Ulisse Nalio sta meglio.
L´escursionista rodigino, salvato domenica pomeriggio sui monti di Vallarsa dopo
essere precipitato per sessanta metri nella forra creata dal torrente Leno di
Vallarsa, si è ripreso in fretta ed è già uscito da reparto di rianimazione. Fra
tre o quattro giorni potrà lasciare il Santa Chiara e tornare a casa. Ancora
domenica sera, avvertiti dagli amici di escursione, la moglie e il figlio sono
saliti a Trento per assistere il congiunto.
Una tragedia sfiorata, una
terribile avventura che Ulisse Nalio potrà raccontare grazie alla tempestività
dei soccorsi e ad una buona dose di fortuna che l´ha assistito. Nalio era con un
gruppo di escursionisti del Club Alpino di Trecenta, di cui egli è socio.
Considerato alpinista esperto, ha partecipato ad alcuni corsi specifici
conseguendo il brevetto di accompagnatore alpinistico. Reduce da un´escursione
la settimana scorsa, ne aveva in programma un´altra con lo stesso gruppo a
Cesuna per il 20 febbraio.
Fra i compagni di avventura di domenica anche il
segretario del Cai, Rinaldo Arnese. «Ad un certo punto - racconta ancora scosso
dall´incidente - un componente della comitiva (una sessantina di persone) si è
trovato in difficoltà su un sentiero innevato e Nalio, uno dei responsabili, è
subito intervenuto per tentare di trarre d´impaccio l´escursionista. Purtroppo
in un punto ripido la neve sotto i suoi piedi ha ceduto e in un primo momento il
corpo senza più controllo è scivolato per una trentina di metri, per poi
precipitare in un burrone per la profondità di 50-60 metri».
«Abbiamo subito
allertato con un cellulare il Soccorso Alpino e mentre la gran parte della
comitiva tornava alla base, - continua Arnese - i più esperti si sono
avventurati lungo un torrente per tentare di raggiungere Nalio e portagli i
primi soccorsi. Spinti dal forte desiderio di fare qualcosa, con la forza della
disperazione e il cuore in gola, nel giro di dieci minuti abbiamo raggiunto
Nalio, quasi in contemporanea all´arrivo dell´elicottero e dei soccorritori
calati dal cielo».
«Subito ci siamo resi conto - narra Arnese ancora teso per
l´emozione - che la situazione non era grave, ma anche un piccolo ritardo
sarebbe stato fatale. Nalio rischiava l´assideramento o l´annegamento nel
torrente in cui era caduto. Un paio di costole rotte, considerato il volo
compiuto, sono una bazzecola. Probabilmente il pesante zaino ha attutito
l´impatto col suolo, e gli ha consentito di uscire quasi illeso dalla brutta
avventura». Oltre ad un cero alla Madonna Nalio deve accenderne uno ai
soccorritori per la loro tempestività e professionalità. A Lusia la notizia del
«miracolo» ieri era sulla bocca di tutti per la notorietà del
protagonista.
Titolare di una impresa di consolidamenti e restauri a Lusia,
il sessantenne Nalio, «malgrado un fisico non eccezionale, è sempre stato un
grande appassionato di sport duri, di fatica - come dice il suo amico di tante
battaglie in bicicletta Renato Buratto - e negli ultimi anni l´amore per la
montagna lo aveva travolto, portandolo ad aderire a vari gruppi con la comune
passione».