ELVIRA GIRO
STORIA DELLA MIA VITA
NELLA GRANDE OPERA
DELLA REGINA DELL'UNIVERSO
QUATTORDICESIMO
LIBRETTO
PER
LA MILIZIA DEL REGNO DELLO SPIRITO SANTO
LA TORRE DAVIDICA
Roma - Marzo –1988
Fig. 1 La MANO DI ELVIRA
GIRO nei suoi poteri di comando dell’umana
Creazione terrestre (vedi a
pag. 695-696 spiegazione)
ELVIRA GIRO
STORIA DELLA MIA VITA
NELLA GRANDE OPERA
DELLA REGINA DELL’UNIVERSO
QUATTORDICESIMO
LIBRETTO
PER
LA MILIZIA DEL REGNO DELLO SPIRITO SANTO
CON DODICI ILLUSTRAZIONI
E SCRITTI DI DAVID LAZZARETTI
LA TORRE DAVIDICA
Roma - Marzo –1988
INDICE DEL QUATTORDICESIMO
LIBRETTO
Prefazione 669
1. Storia della mia vita 670
2. I primi contatti col Mondo Spirituale 686
3. Il Risveglio Giuris-davidico 700
4. Le Nuove Preghiere 729
5. Inno alla Regina delle Vittorie (di David Lazzaretti) 729
6. I libri pubblicati da Elvira Giro (3a di copertina)
Fig. 1 La mano di Elvira Giro (2a di copertina)
Fig. 2 La Vergine delle Rivelazioni 668
Fig. 3 Elvira Giro a 38 anni 672
Fig. 4 Elvira Giro a 28 anni 679
Fig. 5 Il Corpo Mistico Cristico 698
Fig. 6 I tre fondatori 713
Fig. 7 La Sede Giuris-davidica 716
Fig. 8 L'Altare nella Sede del Monte 716
Fig. 9 La Nuova Anima della Terra 721
Fig. 10 La Donna vestita di Sole 723
Fig. 11 La Demolizione del Grande Dragone 726
Fig. 12 Il Nuovo Verbo 728
PROPRIETÀ
RISERVATA
della
Chiesa Universale Giuris-davidica
00198
Roma - Via Tevere n. 21 - Tel. (06) 84.53.840
Copyright
by "La Torre Davidica" Stampato in Italia
14
marzo 1988
©
Edito a cura di Elvira GIRO, con l'assistenza di Leone G.
Supplemento al periodico "La Torre Davidica" - Roma
Direttore Responsabile: Elvira GIRO
Autorizz. Trib. di Roma n. 47/84 del 9.2.84
STAMPATO IN PROPRIO
Roma - Tel. 84.53.840
Fig. 2 La VERGINE DELLE
RIVELAZIONI, con il Libro delle Scienze Creative,
apparsa alla Tre Fontane di San Paolo, a Roma,
il 12 aprile 1947.
(Riferimento al n. 10 e n.
12 dell'Apocalisse).
Mantello verde, abito bianco, fascia rossa
alla vita, cioè:
i 3 colori della bandiera italiana!
PREFAZIONE
Questo mio 14° libretto non è per rivelarvi ancora delle nuove comunicazioni spirituali, ma per fare conoscere agli studiosi e seguaci, come sono nata, cresciuta e vissuta, fino al tempo in cui sono stata pronta a mettermi sulla splendida via per la quale sono nata col mio destino, già prestabilito dal Centro Cristico.
Io, fino all'età di 38 anni ho vissuto la mia vita sociale
di famiglia e di vedova con un figlio. La ragione di quanto troverete scritto,
è perché non desidero che sul mio conto dicano delle cose e dei fatti poco
riguardosi sulla mia ardua Missione, al servizio della Grande Madre, la Regina
dell'Universo, che è apparsa il 12 aprile 1947 alla Tre Fontane di San Paolo, a
Roma, dichiarandosi: "La Vergine delle Rivelazioni".
Nella prima parte del Libretto spiego come e dove sono nata, e come ho vissuto nella mia famiglia numerosa. Poi come fu il mio carattere piuttosto ardito e fiero. Poi come sono sempre stata attiva e indipendente. Ed all'età di 21 anni mi sono trasferita dal mio paese nel vicentino a Roma, confidando nel mio ingegno di sarta, modista, e tagliatrice di modelli, e anche sempre nella assistenza di D.I.O., per superare tutti gli impegni della vita tribolata e piena di contrarietà.
A 38 anni la mia vita ha subito un grande cambiamento che vi descrivo in succinto, attraverso i compiti che mi venivano comunicati dal Centro delle Potenze Creatrici della Terra, alle quali io obbedivo, trovandoli molto importanti per i "destini" dei popoli della Terra. E mi sono pure convinta che io ero scesa su questo pianeta per conseguire questa ardua Missione, che comprenderete alla fine della lettura di questo Libretto, per il fine che trionfi il Regno dello Spirito Santo, la Grande Madre.
sacerdotessa della Chiesa Giuris-davidica
ELVIRA GIRO
Roma, 29 febbraio 1988.
1. - Storia della mia vita
A raccontare la mia vita dopo 78 anni su questa terra, è un compito molto complesso, perché fu troppo movimentata poiché ora mi sono resa conto di non aver vissuto a modo mio, ma con un destino già prestabilito e lo capirete verso la fine del libro. Per ora dirò che sono nata il 4 febbraio 1910 alle ore 11,30 del mattino, e vissuta fino all'età di 21 anni in una famiglia molto numerosa, a Noventa Vicentina.
Nel luglio del 1932 a seguito della morte di nostra madre, avvenuta cinque anni prima, abbandonai il mio paese ed anche il mio fidanzato. Venni a Roma presso delle paesane dove ripresi il mio mestiere artigiano, di sarta, modista e tagliatrice di modelli di carta. A Roma dopo 8 giorni dal mio arrivo conobbi, tramite le mie paesane, l'uomo che poi divenne mio marito. Era un ingegnere delle miniere e di origine sarda. Era impiegato all'ufficio minerario del Ministero, ed aveva 27 anni di età.
Con lui mi sono sposata il 28 febbraio 1935, e dovetti andare ad abitare a Firenze perché lui era stato poi trasferito in questa città. Eravamo felici, perché ci era nato un bel bambino. Ma poi, lui, fu incaricato di seguire un suo amico per organizzare le miniere dell'oro in Africa Orientale con sede in Asmara. Nel 1936 è partito per Asmara ed io ritornai a vivere a Roma in famiglia con mia cognata Pina Atzeni. Ma poi alla fine del 1937 ho potuto raggiungerlo, ma lo trovai che si era ammalato. E dopo 12 giorni, l'8 dicembre 1937, moriva di malaria perniciosa e broncopolmonite; lasciandomi molto costernata, desolata e disorientata. Era il Direttore tecnico della A.M.A.O. (Azienda Miniere Africa Orientale) delle miniere di Ugarò.
Rimasta vedova e sola col bambino di due anni e mezzo, ritornai a Roma dopo dieci mesi, dove decisi di riprendere il mio mestiere, e di far ritornare con me a Roma le mie sorelle dal paese. Questa vedovanza sarebbe stata per me una seconda sconfitta; ed amara delusione vitale. Il solo mio conforto era il mio bambino Franco ed anche le mie sorelle. Pensavo che il mio destino era di aver poca fortuna. Ora che scrivo la mia vita all'età di 78 anni debbo riconoscere che io ero nata con una mia Missione e che l'avrei dovuta svolgere nel tempo, perché ero da DIO destinata per questa mia ardua impresa.
Però ora comincio col raccontarvi più chiaramente i particolari salienti fin dalla mia nascita, e le fasi della mia vita fino all'anno 1947 quando ebbe inizio questa mia Missione quale seconda fase vitale prettamente spirituale.
Come ho già detto sono nata il 4 febbraio 1910 a Noventa Vicentina (VI) in giorno di domenica. Nacqui settima di dieci figli. Un maschietto è morto dopo la nascita, cosicché siamo cresciuti in nove: 4 maschi e 5 femmine, sani e intelligenti. Con il battesimo mi fu dato il nome di Elvira. Mio padre si chiamava Evaristo e mia madre Giulia Rosa Pacchin. Mia madre da ragazza faceva la sarta e modista, ma dopo sposata si è dedicata alla famiglia, perché ogni due anni e tre faceva un figlio. Mio padre era un industriale che nel 1914 inventò un trattore a motore, che arava la terra e lo aveva battezzato il bue di ferro. Alla Fiera di Verona gli furono date delle medaglie d'oro come premio dei suoi brevetti e invenzioni agricole. Lui ne era fiero, e la sua fabbrica cresceva e progrediva. Cosicché in famiglia si viveva agiatamente. Oltre alle donne di servizio vi era anche una balia per le ultime nate. La mia balia si chiamava Maria Pompeo.
In famiglia si viveva armoniosamente allegri e sempre si cantava. Mio padre ci aveva procurato gli strumenti per suonare e per divertirci. Lui suonava bene la fisarmonica ed aveva la voce tenorile. Mio fratello Antonio primogenito suonava il violino. Il secondo Giuseppe il pianoforte, il terzo Giovanni Batt. cantava soltanto. Vi era mia sorella Enrica con una bella voce da soprano. Poi venivano in fila la sorella Angela, io Elvira, Enrico, Giuseppina, e Rosa Giulia. I nomi che avevamo erano gli stessi nomi dei nostri nonni e zii, perché questa era l'usanza familiare. Perciò sono nata in una famiglia numerosa, gioiosa ed equilibrata.
A rompere l'equilibrio armonioso era scoppiata la guerra del 14- 18 e mio padre fu chiamato sotto le armi, anche se aveva oltre alla fabbrica una famiglia numerosa. Il mio paese nativo si trova a 30 km dalla città di Vicenza. Il numero degli abitanti non superava il 3.500. Verso il 1916-17 il mio paese fu invaso dagli inglesi e scozzesi; io avevo appena sette anni. Eravamo sorpresi di vedere i soldati con le gonnelle e per giunta avevano anche invasa tutta la parte dell'officina. Nostra madre non riusciva a tenerci chiusi, e di conseguenza finivamo coi soldati a giocare a tuffarsi nella paglia, e ci siamo riempiti tutti di pidocchi e cimici con grande disperazione di mia madre, che finì col rasarci tutti quanti i capelli a zero.
Questo episodio di bambina non l'ho mai scordato, anche perché partite le truppe dei soldati, per le campagne e nei dintorni vi erano i disertori che rapivano le bambine, e una sera, mentre tornavo da una mia zia, dove andavo a prendere il latte per la famiglia, mi sono potuta salvare da un disertore nascosto dietro una siepe. La mia fuga fu tale che arrivata a casa, mia madre mi mise a letto perché avevo la febbre dallo spavento. Anni dolorosi e tristi. Da giovanette si sorvola con facilità alle fasi brutte e si cerca i divertimenti gioiosi attraverso i compagni di scuola ed amici coetanei.
Nostro padre, cessata la guerra è ritornato a casa, e, ripulito i cameroni dell'officina, ha riattivato la sua industria, e dopo il 1918-19 a guerra finita, si poteva vivere in pace. Purtroppo anche se io ero giovanotta e frequentavo la scuola assieme ai miei fratelli, nel mio paese non c'era un ordine sociale. Vi erano troppi comunisti, i quali volevano dettar legge. Un brutto giorno verso il 1922, mio padre, che aveva già ampliata la fabbrica e trasferita a piazza Armenia, fu svegliato da un carabiniere che gli disse: "Signor Giro, la sua fabbrica è stata incendiata dai comunisti". Nel sentire tale notizia è corso subito sul luogo, ma i pompieri al mio paese non esistevano; cosicché le macchine e i trattori, ecc. a causa dei granai sopra l'officina nei quali vi erano state accumulate delle vinacce, queste presero fuoco e così l'incendio si è sviluppato in modo spaventoso, perché crollarono i soffitti sopra i trattori che erano divenuti roventi di fuoco. Mio padre non aveva assicurato la fabbrica, cosicché per la nostra famiglia fu una grande rovina.
Mio padre, di carattere forte e fiero, ha detto al capo dei comunisti: "La fabbrica voi l'avete distrutta ed io non la riattivo più". Poi ha deciso di creare una azienda di noleggio di automobili e di piccole corriere per portare la gente alle città di Padova, Vicenza, Verona nei giorni di mercato ed anche a disposizione dei clienti. Io, finite le scuole elementari, chiesi a mio padre di mandarmi in città a Vicenza a imparare la scuola di taglio, per sarta e per modista. Cioè volevo ripetere il mestiere di mia madre.
Lui mi accontentò affidandomi alla famiglia di un suo amico, ed ero in grado di frequentare sia la scuola di taglio e modelli di carta, ed anche di cucito sia quella di modista. Passato un anno dissi a mio padre ed a mia madre che ero ben preparata a tutto, perché durante la settimana io avevo frequentato le tre scuole e mi sentivo in grado di lavorare per gli altri con serenità e sicurezza nelle mie capacità.
Avevo allora 13 anni, ma per impratichirmi meglio andai a lavorare in paese presso una sartoria di una signora venuta da Padova per crearsi una clientela nel mio paese. La pratica mi fu molto utile e dopo due anni litigai con la padrona perché volevo l'aumento di paga poiché mi dava solo 6 lire alla settimana ed io volevo ricompensare mio padre che mi aveva mandato a Vicenza e che per giunta mi manteneva.
Col mio carattere gioioso e per giunta avevo anche una bella voce da soprano, ci fu che al mio paese una signora di nome Emma Barricolo, sposa del farmacista e che aveva una figlia che faceva parte delle mie amiche; sentendomi cantare disse: in paese non abbiamo un monumento ai caduti, perché non organizziamo una compagnia di giovani ragazzi e facciamo delle commedie di Goldoni in teatro? per poter fare anche noi il monumento? Io risposi che ero ben disposta a cantare e che invece delle commedie si potevano fare delle "operette". Le dissi anche che quando frequentavo la 5a elementare io avevo cantato per la scuola, perché nel paese di circa 3500 abitanti ci mancava persino la bandiera italiana. Con questa rappresentazione fu poi comperata la bandiera tricolore per esporla al municipio.
Con la signora Barricolo furono scelti dei piccoli attori che lei ha istruito ed il sindaco ci diede il consenso di fare delle operette nel teatro comunale e con il ricavato fu costruito anche il monumento ai caduti nel centro della piazza Armenia, che fu; in passato il cortile di un antico convento dei frati armeni.
Fig. 3 ELVIRA GIRO ved.
Pintus a 38 anni, all’inizio della sua ardua Missione,
al servizio della Grande
Madre, la Regina dell’Universo.
Io avevo allora 14 anni ed ero considerata la prima donna della compagnia tanto che mi fu dato il nome di "ardita Elvi" al posto di Elvira. I paesani entusiasti del nostro teatrale successo, alla fine di ogni spettacolo ci ricoprivano il palco di caramelle e cioccolatini, che noi ragazzi raccoglievamo con entusiasmo. Mio padre ne era fiero ed anche mia madre, perché con me vi erano anche i miei fratelli e sorelle. Nell'orchestra Giuseppe, suonava il piano, Antonio il violino; con noi quattro sorelle recitava anche Enrico. Naturalmente il gioco è durato fino alla completa costruzione del monumento. E fu un bellissimo monumento che ancora rimane con la sua splendida fontana.
Dopo aver lasciato il laboratorio dissi a mia madre di permettermi di lavorare in un salottino in casa per crearmi il mio laboratorio di sarta, modista e tagliatrice di modelli di carta. Di quest'ultimo avevo anche il mio diploma ricevuto a Vicenza. Con il consenso di mio padre iniziai il mio mestiere di artigiana, che in virtù della mia abilità riusciva favorevole, e vestivo gratis anche i più poveri del paese. Perciò sono riuscita a crearmi il mio laboratorio con due lavoranti e davo a mio padre la spesa per il mio mantenimento. Fu in questo periodo che io avevo preso, con mia sorella Enrica, a recarmi alle feste da ballo in paese, dove ebbi i primi incontri con i giovanotti che mi corteggiavano. Ed infine mi innamorai di uno di nome Angelo Primon che aveva 21 anni, cioè 7 anni più di me. Alto, distinto e di buona famiglia ed avevano il più grande albergo del paese. Mio padre e mia madre erano contrari: dicevano che ero troppo giovane. Cosicché lo incontravo spesso sul cancello sulla strada, disobbedendo ai miei genitori.
Passarono per me due anni di vita felice e serena, cantavo dalla mattina alla sera lavorando con soddisfazione, ma il 2 novembre 1926, giorno dei morti, la mia famiglia fu colpita da un gravissimo lutto. Alle ore 14 mia madre ebbe un collasso al cuore. Chiamato il medico egli disse a mio padre che si trattava della rottura della arteria aorta. Trasportata nella sua stanza da letto non dava segni di ripresa vitale. Io e la donna di casa e mia sorella Enrica ci si prodigava secondo i consigli del medico, ad applicarle delle sanguisughe per impoverirgli il sangue. Erano per me ore di angoscia, di ansia ed anche per tutta la famiglia, poiché nostra madre era l'angelo della casa che ci teneva sempre armoniosamente uniti. Ci suggeriva sempre di obbedire al padre anche quando era inquieto, a causa che le macchine ritardavano a rientrare in garage. Il telefono non esisteva. Mia madre fu una santa donna e le volevamo tutti molto bene.
Nella notte del 3 novembre è spirata, mentre io l'assistevo con l'ossigeno. E quando mio padre mi disse che ormai era morta, l'infermiera mi prese svenuta e mi portarono sul mio letto. Qui io mi sono autoveduta con un cerchio luminoso intorno alla testa. Quando rinvenni guardandomi attorno vidi oltre a mio padre anche una mia zia di nome Elvira ed i miei fratelli che si erano preoccupati tutti perché ritardavo troppo a rinvenire nonostante le cure prodigatemi. Io dissi piangendo: "ora mi manca la mamma" e mio padre mi rispose: "Mora! tu sei il mio gioiello di figlia".
Dopo la scomparsa di mia madre, ed avevo solo 16 anni e più, dovetti prendere le redini della famiglia, perché mia sorella Enrica si era da poco sposata ed era andata ad abitare nel bergamasco, a Soncino. Le mie tre sorelle Angela, Giuseppina e Rosetta erano ancora troppo giovani per essermi di consiglio. Ed io oltre al mio lavoro dovevo pensare per l'andamento della mia numerosa famiglia. Però durante la notte sognavo spesso mia madre che mi suggeriva quello che dovevo fare. Una notte mi disse anche di lasciare il mio fidanzato poiché il mio destino era un altro. Io le risposi che gli volevo bene. Ma essa ritornò dopo qualche notte a ripetermi di lasciarlo.
Naturalmente io credevo molto ai miei sogni, specie quando sognavo che incontravo Gesù, la Madonna, e gli Angeli che volavano sul cielo. Persino una notte sognai che con Gesù camminavo sulle acque del mare. Io poi glielo raccontavo alle mie lavoranti e queste mie visioni le lasciavano sbigottite, perché loro non avevano di questi strani sogni. Mentre io fin da bambina avevo il privilegio di sognare e di vedere grandi cose del mondo spirituale.
Però il motivo di lasciare il mio fidanzato non lo trovavo, anche perché sua madre e sua sorella erano due mie clienti che mi davano molto lavoro e sapevano che Angelo mi voleva bene da molto tempo, però io avevo cercato un motivo di litigio per gelosia, perché mi avevano detto che spesso lo avevano visto parlare con la figlia del negoziante di scarpe che abitava sulla piazza.
Dopo 2 anni dalla scomparsa di mia madre io avevo ripreso a recarmi alle feste da ballo. Avevo già compiuto 19 anni e una notte mia madre mi disse ancora in sogno: "Mora! (come mi chiamava lei) non andare alla festa da ballo perché ritorni a far pace con Angelo". Io le dissi: "Ma, mamma, tu vedi che di corteggiatori non me ne mancano! con Angelo non farò pace, lo accuserò che si incontra con la Teresa". Ma lei mi disse ancora: "Questa è l'ultima volta che te lo suggerisco".
Andai alla festa decisa di non ballare con lui, ma alla fine ho dovuto far pace disobbedendo a mia madre, perché questa festa privata la facevano proprio nel suo albergo. Passarono ancora due anni ed io con lui ci si incontrava sempre sul cancello, o nel mio laboratorio alla presenza delle mie lavoranti, perché mia madre mi aveva sempre suggerito che si doveva mantenere la purezza morale della nostra natura femminile, e che quando un uomo rompe la verginità di una ragazza egli non la sposa più. Io pensavo che l'amore era il più bel dono che Dio ci ha donato. Il suggerimento di mia madre io l'avevo inculcato anche alle mie sorelle e amiche, perché mi sembrava saggio e buono.
Non voglio scrivere la parte poco felice dei miei giorni, perché ogni essere vivente ha i suoi alti e bassi. Infine la vita è un gioco che tocca a noi saperlo guidare e manovrare. Io poi, amavo cantare le canzoni gioiose dove insegnavano di non dare importanza se le cose vanno male perché la vita è fatta a scale, c'è chi scende e c'è chi sale. Non avevo fretta di farmi sposare né da Angelo né da altri innamorati, perché ero impegnata col mio lavoro e la mia famiglia e per l'avvenire delle mie sorelle. Ero così presa dalla mia coscienza che sempre mi suggeriva: "Elvira, sei ancora giovane per sposarti e per finire in un albergo dove non c'è serenità e pace. Ed il ricordo di mia madre non mi abbandonava come suo consiglio. C'era anche il fatto che Angelo allontanava da me sempre gli altri corteggiatori.
Però mi capitò un fatto che ha rovesciato il mio semplice destino. Un giorno la donna delle faccende di casa mi disse: "Signorina Elvira, ieri ho parlato con la moglie del tipografo Suscella, e mi ha detto che Angelo si incontra con la Teresa (detta: la Rossa) nella sua tipografia e fanno l'amore". Io sapevo che questa ragazza era di lui innamorata, ma non sapevo poi degli incontri. Un giorno che questa Teresa, passò davanti a casa mia per recarsi da sua sorella sposata, volli fermarla e le chiesi se era vera la storia che mi fu raccontata. Essa dopo avermi ascoltato abbassò la testa e divenne rossa in viso. Io le dissi: "Tu sapevi che era da anni il mio fidanzato"? E lei scappò via. Cosicché capii che lei era la sua amante. Da quel giorno non volli più vedere Angelo e gli dissi il perché. Però io dovevo trovare la maniera di rompere il mio fidanzamento.
Sulla via XX settembre dove io abitavo, c'era una mia cliente: Cecilia Bottegal, la quale mi disse che aveva a Roma due sue cugine. Le chiesi di darmene l'indirizzo perché volevo scrivergli se mi volevano con loro a Roma perché volevo andarmene dal paese. Eravamo nel mese di giugno 1932, ed io tutti gli anni andavo per un mese al mare di Venezia, oppure di Grado, dove c'era la famiglia della fidanzata di mio fratello Enrico, (che si era arruolato nell'aviazione, perché non voleva fare l'autista, per la ragione che aveva il diploma di ragioneria). Perciò in quel mese scrissi alle due sorelle Zorzetto e dissi loro che sarei andata a Roma in cerca di lavoro di sarta perché volevo lasciare il paese definitivamente, per determinate ragioni.
Avevo già compiuto 21 anni ed ero maggiorenne e mio padre non poteva impedirmelo. Però a lui ed ai miei fratelli e sorelle non dissi nulla per la ragione che se non mi fossi bene sistemata, sarei ritornata a casa mia al paese. Passai giorni di angoscia e di tormento, al pensiero di lasciare la mia famiglia ed anche i ricordi del paese. La risposta di Roma fu favorevole e le due sorelle mi avrebbero atteso per il 1° di luglio con vivo piacere. Abitavano a piazza del Parlamento, in un appartamentino di due camere e cucina, in un 2° piano di un palazzetto, dove sul portale vi era una lapide di un cardinale, defunto da molti anni.
Arrivata alla stazione di Roma trovai Lucia Zorzetto ad attendermi e ci siamo riconosciute per via degli indumenti e per un fazzoletto che sventolava. Partendo dal mio paese pensavo che arrivare a Roma fosse come arrivare all'estero, da tanto che la pensavo una città importante e lontana. Con una carrozza siamo arrivate alla mia nuova abitazione.
Qui ho incontrato la sorella Lina che ci attendeva. Non mi sono preoccupata della modesta abitazione, e subito con loro, ci si è organizzate come e in quale zona di Roma mi sarei procurata un posto di lavoro. Lucia disse: "Ci compriamo il giornale e vediamo la zona dove cercano una lavorante". Fu scelta la Via Flavia 89, dove facevano i modelli di carta, vicino a Porta Pia. L'indomani andai a presentarmi su questo negozio e fui scelta fra una decina di ragazze. Io dovevo iniziare il mio lavoro di prova il lunedì successivo.
Per la domenica Lucia disse che mi avrebbe portata al mare di Ostia perché faceva caldo. Cosicché quella mattina io ero pronta a recarmi al mare. Ma prima di uscire di casa lei mi disse che aveva l'appuntamento col suo fidanzato e che anche lui veniva a Ostia. Ma all'appuntamento c'era anche un suo amico. Io con il mio stato d'animo ero un po' depressa e avrei molto desiderato di restare sola. Arrivati ad Ostia alla spiaggia i due invitati alla fine decisero di prendere un pattino per farci una gita al largo. Io non mi rifiutai anche perché sapevo nuotare, però mentre cercavo di distrarmi giocando con l'acqua, e Lucia stava amorosamente col suo fidanzato, l'amico sardo di nome Luigi Efisio Pintus (che si sentiva quasi isolato) cercava di prendermi con confidenza una mano per stringerla, ma io gli dissi: "Non sono venuta a Roma per distrarmi, ma per cercare lavoro, perciò non desidero troppe svenevolezze. Ma se vuole posso solo acconsentire ad una cordiale amicizia". Lui sorridendo mi rispose "Grazie".
La giornata fu serena. Ho fatto il mio bagno al largo, ho preso il sole ed a fine di giornata siamo rientrati a Roma. Quando ci salutammo l'ingegnere sardo mi disse: "Signorina, posso incontrarla nuovamente?" Io gli risposi: "Domani vado a prendere contatto con un laboratorio che si trova in Via Flavia 89 (Porta Pia), se vuole può incontrarmi alle ore 19 quando esco, così mi accompagna a casa, perché le strade di Roma non le conosco".
Naturalmente quando sono uscita dal negozio lui era là da un pezzo che mi aspettava. Così ci siamo incamminati per tutto il percorso, da Porta Pia al Parlamento. Durante la strada io gli raccontai per quale ragione avevo lasciato il paese e la mia famiglia, e che, essendo ancora col pensiero verso colui che avevo lasciato e della mia famiglia; non avevo nessun desiderio di cercarmi un "flirt" amoroso, perché era fuori della mia indole, troppo rigorosa, semplice, onesta. Mi rispose che si accontentava di accompagnarmi a casa tutte le volte che lo desideravo. Io gli risposi ringraziandolo, e che doveva passare ancora del tempo prima che io ritrovassi il mio equilibrio di serenità spirituale, e se lui si fosse comportato da cordiale amico, mi avrebbe fatto molto piacere, perché così avrei ritrovato me stessa e nel contempo ambientarmi col mio nuovo lavoro di tagliatrice di modelli di carta, poiché io ero abituata con un laboratorio tutto mio.
L'amicizia con lui mi fu di svago e di assistenza socievole, perché era molto rispettoso e signore nel vero senso della parola, sebbene venuto da un paesetto della Sardegna, e che suo padre fosse un ricco pastore del paese di Arbus (in provincia di Cagliari). Dalle nostre lunghe conversazioni, attraversando spesso villa Borghese, abbiamo potuto conoscerci a fondo nelle nostre abitudini di famiglia, come pure sulle nostre famiglie ed i nostri caratteri. Io poi ero sempre diffidente come vicentina paesana, perché consideravo le genti della Sardegna dei briganti. Ma col passare dei mesi dovetti convincermi che vi era anche gente pulita e onesta.
Lui come ufficio dipendeva dal ministero dell'Industria e Commercio in Via Veneto. Aveva due sorelle maestre e un fratello che studiava agraria, mentre lui si era laureato nel campo minerario.
A Roma, con lui, vi era il cognato, marito della sorella Giuseppina. L'amicizia cordiale con loro procedeva con la più schietta sincerità. Lui non mancava mai di offrirmi fiori, dolci e consigli, circa la mia attività nel negozio di modelli, poi avevo anche sviluppato oltre il taglio, la messa in opera dei vestiti di stoffa.
Quando mio padre ha ricevuto la mia lettera, dove gli spiegavo il perché ero venuta a vivere a Roma, si è deciso di venirmi a trovare per controllare di persona come vivevo e come mi trovavo, per tranquillizzarsi. Ma venne con una zia di Angelo, perché volevano che io tornassi al paese per sposare Angelo, secondo il desiderio delle due famiglie. Ma dopo più discussioni dovetti rispondere: "Che non raccoglievo con le mani, quello che avevo gettato coi piedi" e dissi ancora che quella ragazza Teresa, sarebbe stata per me sempre un peso, e un rimorso perché lui l'aveva rovinata.
A mio padre ho presentato Luigi Pintus, come un caro amico, che mi proteggeva, dall'assalto dei giovanotti, pronti a seguirmi lungo le vie di Roma, per la ragione che ero piacente, elegante e sempre vestita di bianco. Colore che ho sempre privilegiato, perfino con il cappotto invernale.
Col passare dei mesi sono venuta a scoprire che le due sorelle Zorzetto non erano serie, e Luigi mi disse che, trovando la scusa della distanza del laboratorio, lasciassi la loro abitazione. Mi trovai una stanza ammobiliata di fronte al laboratorio. Dopo qualche mese feci venire a Roma mia sorella Rosetta, che allora aveva 14 anni. Avvenne che la padrona del negozio si ammalò e voleva vendermi la sua licenza; ma io decisi di chiedere in affitto un locale vicino al negozio di tre camere al piano terra, dentro al portone di Via Piave n. 8, suggeritemi dalla portiera che io conoscevo. Il proprietario acconsentì e così lasciai quel lavoro. La signora del negozio chiuse e tutte le sue clienti passarono al mio laboratorio.
Tutto procedeva con serenità, ma gli inconvenienti sono sempre pronti a manifestarsi. A Luigi Pintus, che io chiamavo Gino, gli comunicarono che doveva trasferirsi a Padova. Dopo questa notizia lui mi disse: "Elvira, non trovi che sia ora che tu ti decida di fidanzarti con me, e poi sposarci? Ora, qui a Roma si trova anche mia sorella Giuseppina, venuta dalla Sardegna a trovare il marito. Se vuoi te la presento, e le dico che tu sei la mia fidanzata". Io mi aspettavo questa sua richiesta, perché ogni tanto mi chiedeva se mi ero scordata il primo amore. E quel giorno gli risposi di sì, perché da molto tempo gli volevo bene, e gli dissi che ero contenta di sposarlo. Gli dissi anche: "Ora che vai a Padova, puoi recarti a casa mia e conoscere i miei familiari; mio padre sarà felice di stare con te qualche giorno. E tu capirai pure come sono cresciuta".
Dopo tre giorni ebbi l'incontro con sua sorella ed il marito che già conoscevo. Questo fatto cambiò la mia vita, ma, ciononostante, il mio lavoro mi teneva molto impegnata perché aumentavano le clienti. Un giorno poi mi capitò un fatto strano. Andai sul mio cassetto a prelevare i soldi per l'affitto, (che era di 200 lire) e nel contare i soldi trovai che mi mancavano 400 lire, e non ricordavo dove le avevo spese. Ero preoccupata che, tra le 5 lavoranti ce ne fosse una disonesta. La portiera sentendo che in quei giorni non cantavo me ne chiese la ragione. Ed io gliela dissi. E lei mi rispose: "Signorì, vicino a San Pietro ci sta una donna che si addormenta. Se lei va a interrogarla quella le potrà dire qual'è la ragazza che l'ha derubata". Ebbi l'indirizzo e ci andai. Ma, grande fu la mia sorpresa quando questa "medium" in "trans" mi disse che con quei soldi io avevo comprato la carta dei modelli. Però la donna in "trans" non si è fermata al fatto della carta dei modelli, che veramente avevo comprato tre giorni prima.
Essa ha incominciato a dirmi il perché io avevo abbandonato il fidanzato del mio paese, e che ora ero fidanzata con uno che cammina per le montagne nelle miniere. Io le dissi: "Come fai a saperlo?" Lei mi disse altre cose e tra l'altro ancora: "Tu questo fidanzato lo sposerai, e avrai un figlio. Poi passerai il mare, e resterai vedova". A questo punto io mi misi a ridere, perché trovavo assurdo quanto mi diceva, e le risposi scherzosamente: "Ne troverò poi un altro di marito?" Lei si è arrabbiata e disse: "Non te ne basta uno?" Io allora cercai di farle cambiare discorso, ma lei mi disse: "Il tuo destino è già segnato!"
