Urania Celeste

sito di Fabia Zanasi

Le traduzioni di Alessandro Natucci

 

 

Orazio, Il Soratte, Odi, I, 9

      

Vedi com’è bianco  il Soratte, sotto
la neve che gli alberi sostengono appena,
mentre ghiacciano i fiumi
per l’acuto gelo?

Metti  sul fuoco legna abbondante,
Taliarco, per vincere il freddo                          
e senza risparmio versa il vino più vecchio   
dall’anfora sabina.

Lascia il resto agli dei: prostrati che abbiano    
i venti in lotta con il mare in tumulto,             
più non si muovono i cipressi
né gli orni vetusti.

Non  chiedere cosa sarà domani:    
ogni giorno che la sorte concede
sia per te come un dono; e non sdegnare, ragazzo,
i dolci amori e le danze,

fino a che la noiosa canizie è lontana.  
Ora è tempo di giochi e di ozi,
di lievi sussurri scambiati sul far della notte.  
Ora per te risuona dall’angolo segreto

dov’era nascosta, il riso della fanciulla,  
che si tradisce; ora ti è caro il pegno d’amore
strappato alle braccia o al dito di lei,  
che appena resiste.      

Orazio, Fonte Bandusia, Odi,  III, 1

Fonte Bandusia, lucente più del cristallo,
di puro vino degna e di fiori,         
domani avrai in dono un capretto,
che la fronte, turgida per le corna nascenti
destina alle lotte d’amore.
Invano; ché l’erede di una razza lasciva   
di rosso sangue tingerà
le tue gelide acque.

Te la vampa feroce della canicola
non sfiora nemmeno, tu refrigerio grato
sai dare ai tori sfiniti dal vomere,
al gregge in cerca di cibo.                       
E nobile sarai anche tu tra le fonti,
perché dirò della quercia, posta
tra i concavi sassi, da cui mormorando
 
scorrono purissimi rivi.

Orazio, Il fauno, Odi,  III, 18

Fauno, che insegui  le sfuggenti Ninfe,
nei  campi aprichi della mia terra
entra  propizio e, mite, risparmia
                       i piccoli del gregge,

se tenero per  te cade un capretto,
se nella coppa, amica del piacere
scorre il vino, e odoroso fumo
 
                         manda l’ara antica.

Gioca sul campo erboso ogni animale
quando tornan le None di dicembre.
Sta in festa il popolo nei prati

                            con il bue ozioso.

S’aggira il lupo tra gli agnelli audaci.
Per te spargon  le selve agresti  fronde
e il contadino gode nel tripudio

                              della terra ostile.