SETTEMBRE
1
AMORE DA DIO
È così che mi ami, Dio?
Per anni sono stato un nevrotico. Ero ansioso, depresso ed egoista. E tutti
continuavano a dirmi di cambiare. E tutti continuavano a dirmi quanto fossi
nevrotico. E io mi risentivo con loro, ed ero d’accordo con loro, e volevo
cambiare, ma non ci riuscivo, per quanto mi sforzassi.
Ciò che mi faceva più male era che anche il mio migliore amico continuava a
dirmi quanto fossi nevrotico. Anche lui continuava a insistere che cambiassi. E
io ero d’accordo anche con lui, e non riuscivo ad avercela con lui. E mi sentivo
così impotente e intrappolato.
Poi un giorno mi disse: “Non cambiare. Rimani come sei. Non importa se cambi o
no. Io ti amo così come sei; non posso fare a meno di amarti.
Quelle parole suonarono come una musica per le mie orecchie: “Non cambiare. Non
cambiare. Non cambiare… Ti amo.” E mi rilassai. Mi sentii vivo. E, oh meraviglia
delle meraviglie, cambiai!
Ora so che non potevo cambiare davvero finché non avessi trovato qualcuno che mi
avrebbe amato, che fossi cambiato o meno.
È così che mi ami, Dio? ANTHONY DE MELLO.
2
RESTA CON NOI
Signore Gesù, sul far della sera ti preghiamo di restare.
Ti rivolgeremo questa preghiera, spontanea ed appassionata, infinite altre volte
nella sera del nostro smarrimento, del nostro dolore e del nostro immenso
desiderio di te.
Tu sei sempre con noi.
Siamo noi, invece, che non sempre sappiamo diventare la tua presenza accanto ai
nostri fratelli.
Per questo, Signore Gesù, ora ti chiediamo di aiutarci a restare sempre con te,
ad aderire alla tua persona con tutto l'ardore del nostro cuore,
ad assumerci con gioia la missione che tu ci affidi:
continuare la tua presenza, essere Vangelo della tua risurrezione. CARLO MARIA
MARTINI
3
ABBRACCIO LA POVERTA'
In che modo possiamo abbracciare la povertà come via di Dio, quando tutti intorno a noi vogliono diventare ricchi? La povertà ha molte forme. Dobbiamo chiederci: “Qual è la mia povertà?”. È mancanza di denaro, di stabilità emotiva, mancanza di garanzie, di sicurezza, di fiducia in me stesso? Ogni persona umana ha un luogo di povertà. Questo è il luogo dove Dio vuole abitare! “Beati i poveri” dice Gesù (Mt 5,3). Questo significa che la nostra benedizione è nascosta nella povertà. Siamo così inclini a nascondere la nostra povertà e a ignorarla che perdiamo spesso l’occasione di scoprire Dio. Egli dimora proprio in essa. Dobbiamo avere l’audacia di vedere la nostra povertà come la terra nella quale è nascosto il nostro tesoro.
H. J. M. NOUWEN
4
BELLA GENTE
Quanto sono belle le persone che sanno ascoltare e quelle che ti chiedono cosa pensi, le persone cortesi, quelle non costruite e quelle uguali a ciò che raccontano di essere.
Come sono belle le persone che trasmettono un senso di pace, che sono cuore a cuore con la sensibilità e hanno fatto pace con le loro fragilità, le persone che senza tanto clamore, sanno guarire le loro ferite e ricominciare …
Sono belle le persone che sanno trovare il tempo per leggere una poesia, quelle mai volgari, quelle che sanno avvicinarsi con gentilezza, quelle che raccolgono desideri.
Quanto sono belle le persone che per strada alzano lo sguardo per ammirare i dettagli inosservati delle case, le luci accese dietro le finestre chiuse, il cielo, quelle che cercano risposte, quelle che sanno che esiste un tempo per tutto e quelle che non rinunciano mai a metterci il cuore, anche se sanno che se lo ritroveranno sfregiato. Sono tanto belle queste persone, perché sono quelle capaci di curare l’anima. PATRIZIA BANNO
5
COLORI AUTUNNALI
Padre di ogni bellezza, Tu cambi il colore delle foglie per ricordarci che il tempo passa, e cambi il colore dei nostri capelli per rammentarci che si avvicina l’incontro con Te, Dio dei colori. Ogni foglia, prima di cadere, diventa unica. Piena di sfumature diverse. Giallo, rosso, verde, arancione, marrone. Proprio come noi che, con il passare del tempo, diventiamo sempre più unici. Concedici di voler bene ad ogni colore nuovo che arriverà su di noi. Allontana da noi la paura del cambiamento. Rendici orgogliosi anche delle rughe e della fragilità. Facci comprendere che nel volo che faremo staccandoci dal ramo, non c’è il vuoto ma la tua mano.
Dio dei colori, grazie per le foglie d’autunno. Le guardo, mi affascinano. Poi mi guardo e mi accetto. Con i miei colori pensati da te. Viva la vita colorata! M.C.
6
SICUREZZE?
Salvami, da chi conosce tutte le risposte. Da chi non ha dubbi, dalle strade rette e da chi sa sempre dove arriverà.
Dammi incroci e scorciatoie, porte da varcare, passaggi nascosti da scoprire. Salvami dai pulpiti e dalle cattedre. Salvami, da chi non si perde mai. Dammi il coraggio di sbagliare, l’umiltà di tornare indietro. Salvami, dai sempre giusti dai sempre buoni.
Dammi il tempo di chiedere perdono, a tutte le parti di me, che ho abbandonato e ferito durante il viaggio . Salvami dalle certezze assolute.
Dammi il desiderio di ricredermi e ricominciare. EMANUELA PACIFICI
7
SEMINA SEMINA
Semina, semina l’importante è seminare. Un po’… molto…tutto, semina il grano della speranza.
