BREVIARIO

 
     
     

DICEMBRE

 

1

UN ALBERO DI NATALE

“Tu che ne dici o Signore, se in questo Natale faccio un bell’albero dentro il mio cuore e ci attacco, invece dei regali, i nomi di tutti i miei amici? Gli amici lontani e vicini. Gli antichi e i nuovi.

Quelli che vedo tutti i giorni e quelli che vedo di rado.

Quelli che ricordo sempre e quelli che, alle volte, restano dimenticati.

Quelli costanti e intermittenti.

Quelli delle ore difficili e quelli delle ore allegre.

Quelli che, senza volerlo, mi hanno fatto soffrire.

Quelli che conosco profondamente e quelli dei quali conosco solo le apparenze. Quelli che mi devono poco e quelli ai quali devo molto. I miei amici semplici ed i miei amici importanti.

I nomi di tutti quelli che sono già passati nella mia vita. Un albero con radici molto profonde perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore.

Un albero dai rami molto grandi, perché nuovi nomi venuti da tutto il mondo si uniscano ai già esistenti.

Un albero con un’ombra molto gradevole, la nostra amicizia sia un momento di riposo durante le lotte della vita.”

 

2

LA NOSTRA NOTTE

La notte dell’uomo e del mondo è tutto quello che ci resta tra le nostre mani quando ci sottraiamo al comandamento dell’amore, tanto verso Dio che verso il prossimo. Ed è una notte che pare diventare più buia se appena alziamo il capo dalla nostra circoscritta esperienza per considerare l’arco desolante e vasto che tiene tanta umanità nella guerra, nella indigenza, nella negazione dei diritti dovuti. Molti uomini non sanno ancora quando la vita è giorno e non lo sapranno mai. Solo chi non guarda la realtà con la lucida cognizione non si accorge che la nostra notte è proprio come quella che perennemente comincia in qualche parte del mondo non appena il sole scompare dal nostro orizzonte.   L. CRIVELLI

 

3

CONTRASTI

Dove è amore e sapienza, ivi non è timore né ignoranza.

Dove è pazienza e umiltà, ivi non è ira né turbamento.

Dove è povertà con letizia, ivi non è cupidigia né avarizia.

Dove è quiete e meditazione, ivi non è né preoccupazione né dissipazione.

Dove è il timore del Signore a custodire la casa, ivi il nemico non può trovare via d'entrata. Dove è misericordia e discrezione, ivi non è né superbia né durezza.

SAN FRANCESCO

 

4

UN CUORE LIBERO

Signore Gesù dammi un cuore libero che non sia schiavo di tutti gli inganni del mondo,

che non sia schiavo delle comodità,

che non sia schiavo di una bella vita, dei vizi,

che non sia schiavo di una falsa libertà, che è fare quello che mi piace in ogni momento. Insegnami a sognare,

dammi la fortezza, la speranza, l'amore,

insegnami a servire e dammi anche la grazia di far conoscere Dio a chi ancora non l'ha incontrato.

PAPA FRANCESCO

 

5

PREGHIERA

Signore, Dio mio, ascolta il mio grido, ascolta la mia preghiera.

La tua misericordia esaudisca il mio desiderio: sono preoccupato non solo per me, ma anche per servire con amore i fratelli.

Le tue sacre scritture siano per me una lettura deliziosa e pura; che io non mi inganni su di esse, né inganni gli altri. Signore, prestami ascolto e abbi pietà di me, Signore. Tu sei la luce dei ciechi e la forza dei deboli, la luce di chi vede e la potenza dei forti: ascolta il mio cuore, ascolta la mia voce dal profondo.    SANT’AGOSTINO

 

6

STRAORDINARIO O ORDINARIO

Credo, Signore, che sarei capace di compiere una volta, qualche atto straordinario.

Un'azione che impegnerebbe tutto me stesso, se fossi sconvolto da una sventura,
colpito da un'ingiustizia, se uno dei mie cari fosse in pericolo...
Ma ciò che mi umilia e spesso mi scoraggia, è che non sono capace di donare la mia vita pezzo a pezzo, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto,

donare, sempre donare... e darmi!
Questo non posso farlo e tuttavia è certamente ciò che tu mi chiedi...
Ogni giorno mille frammenti di vita da donare,

in mille possibili gesti d'amore, che più non si vedono tanto sono abituali,

e più non si notano tanto sono banali, ma di cui tu mi dici di aver bisogno per mettere insieme un'offerta e perché un giorno io possa dire in verità:

Ai miei fratelli io ho donato tutta la mia vita.
E' ciò che desideri, Signore, ma non ne sono capace... non posso farlo, lo so, ed ho paura.
Figliolo, io non ti chiedo di riuscire sempre, ma di provarci sempre.
E soprattutto ascoltami, ti chiedo di accettare i tuoi limiti, di riconoscere la tua povertà e di farmene dono, perché donare la propria vita non vuol dire donare soltanto le proprie ricchezze, ma anche la propria povertà, i propri peccati.
Fa' questo, figliolo, e con i pezzi di vita sciupata, da te sottratti a tutti coloro che aspettano, colmerò i vuoti, dandoti in cambio la durata,

perché nelle mie mani la tua povertà offerta, diventerà ricchezza per l'eternità.   MICHEL QUOIST

 

7

UNA PRECISIONE DIVERSA

Gesù non dà ai suoi messaggeri una risposta precisa, non proclama la sua messianicità né dà facili assicurazioni consolatorie. Fa invece, fare loro l’esperienza della sua presenza, da cui sgorgano segni, gesti significativi che ricordano le promesse dei profeti. È nel quotidiano, nella storia che essi hanno fatto l’esperienza della presenza misericordiosa di Dio, attraverso gesti di chi conosceva la Scrittura poteva capire, pur rimanendo libero di non capire. La presenza di Dio nel nostro quotidiano possiamo vederla, ce ne sono dati gli strumenti, ma non si impone. Dio non si rende presente in modo convincente, assoluto, vincolante. Il regno di Dio è per quelli che si affidano a lui. Le beatitudini raccontano Dio: egli scommette su coloro sui quali la storia non scommette, che è nei piccoli, gli affamati, coloro che piangono, chi è rifiutato, ad essi proclama la buona notizia della salvezza. Una folla variegata, di persone quasi tutte con le loro povertà, le loro sofferenze e angosce, ma anche con il desiderio e la speranza che tutto possa cambiare in meglio. Mani che si tendono verso di te, medico misericordioso, e tu non neghi la tua medicina, che sulle prime, sembra piuttosto amara…. Inviti a trovare la beatitudine, cioè la nostra felicità e realizzazione, proprio nelle situazioni che ci pesano, che vorremmo eliminare …. Ci metti in guardia dal desiderare le ricchezze, il successo, il prestigio che magari invidiamo negli altri. Tu sai e conosci com’è il nostro cuore, come facilmente si lasci guarire proprio da quei “guai” da cui ci metti in guardia nel Vangelo di quest’oggi. E allora devi essere tu a toccare noi, per portare nella nostra vita la novità dello spirito che ci fa seguire, anche se da lontano, la via che hai percorso Tu, primo beato nella povertà, nell’afflizione, nella persecuzione.  C. FALLETTI

 

8

VIVERE CON DIO

È vero, l’uomo è figlio di Dio, l’uomo è chiamato a vivere con Dio e in qualche modo a realizzare in sé stesso l’infinito e l’eterno di Dio. L’uomo vuole e può uscire dalle strettezze del tempo e dello spazio, può respirare l’aria nuova, quei “cieli nuovi e terra nuova che Dio prepara” alla sua creatura: l’uomo non è fatto per chiudersi e soffocare nei suoi limiti, per darsi per vinto e rassegnarsi alle sue dimensioni mortali, quando sa di essere abitato da Dio. La morale cristiana invita l’uomo a superare continuamente i suoi limiti, a non accettare passivamente le sue stesse mancanze, a non sentirsi contaminato da costrizioni fatali. Essa indica l’uomo la sua possibilità di vivere da Dio, e quindi bisogno, impegno e voglia di realizzarsi così.  G. VASADONNA

 

9

C’è un posto preparato per ciascuno di noi dalla tenerezza di un Padre, non con un amore generico e indifferenziato, ma con l’amore che un Padre dimostra verso ciascuno dei suoi figli, come se ciascuno fosse l’unico, come se tutto l’amore fosse riservato a lui. Dio sa contare solo fino ad uno: tu sei quell’uno, su di te è tutta la speranza di Dio. Riusciremo ad arrivare alla casa del Padre? Nonostante le nostre stoltezze, ci arriveremo, perché a guidarci è Cristo, la nostra via. Io sono la via, dice Gesù. Questa via, non dimentichiamolo, è la via della croce. La via verso Dio, la via giusta per andare avanti. La via della povertà e dell’umiltà, dell’amore che si abbassa per essere al servizio di tutti.   LUCIANO V. M.

