STEINER-PARKER
Synthacon
(Made in USA - 1975)
Uno dei cult-synth degli anni 70!
Non molto conosciuto, ma apprezzatissimo dallo zoccolo duro dei fanatici dei synth!
E' un monofonico classico, ma estremamente potente e versatile, che si può considerare una via di mezzo tra il Minimoog, l'Odyssey mkI (white-face) e il VCS3/Synthi AKS.
Questo piccolo 'mostro' in effetti riunisce in sè il meglio delle caratteristiche dei tre synth citati!
Come il Minimoog:
Timbro grasso, caldo e corposo, merito degli ottimi vco e del filtro a 24 dB, che però, in più rispetto al Moog, è selezionabile a 3 posizioni (passa-basso, passa-banda e passa-alto). Con il minimoog condivide anche alcuni caratteristici suoni ottenuti mediante la modulazione ad alta frequenza, nonchè la possibilità di sganciare ogni oscillatore dal controllo della tastiera (anzi, anche in questo caso è in vantaggio, rispetto al Minimoog, il quale offre quest'opzione solo per il VCO3).
Anche dal punto di vista estetico richiama il Minimoog, per via del medesimo tipo di potenziometri (per quanto mi riguarda i più bei potenziometri in assoluto)!
Come l'Odyssey:
Come succede nell'Odyssey (ma solo nel mk I), il filtro, quando la risonanza è al massimo, non causa la parziale perdita di volume dei vco, contrariamente a quanto avviene con la maggioranza dei filtri classici, Moog compreso (un altro filtro che ad esempio si comporta come quello del Synthacon e dell'Odyssey mk I è quello dei SEM dei primi sintetizzatori Oberheim).
Altro tratto in comune è l'estrema affidabilità dei VCO, di una stabilità invidiabile (e comunque, nell'eventualità che i VCO si dovessero scordare, il sistema di accordatura del Synthacon è semplice e veloce come pochi altri synth).
Dal punto di vista estetico, poi, salta subito all'occhio la massiccia presenza di switch colorati: ogni funzione ha un colore specifico, che viene richiamato ogni volta che quella funzione si ripresenta in altre zone del pannello, così che è possibile avere tutto sotto controllo con un semplice colpo d'occhio. In questo modo è organizzato anche l'Odyssey (solo che nell'Odyssey non ci sono switch, ma sliders).
Infine, entrambi i synth condividono l'estrema compattezza e leggerezza, caratteristiche che, sommate alla stabilità dei VCO, li rendono macchine ideali per l'uso dal vivo.
Come il VCS3/Synthi AKS:
E qui veniamo alla caratteristica più sbalorditiva del Synthacon, ovvero l'incredibile flessibilità e potenza nella costruzione e modellazione del suono, tanto che si può a tutti gli effetti considerare un modulare "pre-patchato"!
Fino al momento in cui uscì il Synthacon, infatti, una tale flessibilità era possibile solo tramite i sistemi modulari tradizionali oppure tramite i classici modulari portatili quali appunto VCS3/Synthi AKS, ARP 2600 e pochissimi altri...tutti synth che però costavano un occhio della testa e che erano obbiettivamente (chi più chi meno) molto macchinosi da usare!
Il Synthacon fu invece il primo sintetizzatore ad offrire vastissime possibilità di modulazione sonora ad un costo contenuto (quando è uscito costava svariate centinaia di dollari meno di un Minimoog, e tre volte meno di un ARP 2600), e con un'impostazione estremamente user-friendly. E', insomma, un synth divertentissimo da usare, in cui i suoni possono venire costruiti con estrema rapidità ed efficacia.
Ottima anche l'intefacciabilità con altri synth analogici o con sequencer esterni, possibile grazie agli ingressi sul pannello posteriore, che permettono l'ingresso di segnali audio, trig e CV!
Il rovescio della medaglia è rappresentato da alcune scelte poco felici, quanto a qualità, per la parte "fisica" del synth: la tastiera ad esempio è tra le peggiori in assoluto, con un'action orribile, il legno dei pannelli non è davvero di primissima scelta, così come il materiale di cui è fatta la lastra del pannello comandi...
Colpisce molto questo divario abissale tra la povertà di alcuni dettagli, e al contrario la qualità incredibilmente alta della parte elettronica...
Del resto essendo nato come strumento (pseudo-)economico, dovevano risparmiare su qualcosa!
Alla fine però quello che conta è il suono, e in questo campo il Synthacon ha davvero pochi rivali!
E' davvero un peccato che un synth di questo tipo non abbia avuto una grossa diffusione...la sua produzione ha avuto luogo infatti dal 1975 al 1979, in due versioni che differivano solamente nel colore del pannello (prima silver-face e poi black-face), per un totale di poche centinaia di esemplari (si parla di 7 o 800, non di più).
Ciò lo rende oggi un synth decisamente molto raro e difficile da trovare (e soprattutto, ha acquistato molto valore, perdendo quindi la caratteristica di synth semi-economico con cui era nato), ma posso assicurare che vale la pena di dargli la caccia!!!
A livello personale posso dire che è sicuramente uno dei miei synth
preferiti in assoluto!