Semina il tuo sorriso, perché tutto splenda intorno a te e dentro di te.
Semina la tua energia, la tua bontà la tua voglia di vivere, l’amore per combattere e vincere la tua battaglia.
Semina il tuo coraggio per risollevare quello degli altri che lo hanno smarrito. Semina i tuoi slanci generosi, i tuoi desideri, la tua vita, la tua fiducia, il tuo Dio. Semina tutto: tutto ciò che c’è di bello in te.
Semina le più piccole cose, i nonnulla: semina tutto.
Semina, semina e abbi fiducia: ogni granellino arricchirà un piccolo angolo di terra, un piccolo angolo di cuore. OTTAVIANO MENATO
8
LA DIFFERENZA
La differenza la fa chi lotta. E chi insegna a lottare. Chi si offre e chi soffre. La differenza la fa chi insiste.
La differenza la fa chi dal dolore non scappa.
La differenza la fa chi di sogni non ne ha più ma continua a sognare. Chi non spera di vivere per sempre ma per sempre, di vivere. Chi si salva da solo perché gli altri hanno altro da fare.
Chi non tace la felicità e per questo abbraccia più forte che può. E quando il freddo è finito continua a tremare.
La differenza la fa chi della solitudine ascolta il silenzio. Chi del prendersi cura ne fa poesia.
La differenza preferisce i fatti alle parole. Per questo sono in pochi a farla. Perché la differenza come sempre la fa chi rischia, chi resta. La differenza come sempre la fa chi ama. ANDREW FABER
9
MISSIONE
Oggi è tempo di missione ed è tempo di coraggio!
Coraggio di rafforzare i passi vacillanti, di riprendere il gusto dello spendersi per il Vangelo, di riacquistare fiducia nella forza che la missione porta con sé.
È tempo di coraggio, anche se avere coraggio non significa avere garanzia di successo.
Ci è richiesto il coraggio per lottare, non necessariamente per vincere; per annunciare, non necessariamente per convertire.
Ci è richiesto il coraggio per essere alternativi al mondo, senza però mai diventare polemici o aggressivi.
Ci è richiesto il coraggio per aprirci a tutti, senza mai sminuire l’assolutezza e l’unicità di Cristo, unico salvatore di tutti.
Ci è richiesto coraggio per resistere all’incredulità, senza diventare arroganti.
Ci è richiesto anche il coraggio del pubblicano del Vangelo di oggi, che con umiltà non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Oggi è tempo di coraggio! Oggi ci vuole coraggio! PAPA FRANCESCO
10
BAMBINI
In questo mondo di matti l’unica cosa che salverei sono i bambini e gli innamorati.
I bambini sono ancora sensibili.
Un bambino quando ha fame piange, quando ha un dolore grida, se nessuno lo guarda, prende un oggetto e lo spacca in terra, sono sensibili; e noi abbiamo perso la sensibilità.
I bambini sono creativi, sono leggeri. Loro se c’è un muro volano più in alto, se c’è un nodo lo sciolgono.
Amo i bambini e tutti coloro che tornano bambini e allora amo i bambini e gli innamorati perché, quando uno è innamorato tutta la testa, il corpo e l’anima sono lì, su quel ragazzo o su quella ragazza. Non sei diviso, non sei separato.
E allora l’amore, la bellezza, la gioia, la dignità, la fedeltà, la fragilità, il perdono, la creatività, l’umiltà e il coraggio, sono queste “le poche cose che contano.” LUIGI VERDI
11
SAPER VEDERE
Se qualcuno vuole ferirti, Guarda il dolore che nasconde.
Se qualcuno vuole mentirti, Guarda il vuoto che custodisce.
Se qualcuno vuole tradirti, Guarda la solitudine che porta.
Se qualcuno ti prende in giro, Guarda i traumi che racchiude.
Se qualcuno ti sminuisce, Guarda quanto è grande la sua miseria.
Se qualcuno ti invidia, osserva la sua frustrazione interna. Guarda bene i suoi difetti e cerca di capirli.
Non sentirti offeso dai difetti altrui, il tuo dovere è correggere tutto ciò che ti impedisce di essere gentile e generoso con chi più ha bisogno del tuo aiuto.
Condividendo con amore e rispetto. UTEROS SAGRADOS
12
INVECCHIARE
Non è facile invecchiare con garbo.
Bisogna accertarsi della nuova carne, di nuova pelle, di nuovi solchi, di nuovi
nei.
Bisogna lasciarla andare via, la giovinezza, senza mortificarla in una nuova età
che non le appartiene, occorre far la pace con il respiro più corto, con la
lentezza della rimessa in sesto dopo gli stravizi, con le giunture, con le
arterie, coi capelli bianchi all’improvviso, che prendono il posto dei grilli
per la testa.
Bisogna farsi nuovi ed amarsi in una nuova era, reinventarsi, continuare ad
essere curiosi, ridere e spazzolarsi i denti per farli brillare come minuscole
cariche di polvere da sparo. Bisogna coltivare l’ironia, ricordarsi di
sbagliare strada, scegliere con cura gli altri umani, allontanarsi dal sé,
ritornarci, cantare, maledire i guru, canzonare i paurosi, stare nudi con
fierezza. Invecchiare come si fosse vino, profumando e facendo godere il palato,
senza abituarlo agli sbadigli…
Bisogna camminare dritti, saper portare le catene, parlare in altre lingue,
detestarsi con parsimonia. Non è facile invecchiare, ma l’alternativa sarebbe
stata di morire ed io ho ancora tante cose da imparare. CECILIA RESIO
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DELICATEZZA
Io le chiamo le persone “delicate”. Sono quelle persone che si avvicinano agli altri senza invadere il loro spazio. Che hanno voglia di ascoltare ma non impongono alcuna domanda. Che non proiettano ogni discorso su sé stesse, ma mettono tutte se stesse in ogni discorso. Le persone delicate chiedono sempre il permesso per entrare, perché prima di spalancare una porta si preoccupano che chi c’è dietro sia al riparo dalla corrente. Le persone delicate sanno quanto possano ferire le parole, perciò non le utilizzano mai a caso. E non giudicano, perché tengono molto più a comprendere le motivazioni dei gesti altrui, piuttosto che condannarli. Ma non è la compassione che le muove, non la pietà, perché loro non si sentono privilegiate o superiori: si sentono semplicemente “simili”. Le persone delicate sono molto sensibili, e possono apparire fragili. Invece sono fortissime. Perché continuare ad essere delicate in un mondo che aggredisce è una delle scelte più coraggiose che si possono fare. NICOLE
14
FACILE – DIFFICILE
Facile è occupare un posto nell’agenda telefonica.
