La Battaglia di Montelungo

Chi da Napoli risale la penisola verso Roma, lungo la consolare Via Casilina poco oltre Mignano, trova la piana di Cassino sbarrata da una montagna carsica, alta sui 300 metri, per la sua forma allungata chiamata Montelungo.
Alle pendici di questa montagna il viaggiatore trova, un po’ sorpreso, un grande cimitero di guerra che raccoglie le salme dei soldati italiani che come ricorda la lapide affissa all’entrata:
“Quando era per i fratelli smarriti - vanità sperare follia combattere - primizia di credenti - noi soli quassù accorremmo - invitti per te cadendo - ITALIA - Se più della vita ti amammo - il monte della nostra fede - dove sepolti eloquenti restiamo - affida tu con i nostri nomi - ai fratelli rinati - per sempre.”
Questa lapide venne dettata dal Ten. Luigi Colombo di Lecco, per i fanti del 67° Reggimento Fanteria sepolti in quel cimitero insieme ai caduti delle unità regolari nella guerra di liberazione.
L’8 settembre colse la Divisione Legnano, di cui il 67° Rgt. Fanteria faceva parte, in trasferimento da Bologna alla Puglia. I fanti del 67° accolsero la notizia dell’armistizio con pensosa serenità, con l’esatta valutazione che in quell’ora la Patria chiedeva loro la suprema prova di fedeltà. Non si sbandarono quei fanti, non accolsero l’invito da più parti rivolto loro di abbandonare il reparto perché la guerra era finita, ma si strinsero compatti intorno alla loro Bandiera ed al loro Comandante, Col. Ulisse Bonfigli, pronti ad eseguire gli ordini del governo legittimo nel frattempo trasferitosi a Brindisi per evitare una prevedibile cattura.
Tre giorni dopo soltanto, il Comando Supremo , preso atto dell’aggressione tedesca operata contro tutti i nostri reparti, ordinava a tutte le Forze Armate di considerare da quel momento i tedeschi come nemici e di agire di conseguenza.
Il Reggimento attuava così schieramenti difensivi a Francavilla, a Brindisi, a Fasano e a S. Vito che lo mettevano subito di fronte al nuovo nemico. Ma lo sfacelo materiale e morale della Nazione, la dura presenza dell’occupante, la necessità di riportare la Patria nel novero delle nazioni libere, esigevano ben altro. Ed il 28 settembre veniva costituito il I° Raggruppamento Motorizzato composto dal 67° Rgt. Fanteria, dal LI° Battaglione Bersaglieri e dall’11° Reggimento Artiglieria e da altre unità divisionali alle dipendenze della V° Armata americana.
“La prima grande unità celere dell’Esercito Italiano alla riscossa, chiamata ad operare per ricacciare dal suolo della Patria le tracotanti truppe germaniche.” come ebbe ad esprimersi il suo Comandante  Gen. Vincenzo Dapino, nel suo primo ordine del giorno.
Ma finalmente il Raggruppamento venne messo a disposizione del II° Corpo d’Armata americano, comandato dal Gen. Keyes, ed il 6 dicembre ebbe l’ordine di tenersi pronto ad “attaccare, prendere e mantenere Monte Lungo” sostenuto ai lati dalla 36° Divisione americana.
All’alba dell’8 dicembre, ovattata di densa nebbia, i fanti del I° Battaglione del 67° balzavano con impeto all’attacco delle posizioni nemiche. Purtroppo, però, le informazioni date dai comandi americani non risultavano esatte e quel che è peggio l’azione di appoggio laterale da parte della 36° Divisione americana venne a mancare; i fanti del 67° e i bersaglieri del LI° si trovarono così contro forze nemiche ben più consistenti del previsto ed esposti al fuoco concentrico delle artiglierie germaniche.
L’attacco fallì, i fanti e i bersaglieri dovettero ripiegare sulle posizioni di partenza lasciando sul terreno 47 morti di cui 4 ufficiali, 102 feriti di cui 9 ufficiali e 151 dispersi. Ma non manco il valore!
Il Comandante della 36° Div. Americana espresse il suo elogio per il “magnifico comportamento” delle truppe ed il nemico ne fu fortemente sorpreso. Ne fanno fede le parole di un ufficiale tedesco, reduce da Monte Lungo, al padre del caduto A.U.C. Cheleschi: “L’accanimento e l’eroismo del reparto italiano impiegato meravigliarono e sorpresero il comando tedesco non abituato da tempo ad una forma di combattimenti così strenua e valorosa. Si sono battuti da leoni! E quando potemmo rastrellare il terreno, riconoscemmo tra i caduti truppa italiana….. comprendemmo!”.
Qualificati uomini politici ebbero ad insorgere contro “lo stupido macello” ma un fante disse per tutti al Colonello Comandante: “Signor Colonello, noi torneremo lassù e nessuno ci farà tornare indietro”.
Venne così l’alba del 16 dicembre. Un’alba radiosa promessa di sicura vittoria. Ed invero fu un balzo, una corsa, una carica! A sera Montelungo era conquistato e saldamente presidiato da truppe italiane. La via per Cassino era finalmente aperta.
Le nostre perdite della giornata furono di 10 morti di cui 10 ufficiali, 30 feriti e 8 dispersi. Quelle del nemico 100 tra morti e feriti oltre a parecchi prigionieri.
Tutti i comandanti alleati fecero pervenire il loro “più alto elogio”, il Gen. Clark Comandante la V^ Armata americana telegrafò: “Questa azione dimostra la determinazione dei soldati italiani a liberare il loro paese dalla dominazione tedesca, determinazione che può ben servire come esempio ai popoli oppressi d’Europa”.
E come riconoscimento di tanto valore nella successiva estate la bandiera del 67° entrava in Roma liberata insieme alle bandiere  Alleate decorata della Medaglia d’Oro al V.M.
Questa la gloria purissima del “primo reggimento della riscossa” che brilla sulle croci del cimitero di guerra di Montelungo sulla strada di Roma.
Ma la capacità operativa ed il valore dimostrato dai fanti e dai bersaglieri del I° Reggimento Motorizzato consetirono alla S.M. Italiano di costituire successivamente 5 gruppi di combattimento: Legnano, Cremona, Friuli, Folgore e Mantova che parteciparono a tutte le operazioni sul fronte adriatico dal Volturno a Venezia col sacrificio tra morti, feriti e dispersi di 2713 uomini di cui 134 ufficiali.

Ten. Col. Avv. Giorgio Anselmi

 

Giorgio Anselmi: nato a Ferrara, classe 1915 - Ufficiale dell’Accademia Militare di Modena (77° Corso Allievi Ufficiali).
Nel 1943 era Aiutante Maggiore in Prima del 67° Reggimento Fanteria col grado di Capitano. Il 16 dicembre 1943, giorno del secondo e vittorioso attacco alle postazioni nemiche, volontariamente si offri per prendere il comando del II° Battaglione del 67° Rgt. Fanteria rimasto vacante.
Decorato con due Medaglie di Bronzo al Valor Militare: la prima per aver combattuto sul fronte greco-albanese in Val Voiussa (1940-41) e la seconda per la Battaglia di Montelungo (1943).
Nel 1946 col grado di Maggiore, lascia la carriera militare per dedicarsi all’attività forense.
Attualmente è Presidente Onorario dell’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia sez. di Ferrara e Presidente Provinciale dell'Istituto del Nastro Azzurro tra Combattendi Decorati al Valor Militare sez. di Ferrrara (aprile 2009).