 

10

NOI SIAMO ARGILLA, SIGNORE

Noi siamo argilla, Signore,

vasi di argilla che un piccolo tocco manda in frantumi...

Taccia, o Signore, dinanzi a te

la veemenza delle nostre passioni,

che ci spingono all'empietà e alla violenza;

taccia la nostra sete di prestigio...

Taccia l'uomo di fango che è in noi

e avanzi l'uomo nato dal cielo

e al cielo unicamente proteso.

Immersi nel silenzio della tua presenza...

MADRE ANNA MARIA CÀNOPI

 

11

CONDUCIMI

Signore, fa di me ciò che vuoi!

Non cerco di sapere in anticipo i tuoi disegni su di me, voglio ciò che Tu vuoi per me.

Non dico: "Dovunque andrai, io ti seguirò!", perché sono debole,

ma mi dono a Te perché sia Tu a condurmi.

Voglio seguirTi nell'oscurità, non Ti chiedo che la forza necessaria.

O Signore, fa' ch'io porti ogni cosa davanti a Te, e cerchi ciò che a Te piace in ogni mia decisione e la benedizione su tutte le mie azioni.

Come una meridiana non indica l'ora se non con il sole, così io voglio essere orientato da Te,

Tu vuoi guidarmi e servirTi di me. Così sia, Signore Gesù!

+ CARDINALE JOHN HENRY NEWMAN

 

12

MOSTRATI, SIGNORE

A tutti i cercatori del tuo volto, mostrati, Signore;
a tutti i pellegrini dell'assoluto, vieni incontro, Signore;
con quanti si mettono in cammino e non sanno dove andare cammina, Signore;
affiancati e cammina con tutti i disperati sulle strade di Emmaus; e non offenderti se essi non sanno che sei tu ad andare con loro, tu che li rendi inquieti e incendi i loro cuori; non sanno che ti portano dentro:
con loro fermati poiché si fa sera
e la notte è buia e lunga, Signore.

PADRE DAVID MARIA TUROLDO

 

13

“SIATE COME IL VETRO”

Siate come il vetro; il vetro, se è pulito, non si vede!
Però fa vedere al di là di sé stesso.
Anche voi, se siete limpidi e non appannati dall’orgoglio e dall’egoismo, sarete come il vetro:

lascerete vedere Gesù al di là di voi stessi e così aiuterete tanta gente a incontrarlo.

SANTA MADRE TERESA DI CALCUTTA

 

14

FELICE DI VIVERE

Non molto tempo fa ho avuto un incontro indimenticabile. Erano le dieci di sera: avevo appena terminato la preghiera serale e la piazza del Santuario di Loreto si animava di voci, di saluti, di sorrisi e di "buona notte".

Mi accosto ad una culletta sostenuta dalle braccia robuste di un barelliere. Ma non vedo un bambino bensì una donna adulta: un piccolissimo corpo (58 centimetri!) con un volto splendidamente sorridente. Tendo la mano per salutare, ma l'ammalata con gentilezza mi risponde: «Padre non posso darle la mano, perché potrebbe fratturarmi le dita: io soffro di osteogenesi imperfetta e le mie ossa sono fragilissime. Voglia scusarmi». Non c'era nulla da scusare, evidentemente.

Rimasi affascinato dalla serenità e dalla dolcezza dell'ammalata e volevo sapere qualcosa di più della sua vita. Mi prevenne e mi disse: «Padre, sotto il cuscino della mia culletta c'è un piccolo diario. È la mia storia! Se ha tempo, può leggerla». Presi i fogli e lessi il titolo: Felice di vivere! I miei occhi tornarono a guardare quel mistero di gioia crocifissa e domandai: «Perché sei felice di vivere? Puoi anticiparmi qualcosa di quello che hai scritto?». Ecco la risposta che consegno alla vostra meditazione.

L'ammalata mi disse: «Anticiparmi qualcosa di quello che hai scritto? Padre, lei vede le mie condizioni... ma la cosa più triste è la mia storia! Potrei intitolarla così: abbandono! Eppure, sono felice, perché ho capito qual è la mia vocazione. Si, è la mia vocazione! Io, per un disegno d'amore del Signore, esisto per gridare a coloro che hanno la salute: "Non avete il diritto di tenerla per voi, la dovete donare a chi non ce l'ha, altrimenti la salute marcirà nell'egoismo e non vi darà la felicità!". Io esisto per gridare a coloro che si annoiano: "Le ore in cui voi vi annoiate... mancano a qualcuno che ha bisogno di affetto, di cure, di premure, di compagnia; se non regalerete quelle ore, esse marciranno e non vi daranno la felicità". Io esisto per gridare a coloro che vivono di notte e corrono da una discoteca all'altra: "Quelle notti, sappiatelo! mancano, drammaticamente mancano a tanti ammalati, a tanti anziani, a tante persone sole che aspettano una mano che asciughi una lacrima: quelle lacrime mancano anche a voi, perché esse sono il seme della gioia vera! Se non cambierete vita non sarete mai felici! “Io guardavo l'ammalata, che parlava dal suo pulpito autorevole: il pulpito del dolore! Non osavo commentare, perché tutto era stupendamente e drammaticamente vero. L'ammalata aggiunse: «Padre, non è bella la mia vocazione?».