Tornai a casa poco felice, per tutto quello che la medium mi aveva detto e tra me dissi: "Ma perché non mi sono ricordata che solo tre giorni prima avevo comprato la carta, e avevo speso le 400 lire?" Naturalmente raccontai alle lavoranti che ero serena perché i soldi li avevo spesi per la carta, e per renderle contente mandai Rosetta a comperare le paste per tutte.
La profezia della vecchietta medium cercai di dimenticarla. Il fidanzato mio era giovane e sano, ed io pure. Passarono ancora giorni sereni e mia sorella Giuseppina voleva venire a Roma anche lei, e vivere con me, perché con i fratelli e cognate non andava d'accordo. Così decisi di cambiare casa, anche perché come laboratorio, il piano terreno, era privo di sole e di luce. Trovai poi a Via Piave 52 (lì vicino). Ci stava un cartello che si affittava un appartamento al primo piano. Ed era quello che faceva per me. Presi contatto e lo affittai per 400 lire al mese, così feci il trasloco del laboratorio ed è arrivata anche la seconda sorella.
Quando Luigi venne a Roma a trovarmi, ne fu anche lui soddisfatto. Le clienti aumentavano e penso che potrete immaginare che ne avevo di tutte le qualità. Perciò le esperienze della vita della città le avevo fatte, mentre al paese era un'altra cosa. Però Luigi invece di rientrare in sede a Roma, da Padova fu destinato all'ufficio minerario di Firenze e mi propose di sposarmi durante una sua visita a Roma. Però con lui ci siamo anche litigati per gelosia, perché gli dissi che venne a salutarmi (da solo) l'ex fidanzato del paese, che si era sposato con la sua Teresa ed era venuto in viaggio di nozze a Roma. Luigi si è così arrabbiato che scappò via senza salutarmi. Io ne rimasi molto offesa anche perché infine non c'era stato nulla di male. Come buon paesano non potevo cacciarlo via.
Ma poi Luigi, a Firenze dopo una ventina di giorni di mia angoscia, mi mandò un telegramma dove desiderava incontrarmi per la domenica successiva alla stazione di Chiusi, perché voleva parlarmi. L'appuntamento era alle ore nove. Mi organizzai per raggiungerlo, ma persi il primo treno, e arrivai due ore dopo. Lui era già stanco di rigirarsi per la stazione. Gli chiesi scusa del ritardo, e lui mi rispose, con la sua cordialità serena: "Non importa". Io gli chiesi: "Perché mi hai fatto venire qui? e non sei venuto fino a Roma?" Mi rispose: "Ho bisogno di farti una comunicazione, perciò ora andiamo a sederci in una chiesa".
Io ero curiosa di sapere, ma dovevo aspettare. Lui mi portò nella chiesa di Santa Rita, e seduti in una panca mi disse: "Elvira, io ho fatto un sogno molto strano, oppure fu una visione? Mi è apparso San Francesco con un bel bambino in braccio, che era di tutti i colori. Un bambino bellissimo con un neo sulla guancia, che mi disse: "Tu sarai il mio papa, e devi sposare Elvira, che sarà la mia mamma". Io chiesi a San Francesco: "Debbo obbedire al bambino?" e San Francesco mi rispose di sì!
A questa sua rivelazione io lo guardai e gli dissi: "È davvero un sogno molto strano". Io gli presi una mano e gli dissi: "Dopo la tua partenza ho molto sofferto perché ti voglio bene". Lui mi portò davanti alla statua di Santa Rita e mi disse: "Mi prometti di sposarmi?" Ed io gli risposi: "Sì, te lo prometto. Lascerò il mio laboratorio, verrò a vivere con te a Firenze e creeremo felicemente la nostra famiglia".
Dopo aver pranzato in un ristorante, lui ritornò a Firenze ed io a Roma, con la prospettiva che tutti e due ci facevamo i documenti per il matrimonio. Per le carte sue si rivolse a suo padre, ed io ai miei di Noventa. Passarono 4 mesi prima che tutte le carte fossero pronte. Luigi aveva trovato un appartamento a Firenze in Via della Vigna Nuova, n. 6, in un secondo piano, vicino a piazza Vittorio, cioè in centro. Aveva anche pattuito per la nuova mobilia, così il 28 febbraio 1935, ci siamo sposati nella chiesa di San Camillo a Roma, alle ore 11. Ed erano venuti con tre auto tutti i miei fratelli e il mio papa. Però quel giorno non c'era il sole, fu carico di pioggia e temporale. Dissi a mio marito: "Sposa bagnata, sposa fortunata". Lui da Firenze mi aveva portato i fiori d'arancio, con le fedi d'oro. L'anello col brillante l'avevo già dal tempo del fidanzamento. Cosicché il 1° marzo, dopo aver salutato i familiari di lui, ci preparammo per Firenze. Sulle macchine caricammo anche le masserizie e siamo partiti festosamente di buon mattino. Io avevo compiuti 25 anni, il 4 febbraio e lui ne compiva 32, il 14 luglio.
Arrivati a Firenze, e dopo aver scaricato i bagagli e pranzato i miei familiari sono partiti per il paese. Però nel pomeriggio quando andammo per i mobili, il negoziante non ha potuto portarceli subito a casa per mancanza dei mezzi di trasporto. Cosicché abbiamo stabilito di dormire sui materassi a terra, ed eravamo felicissimi, più che in un albergo.
Qui si è capovolta la pagina della mia vita. Cioè non più sarta, modista e tagliatrice di modelli. Mio marito era felice, però lui ogni tanto doveva partire per il controllo delle miniere della Toscana. Io nel mese di giugno feci venire a Firenze mia sorella Angela, mentre le altre due, dopo il mio matrimonio erano ritornate in famiglia. Il 10 giugno mio marito è dovuto partire improvvisamente per il paese di Ribolla (Grosseto) perché si era allagata la miniera, con grave disastro dei minatori. Approfittando della sua assenza accompagnai Angela a visitare Firenze, la Galleria degli Uffizi. Per me che ero in stato di maternità in quei giorni fu un vero strapazzo, e quel giorno, ritornata a casa, mi ritrovai che avevo bagnate le mutandine senza alcun dolore. Allora mandai Angela a chiamare l'ostetrica, che già conoscevo, e che, arrivata mi disse: "Signora, debbo condurla alla clinica, perché sta nascendo il suo bambino". Io le risposi: "Ma, se sono neanche 4 mesi che mi sono sposata, e già nasce?" E lei mi disse: "Forse è un aborto". E così venni ricoverata alla Clinica Sant'Anna. Ero sola con l'ostetrica e il medico che mi visitò, mi disse: "Signora, dov'è suo marito? perché il parto si presenta asciutto, e c'è pericolo per il nascituro". Io risposi: "Dottore, mio marito non è a Firenze, si trova a Ribolla e non so come avvertirlo, perché è isolato dentro alla miniera".
Il medico rimase perplesso e disse all'ostetrica che bisognava attendere che io avessi i sintomi del parto. L'ostetrica se ne andò dicendomi che sarebbe ritornata l'indomani presto. Ed io fui messa in un lettino accanto ad un'altra partoriente. Durante la notte ebbi la febbre e nel pomeriggio del giorno 18 giugno 1935 verso le ore 19 fui portata nella camera operatoria, dove, dopo tante manovre, fecero nascere questo pargolo. Io mi ritrovai esaurita e febbricitante. Mio marito fu chiamato con un telegramma dal suo ufficio perché rientrasse per questo evento, ma essendo isolato non fu facile rintracciarlo. Alle ore 19,15 o poco più, finalmente con il forcipe è nato il bambino maschio. Io ero con la febbre a 40 e deliravo.
L'ostetrica e mia sorella vivevano nell'ansia perché era in pericolo di morire tanto io che il bambino. A raccontare tanti dolorosi particolari, non è piacevole, perché questo parto è stato di una particolare importanza che non vi posso ancora dire.
Nella notte che seguì dovevo restare calma per i punti che mi avevano messo alla vagina, ma, con la febbre e il delirio, io mi ero alzata in piedi e mi si erano strappati anche i punti, e per fortuna quella che dormiva accanto a me, chiamò il soccorso che venne immediatamente. Io avevo sì abbondanza di latte nelle mammelle e nel delirio chiedevo il bambino per allattarlo, ma dalle infermiere mi veniva proibito, per via della ma forte febbre. Anche il bambino aveva l’occhietto sinistro con una ferita. Erano anche preoccupate perché il bambino era elettrico e dava la scossa, tanto che mia sorella non voleva prenderlo in braccio.
Mio marito è arrivato verso le 10 del giorno 20, e trovandomi in quello stato era preoccupatissimo, anche perché non capiva come era nato il bambino così prematuro. I medici si sono solo preoccupati a chiedergli se lui aveva avuto la sifilide, per via del mio stato febbrile e delirante. Ma egli rispose che vera sanissimo. Perciò il mio stato fisico dipendeva da altri fattori di origine inspiegabile.
La sorpresa di mio marito fu molta quando vide il bambino con un bel neo sulla guancia sinistra, che era lo stesso che aveva avuto in visione in braccio a San Francesco. Ma più inspiegabile era il fatto che il bambino era nato senza i dolori del parto e prima della scadenza dei nove mesi, perché io mi ero sposata vergine e Luigi lo sapeva, ma non potevo spiegarlo ai medici. Questo fatto sorprendente, nessuno l’avrebbe creduto. Ma mio marito pensava alla strana coincidenza che erano soltanto trascorsi 9 mesi dalla data di Chiusi e della sua visione di San Francesco col bambino in braccio. A parlare di questi particolari, non si poteva. Lui andò a discutere con i medici di come io potevo uscirne da uno stato simile.
Mentre io ero rimasta sola, in visione vidi sulla parete della mia stanza Sant’Antonio da Padova, con il mio bambino in braccio. Il bambino si mise a parlare dicendomi: “Mamma usciamo da qui, perché qui ci fanno morire!” Io chiesi: “È vero Sant’Antonio?” E lui, con la testa mi disse di sì.
Quando tornò mio marito gli raccontai la visione, e lui mi ripose: “Ora hanno capito che la tua infezione fu causata durante il difficile parto. Porta pazienza e ti salveranno”. Lui se ne andò perché era l’ora d’uscita dicendomi: “Verrò domattina presto”. Ed era stanco, molto confuso e disorientato. Io ero molto sciupata a causa della febbre, ed anche il bambino era in pericolo di non essere salvato per l’infezione del mio sangue.
Al mattino dopo, quando mi portarono il bambino per dargli il latte, non riusciva ad aver la forza di succhiare. Io avevo un tiralatte e cercavo di fargliene prendere un poco. Ma l’infermiere lo portò poi nel recinto dei neonati a causa della mia febbre. Verso le 8 del mattino in visione vidi, sulla parete di fronte, il mio funerale. Cioè la “Misericordia” di Firenze col carro funebre con sopra, oltre alla mia bara, c’era anche quella del bambino. Chiamai l’infermiera e le dissi che volevo che battezzassero il bambino col nome di Franco, perché doveva essere Franco di nome e di fatto. A lei non dissi delle mie visioni, perché erano già spaventate dalle tante mie accuse, di gente senza scrupoli, e che a momenti prendevo a botte anche il medico.
Quando alle ore 9 giunse mio marito, gli raccontai la visione e lo pregai di portarci tutti e due a casa, perché se dovevamo morire fossimo a casa nostra e non in questa maledetta clinica di Sant’Anna. Lui obbedì al mio desiderio, pensando che forse si realizzava veramente la nostra morte, da come ci avevano ridotti.
Fig. 4 ELVIRA GIRO ved.
Pintus sui 28 anni, con il figlio Franco,
nato a Firenze il 18/6/1935, che il Grande
Dragone voleva divorare appena partorito.
(Apocalisse n. 12, 4).
Verso le ore 15 con la Misericordia ed un frate che mi benediva, ci portarono a casa in Via della Vigna Nuova, dove fu chiamata l’ostetrica, ed anche il più bravo professore di ostetricia di Firenze. Un signore anziano e distinto, che dopo avermi visitato vide che ero anche lacerata e con la febbre. Visitò poi il bambino e disse a mio marito: “Ingegnere, io posso salvare sua moglie, ma il bambino no!”
Quando poi mio marito me lo disse, io risposi di chiamare il professore al quale, venuto al mio letto, dissi: “Professore, lei curi me con la sua intelligenza, per il bambino ci penso io, attraverso il mio latte”. Lui rimase senza parola anche perché non era preparato alla mia severa risposta, mentre stavo in quello stato depressivo. A visitarmi a casa vennero poi delle infermiere della clinica e io dicevo loro: “Vedete che io sono guarita, ed anche il bambino, che lo dicevate elettrico?”
In seguito, in un giorno di sole, mi recai col bambino e mio marito a fare una passeggiata, e arrivati a piazza Vittorio, vi erano esposti in mostra bancarelle di libri. Io dissi a mio marito: "Luigi mio vorrei trovare tra questi un libro scritto da qualche medico, per riuscire a togliermi l'intossicazione del sangue, perché sono stanca delle troppe pasticche che prendo. Cercando trovai un libro dal titolo: "Il medico di se stesso" ed era il libro che faceva proprio per me. Poi con la carrozzina lentamente abbiamo raggiunto le Cascine dove ci siamo seduti tranquillamente per sfogliarlo. Con quel libro, non ho più avuto bisogno di tante medicine, né di medici.
Eravamo felici, il bambino si era poi ripreso bene, ed io pure. Con Luigi dicevo: "Ma chi sarà questo nostro figlio? nato così in forma avventurosa! e che per giunta dobbiamo tenerlo nascosto fino a che non siano scaduti i 9 mesi per la sua nascita?" L'unica a saperlo era mia sorella Angela, e che non voleva mai prenderlo in braccio per via della scossa.
Era trascorso un anno è più, quando un giorno Luigi, tornato dall'ufficio mi disse: "Piciocca (in dialetto sardo) oggi è venuto a trovarmi un mio vecchio amico, l'ing. Luigi Usoni, e mi ha chiesto se accetto di andare con lui in Africa (Asmara), perché ha avuto l'incarico di organizzare una nuova attività mineraria per la ricerca dell'oro". La notizia mi ha molto scossa, ed io dissi: "L'Africa è infernale, me lo diceva mio fratello Enrico, che aveva fatto la guerra come aviatore, in quel continente". E Luigi mi rispose: "Se tu non vuoi, io non ci vado". Io gli risposi: "Luigi mio, io non voglio contrariarti, ma non potrei seguirti, perché con la mia salute ancora non sono a posto. Se vuoi per la tua carriera prima vai tu ed io ti raggiungerò quando le cose saranno tutte organizzate bene, sopra tutto con la casa". Lui mi rispose: "Se tu non mi segui, dove vai col bambino?" Io gli risposi che potevo ritornare a Roma e andare ad abitare con sua sorella Pina Atzeni, che finalmente aveva ottenuto di raggiungere il marito come trasferimento di maestra a Roma, nella zona del Prenestino, con i suoi tre bambini maschi, ed aggiunsi che potevo esserle anche utile.
Così ci siamo messi in gioco per questa nuova soluzione con la clausola che, se lui si fosse trovato male, che fosse anche ritornato in Italia al suo impiego all'ufficio Miniere. Per i preparativi di questa nuova situazione sono trascorsi due mesi. Perciò nel mese di marzo 1936 siamo partiti per Roma definitivamente, dove sua sorella e marito erano felici di ospitarmi in casa loro. Il bambino più piccolo, Salvatore, aveva circa 3 anni, e il più grande 7. C'era una ragazza sarda per le faccende domestiche.
Dopo 15 giorni mio marito è partito per l'Africa come direttore tecnico della A.M.A.O. (Azienda Miniere Africa Orientale) ed io ero rimasta in attesa dei mobili della stanza da letto con le masserizie, e la macchina da cucire dalla quale non mi volevo separare. Cosicché la mia vita ha cambiato rotta in attesa di raggiungere mio marito. Lui mi scriveva spesso per darmi sue notizie, mentre io gli scrivevo le mie, e per distrarmi avevo i 4 bambini. Il mio cresceva con fatica perché non voleva mangiare e lo dovevo imboccare sempre con prepotenza, perché i biberoni non li voleva. Era sempre irrequieto e dormiva poco. Un giorno mi decisi di consultare il più noto professore di bambini (Caronìa), ma visto che i suoi suggerimenti alimentari non erano conformi alla natura del bambino, ne consultai ancora una quindicina, e finalmente trovai quello giusto che mi disse: "Lei deve iniziare a nutrirlo come se fosse nato da poco". Così usai questo sistema nutritivo e cominciò poi a rimettersi nel suo regolare sviluppo.
Con mia cognata andavo molto d'accordo perché era una donna intelligente, ma con mio cognato a volte dovevo discutere, perché voleva sempre dire le sue vedute su come nutrirlo. Un giorno decisi di recarmi a fare delle spese di stoffe in Via Piave, dove conoscevo i negozi degli ebrei, fin da prima di sposarmi. Passai in Via Flavia 89 per vedere chi gestiva il vecchio negozio di un tempo, e lo trovai chiuso. Chiesi ai vicini e mi dissero che era sfitto da tempo. Volli poi ritornare un altro giorno per cercare il proprietario, il quale fu ben felice di affittarmelo. Decisi di scrivere alle mie sorelle se volevano ritornare a Roma. E queste ben felici mi dissero di sì. Mia cognata non mi ha contrastato e così il gioco per la ripresa del vecchio negozio si è realizzato con tutte e tre le mie sorelle: Rosetta, Angela e Giuseppina.
Io andavo ogni tre giorni a suggerire loro il da farsi, perché Pina era anche camiciaia, e sarta, e modelli di carta. Tutto procedeva bene perché le vecchie clienti avvertite ritornarono. Io mi sentivo felice di aiutare mie sorelle, anche perché due fratelli del paese, si erano già sposati e le loro mogli trovavano che le erano di peso.
Col mio carattere attivo e pieno di iniziativa non contrastavo la volontà dei miei cognati sardi, anche se col bambino partivo da Via Gattamelata dove abitavo, e me ne stavo una giornata con mie sorelle per aiutarle nell'avviamento del nuovo laboratorio.
Verso Natale 1936 mio marito venne a Roma, con l’ing. Usoni per poi recarsi a Milano ed acquistare macchinari per la miniera dell'oro di Ugarò, di Makallè e di Adiarkai. Mi disse che ad Asmara era in costruzione il palazzo della sede dell'A.M.A.O. dove si costruiva anche l'appartamento per noi. Così ero felice, perché finalmente avrei potuto raggiungerlo durante l'anno 1937. Naturalmente la mia vita quotidiana non era monotona, ma molto movimentata, sia coi bambini di mia cognata ed il mio, che cresceva se lo imboccavo. Quando provavo a farlo mangiare da solo non c'era verso e se protestavo finiva col vomitarmi, come spesso faceva.
Passò altro tempo che mi sembrava lunghissimo, e finalmente mio marito mi scrisse che potevo partire per raggiungerlo. Così mi feci mandare da una mia cognata del paese di Noventa una ragazza disposta a seguirmi in Africa. La mia partenza fu stabilita verso il 20 novembre del '37. Io ero felicissima di raggiungere mio marito perché ci amavamo molto. Il bambino aveva già imparato a camminare da solo, con vivacità, ed era gioioso per la vicinanza dei suoi cuginetti. Ormai era sui due anni e mezzo, ma per nutrirlo bene ho dovuto imboccarlo fino a sette anni. Per non sbagliare mi ero comperata i libri di come dovevo nutrirlo.
Il 27 novembre io giunsi con la nave a Massaua, col bambino e la ragazza di 17 anni, che era già abituata a curarlo da due mesi a Roma. A Massaua trovai il caldo, e al porto c'era già mio marito ad attendermi. L'incontro fu commovente e salimmo tutti sull'automobile con l'autista, mentre le valige e le masserizie ci seguivano in un camioncino. Il viaggio alla volta di Asmara fu un tragitto attraverso le montagne con 200 km di percorso.
Finalmente nel tardo pomeriggio siamo giunti nella nuova casa, molto bella, grande e bene ammobiliata, che ne rimasi sorpresa, anche perché la stanza da letto molto ampia era di color rosa e addobbata con molto lusso. Però alla sera quando ci siamo coricati per dormire, felicemente abbracciati, trovai che Luigi era febbricitante, e glielo dissi. Ma lui mi rispose: "Piciocca mia, non preoccuparti perché oggi è stata una giornata di movimento insolito, con te vicino sento che finalmente ho ritrovato la mia gioia di vita. Il bambino è bello, gioioso e vivace. E prima di addormentarsi lui si è alzato per vederlo nel suo lettino color celeste, mentre dormiva sereno, e mi disse: "Piciocca mia, non capisco come è nato questo nostro figlio, ci siamo sposati che eri una ragazza pura e piena di vivacità". Io gli risposi: "Quello che è passato è passato. Il prossimo figlio sarà una bella bambina che crescerà con più soddisfazione di questo Franco, che ci ha dato del filo da torcere per la sua salute".
Al mattino quando Luigi si è alzato per recarsi in ufficio, la ragazza aveva già preparata la colazione. E quando lo abbracciai mi accorsi che era molto accaldato e dissi: "Luigi mio, ti trovo febbricitante anche questa mattina, perché non rinunci di andare all'ufficio?" E lui mi rispose: "Ho degli impegni e ci devo andare".
Ad Asmara c'erano anche altri due dei suoi fratelli che lui aveva impiegato nell'azienda, come altri suoi paesani. Mio marito era un uomo considerato di rara intelligenza, perché come direttore tecnico sapeva dove e come trovare i filoni dell'oro, dentro alle miniere di quarzo.
All'ora di pranzo quando è rientrato, la febbre non l'aveva ancora abbandonato. Lui cercava di essere armonioso e si divertiva col bambino che gli diceva: "Papà, quando sarò grande farò tutto quello che fai tu". E Luigi gli rispose: "Stai fresco, in tutta la mia vita ho sempre lottato per crearmi un avvenire di pace e di serenità". Anche quel pomeriggio ritornò in ufficio, mentre io ero preoccupata per la sua febbre, poiché il suo carattere era pieno di vita e di attività.
A lui piaceva andare a cavallo ed anche giocare a tennis, e quando ancora eravamo a Roma lui aveva voluto che io imparassi a giocare al tennis e tutte le domeniche a Porta Pinciana giocavamo le nostre partite e mi aveva perfino regalato una bella racchetta, che ancora conservo. Io mi ero anche comperata una bicicletta della fabbrica Lazzaretti di piazza Fiume, e con lui andavamo a farci delle gite per villa Borghese e al Pincio.
Sono ricordi che non ho mai dimenticato, e lui mi colmava di premure perché io diventassi come lui nella sua splendida natura.
Quel giorno ad Asmara facevo le mie riflessioni e cioè che in fondo io ero stata molto fortunata a incontrarlo, e mi proponevo di impedirgli di andare in ufficio fino a che non fosse sfebbrato. Ma alla sera quando tornò a casa fu lui stesso a prendere la decisione di sfebbrarsi a letto. Si chiamò poi il medico che gli ordinò iniezioni e cure medicinali. Io presi ad assisterlo in ogni suo bisogno. La ragazza era intelligente in tutto anche col bambino. Il giorno dopo mentre egli stava a letto mi disse: "Piciocca, sai, in caso di mia morte io ho fatto una assicurazione di 100 mila lire in favore tuo e del bambino". Io gli risposi: "Sono qui con te da tre giorni e non abbiamo ancora festeggiato il mio arrivo e mi parli di assicurazione e di morte tua? Cerca di guarire, perché finalmente ci siamo ritrovati". Ma, non migliorava ed il medico volle poi che fosse trasferito alla clinica per assisterlo meglio. Anche i fratelli e gli amici erano dello stesso parere. Io chiesi al medico che cosa avesse di tanto grave, e lui mi disse: "Signora, speriamo di guarirlo, perché ha una broncopolmonite accompagnata dalla malaria perniciosa". Ne rimasi sconvolta e mi trasferii con lui nella clinica per assisterlo giorno e notte. Ma ogni giorno peggiorava ed infine alle ore 2 di notte dell'8 dicembre egli mi è morto sulle braccia. Prima di morire mi disse che la mia pensione era alta e che sarei stata indipendente. Gli chiesi se aveva qualche volontà per me ed egli mi rispose di no. Che facessi quello che io volevo.
Ero sola, disperata e spaventata per la mia desolazione nell'averlo veduto lentamente spegnersi, appena dopo il mio arrivo tanto sospirato. Forse era destino che io lo vedessi morire. Più tardi furono chiamati i fratelli e gli amici. Quando poi lo hanno vestito mi riportarono a casa perché, ero depressa e sconvolta; e fu in quell'8 dicembre, giorno dell'Immacolata Concezione, che mi ricordai la profezia di quella medium di Roma che mi aveva detto: "Lo sposerai, e avrai un bambino. Passerai il mare e resterai vedova. Pensai allora che un destino ce lo abbiamo tutti, ma il mio lo trovavo pesante e troppo duro da sopportare.
Chiesi ai miei cognati che la cassa fosse di zinco perché l'avrei trasferita a Roma. Ma poi il Municipio, di Asmara diede ordine che la sua tomba fosse confezionata in pietra con l'iscrizione e che questa tomba rimanesse in perpetuo. Descrivere quello che ho passato in quei giorni mi rimane un compito penoso. Il funerale fu splendido per le corone di fiori e per tutto il popolo dei minatori che lo seguiva tra i quali vi era pure il Console che quando seppe che io ero veneta e che mi chiamavo GIRO Elvira, volle invitarmi a casa sua perché il suo più caro amico di Padova si chiamava Lorenzo Giro, e che era poi un mio cugino. Cosicché dal Console ero assistita e agevolata in tutte le mie necessità.
Al cimitero a visitare la tomba vi andavo spesso col bambino e la ragazza. Coi miei cognati non avevo troppa cordialità perché si erano dimostrati interessati. Avevo fatto amicizia con le mogli di altri ingegneri e spesso stavo con loro nelle riunioni di salotto per distrarmi. Però io contavo di rientrare a Roma al più presto, ma le pratiche per il mio ritorno furono di 8 mesi. L'unico conforto era il mio bambino e la visita al cimitero. Il soggiorno in Africa mi era spiacevole a causa dei ricordi tristi. Per distrarmi, andavo a visitare Asmara e dintorni dove c'eran dei tucul fatti di paglia e di sterco degli animali e dicevo con la ragazza: "Ma queste creature sono di Dio?" I negri erano disgustanti per il loro vivere indisciplinato. Per più volte ho assistito ai loro funerali e che per seppellirli li mettevano dentro un lenzuolo, e per la pigrizia, li adagiavano a un metro sotto terra, e li coprivano con delle pietre sopra affinché le jene non li potessero scavare per mangiarsi i cadaveri. Un cimitero non lo avevano e li mettevano qua e là. A volte mi recavo con la macchina del principe Pignatelli per desiderio del Console a visitare le Miniere di Ugarò e di Makallè, perché volevo vedere i luoghi dove aveva lavorato mio marito e che gli costarono la sua morte prematura.
Vidi lungo le strade piantagioni di enormi piante di circa 7 metri di circonferenza e le chiamavano papiri o boabau. Le pratiche del mio ritorno a Roma erano subordinate dall'ufficio di collocazione del Ministero. Lo stipendio di mio marito, come direttore tecnico con la sua morte fu bloccato; perciò anche le mie risorse erano limitate.
Passato un mese dalla sua morte, durante il sonno della notte, verso l'ora in cui era spirato, il mio bambino, che dormiva con me, mi chiamò dicendomi: "Mammina, alzati che arriva papà!" Io ho obbedito e come in uno sdoppiamento, vidi dal corridoio Luigi, così come era da vivo. Gli corsi incontro e lo abbracciai felicemente. Ma lui mi disse: "Elvira, non dimenticarti che io sono morto, sono ritornato per darti conforto e serenità". Dopo altre confidenze mi disse: "Sai, io ritornerò ogni mese a visitarti finché stai qui, perché così lo vuole Iddio". Ero felice abbracciata a lui, e si passeggiava lentamente su e giù per il corridoio fino a quando mi disse: "Ora ti lascio, perché debbo rientrare al mio posto". Dopodiché se ne andò e mi vidi che io pure rientravo nel mio corpo accanto al bambino, e mi sono risvegliata.
Passeggiando con lui vedevo la mia stanza illuminata e Franco che dormiva, ed anche il mio corpo che giaceva sul letto. A questo fenomeno non ero abituata, perciò decisi di chiedere una spiegazione al cappellano militare, il quale, dopo avermi ascoltata, mi rispose: "Signora, sono fenomeni privilegiati che io non so risponderle".
Nel mese successivo nella notte tra il 7 e l'8 febbraio io misi nella mia camera anche il letto della ragazza per scoprire se lei ci vedeva. Alle ore 2 il bambino mi chiamò dicendomi: "Mammina alzati, che arriva papà". Franco era già sdoppiato, cosicché mi sono sdoppiata e vidi anche il letto della ragazza, dove lei dormiva serenamente al buio, ma nella penombra, come pure il bambino, dopo che si era sdoppiato. Quando sentii la porta dell'ingresso aprirsi, gli corsi incontro e l'abbracciai felice. Gli raccontai quanto ero avvilita durante quei giorni passati e lui mi disse: "Elvira cara, la vita sulla Terra nei vari aspetti è molto complessa, ed io non ti posso suggerire nulla. Tu sai bene quello che devi fare". Dopo un quarto d'ora di conversazione mi disse che doveva andare. Lo accompagnai fino alle scale perché io abitavo al secondo piano.
Questo avvenimento mi era di grande conforto, perciò non cercavo di affrettare il mio ritorno a Roma. Una mia amica mi chiese se quando io partivo per l'Italia le lasciavo la mia ragazza. Io le risposi di sì ma la ragazza si rifiutava. Io allora le dissi che con le mie entrate non potevo pagarle mantenimento e la paga. Lei mi rispose: "A me basta che lei mi mantenga solo". La convinsi di accettare dicendole che la signora Jolanda le avrebbe date 300 lire al mese e che con questi soldi avrebbe aiutato di più la famiglia.
La mia vita la trascorrevo movimentata però al 6° incontro con mio marito rimasi sorpresa, perché lui aveva un mantello nero e non volle che io lo abbracciassi. Ma quando lo accompagnai alle scale, e che lui scendeva, il mantello si è sollevato ed in lui vidi lo scheletro della morte, mentre il suo volto e le mani erano le sue. Ritornata sul mio letto e sul mio corpo mi svegliai e perplessa mi chiesi: "Ma chi sarà mai mio marito?" (forse era un Arcangelo di nome Murè?). Naturalmente ne rimasi molto scossa. E poi ancora: "E chi sarei io? e chi è mio figlio? concepito che io ero vergine. Chi è questo mio bambino? Quale destino mi è ora riservato? Ho solo 27 anni, sono ancora giovane, con un figlio di 2 anni e mezzo, ritornerò a Roma e cercherò di vivere con le mie sorelle che ancora non sono sposate".
Passarono ancora i giorni, e al 7° mese, come il solito alle ore 2 di notte Franco mi chiamò per dirmi che arrivava il papà. Debbo dire che durante questi incontri notturni la stanza e i corridoi erano illuminati nella penombra, ma le lampade erano spente, e ci si vedeva benissimo. In quella notte dell'incontro, mentre eravamo abbracciati, mi disse che io sarei partita e che lui non poteva traversare il mare, che mi fossi preparata per la partenza. Ci siamo baciati serenamente come sempre, e se ne andò via.
Alla fine di luglio 1938 sono partita per l'Italia e per Roma dove mie sorelle mi attendevano. Naturalmente fu un ritorno molto triste, perché dovevo oltre tutto trovarmi una nuova sistemazione. Cercai un appartamento e l'ho trovato in via Salaria 53 al secondo piano, con tre camere e cucina. Dissi tra me: "Se non riuscirò a farcela coi miei impegni mi affitterò una stanza". Presi a vivere con le mie sorelle, e lavoravo con loro in negozio.
Dopo un anno ho potuto avere la pensione di lire 430 mensili e non come mi aveva detto mio marito. Non feci molti controlli poiché lui aveva poca anzianità di servizio. Con i cognati di Roma dovetti rompere i rapporti, perché mi sono accorta che lungo la strada da Via Salaria a Via Piave, quando andavo al negozio mi mandavano intorno dei corteggiatori per creare delle beghe al fine di farmi passare poco per bene e togliermi il bambino. Una volta a un tizio gli dissi: "Quanto ti pagano per darmi fastidio?" Lui scappò, ma da quel giorno non fui più infastidita lungo la strada. Però dopo poco tempo una notte nel sonno mi è apparso mio marito nella camera e mi disse di perdonare a sua sorella, e così alla prima occasione feci la pace. Il colpevole era il cognato.
