Numero speciale dedicato ai gatti
La Bibbia, gli animali e l'idolatria
Oggi, numerosi cristiani
si chiedono se sia saggio possedere un gatto. Molte persone sole ed alcune
famiglie composte da bambini potrebbero non trovare nulla di male nell’avere un
gatto in casa come compagnia. In realtà la questione se continuare a tenere un
gatto è un problema di coscienza che ognuno di noi dovrebbe risolvere
personalmente, considerando attentamente i vantaggi e gli svantaggi di tale
scelta. Se desideriamo, comunque, ottenere una positiva approvazione sul
nostro operato da parte della nostra organizzazione, dovremmo stare
molto attenti riguardo agli animali domestici. Di fatto, la caduta della prima
donna incluse un’errata attitudine verso alcune creature. Ella si fece
imprudentemente sviare da parole che sembravano venire dalla bocca di un
serpente, creatura positivamente “silenziosa”, istintivamente “cauta”,
ma in ogni caso sempre profondamente “animale” (Genesi 3,1-6).
Creatura
positivamente silenziosa, istintivamente cauta ma ....sempre profondamente
animale
La Bibbia ci avverte che
le cattive compagnie possono essere pericolose e corrompere i buoni costumi (1
Corinti 15,33). Di fatto, non esistono attendibili prove che né Noé, né Abramo,
né Isacco, né Giacobbe, né i Profeti né gli Apostoli abbiano mai posseduto un
gatto. In nessuna parte della Bibbia viene, poi, fatta menzione di gatti o di
felini in luce favorevole. Non erano forse leoni quelli che il giovane Davide
afferrava per la barba quando attaccavano il suo gregge (1 Samuele 17,
34-36)? [1]
Non rischiò forse il profeta Daniele di essere sbranato dai leoni
(Daniele 6)? Non furono i leoni a sbranare i cristiani del I secolo? Non fu
forse l'amore sviscerato verso i gatti a spingere la piccola Désirée nella
trappola dei suoi carnefici? ....Del malvagio il salmista dice “Sta in
agguato nel suo nascondiglio come un leone nella sua tana; sta in agguato per
sorprendere il misero; egli sorprende lo sventurato trascinandolo nella sua
rete” (Salmo 10,9 Nuova Riveduta), mentre di chi opera positivamente è
scritto “Tu camminerai sul leone e sulla vipera, schiaccerai il leoncello e
il serpente” (Salmo 91,13). È quindi utile quindi analizzare attentamente a
quale tipo di compagnia corrisponda realmente il gatto.
Il termine latino felis
cattus ci ricorda prima di tutto la natura indipendente e ribelle di questo
animale, che rispetto al cane è molto meno domestico e decisamente molto più
inaffidabile.
Nell'antico Egitto
i gatti erano oggetto di venerazione, soprattutto in virtù della loro capacità
di contenere le popolazioni di roditori dannose all'agricoltura. La divinità
egizia Bast, o Bastet, dipinta con il corpo di una donna e la
testa di un gatto, era dispensatrice di amore e fecondità in tutto il paese
produttivo. Inoltre i gatti erano utilizzati come animali da caccia:
tenendo il gatto al guinzaglio, il padrone lanciava un boomerang contro gli
uccelli; poi lasciava libero il gatto, che recuperava il volatile abbattuto.
Poiché erano economicamente utili e si pensava assicurassero fecondità alla
famiglia, i gatti erano oggetto di una tale venerazione, che a volte venivano
mummificati e sepolti con i loro padroni o in appositi cimiteri. Nonostante le
leggi egizie proibissero l'esportazione dei gatti, ritenuti animali sacri, i
navigatori fenici li contrabbandarono fuori del paese, facendone oggetto di
commercio insieme ad altre merci preziose. Nell'antichità il gatto era presente
in tutta l'area mediterranea e i romani furono i primi a portarli nelle isole
britanniche.
Durante il Medioevo,
tuttavia, i gatti furono generalmente temuti e odiati, soprattutto a causa
delle loro abitudini notturne, per le quali si credeva che fossero alleati del
demonio. Nel corso dei secoli questa associazione con l'occulto e la
stregoneria è stata all'origine di molti atti di crudeltà nei confronti dei
gatti.
Divinità egizie
Anche
se oggi i gatti non sono più adorati, esiste certamente il rischio di dedicare
troppe attenzioni a questi animali, scivolando verso qualche forma di disordine
affettivo o di idolatria. Dei gatti la Bibbia parla forse solo una
volta, quando descrive la rovina di Edom. Il profeta Isaia dice: “Nei suoi
palazzi saliranno le spine, ortiche e cardi sulle sue fortezze; diventerà una
tana di sciacalli, un recinto per gli struzzi. Gatti selvatici si incontreranno
con iene, i satiri si chiameranno l’un l’altro; vi faranno sosta anche le
civette e vi troveranno tranquilla dimora”. (Isaia 34, 13-14 Bibbia CEI)[2]
Il Medioevo, il gatto e le streghe
Nel Medioevo, durante terribili
processi per stregoneria, moltissimi gatti furono torturati, picchiati,
crocefissi, impalati e bruciati sul rogo, insieme a donne, malati mentali,
ebrei ed eretici. Anche in un passato non troppo remoto, ed in diverse
occasioni, il gatto è stato associato al maligno come nei Sabba delle streghe
di Salem [3],
dove esso era quasi sempre considerato un potente emissario di Satana il
Diavolo.
