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Apprendisti scrittori

Cause scatenanti e ideali del
CHASSIDISMO

Di Gavriel Nelken

Il movimento chassidico, interno all'ebraismo, nacque in Europa nord-orientale (Polonia, Russia europea, Ucraina, Paesi baltici) nel diciottesimo secolo ed ebbe numerose cause scatenanti. Infatti in quelle zone gli ebrei  erano ghettizzati e guardati male nonostante fossero una minoranza piuttosto consistente (due o tre milioni solo in Polonia), anche perché alcuni di loro erano intermediari tra padroni e contadini con il compito d riscuotere le tasse. Addirittura subivano regolarmente i “pogrom” , cioè devastazioni e stermini di intere comunità (in Russia erano tristemente noti per questo ruolo i Cosacchi). Inoltre gli ebrei dell'epoca erano, per la quasi totalità, contadini poverissimi che vivevano in miseria una vita ricca solamente di figli, di stenti e di freddo.

Come se non bastasse, l'ebraismo, in generale, era ed è basato sullo studio e sulla ricchezza culturale, ma cosa poteva importare a questi poveri contadini analfabeti di coltivare la propria istruzione?

Così, quasi tutti gli ebrei del tempo vivevano la loro triste vita giorno per giorno, mentre a poco a poco moriva anche la speranza.

Finché un giorno arrivò Ba'al Shem Tov (BA'AL : colui che porta, TOV : buon, SHEM : nome), il fondatore del chassidismo,dicendo che il Messia stava per arrivare, che l'essere colti non avvicina necessariamente a Dio, che bisogna vivere la vita con gioia,che il Signore non è solo nei libri ma “é in ogni cosa e ogni cosa è Lui”, e, soprattutto, che se si è sinceramente credenti e se si ha una fede estremamente appassionata si fa piacere a Dio più che se si ha studiato molto ma si crede distaccatamente  (infatti i chassidim sono famosi per ballare e cantare preghiere senza parole) .

In questo modo, Ba'al Shem Tov diede loro speranza, gioia e stima di se stessi, di cui avevano estremamente bisogno, riuscendo ad attirare intorno a sé e ai suoi discepoli un grande numero di fedeli.

Martin Buber, Motti da gioco di scacchi

 Rabbi Bunam soleva giocare a scacchi con gente di dubbia reputazione. Egli eseguiva ogni mossa con profondo e sereno raccoglimento, come se compisse una funzione sacra. E di tanto in tanto recitava quasi canterellando un versetto scherzoso, ad esempio questo: «Bada a che mossa fai, che non te ne vengano guai».

I motti si adattavano sempre alla situazione del gioco, ma il tono con cui erano detti era tale che gli ascoltatori dovevano prestare attenzione. E sentivano sempre più fortemente: si trattava della loro vita. Non volevano ammetterlo, si difendevano, soggiacevano. E la grande conversione si impadroniva dei loro cuori.

(Da I racconti dei Chassidim, Ed.Garzanti, Milano, 1985)