Difficile è occupare il cuore di qualcuno.
Facile è giudicare gli errori degli altri.
Difficile è riconoscere i nostri propri errori.
Facile è ferire chi ci ama.
Difficile è curare questa ferita.
Facile è perdonare gli altri.
Difficile è chiedere perdono.
Facile è esibire la vittoria.
Difficile è assumere la sconfitta con dignità.
Facile è sognare tutte le notti.
Difficile è lottare per un sogno.
Facile è pregare tutte le notti.
Difficile è trovare Dio nelle piccole cose.
Facile è dire che amiamo.
Difficile è dimostrarlo tutti i giorni.
Facile è criticare gli altri.
Difficile è migliorarne uno.
Facile è pensare di migliorare.
Difficile è smettere di pensarlo e farlo realmente.
Facile è ricevere.
Difficile è dare.
15
LE PAROLE…
Le parole non hanno né occhi né gambe, non hanno bocca o braccia, non hanno
visceri e spesso nemmeno cuore, o ne hanno assai poco. Non puoi chiedere alle
parole di accenderti una sigaretta ma possono renderti più piacevole il vino. E,
certo, non puoi costringere le parole a fare qualcosa che non vogliono fare. Non
puoi sovraccaricarle e non puoi svegliarle quando decidono di dormire.
Qualche volta gli scrittori si uccidono quando le parole li lasciano. Altri
scrittori fingeranno di averle ancora in pugno anche se le loro parole sono già
morte e sepolte.
Le parole sono uno dei più grandi miracoli al mondo, possono illuminare o
distruggere menti, nazioni, culture.
Le parole sono belle e pericolose.
Se verranno a trovarti te ne accorgerai e ti sentirai il più fortunato sulla
terra. Nient’altro avrà più importanza e ogni cosa sembrerà importante. Ti
sentirai il dio sole, riderai del tempo che fugge, ce l’avrai fatta, lo sentirai
dalle dita fino alle budella, e sarai diventato, finché dura, un fottutissimo
scrittore che rende possibile l’impossibile, scrivendo parole, scrivendole,
scrivendole. CHARLES BUKOWSKI
16
LETTERA DI DIO ALL’UOMO….
“Tu, che sei un essere umano, sei il mio miracolo. E sei forte, capace,
intelligente e pieno di doni e talenti. Raccontali ed entusiasmati per loro.
Riconosciti. Trovati. Accettati. Esortati. E pensa che da questo momento puoi
cambiare la tua vita in bene, se te lo proponi e ti riempi di entusiasmo.
Soprattutto, se ti rendi conto della felicità che puoi ottenere se solo lo
desideri.
Sei la mia creazione più grande. Sei il mio miracolo. Non temere di iniziare una
nuova vita. Non tormentarti. Non deprimerti. Come puoi temere, se sei il mio
miracolo? Sei dotato di poteri sconosciuti a tutte le creature dell’universo.
Sei unico. Nessuno è uguale a te. Sta solo a te accettare la via della felicità
e affrontarla e, andare sempre, semplicemente perché sei libero.
Ti ho dato il potere di pensare, di amare, di determinare, di ridere, di
immaginare, di creare, di pianificare, di parlare, di pregare. Ti ho dato il
dominio di scegliere il tuo destino usando la tua volontà. Scegli di amare
anziché odiare, scegli di ridere, scegli di agire, scegli di crescere, scegli di
benedire. Impara a sentire la mia presenza in ogni azione della tua vita. Cresci
ogni giorno un po’ di più nell’ottimismo della speranza. Lasciati indietro le
paure e il senso di sconfitta. Io sono sempre al tuo fianco. Chiamami, cercami,
ricordati di me. Vivo in te da sempre e ti aspetto sempre per amarti.
Cerca di diventare bambino, semplice, innocente, generoso, con la capacità di
stupirti e di commuoverti di fronte alla meraviglia di sentirti umano, perché
puoi conoscere il mio amore, puoi sentire una lacrima, puoi comprendere il
dolore.
Non dimenticare che sei il mio miracolo. Che ti voglio felice, con
misericordia, con pietà, sei il mio miracolo, usa i tuoi doni e cambia il tuo
ambiente, contagiando speranza e ottimismo senza timore, perché io sono al tuo
fianco.”
17
LETTERA ALLA SCUOLA
Carissima Scuola,
ho pensato di scrivere una lettera proprio a lei, perché mi è molto cara e sono stato preoccupato tanto per lei. Mi è mancata molto in questi mesi. Ci porta tutti nel cuore, piccoli e grandi. Lei è una signora sempre giovane e ha la sapienza dei vecchi. Non si stanca mai! È bellissima, sempre piena di sorprese e di cose nuove. Con lei tutti si sentono a casa, anche chi ha più difficoltà degli altri, chi viene da lontano e qualche volta è visto male e con disprezzo. Lei accoglie tutti e ha speranza per ogni persona. Riesce a scoprire le capacità nascoste in ognuno. Ho molto rispetto per lei. Siccome a scuola mi sento a casa, se posso le do del tu!
