BREVIARIO

 
     
     

LUGLIO

 

1

PORTE DA APRIRE

Signore, ci sono sempre porte da aprire nel mio cuore. Porte che tengo gelosamente chiuse, fino a quando tu non vieni a bussare: allora scopro che ho tante cose da donare, tanta ricchezza da condividere. Grazie, perché sei tu a rendere il mio sguardo più attento. Signore, ci sono sempre porte chiuse attorno a me, tranne una: la tua. Grazie perché mi hai amato ed accolto e mi hai dato fiducia: mi hai chiesto di dare spazio nella mia vita. Signore, aiutaci a riconoscerci ogni giorno deboli e peccatori, uomini e donne in cammino, forti solo del tuo amore; rendici però soprattutto capaci di riconoscere che il tuo perdono è più grande del nostro peccato. Saremo così capaci di amare i fratelli, perché possiamo essere nel mondo strumenti della tua misericordia. AA.VV.HAMMAGOR

 

2

IL COMANDAMENTO NUOVO

Il “comandamento nuovo”, cioè ultimo e definitivo, lasciato da Gesù ai suoi discepoli è: “Amatevi come io vi ho amato”, amatevi fino a spendere la vita per gli altri, fino a donarla per i fratelli. Ebbene, questo comandamento che narra la specificità del cristianesimo richiede che il cristiano non ami solo il prossimo, non ami solo i suoi familiari, ma ami tutti gli altri che incontra, e tra di essi privilegi gli ultimi, i sofferenti, i bisognosi. Nell’osservare questo comandamento, il cristiano non può dunque non pensare alla forma politica da dare all’uguaglianza, alla solidarietà, alla giustizia sociale. Se non ci fosse un’epifania anche politica dell’amore per l’ultimo mancherebbe alla società qualcosa di decisivo nei rapporti sociali.

E. BIANCHI

 

3

VEDERE I SEGNI DI DIO

Dio chiede all’uomo la fede. Ma egli non lascia nessuno sul cammino della fede senza dargli dei segni. Maria stessa ne ha ricevuti. E noi’ Non siamo spesso troppo ciechi, incapaci di riconoscere i segni che Dio ci dona? Ecco un’altra ragione della nostra tristezza. Noi non vediamo i segni. Non vogliamo vederli. Lungo tutta la storia, perfino nei giorni più oscuri, Dio ha mandato dei segni agli uomini. Oggi non fa eccezione. Li vediamo noi ? Mentre la vita nascente viene così spesso rifiutata e perfino uccisa, esistono luoghi benedetti in cui questa stessa vita viene accolta dalle mani di Dio con immensa gioia e dove è conservata con un rispetto immenso. G. DANNEELS

 

4

L'ENERGIA DELLO SPIRITO

“Quello che oggi è un giovane pieno di fuoco farebbe un balzo indietro, inorridito, se potesse vedere il ritratto di sé stesso quando sarà vecchio. Portate, allora, con voi, lungo la via … tutti i moti generosi dell’animo, non li abbandonate lungo il cammino”. Così scriveva un grande romanziere. L’appello è chiaro: non contano la rete di rughe e la patina del tempo trascorso quando si porta dentro di sé la freschezza degli ideali coltivati in gioventù. L’energia dello spirito può pulsare anche in membra infiacchite; anzi, ci sono molti fiori che emanano un profumo più intenso verso sera, quando il giorno cala verso il tramonto. La vecchiaia può essere triste non perché cessano le gioie, ma perché finiscono le speranze. G. RAVASI

 

5

DONAMI OCCHI PER VEDERE

Padre, donami occhi che siano capaci di vedere Cristo; orecchi che capiscano la sua parola;

un cuore che sia commosso dal suo amore, e insegnami a porre fidente la mia mano nella sua. Cristo è “la luce del mondo”, ma anche “il segno di contraddizione”. E lo è per ciascuno di noi. Tutti siamo in pericolo di scandalo; tocca tu il nostro intimo e sveglia in noi il buon volere, affinché possiamo sostenere la prova.