Tutto sembrava che procedesse bene, ero serena con le mie sorelle e il mio bambino che cresceva sveglio, intelligente, intuitivo e chiacchierino. Però il problema di imboccarlo quando non voleva mangiare non era cambiato, anche se lo portavo a respirare l'aria dei giardini di villa Borghese. Nel mese di marzo 1939 ho potuto riscuotere l'assicurazione sulla vita che mio marito fece in mio favore. Così comperai un appartamento in via Tevere 21 al secondo piano, cioè vicino a dove già abitavo. L'appartamento mi veniva a costare circa 98 mila lire, ed era composto di 4 stanze, stanzino cucina, bagno e tutto comodo ed esposto al sole, e dovevo prenderne possesso dopo qualche mese. Nel mese di settembre feci il trasloco di abitazione, ed è la casa dove abito tutt'ora, da quasi cinquant'anni.
A cambiare le sorti dell'Italia è scoppiata la guerra, con Mussolini e l'alleanza con Hitler. Non dico nulla su questa fase dolorosa che ci portò a vivere attraverso un tesseramento economico, ed il cibo era quasi tutto sofisticato. Nel mese di agosto avevo mandato mia sorella Rosetta al paese col bambino perché lo nutrisse con alimenti genuini, ma dopo giorni, in sogno mi venne mia madre che mi disse di andare a prendere il bambino perché soffriva. Telefonai al paese a Rosetta, e mi rispose che stava bene. Io mi tranquillizzai, ma la notte successiva nel sonno mi ritornò mia madre che mi disse: "Ti ho detto di andare a prendere il bambino, perché non mi ascolti?" Allora decisi di prendere il treno: e recarmi al paese. Infatti trovai Franco che era dimagrito quasi 2 kg. Dissi a Rosetta: "Quando te l'ho affidato, ti ho raccomandato di imboccarlo se lui non mangiava la sua porzione". E lei mi rispose: "Noi volevamo abituarlo a mangiare da solo". Cosicché io ritornai a Roma col bambino soprattutto perché avevo affittato una stanza a una, signora anziana.
Tutto procedeva bene, ma i miei interessi erano sempre in alto mare. Mio fratello Enrico, tornato dalla guerra dell'Africa, si era impegnato di comprare al paese la casa per mio padre e per la nostra zia Elvira, che era vecchia e sola. Ma Enrico che era fidanzato, voleva sposarsi e voleva annullare l'impegno del contratto per il quale aveva già versato una caparra di £. 6.000, mentre la casa ne costava 13 mila. Mi chiese di sostituirlo perché gli altri fratelli non volevano comprarla. Così mi impegnai a rimborsare a Enrico la sua caparra e poi di fare il contratto a nome mio, perché non solo la casa era di tre piani, locata sotto i portici di Piazza Armenia, ma era già abitata da mio padre e mia zia, e vi era ancora la moglie di mio fratello Giovanni Battista con due bambine, che cercava casa perché dove stava doveva andarsene. Mio fratello Giovanni B. allora si trovava col suo camion a lavorare in Albania.
Decisi allora di affittare due stanze ammobiliate della casa di Via Tevere a Roma, per far fronte alla nuova spesa, per l'assistenza dei miei familiari. Avvenne che la guerra si sviluppava sempre di più e si viveva dolorosamente. Vivere a Roma era poco piacevole per via della vita tanto grama, con tutto tesserato sotto le minacce dei bombardamenti, con la mancanza della luce, gas ecc. Così decisi finalmente di recarmi io pure a vivere in paese col bambino lasciando a Roma mia sorella Rosetta da sola, con l'impegno di salvaguardarmi anche l'appartamento, perché le altre sorelle erano già al paese.
Partii alla volta di Noventa Vicentina dove nel paese non mancavano le uova, il vino, il latte e nemmeno i polli. Ed io al paese potevo allevare le galline ed anche le oche. Ne avevamo tre, che Franco le chiamava per nome: Tuono, Fulmine e Lampo. Avevamo due biciclette perché si andava in campagna dai parenti a rifornirci di cibo. Avevamo anche una cagna Setter Lawerack di pelo rosso. Naturalmente era un vivere migliore che in città, però coi tedeschi non si stava in pace. Poi c'erano gli inglesi e gli americani che bombardavano per cacciar via i tedeschi. E non si sapeva che fine si sarebbe fatta con tanta dolorosa situazione.
Verso la fine dell'anno 1944 in paese ci furono anche i partigiani che si erano messi in movimento per fare il loro gioco. Noi paesani vivevamo poco allegri perché nelle notti di allarme, coi bombardamenti americani, dovevamo ricorrere ai rifugi. Furono tempi di ansie e terrore. I tedeschi poi costringevano anche noi donne a scavare nelle campagne le trincee per la difesa militare ed io ci andavo anche con Franco che cresceva distraendosi con tutti gli avvenimenti della guerra. A noi donne poi, alla fine del conflitto, i partigiani tagliavano i capelli a zero se venivano a sapere che avevamo collaborato coi tedeschi. Io con mio figlio e il cane, in bicicletta me ne andai a stare dai miei parenti a Montagnana, per evitare lo scandalo che mi tagliassero i capelli perché ero romana.
Verso il mese di marzo 1945 decisi di ritornare alla mia casa di Noventa. Venni di notte in bicicletta. Mia cognata Angelina mi aiutò poi a organizzarmi alla chetichella per partire per Roma. Naturalmente mezzi di trasporto non ce ne stavano, e così decisi che si poteva affrontare il viaggio in bicicletta, dato che Franco aveva ormai circa 10 anni. Aiutandoci anche coi mezzi di fortuna, perché sapevo che c'erano camion militari, e carri bestiame e alle nostre biciclette potevamo attaccarci le sporte del mangiare per il viaggio.
Cosicché al mattino presto del 14 marzo 1945 ci siamo lanciati in tanta avventura, dove per le strade di campagna vi erano i segni della guerra, con tappeti di bossoli di proiettili, ed anche, attraversando un prato, vidi in terra un cadavere rimasto insepolto. Perciò cambiai rotta.
La decisione di avventurarmi per il viaggio verso Roma in bicicletta mi fece ricordare un'altra esperienza, quando nel 1943, con mia sorella Pina (il marito era in guerra) eravamo andate in montagna nella Valsugana in Cadore, per la salute dei nostri figli. In quel periodo ci fu un grande trambusto, perché avevano arrestato Mussolini, e tutto il resto. Cosicché in quei giorni avevamo deciso di ritornare a casa nostra. I mezzi non ci stavano. Potevamo solo prendere il treno in arrivo ad Asiago alle 5 del mattino. La padrona della pensione ci procurò un carrello per caricarvi sopra le valige ed i bambini. Verso sera ci siamo avventurate a piedi su una strada di circa 10 km di montagna fino alla stazione, e per fortuna siamo riuscite a prenderlo. Quella notte c'era la luna, ma lungo la strada ci siamo anche spaventate perché dei disertori fuggiaschi ci chiesero del cibo che avevamo con noi.
Quella camminata notturna non l'avevo mai scordata e neppure il nostro arrivo a Vicenza, quando, fermi alla stazione, abbiamo veduto che vi erano molti vagoni bestiame stipati di prigionieri che chiedevano acqua e cibo, dalle finestrelle in alto. Ebbi orrore di tanta brutalità umana.
La situazione dopo due anni era peggiorata. Arrivati a Este ci fermarono dei militari inglesi e dissi loro che andavamo a Roma e ci lasciarono liberi. Alla stazione di Monselice trovammo un treno merci che ci portò fino a Bologna. Dalla stazione di Bologna, con le biciclette siamo andati in cerca di un ricovero per passare la notte e ci hanno indicato un dormitorio pubblico, ma giunti sul posto, ebbi orrore dal puzzo e dalla moltitudine di ricoverati. E Franco mi disse: "Mamma! io non entro, resto fuori". Così andai sul mucchio dei materassi e delle coperte, ne presi per due, e organizzammo il nostro giaciglio all'aperto. Fu una fortuna perché alle 7 del mattino su quel prato si fermarono dei camion con degli americani, dove ci caricarono con le biciclette, per portarci a Firenze. Naturalmente ci caricarono come se fossimo delle bestie ammucchiate, mentre io mi sentivo serena perché avevamo con noi le biciclette ed anche il cibo.
A Firenze siamo arrivati alle 5 del pomeriggio, e io dissi: "Franco mio, andiamo in cerca di una stanza per dormire". Dopo aver girovagato in bicicletta, suonando alle porte, finalmente trovammo chi ci dava la stanza, perché era appena partito un ufficiale, ed era un primo piano. Franco era stanco e lo misi subito a letto, dopo averlo fatto mangiare. Però durante la notte lui si mise a parlare forte e diceva: "Mamma! Mamma! Vedo tanti aeroplani! Che rumore! Mi fanno paura!" Io che dalla stanchezza non prendevo sonno dicevo: "Come ho fatto a pensare che ce l'avremmo fatta, di fronte a tanto sforzo!" Toccai i polsi di Franco ma febbre non ne aveva. E mi dicevo: "Signore, Iddio Creatore, aiutaci a tornare a Roma, senza nessun pericolo. Quante avventure in questa nostra vita! Ma quando finiranno?"
Alle ore 8 eravamo già sulla strada. Poi ci siamo diretti in bicicletta alla Stazione di Campo di Marte. Qui ci trovammo un treno coi carri bestiame ed io chiesi a un facchino dove andava quel treno. E mi rispose: "A Roma". Cosicché caricai Franco, le sporte e le biciclette e partimmo. Cercai di sistemare Franco sopra della paglia e le biciclette addossate alla parete, e dissi: "Franco mio, da qui scendiamo a Roma, anche se la notte la passeremo su questo giaciglio". Franco era taciturno perché era stanco. Nelle ore che seguirono col treno fermo salirono altra gente e vicino a noi, vennero 5 giovanotti partigiani, che tra loro parlavano di avventurose mortalità, da loro commesse.
Nella serata Franco si è addormentato, ed io lo coprii con la mia giacca perché durante la notte non prendesse freddo. I partigiani volevano chiacchierare con me, ed io dissi a loro che ero stanca della guerra, ma, quando si addormentarono cominciarono a parlare nel sonno, dicendo: "L'ho ammazzato". Un altro disse: "Sono sfinito, perché oggi ne ho ammazzati cinque". Gli altri tre si lamentavano per i delitti commessi. Io ero desolata di trovarmi vicina a degli assassini, capaci di qualunque azione, e mi dicevo: "Che guerra è mai questa?"
Dopo due giorni di percorso lento, alle otto del mattino eravamo a Roma alla stazione di San Lorenzo. Franco aveva dormito e mi disse: "Mamma, ho sognato la nostra cagna". Ed io dissi: "Allora hai dormito serenamente".
Alle nove eravamo davanti al negozio di mia sorella Rosetta, che vedendoci è quasi svenuta. Essa diceva poi: "Ma siete proprio voi?" Io le dissi che eravamo molto stanchi, dopo cinque giorni di peripezie. La prima cosa che feci, mandai un telegramma al paese, dicendo che eravamo arrivati sani e salvi, affinché mio padre e fratelli fossero tranquilli.
Il 28 aprile 1945 fu dichiarata la fine della guerra, e la vittoria andava agli inglesi e agli americani. Ci siamo liberati dai tedeschi, con Mussolini ucciso e appeso con la testa all'in giù. Io poi mi sono dovuta dedicare con fatica e sforzo fisico per rimettere a nuovo questo appartamento di Via Tevere, perché durante la mia assenza fu molto danneggiato da un signore inquilino, che vi abitava con la famiglia. Dovevo rimetterlo a nuovo perché volevo riprendere ad affittarmi le stanze per dare un avvenire a mio figlio e aiutare mie sorelle.
Per continuare la scuola di Franco lo misi nel collegio di S. Giuseppe assieme al suo amico Bruno Ferrari, che si erano ritrovati dopo tanta assenza. In un giorno che andai al negozio di Rosetta e che erano già ritornate le altre mie sorelle dal paese, ci trovai una cliente che mi suggerì: "Perché non approfitta dell'istituto ENPAS per suo figlio di cui lei ha diritto, come vedova di un impiegato statale? In questi istituti lei non paga niente e li fanno studiare fino alle scuole superiori". Accolsi il consiglio di questa cliente ed attraverso il Ministero delle Corporazioni mi furono poi date le modalità per farlo entrare al Convitto di Spoleto, che si trovava in un antico convento.
Andai prima a visitarlo e trovai che era bene organizzato, e che vi erano una trentina di ragazzi, solo maschi. Presi gli accordi con il rettore, per l'iscrizione di Franco, che era ben disposto ad andarci. Anche per me andava bene perché era una cittadina vicino a Roma e dove potevo andare spesso a trovarlo. In questo istituto tutto andava bene. Franco cresceva in armonia coi suoi amici più vicini a lui. Nello studio era sempre promosso. Io ero sempre serena oltre a occuparmi delle faccende di casa, mi recavo anche al negozio per controllare il suo andamento.
2. - I primi contatti col Mondo Spirituale
Un giorno capitò in negozio una medium per farsi fare un modello di carta e discutendo ci disse che faceva delle riunioni medianiche in casa sua. Rosetta e Pina chiesero se loro potevano partecipare, ed essa rispose di sì. Si chiamava Gina Boschi. Ed io dissi: "Posso pure io partecipare?" Rosetta disse di no, perché io facevo confusione, ma alla riunione, io ci andai. Essa abitava in Via Novi verso il ponte della ranocchia, sulla via Appia. Io per natura ero di carattere gioioso, armonioso, e come donna ero piacente. Pesavo 50 kg ed ero alta m. 1,60.
La sera che andai con le mie sorelle da questa Gina Boschi indossavo una pelliccia di cavallino nero e avevo un basco rosso e sciarpa rossa. Il tram che abbiamo preso era vuoto, ed il bigliettaio si mise a parlare con me circa il partito comunista che io non condividevo. Quando poi siamo arrivate alla casa e sedute a circolo (eravamo in 15) la medium Gina si mise in silenzio e poco dopo lo spirito della medium le fece alzare un braccio additando me e disse: "Tu dal turbante rosso, che ti sei divertita a parlare col tranviere"! e Rosetta mia sorella: "Lo dicevo io che tu porti disordine". Io risposi: "Ma come fa lui a sapere che ho discusso con il comunista, per via del mio turbante rosso?" Mi alzai e dissi: "ora me ne vado, così state in pace". La medium con voce forte disse: "Io sono Assadam, e ti proibisco di andartene". La seduta medianica prese la sua piega. Ma quando salutai la Gina Boschi le dissi: "Io non vengo più".
Ma, non fu così perché dopo due giorni questa Gina mi telefonò dicendomi che Assadam mi voleva parlare. Io le risposi che agli spiriti che non vedo io non ci credo. Ma dopo la telefonata, e mentre stavo a cucire a macchina, mi prese una angoscia così forte, che mi misi a piangere con il singhiozzo tanto che dovetti chiedermi: "Che mi prende ora? Questo fatto non lo capisco". Ma dopo circa un'ora il telefono squillò di nuovo. Andai, ed era la Gina che ancora mi ripeteva che mi aspettava il giovedì verso le ore 3. Promisi che ci sarei andata. Però quel giovedì mi portai mia sorella Pina. Quando la medium entrò in trans e noi due sedute di fronte, incominciò a parlare, e rivolgendosi a me disse: "Tu sei incredula, ma io so tutto di te. E incominciò a raccontarmi i tanti particolari della mia vita. Io gli risposi: "So di essere stata sempre poco fortunata, ed ancora non so come sia nato mio figlio". E lui mi disse: "Abbi cura di lui perché il giorno verrà che capirai chi è tuo figlio".
Allora presi a raccontargli che al momento del matrimonio io non avrei voluto sposare mio marito, perché a causa del mio troppo faticare e soffrire, mi ero trovata che avevo perduto le mie mestruazioni. Il medico ostetrico che interrogai, mi aveva ordinato di farmi dei semicupi molto caldi, perché non poteva controllarmi dentro, essendo io ancora vergine, E così per 4 mesi mi sacrificavo ogni sera, ma senza risultato positivo. Quando ritornai da Gina a interrogare Assadam, egli mi rispose che tutto si risolverà a mio beneficio, e che lo avrei capito col tempo a venire. Mia sorella Pina, che non aveva mai creduto che io mi fossi sposata vergine, rimase sbalordita, anche per tutte le altre verità che la medium mi aveva comunicato. Finita poi la cosiddetta seduta, anche con le comunicazioni verso mia sorella, ce ne siamo andate. E io mi dicevo: "Ma, chi è mai quello spirito di Assadam, che conosce la storia della mia vita?" Ed in più mi aveva detto: "Ti aspetto ancora qui". E io pensavo che in quella medium si fosse manifestato lo stesso spirito mio.
Cosicché ritornai da Gina Boschi, anche perché durante il sonno della notte avevo sempre delle visioni che poi lo spirito di Assadam mi spiegava. Fu così che presi la strada di frequentare non solo la Gina Boschi, ma anche altri circoli medianici, che a Roma fiorivano continuamente.
A rompere il mio vivere gioioso ci fu un fatto spiacevole. Il rettore del Convitto Enpas di Spoleto, una mattina mi telefonò per dirmi che mio figlio facendo la ginnastica era caduto dalla pertica, che si era spezzata, ed era a letto in attesa del risultato del medico. Alla notizia sono partita per Spoleto e trovai Franco bloccato a letto ma, con la caduta, non si erano rotte le ossa. Quando poi si è alzato io sono ritornata a Roma.
A Spoleto avevo fatto amicizia con una signora di nome Venia Misciano sposata Sprega, ed era una medium alleata con un'altra di nome Milvia Luciani e tra di loro facevano degli studi spirituali. Passarono ancora dei giorni e poi ritornai a Spoleto a visitare mio figlio. In quel Convito non c'era la chiesa bene organizzata, per la fede religiosa dei ragazzi. Così che d'accordo con il rettore comperai a Roma la statua di Sant'Antonio, di grandezza naturale e gliela feci mandare al Convitto che sull'Altare faceva un grande effetto sui giovani collegiali e con tutta la riconoscenza del rettore.
Ma dopo circa tre mesi dalla sua caduta si sviluppò in Franco la fase più debole, ed il rettore mi chiamò per dirmi che non si prendeva la responsabilità sulla salute di mio figlio. Decisi di prendere in affitto un appartamentino in paese per non troncare la scuola di Franco, che allora frequentava la terza Liceo Scientifico. Così mi sono trasferita a Spoleto e vi sono rimasta fino alla fine della scuola, dove fu promosso. Ma per me era un vivere infelice.
A Roma lo portai da uno specialista professore Giovanni Alemà ed anche da altri, ma Franco non guariva. Solo doveva abituarsi alla cura di un medicinale. Il male di Franco era fiorito con la sua caduta, e lui non voleva trascurare la sua scuola perché come intelligenza era molto sveglio, intuitivo e riflessivo.
A Spoleto la medium Venia e la Milvia non sapevamo darmi consiglio circa il male di Franco e neppure le entità che io vedevo durante la notte, e anche di giorno da sveglia. Le cose per me non andavano bene, perché avevo comperato un appartamento di 2 camere e accessori in un palazzetto in costruzione a Via Acqui, 11 e dovevo eseguire i pagamenti in cambiali. Il denaro lo dovevo ricavare dagli affitti delle stanze di via Tevere, perché la mia pensione non era sufficiente. E quando il palazzetto fu finito decisi di andarci ad abitare con Rosetta e Franco e di affittarmi, ammobiliato, tutto quello di via Tevere, per ricavarci di più. E per Franco, che lo avevo iscritto alla scuola di via Cavour, col tram sarebbe andato bene.
Fu un periodo assai infelice. Franco cresceva bene, si applicava nello studio con soddisfazione.
Frequentavo di nuovo la Gina Boschi, ma non riuscivo a capire quale era la conclusione, circa queste mie continue manifestazioni spirituali. Mentre abitavamo in via Acqui avvenne la morte dell'inquilino di via Tevere, cosicché scadeva anche il contratto di affitto, perciò dovetti rivolgermi ad un avvocato per mandar via la sorella.
Ritornati ad abitare in via Tevere ripresi il gioco di affittare le stanze ammobiliate, con grande disgusto perché dopo la guerra, gente per bene ne circolava poca. Pregavo Iddio e la Grande Madre di assistermi; non trascuravo di recarmi ai Santuari e al Divino Amore a invocare l'aiuto nella salute e finanziario.
Finito il Liceo Franco passò all'università e si è iscritto nella facoltà di Scienze Politiche. Fu anche operato di appendicite. Ho cercato sempre di nutrirlo con ricostituenti, perché era l'unico mio conforto. Lo amavo perché era buono, virtuoso e rispettoso, e gli avevo persino regalato una moto Vespa, perché si distraesse.
La mia vita la trascorrevo seguendo il mio istinto. Rimasta vedova a 27 anni con un figlio, occasioni di riprendere marito non mi sono mancate, ma per cattiva sorte i prescelti morivano prima di sposarli. Avevo ormai compiuti 34 anni quando ad un amico di vecchia conoscenza gli promisi che l'avrei sposato. Ed una sera prima di addormentarmi, mi si è presentato in camera un personaggio spirituale, alto e distinto, (materializzato) che mi disse: "Signora, dobbiamo far morire anche questo?" Io sbalordita e con risentimento, dissi: "Siete voi che li fate morire? Perché sarebbe il quarto, se lo farete morire". E lui mi rispose: "Sì, perché lei è scesa in Terra con una Missione da compiere, e deve essere libera da ogni legame". Dopodiché è scomparso. Ed io, rimasta sola, pensai alla morte di mio marito, poi agli altri due innamorati, morti durante la guerra. E dissi tra me: "Ma, che strano destino mi è riservato!" Anche perché durante le notti facevo certi sogni stranissimi, che non ne capivo il significato e che poi dovevo ricorrere alle medium per consultarle. Dovetti dire a me stessa: "Elvira, cara, cerca di capire chi sei, da dove sei venuta, e qual'è questa tua Missione".
Nei circoli spirituali che frequentavo si parlava di "Messaggi" dai piani astrali spirituali, coi quali ci risvegliavano, facendoci capire che non siamo soli sulla Terra, ma che dobbiamo seguire le guide spirituali, ed in più si doveva pregare molto. Io visitavo continuamente i santuari e avevo visioni meravigliose, ma quando alla fine dell'aprile 1948 mi recai a visitare la Grotta, dove era apparsa la Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane di San Paolo, Eur di Roma, ne rimasi sbalordita perché la Vergine quel giorno si è staccata dalla statua e mi è venuta quasi vicino dicendomi: "Finalmente sei venuta", e mi si era avvicinata in forma spirituale. Era vestita con i colori della bandiera italiana: mantello verde, abito bianco e fascia rossa alla vita, e tra le mani teneva un libro. Aggiunse: "Ora vai sopra la montagnola (cioè sopra la grotta) che il Padre ti deve parlare". Obbedii e dopo essermi seduta in terra, ho sentito la Sua forte voce sul mio cervello che mi disse fra l'altro di essere fiduciosa, perché Lui mi seguiva sempre nella mia scuola della base spirituale, come Suo procedimento preparativo alla mia "ardua Missione". E qui mi sono sentita serena anche perché lo Spirito della SS.ma Madre mi disse di seguirLa ancora e sempre. Però io ero in ansia di scoprire quale era questa mia Missione, che mi aspettava.
Non sto a scrivere le meravigliose visioni perché una parte le ho riportate nei miei libretti pubblicati. Passò circa un mese e più, e una mattina, verso le sei, una forte luce mi svegliò e guardando da dove proveniva, vidi manifestarsi a 15 metri di altezza, la Maestosa figura del Padre a mezzo busto. Aveva i capelli bianchi ricciuti, una veste bianca luminosa, coperta di brillanti ed il volto di tutti i colori, e senza la barba. Era maestoso! Egli mi disse forte: "Mia diletta figlia, è ora che ti metti in movimento, per salvare il salvabile dell'Opera Cristica, perché sei scesa sulla Terra per questa tua Missione". "Io Gli risposi: "Babbo mio, Tu pensi che io sia pronta per questa ardua Missione?" E Lui mi rispose: "Sarai sempre da me assistita". Mi sorrise e poi è svanito, ed io rimasi perplessa e confusa per la maestosa immagine ed anche perché mi ha chiamata "diletta figlia".
Ed ancora, io non ero riuscita a capire che tipo di Missione mi ero assunta scendendo in Terra.
Dopo pochi giorni, di notte, ebbi la seguente visione: mi vidi che stavo in camera mia e indossavo una bianca tunica, ed ero in piedi vicino al mio letto, dove giaceva il mio corpo. Quando, vidi 4 personaggi vestiti di bianco scendere dal Cielo. Avevano con loro una bianca portantina, e mi dissero di salirvi perché mi avrebbero portata in Cielo. Io sdoppiata vi sono salita e poi sdraiata. Arrivati poi a destinazione io vidi che nella stessa maniera avevano portato il Papa Eugenio Pacelli, che mi salutò calorosamente.
Fummo accompagnati davanti al Trono dell'Eterno Iddio Padre e davanti a Lui abbiamo, con cerimonia, promesso di obbedire ai Suoi comandi; e dopo gli ossequi fummo alla stessa maniera riportati ognuno dove ci avevano prelevati. Quando mi sono svegliata col mio corpo fisico sul mio letto, cominciai a riflettere che io, con la mia Missione, ero collegata al Papa Pacelli, cioè alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Il 14 agosto 1951 io dovetti recarmi a Pompei ad un congresso degli artigiani d'Italia, perché io facevo parte del comitato di Roma. Quel convegno era per chiedere alla Madonna del Santo Rosario di aiutarci a sviluppare questa bella iniziativa artigiana. Qui ho incontrato il Monsignor Montanaro in rappresentanza della Chiesa Romana. Chiesi a lui come avrei potuto incontrare il Papa Pacelli, perché dovevo fargli delle comunicazioni, e lui mi disse che era difficile perché riceveva poco. Allora decisi di comprare a Pompei una pietra preziosa, color dell'acqua, con impresso il volto della Vergine. Feci un piccolo involto e dentro ad una busta, scrissi la mia richiesta per una udienza con il Santo Padre, che consegnai al Monsignor Montanaro perché gliela facesse pervenire, assieme alla pietra con l'immagine della potenza Madre. Ma non ebbi mai, in seguito, nessuna risposta, e non rintracciai più quel Monsignore, perché era partito per Milano.
In quei tre giorni di convegno, davanti alla statua della Vergine Madre ebbi delle visioni. Vidi che Lei piangeva a grosse lacrime. E durante la notte mi è apparsa dicendomi: "Avrai la mia assistenza!" Però io La vidi vestita a lutto e che piangeva. Poi dopo vidi ancora, in visione, che sopra la statua della SS.ma Madre Addolorata si era aperta una porta, ed era apparsa la figura del Cristo Gesù, Lui pure vestito di nero. Tra me dissi: "Pianto e lutto mi sembrano di cattivo augurio, per la mia Missione, in unione al Papa Pacelli". Il pianto della SS.ma Madre lo sentivo come una angoscia dentro al mio cuore.
Di ritorno a Roma, con il Mons. Montanaro ero rimasta d'accordo che mi avrebbe telefonato se mi fosse consentita questa udienza, ma come ho detto era partito. Io ero preoccupata poiché il Papa con me aveva pattuito dinnanzi all'Eterno Iddio, che avrebbe collaborato con me. Cercai di mandargli delle lettere, ma tutto fu inutile.
Una notte tra il 27-28 agosto 1952 per ben 7 ore, fui investita dai poteri materni. Udii la voce dal Centro Cosmico dell'Eterno Iddio che mi disse: "Elvira! Apri la tua conoscenza, e decidi la sorte delle vicende umane, che attendono di essere da te giudicate!" Io rimasi immobile ed ero quasi sveglia, ed ebbi per 7 ore la manifestazione spirituale che ho riportato pubblicata nel mio 2° Libretto, dalla pagina 63 in poi, delle mie "Rivelazioni Spirituali" quale testimonianza che sulla Terra si stabiliva il "Giudizio Universale" avvenuto per Legge di Causa e di Effetto.
Questo avvenimento non mi ha troppo sorpresa perché ero e sono abituata al gioco delle manifestazioni spirituali fin dalla mia giovane età. Però la 1a manifestazione io la ebbi il 12 marzo 1948 mentre mi trovavo niente di meno che sotto il casco, per asciugarmi i capelli dalla mia parrucchiera. L'istinto mi spinse a prendere la penna e la carta, ed in attesa che i miei capelli si asciugassero, scrissi il seguente messaggio: "In principio fu il Verbo. Poi il Verbo si è incarnato. Poi fu creato il Mondo. Il mondo è creato da secoli infiniti. Ma durante i secoli fu più volte devastato. Poi fu cercato di risparmiare le devastazioni. Si voleva arrivare al punto completo della perfezione. E fu una prova meravigliosa la prova cerebrale. Il tempo che solo sulla Terra è chiamato tempo, mi ha preparato i migliori frutti. La scelta ormai è fatta, ed il tempo si va stringendo sempre di più. E tu segui il tuo istinto che non fallirai mai... (...). Segui la voce che ti dice: Solo dall'alto vien la Luce ammonitrice. A dir queste parole non è cosa mia. Ma chi ti guida è il Grande Messia! Onestà, fede, lavoro, e preghiera a Dio non dimenticar che fosti scelta per il Nuovo Mondo, tanto grande e in forma rotondo. Ora riposati! C'è già molto, perché tu possa aver capito, che il tuo Spirito guida è l'Infinito".
Perplessa chiesi: "Se io sono per il nuovo mondo, questo nel quale io vivo, come andrà a finire?" Mi rispose: "Tutto il mondo è in evoluzione. La bomba atomica è in preparazione. (1948) Oriente e occidente si trovano in periglio. Ancora un poco e vi sarà grande scompiglio. La Terra e il Cielo orror darà, e fragor di tuoni sentirà. L'intelletto a ragion finita darà il frutto della lor fatica. Tu molto farai, e grande cammino percorrerai. Con la tua parola ad alta voce chiamerai: Oh gente di Terra Promessa seguitemi! Io sono la voce del bene. La vostra mente non si confonda, con quel che finì oltre tomba. Una Nuova Era sta incominciando, ed io ve la suggerisco predicando. Il bene che intendo è amarsi a fratellanza. E Iddio giunto a noi, colma i cuori a grande speranza".
Rileggendomi quanto avevo scritto sotto quel casco, allora, non l'avevo afferrato con giusta chiarezza. Oggi, dopo circa 40 anni di riflessioni intuitive e spirituali, lo capisco di più. In quel tempo non avevo nemmeno pensato che il nostro corpo fisico fosse una specie di televisore a colori, radiocomandato. Ma oggi, dopo tante meditazioni debbo rendermi conto che io obbedisco e agisco, guidata da una Centrale che mi controlla giorno e notte, e che, le mie facoltà sono subordinate alla volontà del mondo spirituale, ed anche a vestirmi da sacerdotessa decorosamente e nutrirmi con i cibi necessari al mio corpo.
Ma circa il mio volere di pensiero e azioni non ero, e non sono, padrona di me stessa, non ribellandomi mai alle voci che sento sul cervello ed all'istinto di scrivere e disegnare delle nuove conoscenze, in 13 libretti pubblicati e anche in giornali e lettere.
Trovavo nel mio io personale delle Verità meravigliose. Per esempio nell'aprile 1951 durante la festa di Pasqua, scrissi quanto segue, spinta dal mio istinto di scrivere, e mi parlò lo Sposo, dicendomi: "Oh dolce Regina del Cielo, il tuo volto è coperto di un velo. Nessuno ti può incontrare e dirti: "Maestosa Regina del Cielo, con te posso io parlare? Oh dolce oh pia, oh dolce sposa mia. Il Cielo ti guarda, la Terra è cieca. La messe tu raccogli, e fruttano i germogli, e sono figli del tuo regno. Oh dolce sposa mia, pupilla dell'Eterno, Festa ti faranno i tuoi figli amati, che purificati saranno dei loro peccati. A dir tante cose poco mi costa, quel che desidero è la tua risposta. Il tuo sposo attende il tuo ritorno nella Patria Celeste, ove tutto è giocondo. A te Ave, o dolce Regina, che sulla Terra cammina! Stanca e operosa tu sei, e piangono nei tuoi gli occhi miei. Dura è la tua lotta, molta è l'insidia. Forte tu sei da creare invidia. E nulla temere perché in te vi è il potere. Tuo è il Regno di DIO, unito all'Amore mio. Sette sono i tuoi figli. Sette i tuoi doni, e sono tutti buoni. (Potenza, Forza, Sapienza, Saggezza, Intelligenza, Amore e Conoscenza)"..
Dopo questo scritto, io feci la risposta al pensiero dello Sposo: (il Cristo Re): "Il mio sposo amato, è in eterno a me legato. Con lui opererò. Con lui camminerò. Con Lui io pregherò il Padre dell'infinito affinché io col mio sposo siamo a lui graditi. Il mio pensiero Lo invoca, affinché alla greve umanità, troppo malanno non tocca. Il mio patrio suolo sta spasimando, e di sofferenze si sta logorando. La mia preghiera rivolgo a te, Padre dagli Angeli, tanto amato, affinché alla mia patria il male venga risparmiato. Ave a te amato celeste Sposo, dal punto ove tu sei, seguimi! Fino al giorno che potrò dir: Riposo".