Vorrei dirti, cara amica, che ci tengo tanto a te! Sento, infatti, che dobbiamo tutti trattarti bene, non da estranei. Certo, sei piena di risorse ma so che, se qualcuno ti fa del male soffri molto, perché vivi per tutti quelli che accogli. Tu hai riguardo per tutti. Sei piena di vita e aiuti ciascuno a vivere bene, a rispettarsi, a conoscersi, a costruire la casa comune dove viviamo. Quanto sei importante! Per questo ti voglio proprio dire all’inizio di questo nuovo anno: grazie. E grazie anche a tutti quelli che ti amano e ti “fanno bella” con il loro impegno e con il loro lavoro, che si spendono per te.
Che situazione difficile abbiamo vissuto e stiamo affrontando! Chi lo avrebbe mai immaginato! Quante abitudini ha fatto cambiare a tutti! E anche quante cose vere abbiamo imparato! Dobbiamo ancora stare attenti, avere pazienza e prudenza (sono due virtù che spesso abbiamo considerato poco ma che sono così importanti!) e rispettare le regole per non mettere in pericolo nessuno.
Qualcuno i primi giorni in cui è dovuto restare a casa perché c’era la pandemia era molto contento: sembrava una vacanza che durava di più. In realtà dispiace non poterti vedere di persona. Chissà che fatica hanno fatto i maestri e i professori che hanno fatto sentire a scuola tutti i ragazzi anche se erano a casa. Insomma: lontani ma vicini.
Nei giorni della pandemia ho visto come si fa presto a stare male. Vorrei ricordare chi ha sofferto e non voglio che nessuno sia più portato via dalla sua casa e dalla sua famiglia, come è successo a certi nonni che non sono più tornati e che non hanno nemmeno potuto salutare i loro cari. Che tristezza mi fa ripensarci!
Più il presente è incerto più dobbiamo guardare al futuro e non perdere tempo con quello che ci fa male! Come la droga che rende le persone schiave e non più padrone di sé. Come trattare male e senza rispetto le persone. Come prendere in giro e non chiedere scusa. E come alzare le mani! Tu ci insegni a usare la testa, a conoscere i problemi, a capirli, a ragionare e a rispettare chiunque.
Con te si prepara il futuro e il futuro inizia oggi! Il virus sembra rendere tutto brutto e pericoloso. Tu, invece, ci insegni a conoscere il mondo e a renderlo migliore. Tutti possiamo fare qualcosa. Voglio che sia un futuro bello: per navigare i marinai guardano la stella polare e così trovano il porto dove devono arrivare. Io sono sicuro che tutti troveranno nelle tue aule la stella che li aiuterà a navigare. Il mondo ha bisogno di uomini che si preparano per aiutare gli altri nel mestiere che faranno, che cercheranno di farlo bene, qualunque esso sia. E tutti, tutti, i mestieri sono importanti e belli quando servono a vivere meglio insieme.
Sento che oggi siamo più forti perché l’esperienza degli ultimi mesi ci ha fatto capire che la vita è fragile ma è sempre bellissima. Io vorrei che nello zaino di tutti vi siano tanta volontà e tanta speranza e so che tu ce le farai crescere dentro.
Chiedo a Dio di benedirti. Sì, sei benedetta, perché cerchi sempre il bene di ognuno e sai che ce ne è un pezzo in ognuno. Dio ti benedice perché Lui vuole che l’Uomo sia davvero uomo ed ha mandato Gesù per insegnarci la materia più importante di tutte e che ci fa grandi per davvero: amare. Sei benedetta scuola. Grazie! E spero di venirti presto a trovare perché abbiamo tante cose da dirci. Ci vediamo lunedì!
Con tutta la mia amicizia, + MATTEO (ZUPPI)
18
QUANTO BASTA
Se basta una parola, non fare un discorso. Se basta un gesto, non dire una parola. Se basta uno sguardo, tralascia il gesto.
Se basta il silenzio, tralascia anche lo sguardo. Fermati prima che ti si dica: Basta! Blocca il discorso prima che ti si dica: Basta! Lascia il posto prima che ti si dica: Basta!
Se basta il poco, non affogare nel troppo. Questo è il canto dell’essenziale, della sobrietà, dell’ascesi autentica. Purtroppo, è un metodo ignorato dal nostro parlare spesso eccessivo; è una lezione inascoltata nella comunicazione odierna protesa all’eccesso; è una proposta rigettata nell’agire quotidiano sempre sopra le righe.
Ti basti l’essenziale nel pensare e nel fare nel parlare e nel vedere. Un testo biblico ci insegna a dire: “Non darmi, Signore, né povertà né ricchezza, ma fammi avere solo il cibo che basta”.
19
ESSERE FELICE
Puoi avere difetti, vivere con ansia e qualche volta essere irritato/a, ma non
dimenticarti che la tua vita è la più grande impresa del mondo. Solo tu puoi
evitare che vada in fallimento.
Ci sono molte persone che hanno bisogno di te, ti ammirano, e si tormentano per
te.
Sarebbe bello che tu ricordassi sempre che essere felice non è avere un cielo
senza tempeste, strade senza incidenti, lavori senza fatiche, relazioni senza
delusioni.
Essere felice è trovare la forza nel perdono, la speranze nelle battaglie, la
sicurezza nella paura, l’amore nei distacchi.
Essere felice… Non è solo valorizzare il sorriso, ma riflettere sopra la
tristezza.
Non è solo commemorare il successo, ma imparare la lezione dai fallimenti.
Non è solo allietarsi degli applausi, ma trovare allegria nell’anonimato.
Essere felice è riconoscere che vale la pena di vivere la vita, malgrado tutte
le sfide.
Essere felice non è opera del destino, ma una conquista di chi sa viaggiare
dentro il suo proprio essere.
Essere felice è abbandonare i problemi e diventare autore della Propria storia.
