Vallarsa, 42 frazioni e sole 4 botteghe
Progetti del sindaco: negozi automatici, scuola via internet, telemedicina


30/01/2008 - Articolo di RENZO M. GROSSELLI da www.ladige.it


Il Comune di Vallarsa ha 42 frazioni e solo 4 negozi, due di un privato e due coop, che peraltro operano con una certa difficoltà. Se è vero che alcuni borghi del Comune stanno a pochi chilometri da Rovereto, è altresì vero che altri distano dieci, venti o anche 27 chilometri dalla città di riferimento. Che fare per evitare la desertificazione commerciale (la scomparsa di negozi ma anche dei bar)? Il sindaco ha un progetto, che non riguarda solo il commercio ma anche altri servizi e la scuola: mettere in campo tutto quanto è permesso dalle nuove tecnologie e sfruttare ogni aiuto provinciale. Nelle 42 frazioni si distribuiscono 1.400 abitanti sparsi su un territorio di 78 chilometri quadrati, ad altimetrie variabili tra i 334 e i quasi mille metri. I borghi più grossi sono Raossi con circa 200 abitanti, Albaredo con 140, Anghebeni con 130 e Foppiano, Obra e Piano che ne contano un centinaio. Due sono le Famiglie cooperative: di Raossi e di S. Anna (in quest'ultimo borgo vivono 60 persone ma sul negozio ne gravitano 200). Poi due negozi di un privato che occupano locali che furono di cooperative, a Camposilvano e Obra. Il fatturato delle due cooperative si aggira tra i 400 e 450mila euro l'anno, quello dei due negozietti è enormemente minore. Siamo quindi vicino, o anche sotto, i limiti della redditività. Un tempo, certo, su questa montagna c'era più gente e più commercio: una decina erano le cooperative di consumo e qualcuna aveva anche delle filiali. Il crollo verticale si ebbe negli anni '90. Che fare per evitare la desertificazione commerciale? «I quattro negozi - dice il sindaco Geremia Gios, docente ad Economia - sono a rischio. Vanno sostenuti nell'ambito del possibile. Ma oltre al problema delle risorse c'è anche quello legislativo». Il Comune ha fatto la sua parte: due negozi sono stati ristrutturati, in epoche diverse, dall'amministrazione pubblica e uno costruito dalla stessa, con copertura dei costi in gran parte provinciale. Sono ora del Comune e assegnati in comodato gratuito ai gestori. «Di più non possiamo fare - continua Gios - se non piccoli interventi straordinari». Ma c'è un problema che vari commercianti trentini hanno segnalato: «Quando coop e privati ricevono un contributo provinciale, questo va ad aumentare il loro reddito e una parte significative finisce in imposte». Si deve trovare un sistema per esentarli. «In realtà la legge sulla montagna a livello nazionale lo prevedeva. Ma non è mai stata applicata». I bar in valle sono invece otto. «Questa è una valle, o un paese diffuso - dice il sindaco - in cui ogni iniziativa che prevede un reddito non trova i numeri. Le due frazioni più distanti, Lombardi e Camposilvano, distano 30 chilometri». Le autorità europee asseriscono che la desertificazione commerciale porta alla morte delle comunità. «Vero. Prima bisogna cercare di mantenere questi servizi di base, anche attraverso iniziative innovative. Poi si può tentare la via del volontariato. Qui in Vallarsa ci sono una decina di circoli che gestiscono anche un punto d'incontro che è pure il surrogato di un bar: la macchina del caffè, qualche bibita, la grappa». I sindaco Gios è disposto però a mettere in gioco ogni energia. Lui è certo che queste aree di montagna si siano già messe alle spalle i decenni più disastrosi: «Ora qui la qualità della vita è per certi aspetti migliore che in città: aria, silenzio, boschi, spazio ma anche rapporti umani. Il trend dello spopolamento è destinato a cambiare di segno nel medio periodo». Che fare nel frattempo? Gios, ad esempio, è uno di quelli che alla Provincia hanno chiesto ben tre «negozi automatici» (di cui abbiamo parlato nella puntata precedente dell'inchiesta). Ma, scusi, questi non faranno concorrenza alle quattro botteghe che già esistono e che sono pure in difficoltà? «No! Ho la possibilità di metterli in frazioni che comunque non usano gli attuali negozi. Niente cannibalismo. Li metterò ad Albaredo, Foppiano e Valmorbia. Sono già state coinvolte le popolazioni». Non solo prodotti di prima necessità, anche servizi. Sindaco, si può vivere in un «paese diffuso» sulla montagna trentina, non mancano troppe cose? «Col tempo alcuni servizi arriveranno. Il mese prossimo o poco più in là avremo la consegna a domicilio delle medicine, su iniziativa del Comune, tramite convenzione (si pensa a chi consegna il pane). Poi, in parte, c'è già la telemedicina. Alla casa di riposo si può fare l'elettrocardiogramma in questo modo. Lo sistemeremo poi nel punto prelievi che aprirà tra poco. E sono arrivati in varie frazioni dei defibrillatori che saranno usati, nell'emergenza, da volontari di Orsa Maggiore che stanno seguendo dei corsi». Gios, sappiamo che lei un pensierino lo ha fatto anche alle scuole, pochissime ormai, della valle. «Sto montando un progetto che, attraverso Internet e l'appoggio degli anziani, può aiutarci a realizzare attività scolastiche integrative e lezioni di supporto, in frazioni prive di scuola. Si tratta di un modello che ha dato grandi risultati in Finlandia, con le popolazioni lapponi. Ero lassù per un convegno e...». La montagna soffre ma soffrono anche i piccoli paesi della pianura, per la diminuzione degli abitanti, la concorrenza degli esercizi e dei servizi delle città e per ragioni di razionalizzazione della spesa pubblica. Forse però, con qualche idea e con volontà politica forte, si potrà evitare la morte di questi borghi, usando tecnologia e volontariato per far arrivare anche lì una parte almeno dei servizi che in questi ultimi decenni sono scomparsi. (4 - continua)





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