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Via alla pagina principale Ottava giornata, Novella terza

Questa novella, come molte altre del Decamerone, appare abilmente sceneggiata e si accosta pertanto al genere testuale della commedia: le 3 sequenze narrative, in cui è divisa la novella potrebbero sembrare delle vere e proprie scene teatrali, ambientate rispettivamente in chiesa, lungo il torrente, in casa. Calandrino rispecchia, in tutto e per tutto, il classico personaggio di teatro: non essendo un abile parlatore concentra l’attenzione sulla componente mimica.

Diaspro giallo con incisione recante il simbolo dello scorpione, Museo Civico Archeologico, Bologna

Il testo narrato da Elissa è un testo dinamico che non si sofferma su parti descrittive, ma su personaggi, battute di dialogo, costituite da giochi verbali e aspetti sonori della lingua, nascosti in paronomasie e sequenze di endecasillabi.

Nelle novelle di Boccaccio, riusciamo a captare elementi che ci riportano alla vita del tempo. In Calandrino e l’ elitropia, per esempio, la stessa figura di Calandrino ci presenta la borghesia fiorentina nel momento di espansione. Bisogna ricordare che Boccaccio dà molta importanza ai personaggi che amano il loro lavoro, egli, infatti, predilige la classe borghese, perché è quella che produce. Calandrino mostra il suo spirito contadino, e dunque antimoderno, nella superstiziosa fede nei riguardi dei poteri delle pietre (cultura dei lapidari) o nell’idea della donna intesa come creatura diabolica, capace di annullare ogni virtù magica. Dal punto di vista sociale, Calandrino è un “villano inurbato” (C. Muscetta), ed è per questo motivo che Boccaccio lo caratterizza come psicologicamente statico, incapace di evoluzione e quindi fisso nella sua mancanza iniziale. Egli non possiede la virtù borghese e quindi passa di disavventura in disavventura. La burla complottata a suo discapito è uno dei segni di superiorità dei ceti emergenti ai danni di chi è incapace di rinnovare la propria cultura e il proprio comportamento. In questo contesto, l’abilità nel parlare è uno strumento di potere, come ci dimostra il discorsi di Maso che, valendosi della virtù illusionistica della parole, riesce a far cadere Calandrino nella rete delle finzioni, che, per lui, hanno una consistenza concreta. Di reale invece, nella novella, c’è solo il peso fisico delle pietre, con le quali viene colpito Calandrino. Una simile tortura la infliggerà Calandrino alla moglie, più avveduta di lui, la cui colpa è stata solo quella di aver sposato un grullo simile: così anche a lei tocca la punizione della battitura, gesto con il quale Calandrino sfoga la propria impotenza su una persona più debole di lui. (Alice Cremonini)

Un tema molto importante è costituito dalla beffa, un aspetto del costume assai amato dalla civiltà fiorentina, e dunque storicamente comprovato anche dagli autori delle cronache del tempo. La beffa consiste nel far credere ad una persona semplice le dicerie più strampalate ed inverosimili. Nella beffa trionfa la virtù dell’intelligenza che è il valore fondamentale della civiltà mercantile e urbana di cui Boccaccio è parte attiva. La beffa non offre soltanto l’opportunità di narrare una avventura comica ma rispecchia, nel suo insieme, la vita sociale fiorentina che si sviluppò tra Medioevo e Rinascimento. L’ambiente prediletto per ambientare la beffa stessa è la città rappresentata, in questa novella, da Firenze che è il centro per eccellenza degli scambi e dei traffici mercantili, ma anche di una viva socialità che ama il divertimento. I testi di Boccaccio sono infatti espressione delle esigenze di una civiltà urbana. Tutti questi elementi sono riferiti ad una realtà geografica precisa:l’Italia e nascono nella vivace società borghese di quel tempo. (Chiara Gaetti)