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Novelliere e poeta, figlio illegittimo del mercante fiorentino Boccaccio di Chellino, in età adolescenziale, fu mandato dal padre a Napoli per apprendervi nozioni di mercatura, ma anziché questa occupazione egli preferì seguire le proprie inclinazioni verso le lettere e la poesia, frequentando la vita brillante della corte angioina e ricercando la compagnia di letterati, scienziati e artisti. è di questo periodo la sua passione amorosa per Maria d'Aquino, figlia naturale di re Roberto e sposa ad un nobile di corte, che celebrò col nome di Fiammetta. Per lei scrisse quasi tutte le opere sia in prosa che în versi nel periodo napoletano, facendone rivivere il ricordo più tardi anche nel Decamerone. |
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| Dissesti finanziari lo costrinsero ad abbandonare Napoli e nel 1349. alla morte del padre, si stabilì a Firenze prestando i suoi servigi alla repubblica in uffici e ambascerie. Nel 1350 egli si legò di grande amicizia con il Petrarca, amicizia ravvivata da una corrispondenza epistolare interrotta solo dalla morte. Dopo la composizione del Decamerone, egli si diede a severe ricerche filologiche e alla stesura di egloghe latine. Un nuovo soggiorno napoletano gli procurò solo amarezza. Tornato a Firenze, accettò con grande gioia di commentare in pubblico la Divina Commedia nella chiesa di Santo Stefano di Badia, incarico che dovette sembrargli il felice coronamento dei suoi studi su Dante; ma le sue cattive condizioni di salute e il disinteresse degli uditori lo indussero a rinunziare. 23i ritirò nel suo podere di Certaldo e vi morì il 21 dicembre 1375. Altre opere sono: Il Filocolo, Il Filostrato, La Teseida, L'elegia di madonna Fiammetta, Il ninfale fiesolano, Il Corbaccio o Labirinto d'amore, La vita di Dante. | |
