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Attesa
alienante d’intervento spirituale in una situazione materiale.
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Qualcuno provvede a concludere una determinata circostanza o evento
secondo i suoi canoni nel migliore dei modi, e chi è coinvolto in questa
circostanza o evento non se ne accorge immediatamente. Quindi devia il
normale scorrere degli eventi.
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La
provvidenza costituisce un universo sconosciuto e che mai si conoscerà.
Nonostante sia circondata da un alone di mistero e di incertezza, gli
uomini comunque si affidano alla provvidenza come se fosse un’entità
sicura a cui aggrapparsi. La provvidenza esiste?
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È
occuparsi di qualcuno aiutandolo in una situazione difficile senza
arrecare ad esso altro disagio, è compiere un gesto d’affetto spontaneo,
cosa non troppo comune al giorno d’oggi.
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Ritengo che più che la provvidenza siano la volontà e le scelte di ciascun
individuo a stabilire il corso della vita.
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È
affascinante l’idea che possa esistere una provvidenza, intesa come
qualcosa di “alto” che provvede, che pensa specificatamente al singolo.
Sembra difficile crederci, ma trovo sia … crederci!
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Idea
di passività che deriva dal vivere senza agire aspettando un segno o un
avvenimento che possa modificare la condizione dell’uomo
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La
provvidenza è incerta, misteriosa, a volte lampante. Essa può sembrare
divina, ma io penso che sia legata al caso, imprevedibile e
impercettibile. Secondo me non si può etichettare una provvidenza positiva
o negativa, perché è sempre legata ai nostri gesti e agisce di conseguenza
equamente. È secondo me quella che gli antichi identificavano come
il fato, all’apparenza decifrabile e prevedibile, ma non è così. E questo
è il bello del caso.
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È
fortuna, arriva inaspettatamente. Caos, talvolta ti rovescia ogni
convinzione. Sicurezza, ti rischiara quando brancoli nel buio. Nulla, se
non ne hai bisogno (ma è difficile credere che uno sia di per sé felice da
non richiedere un aiuto). Stimolo, ti fa ricordare chi sei. È una parola.
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L’uomo
ha un’esigenza ineluttabile: credere in un dio. Non per forza quello della
cristianità, o di un’altra religione. È credere in una forza divina anche
incarnata nella scienza e nella modernità. Un divino che viene a
identificarsi con un sostegno, un rifugio alla fragilità, alla finitudine
e alla solitudine umana. E la provvidenza è il mezzo attraverso cui questa
forza si concretizza. È il trascendente che si fa immanente.
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Provvidenza come atto che porta cambiamento in una situazione, ma
proveniente dall’esterno della situazione medesima. In un contesto reale
deve quindi giungere da un mondo non reale, quindi non attinente ai nostri
sistemi di interpretazione, dunque inconoscibile. Da qui il suo aspetto
divino, o, sotto altri punti di vista, legato alla superstizione. La
provvidenza non esiste.
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La
provvidenza è un’entità che gli uomini ringraziano o incolpano quando non
vogliono assumersi la responsabilità dei loro meriti o dei loro errori.
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La
provvidenza è come l’annullamento della sola volontà individuale che viene
superata da un ciclo di eventi concatenati tra loro a cui nessuno può
porre rimedio. Alcune volte può essere quasi individuata nel fato, nel
destino. Mi viene in mente un frammento del film “Lo strano caso di
Benjamin Button” dove, attraverso un excursus di eventi, il regista spiega
come la protagonista sia arrivata a rompersi una gamba.
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La
parola provvidenza rimanda, per assonanza, al verbo prevedere, vedere
prima. La provvidenza è l’avere la possibilità di vedere prima ciò che sta
per succedere e di scegliere di provvedere all’altro: di vedere per
l’altro.
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Se si
crede nella provvidenza, ogni cosa accade perché deve accadere. Ma
forse è troppo facile così, forse alcune cose accadono solo per caso…
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Provvidenza: qualcosa che è sempre presente sulle nostre teste, che ci
indirizza verso strade tortuose o dritte senza ostacoli o con un qualcosa
che porta ognuno di noi ad una crescita individuale, che ci rende consci e
responsabili delle nostre scelte.
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Potrei
associare Manzoni, Verga, Seneca, molti altri alla parola provvidenza, ma,
se penso al mio vissuto, per me, provvidenza è soprattutto il nome
dell’albergo che mi ha accolto nel mio soggiorno romano…e non la ricordavo
nemmeno più quella stanzetta del secondo piano di via Mario Gelsòmini…sarà
stato il raggio di sole attraverso la finestra dell’aula, al primo piano
di vicolo Stradellaccio, a ripescare questa cara memoria?
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Provvidenza, nel senso di provvedere al bene di qualcuno, penso sia detta
dalle persone che realmente ci amano, ma nella vita penso governi più una
vox media come il destino, la sorte, il fato, dove non deve
necessariamente esserci un fine (uno scopo).
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Esiste
una provvidenza che trascende l’uomo, che non può essere identificata con
il Dio cristiano e che permane per l’intera vita dell’uomo. Esiste una
provvidenza in noi che ci mette continuamente a contatto con le nostre
problematiche e con le nostre paure, identificandosi quasi come una
coscienza personale e onnipresente. Essa non ti sovrasta e non si prende
gioco di te, ti accompagna in ogni tuo gesto e in ogni tua situazione. Non
ha lo scopo di punirti, serve solo a farti ragionare in ogni situazione,
buona o cattiva che sia; sta al singolo, quindi, capirne l’importanza e di
conseguenza apprezzarla.