Insegnami a conoscere il segreto della redenzione. Fammi intuire che cosa comanda la fede. Nell’incontro col tuo Figlio Gesù Cristo rinnovami. Spirito Santo, donami il coraggio che si rallegra del divino rischio perennemente ricominciante e si perfeziona attraverso tutte le tentazioni. ROMANO GUARDINI

 

6

CANTO DELLA CREAZIONE

Cielo e terra glorificano Dio. Tutte le creature proclamano che Egli è. Il cielo grida a Dio:” Sei stato tu a farmi, non mi sono fatto da solo". E la terra: "Sei tu il mio creatore, sei stato tu a farmi".

Ma quando e come proclamano questa verità? Quando l'uomo riflette su di essi e questa verità appunto, scopre in essi. È grazie al tuo sguardo attento, è grazie alla tua voce che hanno una voce. Contempla il cielo quant'è bello. E contempla la terra quant'è bella. Guardiamo tutte e due le bellezze. Dio li ha fatti, li dirige, orienta il loro corso, è sempre presente nella loro storia, ne determina i momenti e li determina in rapporto a ciò che Egli è. Ecco perché lo glorificano tutte le creature: quelle che si muovono e quelle immobili, il cielo in alto e la terra in basso, la giovinezza perenne e la venerabile vecchiaia. Se tu ami ciò che Egli ha fatto, ami ancor di più colui che tutto ha fatto. Se bella la creazione, infinitamente più bello è Dio che in essa si riflette.

 

7

LUCI E OMBRE

Una stella rappresenta tutti i segni che guidano a Dio. Segni talvolta splendenti, luminosi come la stella, come il manto luminoso che sfavilla nelle notti d’estate. Dio è qui, ci sussurra il cuore nel contemplarlo. Così è nella vita, quando brilla la stella della buona sorte, quando le cose vanno bene e ci sentiamo felici. Altre volte i segni sono oscurati, nascosti tra le dense nubi della prova e delle difficoltà; allora è difficile credere che oltre la notte ci sia la luce. Sono momenti in cui il credente purifica e rafforza la sua fede nel Dio nascosto e misterioso. Solo gli occhi limpidi saranno in grado di

vedere, di scorgere Dio in quelle ombre. J. MADURGA

 

8

GESU', ORA SAI

“Ora sai cosa vuol dire vivere da mortale su questa terra: sai che cosa sono i vincoli del sangue, sai cos'è l'amicizia, sai cos'è il sonno, sai cos'è lo stancarsi con il lavoro, cos'è potersi lavare quando si è sudati o sporchi, cos'è partecipare a una festa, cos'è pregare il mattino presto fino a vedere il cielo sbiancarsi e nascere il sole, cos'è essere traditi, cos'è aver paura, cos'è essere amati dalla gente, cos'è insegnare, cos'è mangiare o bere, cos'è il dolore, cos'è avere una madre e per ultimo cos'è morire”.  A. MARCHESINI

 

9

L'AMORE CHE VINCE LA MORTE

Nella fede cristiana la salvezza è azione di Dio nella storia. Per i cristiani, quindi, c’è una storia di salvezza grazie a un’azione di Dio che ha il suo culmine nell’incarnazione di suo Figlio. Il Dio dei cristiani è il Dio che salva, che si prende cura del sofferente; è il compassionevole che accorre dove c’è la vittima e non l’abbandona neanche al di là della morte. È quanto ha fatto Gesù con le persone che incontrava: è passato tra gli uomini salvando le vite; vivendo l’amore fino all’estremo e senza contraddizioni, Gesù è stato risuscitato dal Padre in modo che l’amore di Dio vincesse la morte. L’evento dell’alba pasquale sigilla la presenza della salvezza autentica: Gesù risorto ha trionfato sulla morte ed è veramente il Signore della Chiesa e del cosmo. Questa è la fede cristiana. E. BIANCHI

 

10

IL ROVESCIAMENTO

Dio non è come ce lo immaginiamo noi spontaneamente: egli, da ricco che era, si è fatto povero per noi, per farci ricchi. Dio supera e rovescia tutte le immagini che ci facciamo di lui. Il suo amore per noi non è pari alla misura dei nostri sforzi per raggiungerlo. Egli ci precede. È già là molto prima che noi ce ne rendiamo conto. Il suo amore non è come il nostro, che si fonda spesso sulle qualità dell’altro. Come Dio nella sua sapienza e il suo amore è il totalmente altro, pure il suo Regno mette tutti i valori e le situazioni umane sottosopra: il ricco diventa povero, e il povero, ricco; l’uomo debole diventa forte e il forte si scopre fragile. G. DANNEELS

