Il mio pensiero omologo


Caro Fabrizio,
chi ti scrive è un'abitante della Vallarsa che fa parte di quel "pensiero unico" da te tanto temuto.
Il mio giudizio nasce da un'analisi dei fatti ed anche da una marginale partecipazione.
Quindi non penso proprio di aver aderito ad un concetto preconfezionato, ma di aver costruito la mia idea in base ad esperienza personale.
Ho letto volentieri il tuo articolo, poiché ritengo che la pluralità d'opinione sia pur sempre vantaggiosa. Mi spiace solo d'aver riscontrato un forte astio verso la persona di Geremia.
Conosco il nostro sindaco ormai da diversi anni e, per quanto mi riguarda, ha conquistato la mia stima giorno per giorno.
Dovere di un uomo politico è anche prendere decisioni che spesso possono essere impopolari: d'altronde è risaputo che non si può accontentare tutti!
Ripensando a tutta questa situazione, ho riscontrato un'analogia con un testo che lessi un anno fa. Cercherò di illustrartela per spiegarti il mio punto di vista.
Uno dei più famosi pensatori a cavallo dell'800 ebbe l'intuizione di dividere la classe politica in due categorie. La prima fu nominata dei "moralisti politici". Questi rappresentanti del popolo credono che il loro dovere si compia seguendo letteralmente ciò che ordina il codice civile.
La seconda fu detta dei "politici morali", i quali pongono maggiore importanza alla morale ed alla conoscenza dell'uomo per capire cosa può essere fatto per migliorarlo. Vantaggio di questi ultimi è di assoggettare la politica alla morale, poiché la politica è dottrina esecutiva del diritto e la morale è dottrina teorica dello stesso.
Cercando di spiegarmi più semplicemente: la morale è l'intelligenza che insegna al corpo/politica come poter raggiungere più facilmente i suoi scopi.
Per contro, svantaggio dei primi è un'applicazione puramente tecnica del diritto che li porta a seguire il volere della legislazione in quel momento in carica. Non soffermandosi essi a riflettere sulla validità o meno delle singole leggi, ne seguono ciecamente l'ordine. Ciò significa che per loro non esistono principi fondanti, poiché se la seguente legislazione mutasse il codice civile, essi lo riterrebbero egualmente valido.
In questa schematizzazione di duecento anni fa, io ritrovo similmente i protagonisti dell'attuale dibattito. Entrambi operano secondo ciò che ritengono il loro dovere. La divergenza di punti di vista li porta immancabilmente a non capirsi.
E' evidente che i migliori governanti per il popolo siano i "politici morali". Per me Geremia ne è un esempio, poiché dedito alla Comunità e consapevole della responsabilità del suo operato.
Per quanto riguarda la giustizia, ti rammento che una precedente sentenza del Giudice del Lavoro ha considerato lecito il licenziamento.
Già il fatto che due giudici non siano d'accordo sullo stesso caso dovrebbe far riflettere.
Io sono un po' diffidente... Il giurista possiede due simboli tra le mani: la bilancia del diritto e la spada della giustizia che gli serve per allontanare dalla prima le influenze esterne e talvolta per aggiungere su un piatto della bilancia che non vuole scendere il peso della spada.
Un'ultima cosa. Anni fa Geremia mi insegnò un concetto filosofico chiamato "rasoio di Occam" che può essere spiegato in semplici termini: a parità di risultato la soluzione più semplice è sempre la più attendibile.
Quindi l'augurio che rivolgo al nostro illustrissimo segretario è di prendere tutta questa vicenda con la giusta FILOSOFIA!
Grazie per l'attenzione.

Sara Cumer


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