Giulietto Chiesa
Il mondo sta
scivolando inesorabilmente verso un nuovo conflitto tra due blocchi. Da una
parte gli Stati Uniti, impegnati a difendere i propri standard di vita,
dall´altra un miliardo e più di cinesi, pronti a chiedere la loro parte della
torta, mentre sullo sfondo si agita lo spettro di una crisi ambientale senza
precedenti. È quanto ha spiegato Giulietto Chiesa, per molti anni corrispondente
da Mosca di testate come L´Unità, La Stampa e Canale 5, di fronte alle oltre 300
persone radunate ad ascoltarlo nell´aula magna del Liceo Da Vinci di
Trento. Giulietto Chiesa, qual è il suo parere in merito al comportamento del
centrosinistra sulla questione Iraq? Il centrosinistra nelle sue due
componenti, DS e Margherita, è guidato da un gruppo dirigente fatto di persone
che da una decina d´anni hanno smesso di studiare il mondo, di formare quadri e
che non hanno più un partito. Siccome non conoscono le cose, non possono
prendere decisioni razionali. La loro scelta è tutta tattica: pensano, non
votando contro, di potersi accreditare verso gli Stati Uniti come forza di
governo pronta a sostituire Berlusconi. Non capiscono che bisogna venire via
dall´Iraq, punto e basta. Lei non condivide il sentimento di patriottismo
riemerso in Italia dopo la strage di Nassirya? Le truppe italiane in Iraq
sono delle truppe di occupazione e così vengono percepite dalla popolazione, non
possiamo raccontare la frottola della missione di pace. Dire che venire via
significa lasciare l´Iraq in preda alla violenza è un´ignobile menzogna, tutto
ciò che sta accadendo nel paese è provocato dalla presenza di truppe di
occupazione, guidate dagli Stati Uniti ma di cui noi facciamo parte. E c´è un
buon motivo per spiegare perché noi siamo andati proprio a
Nassirya. Cioè? Sotto ai piedi dei soldati italiani c´è uno dei più grandi
giacimenti petroliferi dell´Iraq, che era stato assegnato da Saddam Hussein
all´Italia e all´Agip e che gli americani ci hanno promesso in cambio della
nostra presenza militare. Il movimento pacifista, però, è stato messo sulla
difensiva dopo la strage di Nassirya, non è riuscito ad esprimere una posizione
chiara. Si è vero. Io l´ho registrato nel giro di pochi giorni: il "mood", il
sentimento degli italiani è stato modificato da una delle più impressionanti
campagne di mistificazione alle quali io abbia mai assistito. Secondo lei si
può parlare di "resistenza irakena" per indicare gli autori degli attacchi alle
forze straniere presenti nel paese? Non saprei definirla diversamente. Noi
abbiamo una Repubblica che è nata dalla nostra resistenza armata contro
l´occupante nazista, l´unica differenza importante con quella irakena è che
nella nostra non ci sono stati kamikaze. Io non lo comprendo perché non saprei
farlo, ma riesco a immaginare agevolmente che una persona possa uccidersi per
salvare la propria stirpe. Noi non possiamo vincere contro questo sterminato
esercito di perdenti, per il quale la vita individuale ha un valore diverso dal
nostro. Il paragone tra le forze militari straniere in Iraq e i nazisti non è
eccessivo? Le truppe italiane non hanno partecipato ad azioni militari;
l´esercito americano invece ha la stessa identica valenza delle forze di
occupazione naziste in Europa e in Italia. Sì, è la mia posizione, perché non
ritengo l´America in questo momento un paese democratico. E´ stato lo stesso Al
Gore, candidato alle scorse presidenziali USA a dire che Bush sta distruggendo
112 anni di democrazia americana.
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