Essere felice…
È attraversare deserti, ma essere capaci di incontrare un’oasi nel profondo
della tua anima e ringraziare Dio ogni giorno per il miracolo della vita.
È non avere paura dei propri sentimenti. È saper parlare di te stesso/a. È avere
coraggio di accettare un “No!” È avere la forza di accettare una critica, anche
se ingiusta. È baciare il marito/la moglie, i figli, sostenere i genitori e
vivere momenti poetici con gli amici, anche se ci hanno ferito…
Essere felice …È lasciar vivere libero il bimbo allegro e semplice che dimora
dentro di noi
È avere la maturità per dire “Ho sbagliato!” È avere il coraggio di dire
“Perdonami!” È avere la sensibilità di dire “Ho bisogno di te!” È avere la
capacità di dire “Ti amo!”
Desidero che la vita sia un cantiere di opportunità affinché tu sia felice… Che
nelle tue primavere tu sia amante dell’allegria. Che nei tuoi inverni tu sia
amico/a della saggezza.
E, quando sbaglierai strada, ricominci tutto di nuovo, così sarai ogni volta più
innamorato/a della vita.
E scoprirai che… … Essere felice… Non è avere una vita perfetta, ma usare le
lacrime per irrigare la tolleranza, usare le perdite per rafforzare la pazienza,
usare le foglie per scolpire la serenità. È usare il dolore per raffinare il
piacere! È usare gli ostacoli per aprire le finestre dell’intelligenza! È non
abbandonare mai te stesso/a! È non rinunciare mai alle persone che ami. È non
rinunciare mai alla felicità, perché la vita è uno spettacolo imperdibile.
E tu una persona speciale!
20
TUTTO STA NELLA TESTA
Un uomo di 92 anni, piccolo, molto fiero, vestito e ben rasato, una mattina alle
8.00, con i suoi capelli perfettamente pettinati, trasloca in una casa per
persone anziane.
Sua moglie di 70 anni è recentemente deceduta, cosa che lo obbliga a lasciare la
sua casa.
Dopo parecchie ore di attesa nella hall della casa per anziani, ci sorride
gentilmente quando gli diciamo che la sua camera è pronta.
Mentre si reca fino all’ascensore con il suo deambulatore, gli faccio una
descrizione della sua piccola camera, includendo il drappo sospeso alla sua
finestra come tenda.
“Mi piace molto!” dice con l’entusiasmo di un ragazzino di otto anni che ha
appena ricevuto un nuovo cucciolo.
“Signor Vito, lei non ha ancora visto la camera, aspetti un attimo.”
“Questo non c’entra niente!” dice “La felicità è qualcosa che scelgo a priori.
Che mi piaccia la mia camera o no, non dipende dai mobili o dalle decorazioni,
dipende piuttosto dal modo in cui la percepisco. Nella mia testa è già deciso
che la mia camera mi piace.
È una decisione che prendo ogni mattina al mio risveglio.”
Posso scegliere, posso passare la giornata a letto contando le difficoltà che ho
con le parti del mio corpo che non funzionano, oppure alzarmi e ringraziare il
cielo per quelle che funzionano ancora.
Ogni giorno è un regalo e finché potrò aprire i miei occhi,
focalizzerò sul nuovo giorno e su tutti i ricordi felici che ho raccolto durante
tutta la mia vita.
La vecchiaia è come un conto in banca: prelevi da ciò che hai accumulato.
21
FORSE DOMANI SARÀ TROPPO TARDI
Se sei arrabbiato con qualcuno, e nessuno dei due fa nulla per sistemare le
cose… fallo tu.
Può darsi che oggi questa persona voglia ancora essere tua amica, e se non
facessi qualcosa, forse domani potrebbe essere troppo tardi.
Se sei innamorato di qualcuno, però questa persona non lo sa… diglielo.
Magari oggi anche questa persona è innamorata di te e, se non glielo dici oggi,
può darsi che domani sia troppo tardi.
Se muori dalla voglia di dare un bacio a qualcuno… daglielo. Forse anche questa
persona vorrebbe avere un tuo bacio, e se non glielo dai oggi, può darsi che
domani sia troppo tardi.
Se ami ancora una persona che credi ti abbia dimenticato… diglielo. Forse questa
persona ha sempre continuato ad amarti, e se non glielo dici oggi, forse domani
sarà troppo tardi.
Se hai bisogno dell’abbraccio di un amico… chiediglielo. Magari lui ne ha
bisogno ancora più di te, e se non glielo chiedi oggi, forse domani sarà troppo
tardi.
Se hai degli amici che apprezzi veramente… diglielo. Forse anche loro ti
apprezzano, e se lasci che se ne vadano, o che si allontanino da te, forse
domani sarà troppo tardi.
Se vuoi bene ai tuoi genitori, e non hai mai avuto l’opportunità di
dimostrarglielo… fallo.
Oggi sono lì con te, e puoi ancora dimostrarglielo, ma se andassero via… domani
potrebbe essere troppo tardi.
22
GUSTATEVI LA FELICITÀ!
Per tanto tempo ho avuto la sensazione che la vita sarebbe presto cominciata, la
vera vita.
Ma c’erano sempre ostacoli da superare strada facendo, qualcosa di irrisolto, un
affare che richiedeva ancora del tempo, dei debiti che non erano stati ancora
regolati, in seguito la vita sarebbe cominciata.
Finalmente ho capito che questi ostacoli erano la mia vita. Questo modo di
percepire le cose mi ha aiutato a capire che non c’è un mezzo per essere felici,
ma che la felicità è il mezzo.
Di conseguenza, gustate ogni istante della vostra vita, e gustatelo ancora di
più perché lo potete dividere con una persona cara, una persona molto cara per
passare insieme dei momenti preziosi della vita, e ricordatevi che il tempo non
aspetta nessuno.
