L'esperto - che ci crediate o no - sono io. Lo so che può sembrare che mi vanto, ma date un'occhiata al mio speciale "curriculum"...
Ne ho sentite di tutti i colori, da amici e conoscenti che mi hanno posto domande su come far durare di più le batterie dei loro telefonini o altri; e penso che, come sempre tra chi ha poca competenza specifica, ci siano esagerazioni e falsi miti, che andrebbero sfatati con ogni mezzo.
Ciò che leggerete è nato per i "telefonini", ma le considerazioni sono valide per qualsiasi utilizzo. se non vi interessa l'aspetto tecnico (estremamente utile, giuro) potete saltare direttamente alla conclusione.
Tralascerò quelle al piombo che sono decisamente poco portatili, sebbene per certi versi le più "buone".
Sono le più vecchie, più pesanti e più soggette all'effetto memoria; ormai nessun telefono nuovo viene venduto con esse; tuttavia, sono ancora reperibili come ricambi. Il motivo per considerarle superate non è, secondo me, l'effetto memoria, ampiamente sopravvalutato, ma semmai la loro scarsa ecologia, e la minore capacità. Peraltro, una batteria al NiCd costa poco ed è robusta molto più delle altre, sopportando surriscaldamenti e sovrascariche molto meglio di qualsiasi altra. Uso da un anno una batteria al NiCd ad alta capacità, e ne sono ampiamente soddisfatto. Molte batterie NiCd considerate "troppo grosse" contengono elementi cilindrici ampiamente reperibili in commercio, per cui è possibile con un po' di pazienza aprire una batteria e sostituire gli elementi in essa contenuti con pochissimi soldi. Un elemento da 1300 mAh a ricarica rapida, reperibile in parecchi negozi, costa ormai circa 6500 lire; una batteria nuova "rigenerata", di 5 elementi costa quindi 32.000 lire! Una batteria NiCd è dunque l'ideale come batteria di scorta per evitare di rimanere "a terra" in quasiasi situazione. Se poi si dovesse rovinare per il poco uso, poco male; tanto non costa un gran che...
Sono state lanciate proprio come batterie prive di effetto memoria; per contro hanno difetti che sono stati solo parzialmente corretti dall'evoluzione della tecnologia. Per prima cosa hanno una vita più limitata - 400 cicli carica/scarica nominali contro i 500 delle NiCd. Poi sono più delicate: sopportano male la sovraccarica ed il conseguente surriscaldamento. Hanno una tensione d'uscita lievemente inferiore alle NiCd ed una maggiore resistenza interna, che abbassa ulteriormente la tensione d'uscita sotto carico; sui telefoni vecchi questo causa una segnalazione di "batteria scarica" prematura, con spegnimenti improvvisi e riduzione della vita della batteria (vedere cosa mi è successo con un vecchio Cityman). Si trovano ormai comunemente in commercio come elementi cilindrici; nei "telefonini" appena più recenti però, si usa molto il formato "chewin-gum", a parallelepipedo, più compatto ma assolutamente introvabile come elemento singolo. Dunque, morta la batteria la si ricompra per intero; e considerando che i prezzi delle batterie per telefonini sono decisamente gonfiati, la spesa è facilmente 2 o 3 volte superiore ad una NiCd. Ovviamente hanno anche dei lati positivi: sono molto meno inquinanti (non contengono cadmio, difficile da smaltire), hanno una maggiore potenza a parità sia di peso che di volume, e non hanno - per l'appunto - il famoso effetto memoria.
Equipaggiamento comune sui telefoni dell'ultima generazione, offrono un peso piuma per una capacità ancora superiore, con una tensione per elemento di oltre 3 volt. Purtroppo però con lati negativi: il prezzo, una volta proibitivo (600.000 per la prima batterie Motorola che ho visto in commercio!) è tuttora sensibilmente maggiore delle NiMH a parità di capacità. Inoltre sono più complesse da ricaricare, e non possono sopportare la ricarica rapida (non ci si può mettere meno di 5 ore), svantaggio secondo me non trascurabile. C'è chi afferma che vanno scaricate fino in fondo, chi invece sostiene che ciò non va fatto mai. Ne posseggo una da circa sei mesi; in mancanza di altri elementi, l'ho trattata come le altre, evitando di ricaricarla troppo spesso e, ogni 4/5 ricariche, ovvero quando capita, scaricandola fino allo spegnimento del cellulare. Finora (otto mesi) funziona, ma già da qualche mese mi sembra che cominci a perdere colpi, soprattutto quando il telefono è in zone marginali e consuma di più. La mia impressione è che si tratti di batterie poco robuste, a cui non si può chiedere più della leggerezza. In fin dei conti, non vale la pena di accanirsi per averne una; soprattutto occorre diffidare dalle "compatibili" a basso costo, che, trattandosi di una tecnologia ancora recente, hanno una qualità (e durata) enormemente inferiore a quella di una "di marca".
