La strada romana passava da Lizzana
La scoperta di una giovane studiosa: «ma ora salvatela»

25/08/07 - Articolo da www.ladige.it


Il Doss delle Gardene restituisce il tracciato dell'antica strada romana che da Villa Liciana (Lizzana) conduceva ad Albaredo in epoca Romana. Ma quasi nulla si fa per conservare questo pezzo di storia che emerge dai millenni. Anzi: il sito è a rischio per il continuo passaggio di biciclette da montagna, i cui appassionati si costruiscono addirittura dei «trampolini» per saltare meglio. La denuncia viene da Ginevra Giorgia Gottardi, giovane studentessa di archeologia e già «sul campo» negli scavi del Museo Civico a Loppio, dove ha partecipato alla campagna di studi sui ritrovamenti all'isola di Sant'Andrea. Ecco la sua lettera. «Sull'origine e sulla presenza romana a Lizzana non vi sono dubbi, soprattutto grazie agli innumerevoli scavi e ritrovamenti casuali che hanno potuto ben documentare la colonizzazione dei romani in questa zona. Anche ad Albaredo la presenza Romana è ben giustificata dagli scavi svolti, ancora alla fine dell'800, dall'archeologo Paolo Orsi, il tutto poi raccolto e trascritto da Adriano Rigotti nel suo libro: "Lagarina Romana". Tuttavia, il mancato riscontro di una chiara viabilità che congiungesse le due località, aveva indotto gli studiosi ad ipotizzare un percorso di penetrazione Romana dalla Valle Lagarina alla Vallarsa lungo la seguente direttrice: Lizzana - Porte - Lombardi - Albaredo. Peraltro, nonostante i grandi lavori di sbancamento effettuati nel corso degli ultimi 150 anni nella zona delle Porte, non è mai stato messo in luce alcun tracciato, anche appena accennato, che potesse dar ragione a questa ipotesi. La salita che da Borgo San Tommaso (Santa Maria) di Rovereto termina alle Porte di Trambileno è decisamente faticosa e non proponibile ad una realtà come quella romana, che era ben attenta alle risorse che avrebbe potuto ricavare a fronte di un così grande impegno costruttivo. Pensare che i Romani si impegnassero nella realizzazione di queste opere senza alcun vantaggio economico e politico risulta inconcepibile. Anche l'altra ipotesi di tracciato, a suo tempo proposta da Ottorino Colombo nel suo piccolo lavoro: "Importanza della Val del Restel nella storia della Vallarsa", individua la possibile direttrice con la sequenza: Albaredo - Val Zibia - Corna Calda - Lizzana; tuttavia neanche questa ha evidenziato alcuna traccia sostenibile. Comunque sia, le tombe romane ad Albaredo (documentate) e quelle dei Lombardi (imprecisate) fanno presumere un'attività abbastanza fiorente in questa zona. Questo fa comprendere la necessità di queste popolazioni sicuramente Romane (la presenza di numerose monete di date diverse lo attesta) di relazionarsi con la valle sottostante per lo scambio commerciale dei prodotti. Considerando che i trasporti di derrate alimentari o altro prodotto venivano effettuati quasi sicuramente usando come mezzi di trasporto animali da tiro come i buoi, è intuibile la necessità assoluta di reperire l'acqua sufficiente per dissetarli. Pensare che con il carico, i Romani portassero anche l'acqua per i loro animali, è improbabile. A questo punto analizzando il territorio con le mappe disponibili, ho individuato il probabile percorso che da Lizzana attraverso il Doss delle Gardene porta ad Albaredo. In questo sono subito evidenti le due località: Maso Zappi e Sorgente del Prà, le quali davano, e danno, tutta l'acqua necessaria per questa salita. Con grande sorpresa, nel seguire questo percorso, ho riscontrato le tracce di un continuo e frequente tracciato, del quale ho raccolto un'adeguata documentazione fotografica. Mi sento in dovere di dare notizia di questa mia scoperta in quanto, ultimamente, questo tracciato è diventato la pista preferita di escursionisti in mountain-bike. Vedere alcune loro piccole costruzioni che hanno lo scopo di aumentare con salti la difficoltà del percorso, mi ha molto preoccupata al fine della conservazione dello stesso. Dò queste informazioni alle autorità competenti perché si prenda posizione e si salvaguardi forse l'unico esempio di viabilità minore Romana nel Basso Trentino».





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