Naturalmente queste comunicazioni spirituali mi lasciavano sgomenta e perplessa perché io, Elvira Giro, non riuscivo a rendermi conto di essere investita veramente dalla divinità materna in cammino sulla Terra. E che per giunta, avevo anche le mie sorelle che, vedendomi tutta presa dal mondo spirituale, mi classificavano una pazza squilibrata. Con mio figlio non ne parlavo, anche perché era ancora molto giovane per capirmi ed io non volevo confonderlo dalla sua vita di studente che doveva laurearsi.
Mi ricordai che il 3 febbraio 1949 avvicinandosi il mio compleanno sono andata a Spoleto a trovare mio figlio perché ero con lui arrabbiata per la ragione che non mi aveva fatto gli auguri per il mio onomastico del 27 gennaio. Quel giorno, prima di partire, andai alla chiesa di S. Teresa per ascoltare la Messa. Fatta la S. Comunione, il frate mi diede due ostie che si erano unite. Io protestai e lui mi rispose: "È regola di non scioglierle". Partii poi per Spoleto dove Venia Sprega era venuta a incontrarmi alla stazione, perché andassi ospite a casa sua. Ma quel giorno, avrei preferito andare al mio albergo perché mi sentivo molto strana. E cioè non ero la solita Elvira, e mi sentivo più autoritaria, e lo avevo capito, perché sul treno avevo perfino preso di petto i controllori.
A Spoleto c'era anche la neve. Arrivata alla casa di Venia con la carrozzella, ed entrata nel portoncino, sentii che in quella casa vi erano delle entità negative, che poi dovetti lottare per cacciarle via. E la voce sul cervello mi ripeteva: "Sii forte, e segui il tuo istinto, che non fallirai mai". Ed io rispondevo: "Sei tu, mio Signore che li vedi? perché io non li vedo, li sento".
Venia aveva uno spirito negativo ed era forte. Ed anche le sue due bambine e la madre. In quel pomeriggio e durante la notte fu una lotta continua tanto che verso il mattino mi si è presentata mia madre, Giulia, in visione che mi disse: "Elvira, figlia mia, sei sotto la grande prova del tuo cambiamento spirituale, in contatto con il Centro Cristico". La ringraziai dicendoLe che l'avevo capito, ma che non conoscevo il mio traguardo.
Verso le ore 10 del mattino del 4 febbraio mi sono recata al convitto per incontrare mio figlio ed alla presenza del rettore aspramente lo rimproverai per la sua mancanza di attenzione verso sua madre. Gli dissi: "Perché non mi chiedi scusa della tua trascuratezza?" e abbracciandoci ci siamo messi a piangere. Gli dissi ancora: "Ti ho messo il nome Franco perché tu devi esserlo anche nei tuoi fatti di pensiero e di azione".
Il rettore seduto alla sua scrivania col suo aiutante erano sbigottiti per i miei rimproveri. Quel giorno io credo che ero senz'altro sotto la potenza dello Spirito Materno. E rivolgendomi al Rettore gli dissi: "Sto accorgendomi che sto perdendo mio figlio. Domani è domenica e desidero partecipare alla S. Messa di questo convito, per rendermi conto se esiste la devozione verso il Cristo e la Sua SS.ma Madre. Lo guardai con severità e lui mi rispose: "Venga pure alle ore 9, che viene il prete".
Vi partecipai, ma in quella cerimonia c'era troppa fretta a finirla, e non fecero la S. Comunione ai convittori, i quali avevano assistito molto distratti. Non riporto qui tutto quello che avvenne in quei giorni di mia permanenza a Spoleto per la ragione che non ero armoniosa. La sera poi che sono partita, vidi in visione all'orizzonte verso la stazione, un immenso incendio di fuoco spirituale di tutti i colori, e ne rimasi impressionata. Sul mio cervello mi sentii dire che avevo scongiurato un forte terremoto sulla zona di Spoleto.
Da quello che ho visto in seguito e capito, a quel convitto fu rinnovato tutto il sistema organizzativo, soprattutto dopo la caduta di Franco da una debole e vecchia pertica della palestra, poiché io protestai anche alla sede di Roma per rinnovare quell'istituto.
Però io mi ripetevo: "Caro Signor Maestro spirituale, sei troppo severo e mi fai passare per una pazza fanatica ed esaltata". Il 1949-50 furono per me un banco di prove che mi lasciavano sempre più sbigottita, perché il gioco spirituale variava continuamente, e non capivo se a guidarmi era sempre la stessa entità oppure se veniva cambiata, poiché in visione vedevo non solo Gesù Cristo, ma ancora tutti i santi che si materializzavano nella mia stanza, mentre stavo sul letto a meditare. Venne Santa Caterina che mi disse: "Io sono stata energica, ma tu devi esserlo di più". Volevo con lei discutere circa la mia Missione, ma a un certo punto sentii una forte voce che disse: "Caterina! Rientra nel tuo cerchio!" Ed essa svanì dicendomi: "Debbo andare!" Forse io dovevo capire da sola la mia Missione?
Il mio continuo vivere attraverso le tante manifestazioni spirituali, mi aveva convinta che io ero sotto un continuo gettito di conoscenze ed esperienze, per le mie spirituali meditazioni. Soprattutto di sera e di notte. Ed in più mi prese l'istinto forte di scrivere in forza medianica. Mi piaceva poiché scrivevo spesso in rima, in poesia, e ed era un continuo sprone di tutto quello che un dì io avrei dovuto manifestare per scritto e con disegni.
Le comunicazioni erano di questa specie: "In ansia tu sei di voler sapere. Come dove tu puoi finire, io te lo direi, ma è d'uopo che io taccia perché non ha efficacia. Il momento tuo verrà. E allora molte orecchie ti ascolterà. Lo Spirito Santo con te cammina, e fai per la gente l'indovina. Ma il Vero tu dirai, e sul tuo cammino molta gente incontrerai. A testa china ti chiederanno: "Dimmi tu, se io tengo malanno?" Tu tutto vedrai e consolerai, e nel tuo sentiero li porterai. Il tuo compito è assai sublime. Ma tu dirai sempre: "Siamo sulle rovine". Il tuo Gesù diceva: "Chi ha orecchie mi intenda". Tu invece dirai "Chi mi ama mi ascolti". Tu sarai tanto eloquente e del tuo dolce incanto ti seguirà la gente. Sul tuo cammino anche la pace predicherai. E Iddio che è in te non ti abbandonerà giammai".
Una notte dell'aprile 1949 feci un sogno strano che non ho mai dimenticato. Mi sono trovata in una bellissima e grandiosa stanza. Ero con un vestito nero, con il collo di pizzo bianco, quello stesso che portavo qui in casa. Ero seduta in una poltrona tipo "frau" di raso bianco damascato, ma aveva i braccioli, lo schienale che sporgevano fuori dalle fodere e con una decorazione ornamentale di oro zecchino lavorato. Ed io guardandomi attorno vidi anche il comò e gli armadi e il letto che erano anche essi d'oro del medesimo ornamento ricamato con rilievi. Vi erano due letti gemelli decorati incisi di oro e le coperte di raso bianco ricamato a grandi rose. Vi erano due finestroni con delle tende bellissime e bianche.
Ad un Signore alto e distinto, sui 35 anni, vestito sontuosamente, che era entrato, io chiesi: "Come mai mi trovo in questa grande e sontuosa stanza?" Mi rispose: "Nella sua reggia, signora!" Poi lui aprì uno dei finestroni dal quale io poi mi affacciai, e vidi un immenso giardino lungo oltre 500 metri, con una strada nel mezzo che lo divideva, coperta di sassolini bianchi con un puntino nero. Dai lati piante di fiori di tutte le specie e di tutti i colori. Ed in questo meraviglioso e grandioso giardino vi erano uccelli di molte specie e pavoni splendidi. E dissi: “Che capolavoro di giardino!”
Il signore distinto mi disse: "Signora, venga con me, che è attesa fuori". Lo seguii e mi ha accompagnato dove vi era un grandioso fabbricato. Qui incontrai un Signore distinto, ma anziano, che mi disse forte: "Ecco la mia Elvira!" Io lo abbracciai e poi mi ha accompagnato dentro al locale dove ci vidi, con grande meraviglia, delle enormi botti di legno chiaro e dissi: "Questa è la tua cantina?" Vi era anche un tavolo con delle sedie, con sopra bottiglie e bicchieri. Col vecchio Signore vi era anche il maggiordomo, che, all'ordine del suo padrone, andò a prendere del vino per farmelo assaggiare. E mi disse: "Devi gustare la qualità della mia riserva vinicola". Mi offrì del vino bianco che era squisito, e poi mi disse: “Ora assaggia questo rosso”. Io gli dissi: "Che ne dici se io bevo il bianco e il rosso insieme?" E mi rispose: "Questa, da te, non me l'aspettavo! Sei grande Elvira mia! ed anche audace". E qui mi ha abbracciato.
Quando mi sono risvegliata sul mio letto ero sorpresa ed incredula, per tutto quello che avevo veduto e partecipato. Dove ero andata? col mio corpo eterico? In seguito ho potuto capire che ero andata nel Centro Solare Cristico, e cioè da dove io ero partita, per incarnarmi sulla Terra, dove non ho fatto altro che soffrire e lottare contro le tante avversità! Chi sarei io come entità spirituale, scesa da questa lussuosa reggia?
Dopo questa manifestazione decisi di recarmi a Poggio Mirteto da un medium: G. Galli e da sua sorella Margherita, che già conoscevo. L'interrogai in trans per avere una spiegazione riguardo la mia visione e mi rispose che ero andata in paradiso, e che, dopo la mia Missione ci sarei ritornata. Mi disse ancora molte cose e tra l'altro che dovevo pregare l'Eterno Iddio Padre, con tutte le mie forze di pensiero e la massima energia spirituale, per mettermi in contatto con Lui, perché io mi ero assunta una Missione molto ardua. Mi disse di ritornare ancora da Lui prima di iniziare la mia Missione perché mi avrebbe consigliata. Mentre io ascoltavo pensavo al Papa Pacelli che rimaneva nel suo silenzio.
Una notte in visione io vidi questo pontefice molto legato con una fune nella sua poltrona, che non si poteva muovere. Nelle successive visioni vidi e capii che noi eravamo entrati già nell'Era Apocalittica, e pregavo l'Eterno Iddio e la Grande Madre di illuminarmi perché io potessi capire se già mi trovavo nel gioco della mia ardua Missione anche senza l'aiuto del Papa Pacelli. Perciò, come potevo salvare il salvabile dell'Opera Cristica?
Mi sentivo di paragonarmi a un televisore o ad un telefono senza fili, ed in più mi trovavo con degli sdoppiamenti spirituali. Mi rendevo conto di essere uno strumento in contatto con vari Centri cosmici e vedevo che sul mio corpo mi venivano allacciati dei cavi di contatto elettronico, ma non mi veniva spiegato il perché. Questo lo dovevo capire da sola, con la mia intuizione.
Però io avevo in me Colui, che io chiamo il mio Maestro, che mi diceva che io dovevo progredire gradualmente da sola, per non confondermi, e che non dovevo essere curiosa. Che la mia Missione la porterò a compimento con la loro guida. Io però ero sempre in ansia, perché vedevo Gesù sempre crocefisso e che io gli stavo vicino ai Suoi piedi. La voce che udivo, mi ripeteva: "Custodisci per ora in te il segreto. Verrà giorno in cui scriverai cose belle, utili e molto importanti. Ora le teniamo in custodia qui, sopra le stelle. Un grande libro scriverai e grandi esempi del dogma spiegherai, per quelli che dovranno sapere. E nulla temere. Tu dirai: "Sono guidata e la mia mano scorre beata" e non dire Chi ti suggerisce, perché la gente non può capire quello che tu spieghi che è il nostro dire. Per oggi chiudi il librario e metti il giorno del calendario: 9.5.1949".
In seguito, il 19 giugno, in visione vidi sul ciclo un immenso occhio, e la mia guida mi disse: "È l'occhio della sapienza divina, che ti controlla". Io ne ero fiera e felice. Mi disse ancora che una più forte Potenza mi assorbirà, ma, che io non perda il controllo del braccialetto che io portavo per simbolo della mia forza significativa, affinché io sapessi dominarmi, nelle mie azioni. Il mondo è troppo pieno di correnti basse (ossia di spiriti barontici o pesanti) e tu potresti lasciarti guidare da queste forze, per poi esser tu giudicata poco sana di mente. Se sarai prudente, puoi vivere tranquilla senza essere molestata da persone curiose di sapere chi sei. La tua luce piace a molti, e sono in tanti che vorrebbero entrare in te, ma ancora non è stato deciso per chi sarai destinata. Quando sei nella grazia dell'onda cristica, poiché è lei che ti ispira, è lei che ti guarda con gli occhi della bontà e dell'amore. Quando sarai matura e avrai conosciuto il tuo compito, allora verrà in te Chi ti guiderà a dovere, nella tua ardua Missione. Ora hai capito che il tuo compito è pesante per la responsabilità di questa tua vita!"
Qui io non mi voglio allungare oltre alle sue tante meravigliose comunicazioni che ricevo attraverso le visioni, ed anche alle scritture medianiche di cui mi sento sempre l'istinto di annotare. Ma quando andavo a consultare i medium in trans, essi mi davano la conferma di quanto io eseguivo, ed ascoltavo ed obbedivo. Avevo capito che io dovevo distaccare il Cristo crocefisso sulla Terra, professato nella Romana Chiesa di Pietro e Paolo, assieme a tutti i suoi proseliti, dei quali molti sono ormai distaccati e risorti dalla bolgia infernale del Pianeta Terra.
Il mese di maggio 1950 è stato il più fervente, forse perché pregavo molto e tutte le mattine facevo la Santa Comunione. Andavo a Poggio Mirteto a incontrare la Margherita Galli. Frequentavo anche la Gina Boschi, il circolo di Peyrot, e quello di Petrignani. Un giorno la mia guida mi fece scrivere questa preghiera:
"Io piccola tua sposa, o mio Dio, ti amo tanto tanto, quanto so e posso amarti, Ti penso e ti prego con tutta la grazia del mio spirito. Ti chiamo e ti invoco per me e per tutte le tue creature, che hai protetto, e che proteggi. Ti amo, e ti penso e ti desidero, perché non so e non posso donarti di più. Ma, se tu vuoi, riassorbi me in te, e fa di me la tua santa volontà. E con me in te, risvegliare le persone umane di buona volontà, per stabilire il tuo Regno in Terra". Il maestro mi disse che questa preghiera è esclusivamente riservata per me. Ed io gli risposi: "Se tu mi hai chiamata, io vengo".
Non lo vedevo il Maestro, che mi guidava per completare la mia maturazione spirituale, ma ero decisa di seguirlo, perché trovavo che era una meravigliosa guida per tutto ciò che mi suggeriva. Un giorno scrissi: "Se il dono di conoscere e di capire me lo ha dato Iddio, io capisco che le mie preghiere debbono essere per tutti i figli della Resurrezione, ma che però il vantaggio cade su me, per il premio che mi offre il Cristo Re. Saggezza mi raccomanda, e per la fede Egli mi sprona a proseguire con la maggior forza intuitiva. Ed io la uso con la forza dell'Amore, rigeneratore dello Spirito Santo Divino".
Ed ancora io scrissi: "Oh mio sposo celeste divino, sono un angelo piccolino, ma se tu mi aiuterai, le mie ali ingrandirai. Con le ali io potrei e comandando io volerei, sui monti e sulle vallate, a raccogliere le tue pecore sbandate. E portarle al tuo ovile, insegnargli la tua parola, e ripulire la loro pelle, per farle diventare tutte più belle. Il Signore sia lodato, per il dono che ha fatto di raccogliere il mio desio, ma il merito non è tutto mio".
All'Eterno Padre, scrissi: "Essenza divina, potente Iddio! Aumenta nel cuor mio l'amore, la pietà, il dolore. Fa o potente Iddio, che il mio io giunga a Te, nell'alta vetta ove ogni cosa in Te è perfetta. Essere in Te io voglio. Ed abbi pietà del mio cordoglio. Sono una figlia che tanto ha dato e che ha peccato, in superbia, in avarizia, e sul mio corpo pesa la giustizia, del tuo Spirito Santo, che io prego e invoco tanto, affinché Tu sciolga col perdono, il mio pianto".
Verso Gesù Cristo scrissi: "Il mio Signore mi circonda con amore. Ed io Lo amo con tutto il cuore. Per Lui cammino, per Lui combatto, per Lui opero nel bene, anche se questo mi costa angustie e pene. Mio Signore! Mio dolce amore, ti prego fortemente di non confondere la mia mente. Fa che io possa camminare al tuo fianco, con in cuore il glorioso canto, della meravigliosa e celeste armonia, con fede e speranza dell'anima mia!"
Alla SS.ma Madre, la Regina del Cielo, scrissi: "Celeste Regina, Tu sei la mia dolce eroina. Mi sproni, mi guidi, e mi comandi. Il mio duro lavoro per il tuo comando è anche il comando del Padre amato. E sono guai per chi è sceso nel peccato. Il peccato è l'ignoranza della conoscenza della Tua meravigliosa e divina potenza. Che tutto sa circondare sia sulla terra che sul mare. Il sole, la luna e le stelle, con tutte le tue fiammelle, imploranti l'Eterno Iddio, affinché si compia presto il di Lui desio".
Queste invocazioni sono per il riflesso creativo dell'umanità. La Madre Terra, che nelle sue manifestazioni, riflette l'opera delle creature sue umane. Nella notte mi dissero che tutti gli apostoli e molti santi del cielo sono già scesi sulla Terra, ed hanno il loro corpo materiale, in attesa della Parusia, e del Giudizio Universale. Mi dissero di osservare la loro luce di intelligenza e che, li potrei riconoscere nella loro Missione.
Io per meglio comprendere il linguaggio spirituale, quando mi trovavo incerta sulle mie riflessioni usavo interrogare la mia guida con il pendolino e il quadrante col quale mi mettevo in contatto con il mondo spirituale. Dalle tante comunicazioni sono riuscita a capire che avevo molto progredito, circa il mio avanzamento spirituale. Credo che il 6 luglio 1951 abbiano collaudato l'anima mia, con un nuovo spirito, perché sognai che non solo mi fu data una spada lucente, dei poteri di tutti i valori spirituali, ma anche una corazza e 7 berretti, uguali a forma di fez, ricamati con diversi ornamenti d'oro e ognuno il suo distintivo e fatti con una stoffa di tutti i colori. Poi vidi giungere una bianca carrozza, tirata da 4 cavalli bianchi, dove sono salita, e poi sono partita e con questi cavalli io percorrevo le vie del Cielo. Dall'alto poi mi gettarono giù una scatolina bianca che io raccolsi. L'ho aperta per vederci dentro, e con mio stupore vidi che conteneva una infinità di perline diverse e ninnoletti piccolissimi e di aspetto prezioso. La voce che sempre mi parla sul cervello mi disse: Elvira! Sono i simboli della Nuova Creazione umana, rinchiusi nella scatoletta". Me la misi nella tasca e proseguii il mio percorso. La gente che incontravo mi guardava e qualche curioso mi chiedeva, chi mi avesse fatto tale dono, caduto dal Cielo. Io rispondevo: "È mio! e mi appartiene, e mi è venuto dall'Alto dei Cieli". Qui mi sono svegliata, come al solito, sul più bello.
Quando chiesi col pendolino il significato dei simboli della scatoletta e della divisa del potere, con la spada, corazza, fez, ecc. il Padre mio mi rispose: "Figlia mia diletta! ti ho annunciato che un giorno ti verrà dato il comando della Terra". Io non chiesi quale comando e quando, perché Egli mi dice sempre di non essere curiosa e di progredire con prudenza e saggezza.
Io naturalmente nei miei quaderni scrivevo tutto come documento dei miei insegnamenti. Ma non sempre. Qui ne riporto soltanto il sunto necessario, per confermare che con la mia Missione non sono fuori strada, perché ho seguito e seguo l'insegnamento spirituale del Centro dell'Eterno Iddio. Un dì il Maestro mi disse, tramite Gina Boschi: "Elvira, sta riservata, perché tu sei l'Asso luminoso! la mia diletta figlia! La tua forza e la tua fede, è la più brillante! per questo io desidero che tu stia il più possibile riservata". Mi disse anche che Franco corre troppo con la sua "Vespa" e che anche io la guidassi piano per evitare incidenti.
Poi Egli mi ricordò ancora come nacque Franco nei vari particolari, e mi disse: "Franco è mio figlio, e non di tuo marito. Luigi fu posto al tuo fianco per il mondo civile umano. E poi l'ho tolto dalla Terra, perché dovevi restare sola con Franco e da voi mi aspetto molto". Il Maestro mi spiegava e mi consigliava sempre. Nel mese di settembre 1951 dopo essere tornata dal mare con Franco e con mie sorelle, mi sono sentita di prendere la penna e scrissi:
"Sposa gentile e diletta, dal Cielo tu sei protetta, dal tuo Signore ammantata, e come il giglio sei profumata. Con il fuoco sei riscaldata. Come la rosa ha le sue spine, così il tuo amore diventa sublime, sei cara, sei bella e graziosa, sei dolce e armoniosa. Il tempo del trastullo è finito, desidero che tu sia prudente e seria. Osserva che la mia immagine non sorride ancora. Siamo nel tempo della mietitura, ed è faticoso, per il lavoro della scelta. Tu sai che siamo nel gioco della fase apocalittica".
Il mio Signore e Maestro a volte mi parla in poesia, ed a volte è anche severo. Ed io ero felice che il mio amore per lui fosse ricambiato. Spesso mi suggerisce: "Amami, come io ti amo! Pensami come io ti penso!, Sorridimi, come io ti sorrido. Sii la mia creatura prediletta. Seguimi, e non domandare. Salve mia luce bella splendente. Sono io che ti parlo dal mio Creato".
Al Natale 1950 chiesi al mio Signore di manifestarmi il suo pensiero, e mi disse: "Mi piace la tua sensibilità, la tua carità. Mi piace la tua gentilezza, la tua dolcezza. Devi essere sempre così, dedicare il tuo io al tuo Dio. Al tuo RAI-DAI che con te cammina e non ti lascerà giammai".
Gli chiesi di donarmi una nuova preghiera e mi feci scrivere: "Per Natale, tutto il mondo è uguale. C'è chi crede e chi non crede. C'è chi ama me, il Cristo Re. C'è chi ama Dio, e non son forse sempre io? E così io son felice, anche se ci sono più pensieri, perché in fondo son tutti veri. Un solo Dio c'è, ed è forte e glorioso. Ed oggi quassù è un dì gioioso. Tu ben pensasti, oggi in Cielo è festa, e in Terra il vostro giubilo si ridesta. Esultante Roma apre l'anno Santo, ma tra non molto si rompe il gaudioso incanto. Tu sii sempre pronta a seguir il comando mio, e conseguir dovrai un grande premio al trionfo mio. La nuova Era che già ti circonda, sappi abbracciarla con mente feconda. Sappi sempre seguir il mio desio. E non aver né timore né titubanze. Le tue manovre son ben calcolate, e chi ti guida non intende che tu segua cose malfatte. Salve mia piccola Elvi! ti seguo e ti controllo, ti guido e ti sprono, perché del tuo io me ne hai fatto dono". Il tuo Sposo e Maestro.
Risposta di Elvira: "Grazie mio Signore! Sono tanto felice di servirti, di seguirti, di amarti e di obbedirti. Buon Natale mio Cristo Re. Buon Natale mio bene infinito. La tua nascita ha riscattato il Mondo. La tua morte ha riscattato la vita. E fa che la legge della croce sia finita".
Altro comunicato. "Anno vecchio se ne va, quello nuovo entrerà. Tu non sai ciò che porterà, e perciò allerta sta. Che vuoi per l'anno nuovo? Cose e fatti nuovi ti assorbiranno, ma tu non incontrerai nessun malanno. Nel nuovo anno che inizierà, la nuova Era spirituale comincerà. Tu seguirai il mio comando, e così andrai fino a quando, il tuo trionfo inizio avrà, e di te molto si parlerà. E col figlio tuo conseguir dovrai, fino al punto che trionferai. Trionferai nel mio desio e conseguir dovrai, il premio dell'Eterno IDDIO. Salve mia sposa diletta".
Nell'anno 1951 susseguirono altri fatti, altre comunicazioni, sempre nuove e importanti. La vita mia era quella della donna di casa e che si affittava anche le stanze a coppie di sposi, per far studiare Franco. Ma ciò consisteva anche nel far la servetta dove non pulivano le inquiline. Ed in più avevo mie sorelle che protestavano perché andavo ad ascoltare i circoli medianici. A loro non dicevo nulla delle mie visioni, delle mie comunicazioni con il Cristo Re e con altri Centri. A loro interessava la mia assistenza familiare. Ed io avevo detto al mio Signore, e Sposo spirituale: "Tu mi hai chiamata, ed io vengo, e sono tutta per Te".
Verso la fine del gennaio 1951 io avevo già disegnato la figura del "Corpo Mistico Cristico" della Maestà Divina Armonica, con tutti i suoi Centri significativi ed anche i nomi delle potenze Creative e Arcane. Ed ero in ansia di poter capire per quale ragione avevo disegnato quella figura umana femminile in forma simbolica.
In seguito ho sognato di trovarmi al foro romano dove c'erano delle persone. Un Uomo alto e robusto, con voce forte mi disse: "Guardati la mano sinistra!" Allora la vidi ingrandirsi enormemente, e con stupore vidi l'indice ingrandirsi e sopra di esso profilarsi due chiavi d'oro robuste. Chiesi a Colui che mi parlò: "Che cosa significano?" Egli mi rispose: "Pensaci!" Io dissi: "Sembrano le chiavi di San Pietro. E perché sono due?" Mi rispose: "Va avanti!" Guardai il dito medio e vidi formarsi una spada, e sul manico vi era una fascetta con una incisione che non capivo, ma vi erano posti tre a tre in fila: sei brillanti. Chiesi: "Che significa questa consegna?" Vidi poi venirmi incontro una signora velata, alta e robusta, di cui non vedevo il volto, che mi disse: "È il simbolo della saggezza e della letteratura. Chi la possiede deve esserne fiero". Contai i brillanti e chiesi: "Perché sono sei?" Mi rispose: "Devi pensarci tu".
Qui ho potuto capire che si trattava della Trinità Materna e la Trinità Paterna, e potei capire che quella donna velata era nientedimeno che la Potenza Madre. Ella mi disse ancora: "Osserva e va avanti". Guardai l'anulare e vidi un grande tempio tutto crollato, e con molte rovine intorno. Chiesi: "Cos'è questo?" E mi rispose: "È quello che avverrà!" "E quando?" — chiesi. "Pensaci" — mi rispose. Chiesi ancora: "Nella mia epoca di vita?" Mi rispose: "Purtroppo, sì! e crolleranno tutte le forme di religione". Io dissi: "Misericordia! dovrò io vedere tanto disordine?" e rimasi costernata.
La voce dell'Uomo continuava a dirmi: "Io spero che voi tutti riformerete il nuovo Ordine come io vi ho insegnato. Ora vai, e porta ai tuoi seguaci la mia parola, e non ti fermare. Osserva ancora, mi disse!" Io mi chinai allora a guardare nuovamente la mano e vidi sul dito mignolo: il sole, la luna e le stelle. Chiesi: "Che significa questo?" e lui mi rispose: "Il firmamento dove tu fai parte". Io dissi: "Capisco! Capisco! Capisco! Si tratta della mia Missione! che debbo iniziare". E lui: "Guarda ancora la mano" — mi disse. — Allora vidi il pollice e sopra ci vidi un piccolo uomo in miniatura color del fuoco, con la barba e un diadema sul capo (vedere la fig. 1 nella 2a pag. di copertina).
Io chiesi chi fosse. Ed egli mi rispose: "È Colui che tutto muove, e che tutto governa. Ed ora alzati, prendi la penna e scrivi tutto ciò che hai veduto e udito". "Va bene" — risposi all'Uomo e alla Donna. E qui mi svegliai. Cercai di alzarmi per trovare il foglio per scrivere, ma il sonno del corpo era forte, perché erano le due di notte e caddi di nuovo nel sonno, ma venne un Angelo e mi disse: "Elvira! Devi destarti per scrivere, altrimenti il sonno ti fa dimenticare quello che ti fu spiegato". Ed io gli dissi: "Hai ragione. Tu sai che io amo anche dormire". — "Lo so" — mi rispose, e lui trovò la forma per svegliarmi.
Tutto quello che ho scritto nei miei 13 Libretti e giornaletti fino a questo tempo 1988, non è facile comprenderlo, perché è troppo forte come Scienza Spirituale, e pensai: "Chi mai si è preso il mio corpo e l'anima mia per avere io ricevuto in consegna tanto potere spirituale? Io, Elvira, farei parte del firmamento? E sarei anche la sposa del Cristo Re, e Signore del Sole? E l'omino di fuoco, chi è? Io spero di capirlo col tempo a venire, poiché come donna sulla Terra, non posso pensare di avere partorito in mio figlio, quell'omino di fuoco! I simboli della nuova natura umana, saprò io interpretarli con giusta causa?"
Nella notte tra il 14 e 15 febbraio 1951 sognai che mi trovavo in una vasta chiesa, e con me c'era una ragazza. Ad un certo punto fui chiamata per nome. Io stavo dietro ad una ringhiera di ferro battuto. Ad alta voce sentii un sacerdote vestito a festa che gridò: "Elvira Giro Pintus, hai ottenuto in Cielo una promozione, per aver saputo capire una prova, ed anche un esame. Hai saputo difenderti giustamente su ciò che ti veniva accusato di essere!" (credo si tratti della causa in Tribunale, perché il Vaticano voleva farmi passare per pazza). "Per la tua pronta capacità di difesa, il Padre Celeste ti dona la Sua ammirazione: compresa e approvata da tutta la Corte Celeste". Questo sacerdote proclamava, tutto vestito lussuosamente di oro, con riflessi di porpora, e la gente diceva: "Chi è mai questa Elvira Giro?" Dopo essermi allontanata da quella chiesa mi svegliai, ed erano le due di notte.
Quando ripresi sonno, una voce pastosa mi disse: "Ricordati il 1956, che ti verrà data una importante Missione, e vidi due trombe che suonavano, con grande movimento di gente gioiosa.
In quel periodo frequentavo spesso il circolo medianico del prof. Giovanni Moscato, e quello di Peyrot. A loro spiegavo le mie visioni e mi rispondevano che non le capivano. Essi facevano parte dei Rosa+croce e Templari. Il 2 marzo successivo durante il sonno vidi il volto luminoso di una donna di tutti i colori trasparenti, e dalla sua bocca uscivano tre volte la lettera "A" dal colore luminoso in bianco ed in corrispondenza alla mia bocca, perché io ripetevo ancora: "A", "A", "A"! quale prima lettera dell'alfabeto, cioè rimettevo in moto il "Principio Creativo". Poi mi svegliai.
Durante il giorno, andai a trovare la medium Gina Boschi. Ed il maestro con lei in trance, mi disse che io facevo parte del "Principio Creativo". Gli chiesi la spiegazione del perché avevo qualche giorno prima sognato tre tacchine. Una di esse mi si gettò al collo come per abbracciarmi, le altre due si posarono sopra le mie ginocchia, e Lui mi disse che erano il simbolo degli Stati Uniti d'America, e che cercheranno di attaccarsi a me ad a Roma, per salvarsi, essendo l'America molto materialista e che finirà col dissanguarsi. Le tacchine si trasformeranno in forza umana, solo se si attaccheranno al tuo corpo spirituale, perché rappresenti la nazione vittoriosa.
Mi disse anche di non essere ansiosa di sapere, perché potevo confondermi e che il tempo mi darà tutte le spiegazioni con chiarezza. Mi disse di pregare con una giaculatoria, che scrivo qui sotto. Naturalmente io non trascuro mai di rivolgere il mio pensiero alle Potenze Creative dell'Universo, perché le preghiere oltre ad essere preziose, illuminano il nostro corpo e lanciano il nostro raggio verso l'Alto dei Cieli, ed hanno in se stesse il significato della sostanza animica spirituale e individuale.
Usavo questa preghiera: "Mio Signore, Sposo divino, sono fiera di seguirti, e sono felice di obbedirti. Ti amo con tanta tenerezza. Ti penso con tutta la mia dolcezza. Sono per te e cammino con te. Sono tua e tu sei mio. La luce è in me, come tuo desio. Ti porto la luce, ovunque tu vorrai, e di amarti non mi stancherò giammai. Con forza, con fede, con amore, io mi tengo unita al tuo cuore. E tu non stancarti mai di tenermi fino al giorno che potrai vedermi: buona, dolce, e appassionata, come una vera sposa innamorata".
Ed Egli mi disse anche: "Elvira mia, tu sei il pilastro della Nuova Chiesa Universale Giuris-davidica della SS.ma Trinità di Dio e con la Grande Madre Scienza".
Con questa preghiera sentivo che mi congiungevo al mio Maestro divino. Però a volte la mia mente non riusciva a capire tutto l'insegnamento complesso, che mi veniva comunicato in varie forme ed anche con le visioni. Il mio Maestro mi diceva: "Abbi pazienza, perché il mondo spirituale è molto vasto, e le fonti di comunicazione non sono tutte uguali".