Di recente apparizione sono le batterie alcaline ricaricabili. Esse dovrebbero avere le stesse caratteristiche delle alcaline normali (alta capacità - 1500 mAh, più di una NiMh - , grande energia fornibile in pochi secondi - quasi quanto una NiCd - , tensione di 1.5 Volt contro gli 1.2 delle "Nichel-Qualcosa" e quindi maggiore densità di energia, e compatibilità anche con gli apparecchi più "schizzinosi"), ma in più essere ricaricabili. Il tempo di ricarica è sempre intorno alle 5-8 ore, ma non mi è chiaro se questo è un limite invalicabile; inoltre, per queste batterie è in vendita un caricabatterie apposito, che suppongo abbia una speciale circuiteria per la rilevazione della fine carica. Questo fatto si aggiunge al loro costo di base, che è leggermente maggiore di quello di una NiMH. La vita dichiarata è di 100-500 cicli di carica-scarica, "a seconda dell'uso"; quindi paragonabile a quella di una Ni-Cd, sulla carta, ma non saprei dire in cosa possa consistere l'uso che ne riduca la vita a soli 100 cicli. In ogni caso, sono batterie prive di effetto memoria, anzi è preferibile ricaricarle senza scaricarle a fondo; sia ben chiaro però che non ho fatto esperienza diretta su queste batterie, quindi non mi assumo responsabilità, anche se sono pronto ad accettare segnalazioni ed esperienze!
Si cominciano a trovare come elementi stilo cilindrici, per l'utilizzo al posto delle pile convenzionali, ma non ho ancora visto cellulari che le utilizzino. In teoria, però, le caratteristiche delle pile alcaline le rendono abbastanza adatte all'uso con un telefono cellulare. Chi dispone di un telefono che può funzionare anche con pile convenzionali, può fare una prova e farmelo sapere...
Qui si scende sul tecnico, ma non posso fare altrimenti per spiegare alcuni comportamenti delle batteria ancora misteriosi per molti. Se proprio non è roba per voi, saltate oltre.
Un telefono cellulare è un utilizzatore di batterie un po' "bastardo": per la maggior parte del tempo rimane in attesa, consumando pochissimo, ma quando si è in conversazione consuma parecchio soprattutto se si è in una zona con poco segnale. Ogni ora, poi, il cellulare manda una breve segnalazione alla cella, per dire "sono ancora qui", e in quel momento il consumo sale a quello che si ha in conversazione.
Ogni batteria per cellulare è formata da più pile, o elementi. Rispetto ad una pila tradizionale, quella ricaricabile è caratterizzata da una tensione più bassa, 1.2 volt contro 1.5. La tensione è sì più bassa, ma anche molto più stabile; per la maggior parte della durata della scarica la tensione rimane inchiodata sugli 1.2 volt, e poco prima della scarica completa è ancora di 1.18. Poi improvvisamente crolla. Una pila tradizionale, invece, fa calare progressivamente la sua tensione, tanto che per certi usi è ancora utilizzabile a 1.1. volt. La stabilità di tensione delle pile ricaricabili diminuisce con l'età; così, mentre un telefono con una batteria nuova segnala di essere scarico solo pochi minuti prima dello spegnimento, una batteria vecchiotta può cominciare a segnalare la fine capacità ore prima. Per esperienza personale vi dico che questo è il modo più affidabile di valutare l'età e lo stato di salute di una batteria. Le batterie alcaline hanno tensione di 1.5 volt ma per il resto caratteristiche vicine a quelle delle ricaricabili; per questo in caso di emergenza è possibile utilizzarle anche su un cellulare dotato di apposito portabatterie, come l'Alcatel Easy.