E allora smettete di pensare di finire la scuola, di tornare a scuola, di perdere 5 kg, di prendere 5 kg, di avere dei figli, di vederli andare via di casa. Smettete di aspettare di cominciare a lavorare, di andare in pensione, di sposarvi, di divorziare. Smettete di aspettare il venerdì sera, la domenica mattina, di avere una nuova macchina o una casa nuova. Smettete di aspettare la primavera, l’estate, l’autunno o l’inverno. Smettete di aspettare di lasciare questa vita, di rinascere nuovamente, e decidete che non c’è momento migliore per essere felici che il momento presente. La felicità e le gioie della vita non sono delle mete, ma un viaggio…
Lavorate come se non aveste bisogno di soldi. Amate come se non doveste mai
soffrire.
Ballate come se nessuno vi guardasse! ALFRED SOUZA
23
HO IMPARATO
Ho imparato che la vita è dura… ma io di più!
Ho imparato che le opportunità non vanno mai perse… quelle che lasci andare tu,
le prende qualcun altro.
Ho imparato che, quando serbi rancore e amarezza… la felicità va da un’altra
parte.
Ho imparato che bisognerebbe usare sempre parole buone… perché domani forse si dovranno rimangiare.
Ho imparato che un sorriso è un modo economico per migliorare il tuo aspetto.
Ho imparato che non posso scegliere come mi sento… ma posso sempre farci
qualcosa.
Ho imparato che quando tuo figlio appena nato tiene il tuo dito nel suo piccolo
pugno… ti ha agganciato per la vita.
Ho imparato che bisogna godersi il viaggio e non pensare solo alla meta.
Ho imparato che è meglio dare consigli solo in due circostanze: quando sono
richiesti e quando è in gioco la vita.
Ho imparato che meno tempo spreco e più cose faccio.
Ho imparato a godermi le cose!
Ho imparato ad accettare le sconfitte, le delusioni.
Ho imparato che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà.
Per questo bisogna che tu la perdoni.
Ho imparato che ci vogliono anni per costruire la fiducia, e pochi secondi per
distruggerla.
Ho imparato che non dobbiamo cambiare amici se comprendiamo che gli amici
cambiano.
Ho imparato che le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi
siamo sempre responsabili di noi stessi.
Ho imparato che la pazienza richiede molta pratica.
Ho imparato che ci sono persone che ci amano, ma semplicemente non sanno come
dimostrarcelo.
Ho imparato che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale
quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno ad alzarti.
Ho imparato che solo perché qualcuno non ti ama come vorresti, non significa che
non ti ami con tutto se stesso.
Ho imparato che non si deve mai dire ad un bambino che i sogni sono sciocchezze,
sarebbe una tragedia se lo credesse.
Ho imparato che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno, nella
maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
Ho imparato che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si sia spezzato, il
mondo non si ferma aspettando che lo ripari.
… E dopo tutto ciò, avrò imparato a vivere?
24
I QUATTRO PRINCIPI DELLA SPIRITUALITÀ INSEGNATI IN INDIA
Il Primo Principio afferma:
Chiunque sia colui che incontri, è quello giusto. Ciò significa che nessuno entra nella nostra vita per puro caso. Tutti quelli che ci circondano, tutti quelli con cui interagiamo, rappresentano qualcosa, ci insegnano qualcosa o ci aiutano a migliorare la nostra condizione attuale.
Il Secondo Principio afferma:
Qualsiasi cosa è successa, è l’unica cosa che poteva succedere. Nulla,
assolutamente nulla di ciò che abbiamo vissuto poteva essere diverso. Nemmeno il
dettaglio meno importante.
Non vi è alcun “Se solo lo avessi fatto diversamente, allora sarebbe stato
diverso.”
No. Quello che è successo è l’unica cosa che poteva succedere e doveva succedere
perché potessimo apprendere la lezione per andare avanti nella vita.
Ogni singola situazione della nostra vita è assolutamente perfetta, anche quando
sfida la nostra comprensione e il nostro ego.
Il Terzo Principio afferma:
Ogni volta che inizia qualcosa, è il momento giusto. Tutto inizia esattamente nel momento giusto, né prima né dopo. Quando siamo pronti per qualcosa di nuovo nella nostra vita, ciò è là, pronto per iniziare.
Il quarto Principio afferma: Ciò che è finito, è finito. È semplice. Quando qualcosa nella nostra vita finisce, aiuta la nostra evoluzione. Per questo, arricchiti dall’esperienza recente, è meglio lasciarlo andare e proseguire in avanti il nostro cammino.
Credo non sia una coincidenza che tu stia leggendo questo.
Se queste parole ti colpiscono, è perché tu hai le qualità per comprendere che
neanche un solo fiocco di neve cade accidentalmente nel posto sbagliato!
25
VINCERE O ESSERE?
Non voglio entrare in una mentalità vincente, ma una mentalità pensante.
Vuol dire imparare a riconoscere gli sbagli, riconoscere con umiltà che un obiettivo mancato magari non era alla nostra portata o non era nei piani di Dio.
Vuol dire essere attenti a quanto capita attorno a noi, cercare di comprendere e, se necessario,
avere il coraggio di modificare qualche idea, di cambiare qualche azione intrapresa.
Se parto dall’idea che chi ho davanti può essere un maestro, al di là delle apparenze, posso trovare una perla dove non la vedevo, solo perché non la stavo cercando...