C’è
stato un periodo buio di ignoranza e malafede in cui i gatti erano considerati
un terribile nemico da abbattere, un pericolo per le persone talmente
spaventoso da dover essere distrutto con ogni mezzo. La gente, accecata dalla
superstizione, dagli insegnamenti sbagliati di chi la governava e dal terrore
per l’ignoto, sfogava il malcontento e le paure più nascoste contro poveri
animali indifesi. Per alcuni secoli calarono sull'Europa "tenebre come
capanne" (2 Samuele 22,12) a causa dell'ignoranza e della
superstizione. Dall' VIII al XII secolo, il gatto è stato sicuramente l'animale
più chiacchierato e perseguitato; veniva annegato, bruciato, inchiodato vivo
sui portali dei castelli e delle case. La notte di San Giovanni (24 giugno)
moltissimi gatti, chiusi in ceste di paglia, erano arsi vivi nelle pubbliche
piazze di ogni città.
Tutto ciò accadeva nella
cristianissima Europa. San Francesco, uno dei più grandi santi della chiesa,
rivalutò il creato e gli animali, amò lupi, gatti e bestie selvatiche, ma
rimase purtroppo un caso isolato. Intorno all'anno mille i crociati portarono
in Europa il gatto certosino, quieto gattone dall'affascinante manto
blu, affidandolo ai monaci che lo allevarono con amore nei loro monasteri per
preservare le preziose miniature ed i manoscritti dai topi. Sembra infatti che
alcuni cavalieri cristiani, al ritorno dalle loro spedizioni di guerra in terra
santa, abbiano donato una coppia di gatti dal singolare mantello blu, ai monaci
del monastero di Chartreuse, fondato nel 1084 da San Bruno vicino
a Parigi, soprattutto per sdebitarsi dell’accoglienza trovata al loro ritorno.
Per lunghi secoli il
micio visse tranquillo nei conventi ma subì, fuori dalle chiese, barbarie e
sevizie terribili: il gatto certosino, oltre essere apprezzato per la sua
pelliccia, che lavorata poteva essere simile a quella della lontra, veniva
usato nella gastronomia umana per le sue carni, considerate particolarmente
gustose. Ne troviamo conferma dal naturalista svedese Linneo che, nel 1760 nel
suo trattato Systema Naturae, ricorda come: “…In Francia si
incontrano ancora quotidianamente persone che si cibano di gatti ben nutriti e
grassi, chiamati Chartreux. I francesi li cucinano arrosto oppure stufati…”.
Forse non tutti sanno,
infatti, che la carne di gatto, accuratamente cucinata da cuochi
particolarmente abili o disonesti, può essere tuttora facilmente scambiata con
la carne di coniglio. È tuttavia possibile distinguere i due animali esaminando
un osso del bacino, che nel gatto presenta un buco rotondo, mentre nel coniglio
evidenzia un buco ovale.
A volte sembra una leggenda metropolitana, altre volte se ne parla dando
la colpa agli stranieri o si favoleggia di pranzi a base di gatto in
ristoranti orientali che si trovano anche qui in Italia. Nella realtà di
tutti i giorni invece gli italiani uccidono per scopo alimentare
6.000-7.000 gatti che vengono cucinati prevalentemente in umido con la
polenta o arrosto. E' quanto denunciato dall'associazione animalista Aidaa,
che spiega che si tratta di una vera e propria abitudine culinaria che,
"seppure vietata per legge, e punita addirittura con la reclusione
(uccidere un gatto è reato penale che rientra nell'articolo 544 del
codice penale che riguarda il maltrattamento e l'uccisione di animali) è
ancora molto radicata in alcune zone specifiche dell'Italia del
Centro-Nord e in particolare in Veneto con epicentro nelle province di
Vicenza e Verona, ma anche nelle province che stanno ad est della
Lombardia come Bergamo, Brescia e Mantova e anche in alcune zone del
Piemonte e dell'Emilia Romagna". Sempre secondo i dati analizzati
dall'Aidaa, i circa 6.000-7.000 gatti allevati, cacciati o semplicemente
uccisi a scopo alimentare rappresenterebbero circa il 10% di tutti i
gatti scomparsi ed abbandonati nel corso dell'anno. E' un dato che non
si discosta molto da quello degli anni precedenti. Non mancano poi
segnalazioni esotiche come quelle provenienti dalla zona del litorale
romano dove è stata notata a più riprese la scomparsa dei gatti dalle
colonie, così come avviene (anche se in misura ridotta rispetto agli
anni scorsi) che si segnalino cacciatori in cerca di gatti da
impallinare nelle zone classiche della cucina dei 'magna-gatti'. "Ci
sono infine, specifica l'Aidaa, segnalazioni che hanno dell'incredibile
ma che sono state poi appurate, come quella di una signora residente in
provincia di Milano che in diversi anni ha allevato a scopo di
alimentazione oltre 600 gatti dandoli da mangiare ai suoi amici in
succulenti pranzetti che diceva essere .....a base di coniglio".
Nel Settecento il
gatto certosino veniva, comunque, ancora ufficialmente allevato a scopo
alimentare. C’era infatti chi mangiava la sua carne, come fosse stato un
coniglio o un maialino. Ma era
soprattutto la sua folta pelliccia ad essere molto ricercata. Fu proprio
nell’ambiente dei pellicciai che al “Gatto grigio francese”, come si
chiamava allora, venne dato il nome di Certosino. Sui banchi dei commercianti
di tessuti, le merci migliori e più pregiate erano la pelle dei Gatti grigi
ed una lana che veniva dalla Spagna e si chiamava “lana di Certosino”.
