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I PERICOLI DELL'ECOTURISMO

(Articolo di Marina Forti su il manifesto del 14/09/2000)

L'ecoturismo serve a salvare degli ambienti naturali, o finisce per minacciarli? La risposta a questa domanda non è immediata né ovvia, e un servizio pubblicato questa settimana dalla Far Eastern Economic Review ne spiega bene il motivo. 
Il servizio tratta dello stato di Sabah (Malaysia), nella parte settentrionale del Borneo. Immaginare un posto più adatto all'ecoturismo è difficile: pensate di camminare sulla spiaggia in qualsiasi periodo dell'anno e vedere le tartarughe che depongono le uova, visitare i centri di riabilitazione dove i piccoli urang-utang sono addestrati a tornare alla vita selvaggia. O risalire su piccole barche il fiume Kinabatangan, osservando gruppi di scimmie con la proboscide che volteggiano nella foresta, coccodrilli di due metri che scivolano pigri nel fiume ed elefanti che si avvicinano a bere. La regione è promettente, affermano i tour operators specializzati in turismo ecologico o "d'avventura". Già tra 1.500 e 2.000 visitatori ogni mese arrivano nella capitale di Sabah, Kota Kinabalu, per poi spargersi nelle piccole guest-houses lungo il fiume - una tipica situazione da eco-turismo. 
Ma tutto questo è sostenibile nel lungo termine, e aiuta davvero gli sforzi per conservare l'habitat naturale? Il caso di Sabah è contraddittorio. Da un lato, il reddito prodotto dall'eco-turismo resta troppo basso per sostituirsi alle altre attività economiche della regione, ovvero l'agricoltura intensiva: in altre parole, continua la corsa a tagliare grandi estensioni di foresta per farne piantagioni di palma da olio. Lo stato di Sabah è in trattative con un'azienda cinese per installare una gigantesca piantagione di alberi a crescita rapida per rifornire la Cina di cellulosa. Un eco-tour operator dice che negli ultimi tempi la chance di vedere un elefante o un urang-utang allo stato selvaggio è molto aumentata, per la delizia dei piccoli gruppi di turisti, ma ciò si deve al fatto che la pressione delle colonizzazioni agricole è tale che i poveri animali selvatici sono spinti a rifugiarsi in zone sempre più limitate. 
D'altra parte, lo scorso novembre il governo di Sabah ha creato una zona protetta di 27mila ettari di foresta nella zona del fiume Kinabatangan, cosa che dovrebbe dare impulso alla conservazione - e all'ecoturismo. Ma questo significa in fondo solo "salvare il poco che è rimasto dalla colonizzazione degli anni passati, in particolare dal drastico sviluppo agricolo", dice un anonimo ufficiale dell'amministrazione di Sabah, citato dal settimanale asiatico. Secondo alcuni, le aree "regalate" alla protezione sono solo quelle non interessanti per l'agricoltura intensiva. 
Oltretutto, il nuovo parco naturale non è un territorio compatto ma sono diverse zone separate tra loro da grandi piantagioni di palma da olio: un problema per le popolazioni di grandi mammiferi come gli elefanti o gli urang-utang, che hanno bisogno di muoversi in grandi spazi. Si discute di creare per loro "corridoi" che colleghino le diverse zone protette: ma, come dice un rappresentante di Borneo Eco tours, "purtroppo gli elefanti non sanno leggere i segnali stradali". 
L'area protette resta importante: oltre ai grandi mammiferi, ci sono miriadi di piccoli animali, uccelli, insetti, e un'incredibile varietà di piante che saranno così conservate. E d'altra parte, l'eco-turismo sarà un flusso di reddito minore, ma pur sempre importante - e se non fosse stato per quello, fa notare un rappresentante del Wwf, probabilmente il governo statale non si sarebbe premurato di proteggere almeno quei 27mila ettari di foresta. Ma intanto sorge un altro problema, ed è la "sostenibilità" intrinseca dell'eco-turismo: per quanto "eco", significa pur sempre un numero crescente di persone, barche a motore, rifiuti e così via. Secondo il responsabile di Borneo Eco tours, "stiamo per toccare il limite della capacità di portata" della regione. Bisognerà introdurre codici di condotta: usare motori elettrici nei piccoli corso d'acqua, limitare il numero dei visitatori. Oltre una certa soglia, il turismo per quanto ecologico distrugge l'oggetto stesso del suo interesse.


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