Nell'Anno Santo (1950) avevo partecipato a tutte le manifestazioni organizzate dalla chiesa di Pietro e Paolo nelle sue 4 basiliche, ed anche la "Scala santa". Perciò ero tutta presa dall'onda spirituale. A descrivere tutte le visioni, sogni ed anche le comunicazioni scritte nei miei quaderni sarebbe troppo riportarle tutte qui. Quando lo raccontavo al prof. G. Moscato, lui mi diceva: "Elvira, sono troppo forti per la mia capacità intuitiva mentre io, lo consideravo un uomo tra i più evoluti dei Rosa+croce e Templari. E mi dicevo: "Ma perché il mio Maestro, mi porta a vedere ed a conoscere fattori incomprensibili per coloro che io conosco, e che io dovrei risvegliare.
Il 14 marzo 1951 vidi che mi trovavo dentro un grande sole dorato, che mandava raggi luminosi nello spazio, ed io volando attraverso questi raggi mi sono poi ritrovata fino al cortile della mia casa dove sono nata. Un personaggio che mi aveva accompagnata, mi disse: "In questa casa è nato il tuo corpo, che usi. Mi vidi che ero di tutti i colori dell'Arcobaleno. Ero bella, maestosa, ma quando mi svegliai rimasi perplessa e mi dovetti dire: "Elvira, tu così maestosa hai vissuto tanto poveramente! Sei alta m. 1,60 e pesi 50 kg, ma tra me, come corpo vitale della terra, e la figura spirituale c'è una differenza enorme".
Ritornai poi dalla Gina Boschi a consultare il Maestro, il quale mi disse: "Mia diletta, tu hai veduto il luogo della tua incarnazione, ti ho mostrata quella che tu sei e quella che tu eri e che sarai. Ti viene fatto vedere tutto, perché tu riconosca te stessa nella tua incarnazione, ma ricordati, che hai promesso al Padre che tu userai la tua spada di giustizia, e che camminerai con la Legge divina di Causa e di Effetto spirituale". Egli mi ricordò il disegno del Corpo Mistico Cristico affinché lo ultimassi e lo facessi perfezionare da un disegnatore capace.
Figura: “Simbolo dell’Opera Giurisdavidica”
Fig. 5 IL CORPO MISTICO
CRISTICO, con i Centri di Comando Spirituale (1950).
Quando ripresi quel disegno, che era di aspetto femminile, e quando poi cominciai a completarlo, ne rimasi sorpresa, perché nella figura disegnai tutti i particolari di questo corpo, con i nomi ed i simboli delle autorità spirituali. E mi ripetevo, "che cosa rappresenterà questo Corpo?" Il mattino seguente, mentre ci lavoravo sopra con le descrizioni, suonarono alla porta ed era un frate in cerca di elemosina. Gli regalai 70 lire ed in più: 3 pere. Mi disse da dove era venuto e che si chiamava frate Maurizio. Era giovane, sui 25 anni, ma quando poi andai a cercarlo al suo Convento, il superiore mi rispose che non faceva parte della sua comunità.
Quando poi mi recai da Gina Boschi, il Maestro mi disse che io fui visitata per la conferma del Corpo Mistico Cristico, perché il nuovo movimento spirituale della Terra non si chiamerà più Pietro, bensì Maurizio. I nomi rappresentano i simboli del movimento creativo. Il primo che prese nome di Pietro: (P.I.E.R.E.T.O.) significa: “Potenza, Irradiante, Eterna, Rivoluzione, Essenza, Terra, Operante”, il cui simbolo è un bel pappagallo di tutti i colori. Ed il secondo quello del nuovo movimento si chiama Maurizio (M.A.U.R.I.Z.I.O.) che vuol dire: Movimento, Armonico, Universale, Rivoluzione, Irradiante, Zenit, Iddio, Operante. Ancora questo pappagallo è di tutti i colori dell'Arcobaleno.
Il giorno del mio compleanno 4 febbraio 1948 mi recai a visitare la grotta della Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane di San Paolo. Inginocchiata vicino alla statua, che ancora non aveva la ringhiera, misi ai piedi un mazzo di fiori. La pregai di illuminarmi anche Lei con la sua Grande Scienza. Ma quando alla sera verso le nove, come mia abitudine mi sono messa a letto, dopo avere recitato le preghiere, sento venire sul mio corpo una forte energia, che quasi mi paralizzava. Quando poi, vidi ai piedi del mio letto manifestarsi la meravigliosa figura della Potenza Madre. Aveva due occhi grandi a mandorla, color dell'acciaio. Aveva i capelli molto lunghi di color biondo, tutti ondulati, che le coprivano le spalle. Una veste di raso bianca luminosa tempestata, in forma di ornamento, con delle perle grandi e meravigliose, e di pietre che luccicavano di tutti i colori.
Ella mi parlò e mi disse: "Buon compleanno Elvira! Il tuo compleanno è il mio compleanno!" Io ero confusa e stupita. E lei ancora: "La tua anima è la mia anima! Il tuo corpo è il mio corpo". Io risposi: "Tu sei alta e maestosa, ed io sono piccolina ed ho i capelli castani". E Lei mi rispose: "Non avere dubbi, perché io posso prendere tutti gli aspetti che voglio". Mi ricordai del fatto strano che avevo avuto quel mattino e Le chiesi: "Eri tu, meravigliosa Regina, che questa mattina, quando ritornata qui a casa, mi sono trovata che camminavo sollevata da terra, di almeno 30 cm? e che mi sono anche spaventata?" Mi rispose: "Sì, ero io, perché ho voluto prepararti a questo nostro incontro. Ma sappi che io posso prendere tutte le dimensioni che voglio, perché io sono la Creatrice di tutte le anime angeliche. Ricordati che la tua anima è la mia anima, ed anche il tuo corpo, è il mio corpo". Mi sorrise soddisfatta, poi se ne andò lasciandomi nel più grande stupore e sgomento.
Naturalmente cominciai a riflettere sulle varie fasi della comunicazione spirituale e mi ripetevo: "Se io sono lei, e lei è in me, il mio sposo e Maestro che sempre mi parla, da dove mi comunica? E, se egli mi comunica come guida spirituale, comunicherebbe anche con lo Spirito Maestoso di questa Potenza Universale? Cioè la Regina dell'Universo incarnatasi sul mio corpo terrestre? Essa si è presa il mio corpo, si è adattata a incorporarsi in una donnina modesta, come sono io e con la sola scuola elementare?" Il mio pensiero era alquanto confuso, e mi dicevo: "Non è possibile che una tale potenza si sia adattata fino a questo punto pur di trarre in salvo il pianeta Terra, nella sua opera Cristica.
Cosicché io sarei stata ammaestrata e guidata in tutti questi anni perché il mio corpo e anima si potessero fondere con la Vergine delle Rivelazioni apparsa il 12 aprile 1947, alle Tre Fontane di San Paolo a Roma ai tre bambini di quel comunista? Era vestita coi colori della bandiera italiana ed era scalza con i piedi sulla terra, per significare che camminava col mio corpo che va girando per le strade con i sandali alla francescana e scalza. E mi ripetevo: "Questo non lo dirò a nessuno altrimenti mi prendono per pazza".
Dopo aver completato il disegno del "Corpo Mistico Cristico" mi recai da un disegnatore perché me lo perfezionasse con tutte le sue spiegazioni. Io l'ho definito il "Macrocosmo", mentre il corpo umano è il "Microcosmo". Il gioco del mio lavoro spirituale diventava sempre più complicato, poiché avevo finito per capire che dovevo tempestare la Chiesa di S. Pietro perché si risvegliasse e si uniformasse per l'Era del Verbo Materno (vedi fig. 5 a pag. 698).
Un giorno, mentre facevo la fila per riscuotere la mia pensione in Via dei Serpenti ho conosciuto una vedova con una bambina di 4 anni, che abitava alla borgata del Trullo, nelle case degli sfollati. Per compassione me la portai a casa, perché pranzasse con me. Ma chiacchierando del mondo spirituale, mi disse che conosceva una vecchietta alla Garbatella, che era una veggente, cosicché io le dissi se mi accompagnava da questa vecchietta, perché non sapeva darmene l'indirizzo. Presi l'appuntamento per il giovedì verso le tre a San Giovanni, davanti alla statua di San Francesco.
3. - Il risveglio giuris-davidico
Così quel pomeriggio arrivate alla Garbatella in Via Giovanni Marignoli n. 5 entrammo in una modesta casetta, ed in una stanzetta ci trovai una vecchietta che era assistita da due sposi con tre figlioletti. La vecchietta si chiamava Elena Cappelli Imperiuzzi ed aveva 81 anni ed era seduta inferma in una sedia poltrona. Quando mi vide con slancio esclamò! "Oh, finalmente sei venuta! Non potevo morire senza averti incontrato". Poi mi disse: "Tu hai anche un figlio!" Io risposi: "Come fai a saperlo?" e lei mi disse: "Sai, io ti vedo con lui sotto una grande pianta. Vi vedo là, su quell'angolo! Siete meravigliosi!" Poi si parlò d'altro, perché io desideravo chiederle chi fossero le persone raffigurate nei quadri appesi alle pareti. Essa mi disse: "Quello è il santo David, che fu ucciso durante la sua processione. L'altro è don Filippo Imperiuzzi, il sacerdote di David Lazzaretti, che lo ha sempre assistito.
Io non ne avevo mai sentito parlare di questo santo David e di Filippo e di quanto avvenuto ad Arcidosso nell'Armata nel 1878, anche se avevo la mia bicicletta comperata dai fratelli Lazzaretti di piazza Fiume, che avevano la fabbrica di biciclette. Promisi che sarei ritornata da donna Elena per conoscere la storia di questo David Profeta, che fu ucciso durante la sua processione religiosa di popolo, il 18 agosto 1878.
Qui siamo alla fine del 1951. E quando ritornai a visitare la vecchietta Elena cercai di capire di più e meglio la storia di questo David e di don Filippo, perché nel mio disegno del "Corpo Mistico Cristico" sul posto degli occhi ed al centro della fronte della figura, avevo marcato i simboli della Nuova Era in tre triangoli, quali Centri di Comando Spirituale; ed io dovevo intuire e scoprire se questi erano già avvenuti e stati marcati, oppure no. Oppure se erano ancora in gioco. Soprattutto i due occhi di questo Corpo Mistico Cristico, i quali erano i simboli rappresentanti dei Sette Arcangeli. Mentre al Centro della fronte, vi era segnato un doppio triangolo intrecciato, e questo doveva rappresentare l'opera che io dovevo svolgere al servizio della Vergine delle Rivelazioni.
In quel tempo io mi ero già formata un gruppo di seguaci, e li riunivo ogni tanto qui in casa mia, perché già mi era stato comunicato che sulla Terra vi erano molte entità incarnate, per essermi di aiuto spirituale. Ed in più, mi recavo anche a partecipare alle varie riunioni per ricevere dei "messaggi" spirituali, perché volevo capire da dove incominciare.
Il disegnatore di nome Nicola Labianca, mi aveva già consegnato il disegno del Corpo Mistico Cristico, ma quando io lo feci vedere a questo mio gruppo dei Rosa+croce e Templari, con a capo il conte Alfredo Maria Salimei, dei Salimbeni, (che mi fece persino vedere la sua vecchia tessera) nessuno del gruppo di 10 persone lo seppe interpretare.
Quando poi dopo la mezzanotte se ne andarono ed io mi misi a letto, la voce dal Cielo mi disse: "Sono gente che perdono troppo tempo in chiacchiere e non concludono niente di positivo. Le voci mi venivano da tutti i pianeti e soprattutto dal buon Giove e da Marte che mi dissero: "Sii forte che noi tutti ti aiutiamo".
In quel periodo, feci anche la conoscenza con la contessa Egle Galgani Fanelli di Sarteano (prov. di Siena), che aveva scritto un libro: "La saggia, Novella, che Novella non è", in unione alla sua amica Norma Fontani, e firmato con il nome di Atalanta di Campofiore. Questa signora mi ha regalato anche due disegni medianici che erano la sintesi dell'opera mia. Ma poi mi ha dato altri disegni che erano di aiuto e di conferma alla mia Missione, per andare avanti senza preoccupazioni contro l'opera del Papa Pacelli, che in quel periodo aveva cercato attraverso la Questura di Roma, di farmi passare per pazza attraverso il prof. Lo Cascio, direttore del manicomio di Monte Mario (Ma non ci sono riusciti). Mentre io sapevo di rappresentare sulla Terra come corpo fisico, lo strumento di azione della Vergine della Rivelazione delle Tre Fontane.
Naturalmente io, guidata dal mio Maestro Spirituale, cercavo di scongiurare tutte le forze avverse che mi volevano ostacolare. I messaggi ultrafanici che ricevevo dai vari gruppi, anche fuori di Roma mi tenevano sempre con l'ansia di poter riuscire a risvegliare l'Era della Resurrezione dello Spirito Santo Madre. Però non riuscivo ancora a capire l'opera e missione di David Lazzaretti, con tutto il Suo movimento del Monte Amiata.
Dalla vecchietta Elena ci ritornavo spesso, e mi diceva che don Filippo Imperiuzzi era il suo sposo e che era stato un frate filippino, assieme al suo collega e superiore don Giovanni Battista Polverini, ed essi erano i due sostenitori del movimento "giuris-davidico" della Società delle Famiglie Cristiane dell'Amiata. Ai piedi del suo letto Elena aveva un baule pieno di libri e manoscritti raccolti da don Filippo. Io non li potevo leggere, perché lo teneva chiuso a chiave. Avevo conosciuto anche sua figlia Pierina, sposata ad un impiegato del Vaticano, e che a sua volta aveva anche un figlio di 20 anni, ma Pierina non era figlia di don Filippo. Parlando dell'opera di don Filippo, mi raccontava che per causa di David era stato anche carcerato, perché lui sosteneva che David era il Cristo in seconda venuta sulla Terra.
Ma da tutte le sue spiegazioni non riuscivo a capire quale rapporto c'era fra la figura disegnata da me del Corpo Mistico Cristico, e le 2 figure disegnate dalla mia amica Egle Galgani Fanelli, e quale posto poteva occupare David Lazzaretti, come entità operante, su questo mio disegno del Corpo Mistico Cristico. Quando nella notte io facevo un sogno e avevo delle visioni importanti, Elena me le spiegava attraverso le sue visioni, che corrispondevano in pieno a quanto mi suggeriva il mio Maestro.
Però chi fu ed era stato David, ed in quale posto cristico si trovava, lo dovevo capire da sola. Passarono due anni, ed io ero anche stanca di cercare di scoprirlo. Cioè Lui in quel corpo era l'occhio "celeste", (destro) oppure l'occhio "nero" (sinistro)? Oppure scoprire se il rappresentante dell'occhio "nero", doveva ancora manifestarsi. Secondo il primo quadro di Egle, anche il secondo occhio, con i tre Soli, (due d'oro e uno d'argento) e con ognuno un occhio nel centro, il Sole Cristico, dovevano essere già stati manifestati.
Finalmente dopo due anni, (e quando mamma Elena si era paralizzata nel suo lettino) io le dissi: "Mamma Elena! Tu mi dici sempre che il santo David è stato ucciso alla testa della sua processione, quando egli andava a visitare le chiese, iniziando da quella della Madonna Incoronata di Arcidosso, e che Lui aveva molta devozione per la Grande Madre. Il suo libro dei "Celesti Fiori", che ti ha inviato l'Apostolo Arcangelo Cheli, (e che in quei giorni me lo stavo leggendo) l'ho trovato bellissimo. David Lazzaretti non era solo profeta, ma più che profeta!" Era Lui l'occhio "nero" di Egle con le 2 palme del martirio?
In quel mentre Elena, in visione, vede un cavallo bianco e con sopra un cavaliere che aveva un mantello nero, foderato di rosso, e sul capo un cappello piumato. Il cavallo si mise in corsa verso Elena, e col suo mantello, il cavaliere le colpì l’occhio sinistro, dove lei aveva una cateratta. A quel momento lei esclamò indignata: "Che villano! mi ha fatto male a quest'occhio!" Io, con sorpresa e slancio, esclamai: "Eureka! Finalmente ho potuto capire chi fu David Lazzaretti!" (e cioè l'occhio "nero" sinistro, e cioè quello del Diamante Nero, e, vestito come era, nella sua ultima divisa, quando egli fu ucciso dai suoi nemici dello Stato italiano, perché la Chiesa lo aveva respinto come Cristo, Duce e Giudice della Terra. Dissi a mamma Elena: "Ora, il mistero di David, che io dovevo scoprire, nella parte rappresentata sul Corpo Mistico Cristico, l'ho capito! Egli si è rivelato. Ora puoi anche morire e chiudere il tuo ciclo di vita, perché ora ho capito che nel Corpo Mistico Cristico, l'occhio "celeste" è stato svolto con la Missione di N.S. Gesù Cristo, mentre l'occhio "nero" è stato svolto con l'opera e Missione di David Lazzaretti. La sua missione è già stata compiuta. Perciò l'opera è ormai completa, ed io non debbo attendere la venuta di Colui che mi doveva rappresentare il "secondo occhio". David Lazzaretti è il Cristo Duce e Giudice della Terra, con il secondo occhio, e si è manifestato dal 1868 al 1878.
Dopo 3 mesi, nell'aprile 1953, mamma Elena si è spenta. Era rimasta soltanto pelle e ossa, e viveva solo di frutta cotta e di spremute, facendosi imboccare. Dopo morta mi venne in sogno, ed era di color oro, con grandi ali e mi disse che era felice di essermi stata utile.
Poco tempo dopo, una sera mi ero coricata e, spenta la luce, mi si presentò al mio lato destro un Signore distinto, sui 34 anni che si è materializzato, vestito di blu scuro. Lo vidi perché nella stanza si era creata una chiara penombra. Egli mi disse: "Elvira, è ora che tu ti muova, altrimenti la mia profezia scade". Io risposi: "Chi sei?" ma lui invece di rispondermi si è messo a piangere. Allora gli dissi: "Ho capito, tu sei stato David Lazzaretti!" Poi lui è svanito assieme alla luce della stanza.
Qui mi ricordai la sua profezia che diceva, che dopo 15 lustri dalla Opera Sua sulla Terra, sarebbe venuto chi avrebbe svelato il suo mistero. Questo lo aveva scritto nel suo primo libro: "Il risveglio dei popoli". Di libri ne scrisse 4 fondamentali, come Cristo Duce e Giudice della Terra, e ancora molti altri opuscoli, alfine di incoraggiare i suoi apostoli a seguirlo fino alla sua morte. (La sua morte sarebbe stata il coronamento di accusa, contro l'errore del Vaticano che non ha capito la sua Missione).
I suoi apostoli e seguaci furono tutti carcerati, dopo l'assassinio del 18 agosto 1878. Mentre la condanna da parte del Tribunale del Santo Uffizio, fu emessa fin dal 14 marzo 1878, come falso cristo e falso profeta (soltanto 5 mesi prima) e i suoi libri furono messi all'Indice, dei libri proibiti.
Dopo più di un anno di tribolazioni nelle più misere carceri governative, il tribunale di Siena, li ha tutti assolti compreso don Filippo Imperiuzzi, frate filippino, e la loro storia è stata riportata e pubblicata nel libro di don Filippo, ma ne ha lasciati scritti a mano, solo lui, una trentina. E in più da tutti gli altri seguaci, dopo che uscirono dal carcere.
Questa persecuzione e opposizione è avvenuta da parte dei signori della chiesa di S. Pietro e Paolo, che si sono sempre qualificati infallibili. Ma questa volta essi hanno agito peggio degli ebrei, verso Gesù Cristo e verso Giovanni Battista.
Che la via della Resurrezione sia stata aspra, dura, ed anche sanguinosa, la storia ce lo racconta. Ed io pure, con la mia Missione, a causa del tradimento del papa Eugenio Pacelli, dove, con il suo nome doveva confermarsi al servizio dei Geni Spirituali e della Grande Madre scesa sulla Terra, quale Vergine della Rivelazione (Apocalisse n. 10), poiché io ho dovuto lottare molto con Lei ed in Lei. Ogni tanto vedevo il Pacelli in visione legato alla poltrona, forse per la negazione dello stesso Sinedrio? Cosicché dovevo io da sola procedere con rischio e pericolo di non farcela.
I 15 lustri preposti dal nostro David, Cristo, Duce e Giudice della Terra, scadevano nel 1953; cioè ai 75 anni dalla sua morte. Perciò nel 1953, dopo la morte di mamma Elena, mi preparai per recarmi al monte Labro di Arcidosso (Amiata) a incontrarmi con i davidiani della montagna. Il Maestro mio spirituale mi spronava a non aver timore, che il ciclo era tutto in mio aiuto, ed in mio soccorso. Mio figlio studiava e non volevo disturbarlo, perché mi premeva che si prendesse la sua laurea in Scienze Politiche, cioè nella facoltà che più gli piaceva. Dopo la morte di mamma Elena, la figlia Pierina mi ha fatto dono di tanti libri del baule di don Filippo e me li sono portati qui in casa mia, in via Tevere 21.
Nel mese di agosto 1953 andai per la prima volta a partecipare alla festa dell'Assunzione, sopra il Monte Labro, dove ogni anno i seguaci Giurisdavidici, passano la notte di veglia tra il 14 e 15 agosto per la conferma del "Patto di Eterna Alleanza", che il nostro David aveva stabilito con il Creatore dell'Universo. In precedenza io avevo scritto al capo sacerdote Arcangelo Cheli, che sarei andata a trovarli per questa ricorrenza e che gli avrei portato dei libri di don Filippo, per realizzare bene un unico archivio, dell'Opera del Monte Labro. Mi rispose in una lettera che era felice di incontrarmi. Ma, per mala sorte è morto nel mese di luglio e non potei conoscerlo. Al suo posto, come capo giuris-davidico, è subentrato Pietro Tommencioni, e come segretario cassiere, venne nominato Nazzareno Bargagli, uomo grezzo, pastore contadino, che abitava nel podere San Michele.
Per il mio incontro con questi seguaci misi nella valigia 12 libri manoscritti di don Filippo, ed il giorno 13 mattina, con una corriera sono giunta ad Arcidosso. Cercai di incontrare l'apostolo Tommencioni, che aveva in custodia il loro archivio, ed a lui consegnai i libri. Poi con la guida di un uomo col suo somaro mi recai dal Bargagli dove ho dormito alla meglio in terra, perché non avevano un letto per ospitarmi.
Nel pomeriggio del 14 ci siamo incamminati attraverso i sentieri dei poderi ed arrivammo sulla vetta del monte Labro. Sapevo che tutto era stato diroccato, dalle notizie della contessa Veneranda Cantelli, perché lei pure c'era andata due anni prima, con delle sue seguaci, ma io nel vedere tanta desolazione su quel Santuario, ne rimasi rattristata, per la ragione che io dovevo risvegliare l'opera del nostro David Lazzaretti.
Perciò lo vedevo un compito molto arduo. In quella notte arrivarono solo 5 persone, più io e Nazzareno e ci siamo diretti dentro alla Grotta, dove nel fondo vi era un Altarino, con un quadro di una visione di David, ricevuta in un'altra Grotta di Sant'Angelo in Sabina, nel 1869 come inizio della Sua missione, e che non fu solo una visione spirituale, perché David la definì "La Conferenza di Maria SS.ma". In lui in quella notte venne provato se il suo corpo fisico avesse resistito alle irradiazioni nucleari (La cosiddetta "Fornace Ardente"). I personaggi si erano tutti materializzati e con Lui ci fu una lunga conferenza, descritta da don Filippo Imperiuzzi.
Io, quella notte, in quella grotta umida, fredda, illuminata dalle candele, seduta su delle pietre, riflettevo. Il Bargagli dopo aver letto a voce alta dei brani di un libro, cominciò a recitare le preghiere, e noi dovevamo seguirlo. Verso le ore 3 della notte io decisi di uscire all'aperto, poiché si doveva vegliare tutta la notte. Fuori, mentre stavo seduta su una pietra vidi il Cielo illuminarsi e poi apparirmi la Grande Madre, in forma maestosa, e circondata da centinaia di Angeli. Ella mi disse con la sua voce nel mio cervello: "Elvira! non ti scoraggiare che io sempre ti illumino e ti assisto. Non dire loro chi tu sei, perché sono delle semplici creature, che nessuno ha istruite e non ti comprenderebbero, e ti respingerebbero. Sappi tu, essere forte, gioviale, e farai quello che devi fare, senza dire nulla. Io risposi: "Va bene, mia dolce Regina".
Poi la grande visione del cielo scomparve ed io cercai di dormire con la testa sopra una pietra, e coperta da una giacca che mi ero portata. Verso le ore 5 rientrai nella Grotta, nel gruppo con gli altri. E dopo altre preghiere verso le 6 ho chiesto al Bargagli di essere Battezzata col Sigillo del Fuoco Giuris-davidico. Dopo di che ci siamo organizzati per il ritorno, ma altre persone fra cui Assunta Fatarella, Marfisa Fatarella e Viola Conti arrivarono.
Durante il giorno abbiamo organizzato una riunione in casa di Pietro Tommencioni, e qui conobbi altri davidiani. Con Nazzareno Bargagli presi accordi di far fare una pietra commemorativa bella grande con scritto sopra chi fu David, e da chi fu ucciso, per collocarla sul luogo dove venne ucciso, come lapide murata su la facciata di una casa. Dissi che io avrei provveduto a mandargli i soldi per la spesa, e anche quello che si doveva fare scrivere sulla lapide. Ma il Bargagli con i suoi consiglieri, fecero sì il lavoro, ma la scritta fu modificata e impoverita a modo loro. E cioè che David non era stato il Cristo Duce e Giudice della Terra, ma che ha imitato Gesù Cristo.
Quando ritornai l'anno dopo ad Arcidosso capii di avere a che fare con gente poco intelligente. E quando cercai di spiegare al Bargagli chi era veramente David Lazzaretti, mi rispose che sono io che non capisco. In seguito la lapide fu rimossa e collocata come un monumento ai piedi di una scalinata che poco o niente si vede. Quando la vidi dissi: "Povero David, i tuoi paesani non riconoscono la tua meravigliosa opera spirituale sulla Terra!" e mi ricordai il profeta Bartolomeo Garosi, detto il Brandano, che disse: "Arcidosso, Arcidosso! dovrai rodere un grosso osso, che dirtelo non posso"!
Essi, non solo hanno voltato le spalle al nostro David, chiamandolo solo Santo David, ma ancora a me ed a Leone Graziani che siamo andati a risvegliare l'opera e missione di David. Purtroppo fino da allora io trovavo che era un'impresa alquanto ardua, anche perché non vi era una strada per salire sopra la cima del monte Labro. Perciò si doveva salire a piedi e con l'aiuto di un somaro, perché dalla strada provinciale fino lassù vi erano sentieri di campagna per 3 km e più ed in salita. D'inverno poi era più difficile recarvisi.
L'anno seguente 1954, per la veglia della notte del 14-15 agosto, festa dell'Assunzione, ci portai l'ing. Leone Graziani di Roma, l'avv. Luigi Carpanelli di Bologna, il prof. Luigi Serafino Mancini, e il prof. Oreste Nobile di Roma. Ma prima di questa ricorrenza ci siamo recati il 10 agosto a "Sorrento" a partecipare al Congresso per le Scienze Spirituali: "U.A.R.K.A." (di Trieste), dove io dovevo tenere una conferenza, e ci portai anche mio figlio. Dovevo parlare sull'Opera Giuris-davidica e fu un nostro grande successo. Fu in quella conferenza che io annunciai la nostra parola d'ordine; “Le stelle ci guardano, Iddio è con noi, e siamo la Sua Celeste Milizia!”
Alla riunione del Congresso eravamo circa 200 persone ed il capo si chiamava Renato Damiani, Presidente e fondatore della Accademia Universale del Governo Cosmo Astrosofico, di Trieste.
Al ritorno da Sorrento ci siamo recati al Monte Labro e i miei amici dopo la notte di veglia vollero farsi il Battesimo del Fuoco dello Spirito Santo, dal sacerdote Bargagli. Ma io fin dalla partenza per Sorrento, sapevo che dovevo consacrare Leone Graziani quale mio aiutante e sacerdote dell'Opera Giuris-davidica. Cosicché dopo il suo battesimo egli fu consacrato sacerdote dal Bargagli e da me, ed io vidi in visione il Cristo Re poggiarsi su di lui, e poi gli misi al dito anulare la mia fede a significare lo sposalizio spirituale di alleanza per il procedimento dei disegni di Dio.
Ma, il sacerdote Bargagli, non ha capito il gioco del Cielo. E cioè che il nuovo capo spirituale della nuova Chiesa Giuris-davidica sarebbe stato Leone, altrimenti non mi avrebbe chiamata "strulla". Dopo le discussioni con i davidiani della montagna siamo rientrati a Roma. A descrivere tutti i particolari ci sarebbe troppo da dire. Ma in parte li trovate nel mio 3° libretto.
Il mio contatto con l'Opera del Monte Labro mi ha fatto cambiare il mio modo di vita. Cioè non ho più frequentato come prima i circoli medianici, per la ragione che non accettavano l'opera del Cristo Re, in David Lazzaretti. Cosicché in unione a Leone Graziani, Oreste Nobile, Luigi Mancini e il dott. Francesco Polimeni (giornalista) decidemmo di stampare il nostro Notiziario: "La Torre Davidica" per mandarlo nelle varie fonti di propaganda spirituale.
Il giorno 6 novembre 1954 abbiamo celebrato per la prima
volta a Roma il nuovo rito Giuris-davidico, in via Apuania, 43. Verso
mezzogiorno il Console della Marina militare Alberto Perego, con la presenza di
molte persone, ha visto sopra il cielo di Roma "cento dischi volanti"
che formarono dapprima una grande croce, e poi il simbolo giuris-davidico che il nostro David portava marcato sulla
fronte.
In quel tempo furono molti gli avvistamenti sul cielo per risvegliare le genti, che si stava aprendo l'Era del Regno dello Spirito Santo, la Grande Madre Scienza. In quel tempo presi anche a disegnare il quadro della Creazione terrestre e universale. Io sentivo che in me subentrava la "Potenza Madre" e che essa mi guidava. Però non trascuravo di frequentare i Santuari.
Nel 1950 in sogno mi venne Padre Pio di Petralcina per due volte, ed egli mi disse: "Perché non mi vieni a trovare che ti debbo parlare?" Decisi poi di andarci con mio figlio, per sentire dalla sua onda quanto mi voleva dire. E quando finalmente ci andai gli portai dolci e i miei scritti. Passati sei giorni di attesa potei con lui parlare attraverso il confessionale. Io gli dissi: "Padre! io sono la signora delle caramelle e del libro". (Questo perché al mio arrivo gli avevo fatto avere il mio primo dattiloscritto ed un chilogrammo di caramelle). Quando il suo segretario mi restituì il libro benedetto, mi disse: “Padre Pio mi ha incaricato di dirle che quando sarà arrivata al confessionale, che gli dicesse di essere la signora del libro e delle caramelle”. E così feci.
Ero per giunta a corto di denaro. In quel giorno ero in pena perché ultima della fila. Però lui si è prolungato di un quarto d'ora. Quando gli dissi: "Sono la signora, ecc." lui rimase in silenzio, e poi con voce chiara mi rispose: "Che tu sia benedetta e purificata fin dalla nascita. Vai e fai tutto quello che devi fare". Uscito dal confessionale ci siamo guardati, lui forse per curiosità di quello che mi aveva detto, ed io per ringraziarlo. La sua corona si era intrecciata alla mia di metallo e così ci furono dei minuti di contatto espressivo tra me e lui. Ed anche quando mi diede la santa Comunione, si è fermato a guardarmi ed io gli dissi: "Grazie Padre"!
Anche mio figlio quando fu il suo turno di confessione, disse a Padre Pio: "Mia madre dice di essere la voce della SS.ma Madre in Terra, mi dica se è vero"? Ed il padre gli rispose: "Ma, non è possibile"! Forse per questo fu molto sorpreso dalla mia presenza al confessionale.
Però rientrati in albergo, con Franco ebbi da discutere, perché lui togliendosi la camicetta per rimettersi a letto a dormire, (perché ci eravamo alzati alle 4 o poco più) vidi la sua camicetta sporca di viola, e stendendola sopra il letto mi accorsi che non era solo il collo viola, ma sulla sinistra del petto aveva segnato la croce del Triregno. Ne rimasi a bocca aperta e dissi: "Guarda che cosa si vede mai"? Franco guardò e ne rimase sbigottito.