ANGELO COMASTRI

 

15

PARTIRE

Partire è anzitutto uscire da sé.

Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro "io".

Partire è smetterla di girare in tondo intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita. Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l'importanza di questo nostro mondo l'umanità è più grande ed è essa che dobbiamo servire. Partire non è divorare chilometri, attraversare i mari, volare a velocità supersoniche.

Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farci loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore.

È possibile viaggiare da soli. Ma un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita ed esso esige dei compagni.

Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni prossimo vede un compagno desiderato. Un buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati e stanchi. Intuisce il momento in cui cominciano a disperare. Li prende dove li trova. Li ascolta, con intelligenza e delicatezza,
soprattutto con amore, ridà coraggio e gusto per il cammino.

Camminare è andare verso qualche cosa; è prevedere l'arrivo, lo sbarco. Ma c'è cammino e cammino: partire è mettersi in marcia e aiutare gli altri a cominciare la stessa marcia
per costruire un mondo più giusto e umano.

HEDER CAMARA

 

16

LA PACE È UN DONO

Signore dell'amore e della pace, noi desideriamo convertirci a te!
Non possiamo illuderci di giungere a vivere bene, in pace, senza di te. Non possiamo pensare di superare le inquietudini interiori e le nostre guerre personali,
se non ci rivolgiamo a te,
Signore della pace, Gesù Cristo crocifisso e risorto che hai subito la morte per donarci la pace.
Noi ti chiediamo quella pace che sorpassa ogni nostro progetto e possibilità e che può rassicurare i nostri pensieri, le nostre volontà, i nostri cuori!   CARLO MARIA MARTINI

 

17

PRGHIERA ALLO SPIRITO SANTO

Spirito di Vita, che in principio aleggiavi sull'abisso,
aiuta l'umanità del nostro tempo a comprendere che l'esclusione di Dio la porta a smarrirsi nel deserto del mondo, e che solo dove entra la fede fioriscono la dignità e la libertà e la società tutta si edifica nella giustizia.

Spirito di Pentecoste, che fai della Chiesa un solo Corpo, restituisci noi battezzati a un'autentica esperienza di comunione; rendici segno vivo della presenza del Risorto nel mondo, comunità di santi che vive nel servizio della carità.

Spirito Santo, che abiliti alla missione, donaci di riconoscere che, anche nel nostro tempo, tante persone sono in ricerca della verità  sulla loro esistenza e sul mondo. Rendici collaboratori della loro gioia con l'annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, chicco del frumento di Dio, che rende buono il terreno della vita e assicura l'abbondanza del raccolto. Amen.  PAPA BENEDETTO XVI

 

18

PREGHIERA A GESÙ BAMBINO PER IL NATALE DEL SIGNORE

Mio Gesù, Figlio del Creatore del Cielo e della terra, Tu in una gelida grotta hai una mangiatoia come culla, un po’ di paglia come letto e poveri panni per coprirti.

Gli Angeli Ti circondano e Ti lodano, ma non sminuiscono la tua povertà.

Caro Gesù, Redentore nostro, più sei povero, più Ti amiamo poiché hai abbracciato tanta miseria per meglio attirarci al tuo amore.

Se fossi nato in un palazzo, se avessi avuto una culla d’oro, se fossi stato servito dai più grandi principi della terra, ispireresti agli uomini maggior rispetto, ma meno amore; invece, questa grotta dove giaci, questi rozzi panni che Ti coprono, la paglia su cui riposi, la mangiatoia che Ti serve da culla: oh! tutto ciò attira i nostri cuori ad amarti!

Ti dirò come San Bernardo: “Più Tu diventi povero per me, più sei caro all’anima mia!” Poiché se Ti sei ridotto così, lo hai fatto per arricchirci dei tuoi beni, cioè della tua grazia e della tua gloria.

