Gioco di libri per approssimazione

Uno sguardo dentro i luoghi delle carte

di Fabia Zanasi

Libri che si comportano alla stregua di esseri viventi, invadono la casa e occupano lo spazio dell'uomo.

Sono forse nate per questo le biblioteche, per divenire il reclusorio di quei volumi così dotati di personalità invadente da scatenare le bizzarre fantasie di Jonathan Swift o Bernard Pivot?

Affollate di giorno, da un pubblico di studenti e di adulti, ricercatori indaffarati, oppure lettori distratti, le biblioteche hanno una segreta vita notturna, che sfida la nostra immaginazione. Anzi proprio la notte è il tempo privilegiato della biblioteca, quando scricchiolii e fruscii danno incontestabile testimonianza di una cartacea componente vitale, ben nota ai più sensibili scrittori.

Tra il labirinto della vita e quello della pagina scritta il confine è talmente labile, che non sembra poi paradossale trovare una confortante sicurezza per se stessi, nel riscontro ordinato degli schedari: classificazioni per argomenti, autori, titoli, età. Un ordine che allude scrupolosamente alle categorie della cosiddetta vita quotidiana, e dunque certi testi trovano il loro lettore ideale, perché chi legge li interpreta come metafora della vita personale.

Entrare in una biblioteca, mai visitata prima, equivale a strutturare nuovi domini, alla ricerca di luoghi potenziali di sviluppo delle proprie attività. La creazione di percorsi avventurosi è garantita dagli scaffali aperti, quelli, per intenderci, che consentono al visitatore di avvicinare direttamente il proprio oggetto di ricerca, in modo non solo visivo, ma anche tattile.

 

Tali scaffali spesso pregiudicano gli schemi fondamentali dell'orientamento, predisposto dallo schedario, verso nuove mappature. Eppure il lettore avvertito, incline per temperamento a decifrare l'inattesa ricchezza della dispersione, presta molta attenzione alle coincidenze: nuovi elementi entreranno a far parte del suo orizzonte culturale e non importa se ad allargare il campo visivo sarà il nome dell'autore, il titolo, il colore della copertina o lo spessore della rilegatura. Egli conosce assai bene certe biblioteche, cosiddette decentrate, dotate di insignificanti scaffalature metalliche, disposte in modo da creare tanti corridoi paralleli, le cui pareti sono austere murate di libri. Sono questi i sentieri che predilige, quando sogna una biblioteca come luogo in cui i libri generano altri libri e immagina l'albero genealogico delle parentele ideali fra intellettuali di oggi e personaggi del passato.

La biblioteca storica, con il suo patrimonio prestigioso di cinquecentine, manoscritti e stampe, bandisce invece l'atteggiamento invadente del lettore incline a procacciarsi da sé gli strumenti del pensiero, per questo addestra i propri fedeli estimatori al culto dell'attesa: il tempo da trascorrere, tra la richiesta e la consegna del libro ambito, è occasione meditativa, ritorno all'ispirato silenzio, prima di accostare il grande turbine delle parole. In tale situazione, l'arredamento della biblioteca storica assicura una funzione d'accoglienza e mobilità psichica, particolarmente esaltata, nel caso in cui il luogo ove sedersi e soprattutto il tavolo, sfera diretta dell'azione riservata allo studioso, si concedano alla libera scelta, in virtù dell'ampiezza di spazio esistenziale, vincente rispetto alla rarefatta e selezionata utenza.

Vi sono tante anime in un medesimo ambiente e ciascuna è indispensabile, affinché si armonizzino e combinino fra loro le richieste che provengono dall'esterno, ossia dal contesto politico e sociale, e le suggestioni promosse invece dall'interno. A tutti gli effetti ogni biblioteca è un centro culturale polivalente, rispondente alle necessità della pubblica informazione e ai contatti con altre istituzioni, quella scolastica, ad esempio. Proprio nelle scuole dell'infanzia si prefigura il destino del lettore adulto: occorre fantasia anche all'insegnante, per creare la magica sintonia con il libro.