Seconda caratteristica fondamentale di una pila è la capacità, che si misura generalmente in "milliamperora" (sigla mAh). Una pila da 600 mAh puà fornire la corrente di 600 mA (milliAmpere) per un'ora, oppure 60 mA per 10 ore, oppure 6 mA per 100 ore e così via. In teoria, però; perché in pratica se consumate una corrente dieci volte superiore, la durata è inferiore ad un decimo della precedente. Così, la capacità delle batterie viene valutata scaricandole in 10 ore. Su uno stesso telefono, la capacità è un ottimo indicatore della durata, ma i metodi di misura sono leggermente differenti da un costruttore all'altro; alcuni addirittura evitano accuratamente di fornire questo dato; ed io evito accuratamente questi costruttori.
Terza caratteristica, sconosciuta ai più, è la resistenza interna. Una pila NiCd ha una bassa resistenza interna, il che vuol dire che potete richiedergli una corrente molto elevata, scaricandola in pochi minuti. Una pila tradizionale per contro ha un'elevata resistenza interna; se gli chiedete una corrente elevata, essa abbasserà la tensione a zero, sembrando scarica; appena togliete il carico, però, la tensione risalirà quasi a quella di prima. La resistenza interna è in buona sostanza responsabile di cosa succede mettendo la pila in corto circuito. Una pila normale in cortocircuito raramente raggiunge l'Ampere di corrente, e dopo qualche tempo si scarica e basta. Una NiCd può arrivare sotto corto circuito a 20 Ampere, si scarica con la velocità di un fulmine e si scalda moltissimo, potendo arrivare ad incendiarsi.
La resistenza interna aumenta man mano che la batteria si scarica e, scarica dopo scarica, aumenta con l'età della batteria. Questi fenomeni sono più evidenti nelle NiMH che nelle NiCd; questo spiega perché alcuni vecchi telefoni sopportano male le NiMH. Se la resistenza interna diventa troppo alta, nel momento in cui il telefono chiede un'elevata corrente la tensione scende bruscamente, il telefono pensa che la batteria si sia improvvisamente scaricata e si spegne. Altre volte il calo di tensione porta per un attimo l'elettronica interna del telefono sotto al limite inferiore di funzionamento; questo causa blocchi e congelamenti del telefono stesso (i cosiddetti "stati vegetativi"). È esattamente quello che succede su molti telefoni GSM Motorola, evidentemente mal progettati, che dopo alcuni mesi di uso cominciano a dare i numeri... Cambiando la batterie, spesso tutto torna a posto.
Quarta caratteristica della batteria è la velocità di carica. Sotto carica una batteria sviluppa gas e calore che, se non scaricati all'esterno, possono portarla all'esplosione. Si distinguono generalmente elementi compatibili alla carica lenta (12-15 ore), e veloce (1-1.5 ore), con qualcuna di capacità intermedia. Ormai quai tutte quelli per cellulari sono adatte alla ricarica rapida, ma utilizzando comunque una ricarica lenta si riduce il rischio di una morte prematura della batteria.
Purtroppo sono finiti i tempi di Beppe Grillo; con un cacciavite si apriva la batteria, e dentro ci trovavi le spesse pile che compravi dall'elettricista ad un terzo del prezzo. Oggi le batterie sono sigillatissime, usano un'elettronica interna ed elementi introvabili in commercio (finché qualcuno non si decide a venderli...), e quindi tocca comprarle a prezzo pieno... Ad ogni modo, le batterie sono sempre costituite da diversi elementi montati in serie, ovvero il positivo di ogni batteria col negativo della successiva. In questa configurazione, la tensione è pari alla somma di quella delle batterie, mentre la capacità rimane la stessa. I primi telefoni cellulari andavano a 7.2 Volt (Nokia Cityman), poi per qualche generazione ci si è fermati sui 6 volt (Nec P3 e P4, Nokia 2110. Motorola 8x00), ed i più recenti oggi vogliono solo 4.8 (Nec P7) o 3.6 volt (Nokia 5110 e 6110). Anche se una batteria a tensione più bassa ha in sè meno energia, i telefoni a tensioni più basse consumano in realtà meno, e durano di più; merito della sofisticazione dell'elettronica...