 

11

RITUALISMO SENZ'ANIMA

Nemmeno Gesù esitava a suggerirci l’armonia tra la semplicità delle colombe e la prudenza dei serpenti (Mt 10,16), evitando da un lato l’ingenuità sprovveduta e dall’altro la diffidenza sospettosa. C’è il rischio di una religiosità formalistica, piaga che affligge un po’ tutte le fedi. La voce dei profeti e dello stesso Gesù è, al riguardo, dirimente: il culto con le sue rigide osservanze separato dalla vita, dalla carità e dalla giustizia è un “artificio sacrale” e non un atto di vera spiritualità. L’esito di un simile comportamento fatto di ritualismo senz’anima può raccogliersi in queste parole o simili: abbiamo abbastanza religione per odiare il nostro prossimo, ma non per amarlo. G. RAVASI

 

12

TU SEI

Signore, tu sei la vita che voglio vivere,

la luce che voglio riflettere,

il cammino che conduce al Padre,

l’amore che voglio amare,

la gioia che voglio condividere, la gioia che voglio seminare attorno a me.

Gesù, tu sei tutto per me, senza te non posso nulla.

Tu sei il Pane di vita che la Chiesa mi dà.

È per te, in te, con te che posso vivere. SANTA MADRE TERESA

 

13

IL GUSTO DI DIO

Nel tempo della preghiera intendiamo trovare o ritrovare nella calma la volontà di Dio sulla nostra vita. Sono mille e mille i motivi in cui il Signore ci invita ogni giorno a scoprire e compiere la sua volontà. Riprendere con serietà la strada dell’adesione quotidiana al disegno di Dio è l’obiettivo che si raggiunge attraverso un’esperienza immediata di Dio stesso, nella grazia dello Spirito Santo. Lo Spirito tocca immediatamente l’anima, dà il gusto di Dio, della preghiera, il gusto dell’ascolto della Parola di Dio, la Parola che ci ha generato e che continuamente ci genera; e, soprattutto, il gusto della ricerca della volontà del Signore.

C.M. MARTINI

 

14

NUOVO VOLTO

Gesù propone un altro volto di Dio che, se accolto, fa nascere un nuovo modo di vivere. Il Padre di Gesù è un Signore che non punisce e non castiga nessuno, ma a tutti offre un amore incondizionato, più grande di quello di una madre per il suo figliolo (“Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherei mai” Is 49,15). L’amore di Dio non si arrende neanche di fronte all’evidenza, non arretra davanti al tradimento e al peccato, ma è capace di suscitare vita là dove questa non c’è. Questo suo amore il Signore aveva cercato di farlo giungere agli uomini attraverso la voce dei profeti, ma evidentemente era un messaggio che era rimasto incompreso e inascoltato.  A. MAGGI

 

15

IL DONO DI AMARE

Signore, concedi il dono dell’amore.

Il dono di amare tutta la terra, di amare tutto su tutta la terra e soprattutto gli uomini, i nostri fratelli, che sono talvolta così infelici,

di amare anche coloro che sono felici, e sono spesso dei poveri diavoli!

Dacci la forza di amare coloro che non ci amano, coloro che non amano nessuno.

Che la nostra vita sia un riflesso del tuo amore.

Amare il prossimo che è in capo al mondo, amare lo straniero che vive accanto a noi, consolare, perdonare, benedire, tendere le braccia.

Amare gli egoisti, gli scettici, i distruttori, far scaturire una sorgente nel deserto del loro cuore. Liberare coloro che sono solitari, liberare con un sorriso i loro cuori chiusi: amare, amare.

