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SINTESI DELL'INTERVENTO DI JEREMY RIFKIN ALLA SESSIONE PLENARIA DI APERTURA DELLA CONFERENZA INTERNAZIONALE PER IL TURISMO SOSTENIBILE
RIMINI, 28 GIUGNO 2001

(J.Rifkin è Presidente della Foundation on Economic Trends of Washington)

 

Mercato e reti, globalizzazione e turismo. Su questi quattro temi si è incentrato l’intervento di apertura della Conferenza Internazionale sul turismo sostenibile promosso dalla Provincia di Rimini e dalla Regione Emilia Romagna svolto dal professor Jeremy Rifkin..

Per spiegare il mercato (ormai progressivamente sostituito dalle reti), Rifkin ha usato la metafora del Lego, quel gioco a cubetti che ha divertito e che ancora continua a divertire generazioni di bambini. Ha detto in sostanza che con il Lego si inizia e ci si  ferma, poi si inizia di nuovo (comprando nuovi pezzi) e ci si ferma ancora. Si paga il gioco, in sostanza.

Per quanto concerne, invece, le reti, la metafora usata dall’autore del recentissimo "Ecocidi" è stata quella dell’automobile. Il modo migliore per capire il passaggio mercato-rete – ha detto – è l’esempio della Ford. La Ford ha sempre venduto auto. Ora le vende per 24 mesi in leasing. E il cliente non compera più un gioco, una merce, ma il tempo. La rete è la rappresentazione della eternità della tecnologia. In Usa chi compra assomma al 24% del totale e chi affitta il tempo è già il 54%. Questo significa che fra qualche tempo nessuno sarà più proprietario di un’automobile. E significa che oggi ha più senso comprare il tempo per la mobilità piuttosto che la merce per la mobilità. Legando questo dato di fatto al turismo, alla cultura, all’istruzione, alla mobilità e all’intrattenimento, possiamo ragionevolmente pensare che quella in atto sia contemporaneamente una buona e una cattiva rivoluzione. Un po’ come quella del capitalismo. Il capitalismo è stato positivo e destabilizzante, utopico e distopico. Chi è che può determinare il segno, la valenza di questa nuova rivoluzione? Noi. Sta a noi.

Qui, a Rimini, oggi, stiamo dibattendo di sostenibilità turistica. Ma profitto e sostenibilità abbiamo sempre detto, sono incompatibili. Eppure, proprio perché oggi, in questo passaggio da mercato a rete vediamo che la proprietà resta nelle mani del produttore, scopriamo che i costi scendono e che è necessaria la rete. Si massimizzano i profitti, ma si garantisce una migliore qualità. Sono le stesse case produttrici che si fanno carico dello sviluppo sostenibile. E’ ovvio che non tutte le reti saranno così lungimiranti e positive: ci saranno anche quelle negative. Basti pensare ai prodotti geneticamente modificati. Chi ha il brevetto del seme lo venderà per una stagione. E questo costituirà un potere incredibile. Corporation totali, una concentrazione di potere che si dovrà combattere attraverso un antitrust diverso da quello che era stato pensato per il sistema capitalistico. Un antitrust per fare affermare le reti buone.

Alle reti siamo legati e il nostro tempo è un contratto commerciale. Purtroppo sta passando l’idea che se non perdiamo tempo non moriremo mai. Vogliamo essere sempre efficienti, nei bagni, soprattutto in Italia, si parla al cellulare. Ma, mi chiedo, si può essere intimi in maniera efficiente? Quando si va in vacanza occorrono 10 giorni per muoversi dal tempo efficiente a quello sostenibile e la vacanza è già finita… Abbiamo più stress e qualche foto. Dunque, il più grosso problema della sostenibilità è il tempo e non lo spazio. Sfruttiamo tutto più velocemente della natura. Un invito: non usiamo il tempo come una macchina perché la generabilità riguarda l’autosufficienza. Se consumeremo non riprodurremo.

Oggi stiamo pagando la rivoluzione industriale. Siamo stati grandissimi: in 100 anni siamo riusciti a influire sul clima. Olanda e Bangladesh non ci saranno più, le specie moriranno, il livello dei mari salirà e aumenteranno i deserti. Dobbiamo ripensare alla biodiversità. Come? Facendo prevalere, nella lotta tra industria dell’utilità e quella della bellezza della vita quest’utlima. E’ la cultura che ci può aiutare. Vi sembra ragionevole che si parli solo inglese? Perdere una lingua è come sganciare una bomba su Londra. Oggi esistono 6000 lingue, ma solo 300 sono parlate da più di un milione di persone. La lingua è ricchezza… E invece stanno arrivando i franchising: in Usa ogni città è uguale a un’altra. Ma deve essere la gente a fare la storia. La gente con la propria identità.

Trovare un equilibrio tra cultura e commercio è fondamentale. Non vogliamo il cibo fatto a Hollywood e l’Europa ha fatto bene a dire no ai prodotti geneticamente modificati.

Il turismo può essere un ponte tra la cultura e il commercio. E se portiamo dentro i poveri troveremo una cultura più sana. Rileggete Marx e Adamo Smith: le condizioni materiali sono essenziali per l’esistenza umana. Occorre trovare un equilibrio. La sfida è questa: la cultura è colonizzata da commercio e industria. Decolonizziamola per non lasciare il vuoto al quarto settore che è la criminalità. In Russia la criminalità sta riempiendo il vuoto. Voi, in Italia, fortunatamente avete una grande ricchezza: rispettate le culture. Il turismo, dunque, può prosperare solamente se la società civile lotta contro gli integralismi e le corporation globali. Resta un problema: il divario della ricchezza. Il divario impedisce un valore positivo del turismo. 350 ricchi del mondo hanno il 40% del reddito dell’intera umanità. Lo stesso vale per chi è collegato, il 38%, e gli altri che sono ai margini: il 62% della popolazione mondiale non ha mai fatto una telefonata. Il divario, se non verrà colmato, produrrà – lo sta già producendo – l’esodo per la sopravvivenza.

Veniamo all’Italia. E’ un paese piccolo. E come fa ad essere la quinta o la sesta potenza mondiale? Come avete fatto? Avete preso la cultura e trasformata in commercio. Il Rinascimento. E anche oggi la vostra cultura è intatta perché l’italiano prima di tutto crede nella sua identità culturale. Questo è un modello esemplare. Un modello per riconciliare gioco con lavoro, ambiente con sviluppo. Potete essere il ponte per esprimere la storia di ognuno di noi e quella degli altri. Tra chi ha e chi non ha. La missione avrà un esito fortissimo e soprattutto costituirà un eredità per i vostri pronipoti. La carriera viene dopo. Coraggio e saggezza possono realizzare la missione che è scrivere la storia umana.


 

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