In passato si diceva che le batterie, per evitare l'effetto memoria, andavano scaricate completamente; così qualcuno ha provato a scaricare la batteria a zero volt, ed ha dovuto comprarne una nuova. Infatti, la robustezza di una batteria è pari a quella dell'elemento più debole; a causa delle minime differenze di capacità sempre esistenti tra un elemento e l'altro, quando il primo elemento è sceso a zero volt gli altri sono ancora intorno agli 1.2 volt. Continuando a consumare corrente, gli altri elementi cominciano a caricare al contrario l'elemento scarico. Questo è il miglior modo per distruggere una NiCd, senza speranze di recupero. Alla prossima ricarica, l'elemento caricato inversamente rimane a zero volt o ci torna quasi subito, e la batteria è da buttare.
Per sicurezza, quindi, una batteria da N volt non dovrebbe mai essere portata sotto gli N-1.2 volt (che corrisponde al momento in cui un elemento solo è scarico mentre gli altri sono ancora carichi). Alcuni pessimi scaricabatterie non rispettano questa semplice precauzione, portando in breve tempo la batteria a morte prematura. Per inciso, un ottimo e sicuro scaricabatterie è quello di chiamare con il cellulare un numero gratuito e lasciarlo in conversazione finché non si spegne... Viceversa, mai scaricare una batteria ricaricabile con una lampadina, sempre per evitare di portarla a zero.
Se aprite la batteria guasta e misurate la tensione su tutti gli elementi, scoprirete che hanno ceduto solo un elemento o due; si potrebbe essere quindi tentati di cambiare solo quelli, nel caso in cui riusciste a trovarli in vendita. Tuttavia, gli elementi rimasti sarebbero ormai molto più deboli di quelli nuovi, e si guasterebbero dopo poco tempo. Gli elementi, quindi, vanno sempre cambiati insieme.
È una tecnica per tentare il recupero di elementi ricaricabili, al NiCd o NiMH ancora non completamente andati. È eccezionale soprattutto per le batterie che tendono a scaricarsi rapidamente o che non si ricaricano affatto pur essendo ancora giovani; la tecnica consiste nel "bruciare" tutte le vie di fuga delle corrente interne alla batteria, dando una "bella smossa" (elettricamente parlando) al tutto.
Più tecnicamente parlando, con l'utilizzo all'interno dell'elemento si formano dei sottilissimi "baffi" di metallo, che mettendo in cortocicuito delle piccole aree ne riducono la capacità o la fanno scaricare rapidamente. Applicando una forte corrente "vaporizziamo" questi "baffi", e se questi erano il solo problema la batteria torna come nuova.
Si prende un GROSSO condensatore elettrolitico, a tensione massima di una ventina di volt - io ne uso uno da 150.000 microfarad, 10 volt - si, avete letto bene. L'ho trovato in un'antica stampante di un centro di calcolo. È alto più di dieci centimetri, con un diametro di 6-7 -. Lo si attacca in parallelo ad un alimentatore - da dieci volt nel mio caso -, e, quando il condensatore è bello carico (ci mette cira due secondi con un alimentatore da 3 Ampere), attraverso un filo molto grosso lo si scarico sull'elemento (non batteria) da trattare, positivo su positivo, con grosso sviluppo di scintille e fuochi d'artificio. Si ripete il trattamento tre o quattro volte. La cosa strana è che alcuni elementi hanno una piccola vibrazione, insomma fanno come un'aragosta buttata nella pentola dell'acqua bollente; ma tanto è sufficiente a ringiovanirle, a volte in modo notevole. Solo sulla batteria NiMH durata un anno e mezzo questo trattamento non ha praticamente funzionato, come se mi avesse detto "Beh? Che altro pretendi?".
Ho utilizzato per anni un Nokia Cityman 2 comprato usato nel 1992 (praticamente formato manganello!) equipaggiato di batterie fatte di 6 elementi a stilo, con caricabatterie rapido da tavolo da 800 mA. Su questo ho nel tempo utilizzato:
Sono poi passato ad un mio personale Nokia 2110 su cui ho dato il meglio di me per due anni e mezzo, rigorosamente col caricabatterie originale, con:
Il mio ultimo acquisto è un Nokia 6110 (aprile '98), ancora con batteria Li-Ion originale da 900 mAh, 3.6V.