Entrambe erano straordinariamente morbide e così, poco a poco, si finì per
identificarle. Da quel momento il termine “Chartreux”, Certosino
appunto, venne esteso anche ai gatti.
Sopra una
strada di velluto: gatti grigi francesi sorpresi in un momento di meditazione
Oggi il gatto certosino è senza ombra di dubbio uno dei gatti più belli che esistano. Ha il pelo soffice e morbido che al tatto sembra quasi seta, ed è di uno splendido color grigio cenere. Le zampe sono corte e paffute, i piedi rotondi, con le dita piccole, come quelli delle bambole. La coda è folta, spessa alla base per poi assottigliarsi in punta, gli occhi accesi sono di color rame. L’espressione del muso poi, è irresistibile. Sembra sempre che il gatto stia sorridendo, che stia salutando nella maniera più allegra le persone che gli stanno attorno. E con un carattere pacifico, tollerante e affettuoso, è sempre alla ricerca di carezze, del contatto fisico con il padrone. Insomma, ha tutte le caratteristiche per essere un vero pelouche da stringere e coccolare.
In Europa, dal 1000 al 1700, milioni di gatti sono stati
massacrati perché ritenuti creature demoniache. Dal momento che per secoli
questi animali erano stati oggetto di culto da parte dei pagani, i cristiani
pensarono bene di farne il simbolo dei nemici della fede. I gatti divennero
così l’incarnazione del diavolo. Nacquero in quel periodo una gran quantità di
leggende e storie fantasiose che dipingevano il gatto, specie se di pelo nero,
come un famelico mostro divoratore di anime. Milioni furono i gatti bruciati
vivi, scorticati, bastonati, crocefissi oppure gettati dai campanili delle
chiese durante le feste consacrate. Tra le folli convinzioni di quell’epoca vi
era quella che sosteneva che seppellendo un gatto vivo sotto la soglia di casa
si assicurava la solidità dei muri. E un’altra diceva che uccidere un gatto
dopo la mietitura era il sistema migliore per assicurarsi un ottimo raccolto
l’anno dopo. Per preservare il bestiame dalle malattie si doveva poi bruciare
vivo un gatto e fare passare le pecore attraverso il fumo. Inoltre, la cenere
dei gatti arsi sulle piazze veniva conservata nelle case come portafortuna.
Gatti vivi sono stati murati anche sotto la Torre di Londra e sotto la Christ
Church, proprio per obbedire alle superstizioni.
Nel 1344 avvenne un
fatto orribile. Nella cittadina francese di Metz molte persone furono
colpite dalla corea, malattia del sistema nervoso nota anche come "Ballo
di San Vito". La colpa del male fu ovviamente data ai gatti e così
tutti quelli che si riuscì a trovare in paese vennero bruciati sulla pubblica
piazza. Da quel momento si instaurò una macabra tradizione che durò fino al
1777. Ogni anno, per proteggere la cittadinanza dalle malattie, tredici gatti
erano rinchiusi in una gabbia di ferro e poi bruciati. La pazzia non era però
ancora finita. Durante la caccia alle streghe, anche solo dar del cibo ad un
gatto era sufficiente perché una donna venisse accusata di pratiche diaboliche.
In alcuni paesi si pensava anche che se non veniva subito praticata
un’incisione a forma di croce sulla pelle dei gattini appena nati, questi
all’età di sette anni si sarebbero trasformati in streghe. E si diceva pure che
le donne anziane di notte prendessero la forma di gatti neri per andare a
succhiare il sangue al bestiame nelle stalle.
I gatti, così come le
streghe, erano condannati a soffrire in modo atroce e venivano perciò
giustiziati nei modi più crudeli. In Belgio, i gatti venivano invece gettati
dalle torri: nella cittadina di Ypres era un festa annuale quella di
lanciare gatti vivi dalla torre di Korte-Meers. L’usanza venne più volte
soppressa e poi instaurata nuovamente, nel corso dei secoli. Oggi è ancora viva
e vegeta, con la sola differenza, fortunatamente, che i gatti ora sono di
stoffa.
Con un simile massacro,
è un vero miracolo che i gatti in Europa siano sopravvissuti. In effetti,
andarono molto vicino all’estinzione. Ma si salvarono grazie alla loro
intelligenza, alla capacità di riprodursi in fretta e all’aiuto dei contadini.
Le assurde credenze religiose, infatti, erano diffuse soprattutto nelle città,
ma in campagna, dove le persone lavoravano sul serio e toccavano con mano la
fatica del raccolto, molti gatti continuavano ad essere rispettati perché
proteggevano i granai contro le insidie dei topi. Fu soprattutto dopo la fine
della pestilenza del XVII secolo che, esauritesi le assurde cacce alle streghe
e agli untori, si riscoprì il valore del gatto, nemico giurato dei topi,
diretti responsabili della diffusione del contagio.
