Studiare
latino valendosi del modello della verbodipendenza
Premessa
Da dieci anni a questa parte, è in atto un
deciso rinnovamento nell'ambito della didattica della lingua latina:
sintetizzando al massimo, si nota, da parte degli insegnanti, un atteggiamento
di ridimensionamento nei confronti della immagine stereotipata che deriva dalla
tradizione manualistica, a tutto vantaggio di un approccio ad una dimensione
della classicità che è possibile definire antropologica.
Per quanto concerne il mondo antico, si presta
pertanto maggiore attenzione agli aspetti peculiari del quotidiano, dei modi di
vivere, di pensare e soprattutto si tiene conto di quanto concerne la sfera
delle emozioni.
Grazie a questa focalizzazione è forse
possibile trasmettere ai discenti un diverso ritratto degli antichi romani che
troppo spesso sono stati rappresentati come individui confinati in un ambito di
vita militare: ritratto reso legittimo, dopo l'estenuante analisi di frasi,
zeppe di regole, estrapolate da contesti comunicativi assolutamente ignoti, per
gli studenti.
Già durante i primi anni di studio, occorre
dunque poter analizzare testi in sé conclusi e di argomento significativo, per
non perdere quel piacere della lettura che è diritto innegabile di ogni
fruitore e, in particolare, degli studenti.
La grammatica del testo
La volontà di operare nel segno di una grammatica dal testo comporta l'adozione di un modello descrittivo della lingua economico e al contempo potente. Tali caratteristiche ci paiono sufficientemente garantite dall'impiego del modello della dipendenza, codificato da H. Happ nelle sue applicazioni al latino, sulla scorta della teoria della valenza elaborata dallo studioso belga L. Tesnière.
A tal proposito bisogna ricordare
che la grammatica delle valenze ipotizzata dal
On peut ainsi comparer le
verbe à une sorte d'atome crochu
susceptible d'exercer son attraction sur un nombre plus ou moins élevé d'actants,
selon qu'il comporte un nombre plus ou moins élevé de crochets pour les
maintenir dans sa dépendance. Le
nombre de crochets que présente un verbe et par conséquent le nombre d'actants
qu'il est susceptible de régir, constitue ce que nous appellerons la valence
du verbe.
In relazione al concetto di valenza si possono
dunque individuare verbi avalenti, monovalenti bivalenti e trivalenti. Verbi
avalenti sono quelli che designano fenomeni atmosferici, come il
pleut, pluit, in latino.
L'absence d'actant dans les
verbes avalents s'explique facilement si l'on songe qu'il s'agit d'un drame qui
se joue indépendamment de tout actant. Il neige exprime simplement un procès
qui se déroule dans la nature sans que nous puissions concevoir un actant qui
en soit à l'origine.
I monovalenti sono verbi intransitivi saturati
solo dal soggetto, che indicano un'azione oppure un modo d'essere, una
caratteristica, o uno stato , ad esempio: starnutire, sbadigliare, dormire.
Una definizione dei verbi monovalenti, che in
latino hanno un unico complemento obbligatorio al nominativo, compare nel testo
di Prisciano, Institutiones Grammaticae:
"...cum nominativo perfectam habent costrutionem, ut:
Plato vivit, Aristoteles deambulat, Socrates philosophatur, ego esurio, tu
dormis, ille volat".
I bivalenti sono verbi transitivi come cantare, Alfred
chante une chanson o gli intransitivi come abitare, e anche le voci che
esprimono processi interni: pensare, credere, sapere.
I trivalenti comprendono verbi performativi
(ex.: dire promettere, giurare), verbi che implicano la presenza di un
terzo attante, a favore del quale o contro il quale è compiuta l'azione
(ex.: dare, donare, mandare) e verbi di movimento (ex.: andare, venire).
Il concetto di attante mette in evidenza i ruoli
di azione, mentre il concetto di comunicanti del modello di R. Jakobson
contrassegna i ruoli comunicativi (cfr.: emittente, referente, ricevente,
canale, codice).
Nelle frasi, oltre agli attanti, possono
riscontrarsi anche i circostanti, che variamente esprimono circostanze di tempo,
luogo, modo, concomitanza, ecc... essi non saturano la valenza verbale e
pertanto non hanno relazione sintattica con il verbo o i suoi attanti.
Si fa inoltre distinzione tra un 1° livello
della frase, dove le parole sono considerate in relazione al verbo, e un 2°
livello in cui le parole sono in relazione ad un attante.
Lo stemma
Parlare una lingua comporta la trasformazione
dell'ordine strutturale in ordine lineare e, inversamente, comprendere una
lingua significa trasformare l'ordine lineare in ordine strutturale. Per questa
ragione, allo scopo di interpretare meglio i testi, buona parte del lavoro in
classe può essere riservato alla costruzione di stemmi. Infatti la costruzione
di uno stemma comporta proprio la conversione dell'ordine lineare di una frase
in ordine strutturale.
Le plan structural est celui dans lequel s'élabore l'expression
linguistique de la pensée. Il relève de la grammaire et lui est intrinsèque.
Le plan sémantique au contraire est le domaine propre de la pensée,
abstraction faite de toute expression linguistique. Il ne relève pas de la
grammaire, à laquelle il est extrinsèque, mais seulement de la psychologie et
de la logique. (L. Tesnière)
Teoricamente i due piani sono indipendenti, perché è possibile costruire frasi
sintatticamente perfette, benché prive di senso. In pratica i due piani sono
paralleli, in quanto il piano strutturale non ha altro compito che di rendere
possibile l'espressione del pensiero.
Nell'ambito della attività didattica, la
costruzione dello stemma non deve essere imposta secondo procedure precostituite
in senso definitivo, ma coinvolgere la classe in un processo attivo, affinché
il grafo diventi per ogni studente un modo d'espressione personale. Il ragazzo
può dunque progettare delle varianti stemmatiche, funzionali alla
rappresentazione della architettura della frase.
Il controllo dello schema grafico consente all'insegnante di verificare
se l'allievo ha realmente compreso la struttura della frase stessa. In tal senso
la verifica può risultare più probante rispetto alle domande che, ad esempio,
comportano l'accertamento di enunciazione mnemonica di regole.
Per rendere maggiormente esplicativo il nostro
discorso, possiamo rappresentare graficamente il seguente epigramma di Marziale
Eutrapelus tonsor dum circuit ora Luperc
Expingitque genas altera barba subit.
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Con la linea continua sono rappresentati gli argomenti vincolati al verbo della principale; con la linea tratteggiata si rappresentano le parti del testo che non ne saturano la valenza; in questo caso l'elemento libero, non vincolato, esprime una circostanza di tempo. Il puntale segnala invece il rapporto di coordinazione.