paesi sul fatto che oggi i proletari di
tutti i Paesi si sono effettivamente uniti. Fosse Marx accanto a me, a
vederlo con i suoi occhi!". Accanto alla repressione antioperaia della
borghesia e dei governi reazionari, si mobilitò anche la Chiesa cattolica
che temeva la lotta di classe, il marxismo e le idee del socialismo. Papa
Leone XIII, il 15 maggio 1891, pubblicò l'enciclica "Rerum Novarum" che
conteneva la dottrina sociale dei cattolici. Un dottrina interclassista,
che predicava l'inviolabilità della proprietà privata e la conciliazione
degli interessi tra sfruttati e sfruttatori. In essa il papa sosteneva che
la proprietà privata rappresentava un "diritto di natura"; condannava il
socialismo perché sovvertitore dell'ordine esistente; dipingeva la lotta
di classe come lo "sconcio maggiore", da rigettare e sostituire con la
"concordia sociale". Dato che, aggiungeva, si "deve supportare la
condizione propria dell'umanità: togliere dal mondo le disparità sociali è
cosa impossibile". Di conseguenza anche lo sciopero veniva definito nella
stessa enciclica "sconcio grave e frequente". L'orientamento della Chiesa
consisteva insomma nel "conciliare e mettere d'accordo fra loro i ricchi e
i proletari, ricordando agli uni e agli altri i mutui doveri". Un
orientamento che, non c'è dubbio ha fatto scuola non solo per i cattolici
ma anche per i riformisti e i rinnegati del comunismo di tutti i tempi,
fino ai nostri giorni.
Il 1° Maggio in Italia In Italia
la prima celebrazione del 1° Maggio (1890) ebbe un gran successo e
dimensioni diffuse e imponenti. Scioperi e manifestazioni si tennero nelle
principali città del Paese: a Livorno, nonostante che il governo Crispi
l'avesse vietata esplicitamente prendendo a pretesto lo scoppio sospetto
di una bomba; a Napoli, Torino, Genova, Palermo, Pavia; inoltre a Roma e
Milano con migliaia e migliaia di lavoratori in piazza. Da allora, il
1° Maggio ha segnato momenti storici di lotta incancellabili: le proteste
del 1914 contro la prima guerra mondiale imperialista; le lotte operaie
del 1920; gli scioperi del 1943 contro la dittatura mussoliniana; le folle
immense che riempirono le piazze nel 1945 all'indomani della Liberazione
dal nazifascismo; la manifestazione di Portella della Ginestra del '47
dove fu compiuta la prima strage di Stato; le grandi lotte del '68 e degli
anni '70. Così è stato anche in tutto il mondo. Non solo nel nostro
Paese, non solo negli Usa e in Europa, ma anche in Asia, America Latina,
Africa, Australia. Che il 1° Maggio abbia sempre avuto un'impronta
proletaria, rivoluzionaria, anticapitalista, antifascista e
antimperialista è dimostrato anche dal fatto che sia Hitler che Mussolini
appena saliti al potere abolirono tassativamente la celebrazione della
ricorrenza. Il duce sostituì il 1° Maggio, con la "festa del lavoro" in
chiave corporativa fascista, da tenersi il 21 aprile ricorrenza del
"natale di Roma".
(...) Ecco cosa diceva Lenin in un celebre discorso del 1905:
"Compagni operai! Il giorno della grande festa degli operai di tutto il
mondo è venuto. Il Primo Maggio gli operai festeggiano il loro risveglio
alla luce e alla conoscenza, la loro unione in un'alleanza fraterna per
lottare contro ogni oppressione, contro ogni arbitrio, contro ogni
sfruttamento per dare un assetto socialista alla società". Dello stesso
tenore l'intervento del 1912 di Stalin dal titolo "Evviva il Primo Maggio"
dove tra l'altro affermava: "Ogni classe ha le sue feste preferite. I
nobili istituirono le loro feste, in cui proclamavano il loro `diritto' di
spogliare i contadini. I borghesi hanno le loro, in cui `giustificano' il
`diritto' di sfruttare gli operai. Anche i preti hanno le loro feste, ed
esaltano in esse gli ordinamenti esistenti, per cui i lavoratori muoiono
nella miseria e i fannulloni guazzano nel lusso. Anche gli operai -
concludeva - devono avere la loro festa e in essa devono proclamare lavoro
per tutti, libertà per tutti, eguaglianza per tutti gli uomini. Questa è
la festa del Primo Maggio. Così decisero gli operai fin dal
1889".
Dal sito: www.pmli.it (Partito Marxista Leninista Italiano)
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