La cattiva fama del gatto: paure, pregiudizi, ferocia e
malattie
In diverse parti del
mondo vige tuttora la superstizione che se un gatto nero attraversa la strada
porterà sfortuna o sventura. Alcuni comportamenti dei gatti venivano, in
passato, osservati dalle popolazioni, poichè si credeva che potessero segnalare
le variazione metereologiche. Ad esempio, se il gatto faceva le capriole, ci
sarebbe stato molto vento. Se si strofinava spesso le orecchie, avrebbe
piovuto. Se all'inizio di una nuova situazione si incontrava un gatto,era un
segno di disgrazie, liti e cambiamenti di tempo. La comparsa di un gatto
annunciava una visita e permetteva di prevedere il tempo, ma portava anche
fortuna o disgrazia, a seconda delle varie tradizioni. Per le visite esistono
superstizioni ben precise: se il gatto si pulisce la parte anteriore del corpo
verrà un uomo, se invece quella posteriore sarà una vecchietta, se si lecca la
coda il vistatore sarà una persona sgradita e antipatica. Se invece si lecca
tutto il corpo e si gratta dietro l'orecchio, passando poi una zampa sul naso,
ci si aspetta una persona gradita o che non si vedeva da tanto tempo. I
miagolii dei gatti, specie quelli che si possono sentire venerdì notte, possono
essere un preannuncio di una lite. Una volta, per far abituare alla casa un
gatto ricevuto o comprato, gli si tagliavano alcuni peli e li si mettevano
sotto una gamba di un tavolo, oppure si usava uno straccio come filtro per il
caffè. La medicina popolare utilizzava poi orina, pelle, cenere e sterco di
gatto come rimedi per molte malattie, si credeva inoltre che alcune parti del
suo corpo rendessero invulnerabili o addirittura invisibili. Sebbene sia
tutt'ora viva la superstizione che, se un gatto nero ci attraversa la strada
(sia in auto, sia a piedi) ci sarà sfortuna, l'incontro di un gatto nero, in certi
casi, potrebbe preannunciare anche fortuna. Vederne uno come prima cosa di
mattina o a Capodanno poteva essere un buon auspicio, ma si credeva anche che
il grasso riscaldato di un gatto nero guarisse i dolori delle articolazioni. In
Inghilterra, chi possedeva un micio nero, era ritenuto un uomo molto fortunato.
Se invece un gattino nero randagio attraversava la strada, ci si doveva
aspettare grandi sventure. Di notte non si doveva mai picchiare un gatto con la
mano destra, altrimenti il braccio si sarebbe paralizzato. Per guarire chi
aveva la febbre, bisognava ingerire tre gocce di sangue tolte dall'orecchio di
un gatto nero, o tormentarne uno finchè non moriva. Ancora al giorno d'oggi,
sopravvive l'usanza di sacrificare un gatto prima di un matrimonio, soprattutto
in Polonia e Transilvania.
La credenza nel gatto
mammone pare poi comune a quasi tutte le regioni d'Italia. Si legge in
antichi libri che il sonno tribolato dalla fantasia deve essere attribuito al gatto
mammone, un folletto che si accovaccia sul petto delle persone addormentate
provocando loro orribili incubi. Il vocabolo "mammone" del resto ha
origini antichissime ed è da riferirsi al "mammona" ebraico che
significa "demone della ricchezza".
In Giappone esiste
invece la leggenda di un gatto vampiro: essa narra la storia di un
principe e della sua favorita che venne aggredita da un gatto vampiro. I due si
erano lasciati per coricarsi, durante la notte la favorita si svegliò a
mezzanotte, a seguito di un incubo e scoprì al suo fianco un gatto nero. Ella
ne fu terrorizzata ma nonostante avesse tentato non riuscì a gridare perchè il
felino la strangolò con forza di demone. Il vampiro seppellì quindi nel
giardino il corpo della favorita e ne prese le sembianze. Nessuno a corte,
neppure il principe profondamente innamorato, si accorse del cambiamento. Però
da quel momento il principe iniziò a soffrire di una strana malattia, deperiva
inspiegabilmente. Il volto sempre più pallido e smorto, sempre meno vitale, la
mente sempre meno lucida e presente, spesso era colto da sonno lenza e
stanchezza permanente. Medici ed erboristi cercarono in tutti i modi
medicamenti e tonici da somministrargli ma, pareva che nulla facesse effetto,
anzi pareva aggravarsi sempre di più. La sua consorte diede ordine che egli non
venisse mai più lasciato solo, i servitori dovevano vegliare sempre su di lui
anche, e soprattutto, la notte quando egli lanciava alte grida strazianti.
Purtroppo nessuno pareva riuscire a restare sveglio, tutti dai servitori alle
guardie cadevano addormentati e non riuscivano a trascorrere l'intera notte a
vegliare il principe. Qualcuno dei medici avanzò l'unica ovvia spiegazione: il
principe perdeva sangue ogni notte, ma la cosa era impossibile: non vi erano
ferite, era forse uno spirito maligno a privare il principe della sua linfa
vitale? Il primo consigliere si recò quindi al tempio per avere il parere del
primo sacerdote, il religioso ascoltò con attenzione il consigliere e gli
promise che avrebbe studiato il problema. Egli aveva conosciuto un giovane
soldato molto zelante e lo propose al consigliere come guardia del principe. Il
giovane preso molto seriamente il proprio compito si accinse a montare di
guardia al principe per la notte, sentendo il sonno ghermirlo, si ferì un
ginocchio con il pugnale in modo che il dolore lo tenesse sveglio. Fu così che
la giovane guardia vide, proprio a mezzanotte, una donna di favolosa bellezza
entrare nella stanza del principe. La guardia, unica sveglia nella stanza,
restò in silenzio ad osservare il comportamento della favorita di cui non
conosceva l'identità. La donna sembrava desiderosa di avvicinarsi al principe,
ma la presenza della guardia pareva dissuaderla. Dopo avergli domandato come
facesse ad essere sveglio lo lodò per il suo altruismo e si allontanò. La
mattina successiva tutti a corte lodarono la giovane guardia, e per le notti
successive egli montò di guardia senza mai addormentarsi per alcune notti la
favorita, ora ne conosceva l'identità, visitò ancora il principe ma senza mai
avvicinarglisi troppo ma poi desistette. Giorno dopo giorno la salute del
principe migliorava. Per nulla convinto dell'estraneità della favorita alla
malattia del principe la giovane guardia l'affrontò con la spada e le recise il
capo. Invece del cadavere della bellissima donna però trovò ai propri piedi il
cadavere del gatto nero in una enorme pozza di sangue, tutto quello del
principe di cui si era nutrito!