Aveva solo 14 anni, ma le visioni le capiva bene. Piegai la camicetta e dissi: "Questa a Roma la voglio far vedere a tue zie". Verso le ore tre, con la corriera, siamo partiti per Roma ed io ero più che soddisfatta. Però arrivata a casa il viola col Triregno era scomparso dalla camicetta. Naturalmente a seguito di questo incontro durante le notti ricevevo le mie visioni e le spiegazioni. La notte del 18 maggio 1951 vidi in visione che mi trovavo nella Chiesa di Padre Pio e che stavo al suo confessionale (con 8-10 donne). Io gli stringevo senza parlare le sue mani nelle mie. Sentivo che pensavamo entrambi queste frasi: "Tu sostieni la tua lotta, ed io la mia, che è la stessa, dura e penosa, Coraggio!" Le donne vedendoci silenziosi protestavano. Però i nostri spiriti si erano intesi. Ma prima di ritornare a casa incontrai un certo padre Pellegrino, e volevo parlargli, ma un bambino vicino, me lo impedì, e dissi: "Scriverò a padre Basilio di questo incontro spirituale". Incamminandomi (sempre nella visione) vidi che c'era in terra del materiale da costruzione. Mentre poi camminavo osservai un palazzo in costruzione, pieno di pitture angeliche e di santi, e dissi: "Questo mi piace! Ma quell'altro no, è difettoso". Uscita che fui dalla zona di costruzione, mi trovai per una strada dove molta gente guardava il cielo per via di un siluro luccicante che a grande velocità veniva contro di noi. Io dissi: "Se viene contro di noi ci fa morire". Allora entrai in una casa, ma poi ne sono uscita e qui vidi che era disceso a terra un enorme Dragone (che fu gettato a terra) e vidi che aveva 7 enormi teste. Allora sono fuggita, ma lui avendomi veduta mi cercava. Entrai in una nuova porta in costruzione e mi nascosi dietro a un ascensore in attesa che lui si allontanasse. Quando sono uscita chiesi alla gente dove era andato il Dragone, e mi risposero che si era adagiato su quel prato. Dissi tra me: "È meglio che con la mia Missione io sia nascosta". Mi incamminai per delle stanze in costruzione e non mi occupai del grandioso Dragone.
Ma dopo qualche giorno sognai che mi trovavo in una grande confusione di gente in corruzione di tutte le specie. Io avevo una bambina in braccio, (simbolo della Nuova Opera Spirituale materna) e dicevo tra me: "Che disperazione, che difficoltà improntare la Nuova Chiesa dello Spirito Santo Madre, in mezzo a tanta corruzione". Poi salita su un autobus mi ritrovai in un luogo di campagna e di montagna (credo Arcidosso e Monte Labro) dove vidi venirmi incontro una grossa pantera nera, col pelo lungo e lucido. In quel mentre io mi trovai tra le mani il pendolo di un orologio a muro. Questo pendolo io l'usai muoverlo contro la pantera, che con la sua forza animalesca mi minacciava, ma usando questo pendolo la bestia si allontanava.
Io tenevo sempre in braccio la bambina (il Nuovo Verbo Materno) stretta al mio petto. Dopo poco sbucò un'altra bestia da un'altra direzione, ed anche questa la tenevo a bada con questo pendolo colore oro e che girava a grande velocità. Dopo poco, ecco una terza bestia un po' rossiccia, ma era buio e la distinguevo poco. Ma anche questa non poteva avvicinarsi a me a causa del pendolo, ed io con la bambina proseguivo il mio cammino. Ad un tratto le tre belve, visto che non potevano aggredirmi, si saltarono addosso tra loro, con grande ferocia. Ma io con la bambina mi ero già da loro allontanata.
Credo che queste belve feroci, siano tre o quattro forme di religione, che io ero tenuta a scansare, perché non gradite al Verbo Materno.
In quel tempo, dal 1951 al 1953, quando sono andata per la prima volta al Monte Labro per fare la conoscenza dei seguaci della montagna, dell'Opera del grande Profeta, David Lazzaretti, e poi ritornata a casa, ero rimasta molto delusa. Nella notte del 29 agosto 53 ebbi questa visione: Vidi e sentivo che mi spronavano ad occuparmi ed a propagare l'Opera del Monte Labro. Ma io rispondevo loro che ero stanca e delusa. Mi venne vicino Giovanni Batt. Polverini che, tutto agitato, voleva farmi capire quanto aveva faticato lui per sostenere il compimento della Missione di David, e mi disse ancora, che aveva operato con 6 corpi e che ora gli appartiene il 7° e se io non gli aprivo la via, lui non avrebbe più potuto operare. Aggiunse che dovevo essere energica e di non fermarmi. Io gli rispondevo che ero stanca e poco entusiasta. Mi disse: "Tuo figlio mi serve, e se tu non fai luce lui cadrà nel male, perché egli fu preparato per quest'opera". Io gli risposi: "Lasciatelo libero, perché deve studiare".
Mi pregarono anche di agire perché il tempo dei 15 lustri della profezia erano scaduti. Ed io sempre ripetevo che ero stanca. Mi risposero: "Se tu non operi anche per lui tu lo perdi". Mi svegliai di colpo impressionata e avvilita, e dissi tra me: "Giovanni Battista, come sei feroce nella tua volontà. Ti prometto che mi occuperò dell'Opera tua Giuris-davidica purché mio figlio si salvi".
Mio figlio Franco era già stato colpito a causa della caduta dalla pertica, (mentre faceva ginnastica) al convitto degli orfani di Spoleto, nel 1952.
Nel giugno 1954 venne in mio aiuto l'ingegnere Leonetto Graziani, proprio il giorno 18, anniversario del compleanno di mio figlio. Questo ingegnere viveva separato dalla moglie per incompatibilità di carattere, perciò poco felice, anche perché era staccato dal suo bambino di 10 anni. A mandarmelo fu il mio seguace Luigi Mancini. Perciò il movimento ha cominciato a riprendersi attraverso un ciclostilato, chiamato "Bollettino la Pace" di proprietà dell'Onorevole Bartalini. La nostra attività ha cominciato a espandersi, al fine di salvare il salvabile dell'Opera Cristica, sulle basi preparate con David Lazzaretti, il profeta dell'Amiata, Cristo Duce e Giudice della Terra. Fu un compito molto arduo, perché eravamo anche bersagliati dai Suoi nemici, che io consideravo gli strumenti del Grande Dragone dalle sue 7 teste (o poteri) e che aveva il suo impero sul Vaticano e nello Stato sociale, ed avevano impedito al papa Pacelli di aiutarmi, come mi aveva promesso, davanti al Trono di Dio.
La potenza del Dragone, sul Vaticano, ancora fino al mese di settembre 1952, aveva cercato di farmi passare per pazza. Fui condotta per tre volte in un ambulatorio provinciale da un poliziotto che io già conoscevo, per essere interrogata dal prof. Lo Cascio direttore del manicomio di Monte Mario (opera dello Stato italiano succube del Vaticano). Però le mie sorelle si sono talmente spaventate, che mi proibivano di seguire il mondo spirituale. Ma le forze del Cielo erano più forti delle mie sorelle, perciò fui sempre presa da visioni e comunicazioni notte e giorno. Ed io capivo che ero sulla strada giusta, ma perseguitata dalle forze conservative, in opposizione alla evoluzione umana. Forse fu quello il periodo più crudele della mia Missione.
Poi, con Leonetto Graziani di origine livornese, che io ho battezzato col nome di Leone, secondo la preghiera del nostro David, ci siamo con fervore impegnati a creare e pubblicare il nostro giornale (La Torre Davidica). Nel contempo presi a spiegare il "Corpo Mistico Cristico" della Maestà Divina Armonica, per divulgarlo assieme ad altre notizie dell'Opera creativa della Terra. Ma soprattutto scrivevo le Verità Creative sulle basi del cristianesimo Giuris-davidico, nella sua "Legge del Diritto Divino sopra l'umano diritto".
Scrivevo la Nuova Riforma chiesastica della SS.ma Trinità di Dio e con lo Spirito Santo, la SS.ma Madre Scienza, apparsa alle Tre Fontane di San Paolo a Roma, quale "Vergine delle Rivelazioni" e basandomi sopra tutto sulla Resurrezione umana, da applicare sopra il diritto umano, quale Diritto divino, e con il nome di: "Chiesa Universale Giuris-davidica", fondata dal 1868 al 1878, data della uccisione di David, alle ore 11,30 del mattino ed in giorno di domenica, alle porte del suo paese di Arcidosso. Perciò coi miei aiutanti abbiamo preso posizione positiva della rinascita Giuris-davidica dal 1954 in poi con le Nuove Scienze Spirituali, che la SS.ma Madre delle Rivelazioni mi suggeriva.
Poi una notte, nel sonno mi fecero vedere mio figlio, come un bambino di 2-3 anni, il Verbo Nuovo del Diritto Divino Armonico, cioè il D.A.I. (l'occhio sinistro dal colore del diamante nero, del principio creativo). E cioè quell'occhio confermatomi dalla mamma Elena Cappelli Imperiuzzi, prima di morire.
Il mio gettito scrivente, poi, era molto attivo,
soprattutto col primo giornaletto, uscito nel luglio 1957, con molti articoli e
anche con la conferma della presenza dei dischi volanti sul cielo, dei fratelli
extraterrestri, che annunziavano la nuova Era, come già visti il 6
novembre 1954, quando formarono sul cielo di Roma addirittura il nostro simbolo
.
Perciò la ripresa dell'Ordine Giuris-davidico fu molto impegnativa, ma il mio
nemico fu sempre il Vaticano, che mi ha perseguitato con denuncie alla
Questura, affermando che facciamo riunioni abusive e di conseguenza abbiamo
dovuto ricorrere alla legge costituzionale sulla libertà di stampa e di
religione, varata il 27 dicembre 1947. Siamo stati costretti a difenderci nei
Tribunali con avvocati ed abbiamo sempre vinto, in sei cause. In quel tempo vi
erano addirittura quelli delle esercitazioni militari che avevano scelto il
Monte Labro, come Poligono di Tiro, e che ormai aveva le costruzioni del Tempio
e dell'Eremo demolite dalle forze avverse, le quali furono costruite dal nostro
David, con i suoi numerosi seguaci e apostoli. Perciò lassù noi abbiamo trovato
soltanto delle macerie. Ma con le nostre proteste cessarono queste
esercitazioni contro un'opera non compresa.
Noi ogni anno per la festa dell'Assunzione portavamo da Roma una corona di alloro per il nostro David e la mettevamo alla lapide per risvegliare i paesani a questa importante festa. Poi abbiamo ancora riorganizzata e ravvivata la festa sopra al monte Labro con i davidiani del paese e con i fuochi di illuminazione, con delle stagne di petrolio. Il terzo anno abbiamo persino organizzato la festa con il complesso musicale, ed anche i fuochi artificiali. Ed erano queste festose ricorrenze che provocarono il Vaticano a farci le loro denuncie. Io e Leone accusati di riunione abusiva ci siamo trovati sul banco degli accusati nel Tribunale di Arcidosso e abbiamo dovuto difenderci con l'avv. Rosapepe di Roma e lui ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale ed infine siamo stati assolti, dopo due anni di proteste.
Da qui potete capire le calunniose insidie dei preti. Nel 1956 poi il proprietario del terreno della Torre del Monte Labro lo mise in vendita. Un nostro seguace Achille Giusti ci disse che Vezio Bramerini ce lo avrebbe venduto. Io e Leone ci siamo interessati a comperarlo, metà per ciascuno e lo abbiamo pagato 450.000 lire per circa 5 ettari di terreno montano. In virtù di questo acquisto potevamo passare liberamente per il sentiero che porta sopra la vetta del monte.
Naturalmente noi si procedeva per lo sviluppo della nostra opera. Oltre al giornaletto, avevamo anche la corrispondenza ai curiosi ed anche la lotta contro i preti del Vaticano che ci perseguitavano. Ci fu un gesuita certo don Francesco Oliva, di Fabriano, che si era alleato con il sacerdote Nazareno Bargagli, e per convincerlo gli aveva regalato un calice d'oro per la santa Comunione, che se lo teneva segretamente custodito. E lui per riconoscenza scriveva letterine ai davidiani del posto, dicendo che Elvira e Leone rovinavano l'Opera del Santo David e di non darci retta. Una letterina ci è anche pervenuta e di conseguenza abbiamo litigato con il Bargagli.
In quel tempo ci fu da parte degli americani una assistenza alle varie religioni, con a capo il Mons. Guido Comba dei Valdesi (Church World, Service). Noi ci siamo rivolti a lui, che ci ha presi in buona considerazione, e ci fornì delle balle di indumenti per i poveri dell'Amiata, ed in più noi abbiamo anche portato viveri e pasta sempre ai. poveri. Cosicché di gente ne aumentava nella nostra comunità. Naturalmente le nostre spese aumentavano e con la nostra opera non dovevamo chiedere danaro a nessuno, perché doveva essere priva di speculazioni, e solo così potevamo evitare tutte le accuse negative da parte dei nostri nemici.
In quei primi anni avevamo fatto alleanza non solo con i Valdesi, ma anche con la Chiesa Antica Cattolica (Old Cattolich Curch) di Utrech, ed anche con la comunità dei Maria Vita di Felicianow di Polonia. Perciò si procedeva molto bene. Io avevo già scritto e stampato il primo libretto, "Conoscenze Spirituali Cristiche" e dove accusavo la Chiesa di Pietro e Paolo di errori di impostazione Cristica. Ed anche con il 2° libretto delle "Rivelazioni Spirituali" dove spiegavo le origini della Creazione Umana. Leone mi aiutava nelle correzioni di italiano, perché io avevo solo la 5a elementare. Ed anche sulle spese dove io non arrivavo.
Lui è stato impiegato nella fabbrica Polymer di Terni per molti anni, ma prima era passato su altri impieghi. Il nostro movimento sul Monte Labro, dopo l'acquisto del terreno, fu la ricostruzione dell'Altare della Nuova Alleanza col Creatore dell'Universo, stabilita con il nostro Cristo Duce e Giudice della Terra, in David Lazzaretti. Abbiamo anche ricostruito l'Eremo, perché col tempo erano rimaste in piedi solo le pareti che guardavano il piazzale. Con i davidiani di Arcidosso, per tenerli a noi uniti nella ripresa Giuris-davidica, io e Leone, avevamo fin dal 1955 preso in affitto una casetta a Bagnoli, frazione di Arcidosso, ed il proprietario, un giuris-davidico, era della famiglia Danielli Bianchini. Ma poi per essere più comodi abbiamo preso in Arcidosso, un appartamento in Via Talassese 74, poco lontano dalla casa dove era nato David. E qui abbiamo anche creato, nell'ingresso l'Altare per celebrare la Funzione, nel nuovo rito Giuris-davidico.
Le nostre nuove preghiere sono bellissime ed hanno il significato della Resurrezione umana, scritte da me, ma guidata dalla Grande Madre, la Regina dell'Universo, poiché è Lei che me le ha fatte scrivere, oltre a tutte le altre Verità. A recitare le preghiere del Nuovo Rito giuris-davidico, nella chiesetta del Monte Labro era troppo faticoso recarsi lassù, perché ancora non avevamo costruito la strada interpoderale. A scriverne poi tutti i movimenti ed anche i particolari mi allungherei troppo. Le comunicazioni del Cielo non mi mancavano mai, ed io operavo secondo i loro suggerimenti ed anche per intuizione.
Verso la fine di agosto 1953 avevo scritto il mio 2° libretto dove ho spiegato la prima creazione umana con il disegno del Corpo Mistico Cristico ed anche spiegai i Centri di Comando di questo Corpo Mistico Cristico, composti da dei triangoli posti nella parte del cervello, nei due occhi, segnati con le sigle: R.A.I. e D.A.I. e V.I.R. madre. Scrissi che il VIR rappresenta il Verbo- Rivoluzionario, e che appartiene alla Grande Madre Scienza, mentre gli altri due fanno parte del Centro Paterno. La manifestazione della Vergine delle Tre Fontane di San Paolo a Roma con il Libro tra le mani, era Lei che in me si manifestava per comunicare alla umanità l'Opera del nostro David sulle sue basi legislative, e sia "per fare nuove tutte le cose" per un rinnovamento chiesastico di tutte le religioni della Terra, perché finalmente noi umani ci siamo conquistati tutte le Verità Creative di questo nostro Pianeta, stabilendo la sua prima Resurrezione umana.
Poi ho spiegato che il R.A.I. rappresenta: il Raggio-Armonico-Irradiante mentre il D.A.I. rappresenta: il Diritto-Armonico-Irradiante. Sarebbero questi, i tre Centri, che sono stati messi in movimento con la Chiesa Universale Giuris-davidica. E come apertura di queste nuove "comunicazioni" scrissi nel Libro il seguente comunicato:
"Per grazia divina io rientrai nel Padre (come evoluzione terrestre). Ed il Padre, mostrandosi nel Cielo (con i Dischi Volanti) vi farà conoscere chi io sono. Io sono nel Padre, ed il Padre è in me, perché io sono in Lui. RAI, il mio compagno sarà al mio fianco, perché io ero con lui prima che il mondo fosse. Ed ora io con Lui nel mondo saremo, perché così vuole il Padre. Il mondo (la Terra) sarà guidato da me VIR e RAI. Con me Egli camminerà, nei secoli e secoli, perché nessuno più ci potrà dividere. Vi dico che tutto passerà, ma non passeranno le mie parole. Siano le mie parole e il mio libricino il vostro dolce miele che non avvelena più il ventre (opera della manipolazione della materia; (Apocalisse n. 10) ma lo farà vibrare e lo addolcirà come la mamma del Cielo. L'armonia del Cielo è scesa sulla Terra. Accoglietela amorevolmente, non respingetela più. Vi dico che sarebbe come voler mettere il mare in un guscio di noce, tanto ormai è assurdo il vostro sforzo per respingerla".
"Cadranno i renitenti ed i dormienti, e la loro caduta sarà di risveglio o di morte. Cercate voi duri di cuore, di fonderlo in tempo, e armonizzarlo nel mio insegnamento, affinché la morte seconda non vi trovi immaturi. Molti insegnamenti vi furono dati, e vi vengono dati. Molti altoparlanti come trombe hanno suonato per tutti. E messaggeri hanno attraversato monti e mari, per annunziare la mia venuta e la venuta di RAI ed il DAI, con la Madre VIR. Risvegliatevi! L'ora è scoccata, l'uomo divino e umano è compiuto! Attendete la manifestazione che è già pronta! Lo Spirito Santo Madre ha scritto per mezzo di Elvira Giro".
Con questa meravigliosa mia "rivelazione" non fui compresa quale corpo fisico e strumento della Vergine delle Rivelazioni. Oggi dopo tanti anni, debbo dire che il RAI ha operato e opera al mio fianco, con il corpo dell'ing. Leone Graziani, e fin dal 1954 mi aiuta a realizzare l'Opera Giuris-davidica al posto di Franco, mio figlio. Mi aiuta nella correzione delle mie scritture e nella divulgazione delle Verità Creative, perché io ho frequentato fino alla 5° elementare, in un paesetto del Vicentino. Mentre il DAI (il Diritto Armonico Irradiante) è rappresentato da mio figlio: Franco Pintus, laureato in Scienze politiche e che fu sulla sua salute danneggiato.
Quando penso che da ragazzino: 6-8 anni, lo avevo messo alla scuola dei Salesiani e che un giorno mi venne a casa dicendomi che il padre superiore lo voleva istruire per farne un sacerdote, lo tolsi da quella scuola perché non volevo farne un prete. Perciò noi tre abbiamo riconfermato la SS.ma Trinità di Dio nel suo principio creativo, abbinata soprattutto ai tre elementi: acqua, fuoco, aria. Ed ancora in conformità ai Tre Regni: minerale, vegetale, animale. Ed infine il Regno umano.
Io per ringraziare la Grande Madre, il VIR del principio creativo, ossia la Regina dell'Universo, lo Spirito Santo Madre, scrissi il seguente comunicato: "Per Te, Madre Immacolata, che in me Ti sei abbandonata, a camminare per la via; e sostenendomi per la mano, mi conduci assai lontano. Con te vedo grandi cose, tutte belle e operose. Forte è la Tua volontà di distruggere l'empietà. Grande è il compito che sostieni. Ma contro tutti forte ti mantieni. Io, che in Te sono, Ti chiedo perdono, perché spesso sono diffidente, e voglio ragionare come la gente, che cammina alla cieca e al Tuo dir poco dan retta".
"E con loro Tu combatti, ed io che considero l'Opera Tua, piango di dolore per i loro peccati. Forte io in Te sarò e l'Opera Tua porterò, alla meta desiderata e da DIO comandata. Tu vedi la mia buona volontà, e ti prego di aver pietà. Con la mia poca intelligenza Ti prego di usar la Tua clemenza. Madre mia, tanto adorata, non mi par vero di essere a Te affidata. Grande è la mia gioia in certi istanti, che vorrei propagarla a tutti quanti. Ma è d'uopo che io taccia, per non creare una focaccia. Salve a te, Madre adorata, fa che molta insidia mi venga risparmiata".
Con queste rivelazioni, io mi chiedevo: "Ma io chi sono? per avere tanto privilegio? Cammino per le strade di Roma come una donna qualunque e se io raccontassi che la Grande Madre La vedo e mi parla, nella Sua Grande Maestà, mi direbbero che sono una pazza visionaria". Però Lei mi dice sempre: "Mantieni il tuo silenzio".
Quando poi conobbi la mamma Elena Cappelli Imperiuzzi, anche con lei non dissi mai nulla. Si parlava di don Filippo, e del santo David fino a che venne il giorno che potei dire: "Eureka! E cioè: "Finalmente avevo scoperto chi fu David Lazzaretti"! e cioè l'Opera dell’occhio sinistro che era già stata incisa, in riferimento al Corpo Mistico Cristico.
Arrivata alla fine dell'anno 1953, dopo avere capito che il mio compito era alquanto arduo, scrissi il seguente mio pensiero:
"Anno vecchio se ne è andato, ed ho purgato il mio peccato. So quel che ho saputo dare, ed or mi resta di domandare: È chiusa qui l'Opera mia? Da tenermi tranquilla in casa mia? Oppure un altro compito mi sarà dato, per purgar meglio il mio peccato? Iddio Grande Onnipotente, terra conto della mia povera mente? che giocando in compagnia, saprà se sono pronta per il via? Io mi rimetto alla Sua Potenza, e della mia poca intelligenza avrà clemenza? Perché io solo mi domando: Mio signore, vivrò sempre perseverando? che giunga alfine il mio desio e mettermi in corpo lo spirito mio? che chissà dove l'avrai messo, in attesa del suo possesso? Or mi domando con ansietà: Mio Signore Onnipotente, nella immensità, a quando la desiderata oscurità? Affinché io prenda il potere e la mia libertà? e far pulizia della materia scura e con la Tua Luce metterle paura?"
"Grande è la mia ansietà di pulire questa empietà! Io Ti prego, invoco e spero, che con me tutti i tuoi figli escano sani dai tanti perigli. Grave e pesante sarà il compito mio. Ma per me desidero solo il Tuo desio. Col cuore nella fiamma d'amore, Ti seguo sempre, in tutte le ore. E felice sarà per me quel dì, che potrò dire così: Sono tua, (la Terra) e tu sei mio, ed ho compiuto il Tuo desio".
Però, fin da allora, io avevo capito che il mio Spirito guida proveniva dal Centro dell'Infinito, perché io rappresentavo lo spirito della Madre Terra, in contatto col Centro Eterno. In me era operante il VIR materno, che agiva sulla crosta terrestre con il mio corpo, cioè il Verbo Irradiante Rivoluzionario, che mi rivelava le Verità Creative per la conquista della Resurrezione umana, e stabilire alfine il "millennio" del Regno dello Spirito Santo Madre. Ma non dovevo propagarlo a causa del tradimento del papa Eugenio Pacelli. Io, da sola, non sarei stata in grado di risvegliare la grandiosa opera Giuris-davidica, anche se come corpo, anima e spirito ero in grado di essere investita dalla Grande Madre. Io ero nata per questa Missione, ma era nato anche Eugenio Pacelli, il quale come pontefice, sarebbe stato preso in seria considerazione. Ed io poi, non avrei tanto sofferto e faticato per risvegliare l'Opera e Missione di David Lazzaretti, poiché sulle sue basi, io dovevo proclamare il Regno dello Spirito Santo Madre. Molte sono state le profezie di questo grande avvenimento, che si è realizzato nella forma più modesta, e, direi, poco considerata, anche se è stata accompagnata dalla minaccia della guerra nucleare atomica, tra Oriente e Occidente.
Al principio della mia Missione (1948) mi hanno fatto scrivere che il passaggio dal simbolo del "Pesce" al "Colombo" sarebbe avvenuto in un mese di febbraio. Io per molti anni ho atteso questo benedetto "febbraio"! Perciò il tempo lo hanno prolungato di molto, al fine di raggiungere questo passaggio. Con mia grande sorpresa ho scoperto che fu il 10 febbraio 1987 cioè: quando ho partorito il "Nuovo Verbo", cioè dopo 40 giorni che avevo ucciso il "grande Dragone", che si era adagiato sopra Roma, e che, con il suo spirito, dominava sia il Vaticano, sia lo Stato sociale italiano.
Questo gioco spirituale, da parte del nostro Creatore e della Grande Madre, la Regina dell'Universo, (in forma occulta), credo che sia causata sempre dal tradimento dei Signori del Vaticano, e per questo che io abbia tanto tribolato mentre si trattava del "trionfo cristico". Però da tutte le "comunicazioni" che io ricevevo, capivo e sentivo che non era un solo Centro di Comando a guidarmi su quanto io dovevo fare e manifestare, ma bensì da più Centri, tanto che io mi ripetevo: "Ma io sono forse un "Robot"? Oppure una radio ricevente e trasmittente"? Oggi io mi dovrei dire che sono un "computer elettronico", ma sempre controllato a causa delle varianti che ho dovuto subire, per vincere tutti gli ostacoli materiali e spirituali che mi si presentavano. Questi ostacoli li vincevo mediante le visioni, ed anche con le mie riflessioni. Molte delle mie visioni e manifestazioni che ebbi durante le notti, le ho anche riportate nei miei libri e giornaletti. Perciò quello che non scrivo qui, lo trovate nei miei 13 libretti e giornaletti "La Torre Davidica" dove ho scritto e pubblicato "le Scienze della Nuova Era" cioè le “Verità Creative”.
Con l'incontro dell'ing. Leone Graziani, il 18 giugno 1954, la mia Missione ha preso più vigore perché lui mi correggeva gli errori di ortografia e mi aiutava per l'impostazione degli articoli sulle Verità Cristiche, come base del Nuovo Ordine del Regno dello Spirito Santo madre, "inciso" dopo 75 anni, dalla Missione del nostro David, il Cristo Duce e Giudice della umanità risorta con Lui.
David disse di essere un "mistero", ma, che sarebbe venuto da fuori, chi avrebbe svelato questo suo mistero. Perciò con Leone, oltre che risvegliare la Sua Opera con altri amici, abbiamo dovuto propagare tutte le Verità dell'umana creazione, con la Regina Madre delle Vittorie. Perciò la nostra opera era molto complessa, ed è il "seguito" del Vecchio e Nuovo Testamento, ed in più, la conferma della nostra la Resurrezione umana.
Le tre Missioni: di Gesù Cristo, di Giovanni Battista e di Maria di Nazareth, io dovevo cercare di non confonderle, e che avessero la ferma posizione del gioco creativo della Bibbia e del Movimento Cristico, e con la "ragione" di apertura del Nuovo Millennio dello Spirito Santo; e cioè stabilire: "Un tempo! Due tempi! e la metà di un tempo" che è riferita (questa ultima) all'attuale "Millennio". Ma soprattutto dare la conferma che ora siamo entrati in "contatto" con il Centro Cosmico Universale: cioè con l'Eterno Iddio. Il nostro movimento per il risveglio dei Davidiani della Montagna era quello di spiegare chi fu veramente il nostro David, nella Sua ardua Missione (perché loro lo chiamano il Santo David).
Col nostro movimento di propaganda (pubblicazioni e corrispondenza) abbiamo anche dovuto ristampare dei libri di David e dei suoi Apostoli. Naturalmente con pochi esemplari a causa delle nostre poche risorse, ed in più li dovevamo regalare, pur di fare propaganda, però col risveglio nostro, si sono risvegliati anche quelli del Vaticano. Il gesuita don Francesco Oliva, come già dissi, attraverso Nazareno Bargagli di Arcidosso, si era messo contro di noi, forse incaricato dal Vaticano, perché questo Bargagli, attraverso delle letterine, ha propagato che Elvira e Leone sono dei falsi corruttori, che rovinano l'Opera del Santo David, cosicché questi avrebbero spento l'entusiasmo dei seguaci dell'Amiata.
Perciò nacquero i primi contrasti, ed in. più hanno cercato di distogliere Leone da me, perché ero io la causa dei contrasti. In quel periodo noi abitavamo ad Arcidosso in Via Talassese 74, e quando noi ci si andava, oltre a celebrare la nuova funzione giuris-davidica della SS.ma Trinità di Dio, vi tenevamo anche delle conferenze e delle riunioni con i più fedeli.
C'era un meraviglioso vecchio, di nome Valente Fioravanti, col suo amico Gigione (Paolo Tognazzini), poi Rinaldo Moscatelli ed altri i quali avevano dei libri dell'Opera dei primi Apostoli. Poi c'era Adeglia Mucci, Achille Giusti, Osvaldo Bianchini, Davide Mariani, ed anche Angelo Rocchi che parlava sempre in rima, sull'Opera di David, Raffaello Contri e Assunta Fatarella.
La stanza grande dell'ingresso l'avevamo adibita con il regolare Altare per la funzione ed anche per il "battesimo del Fuoco" dello Spirito Santo. Tutto procedeva bene, coi nostri viaggi al Monte Labro e conferenze nei paesi circostanti. Ma nel 1962 il parroco di Arcidosso, don Nello Tiberi, convinse la nostra padrona di casa a mandarci via, con una scusa, cosicché abbiamo dovuto cercare altrove. (Quel parroco è finito sotto un'automobile e di conseguenza ne è morto). Noi, non trovando un alloggio adatto siamo finiti al paese di Bagnore, frazione di S. Fiora, e avevamo affittato anche un bei locale di culto, dove abbiamo creato un bell'Altare e le panche per i fedeli. Quando noi si andava per le feste, si celebrava la Funzione con le nostre conferenze ai fedeli, che venivano con molto entusiasmo.
Avevamo presentato domanda al Ministero degli Interni, Divisione dei Culti non cattolici, per ottenere il riconoscimento dello Stato sulla nomina del sacerdote capo Leone Graziani, perché la nostra religione era morale e conforme al buon costume, attraverso la nomina della Assemblea dei fedeli in casa di Pietro Tommencioni, nell'anno 1956. Tutto il nostro grande lavoro era per il fine di essere noi riconosciuti come Nuova Istituzione Giuris-davidica con i nuovi riti religiosi, e statuto, basati sulla Nuova Scienza della SS.ma Trinità di DIO, che io avevo scritto, guidata dalla Grande Madre Scienza. La pratica al Ministero era da più di tre anni bloccata, e le nostre visite per smuoverla erano frequenti, per la ragione che sapevamo che il blocco era opera del Vaticano.
Noi non abbiamo mai trascurato di festeggiare la veglia della notte tra il 14-15 agosto sulla vetta del Monte Labro, cioè la ricorrenza della festa della Assunzione della Grande Madre, la Regina del Cielo. Per l'occasione si riunivano molti seguaci e curiosi, perché oltre al fuoco acceso, simbolo della nostra Resurrezione, si facevano anche i fuochi di Bengala, che si vedevano da tutte le parti della pianura. Un giorno dissi ai fedeli: "Perché non facciamo una processione di popolo? e ripetiamo la processione del nostro David?" e mi risposero di sì. Io chiesi alle mie "Guide" se mi avessero assistita, in questa nuova iniziativa, e mi risposero che l'ispirazione era valida. Io dissi allora ai seguaci che, con questa processione si poteva ottenere il riconoscimento dello Stato.
Il Centro spirituale mi disse di organizzare la processione che il "sì" lo avrei ottenuto con l'assistenza del Cielo. Naturalmente non fu un'impresa semplice. Il primo pensiero fu di creare un manichino con il volto di David. Poi io gli feci gli indumenti della figura del Grande Monarca, come quando Egli scese con la Sua processione di popolo, dal monte Labro, dove incontrò la morte. Oltre alla portantina abbiamo contrattato con la Banda musicale di Monte Laterone, ed anche con quelli dei fuochi artificiali per la festa al Monte Labro. Insomma tutto procedeva con grande entusiasmo, anche perché la Grande Madre mi aveva assicurato che il "sì" del riconoscimento lo si avrebbe ottenuto prima della processione.
Eravamo già nel 1960, ed anche il Cristo Re mi aveva promesso di assisterei, ed io e Leone, con i davidiani di Roma e della Montagna, eravamo più che convinti che tutto sarebbe andato bene. Noi non mancavamo di andare spesso al Ministero, divisione del culto, per sentire se ci davano questo benestare. La processione era bene organizzata per il 15 agosto, ed eravamo già alla metà di luglio, ed il "sì" dormiva, e le nostre ansie aumentavano. Il prefetto del Ministero, dottor Gatta, ci diceva che tutto dipendeva dal Ministro Tambroni. Io poi, ero anche inquieta con le mie Entità Guida, le quali mi ripetevano: "Vedrai che il 'sì' lo avrai!"