Il cuore, l’intelligenza e l’esperienza mi aiutano a vedere oltre, a vedere ciò che i miei occhi da soli non possono vedere. Dio ci parla anche così. ERNESTO OLIVERO
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OPERA D'ARTE
Ogni nuova alba può essere considerata come un'opera d'arte: sontuosa, unica, attraversata da una luce sottile, piena della magia dello slancio iniziale. Dopo la tranquilla tregua della notte, la bellezza del nuovo giorno manifesta l'ampiezza delle occasioni, una speranza e un vigore rinnovati, la possibilità di una nuova partenza, come se si offrisse a noi un nuovo orizzonte. Roger Fournier vedeva in ogni mattino « una nascita che bisogna scoprire e amare ». E Gilles Vigneault aveva questa graziosa espressione: « Il mattino è la più bella immagine del mondo... La si dovrebbe incorniciare! ». Affrontiamo il mattino come un nuovo viaggio: scopriremo come una giornata, da sola, è un invito, un periplo, e che sta a noi, sulle strade della nostra geografia interiore, avventurarci con entusiasmo per dire in seguito, negli itinerari della nostra memoria: « Merita una deviazione» o «Vale il viaggio»… FRANCOIS GARAGNON
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Il bene comune Salvezza da che cosa? Dal nulla, dalla morte, dal fallimento supremo; salvezza da questa alienazione dell’uomo che non possiede sé stesso, che vive soltanto una vita di morte, di squilibrio, di follia. Il cristianesimo esige che prendiamo coscienza di ciò che siamo. Bendarci gli occhi non vuol dire vivere la vita cristiana; vuol dire piuttosto non sentire nemmeno il bisogno di essere salvati, vuol dire anche non invocare una salvezza che ci viene da Dio, vuol dire non stabilire con Dio stesso il rapporto vero, che è un rapporto fondato sull’attribuzione della misericordia infinita. Perché Dio è misericordia verso l’uomo.
D. BARSOTTI
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GIOIA PARADOSSALE
Come è possibile chiamare “felice” chi non ha niente e vive in condizioni penose? Non è forse vero che Dio, attraverso la voce di Gesù, protesta contro la miseria, la fame, le strettezze che rendono disperata la vita di tante persone? Dio vuole che ci si impegni contro tutte le forme di ingiustizia che sono all’origine di queste condizioni disumane. Le beatitudini rimangono sempre sotto il segno della follia per chi volesse accostarle con i soli strumenti della ragionevolezza umana. Solo alla luce dello scandalo della croce, lo scandalo della povertà può convertirsi in beatitudine. Proprio per questa capacità di credere e di sperare si rende possibile già ora la gioia, gioia paradossale ma vera, gioia del povero che confida in Dio. L. POZZOLI
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DONACI SIGNORE OCCHI NUOVI
Nella preghiera eucaristica ricorre una frase che sembra mettere in crisi certi moduli di linguaggio entrati ormai nell'uso corrente, come ad esempio l'espressione "nuove povertà".
La frase è questa: "Signore, donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli...".
Essa ci suggerisce tre cose. Anzitutto che, a fare problema, più che le "nuove povertà", sono gli "occhi nuovi" che ci mancano. Molte povertà sono "provocate" proprio da questa carestia di occhi nuovi che sappiano vedere. Gli occhi che abbiamo sono troppo antichi. Fuori uso. Sofferenti di cataratte. Appesantiti dalle Diottrie. Resi strabici dall'egoismo. Fatti miopi dal tornaconto. Si sono ormai abituati a scorrere indifferenti sui problemi della gente. Sono avvezzi a catturare più che a donare. Sono troppo lusingati da ciò che "rende" in termini di produttività. Sono così vittime di quel male oscuro dell'accaparramento, che selezionano ogni cosa sulla base dell'interesse personale. A stringere, ci accorgiamo che la colpa di tante nuove povertà sono questi occhi vecchi che ci portiamo addosso. Di qui, la necessità di implorare "occhi nuovi". Se il Signore ci favorirà questo trapianto, il malinconico elenco delle povertà si decurterà all'improvviso, e ci accorgeremo che, a rimanere in lista d'attesa, saranno quasi solo le povertà di sempre.
Ed ecco la seconda cosa che ci viene suggerita dalla preghiera della Messa.
Oltre alle miserie nuove "provocate" dagli occhi antichi, ce ne sono delle altre che dagli occhi sono "tollerate". Miserie, cioè, che è arduo sconfiggere alla radice, ma che sono egualmente imputabili al nostro egoismo, se non ci si adopera perché vengano almeno tamponate lungo il loro percorso degenerativo. Sono nuove anch'esse, nel senso che oggi i mezzi di comunicazione ce le sbattono in prima pagina con una immediatezza crudele che prima non si sospettava neppure. Basterà pensare alle vittime dei cataclismi della storia e della geografia. Ai popoli che abitano in zone colpite sistematicamente dalla siccità. Agli scampati da quelle bibliche maledizioni della terra che ogni tanto si rivolta contro l'uomo.
Alle turbe dei bambini denutriti. Ai cortei di gente mutilata per mancanza di medicine e di assistenza. Anche per queste povertà ci vogliono occhi nuovi. Che non spingano, cioè, la mano a voltar pagina o a cambiare canale, quando lo spettacolo inquietante di certe situazioni viene a rovinare il sonno o a disturbare la digestione.
E infine ci sono le nuove povertà che dai nostri occhi, pur lucidi di pianto, per pigrizia o per paura vengono "rimosse". Ci provocano a nobili sentimenti di commossa solidarietà, ma nella allucinante ed iniqua matrice che le partorisce non sappiamo ancora penetrare.
La preghiera della Messa sembra pertanto voler implorare: "Donaci, Signore, occhi nuovi per vedere le cause ultime delle sofferenze di tanti nostri fratelli, perché possiamo esser capaci di "aggredirle". Si tratta di quelle nuove povertà che sono frutto di combinazioni incrociate tra le leggi perverse del mercato, gli impianti idolatrici di certe rivoluzioni tecnologiche, e l'olocausto dei valori ambientali, sull'altare sacrilego della produzione.
Ecco allora la folla dei nuovi poveri, dagli accenti casalinghi e planetari.
Sono, da una parte, i terzo mondiali estromessi dalla loro terra. I popoli della fame uccisi dai detentori dell'opulenza. Le tribù decimate dai calcoli economici delle superpotenze. Le genti angariate dal debito estero.
