ECOTURISMO E RISORSE NATURALI
(Articolo di Fulvio Gioanetto su il manifesto del 18/10/2001)
In tutti i paesi centroamericani, così ricchi di straordinari ecosistemi e di uniche biodiversità, spesso le popolazioni indigene e rurali fanno solamente da sfondo ai depliant dei tour operator che sfruttano le risorse naturali delle loro regioni. Esempi ben conosciuti sono il Costarica (42% del territorio adibito a parchi naturali e percorsi naturalistici), Panama, Sud est del Messico, le zone costiere di Belize, Cuba, Honduras.
La difficoltà di poter gestire un progetto ecoturistico da parte delle comunità locali, sia a scala comunitaria o regionale (es. i viaggi ecoturisitici del trans-fair a Panama con le popolazioni Kuna o nelle zone indigene totonache, tarahumara, mixteche e maya in Messico), gli scarsi crediti disponibili per avviare microimprese di accoglienza turistica e l'impossibilità evidente, dovuta spesso a delle carenze di formazione professionale, per gli abitanti di una comunità rurale di organizzare in un modo costante viaggi congiuntamente alle Ong o ai tour operator solidali europei, canadesi o statunitensi, fanno sì che agli abitanti locali l'unica opzione economica che resta è quella di vendere il proprio artigianato, i propri prodotti agricoli o silvestri ai turisti di passaggio, insieme alle immagini folcloristiche della propria cultura.
Alcuni progetti e strutture di ecoturismo in aree indigene, che operano con successo da alcuni anni con turisti nazionali e stranieri, escono da questa realtà, soprattutto dove si è saputo associare aspetti attrattivi della vita quotidiana alla bellezza del paesaggio o al fascino delle rovine archeologiche.
E' il caso, in Messico, delle comunità rurali dell'est di Texcoco, a qualche chilometro della megalopoli di Cittá del Messico, dove 45 famiglie vivono non solamente con 20 ettari di frutteti biologici (frutta fresca, marmellate, liquori) ma anche con un originale sistema di accoglienza agroturistica. Nelle montagne della Sierra Madre Orientale, fra le comunità mazateche della regione di Huautla (Oaxaca) famose nell'ambito alternativo per l'utilizzazione di fungi allucinogeni e per la mitica curandera Maria Sabina, da anni si è creato un consorzio ecoturistico che offre ai turisti non solamente la curiosità del viaggio psichedelico, ma anche la possibilità di addentrarsi nella cultura mazateca attraverso un insieme di terapie naturali (bagni di vapore, erboristeria, massaggi, naturismo) e di gastronomia indigena fabbricata con i prodotti locali.
Il dibattito attuale in molte comunità indigene e rurali è sul come valorizzare economicamente, in una logica ideale ecosostenibile e sociale, le risorse naturali del territorio ed uscire positivamente dai consunti schemi del semplicistico reclamo contro il furto di una risorsa genetica o di una pianta medicinale da parte della transnazionale o dell'università di turno. E le soluzioni, almeno in Messico, non mancano.
In Juchitan (Oaxaca, Messico) per esempio, contadini zapotechi stanno da mesi bloccando la costruzione di 6 torri di 20 metri di altezza di un parco eolico progettato dal consorzio spagnolo Grupo Auxiliar Metalurgico e della società elettrica statale non solamente perché non gli pagarono il dovuto prezzo per l'usufrutto dei terreni, ma anche perché chiedono di poter beneficiare essi stessi dell'energia pulita del vento.
Nella Sierra Norte di Puebla (centro Messico) 66 comunità nahuas raggruppate nell'organizzazione cooperativa Tosepan Titataniske ("Uniti vinceremo") hanno vinto quest'anno il Premio messicano per il merito ecologico per lo sviluppo comunitario ecosostenibile della loro regione. Un vasto sistema agroforestale di caffè, papaya, banano ed altre specie tropicali coltivato in modo tradizionale e biologico da ormai 16 anni, dove una parte del ricavato della vendita delle produzioni agricole e delle raccolte spontanee è invertito in botteghe di artigianato, tortilleria, panetteria, negozietti alimentari e strutture di accoglienza
ecoturistiche.