O Gesù, la tua povertà ha indotto tanti Santi ad abbandonare tutto: ricchezze, onori, corone, per vivere poveri con Te povero.

O mio Salvatore, stacca anche me dai beni terreni, affinché divenga degno del tuo Santo amore e di possedere Te, Bene infinito.

Ti dirò dunque come Sant’Ignazio di Loyola: “Dammi il tuo amore e sarò ricco abbastanza; non cerco altro, Tu solo mi basti, o mio Gesù, mia Vita, mio Tutto! Madre cara, Maria, ottienimi la grazia di amare Gesù e di essere sempre da Lui amato”. Così sia.

S. ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI

 

19

LO SGUARDO

 Adesso Signore, sto per chiudere le mie palpebre,

perché i miei occhi questa sera hanno finito il loro lavoro,
e il mio sguardo sta per rientrare nella mia anima
dopo aver girato una giornata nel giardino degli uomini.
Grazie, Signore, per i miei occhi, finestre aperte sullo spazio.
Grazie per lo sguardo che trasporta la mia anima
come il raggio generoso conduce la luce e il calore del tuo sole.
Io ti prego nella notte, affinché domani, Signore,
quando aprirò i miei occhi al chiarore del mattino,
essi siano pronti a servire la mia anima e il suo Dio.
Fa' che i miei occhi siano chiari, Signore,
e che il mio sguardo limpido dia fame di purezza.
Fa' che non sia sguardo deluso, disilluso, disperato.
Ma che sappia ammirare, estasiarsi, contemplare.
Concedi ai miei occhi di sapersi chiudere per ritrovarti meglio,
ma senza che si distolgano mai dal mondo perché essi ne hanno paura.
Concedi al mio sguardo di essere profondo
per riconoscere nel mondo la tua presenza.
E fa' che mai i miei occhi si chiudano sulla miseria degli uomini.
Che il mio sguardo, Signore, sia pulito e saldo,
ma sappia intenerirsi e che i miei occhi siano capaci di piangere.
Fa' che il mio sguardo non sporchi colui che tocca.
Che non disturbi ma plachi.
Che non rattristi ma comunichi Gioia.
Che non seduca per tener prigioniero,
ma sia invitante e aiuti a superare se stessi.
Fa' che disturbi il peccatore affinché vi riconosca la tua luce,
ma che sia solo un rimprovero per incoraggiare.
Fa' che il mio sguardo sconvolga, perché è un incontro, l'incontro con Dio.
Che sia l'appello, lo squillo di tromba
che mobilita tutto il mondo sulla soglia di casa,
non a causa mia, Signore, ma perché Tu stai per passare.
Affinché il mio sguardo sia tutto questo, Signore,
una volta di più, questa sera, io ti offro la mia anima.
Ti offro il mio corpo.
Ti offro i miei occhi così che guardando gli uomini, miei fratelli,
sia tu a guardarli,
e che attraverso me Tu faccia loro un richiamo.

MICHEL QUOIST

 

20

LUCE CHE BRILLI

Luce che brilli nelle tenebre, nato dal grembo di una Vergine, spogliaci della nostra notte
e rivestici del tuo chiarore diurno.
Maria, talamo di Dio, imploralo perché i tuoi fedeli non ottenebrati più dalla colpa
risplendano di virtù.
Fulgidissimo sole di giustizia nato dalla santa Vergine col tuo splendore illumina
le tenebre della nostra colpa.
Sommo Re nato per noi sole nato da una Madre illuminaci sempre non tramontare la sera.
ANSELMO D'AOSTA

 

21

Poteva esserci misericordia verso di noi infelici maggiore di quella che indusse il Creatore del cielo a scendere dal cielo e il Creatore della terra a rivestirsi di un corpo mortale?
Quella stessa misericordia indusse il Signore del mondo a rivestirsi della natura di servo, di modo che:
pur essendo pane avesse fame,
pur essendo la sazietà piena avesse sete,
pur essendo la potenza divenisse debole,
pur essendo la salvezza venisse ferito,
pur essendo vita potesse morire.
E tutto questo per saziare la nostra fame,
alleviare la nostra arsura,
rafforzare la nostra debolezza,
cancellare la nostra iniquità,
accendere la nostra carità.
SANT' AGOSTINO

 

