25/02/04




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Per il noto giornalista l´Italia dovrebbe ritirarsi subito. "Quella degli iracheni è resistenza"
"Iraq, occupanti come nazisti"
Giulietto Chiesa si scaglia contro Usa e alleati


Di Mattia Pelli

Giulietto Chiesa

Il mondo sta scivolando inesorabilmente verso un nuovo conflitto tra due blocchi. Da una parte gli Stati Uniti, impegnati a difendere i propri standard di vita, dall´altra un miliardo e più di cinesi, pronti a chiedere la loro parte della torta, mentre sullo sfondo si agita lo spettro di una crisi ambientale senza precedenti. È quanto ha spiegato Giulietto Chiesa, per molti anni corrispondente da Mosca di testate come L´Unità, La Stampa e Canale 5, di fronte alle oltre 300 persone radunate ad ascoltarlo nell´aula magna del Liceo Da Vinci di Trento.
Giulietto Chiesa, qual è il suo parere in merito al comportamento del centrosinistra sulla questione Iraq?
Il centrosinistra nelle sue due componenti, DS e Margherita, è guidato da un gruppo dirigente fatto di persone che da una decina d´anni hanno smesso di studiare il mondo, di formare quadri e che non hanno più un partito. Siccome non conoscono le cose, non possono prendere decisioni razionali. La loro scelta è tutta tattica: pensano, non votando contro, di potersi accreditare verso gli Stati Uniti come forza di governo pronta a sostituire Berlusconi. Non capiscono che bisogna venire via dall´Iraq, punto e basta.
Lei non condivide il sentimento di patriottismo riemerso in Italia dopo la strage di Nassirya?
Le truppe italiane in Iraq sono delle truppe di occupazione e così vengono percepite dalla popolazione, non possiamo raccontare la frottola della missione di pace. Dire che venire via significa lasciare l´Iraq in preda alla violenza è un´ignobile menzogna, tutto ciò che sta accadendo nel paese è provocato dalla presenza di truppe di occupazione, guidate dagli Stati Uniti ma di cui noi facciamo parte. E c´è un buon motivo per spiegare perché noi siamo andati proprio a Nassirya.
Cioè?
Sotto ai piedi dei soldati italiani c´è uno dei più grandi giacimenti petroliferi dell´Iraq, che era stato assegnato da Saddam Hussein all´Italia e all´Agip e che gli americani ci hanno promesso in cambio della nostra presenza militare.
Il movimento pacifista, però, è stato messo sulla difensiva dopo la strage di Nassirya, non è riuscito ad esprimere una posizione chiara.
Si è vero. Io l´ho registrato nel giro di pochi giorni: il "mood", il sentimento degli italiani è stato modificato da una delle più impressionanti campagne di mistificazione alle quali io abbia mai assistito.
Secondo lei si può parlare di "resistenza irakena" per indicare gli autori degli attacchi alle forze straniere presenti nel paese?
Non saprei definirla diversamente. Noi abbiamo una Repubblica che è nata dalla nostra resistenza armata contro l´occupante nazista, l´unica differenza importante con quella irakena è che nella nostra non ci sono stati kamikaze. Io non lo comprendo perché non saprei farlo, ma riesco a immaginare agevolmente che una persona possa uccidersi per salvare la propria stirpe. Noi non possiamo vincere contro questo sterminato esercito di perdenti, per il quale la vita individuale ha un valore diverso dal nostro.
Il paragone tra le forze militari straniere in Iraq e i nazisti non è eccessivo?
Le truppe italiane non hanno partecipato ad azioni militari; l´esercito americano invece ha la stessa identica valenza delle forze di occupazione naziste in Europa e in Italia. Sì, è la mia posizione, perché non ritengo l´America in questo momento un paese democratico. E´ stato lo stesso Al Gore, candidato alle scorse presidenziali USA a dire che Bush sta distruggendo 112 anni di democrazia americana.




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