Rassegna stampa Mario Martinelli



Mario Martinelli di Obra con i suoi recenti libri conquista l'attenzione delle valli vicentine confinanti con la Vallarsa. Bepi Magrin, noto alpinista e scrittore di Valdagno, dedica sul Giornale di Vicenza del 25 agosto 2005 (rubrica "Tra le vette") a Mario Martinelli una biografia dal titolo "Mario di Obra tra silenzio e capre". Consultazione della biografia attraverso il sito "montagna vicentina" all'indirizzo:

http://www.montagnavicentina.org/RassegnaStampa.asp

Segue testo pubblicato

Dal "Giornale di Vicenza" del 25 agosto 2005
Biografie
Mario di Obra tra silenzio e capre
Dalla rubrica "Tra le vette"
di Bepi Magrin

" Forse è un tardivo innamoramento, forse è un moto di ribellione, ma c'è anche chi in non più giovanissima età, rinuncia deliberatamente ai comodi della civiltà e sceglie di piantare tutto e di andare a vivere in montagna.
Di questi originali personaggi, capaci di seguire integralmente e senza troppi compromessi i moti dell'anima ce ne sono alcuni in giro per le Dolomiti. Forse il tipo più emblematico e conosciuto dal grande pubblico è il famoso Mauro Corona, eclettico ed originalissimo autore di capolavori artistici (sculture) ed anche letterari. Ma anche qui appena oltre il confine della provincia berica in quella Vallarsa che frequentano più i vicentini che i trentini, ne possiamo incontrare uno.
Mario di Obra, così ormai lo conoscono in valle, al secolo Mario Martinelli, è uno di quelli che appunto hanno piantato tutto e sono andati a vivere in montagna. Dopo gli studi di ragioneria, è andato a Londra vivendo di umili mestieri; poi negli States, ha lavorato in una fabbrica ricalcando il destino dei suoi genitori, impiegati nella manifattura Tabacchi alle porte di Rovereto. Passò per altri lavori come pasticcere, stagionale agli skilift, rappresentante di commercio, finchè un bel giorno dopo tante avventure decise di ritornare alla montagna. Riordinata alla meglio la casa della nonna ad Obra, sulle pendici nord del Carega, Mario ha cercato il verde ed il silenzio.
Messo su un recinto per le capre, oggi si dedica a salire montagne, a scrivere ed a sognare col desiderio di mettere in piedi un suo piccolo caseificio. Intanto Mario di Obra sotto i ghiaioni del Cherle, può rileggere in pace i passi della sua infanzia anche attraverso le semplici letture per ragazzi, da Pinocchio a Taras Bulba a Michele Strogoff e ricavare dai sogni e dai pensieri che ne rifioriscono i suoi nuovi piacevoli libretti già pubblicati nella collana "Le ninfee" dalla editrice Stella di Rovereto (info@litografiastella.it) e che pur essendo usciti nella forma più semplice ed economica, e col corredo di semplici disegni a matita, si scoprono graditi dal pubblico.
"Il verde contrafforte", descrive una piccola escursione al Monte Corno, ma rivela in realtà una frequentazione assidua e attenzione alla storia di pace e di guerra dei luoghi, e soprattutto uno speciale amore per quel monte dai profili ruvidi e tormentati segnati dalla guer ra lontana. Dal "Volo di Arboris e Serafin" possiamo trarre: «Veloci le ombre dei naturali campanili rocciosi venivano ed andavano ed in questi giochi mattutini chi faceva da regia era l'aurora. Chi la faceva da padrona era l'anarchia della natura, che riusciva a portar su a quelle incredibili altezze, una gialla farfallina, nonostante il freddo, quasi a dire che, tutto era immaginabile…». Vi sono poi le storie di un piccolo mondo antico racchiuse sotto il titolo "Finalmente l'inverno" nella cui copertina gli amanti dei nostri monti riconosceranno i ghiaioni delle Giare Larghe e "Il signor Broz", sottotitolo "Un doppio giro di vita" che l'autore così sintetizza: «E gli era sempre stato chiaro, fin da ragazzo, come si sentiva bene nell'entrare in un bosco, tra gli alberi, o rimanere sdraiato in un prato, un filo d'erba in bocca, il contatto tra la schiena e la terra, lo sguardo lassù, nelle profondità del cielo, un cielo dove ci si può specchiare ed a volte di un azzurro irreale che rende il cielo stesso un ideale, la perfezione sublimata a livello etereo che fa maggiormente percepire il pulsare della vita; un cielo di cristallo, sorretto dalle guglie barocche delle Piccole Dolomiti e dalle arrotondate cime delle montagne più anziane». "





Articolo inviato da Mauro Frisanco


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