Anche nel cuore dell’arido deserto esiste un gatto fantastico, almeno quanto il gatto certosino: il gatto delle sabbie
che esce dalla tana e resta immobile. Si guarda intorno e tende gli
orecchi. Poi, quatto quatto, inizia la sua silenziosa incursione nel
buio della notte.
Tutt’a un tratto si avventa su una preda ignara: è un gerbillo, un
piccolo roditore. La perlustrazione riprende, e si protrae per tutta la
notte, intervallata da balzi improvvisi con cui il felino piomba sulle
malcapitate prede. Se ne cattura più del necessario, seppellisce “gli
avanzi” nella sabbia. Alle prime luci del mattino il gatto delle sabbie
torna nella tana, e raramente lo si vede in giro durante il giorno.
Consideriamo alcune caratteristiche di questa creatura così difficile da
avvistare:
Il gatto delle sabbie ha un udito molto sensibile, grazie al quale
riesce a individuare una preda anche se nascosta sottoterra
Per trovare una compagna, il maschio emette un forte richiamo simile
a un latrato che, grazie al finissimo udito di questi animali, può
essere percepito a grande distanza
I cuscinetti del piede sono ricoperti da uno strato di pelliccia, il
quale impedisce che le zampe sprofondino o si scottino nella sabbia
arroventata
La superficie interna degli orecchi è ricoperta da uno spesso
strato di pelo bianco, una protezione contro la sabbia sollevata dal
vento
Il gatto delle sabbie è difficile da scovare perché le tracce che
lascia, grazie allo spesso strato di pelliccia che ricopre i suoi piedi,
sono praticamente invisibili
Il gatto delle sabbie è in grado di sopravvivere ricavando i liquidi
necessari dalle prede di cui si nutre
In certi periodi la sabbia del deserto del Karakum può raggiungere
gli 80 gradi centigradi. In altri momenti invece la sua temperatura può
scendere fino a -25 gradi
Purtroppo, ancora
oggi, non mancano persone (magari anche religiose e pie) che,
davanti ad un
gatto, si sentono legalmente autorizzate a dispensargli insulti, scherzi
e
minacce. Totalmente inspiegabile è anche l'atteggiamento di non poche
donne
che, sicuramente convinte di essere particolarmente acute e sottili, di
fronte
ad un tranquillo gatto gravemente intristito dalle disgrazie della vita,
invece di
proporgli qualche parola di umana consolazione (Isaia 51,12; Romani
15,4; 2 Corinzi 1,4; 1 Tessalonicesi 4,18; 1 Tessalonicesi 5,11; 2
Tessalonicesi 2,16-17; Ebrei 6,18), si mettono a gridare cose
difficilmente comprensibili per
l'ingenuo felino. Valeria, un matura cristiana di 56 anni, racconta di
aver osservato alcune donne, in apparenza sane di corpo e di mente, mentre
imprecavano contro gatti pacifici ed attoniti, apostrofandoli con frasi
violente e sconnesse. Una di queste, un giorno, dopo aver più volte tentato
inutilmente di adescare alcuni gatti sornioni, si rivolse inopinatamente ad un
placido micio proclamatore, vomitandogli contro discorsi incomprensibili del
tipo: “Non voglio parlare con te di queste cose…hai capito….non ne voglio
parlare …” o “Una saccata di botte….una bella saccata di botte oppure “Devi
prendere il mio nome e cancellarlo
hai capito???…cancellarlo per sempre !!! ” oppure: “Mio marito è
geloso…conoscerai mio marito….eccome se lo conoscerai…” o anche. “Mi hai
svegliato alle sette di mattina per dirmi delle stronzate…hai capito….delle
stronzate…” o pure “Non ho tempo, devo uscire, sto uscendo, ….ho preso i miei
impegni….devi tornare più tardi, ….io lavoro….io…”. Cosa potesse capire il
povero felino di questioni personali e riservate, di saccate di botte, di
sanguinari incontri con mariti gelosi, di nomi da cancellare per sempre (chissà
poi da quale registro….), di levatacce mattutine e di pesanti impegni
lavorativi….. è sicuramente un gran bel mistero….
Ma per quali motivi il
gatto si è guadagnato una così cattiva fama?
Le persone superstiziose credono che i gatti neri portino sfortuna
Probabilmente ciò è
dovuto alla sua indole riservata, al suo spirito libero ed al suo comportamento
spregiudicato. Lo scrittore Cervantes disse: “Chi gioca coi gatti può
aspettarsi d’essere graffiato”. Questa frase la dice lunga sulla sua natura
imprevedibile. Il gatto è un formidabile predatore e per la sua indole violenta
lo si potrebbe paragonare al potente cacciatore Nimrod (Genesi 10,8-9).