Il miracolo per noi è arrivato, perché è caduto il Governo Tambroni, ed il Ministro, prima di lasciare la carica, ha firmato il nostro Decreto, lasciandolo poi al suo Sottosegretario dott. Scalfaro. Il mattino del 26 luglio 1960, alle ore 9, il mio telefono ha suonato ed era il prefetto dott. Gatta che mi disse: "Signora Giro, venga subito, perché è stato firmato il suo Decreto". Io risposi: "Vengo subito a ritirarlo". E naturalmente io mi precipitai da lui, perché avevo capito di aver vinto i miei nemici. Uscita dal Ministero lo portai direttamente alla Prefettura, dove furono completate le registrazioni. Ripeto: eravamo già al 26 luglio e la processione era per il 15 di agosto 1960, ed io diedi un sospiro di sollievo e ringraziai l'Eterno Iddio e la Grande Madre, che mi avevano accontentata.
Dopo pochi giorni mi telefonò il prefetto Gatta per dirmi che aveva ricevuto una quindicina di telefonate da Cardinali e Vescovi, per sentire se era davvero stato firmato il nostro Decreto! Però IDDIO e la Grande Madre hanno dovuto far cadere il Governo Tambroni affinché costui firmasse il nostro Decreto, cosicché per la festa del 15 agosto siamo partiti con gran numero di fedeli dalla vetta del Monte Labro tutti pieni di entusiasmo, dopo la nostra nottata di veglia. Ci siamo organizzati per la discesa dal Monte, con la statua di David vestito da Grande Monarca, ci siamo incamminati accompagnati dal complesso bandistico per un tragitto di 8 km, e abbiamo raggiunto la Chiesa della Madonna dell'Incoronata di Arcidosso, dove abbiamo celebrato il nostro trionfo, mentre suonavano le campane. Alla fine ci siamo diretti in Via Talassese nella nostra sede.
Non vi posso dire il nostro entusiasmo durante la cerimonia sulla scalinata della Chiesa della Incoronata, quando io mi sono sentita chiamare dall'Alto e vidi il Padre SS.mo che mi sorrideva felice, ed era accompagnato da una immensa schiera di Angeli e Patriarchi. Questa visione purtroppo la vedevo da sola, ed anche la voce del Padre, Iddio del Cielo e della Terra che mi disse: "Elvira! Sei stata grande, il tuo trionfo lo avrai, non dubitare in unione ai tuoi aiutanti. Tu hai ereditato tutte le Chiese del Mondo". Io lo ringraziai, ma i miei occhi si riempirono di lacrime non di tutta gioia, ma anche di tristezza. Chiamai Leone e lo consacrai davanti a tutti Vescovo della nuova istituzione Giuris-davidica. La festa finì con molta soddisfazione di tutti i davidiani, anche perché non sono mancati quelli della cinepresa e le fotografie per il ricordo. Dopo tre giorni ci siamo poi organizzati per ritornare a Roma, dove mi attendevano i miei compiti familiari, e Leone doveva tornare alla sua fabbrica. In più non mancavano visite di persone che volevano conoscere l'Opera Giuris-davidica. Però il mio spirito era sempre giulivo, anche se subivo dei dispiaceri da parte delle mie tre sorelle, che erano contrarie alla mia Missione, che loro non capivano e non credevano alle mie visioni ed alle comunicazioni che ricevevo. Io non insistevo e dicevo loro che è un'Opera che mi piace.
Non trascuravo, quando ero incerta su qualche problema, di ricorrere alla mia Guida che si faceva chiamare: "Rai-Dai". Però io non la vedevo, ed avevo finito col pensare che mi teneva legata a Lui affinché non deviassi il mio pensiero su quanto ero destinata ad affrontare ed a risolvere. Quello che più mi preoccupava era quando mi applicavo a formare dei disegni da inserire sui libri, che poi dovevo anche spiegare nel loro significato. Come disegnatrice valgo poco o niente, perciò poi ricorrevo a un mio conoscente disegnatore di nome Nicola Labianca, che naturalmente pagavo. Il mio primo disegno è stato il Corpo Mistico Critico, e mi lasciò molto perplessa, specie quando cominciai a segnarci sopra nomi e simboli. Ci fu una sera che mi è apparsa la Grande Madre, che mi disse: "È tempo che tu lo completi quel 'Corpo' che tu hai disegnato"! Io le risposi: "Va bene, lo riprenderò ma lo capisco poco". Essa mi rispose: "È della massima, importanza”! Poi è scomparsa.
Cercai ancora di completarlo alla meglio, e poi glielo consegnai a N. Labianca che me lo fece perfetto. Quando fu la volta del disegno del 5° Libretto io ci lavorai sopra parecchi giorni, perché era in corrispondenza alle scritture, dove io spiegavo tutta l'Opera delle Rivelazioni Cosmiche Universali, della SS.ma Trinità di D.I.O. Ma, chi mi guidava sentivo che era la Regina dell'Universo, cioè il V.I.R. Madre, poiché sentivo e percepivo la Sua voce, e se in qualche frase da inserire mi trovavo incerta, ricorrevo a Leone che mi correggeva l'italiano, perché io con la 5a elementare, frequentata in un paesetto di provincia, avrei anche scritto in dialetto veneto.
Perciò il mio compito o Missione fu molto complicato, anche perché dovevo tènere un piede a Roma ed uno al Monte Labro. Nel 1962 quando io e Leone ci siamo trasferiti a Bagnore di S Fiora, il nostro trasloco fu poco piacevole, perché volevamo organizzarci per starci molto. In più Leone doveva anche badare di conservarsi il suo impiego alla fabbrica Polymer di Terni.
Il sabato e la domenica veniva qui a casa mia a Roma, dove aveva una stanza per suo conto. Quando poi si doveva andare alla Torre, si partiva da qui in Via Tevere 21, di mia proprietà. Però ci si muoveva secondo i "comunicati" che ci venivano dal Centro dell'Eterno IDDIO.
Nel periodo 1966 Leone venne a sapere che in quelle località era entrata in vigore la Legge per l'agricoltura (piano verde) per la costruzione delle strade interpoderali; così abbiamo cercato di conoscere l'impresa che operava sull'Amiata, ed anche come si doveva iniziare le pratiche da presentare alla Forestale di Piancastagnaio. Ed il capo direttore si chiamava dott. G. Vinciguerra. Abbiamo fatto con cura tutti gli incartamenti con l'Impresa dei fratelli Baldassarri, ma questi ci fecero un conto alto e oltre alla quota del contributo del Ministero dell'Agricoltura. Era per, noi troppo forte.
Fig. 6 I TRE FONDATORI del
Regno dello Spirito Santo.
David Lazzaretti (ritratto
in alto) il Legislatore che ha aperto il Libro dei 7 Sigilli. (Apocalisse, n.
5).
Leone Graziani col simbolo
del comando spirituale,
Elvira Giro con il libro
delle Verità Creative, aperto al Mondo, per il Regno dello Spirito Santo
(Apocalisse, n. 10 e n. 12)
(1969).
Il progetto della strada doveva partire dal Prato del Marrone (strada nazionale) e doveva collegarsi al nostro podere del Monte Labro, con il percorso di 3 km. circa, fino alla vetta. Ed erano passati ormai tre anni di richieste ed i Signori Baldassarri di Casteldelpiano, ci avevano scoraggiato per il loro sistema di pagamenti.
Perciò eravamo molto scontenti e delusi per la prospettiva difficile. Ma quel pomeriggio, arrivati a Bagnore, incontrammo un nostro seguace e amico: Vinicio Conti. E dopo che gli abbiamo raccontato il risultato delle nostre ricerche e delusioni, lui ci disse: "Ma perché non vi siete rivolti a me ed a mio genero Anivaldo Colombini? Lui si interessa di questi lavori". Cosicché siamo saliti a casa sua e abbiamo conosciuto il Colombini, che ci disse: "Ci penso io, contro Piancastagnaio".
Ma poi quando siamo ritornati da lui ci disse: "Leone vogliamo andare a parlare al dott. Vinciguerra per sentire cosa ci dice?" Ma quando ci siamo andati costui non c'era più (era stato trasferito a Grosseto) ed un suo aiutante disse a Leone che la nostra pratica era bloccata e disse ancora: "Io per mio conto, vi consiglio di prolungare la strada del progetto da 3 a 5 km per trasferire la pratica a Roma, che forse sarete più fortunati".
Abbiamo capito che eravamo ancora sotto le grinfie del Vescovo di Grosseto e Cardinali del Vaticano. Allora dissi a Leone: "Non scoraggiarti, noi abbiamo a Roma mio nipote Enrico e mi farò proteggere". La pratica dei 5 km Leone come ingegnere la sapeva fare, e quando la presentammo d'accordo con mio nipote, che aveva alle spalle il dott. X, mi disse: "Elvira, la strada l'avrai"! Passò poco tempo e tutto fu realizzato per il "sì" della strada di 5 km. Ed il Colombini diede inizio ai lavori con sommo entusiasmo dei nostri davidiani, e dei poderi circostanti, che finalmente finiva il loro isolamento.
Il 24 giugno 1970 giorno di San Giovanni, fu collaudata la
strada (mese del compleanno di mio figlio e inizio della missione di Leone).
Iddio mi ripeteva: "Elvira mia, anche questa sei riuscita a spuntarla,
contro i tuoi e miei nemici". Però il lavoro di astuzia di mio nipote e
quello di Leone, fu molto impegnativo, ed eravamo molto stanchi di lottare
contro le forze conservatrici del Vaticano. Però non abbiamo mai trascurato di
mandare a questi signori i nostri giornaletti e Libri sul progresso della
"incisione" dell'Opera dello Spirito Santo Madre, aperta a
Roma il 6 novembre 1954 e, come già dissi, in quel giorno ci fu la spettacolare
manifestazione sopra il ciclo di Roma, di oltre "cento dischi volanti"
che hanno formato il nostro simbolo .
Lo stesso "simbolo" che David Lazzaretti portava inciso sulla fronte,
impressogli da San Pietro, per volere del Cristo Re, quando si trovava nella
Grotta di S. Angelo in Sabina.
In quel giorno 6 novembre 1954 eravamo presi da l'entusiasmo per la celebrazione eseguita in casa del prof. Luigi Mancini, nostro sacerdote, perciò non li abbiamo visti, ma ci fu il Console Albergo Perego che li ha fotografati, e ne ha fatto oggetto di un libro sugli avvistamenti dei dischi volanti con la testimonianza di molti suoi collaboratori. Il fenomeno è avvenuto dalle ore 12 e 13 e penso che lo abbiano registrato anche i signori del Vaticano. Su questi argomenti, che riguardano gli extraterrestri, si è sempre occupato da 30 anni un nostro amico spirituale di Catania: Eugenio Siragusa, tenace sostenitore di questa Verità positiva.
La notizia dei cento dischi volanti apparsa sui giornali ci ha molto rallegrato anche perché nel nostro Notiziario "La Torre Davidica" abbiamo sempre sostenuto che gli extraterrestri si manifestavano per la conferma del Regno dello Spirito Santo. E qui io dovrei dire che nel principio della mia Missione, una notte fui chiamata da un "omino in tuta" che io riconobbi per l'Eterno IDDIO. Era color del fuoco e mi convinse di sdoppiarmi e di seguirLo fino al suo disco volante, dove io entrai e così vidi come era costruito e poi, seduta accanto a Lui, parlai a lungo ed infine mi riportò qui in via Tevere sul mio letto, e dopo averLo salutato mi sono svegliata. Troppe sono state le mie vicende spirituali ed anche i fatti ai quali ho dovuto partecipare. A raccontarli tutti molto mi dovrei allungare.
Nell'anno 1956 abbiamo ricostruito, come già dissi, la casetta nell'Eremo del Monte Labro per stabilirci dentro l'Altare della Eterna Alleanza con il Creatore dell'universo, patto stabilito dall'Eterno IDDIO con David a Belley, in Francia, il 14 marzo 1876, dopo che David ebbe aperto il Libro che era stato "sigillato" con 7 sigilli. Questo Altare lo abbiamo fatto costruire a Roma, e lo avevo riposto in un fienile nel podere dell'Alimonda, sulla strada del Monte Labro, in attesa che con dei buoi lo si portasse sopra alla vetta. Questo per la riconferma della avvenuta "testimonianza". Dopo lunga attesa siamo riusciti a costruire chiesetta e Altare con grande sacrificio, perché la strada non c'era ancora.
Dopo il 24 giugno 1970 con la strada collaudata abbiamo programmato che ci conveniva di farci anche la casa come nostra Sede. Chiesi alla Grande Madre di illuminarmi dove la potevamo costruire, perché confidavamo solo nelle nostre risorse. E Lei mi si è manifestata in compagnia di altre due Entità, e ci ha guidati sul posto, là dove ora si trova, e cioè ai piedi del Monte Labro, ma sempre sulla strada interpoderale.
Durante i giorni della festa del 14-15 agosto al Monte Labro arrivavano da tutte la parti con le loro automobili ed il monte era gremito di gente, e la festa dell'Assunzione era piena di giubilo.
Però non era compito facile spiegare a tutti il grande e meraviglioso evento delle Verità Creative del Pianeta Terra. Noi si distribuiva libretti e giornaletti, ma erano poco capiti, perché io ho l'abitudine di scrivere in sintesi, specie poi con i nomi nuovi delle Entità spirituali del Piano Creativo. Poiché a causa della "caduta angelica" l'umanità ha camminato per fede e per speranza di superare tutte le difficoltà che i 3 Regni inferiori ci frapponevano. Ed in più con le forze negative che ci ostacolavano.
In ognuno dei miei 13 libretti ho inserito il suo disegno figurativo e le fotografie, e quando cominceranno a capirli, io non ci sarò più su questa terra. Ormai ho già compiuto 78 anni e sono più che stanca di andare contro corrente vitale. Questa nuova Scienza è prettamente "nuova" ed in più, vi è: la "resa dei conti" iniziata con il nostro David, il Cristo Duce e Giudice della Terra, che fu respinto e denigrato ed anche ucciso come un falso Cristo.
Ho voluto scrivere la storia della mia vita per la ragione che non voglio che inventino storie non vere, che magari danneggiano la mia dignità spirituale, perché io ho rappresentato, come "anima" e "corpo fisico", lo Spirito della Regina dell'Universo, scesa sulla Terra per trarci in salvo dalla guerra nucleare atomica. Il Cristo Re, in David, aveva detto e scritto: "Il diluvio del fuoco, io ve l'ho risparmiato, ma rimane il diluvio del sangue!" Ed in più ancora disse: "Verrà Chi vi dirà chi io sono"!
La Grande Madre, apparsa nel 1947 alle Tre Fontane, si è mostrata con un libro in mano, coi piedi scalzi, ed era vestita con i colori della bandiera italiana. Io fui da Lei investita fin dall'aprile 1948. Essa disse di essere la Vergine della Rivelazione, cioè lo Spirito di Verità Spirito Santo che avrebbe fatte nuove tutte le cose della Terra, sulle basi dell'Opera Cristica, ed in riferimento del n. 10 e n. 12 dell'Apocalisse.
Debbo aggiungere che ho sempre eseguito anche gli "ordini" del nostro Creatore, e che, oltre alle scritture e incisioni spirituali, io ho spiegato anche il significato dell'Apocalisse, del Candelabro a 7 braccia, con i suoi 7 Arcangeli esecutori della "Creazione Umana". Nel contempo ho spiegato, con delle conferenze in unione a Leone, tutte le Verità Creative che mi venivano comunicate.
Incontrammo anche la contessa Egle Fanelli Galgani di Sarteano (Siena) che aveva scritto dei libri e anche eseguiva delle pitture spirituali a colori, ed è morta in fase di santità. In quel tempo io scrissi il 7° libro "La Meccanica Celeste", un libro con le tavole della Creazione terrestre ed altre figure spirituali donatemi dalla Egle in stato spirituale.
Nel 1971 Leone aveva disegnato e fatto il progetto sul tipo di casa da costruirci, così poi abbiamo parlato coll'impresario Colombini, e lui si è preso l'impegno di costruirla. Così si diede inizio alla costruzione e sulle fondamenta ci abbiamo messo il simbolo Giuris-davidico. I muratori erano arrivati da Roma. La casa oltre la parte cantina e garage è composta di 3 piani. Nel piano terra abbiamo creato il salone per costruirvi l'Altare alla Grande Madre. Dopo 4 anni abbiamo completato tutto.
I davidiani di Arcidosso noi non avevamo il tempo di incontrarli, anche perché i vecchi più ferventi erano morti, compreso Nazareno Bargagli. Turpino Chiappini subentrato al Bargagli come capo ed in unione a Marino Tommencioni, in quel periodo si erano staccati da noi ed erano stati coinvolti dalle lusinghe del Vescovo di Grosseto. E questi due d'accordo col Vescovo hanno destituito Leone come capo dei Giuris-davidici ed al posto di Leone era passato il Chiappini, uomo poco intelligente. Quando ci fu notificato il fatto ci siamo rivolti al nostro avvocato Rosapepe perché non sapevamo per quale ragione ci hanno fatto questo sgambetto e poi per sapere da ehi era stato proposto, perché Leone non aveva dato le sue dimissioni.
Fig. 7 LA SEDE
GIURIS-DAVIDICA (altitudine mt 1.000 s.l.m.) (1975)
Fig. 8 L’ALTARE
GIURIS-DAVIDICO nella sede del Monte Labro (1986)
Il nostro avvocato rimandava sempre la questione. Ed un giorno dissi a Leone "Io qui ci vedo la insidia del Vescovo di Grosseto", ma tu non sei il capo dell'opera e missione del nostro David, ma della mia Missione, nella Grande Madre Scienza. Ossia del proseguimento sulle basi della "Unica Legge" del Diritto Divino e Umano. Siamo noi che abbiamo risvegliato l'opera Giuris-davidica che era ormai spenta. Siamo noi che siamo stati riconosciuti con i nostri libri e i nuovi riti! Abbandoniamo la causa con l'avvocato e proseguiamo il 'risveglio" con la guida del nostro Creatore e della nostra Grande Madre del Centro Cristico. Leone era molto mortificato. Ma il Maestro che ci guida spiritualmente ci disse che l'avvocato era un venduto e che lo lasciassimo, con una lettera di congedo.
Cosicché abbiamo proseguito senza litigi, perché il Ministero con il suo Decreto aveva riconosciuto la nomina di Leone Graziani, perché la nuova Istituzione era perfetta nel suo insegnamento dottrinale, basato sulla SS.ma Trinità di DIO, e con lo Spirito Santo la Madre Scienza, mentre il nostro David era stato il nostro "legislatore" della "unica legge" del Diritto Divino da stabilire sopra l'umano diritto, (perché sei risorto e non più crocefisso) da stabilire, ed in più aveva aperto: il Libro dei 7 Sigilli e anche istituito il Battesimo del Fuoco dello Spirito Santo. Mentre con la Madre SS.ma è stato aperto il "battesimo dell'aria", e per conferma di questa conquista ci fu il viaggio sulla Luna! (e il primo uomo era nato a Roma, qui in Via Tevere n. 6).
Perciò è stato attraverso questa Nuova Scienza scritta, che l'Opera fu riconosciuta dal Ministero, anche contro tutte le opposizioni del Vaticano. A spiegare tanti particolari è un lavoro lungo. Ho scritto in sintesi il lavoro di circa 40 anni, anche se gli oppositori si rifiutano di dimostrare che non hanno saputo interpretare lo studio profetico del Vecchio e Nuovo testamento. Perciò io con Leone abbiamo proseguito sempre all'obbedienza delle Somme Potenze, che ci assistono e ci suggerivano sul da farsi. Però, in un dato momento, la SS.ma Madre, vedendo il tanto assenteismo da parte del Vaticano, in un libretto, come frontespizio, mi fece scrivere: (a pag. IX del 5° Libretto, anno 1968).
"Da quel Centro di A.M.O.R.E. (che significa: Armonioso-Movimento-Ordinato-Regolato-Eterno) - Io scesi per te Elvira sulla Terra, per rimuovere l'Arcano gioco. Non il Centro di A.M.O.R.E. ma Io volli prolungare il tempo ancora un poco. Volli con te Spirito Arcano, nell'Opera Audace condurti per mano. Sul sentiero del vittorioso cammino, poiché la giusta via avevi disertato, ribellandoti a me nella prepotenza di Caino. Grave fu, ed è stata la mia fatica, onde renderti cosciente e consapevole; che la Scienza, l'Arte e l'intelletto, son di diritto e di potere al mio cospetto. Ti diedi vita e potere, con la mia legge di rigore, per la gioia del mio sguardo e la pace del mio cuore: madre fui e sono! Ed ho dischiuso per te tutte le SCIENZE, alfin di rendere facile il tuo ritorno nel Centro mio d'AMORE, che regola e domina l'Universo Intero. Madre di Scienza e di carne fui, e Sono, alfin di poter prenderti per mano, guidare i passi tuoi e risvegliarti nel Mio Diritto Arcano. Su questa valle di esilio, sospirai e piansi, alfin di imprimerti la saggezza, e debellare il tuo cammino randagio e vano. Ora ritorno al Centro Mio, onde perorare per te la pace nel perdono. Poiché la causa Caina in Terra, ha deliberato il forte Tuono! (cioè, la bomba Atomica.) firmato: il VIR, la Grande Madre Scienza."
Io mi ero letto fin dal principio della mia Missione il suo "Libro dei Celesti Fiori", scritto dal nostro David, presso la Gran Certosa di Grenoble, in Francia, dove c'è anche scritta la profezia della Sua venuta sulla Terra, come potente Spirito della Grande Madre, con tutte le Sue comunicazioni, ed ero più che convinta che David fosse stato il Messo di Dio, come lui affermava. Però avendo io, da mamma Elena Cappelli Imperiuzzi, scoperto che David era l'incisione dell'“occhio sinistro” cioè il D.A.I., del diritto armonico irradiante, ed essendo stato ucciso, l'Opera Sua non fu del tutto compresa, e di conseguenza io dovevo come primo gioco, colpire coloro che lo hanno rinnegato e ucciso: cioè lo Stato italiano e soprattutto il Vaticano, perché l'occhio sinistro (del Corpo Mistico Cristico) doveva trionfare, come Diritto Armonico Irradiante.
Se il papa Pacelli non mi avesse tradito, perché soggiogato e vinto dal Grande Dragone, sarebbe stata ripresa l'Opera Spirituale del Cristo in 2a venuta, io poi ho dovuto pensare a mio figlio, che ho concepito in purezza da vergine, ma anche lui fu colpito nel suo fisico all'età di 14 anni, con la sua caduta per la rottura della pertica mentre faceva ginnastica a Spoleto. E chi dunque doveva prendersi la nuova responsabilità di qualificarsi l'occhio sinistro vittorioso? Mio figlio lo volevo laureato e perciò è subentrato Leone Graziani, perché l’occhio destro, colore celeste, è l'Opera incisa da Gesù Cristo, quale primo figlio vittorioso sulla Terra.
David nella profezia del suo Libro dei Celesti Fiori, scrisse: "Venendo io in questo mondo, dopo la Missione del Padre (in Mosè) e del Figlio (in Gesù) oh amatissimo Santo Spirito, Voi sarete il liberatore del genere umano, da ogni male che regna tra esso, poiché le miserie umane temporali e spirituali, abbondano con l'empietà ed ogni sorta di vizio, che sono al colmo della misura. Mio amatissimo Santo Spirito, voi renderete la calma al mare agitato di questo povero mondo. Voi porterete la pace agli uomini, e la tranquillità alla chiesa, che si riposerà in seno al Suo Sposo e gusterà il dolce sonno, dopo le tante oppressioni e calamità. Questa tranquillità compirà la felicità di tutta la umana famiglia. La fede e la religione formeranno la principale consolazione di tutti gli uomini. Per Voi, Santo Spirito, la felicità che regnerà su tutta la Terra, sarà talmente grande, che il mondo sembrerà come ho detto, un luogo di beatitudine".
"Il passaggio dall'estremo del male a quello del bene sarà così prodigioso che gli uomini, appena ci crederanno, quando si troveranno al colmo della felicità e di tutto il bene. Sì! felici saranno coloro che potranno prendere parte alla gloria, ed al bene di un sì grande trionfo. Allora, o Santo Spirito, si potrà dire che D.I.O. nella Sua bontà infinita ha voluto risarcire la povera umanità di tutti i mali che ha potuto sopportare nel corso di tanti secoli passati. Cioè dalla caduta dell'uomo fino a questi tempi felici e fortunati".
Di fronte a tale profezia mi sono trovata che non potevo rinnegare la mia Missione, alfine di stabilire il trionfo dello Spirito Santo, la Grande Madre Scienza, e che poi, si sarebbe manifestato anche Colui che si sarebbe preso il compito di essere il "liberatore" del male della Terra. Perciò dopo la mia Missione verrà Colui che confermerà questo trionfo, cioè Colui che io veramente attendo. Sono ormai 40 anni che mi faccio questa domanda: "Quel febbraio che il "pesce" si trasforma in "colombo", per stabilire ufficialmente il Regno del Millennio dello Spirito Santo, non spetta a me, ma a Colui che deve manifestarsi come il Cristo Re"! Almeno così io credo.
Io e Leone non abbiamo mai trascurato di celebrare la santa Funzione domenicale, ed anche recitare preghiere durante i giorni della settimana, per comunicare all'Eterno IDDIO il nostro pensiero di ringraziamento per averci tratto in salvo, dalla bolgia infernale, come la definisce il nostro Dante Alighieri. Ma visto che dopo tanti anni di fatiche e di insidie, con le 6 cause in tribunale (contro i preti, miei nemici), nel 1979 decisi di spiegare anche la Divina Commedia, perché in più di 600 anni che è stata studiata, e non sono riusciti a comprenderla nel suo significato spirituale. Ci sono delle persone e degli studenti che pensano perfino che Beatrice sia stata l'amante di Dante! Come si possono condannare gli studenti se i loro professori non li istruiscono spiegando che la Divina Commedia non è altro che la "commedia" della nostra vita, descritta in forma spirituale. La reincarnazione era un fattore ignorato dalla massa umana. Solo a pochi studiosi esoterici era dato di capirla.
La splendida Beatrice sarebbe niente di meno che la Creatrice delle nostre anime, e Dante Alighieri, dopo essere stato da lei irradiato e purificato, si è reincarnato in David Lazzaretti, passati "un cinquecento e dieci e cinque" anni. Nel Paradiso, Canto 32 vv. 103 e 151 dice: "Qual'è quell'Angel che con tanto gioco, guarda negl'occhi la nostra Regina? Innamorato si che par di fuoco? Così ricorsi ancora alla dottrina, di Colui che abbelliva di Maria, come del Sol la Stella Mattutina", (Perciò si è ripetuto il gioco di Maria SS.ma, con la sottoscritta). [...]. "E cominciò questa santa orazione: (3, 33, 1) "Vergine Madre, figlia del tuo figlio (Franco), Umile e alta più che creatura, termine fisso di Eterno Consiglio, Tu sei (Elvira) Colei che l'umana natura nobilitasti sì, che il Suo Fattore non disdegnò di farsi Sua fattura. (l'Eterno Iddio createsi sulla Terra). (3, 27, 142). Ma prima che gennaio tutto si sverni, per la "centesma" che è laggiù negletta, ruggiran sì questi cerchi superni, che è la fortuna che tanto si aspetta".
Anche quest'ultima frase potrebbe riferirsi al fattore di "febbraio" 1987, che io ho tanto atteso, e che mi era stato comunicato fin dal 1953. Da queste scritture, o comunicati profetici, mi hanno segnalato il traguardo, sia con la uccisione del Grande Dragone, sia con la nascita del Nuovo Verbo, per la ragione che la Grande Madre Scienza, ha stabilito la chiusura della Sua Opera creativa, attraverso tutte le Sue Verità, che lo io ho pubblicato sulle basi dell'Opera Cristica.
La spiegazione della Divina Commedia non fu per me un compito facile. Una notte, che mi sono ritrovata sul Cielo degli Eletti, trovai che piangevano tutti, ed in coro mi dissero: "Signora, perché non dice che Dante Alighieri si è reincarnato sulla terra, dopo 515 anni dalla profezia? Perché non abbrevia i tempi? Noi siamo stanchi di attendere che le Sue rivelazioni spieghino anche questo evento". Io li guardai, e vedendo il loro grande dolore di attesa, risposi: "Vi accontenterò". Dopo, quando mi sono svegliata sul mio letto, e che ho dovuto ripensare alla visione, mi sono detta: "Il cinquecento e quindici anni della Divina Commedia io li ho trovati anche scritti sui libri dell'opera di David Lazzaretti e di don Filippo Imperiuzzi! Ma David, sarebbe stato il Dante reincarnatesi"?
Con la calma e riflessione ripresi a rileggermi attentamente il Purgatorio e quando trovai, che nel Canto 33, i versi 22-53, in forma sibillina (Dante conversando con Beatrice) facevano capire che lui si sarebbe reincarnato (!), io Elvira ne piansi, con grande angoscia!
E mi sono poi detta: "Ma perché non l'ho letto prima? questo libro, che l'avrei capito"? Cosicché cominciai a scrivere e spiegare con cura la parte del Purgatorio e del Paradiso, dove ci trovai descritta anche la mia ardua Missione spirituale materna, con la nascita di mio figlio, che sarebbe stato il "fattore umano". Fu questo per me uno studio molto riflessivo, per avere scoperto che Dante stesso si era "preannunziato" di ritornare sulla Terra, come Cristo Duce e Giudice, in David Lazzaretti, e mi sono sentita più energica nella lotta contro l'ignoranza di quei "fantocci dall'animo triste e pesto" che non avevano interpretato il significato spirituale e simbolico della Divina Commedia, ma io mi adirai ancora di più, contro il Dragone maledetto che si era annidato nella Sede del Vaticano e nello Stato sociale italiano, poiché con la sua forza comunicativa, impediva la chiusura del trionfo Cristico.
Ma io, poi, non sapevo con chi prendermela: se con gli studiosi delle "scienze occulte", che si sono qualificati: "Rosa+croce", Templari", ecc. o con i capi della chiesa di S. Pietro e Paolo, e con il Sinedrio. Però delle correnti religiose, che si sono pronunciate in mio favore, se ne sono alleate solo due, con la mia Nuova Istituzione. Ma forse era soltanto per rafforzare la loro e non per l'Opera Giuris-davidica. Non si sono mai pronunziate, né il cosiddetto Movimento dei Mariavita e, neanche la chiesa antico Cattolica (Old Cattolich Curch). Ora, se non viene l'aiuto del cielo per lanciare l'opera nostra, direi che ci troviamo anche isolati se insistiamo nel sostenerla.
Nel dicembre 1981 ho stampato il 9° libretto della "Divina Commedia spiegata spiritualmente". Ma con nessuna affermazione di riconoscimento da parte degli studiosi, circa le mie "Rivelazioni". Il Cielo e la potenza del Centro Solare Cristico e del Centro Cosmico mi comunicarono di non stancarmi, ma di attendere poiché c'erano altre pedine da promuovere. Ed io mi ripetevo: A quando, mio Eterno IDDIO, la chiusura della mia dura Missione, con Leone"?
Quando il 13 maggio 1981 alle ore 11 mi furono consegnati questi libretti stampati seppi poi che, nella stessa ora, a piazza San Pietro avevano colpito Karol Wajityla, Papa Giovanni Paolo II. Del fatto io ne rimasi impressionata, per la strana coincidenza, significativa nei confronti del Vaticano, che non aveva saputo interpretare la Divina Commedia!
Nel mese di agosto 1981, il giorno 13, ci siamo recati al Monte Labro per la nostra ricorrenza festiva dell'Assunzione della SS.ma Madre. Abbiamo portato in macchina con noi due coniugi, Giacomo e Grazia Tamberlani, e la signora Wanda Mariconda Forcellati. Si contava di trascorrervi tutto il mese. Ma con i Davidiani di Arcidosso era già subentrata una fase di distacco, perché essi si riunivano durante la notte, dentro la Grotta, mentre noi andavamo di giorno, (quale "Resurrezione") nella nostra chiesetta, dove si trova il nostro Altare della Eterna Alleanza con il Creatore, sul posto stesso dove lo aveva costruito il nostro David.
Molti fedeli, che venivano di giorno, partecipavano alla nostra S. Funzione e facevano anche la Comunione. Verso le ore 13,30 abbiamo lasciato il Monte e siamo ritornati alla nostra casa. Avevamo anche nostri ospiti dei seguaci di Grosseto: Enzo Quartana e altri due amici. Cosicché il pomeriggio fu allegro e armonioso, ed abbiamo deciso che l'indomani si sarebbe andati in gita sopra il Monte Amiata, al vetta, dove ci sta la Madonnina dei Boy-Scout. L'indomani arrivati ai piedi della statua, dove ci sta una grande croce di ferro, e ci siamo cercati il posto per sostare in preghiera. E Leone andò a collocarsi sopra le radici di un vecchio faggio, e noi 4 sul piano di una grossa roccia. Ma, mentre pregavo, in visione vidi un enorme serpente, color argento, simbolo del mercurio, che usciva da un crepaccio di una roccia e poi venirmi vicino con la sua enorme testa. Io mi presi il bastone che mi era servito a salire la montagna, e glielo sbattei per tre volte sulla testa, per impedirgli di avvicinarsi di più. Lui è rimasto fermo tranquillo a guardarmi, mentre io impressionata raccontavo la visione ai miei amici.