22

NATALE TUO E MIO

Il tuo Natale, Signore, è anche il mio.
Natale di gioia, di pace, di speranza.
Natale atteso da secoli, giorno di luce
per i profeti, i poveri, i semplici e i sofferenti.
Sei venuto, Signore, non hai deluso, sei stato fedele, buono, ineffabile nel tuo amore.
All'umanità tutta hai guardato, agli uomini di allora, di oggi, di sempre, e anche a me.
Non ti ha fermato nessuno, non ti ha fermato nulla: non ti ha fermato la povertà, l'indifferenza,
l'esilio, il peccato degli uomini, neppure il mio peccato.
Tu sei buono, Signore, e grande è il tuo amore per noi.
Cantano "gloria" gli angeli, cantano "gloria" le genti,
canto anch'io il mio inno di lode, di gratitudine e di speranza.
E ti prego, Signore Gesù: dona a tutti noi, tuoi figli, tuoi fratelli, tuoi amici, di saper capire,
di saper accogliere, di saper vivere il tuo dono, il tuo amore, la tua luce,
la tua pace, l'unica vera pace.
Ai soli, Signore, e sono tanti, a quanti soffrono l'ingiustizia, la violenza, la paura, la disoccupazione, un passato di delusioni, un futuro incerto, e sono tanti; ai giovani senza ideali, amareggiati, arrabbiati, finiti, senza amore, senza lavoro, senza amicizia, senza accoglienza, e sono tanti; alle famiglie povere in cui manca tutto, alle famiglie ferite da divisioni, rapimenti, lutti, alle famiglie che attendono chi non tornerà, e sono tante;
a tutti i ragazzi, a tutti i giovani, a tutti gli uomini e le donne dona la pace, dona un cuore che sappia amare, perdonare, aiutare, soffrire con Te; dona la forza di rispondere alla violenza, all'odio, all'indifferenza con la tua parola, con la tua legge: parola di pace, legge di amore.
Dona a quanti credono in Te, Signore, che ti hanno atteso, che ti aprono la mente e la casa,
dona a tutti noi, Signore, il coraggio di farci piccoli e semplici per servire come Te, per amare come Te, per parlare di Te.
Donaci, o Signore, di vivere il Natale come Maria tua Madre tutta santa.
Donaci di porgere nel tuo nome una mano a chi soffre, il cuore a chi cerca, la vita a chi non sa che Tu sei qui, tra noi e cammini con noi.
Questo Natale, o Signore, sia per tutti come il tuo: la vita che torna e la speranza che fa camminare.
MONS.FORTUNATO SPERTINI

 

23

Durante il tempo che precedeva il Natale, passavo lunghi momenti davanti al presepio a guardare la Madonna e, ai suoi piedi il Neonato.
Un’immagine così semplice segna la vita.
Permette un giorno di cogliere che, attraverso il Cristo, Dio stesso è venuto in mezzo a noi.
La notte di Natale andavo in chiesa. Quando avevo cinque o sei anni abitavamo un paesino in montagna e bisognava camminare nella neve.
Poiché ero il più giovane, mio papà mi teneva per mano. Mia mamma, mio fratello maggiore e le mie sette sorelle mi seguivano.
Mio padre mi indicava nel cielo aperto la stella dei pastori che gli stessi Magi avevano visto.
Quelle immagini mi ritornano in mente quando si legge il testo dell’apostolo Pietro dove scrive: “Guardate a Cristo come luce che brilla nella notte, finché non splenda il giorno e non si levi nei vostri cuori la stella del mattino”.   FRÈRE ROGER

 

24

SONO NATO

Sono nato nudo, dice Dio, perché tu sappia spogliarti di te stesso.

Sono nato povero, perché tu possa soccorrere chi è povero.

Sono nato debole, dice Dio, perché tu non abbia mai paura di me. Sono nato per amore perché tu non dubiti mai del mio amore.

Sono una persona, dice Dio, perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso.

Sono nato perseguitato perché tu sappia accettare le difficoltà.

Sono nato nella semplicità perché tu smetta di essere complicato.

Sono nato nella tua vita, dice Dio, per portare tutti alla casa del Padre.  LAMBERT NOBEN

 

25

LA PAZIENZA DI DIO

“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. (Is 9,1) “Un angelo del Signore si presentò (ai pastori) e la gloria del Signore li avvolse di luce” (Lc 2,9).Così la liturgia della santa notte di Natale ci presenta la nascita del Salvatore: come luce che penetra e dissolve la più densa oscurità. La presenza del Signore in mezzo al suo popolo cancella il peso della sconfitta e la tristezza della schiavitù, e instaura la gioia e la letizia. Anche noi, in questa notte benedetta, siamo venuti alla casa di Dio attraversando le tenebre che avvolgono la terra, ma guidati dalla fiamma della fede che illumina i nostri passi e animati dalla speranza di trovare la “grande luce”. (…) Lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione. In questo consiste l’annuncio della Notte di Natale. Dio non conosce lo scatto d’ira e l’impazienza; è sempre lì, come il padre della parabola del figlio prodigo, in attesa di intravedere da lontano il ritorno del figlio perduto; e tutti i giorni, con pazienza. La pazienza di Dio.   PAPA FRANCESCO