). Di fatto, coloro che praticano la caccia sono facilmente paragonabili al
famoso Nimrod, cacciatore in opposizione a Geova, di cui leggiamo: “E Cus
generò Nimrod. Egli fu il primo a divenire potente sulla terra. Si mostrò
potente cacciatore in opposizione a Geova. Perciò c’è un detto: “Proprio come
Nimrod potente cacciatore in opposizione a Geova”. (Genesi 10,8).
Alcuni ricercatori
americani hanno calcolano che solo nel Wisconsin (USA) i gatti domestici
riescano ad uccidere più di 19 milioni d’uccelli l’anno. Un altro autorevole
studio condotto in Gran Bretagna indica che 5 milioni di gatti domestici
inglesi sono responsabili, ogni anno, della morte di circa 20 milioni di
volatili. I primi coloni che arrivarono in Australia e in Nuova Zelanda vi
importarono conigli e gatti domestici, molti dei quali diventarono selvatici.
Secondo la rivista Scientific American, i gatti inselvatichiti ora
predano 64 specie di mammiferi originari dell’Australia. Assieme alle volpi
rosse importate dall’Europa, attaccano gli esemplari superstiti di specie in
pericolo di estinzione. Si afferma che nella piccola isola di Yaku Shima,
nel Giappone meridionale, vi siano due gatti randagi per ogni abitante. Non
appena l’odore del pesce che cuoce si diffonde nell’aria decine di felini
invadono la casa, nella speranza di procurarsi da mangiare. Ciò nondimeno, a
causa della superstizione, non si fa nulla per ridurre la popolazione dei gatti
randagi. Gli isolani dicono: "Se uccidete un gatto, il suo spirito vi
perseguiterà per sempre".
Gatto
selvatico su un palo in un momento di ieraticità Gatto selvatico sorpreso in un atteggiamento furtivo e
circospetto
Ma i gatti possono
portare all’uomo guai molto seri: un recente studio effettuato in Francia da un
gruppo di veterinari dell’Istituto di immunologia animale comparata di Nouvelle-Alifort
ha dimostrato come funghi e parassiti veicolati dagli 8,4 milioni di gatti
siano responsabili di innumerevoli malattie di cui soffrono i padroni degli
animali. Fra queste ci sono la tigna, l’ascaridiosi, la leishmaniosi
e la toxoplasmosi. Quest’ultima può peraltro provocare aborti spontanei
e malformazioni del feto. Secondo il New American Medical Report,
i gatti domestici contagiano di toxoplasmosi circa 3.300 gestanti
all’anno, con un tasso di morte fetale prossimo al 15 per cento. Eminenti
entomologi affermano poi che le comuni pulci dei gatti possono infettare l’uomo
e, in alcuni casi, addirittura uccidere. Dati emersi da recenti ricerche fanno
pensare che la loro capacità di portare e trasmettere malattie sia stata molto
sottovalutata, rileva il Times di Londra. Inoltre l’allergene più
diffuso tra gli animali, la forfora del gatto, può provocare
drammatici attacchi d’asma in soggetti a rischio.
I Gatti: la scelta della pulizia
Per
precisione e meticolosità, molti felini potrebbero sicuramente fare concorrenza
alle più moderne imprese di pulizie. A Parigi, qualche anno fa, furono messe in
circolazione circa 70 motorette, dette caninette, per aspirare dai
marciapiedi gli escrementi dei cani. È stato calcolato che i circa 250.000 cani
di Parigi producono circa 25 tonnellate di escrementi al giorno, e le caninette
ne riescono a raccogliere meno della metà. A quanto pare ogni anno sono poi
centinaia le persone che vengono ricoverate in ospedale per essersi fatte male
scivolando su un escremento di cane. Il gatto, invece, per nascondere le
proprie feci, fin dalla più tenera età, scava pazientemente buche profonde che
meticolosamente ricopre, dopo aver più volte controllato la completa assenza di
odori. L’amore del gatto per la pulizia è sicuramente positivo e riflette anche
un istinto molto importante per la salute del pelo.
La
toeletta quotidiana lo mantiene infatti soffice e lucido, eliminando i detriti,
la polvere e gli eventuali parassiti. Niente sfugge alle attenzioni del gatto
che, quando incontra dello sporco particolarmente resistente, non esita ad
adoperare i denti per rimuoverlo. Contorcendosi per pulirsi, il micio fa anche
ginnastica mantenendo in esercizio i muscoli, stimolando la circolazione
sanguigna sottocutanea e favorendo la crescita dei peli.
Gatto
domestico sorpreso durante la pulizia quotidiana
Il gatto, comunque,
nonostante le apparenze, è un animale fondamentalmente impuro: si lecca in zone
poco igieniche, orina ripetutamente per terra e sugli oggetti per segnare il
territorio, mangia animali non dissanguati e conduce una vita sessuale
piuttosto sregolata. Inoltre è ghiottone e pigro, ama dormire ed oziare di
giorno, vagando di notte in contemplazione o alla ricerca di cibo
Gatto: curiosità, individualismo ed uso
di erbe
Un noto proverbio
popolare ci ricorda come “spesso la curiosità finisca per uccidere il gatto”,
mentre altri altrettanto popolari proverbi (come “il gatto ha sette vite”
oppure “è una gatta da pelare”)
sottolineano come l’uccisione e l’occultamento del cadavere di un gatto
risultino piuttosto laboriose.