 

E' stato soprannominato il gioco del testimone: ogni bambino sceglie il proprio testo, lo incarta con cura e non rivela né il titolo, né il nome dell'autore. Nella penombra, illuminata dalla luce di una pila, uno dopo l'altro ciascun bimbo scarta l'opera misteriosa e legge qualche riga. C'è un clima complice, si avverte una componente giallo-fiabesca e si può veramente scommettere sullo stato d'animo che accompagnerà in futuro qualcuno di questi piccoli allievi, nel momento in cui varcherà la soglia della biblioteca: egli proverà di certo un'invincibile attrazione per i molti enigmi della scrittura, perché l'uomo replica un proprio luogo mentale, forse costruito su un ricordo potente, ovunque venga a trovarsi.

La dimensione dell'occultamento si trasforma a volte nella prodigiosa ostentazione della studiosa luxuria: i libri escono dai loro depositi e si offrono finalmente allo spettacolo del grosso pubblico. Durante certe mostre, che hanno carattere di magnifico apparato, lo spazio dello studio acquista valenze conviviali ed è allora consentito leggere, benché poche righe alla volta, oltre i vetri delle bacheche, mentre si cammina, come avveniva lungo le zone porticate dei locali antichi, dove era prevista appunto la lettura ad alta voce, nell'intento di reperire le segrete sintonie esistenti tra le movenze del corpo, le parole e il ritmo del respiro.

"Se possiedi una biblioteca col giardino, hai tutto" esclamava Cicerone, descrivendo il paesaggio ideale del proprio paradiso librario. Ancora oggi, alcune ville del patrimonio comunale bolognese rendono possibile l'attuazione di questo modello e fanno prospettare promettenti sviluppi, in veste di aree dinamiche, per attività giovanili di animazione e ricerche sperimentali, relative alle modalità di studio guidato.

Peraltro la biblioteca è un potente mezzo di contrasto, atto ad evidenziare i mutamenti sociali e le disfunzioni della cultura contemporanea: sarebbe importante, in tal senso, effettuare una ricerca in merito ai desiderata dei lettori, in ordine ai nuovi acquisti, per cogliere le evoluzioni del gusto, e le eventuali zone d'ombra sollevate dal censimento dei volumi mai consultati dal pubblico, anzi proprio quei testi mai letti dovrebbero essere affidati alla paziente indagine di qualche disponibile volontario.

 

La consuetudine del prestito librario è un'altra fondamentale attività socializzante tra ambiente collettivo e dimensione privata. Nei libri rimangono minuscoli indizi atti a caratterizzare particolari tratti dello studioso precedente: pagine più sgualcite, un graffio, un sentore di tabacco, talvolta una cartolina oppure una nota. E dunque i dettagli ordinari, ancorati alla sfera dell'uso, lasciano intuire la rifrazione di una realtà umana, percorribile quasi fosse nostra, senza svelare i gradi di interpretazione testuale del lettore ignoto. Proprio questo processo di decifrazione materiale dovrebbe istruirci ad una nuova forma di rispetto per la stato di conservazione del libro: i dettami di una cultura educata e generosa suggeriscono infatti che il lettore seguente non abbia il vanto di intercettare le nostre tracce.
Il successo di ogni istituto pubblico è notificato dalla fedeltà dell'utenza. A Ferrara, l'Ariostea accoglie i propri studiosi anche la sera, per tutelare il diffondersi di una tendenza all'aggregazione assai condivisa tra cittadini, che vogliono riaffermare l'attualità della comunicazione interpersonale, in un ambiente garante e protettivo, nei confronti di nuove amicizie "di carta".

La biblioteca è il punto di partenza per la presa di possesso di un nuovo dominio, immaginario o reale che sia. In ogni caso essa è vero e proprio "luogo di cura dell'anima", come affermava l'iscrizione leggibile sulla tomba di Ramsete, che era posta sullo scaffale, in cui si deponevano i rotoli di papiro.

 

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