Studiare latino valendosi del modello della verbodipendenza

Fabia Zanasi


Premessa

Da dieci anni a questa parte, è in atto un deciso rinnovamento nell'ambito della didattica della lingua latina: sintetizzando al massimo, si nota, da parte degli insegnanti, un atteggiamento di ridimensionamento nei confronti della immagine stereotipata che deriva dalla tradizione manualistica, a tutto vantaggio di un approccio ad una dimensione della classicità che è possibile definire antropologica.

Per quanto concerne il mondo antico, si presta pertanto maggiore attenzione agli aspetti peculiari del quotidiano, dei modi di vivere, di pensare e soprattutto si tiene conto di quanto concerne la sfera delle emozioni.

Grazie a questa focalizzazione è forse possibile trasmettere ai discenti un diverso ritratto degli antichi romani che troppo spesso sono stati rappresentati come individui confinati in un ambito di vita militare: ritratto reso legittimo, dopo l'estenuante analisi di frasi, zeppe di regole, estrapolate da contesti comunicativi assolutamente ignoti, per gli studenti.

Già durante i primi anni di studio, occorre dunque poter analizzare testi in sé conclusi e di argomento significativo, per non perdere quel piacere della lettura che è diritto innegabile di ogni fruitore e, in particolare, degli studenti.

La grammatica del testo

La volontà di operare nel segno di una grammatica dal testo comporta l'adozione di un modello descrittivo della lingua  economico e al contempo potente. Tali caratteristiche ci paiono sufficientemente garantite dall'impiego del modello della dipendenza, codificato da H. Happ nelle sue applicazioni al latino, sulla scorta della teoria della valenza elaborata dallo studioso belga L. Tesnière.

A tal proposito bisogna ricordare che la grammatica delle valenze ipotizzata dal Tesnière assegna al verbo un ruolo centrale nell'ambito della frase, riconoscendogli la potenzialità di combinarsi con tre funzioni sintattiche, a seconda dei casi indispensabili per la completezza di significato del verbo stesso: il soggetto, 1° attante, l'oggetto, 2° attante, il complemento indiretto, 3° attante, introdotto da preposizione. Il concetto è chiarito dalle seguenti affermazioni di Tesnière:

On peut ainsi comparer le verbe à une sorte d'atome crochu susceptible d'exercer son attraction sur un nombre plus ou moins élevé d'actants, selon qu'il comporte un nombre plus ou moins élevé de crochets pour les maintenir dans sa dépendance.  Le nombre de crochets que présente un verbe et par conséquent le nombre d'actants qu'il est susceptible de régir, constitue ce que nous appellerons la valence du verbe.

In relazione al concetto di valenza si possono dunque individuare verbi avalenti, monovalenti bivalenti e trivalenti. Verbi avalenti sono quelli che designano fenomeni atmosferici, come il pleut, pluit, in latino.

L'absence d'actant dans les verbes avalents s'explique facilement si l'on songe qu'il s'agit d'un drame qui se joue indépendamment de tout actant. Il neige exprime simplement un procès qui se déroule dans la nature sans que nous puissions concevoir un actant qui en soit à l'origine.

I monovalenti sono verbi intransitivi saturati solo dal soggetto, che indicano un'azione oppure un modo d'essere, una caratteristica, o uno stato , ad esempio: starnutire, sbadigliare, dormire.

Una definizione dei verbi monovalenti, che in latino hanno un unico complemento obbligatorio al nominativo, compare nel testo di Prisciano, Institutiones Grammaticae:

"...cum nominativo perfectam habent costrutionem, ut: Plato vivit, Aristoteles deambulat, Socrates philosophatur, ego esurio, tu dormis, ille volat".

I bivalenti sono verbi transitivi come cantare, Alfred chante une chanson o gli intransitivi come abitare, e anche le voci che esprimono processi interni: pensare, credere, sapere.

I trivalenti comprendono verbi performativi  (ex.: dire promettere, giurare), verbi che implicano la presenza di un terzo attante, a favore del quale o contro il quale è compiuta l'azione  (ex.: dare, donare, mandare) e verbi di movimento (ex.: andare, venire).

Il concetto di attante mette in evidenza i ruoli di azione, mentre il concetto di comunicanti del modello di R. Jakobson contrassegna i ruoli comunicativi (cfr.: emittente, referente, ricevente, canale, codice).

Nelle frasi, oltre agli attanti, possono riscontrarsi anche i circostanti, che variamente esprimono circostanze di tempo, luogo, modo, concomitanza, ecc... essi non saturano la valenza verbale e pertanto non hanno relazione sintattica con il verbo o i suoi attanti.

Si fa inoltre distinzione tra un 1° livello della frase, dove le parole sono considerate in relazione al verbo, e un 2° livello in cui le parole sono in relazione ad un attante.

Lo stemma

Parlare una lingua comporta la trasformazione dell'ordine strutturale in ordine lineare e, inversamente, comprendere una lingua significa trasformare l'ordine lineare in ordine strutturale. Per questa ragione, allo scopo di interpretare meglio i testi, buona parte del lavoro in classe può essere riservato alla costruzione di stemmi. Infatti la costruzione di uno stemma comporta proprio la conversione dell'ordine lineare di una frase in ordine strutturale.

Le plan structural est celui dans lequel s'élabore l'expression linguistique de la pensée. Il relève de la grammaire et lui est intrinsèque.  Le plan sémantique au contraire est le domaine propre de la pensée, abstraction faite de toute expression linguistique. Il ne relève pas de la grammaire, à laquelle il est extrinsèque, mais seulement de la psychologie et de la logique. (L. Tesnière)

Teoricamente i due piani sono indipendenti, perché è possibile costruire frasi sintatticamente perfette, benché prive di senso. In pratica i due piani sono paralleli, in quanto il piano strutturale non ha altro compito che di rendere possibile l'espressione del pensiero.

Nell'ambito della attività didattica, la costruzione dello stemma non deve essere imposta secondo procedure precostituite in senso definitivo, ma coinvolgere la classe in un processo attivo, affinché il grafo diventi per ogni studente un modo d'espressione personale. Il ragazzo può dunque progettare delle varianti stemmatiche, funzionali alla rappresentazione della architettura della frase.  Il controllo dello schema grafico consente all'insegnante di verificare se l'allievo ha realmente compreso la struttura della frase stessa. In tal senso la verifica può risultare più probante rispetto alle domande che, ad esempio, comportano l'accertamento di enunciazione mnemonica di regole.

Per rendere maggiormente esplicativo il nostro discorso, possiamo rappresentare graficamente il seguente epigramma di Marziale

                                Eutrapelus tonsor dum circuit ora Luperc

Expingitque genas altera barba subit.

Con la linea continua sono rappresentati gli argomenti vincolati al verbo della principale; con la linea tratteggiata si rappresentano le parti del testo che non ne saturano la valenza; in questo caso l'elemento libero, non vincolato, esprime una circostanza di tempo. Il puntale segnala invece il rapporto di coordinazione.