Questi ultimi dati dovrebbero dimostrare che non racconto stupidaggini. Lo so, ho scelto telefoni con un ottimo caricabatteria, ma anche questa è esperienza... Inoltre, quando ancora il telefono cellulare non esisteva (1986), circolavo con un apparato VHF radioamatoriale (sono IW0CDT), dapprima un IC02, poi un FT32, infine un C520, a cui ho rinnovato diversi pacchi batterie con la solita tecnica.
Ogni epoca ha i suoi miti. Quello della nostra epoca di cellulari è l'effetto memoria, temuto come la lebbra e l'AIDS, mentre probabilmente la psicosi dell'effetto memoria ha ucciso più batterie dell'effetto stesso...
In cosa consiste l'effetto memoria? In parole povere, se avete una batteria che dura 20 ore ma tutti i giorni la utilizzate per soli 15 e poi la ricaricate, dopo alcune decine di volte la durata della batteria si riduce, tendendo ad avvicinarsi a 15 ore. Per eliminare l'effetto memoria bisogna caricare e scaricare a fondo la batteria per due o tre volte. Tutto qui. Non è nè qualcosa di irreversibile, nè che si manifesta alla seconda mancata scarica completa. Per questo è inutile ostinarsi a scaricare ogni volta la batteria fino in fondo; è poi molto pericoloso riaccendere il telefono parecchie volte per assicurarsi di aver sfruttato l'ultimo briciolo di carica; visto che il consumo all'accensione è molto forte, se la batteria è già indebolita questo è il miglior modo di buttarla, e se è nuova un ottimo modo di ridurne la vita.
A conclusione di questa dissertazione vi dico quindi come mi regolo io, che ho imparato da un conoscente radioamatore che, ai tempi in cui il cellulare non c'era, era noto come quello a cui le batterie del VHF duravano per anni.
Occorre evitare l'effetto memoria, ma senza dimenticare che ogni batteria ha una sua vita misurata in numero di cicli carica/scarica che può sopportare; evitiamo quindi di ricaricare la batteria prematuramente, poiché questo "brucia" un ciclo disponibile. Una batteria ricaricata due volte al giorno quando ne basterebbe una sola, anche con il più tecnologico dei caricabatterie, dura comunque la metà di quanto potrebbe. Una batteria che dura poco in più di un giorno, e viene scaricata ogni giorno fino in fondo e poi ricaricata, non solo non dura di più, ma anzi rischia ogni volta di essere sovrascaricata e quindi di durare di meno.
Se il telefono dura solo una giornata, mettetelo sotto carica solo una volta al giorno, quando tornate a casa. Fregatevene di scaricarlo ogni volta; grosso modo ogni settimana scaricate completamente la batteria (spesso non ve ne dovete preoccupare nemmeno, vi capita comunque perché tornate a casa più tardi). Per le batterie senza effetto memoria potete tranquillamente farlo una o due volte al mese, senza patemi d'animo, tanto per tacitare la coscienza.
Se il telefono vi dura due o tre giornate, spegnetelo la notte (a meno che non ci teniate ad essere svegliati) e moltiplicate il discorso di cui sopra per due o tre. Non vi preoccupate di essere precisi, l'unica cosa che interessa alla batteria è di non cedere alla routine.
A proposito di batterie, una piccola osservazione scaturita sempre dall'esperienza pratica. Quando avevo il Cityman, una carica durava mediamente 8/12 ore; decisamente poco, e questo limitava l'utilità del telefono. Con il Nokia 2110 la batteria mi durava 15/17 ore; tempo più che sufficiente per l'intera giornata più un'uscita serale. Ogni sera ricaricavo la batteria, per abitudine, e non mi succedeva quasi mai di rimanere a secco. Questa batteria è durata quasi un anno e mezzo. Con la batteria maggiorata riuscivo a fare due giorni di seguito, ricordandosi di spegnere il telefono di notte; ogni tanto mi capitava di rimanere a secco. Questa batteria è durata un anno e tre mesi; ok, non era una Nokia originale (le batterie fornite col telefono sono le migliori in assoluto; non posso dire altrettanto dei ricambi originali). Oggi ho un Nokia 6110, e la batteria Li-Ion mi dura da tre a cinque giorni. Non so mai dire se è abbastanza carica per durare un altro giorno. Ogni sera devo ricordarmi di valutare se ci sarà abbastanza energia per fare tutto il giorno dopo. Se me ne dimentico, non posso rimediare all'indomani mattina, perchè per ricaricarla ci vogliono almeno cinque ore (col 2110 me ne bastava una). Mi capita spesso di rimanere senza telefono per mezza o una giornata. Mi domando: ne valeva la pena di avere una batteria così sofisticata, e pagarla a caro prezzo?