Il gatto possiede un
udito eccezionale (l'orecchio del gatto è mosso da ben quarantasette piccoli
muscoli) ma è anche curioso ed ama immischiarsi in cose che non sono di sua
competenza, non avendo, a tal riguardo, neppure la scusante di soffrire come
cristiano (1 Pietro 4,15-16). Non mancano poi preoccupanti somiglianze tra i
gatti ed i tossicodipendenti. L'erba gatta o gattaia (Nepenta, Nepeta
o Nepela Cataria) della famiglia delle Labiate, contiene infatti una
sostanza chiamata nepetalattone che attrae tutti i felini. Di solito il
gatto annusa la pianta, oppure ne lecca o ne mastica le foglie, dopodiché
alcuni gatti fissano lo sguardo nel vuoto o scrollano il capo; altri si
strofinano contro la pianta o si sdraiano sopra o si rotolano per terra. Questo
comportamento può durare dai cinque minuti al quarto d'ora, poi però, non può
più ripresentarsi per almeno un'ora. Il nepetalattone ha una struttura
simile a quella della marijuana e ad altri allucinogeni, quindi può
darsi che le sensazioni provate dal gatto siano simili a quelle provate
dall'uomo con queste droghe. Molti gatti, mangiata l'erba gatta, cominciano a
correre, saltare e giocare, in preda ad una irrefrenabile euforia. Sembra anche
che abbiano delle visioni: cercano di afferrare delle farfalle immaginarie o di
giocare con gatti inesistenti. Curioso è il rituale con cui il gatto si ciba
della cosiddetta “erba gatta”: prima l’annusa, poi le mordicchia le foglie ed
infine vi strofina contro il proprio corpo. Il tutto deve avvenire in perfetta
solitudine.
Così, se ci sono altri
gatti nei dintorni, si può assistere ad una ordinata coda di mici ognuno in
attesa del proprio turno. Altre piante hanno comunque effetti simili, come la Valeriana
(Valeriana officinalis) ed il Maro (Teucrum marum). Questi
comportamenti vengono indotti da sostanze chimiche presenti nelle erbe e che
agiscono sul sistema nervoso dei gatti. Esistono comunque moltissime altre erbe
che il gatto conosce e mangia con gusto: alcune erbe hanno infatti effetti
emetici: la grande quantità di pelo che il gatto ingoia durante la pulizia
quotidiana non sempre viene digerita, provocando al micio antipatici dolori di
stomaco. Alcune erbe attentamente selezionate, annusate e mordicchiate favoriscono
il vomito, liberando lo stomaco del gatto da residui alimentari, pelo e
sporcizia.
Erba gatta (Nepeta o Nepenta cataria)
Gatto domestico sorpreso di fronte ad un odore riposante
Gatto: superstizione e riti propiziatori
Secondo l’Atlantic
Monthly, autorevole rivista culturale statunitense, in molti paesi del Sud
Italia alcune donne incrocerebbero le dita alla vista di un gatto nero per
scongiurare il malocchio, mentre in limitate località del Nord Italia e del
Nord Africa esisterebbero donne profondamente convinte della ineluttabile
necessità di alzare rapidamente il pollice o il medio (o, ancor meglio, qualche palo o strumento di lavoro), alla vista
di un gatto.
Filatrice
lombarda sorpresa durante un rito propiziatorio. Gatto mediterraneo infastidito da liturgie propiziative
Sulle ragioni di tali
atti non è finora emerso un consenso unanime: secondo alcuni si tratterebbe di
oscuri riti propiziatori miranti ad allontanare alcune influenze negative
esercitate dal micio, mentre secondo altri le influenze negative emanate dal
felino verrebbero esorcizzate invitando subdolamente il gatto a compiere
volgari atti impuri contro natura Totalmente priva di fondamento è comunque
l'accusa di omosessualità spesso rivolta ai gatti. I gatti (domestici e
selvatici) rispettano infatti tempi e cicli riproduttivi naturali,
accoppiandosi ripetutamente e gioiosamente nei periodi fecondi della femmina
(febbraio e aprile), salvo poi astenersi dal sesso durante tutto il resto
dell'anno. Le furiose lotte tra maschi assicurano poi ai gatti più robusti e
più scaltri la precedenza nella riproduzione della specie.
Il gatto domestico: animale sessualmente vivace ...ma non pervertito
Considerato, comunque,
l’effetto imprevedibile che potrebbero avere contatti prolungati con questi ed
altri tipi di felini, Ginetta, una matura proclamatrice di 47 anni, ha
recentemente affermato: “Sono veramente molto lieta di essermi liberata dal
peso di tenere un gatto, sono visibilmente ingrassata ed ora ho molto più tempo
libero da dedicare al lavoro ed alle attività teocratiche; inoltre non vengo
più distratta mentre studio. Spero che tutti i fratelli e le sorelle
comprendano come il diavolo possa usare i gatti per corromperci e distrarci
dall’urgente opera di predicazione”.
Studi biblici o amore verso i felini?
Studi biblici o amore verso gli umani?
Che eccellente esempio
di fedeltà!