Poi vedo sopra la statua della Madonnina scendere dal cielo tre veli che si sono adagiati come una aureola fino ai piedi della statua. Ma i miei amici, Giacomo Grazia e Wanda e neppure Leone li vedevano. Dissi loro che erano: il 1° celeste, (la conoscenza cristica), il 2° giallo, (la conoscenza cosmica), ed il 3° rosa, (l'armonia con tutti i Regni dell'Universo). Dissi che questo giorno doveva avere il significato della realizzazione del Piano Materno, per la ragione, che sentivo sul mio corpo una forte corrente fredda, ed in più vi era il serpente di colore argento, che non mi era nemico, ma solidale. Con tutto ciò non ero allegra.
Al ritorno siamo passati per S. Fiora, dove in questo paese vi sono le sorgenti del fiume Fiora. Ma io mi sentivo molto angosciata, mentre Leone e amici erano festanti. Quando alla fine poi siamo giunti a casa, e che abbiamo deciso di prendersi un tè, io mi vidi con sorpresa fiorire sul petto la testa del serpente, e così dissi: "Amici cari, il serpente ce l'ho sul petto, con la sua testa, e non so capire per quale ragione". Mentre Leone era piuttosto nervoso. Io poi oltre aiutare a organizzare la cena, sentivo di dovere andare a scrivere dei comunicati, che mi davano.
Il giorno successivo, 17 agosto, Leone coi 3 amici sono partiti per visitare Siena, ed io rimasi a casa per scrivere e meditare, però nella serata, ci fu una discussione tra Leone e Wanda, che alla fine lei voleva partire per Roma, con la corriera del giorno dopo. Io, dopo aver pacificato i due, mi recai a letto, per riprendermi dal freddo che mi sentivo sempre addosso. Passai una nottata molto agitata ed al mattino ero ancora col freddo e molto depressa. Wanda ha voluto partire e Leone l'ha accompagnata alla corriera.
Il giorno 25 agosto io volevo alzarmi, ma avevo freddo e non mi riscaldavo; allora chiamai Leone Giacomo e Grazia e chiesi loro di donarmi della energia con le loro mani per equilibrarmi. Io ero adagiata sul mio lettino, ma ad un certo punto sentii sul cervello la voce proveniente dal Centro Cosmico, con forte energia parlarmi, che mi disse che dovevano innestare la mia immagine dentro al Centro della Terra. Allora lo dissi a Leone e Giacomo, di mettere le loro mani sui miei piedi per darmi forza, mentre a Grazia chiesi di tenermi le mie mani nelle sue, perché nel contempo io stavo in contatto con delle entità che non conoscevo. Non sapevo ancora che si trattava della "Parusia".
Questo lavoro è durato più di 2 ore e mezzo, e le entità spirituali, avevano innestato spiritualmente nel mio corpo fisico molti cavi di energie elettriche. Durante la notte io avevo già veduto 4 personaggi, che manovravano intorno al mio corpo, con i fili conduttori, ma io pensavo alla manifestazione del serpente, e che fosse stata quella la vera ragione del lavoro notturno. Ma quella mattina, assistita dai tre, vedevo, come in una proiezione cinematografica, tutto quello che avveniva sopra al mio corpo, per la congiunzione con il Centro della Terra. La mia figura era color del fuoco, ed era stata allungata più di 700 metri. Il volto della figura era il mio, ed ero come sdoppiata ma allungata, come ho detto, in forma gigantesca. Il volto ed anche il corpo lo vedevo: il mio, ma su questo vi facevano entrare tutti i fili delle energie elettroniche nucleari, che partivano dal Centro Cristico, e dal Centro Cosmico Universale.
Vedevo pure che sul mio corpo fisico, adagiato sul letto, ci avevano allacciato oltre che il cavo proveniente dal Sole Cristico, anche quello dalla Luna ed ancora quello dal Corpo Mistico Cristico della Maestà Divina Armonica, ed anche dai due pianeti, Giove e Marte. Il tutto poi era stato congiunto anche con il cavo del Centro Cosmico per la conquista della Conoscenza dell'Universo. Un lavoro, di un vasto collegamento.
Io vedevo questo da semisveglia, e lo raccontavo ai 3 assistenti per ricordarmelo, alfine di lasciare sulla Terra la testimonianza di quanto è avvenuto. Al Centro Cosmico, da dove partivano gli ordini, io dicevo: "Fate presto perché temo che il mio cuore non resista. In più vedevo il riflesso dell'Anima mia, dentro la Terra non ancora completato nel suo insieme, come: i piedi e le mani". E mi sentivo rispondere che, a perfezionarlo in tutti i suoi organi ci avrebbero pensato loro. Vedevo una ventina di uomini color del fuoco, che lavoravano energicamente intorno a questa nuova Anima della Terra.
Fig. 9 La NUOVA ANIMA DELLA
TERRA con le sue Potenze Spirituali (1981)
Prima di lasciarmi libera, dal Centro Cosmico mi dissero, che alla domenica 30 agosto, durante la S. Funzione, per le ore 12, si sarebbe stabilito e confermato il "grande evento terrestre" e cioè: la cosiddetta "PARUSIA". Il nuovo "innesto animico" femminile della Terra. Ora la Terra non è più invasa da Lucifero ed i suoi aggregati, ma è subentrato il potere della Grande Madre Scienza. Perciò sono subentrati nuovi cambiamenti. Non sto a raccontare tutto perché l'ho riportato nel mio 10° e 11° libretto. Dirò solo che alla domenica durante la cerimonia, dalla ore 12 alle 13,30 del 30 agosto 1981, io non ero col mio solito Spirito, ma vi era in me la Potente Grande Madre Scienza, che celebrava con me, e in me, il rito giuris-davidico.
Ringraziai Leone, Giacomo, e Grazia di avermi assistita in quel martedì 25 agosto, data da commemorare come avvenimento prodigioso del Pianeta Terra, cioè il "cambio spirituale dell'Anima terrestre, annunziato quale "parusia" delle Sacre Scritture, ed è l'Opera della Prima Resurrezione umana "incisa" dalla Grande Madre Scienza, attraverso la mia persona.
Dodici anni prima, il 14 marzo 1969, trovandomi io con Leone a Bagnore, col mio forte pensiero avevo chiesto al Centro Cosmico: "Ora che la strada è quasi finita, finiscono qui le mie responsabilità spirituali?" E per risposta mi dissero: "Giorno verrà che il tuo trionfo sarà proclamato con i figli di buona volontà. Tu hai donato la "conoscenza" e tutte le "scienze" per il conseguimento della completa "resurrezione" dei corpi fisici umani. Ora non puoi volere che sia applicata la "resurrezione" con le sole Verità Creative in una società in disfacimento, per cui è necessario attendere che questa società si disgreghi verso la sua "purificazione". Poi ti sarà facile applicarla". Io domandai: "Ci sarò io sulla Terra?" La risposta fu: "Io ti proteggerò e ti illuminerò per saperti preservare e difenderti contro i "caini ribelli". Sarai difesa e con te l'Opera Giuris-davidica. Sion, mia dolce creatura, quanti anni sono passati! Quanto hai sofferto di ingiurie e fatiche, ma la scadenza è quasi raggiunta. Sii serena che tutto va bene".
E ciò, doveva realizzarsi nel 1981. Da allora fino ad oggi sono già trascorsi molti anni, ma per il "mondo spirituale" gli anni non contano, solo sulla terra li contiamo. Ma per vincere quel dannato Grande Dragone quanto ancora ci vuole?
Nella visione dell'Apocalisse (n. 12, 9) Giovanni Apostolo dice che quando il Dragone fu gettato sulla Terra, si è portato dietro anche le sue stelle del cielo, (cioè i suoi seguaci) perciò non è solo lui il nemico, ma ancora altre forze negative, ed a indovinarle nel loro gioco, non è facile colpirle e riconoscerle nel loro corpo umano, astuto e disfattista. Perciò seguire i disegni del nostro Creatore ci vuole la intelligenza. Però una volta "incisa" la "nuova Anima" nella nostra Madre Terra, io penso che siamo verso una conclusione finale e positiva. Le bombe atomiche sono molte sulla crosta terrestre, perciò ove finisce il nostro traguardo di "purificazione"?
Nel 1952, dopo che avevo disegnato il "nuovo" Corpo Mistico Cristico della Maestà Divina Armonica, io scrissi: "Oh Altissimo Signore IDDIO Creatore, mi hai voluta a Tua immagine e somiglianza. Mi hai insegnato la forma per innalzare a Te il mio pensiero di amore e di ringraziamento per essere accorso in aiuto della salvezza mia. Il mio pensiero innalzo a Te mio DIO, e Signore! Osserverò le pianticelle che ti offrono i loro fiori e frutti. Così l'anima mia aprirà la porta del mio Cuore. E come una bianca ROSA (CHIESA) aprirà i suoi petali, emananti il profumo di grazia e di tenerezza, per la gratitudine che Ti debbo, per avermi tratta in salvo. Io ero perduta! (la Terra) e Tu mi hai teso la mano. Tu non volevi la mia intelligenza, la mia sapienza. Tu volevi il mio Cuore! (il Culto). Perché Tu sei A.M.O.R.E. ("Armonioso - Movimento - Ordinato - Regolato - Eterno"). E senza questo ardente Amore, non si conoscono la Tua o grandezza infinita, mio Signore"!
"Il Cuore è il centro del mio corpo, e in esso corrispondono tutti i miei sensi. Se esso è collegato con Te, mio Signore, io sarò in armonia con tutti i miei sensi. E se tutti corrispondono all'armonia del Cuore, io sono un piccolo Mondo, ove si rispecchia l'armonia del Creato. Perché Tu sei il Creatore del Creato, e sei Colui che mi ha teso la mano per salire fino a Te mio Signore! Questo mio Cuore lo terrò sempre a Te congiunto in Eterno, perché Eterno sei. E con Te io sarà Eterna. Perché io sono un piccolo Mondo, che riflette la sua Armonia nel Tuo Centro. E se Tu sei il Centro e sei in me, io e Te siamo una stessa forza ed Essenza!! soltanto che Tu, sei Uno nel Tutto, ed io, sono Una con Te".
Fig. 10 La DONNA VESTITA DI
SOLE nella Missione di ELVIRA GIRO (1967)
"Sono tanto piccola, (la Terra) di fronte al grande Cosmo. Eppure mio Signore Ti ho raggiunto! Tu mi hai detto: "Ti ho tratto in salvo perché ho veduto i tuoi occhi a piangere"! Ma con me, troppi occhi piangono. E Tu mio Signore asciugali. Irradiando il mio Cuore: di Luce e Splendore. Allora il mio pianto si convertirà in gaudio. So mio Signore, che molte sofferenze ci attendono ancora, e non posso dire: abbreviale! perché tutto deve passare con la Legge di Causa e di Effetto. Hai accelerato il tempo! e il delirio della corsa è duro da superare. Donami fede, forza e sapienza, sostieni il mio Cuore, e fa che la Tua Armonia, trasfusa in me, io possa tramandarla ai miei congiunti, per la stessa causa di Armonia e di trionfo del bene e del vero!!"
Questa mia prima "comunicazione" dal Centro dell'Eterno IDDIO, scritta nel 1952, mi fece conoscere tutta la mia responsabilità del grande compito. Io ero scesa sulla Terra come anima e spirito per comunicare all'umanità che siamo stati promossi dal Liceo all'Università spirituale. E per questo grandioso passaggio era più che necessaria la "nuova dottrina" delle "scienze creative", quale Spirito di Verità, Spirito Santo, guidata soprattutto dalla Grande Madre Scienza, altrimenti mi sarei perduta in questa valle di lacrime e di infernale dominio delle forze ribelli e conservatrici.
Fin dal 1954 io e Leone ed i nostri amici seguaci, ogni ricorrenza della festa dell'Assunzione, si raggiungeva la vetta del Monte Labro per trascorrervi una notte di veglia. In principio si andava a piedi, e col somaro carico, fino a che nel 1970 la provvidenza del Signore IDDIO ci fece fare la strada per salirei con la macchina. Capivamo che la nostra "nuova opera incisiva" procedeva con calma e sacrificio. Lo Stato italiano, che nel 1960, ci ha riconosciuti, non ci ha mai assistiti. Io ero fiera di portare avanti l'opera, annunziata da Giovanni Evangelista come Apocalisse del n. 10 e n. 12, mentre il n. 5 l'aveva incisa David Lazzaretti. Sapevo che ero guidata da tutte le Potenze del Centro Cosmico. Ero stata annunziata sia nel Libro "dei Celesti fiori", di David, sia pure in quello "dei 7 Sigilli". Capivo che, con il movimento di tanti circoli spirituali e con gli extraterrestri, si doveva raggiungere il cambiamento, ma si doveva procedere con prudenza.
Quando poi mi sono letta la Divina Commedia, al Canto 31 del Paradiso. Nei vv. 58-90 Dante dice: "Dov'è Beatrice?" e la voce gli risponde: "È scesa in Terra a terminar l'opera tua", (quella iniziata da David Lazzaretti). Io qui mi convinsi sempre di più che ero sulla strada giusta, e che operavo per la Verità Creativa.
Quando poi dovetti scrivere anche 1'11° Libretto, con il disegno dell'Anima femminile della Terra perfezionata, mi dissero che si era verso la finale conclusione. Io chiesi allora al Centro Cosmico: "Mio figlio, che ho concepito da vergine, e Leone Graziani, che mi avete mandato al mio fianco, come li qualificate"? Mi fu risposto: "È un interrogativo che tu non sei tenuta a spiegarlo. Ti dirò solo, che il Dio Giove, ed il Dio Marte, sono in perfetta alleanza con il Cristo Re e Signore del Sole Cristico e della Madre Terra, come pure lo sei tu". A questa risposta pensai: che le Entità di questi Centri, possono essere anche cambiate e che la sentenza della vittoria finale, deve essere lasciata ai posteri.
Quando chiesi altre spiegazioni, mi risposero: "Per ora è prematuro stabilirlo, ma sappi che sono 3 i Centri di Comando del governo terrestre per tutto il "millennio" dello Spirito Santo, che è il Regno, che deve forgiare la intelligenza umana abbinata al sentimento del cuore.
Domandai ancora: "Nel 5° libretto nella prima figura del grande disegno vi sono due bambini, uno è mio figlio, che tengo in braccio, l'altro è Leone, che cammina con me, e sono piccoli, mentre invece sono adulti"? Mi risposero: "Rappresentano il Verbo dell'Opera Cristica nella sua maturazione; ed il cerchio, con i "tre volti" = RAI - DAI - VIR =, ti spiega la posizione dei 3 Comandi terrestri. Tu ora, con il comando della Terra, devi tenerti in contatto con tutti e tre i Centri".
Chiesi ancora: "Io, quando a suo tempo formulai il "giudizio spirituale della Terra", dissi che nella finale del millennio, il "naso" del Corpo Mistico Cristico, sarà maschile, e mi fu risposto che avevo vinto la prova. Però ora la Terra è stata vinta dalla potenza Madre, la Creatrice delle Anime, ma alla fine del "millennio" sarà il Creatore dell'Universo, che prenderà possesso con il Suo Diritto Armonico Irradiante, conquistato? Dunque, costi quello che costi, la finalità è decisamente questa conquista"!
Ho scritto il 12° libretto per spiegare chi fu David Lazzaretti nella Sua ardua Missione; scrissi che Lui era la reincarnazione di Dante Alighieri, l'unto da Beatrice. Aveva ricevuto tutti i 7 Poteri spirituali, alfine che dopo 515 anni dalla profezia, egli potesse aprire il Libro della Nuova Vita umana, con la nostra prima Resurrezione. Il tempo della mietitura umana era ormai raggiunta e si doveva procedere nella lotta, contro i conservatori "caini" e "luciferici". Se il nostro Dante ha lottato per propagare le sue verità velate, ed è morto a soli 56 anni, in David Lazzaretti fu ucciso a soli 44 anni, ed è il caso di dire che Egli: fu vittima per 2 volte.
David nel suo libro dei 7 Sigilli, che vi ho spiegato, ha lottato con l'Eterno IDDIO, per salvare il massimo della Creazione umana, poiché sarebbe venuto il tempo quando l'uomo "caino" avrebbe inventato la bomba atomica per la distruzione totale della umanità. Se ora credete di seguirmi nell'Opera della Grande Madre Scienza, e nei Suoi insegnamenti, avrete il Suo perdono. Io, come suo strumento vitale, in quasi 40 anni ho propagato tutto il Suo volere, con le Verità Creative.
La vostra "risalita" attraverso il "Libero Arbitrio" di ciascuno, è alla pari dello studente universitario che per arrivare a raggiungere la sua "laurea" ha soltanto il tempo di "mille anni". Questa risalita, vi prevengo, è molto impegnativa, e richiede molto rispetto e devozione alle Potenze Creatrici, ed alla fine, avrete il "bacio del perdono".
Io e Leone da anni preghiamo e ringraziamo ogni sera i nostri fratelli extraterrestri, ed anche le Potenze Creatrici, per il loro grande lavoro, per il controllo del movimento della nostra Madre Terra, che ora sta sollevandosi verso la sua "nuova orbita", cioè il viaggio di congiunzione al Centro Cosmico. Il loro grande lavoro è del tutto ignorato dalla umanità, però il nostro David ci aveva avvertiti dicendoci che, quando l'Opera Sua andava al traguardo, non riconosceremo né l'estate né l'inverno, perché la Terra subirà i cambiamenti.
Perciò con la morte del Grande Dragone, avvenuta il 30 dicembre 1986, io penso che la mia Missione sia finita, nel trionfo giuris-davidico. La spiegazione della morte e demolizione del Grande Dragone, si trova alla fine del mio 13° libretto, con tanto di Tavola fuori testo. Ma il mio lavoro per ucciderlo fu assai duro e penoso ed anche impegnativo e sempre guidata dalle 2 Potenze Cosmiche: Padre e Madre SS.mi.
Dalla demolizione dell'enorme Dragone, negativo all'ordine umano e divino nell'Unica Legge, ci fu poi per la Terra, la conferma della nascita del "Nuovo Verbo" della Scienza Universale, che sarebbe nato dopo 40 giorni. Ma durante questo periodo io ero sempre triste e angosciata, forse perché in questo lasso di tempo sentivo in me la dolorosa fase terrestre: cioè lo scompiglio dell'umana società, che sarebbe passata nella "nuova fase", per il cambiamento dell'Ordine Creativo.
Ho voluto documentarvelo affinché gli umani ne siano a conoscenza. Io Elvira sono stata il cosiddetto "strumento" fisico naturale, al servizio delle Potenze Creatrici, al fine di portarvi a conoscenza che l'umanità è entrata in contatto con il Centro Cosmico Universale. Ora vi riporto qui un'antica "profezia" della Grande Madre Scienza:
"Il Signore mi possedette all'inizio delle Sue opere, fin dal principio, avanti la Creazione. Ab-aeterno fui stabilita, al principio, avanti che fosse fatta la Terra. Non erano ancora gli abissi, ed Io ero già concepita. Or dunque, o figli ascoltatemi! Beati quelli che battono le mie vie. Ascoltate i miei avvisi, per diventare saggi. Non li ricusate! Beato l'uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno alla mia porta, e aspetta all'ingresso della mia casa, (Chiesa). Chi troverà me avrà trovato la vita, e riceverà dal Signore la salute"! Ed ancora, nell'Ecclesiaste, del messale romano: "Io uscii dalla bocca dell'Altissimo, primogenita avanti a tutte le creature. Io feci nascere nel Cielo una Luce imperitura. E come nebbia ho ricoperto tutta la Terra. Io abito nei più alti Cieli. Il mio Trono sta sopra colonne di nubi. Io sola feci il giro del Cielo. Penetrai nel profondo dell'abisso. Camminai sui flutti del Mare. Posai il piede in ogni parte della Terra. Presso tutti i popoli, in ogni Nazione ebbi l'Impero. E di tutti, grandi e piccoli, conquistai i cuori. Tra tutti questi io cercai un luogo di riposo. E decisi di dimorare nell'Eredità del Signore! Allora il Creatore di tutte le cose mi parlò, e mi diede i suoi ordini. E Colui che mi creò risposò nel mio tabernacolo".
Fig. 11 La DEMOLIZIONE DEL
GRANDE DRAGONE (1986)
A confermare questa profezia è stato San Giovanni Evang. nella sua Apocalisse, dove al n. 10 e 12, scrive: "E apparve in Cielo un grande prodigio: una Donna vestita di SOLE, che aveva la Luna sotto i piedi e sul Suo capo una corona di 12 Stelle. Essendo incinta gridava per le doglie, e per gli sforzi del parto (la Terra nella sua evoluzione, del "nuovo Verbo"). Ed un altro prodigio apparve nel Cielo: Ecco venire un grande dragone rosso, con sette teste e dieci corna, e sulle sue teste, sette corone. Con la coda si traeva dietro: la terza parte delle stelle del Cielo, e le precipitò con lui sulla terra. Ed il Dragone si pose davanti alla donna, che stava per partorire, e per divorarle il figlio maschio". (Apocalisse n. 12). Mentre al n. 10 è il VIR, Spirito Santo Madre, il Verbo Irradiante Rivoluzionario, ed è la stessa Madre che si è manifestata con un Libro nelle mani, il 12 aprile 1947, alle Tre Fontane di San Paolo a Roma, vestita con i colori della bandiera italiana. E disse: “Io sono la Vergine delle Rivelazioni”! (La vera Madre! poiché è la Creatrice delle "anime" nostre). Vale a dire: Colei che le forgia, a seconda del posto che debbono occupare nel Corpo Mistico Cristico, (perciò è anche la Guida Animica dell'umanità terrestre). Mentre il Padre, è il Legislatore sociale della Terra, ed ora è per la applicazione dell'Unica Legge, quella del Diritto Divino da stabilire sopra l'umano diritto.
Nelle nostre famiglie terrestri è la madre che partorisce i figli, mentre il padre le manifesta il suo pensiero nella posizione sociale e progressiva. Direi che il concetto creativo dell'umano pensiero della nostra società dovrebbe basarsi su questa similitudine, se vuole creare sul "piano Terra" la "grande famiglia" delle Nazioni unite, per poi raggiungere una vitale armonia sociale di tutta la Terra. Dobbiamo studiarci il "Corpo Mistico Cristico" nelle varie posizioni di governo e di comando spirituale delle Potenze Creatrici.
Superata questa fase di equilibrio sociale, con l'evento della "Parusia" la Nuova Anima della Terra "incisa" nell'anno 1981, credo che l'equilibrio poi, si realizzerà attraverso le creature "di buona volontà".
Nei miei primi scritti, che mi venivano comunicati e poi da me pubblicati, io scrissi questa frase:
"Tutto il mondo è in evoluzione, la bomba atomica è in preparazione, (come fase di ammonimento). Oriente e occidente si trovano in periglio, ancora un poco e vi sarà grande scompiglio. Il cielo e la terra orror darà, e fragor di tuoni sentirà. L'intelletto a ragion finita, darà il frutto della lor fatica". (...).
Poi scrissi ancora: "Oh Eterno, Creator dell'Universo! Io sono una con Te (la Terra) ma Tu, sei Uno nel tutto! Ti prego di non abbandonarmi, ma di proteggermi, affinché io superi questo passaggio vitale! Grazie con tutto il mio cuore, e con tutta la mia mente, mio Eterno Signore dell'Universo"!
Queste mie comunicazioni, non ho trascurato di inviarle ai capi dello Stato e della Chiesa di Pietro e Paolo! Essi non ne hanno tenuto conto, cercando invece di ignorarmi. Ma ora che ci troviamo nella fase culminante e che il popolo ne è allo oscuro (di questa splendida conquista), esso si ritrova squilibrato e forse pensa alla "fine del mondo" molto tragica. E la colpa va a coloro che si considerano dei "dotti" "intelligenti", ed in realtà non lo sono. Perciò le conseguenze sono più dolorose da superarsi. L'Eterno I.D.D.I.O. Padre, con la Grande Madre Scienza, non hanno mai trascurato di assisterei attraverso i loro Messaggeri, per proteggerci e vincere le cause di effetto positivo della nostra evoluzione terrestre, attraverso le nostre moltissime reincarnazioni.
Nel 1949 tornata da un viaggio a Pompei, con l'artigianale, ebbi questa "comunicazione": "L'ordine armonioso può esser forgiato, se non quando — attraverso l'A.M.O.R.E. — voi ne sarete assorbiti; quel tanto da poter resistere come umani. La parte "assimilazione" è dovuta alla forza che si opera in te (Elvira) quale "principio creativo" del riflesso dell'eterno movimento dei Centri Solari, ove tutto si conferma e si legge".
Ed io ho risposto: "Oh Eterno Infinito! dove tutto si legge ed è tutto scritto. Mai nessuno Ti ha scrutato? come l'occhio che qui hai tramandato. Chi Ti vide ha intuito, che Tu sei l'Infinito. L'infinito centro di Comando! Ma Centro è il Tutto! fino a quando tutti i centri un solo Centro van formando". Qual'è il Tuo Centro, o Creator? Forse è Centro dove si forgia il Tuo Candor? (cioè le Verità Creative). La "pupilla" che Tu hai posta sulla Terra, la "pupilla" formò la sua gemella! Al fianco della Triade l'hai collocata, e sulla Terra l'hai convalidata! Più potente della morte, essa gioca la sua sorte! Più nessuno deve ignorare, che con la Triade deve regnare! Le pupille (Gesù e David) in armonia, ogni male caccian via! Ed i figli in redenzione, invocheranno l'adozione! E per gli eredi universali cesseranno tutti i mali! Nel Padre e Madre si uniformeranno e con Loro regneranno"!
Fig. 12 IL NUOVO VERBO DELLA
SCIENZA UNIVERSALE,
nato spiritualmente da
Elvira, il 10 febbraio 1987, e che fu portato al Centro Cosmico Universale.
4. - Le Nuove Preghiere.
Preghiera
al nostro Signore, il Cristo Re.
Mio Signore, bene infinito! Ti amo tanto tanto, quanto
so e posso amarti. Ti penso e ti prego con tutta la grazia del mio Spirito. Ti
chiamo e Ti invoco, per me e per tutte le Tue creature, che hai protetto e che
proteggi. Ti amo e Ti desidero, perché non so e non posso donarti di più. Ma,
se Tu vorrai, riassorbì me in Te, e con me in Te guidare le creature di buona
volontà, per il conseguimento del Tuo Regno in Terra!
Preghiera
all'Altissimo Creatore dell'Universo.
Oh Altissimo Signore! Creatore, Potenziatore, Conduttore
del Moto Universale! La mia lode, la mia devozione alla Maestà Vostra per
avermi insegnato a dirigere il mio pensiero all'Armonia del Creato. A Voi il
nostro amore e la nostra devozione per averci tratto in salvo! Oh Altissimo
Signore Creatore!
Preghiera
alla Grande Madre, Regina dell'Universo.
Oh Divina Madre degli Angeli! Potente Maestà Materna! Tu
vedendomi caduta nell'abisso mi hai salvato. Oh tesoriera immensa e maestosa,
l'anima mia Ti cerca per trovare: pace, forza e saggezza! Soccorrimi la mente,
rinforzami il cuore, sorveglia i miei passi, conducimi al Creatore! Maestà
potente! Custode dell'anima mia. Madre degli Angeli. Oh Porta del Cielo,
aiutami.
Queste sono le Nuove Preghiere per il Regno dello Spirito Santo, la Madre Scienza, già manifestatasi in questi 40 anni, ed ora è giunto il tempo che l'Ave Maria è superata. Perciò se volete raggiungere l'evoluzione della Università umana, dovete imparare a seguire queste nuove preghiere, che racchiudono il ciclo evolutivo della Creazione terrestre.
Elvira Giro in unione a Leone Graziani.
(Roma, 14 marzo 1988)
5. - Inno alla Regina delle Vittorie
Salve, o Madre di Vittoria Tu per tutti sei la Madre
Figlia altissima di Dio Di sollievo e di conforto
Questo popol santo e pio E Tu sei sicuro porto
Pien di fe' ricorre a Te. Fida scorta d'ogni ben.
Tu Regina della Terra Tu per noi sei quella Stella
Tu del Cielo Imperatrice Che brillante sul mattino
Pel Tuo amor tutta felice Ci dirigi nel cammino
Diverrà l'umanità. Della gloria del Signor.
La vittoria che speriamo Tu Maria sei consigliera
Riportare sopra gli empii Mediatrice a tanti scempi
Sarà tal che ai nuovi tempi Ami i giusti, ami gli empi
Farà epoca di onor. Perché Madre sei d'amore.
Col trionfo della Chiesa Per le Tue virtù infinite
Porteremo tal vittoria Ciascun'anima creata
Che sarà un'eterna gloria Al Tuo amor viene trasportata
Dell'immenso Tuo poter. Per effetto Arcano in cuor.
Tutti i popoli e nazioni Non si può volendo, o Madre,
Ed i grandi potentati Viver lungi dal Tuo amore
Riverenti al suoi prostrati Tu sei face d'ogni cuore
Cercheran Tua protezion. Che desidera il vero ben.
Tu benigna, Tu clemente O, Maria, l'Eterno Iddio
Volgerai pietosa il ciglio Ti fe' Madre di Vittoria
A ogni Tuo umiliato figlio E Regina d'ogni gloria
Nell'affetto del Tuo cuor. Come in Cielo, in terra ancor!
DAVID LAZZARETTI
Periodico
"LA TORRE DAVIDICA" - Via Tevere, 21 - 00198 Roma - Tel. (06) 84.53.840
I LIBRI PUBBLICATI DA ELVIRA
GIRO
"La Milizia Crocifero dello Spirito Santo" (conferenza di E. Giro a Sorrento), sta in "Atti del 3° Congr. della Accademia UARKA di Trieste, pp. 226, Trieste, 1954".
1° - "Conoscenze Spirituali Cristiche" (gli errori di impostazione della cristianità) Roma, pp. 32, febbr. 1954.
2° - "Rivelazioni Spirituali" (sulla origine della Creazione e la caduta degli Angeli) Roma, pp. 86, ag. 1954.
3° - "Opera dello Spirito di Verità" (sulla nuova liturgia con le cerimonie sacre) Roma pp. 88, magg. 1955.
4° - "La Dottrina della Chiesa Universale della SS.ma Trinità di Dio" (il catechismo della Conoscenza) Roma, pp. 40, magg. 1955.
5° - "Rivelazioni Spirituali Cosmiche" (la Donna vestita di sole, il Corpo Mistico Cristico, il quadro della Creazione Cosmica), pp. 96, nov. 1968.
6° - "La Scienza Giuris-davidica nei suoi movimenti incisivi" (gli extraterrestri e la Parusia). Roma, pp. 64, mar. 1975.
7° - "La Meccanica Celeste con la Scienza Universale Giuris-davidica" (la nuova orbita terrestre ed il Centro di smistamento delle Anime); pp. 56, mag. 1977.
8° - "Statuto Giuris-davidico" (profeti, precursori e la regola del governo sociale). Roma pp. 14, lug. 1980.
9° - “La Divina Commedia spiegata nella meravigliosa Scienza Giuris-davidica” (Dante Alighieri profeta e poeta, pioniere della Resurrezione umana). Roma, pp. 94, apr. 1981.
10° - "Epilogo e incisione terrestre della Parusia" (la mia opera conclusiva terrestre nel 1981). Roma, pp. 40, dic. 1981.
11° - "Sintesi della Nuova Istituzione Giuris-davidica" (Parte Prima) (il diamante nero nel nuovo ordine creativo). Roma, pp. 34, genn. 1983.
12° - "Le chiavi della Conoscenza nell'Era dello Spirito santo" (ove tratta del Libro dei 7 Sigilli di D. Lazzaretti e la Nuova Anima Terrestre). Roma, pp. 48, ott. 1983.
13° - "Sintesi della Nuova Istituzione Giuris-davidica" (Parte Seconda) (la condanna della zizzania, il millennio dello Spirito Santo e la demolizione del Grande Dragone). Roma, pp. 64, nov. 1985, 1a Ediz.; e giu. 1987, 2a Ediz.
14° - "Storia della mia vita nella Grande Opera della Regina dell'Universo" (i primi contatti col Mondo Spirituale ed il risveglio Giurisdavidico). Roma pp. 84, mar. 1988.
"La Torre Davidica": Notiziario Periodico Giuris-davidico. Direttore responsabile: Elvira Giro. I primi dieci numeri uscirono tra febbr. 1957 e marzo 1964. Per la nuova serie i quattro numeri uscirono tra febbr. 1984 e marzo 1986.