La scelta del caricabatterie può sicuramente influenzare in modo significativo la durata delle batterie, ma anche in questo campo ho visto esagerazioni ed inutilità senza fine.
Se acquistate un modello carica/scarica, badate che la scarica sia iniziata solo su richiesta (premendo un apposito pulsante), altrimenti la batteria sarà sempre scaricata e poi ricaricata, e per i motivi di cui ho già detto questo non giova affatto alla durata della batteria.
Se è possibile sarebbe meglio optare per un caricabatterie lento (ricarica in 15 ore), per evitare surriscaldamenti e non stressare la batteria, ma per esempio non prenderei un caricabatterie da 5 o 8 ore perché questo potrebbe non rilevare bene la fine carica, continuando a dare alla batteria una corrente che alla lunga può sovraccaricarla. Visto che spesso non si hanno a disposizione 15 ore, tutto sommato meglio uno rapido da 1 o 2 ore che abbia una buona rilevazione della fine carica. Per inciso, tutte le batterie ormai incorporano un sensore di temperatura che viene usato dal caricabatterie per rilevare l'aumento di temperatura che segnala la piena carica. Per questo le batterie hanno 3 o 4 contatti elettrici. Anche se esistono caricabatterie che si basano su effetti diversi per rilevare la fine carica (aumento di tensione, tempo), è bene che quello acquistato faccia uso del sensore interno, e quindi sia specifico per il vostro modello di cellulare. Inoltre, non tutti i caricabatterie per NiCd hanno un metodo di rilevazione adatto alle NiMH ed alle Li-Ion; valutate dunque anche quello.
Concludo con una rassegna di "falsi miti", che avrete sicuramente sentito ma che si dovrebbe rapidamente scartare se solo si utilizza un briciolo di ragionamento.
La batteria va sempre scaricata fino in fondo per evitare l'effetto memoria.
Come già detto, è una falsità assoluta. L'effetto memoria che insorge per non aver scaricato la batteria per una o due volte è, anche per una NiCd (che vi è più soggetta), minimo; ed in ogni caso è vero il contrario, ovvero che basta scaricare una o due volte la batteria per eliminarlo.
Anche le NiMH e le Li-Ion hanno un effetto memoria, dunque bisogna sempre scaricare a fondo anche quelle.
Se l'effetto memoria non è assolutamente un problema per le NiCd, figuriamoci per le altre... Di questo passo qualcuno arriverà a dire che ogni giorno dovremmo scaricare la batteria della macchina per evitare l'effetto memoria!
Meglio una batteria piccola e potente, che permette di funzionare per due o tre giorni in caso di necessità ...
Spesso due batterie di capacità dimezzata costano meno, rendono il telefono ancora più leggero, e permettono di controllare meglio il consumo; inoltre è possibile lasciarne una in ricarica mentre si usa l'altra. Se saltuariamente si usa il telefono per tre/quattro giorni senza poterlo ricaricare, conviene una piccola batteria per tutti i giorni ed una "pesante" per le lunghe autonomie, magari una NiCd che non soffre dell'uso saltuario, dà più fastidio ma solo quando serve, e costa sicuramente meno.
La batteria di marca X va caricata solo col caricabatterie di marca X
La corrente elettrica non ha marca. L'unico rischio è il sovraccarico; se si hanno dubbi, conviene interrompere la carica manualmente dopo il numero di ore previsto, oppure usare un caricabatterie da 15 ore, che qualunque batteria può sopportare per giorni. Ho ricaricato le batterie con le soluzioni più accroccate del mondo, e l'unico motivo per cui ho distrutto qualche elemento è perché me lo sono dimenticato in carica rapida per alcune ore!