Ma sono anche i fratelli destinati a rimanere per sempre privi dell'essenziale: la salute, la casa, il lavoro, la partecipazione. Sono i pensionati con redditi bassissimi. Sono i lavoratori che, pur ammazzandosi di fatica, sono condannati a vivere sott'acqua e a non emergere mai a livelli di dignità. Di fronte a questa gente non basta più commuoversi. Non basta medicare le ustioni a chi ha gli abiti in fiamme. I soli sentimenti assistenziali potrebbero perfino ritardare la soluzione del problema.
Occorre chiedere "occhi nuovi". "Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli. Occhi nuovi, Signore. Non cataloghi esaustivi di miserie, per così dire, alla moda.
Perché, fino a quando aggiorneremo i prontuari allestiti dalle nostre superficiali esuberanze elemosiniere e non aggiorneremo gli occhi, si troveranno sempre pretestuosi motivi per dare assoluzioni sommarie alla nostra imperdonabile inerzia.
Donaci occhi nuovi, Signore". DON TONINO BELLO
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NON VI SONO CHE DUE AMORI
Non vi sono che due amori, o Signore, l’amore di me, l'amore di te e degli
altri, ed ogni qualvolta mi amo, è un po' meno di amore per te e per gli altri,
una perdita d'amore,
perché l'amore è fatto per uscire da me e volare verso gli altri.
Ogni qualvolta ripiega su me, intisichisce; marcisce e muore. L'amore di me, o
Signore, è un veleno che sorbisco ogni giorno, l'amore di me mi offre una
sigaretta e non ne dà al mio vicino,
l'amore di me sceglie la parte migliore e tiene il posto migliore, l'amore di me
accarezza i miei sensi e ruba il pane sulla mensa degli altri, l'amore di me
parla di me e mi rende sordo all'altrui parola, l'amore di me sceglie ed impone
la scelta all'amico, l'amore di me mi traveste e mi trucca, vuol farmi brillare
eclissando gli altri; l'amore di me mi compatisce e trascura la sofferenza
altrui, l'amore di me diffonde le mie idee e disprezza quelle altrui, l'amore di
me mi trova virtuoso, mi chiama persona per bene, l'amore di me mi incita a
guadagnar denaro, a spenderlo per il mio piacere, ad ammucchiarlo per il mio
avvenire, l'amore di me mi suggerisce di dare ai poveri per addormentare la mia
coscienza e vivere in pace.
L'amore di me m'infila le pantofole e mi adagia in poltrona, l'amore di me è
soddisfatto di me e mi addormenta dolcemente. La cosa più grave, o Signore, si è
che l'amore di me è un amore rubato. Era destinato agli altri, ne avevano
bisogno per vivere, per perfezionarsi, ed io l'ho distolto. Così l'amore di me
crea la sofferenza umana, così l'amore degli uomini per loro stessi crea la
miseria umana, tutte le miserie umane, tutte le sofferenze umane, la sofferenza
del ragazzo che la madre batte senza motivo e quella dell'uomo che il padrone
riprende davanti agli operai; la sofferenza della ragazza brutta abbandonata nel
ballo e quella della sposa che il marito non abbraccia più; la sofferenza del
bambino che si lascia a casa perché ingombra e quella del nonno deriso dai
bambini perché troppo vecchio; la sofferenza dell'uomo ansioso che non s'è
potuto confidare e quella dell'adolescente inquieto di cui s'è messo in ridicolo
il tormento; la sofferenza del disperato che si butta in acqua e quella del
bandito che si sta per fucilare; la sofferenza del disoccupato che vorrebbe
lavorare e quella del lavoratore che rovina la sua salute per una paga
irrisoria; la sofferenza del padre che raduna la famiglia in una sola stanza
accanto ad un villino vuoto e quella della mamma i cui bambini hanno fame mentre
si buttano via i resti di un banchetto; la sofferenza di chi muore solo, mentre
i famigliari nella stanza vicina attendono il momento fatale prendendo il caffè.
Tutte le sofferenze, tutte le ingiustizie, le amarezze, le umiliazioni, le pene,
gli odi, le disperazioni, tutte le sofferenze sono una fame non saziata, una
fame di amore.
Così gli uomini hanno edificato, lentamente a forza di egoismi, un mondo
snaturato che schiaccia gli uomini; così gli uomini trascorrono sulla terra il
loro tempo a rimpinzarsi del loro amore avvizzito, mentre attorno ad essi gli
altri muoiono di fame tendendo loro le braccia.
Hanno rovinato l'amore, ho rovinato il tuo amore, o Signore.
Questa sera ti chiedo di aiutarmi ad amare.
Concedimi, o Signore, di spargere l'amore vero nel mondo.
Fa' che per mezzo mio e dei tuoi figli penetri un po' in tutti gli ambienti, in
tutte le società, in tutti i sistemi economici e politici, in tutte le leggi, i
contratti, i regolamenti;
fa' che penetri gli uffici, le officine, i quartieri, le case, i cine, i balli;
fa' che penetri il cuore degli uomini e che mai io dimentichi che la lotta per
un mondo migliore è una lotta di amore, al servizio dell'amore.
Aiutami ad amare, o Signore,
a non sprecare le mie potenze di amore,
ad amarmi sempre meno per sempre più amare gli altri,
affinché attorno a me nessuno soffra o muoia
per aver io rubato l'amore che ad essi occorreva per vivere.
Figliuolo, mai giungerai a mettere amore a sufficienza nel cuore dell'uomo e nel
mondo,
perché l'uomo ed il mondo hanno fame di un amore infinito,
e Dio solo può amare di amore senza limiti.
Ma se vuoi, figliuolo, ti do la mia vita.
Prendila in te.
Io ti do il mio cuore, lo dono ai miei figli:
ama col mio cuore, figliuolo,
e tutti insieme sazierete il mondo, e lo salverete.
MICHEL QUOIST