KORG Polysix

(Made in Japan - 1981)

Quando si parla del Polysix, è inevitabile il confronto col Roland Juno-60, il gemello-antagonista storico del Polysix! Le caratteristiche tecniche e le features che offrono sono infatti quasi identiche, salvo che il Polysix ne ha qualcuna in più...in primis la chord-memory, funzione che offre la possibilità di memorizzare un accordo, che poi si può richiamare tramite la pressione di un singolo tasto (ovviamente trasposto secondo l'altezza del tasto premuto) oppure tramite l'arpeggiatore...funzione davvero divertente!
Un altro aspetto dove il Polysix è più fornito è la dotazione di effetti interni: là dove il Juno-60 ha un semplice chorus a due posizioni, il Polysix può contare su chorus, phaser ed ensemble, tutti completamente regolabili in termini di rate...non male!
Anche il sub-octaver è a due posizioni (1 e 2 ottave sotto), contrariamente al Juno-60 (che ha solo la posizione a 1 ottava sotto).
Infine, altro punto in più per il Polysix rispetto al Juno 60, è la presenza della funzione Unison, grazie alla quale il synth diventa monofonico, ed ogni tasto fa suonare contemporaneamente tutti e 6 gli oscillatori, offrendo un suono davvero grosso e potente, quasi impressionante per un synth di questa categoria!
Per contro una caratteristica abbastanza inspiegabile del Polysix è l'assenza di un noise-generator...per la verità il noise del Juno-60 non è un granchè (non si può nemmeno scegliere tra pink o white!), ma è comunque sempre utile in un synth...non capirò mai la ragione per cui non l'hanno inclusa nel Polysix!!!
Venendo al suono, il Polysix ha un timbro più soft e caldo del Juno-60, più ricco di bassi, ma anche privo di quell'acidità che ogni tanto può essere utile, che invece si ritrova nel Roland.
Per contro quello che è davvero inimitabile del Polysix è il suono brass, insuperabile e ineguagliabile da qualsiasi altro sintetizzatore analogico, anche molto più costoso (forse solo il Roland JX-3P ci va vicino...non a caso un altro synth low-budget).
In breve, il Polysix è una macchina semplicissima e versatile, con la quale si possono ottenere suoni davvero convincenti e unici.
Il rovescio della medaglia è rappresentato da alcuni dettagli di carattere tecnico-costruttivo. In primo luogo la famigerata batteria interna, che quando si esaurisce cola immancabilmente, andando ad intaccare (e spesso a bruciare completamente) le piste delle memorie (è quindi buona abitudine controllare regolarmente lo stato della batteria ogni 5-10 anni). In secondo luogo è un synth che è impossibile calibrare perfettamente al 100%...un Juno-60 suona perfetto, quasi digitale, mentre un Polysix avrà sempre un minimo di scordatura, che se vogliamo lo rende anche più umano e analogico, quindi alla fine può essere anche un vantaggio!


 

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