Come seguaci fedeli non
possiamo che rallegrarci del fatto che, molto presto, nel nuovo sistema di
cose, saranno ricompensati tutti i nostri sforzi di mantenere l’integrità e
verrà riportata la pace fra gli uomini e gli animali (Isaia 2,4; Isaia 11,6).
Nel nuovo mondo infatti si potrà toccare la criniera (e la barba) dei leoni,
accarezzare il manto striato delle tigri e addirittura mangiare, bere e dormire
nei boschi (e nelle capanne) senza paura di essere feriti da qualche animale.
Notate questa promessa : “Di sicuro farò cessare dal paese la dannosa bestia
selvaggia, e [gli esseri umani] realmente dimoreranno nel deserto al sicuro e
dormiranno nelle foreste” (Ezechiele 34:25; Osea 2:18). In quel tempo gli
animali selvatici saranno completamente sottomessi, perfino ai bambini piccoli.
La Bibbia dice: “Il lupo risiederà temporaneamente con l’agnello, e il
leopardo stesso giacerà col capretto, e il vitello e il giovane leone fornito
di criniera e l’animale ingrassato tutti insieme; e un semplice ragazzino li
condurrà”. Ma non è tutto. Il brano continua: “La vacca e l’orso stessi
pasceranno; i loro piccoli giaceranno insieme. E perfino il leone mangerà la
paglia proprio come il toro. E il lattante certamente giocherà sulla buca del
cobra; e un bambino svezzato effettivamente metterà la sua propria mano
sull’apertura per la luce di una serpe velenosa. Non faranno danno né
causeranno rovina in tutto il mio monte santo …”. (Isaia 11:6-9)
[1] Esaminando il testo ebraico, occorre anche notare che Davide afferrava realmente i leoni per la barba (1 Samuele 17,25) come giustamente ci ricorda la Traduzione del Nuovo Mondo. Rendono infatti l’ebraico זקן (zaqn) con “beard” -cioè barba- la King James (1611), la Darby Bible (1887), la Young Literal Translation (1890), l’American Standard Version (1901), la Revised Standard Version (1952), la New King James (1982), la New American Standard Bible (1995) e la English Standard Version (2001). Che Davide non facesse pugilato con le belve ma avesse una forza ed un coraggio tali da afferrare davvero i leoni per la barba è confermato pure dalla Bibbia del Diodati (1640) che traduce "Ed io uscii dietro a lui, e lo percossi, e riscossi la pecora dalla sua gola; ed essendosi esso levato contro a me, io l'afferrai per la barbozza, e lo percossi, e l'ammazzai" (1 Samuele 17,35). A sostegno di tale traduzione possiamo citare anche il cattolicissimo libro del Siracide che di Davide dice: "Egli scherzò con leoni quasi fossero capretti, con gli orsi quasi fossero agnelli... (Siracide 47,3).
[2] Si noti come il testo ebraico qui usi la forma צי
(tsiyiy), quasi sempre tradotta con “bestia selvatica del deserto”,
piuttosto che con gatto. Solo la Bibbia CEI ravvisa in questo passo un
riferimento esplicito ai gatti. Dei gatti comunque parla anche il libro
cattolico di Baruch che ricorda come sugli idoli di Babilonia si posassero
spesso pipistrelli, rondini, altri uccelli ed anche i gatti (Baruch 6,21).
[3] È forse il caso di notare come la Bibbia di King James (1610) abbia tradotto -in Esodo 22,18- il termine ebraico כשף (kashaph) cioè strega o fattucchiera con l’inglese witch”, parola usata anche per caratterizzare una donna avvenente e graziosa. Il versetto, nell’Authorized Version diventò Thou shalt not suffer a witch to live (Tu non lascerai vivere una strega), con grave danno, oltre che per i gatti, anche per le povere donne, spesso solo colpevoli di essere naturalmente piacevoli e un po’ civettuole. L’American Standard Version (1901), la Revised Standard Version (1952) e la New King James (1982) hanno comunque sostituito “witch” con “sorceress”, termine grammaticalmente meno ambiguo e sicuramente più rispettoso del gentil sesso. Di fatto larga parte dei malefici prodotti dalle streghe erano dovuti a veleni o droghe (in Galati 5,20, il termine greco φαρμακεια (farmakeia) è accuratamente tradotto da moltissime Bibbie con "stregoneria"). A ben guardare poi, le streghe spesso altro non erano che innocenti vecchiette, di certo un po' svitate e matte, ma quasi sempre disposte a rivolgersi solo a persone "realmente interessate": producevano infatti polveri "miracolose" e prodotti "allucinogeni" soprattutto per colpire tiranni, falsari, pervertiti, pedofili, mariti infedeli, usurai, ruffiani, barattieri, magnacci e sfruttatori. Molto strano è il fatto che la società civile abbia finora mostrato estrema tolleranza verso prostitute, puttanieri e pervertiti, scegliendo invece di bruciare al rogo e senza pietà eretici, gatti e streghe: emblematico è, a tal proposito, il fatto che un versetto molto duro contro le donne adultere, contenuto nella Vulgata latina di Gerolamo, sia stato eliminato da tutte le nuove edizioni cattoliche tradotte dai testi originali [omnis mulier quae est fornicaria quasi stercus in via conculcabitur (Siracide 9,10)] con la scusa che mancherebbe in molti manoscritti antichi, mentre l'episodio dell'adultera (Giovanni 8,1-11) continua ad essere conservato gelosamente in tutte le traduzioni moderne, anche se è assente dai manoscritti greci più autorevoli.