 

PREGHIERA DI NATALE

O Gesù, che ti sei fatto Bambino per venire a cercare e chiamare per nome ciascuno di noi, tu che vieni ogni giorno e che vieni a noi in questa notte, donaci di aprirti il nostro cuore. Noi vogliamo consegnarti la nostra vita, il racconto della nostra storia personale, perché tu lo illumini, perché tu ci scopra il senso ultimo di ogni sofferenza, dolore, pianto, oscurità. Fa' che la luce della tua notte illumini e riscaldi i nostri cuori, donaci di contemplarti con Maria e Giuseppe, dona pace alle nostre case, alle nostre famiglie, alla nostra società! Fa' che essa ti accolga e gioisca di te e del tuo amore.

CARLO MARIA MARTINI

 

26

IN CAMMINO VERSO BETLEMME
Andiamo fino a Betlemme, come i pastori. L’importante è muoversi. E se invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso. Il volto spaurito degli oppressi, la solitudine degli infelici, l’amarezza di tutti gli uomini della Terra, sono il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità. A noi il compito di cercarlo. Mettiamoci in cammino senza paura.
DON TONINO BELLO

 

27

A MANI VUOTE

Tra i Pastori che accorsero quella Notte a adorare il Bambino ce n’era uno tanto poverello che non aveva nulla da offrire e si vergognava molto.

Giunti alla grotta tutti facevano a gara a offrire i loro doni.

Maria non sapeva come fare per riceverli tutti, dovendo tenere in braccio il Bambino.

Allora, vedendo il pastorello con le mani libere, prende e affida a lui Gesù.

Avere le mani vuote fu la sua fortuna... e.… sarà anche la tua!

 

28

VISITATORE CURIOSO?

Nascendo a Betlemme Gesù è entrato nella notte del mondo, è entrato nella nostra notte. Ma proprio perché ha rotto per sempre nella nostra notte, quella della sua nascita è l’unica e definitiva notte santa. E quel che consola è sapere che in questa nostra notte, che con termine greve e consolidato nel linguaggio cristiano chiamiamo peccato, Gesù non è entrato come una meteora fugace, che sparisce dopo un tracciato più o meno lungo di fulgore; né vi è entrato come un visitatore curioso di sapere come si sta dalle parti dell’uomo e come vanno le cose in casa sua, o come un consolatore che distribuisce buone ricette e facili consigli.  L. CRIVELLI

 

29

IN CAMMINO SENZA PAURA

Andiamo fino a Betlemme, come i pastori. L'importante è muoversi.

E se invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso.

Il volto spaurito degli oppressi, la solitudine degli infelici, l’amarezza di tutti gli uomini della Terra, sono il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità.

A noi il compito di cercarlo.

Mettiamoci in cammino senza paura.   

DON TONINO BELLO

 

30

Fratelli, vegliamo, perché fino a questa notte, Cristo è rimasto nella tomba.
In questa notte, è sopravvenuta la risurrezione della sua carne.
Sulla croce, essa è stata esposta agli scherni ; oggi, è adorata dai cieli e dalla terra.
Questa notte fa parte fin d'ora della nostra domenica.
Occorreva che Cristo risuscitasse di notte, perché la sua risurrezione ha illuminato le nostre tenebre...
Come la nostra fede, rinsaldata dalla risurrezione di Cristo, caccia ogni sonno, così questa notte, illuminata dalle nostre veglie, si riempie di luce. Essa ci fa sperare, insieme con la Chiesa sparsa su tutta la terra, di non essere sorpresi nella notte (Mt 13, 33).
Su tanti popoli, radunati in nome di Cristo da questa festa ovunque solennissima, il sole è tramontato – eppure fa pur sempre giorno.
Le luci del cielo hanno lasciato il posto alle luci della terra ...
Colui che ci ha dato la gloria del suo nome (Sal 28, 2), ha anche illuminato questa notte.
Colui al quale diciamo : « Rischiara le mie tenebre » (Sal 18, 29), diffonde la sua luce nei nostri cuori.
Come i nostri occhi abbagliati contemplano queste fiaccole splendenti, così il nostro spirito illuminato ci fa vedere quanto sia luminosa questa notte – questa santa notte in cui il Signore ha inaugurato nella propria carne la vita che non conosce né sonno, né morte !
SANT'AGOSTINO

 

31

MEDITAZIONE DI FINE ANNO

Eccoci, Signore, alla fine di questo lungo anno davanti a te.

Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato.

Ma se ci sentiamo sfiniti, non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto, o abbiamo coperto chissà quali interminabili rettilinei.

È perché, purtroppo, molti passi, li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue: seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non le indicazioni della tua Parola; confidando sulla riuscita delle nostre estenuanti manovre, e non sui moduli semplici dell'abbandono fiducioso in te.

Forse mai, come in questo crepuscolo dell'anno, sentiamo nostre le parole di Pietro: "Abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla".

Ad ogni modo, vogliamo ringraziarti ugualmente. Perché, facendoci contemplare la povertà del raccolto, ci aiuti a capire che senza di te non possiamo far nulla. Ci agitiamo soltanto.

Grazie, perché obbligandoci a prendere atto dei nostri bilanci deficitari, ci fai comprendere che, se non sei Tu che costruisci la casa, invano vi faticano i costruttori.

E che, se Tu non custodisci la città, invano veglia il custode. E che alzarsi di buon mattino, come facciamo noi, o andare tardi a riposare per assolvere ai mille impegni giornalieri, o mangiare pane di sudore, come ci succede ormai spesso, non è un investimento redditizio se ci manchi Tu. Il Salmo 127, avvertendoci che, il pane, Tu ai tuoi amici lo dai nel sonno, ci rivela la più incredibile legge economica, che lega il minimo sforzo al massimo rendimento. Ma bisogna esserti amici. Bisogna godere della tua comunione.

Bisogna vivere una vita interiore profonda. Se no, il nostro è solo un tragico sussulto di smanie operative, forse anche intelligenti, ma assolutamente sterili sul piano spirituale.

Grazie, Signore, perché, se ci fai sperimentare la povertà della mietitura e ci fai vivere con dolore il tempo delle vacche magre, tu dimostri di volerci veramente bene, poiché ci distogli dalle nostre presunzioni corrose dal tarlo dell'efficientismo, raffreni i nostri desideri di onnipotenza, e non ci esponi al ridicolo di fronte alla storia: anzi, di fronte alla cronaca.

Ma ci sono altri motivi, Signore, che, al termine dell'anno, esigono il nostro rendimento di grazie.

Grazie, perché ci conservi nel tuo amore.

Perché ancora non ti è venuto il voltastomaco per i nostri peccati.

Perché continui ad aver fiducia in noi, pur vedendo che tantissime altre persone ti darebbero forse ben diverse soddisfazioni. Grazie, perché non solo ci sopporti, ma ci dai ad intendere che non sai fare a meno di noi.

Perché ci infondi il coraggio di celebrare i santi misteri, anche quando la coscienza della nostra miseria ci fa sentire delle nullità e ci fa sprofondare nella vergogna.

Grazie, perché ci sai mettere sulla bocca le parole giuste, anche quando il nostro cuore è lontano da te. Perché adoperi infinite tenerezze, preservandoci da impietosi rossori, e non facendoci mancare il rispetto dei fedeli, la comprensione dei collaboratori, la fiducia dei poveri.

Grazie, perché continui a custodirci gelosamente, anzi, a nasconderci, come fa la madre con i figli più discoli.

Perché sei un amico veramente unico, e ti sei lasciato così sedurre dall'amore che ci porti, che non ti regge l'animo di smascherarci dinanzi alla gente, e non fai venir meno agli occhi degli uomini i motivi per i quali, nonostante tutto, continuiamo a essere reverendi.

Grazie, Signore, perché non finisci di scommettere su di noi. Perché non ci avvilisci per le nostre inettitudini. Perché, al tuo sguardo, non c'è bancarotta che tenga. Perché, a dispetto delle letture deficitarie delle nostre contabilità, non ci fai disperare. Anzi, ci metti nell'anima un così vivo desiderio di ricupero, che già vediamo il nuovo anno come spazio della Speranza e tempo propizio per sanare i nostri dissesti. Spogliaci, Signore, d'ogni ombra di arroganza. Rivestici dei panni della misericordia e della dolcezza. Donaci un futuro gravido di grazia e di luce e di incontenibile amore per la vita. Aiutaci a spendere per te Tutto quello che abbiamo e che siamo. E la Vergine tua madre ci intenerisca il cuore. Fino alle lacrime. Amen  

DON TONINO BELLO

     
     
 

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