Allora una grande primavera sconvolgerà la terra e tutto in noi rifiorirà. RAOUL FOLLEREAU

 

16

IL CORAGGIO DELLA MISERICORDIA CHE RICONCILIA

Noi non possiamo vivere come se non sapessimo che il nostro Dio ha fatto il primo passo e ha avuto il coraggio della misericordia che riconcilia, il coraggio di abitare in mezzo a noi, di incontrarsi con noi che eravamo distanti da lui, perché peccatori. Dio si comporta così e noi non possiamo far finta di niente. Anche noi dobbiamo valutare le cose, il mondo, la storia secondo questo criterio: un mondo riconciliato, o da riconciliare, una storia cui far conoscere il senso della riconciliazione. La comunità cristiana deve avere questa capacità di interpretare, di giudicare, di valutare, di soffrire la realtà umana e tutta la realtà della storia alla luce della prospettiva della riconciliazione.

G. MOIOLI

 

17

GRANDI ALI PER VOLARE

Donaci, Signore, grandi ali per volare e piedi forti per camminare.

Donaci un cuore grande che assomigli al tuo e sia capace di contenere l'universo.

Donaci anche mani belle, tenere, delicate, pronte a toccare e a curare le ferite del mondo e ad accarezzare i volti e i cuori.

La nostra vita non sia mai fine a sé stessa, ma abbia in sé il segno dell'eterno, di ciò che non finisce perché è prezioso ai tuoi occhi.

E mentre ci chiami a camminare e a volare, insegnaci ad amare davvero, ad impegnarci a fondo per rendere più bella la terra e più felice chi ci sta accanto.

Donaci il gusto di vivere per dar più colore al mondo, alle sue speranze e ai suoi sogni, se sono anche i tuoi, Signore.

E grazie perché, avendoci fatti simili a te, ci dai la certezza che anche noi, con te, possiamo fare grandi cose!

 

18

PERFEZIONE

Gesù non invita a essere santi, come Dio è santo, con quel che ne consegue di osservanza di leggi e di norme sulla separazione da quel che è immondo e profano, bensì a essere perfetti come il Padre, e la sua perfezione è quella di un amore compassionevole che si estende a tutti senza alcuna esclusione, un amore che non si lascia condizionare dal comportamento degli uomini, ma, come l’azione della pioggia e del sole, tutti feconda e vivifica. La perfezione del Padre, alla quale Gesù invita, consiste nell’essere come lui, disponibili ad un amore che non escluda nessuno dal suo raggio d’azione. È un amore che non si concede come un premio, ma come un regalo, che non è attratto dai meriti degli uomini, ma dalle loro necessità. A. MAGGI

 

19

PREGHIERA

Io grido verso di te, Signore mio Dio,

io invoco il tuo nome Santo, ma non riesco ad afferrarti!

Signore, mio Dio, tu sei più grande delle nostre parole, più silenzioso dei nostri silenzi, più profondo dei nostri pensieri, più elevato dei nostri desideri.

Donaci, o Dio sovrano, così grande e così vicino, un cuore vivente, degli occhi nuovi, per scoprirti e accoglierti quando vieni a noi.    SAN FRANCESCO DI SALES

 

20

EUCARISTIA

“L'eucaristia protegge il mondo, e già, segretamente, lo illumina. L'uomo vi ritrova la sua filiazione perduta, attinge la propria vita in quella del Cristo, l'amico fedele che spartisce con lui il pane della necessità e il vino della festività. E il pane è il suo corpo, e il vino è il suo sangue, e in questa unità più niente ci separa da niente e da nessuno. Che cosa può esservi di più grande?”  PATRIARCA ATENAGORA I

 

21

CRISTO NON TRADISCE

“Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore.”

DON PRIMO MAZZOLARI

 

22

UN PORTO DI PACE

Ripartire da Dio significa farsi pellegrini verso di lui aprendosi al dono della sua Parola, lasciandosi riconciliare e trasformare dalla sua grazia. Non c’è altro porto di pace, altra sorgente di vita che vinca la morte. Solo il Dio della vita sa dare riposo al nostro cuore inquieto; solo lui può liberarci dalla paura di amare e di contagiarci il coraggio di scelte di libertà di noi stessi, di servizio agli altri. Solo chi si riconosce amato dal Dio vivo, più grande del nostro cuore, vince la paura e vive il grande viaggio, l’esodo da sé senza ritorno per camminare verso gli altri, verso l’Altro. Questa esperienza di pace e di riconciliazione interiore la facciamo soprattutto quando diamo a Dio tempi gratuiti di preghiera, di silenzio, di ascolto della Parola.

Ripartire da Dio vuol dire confrontare con il suo primato tutto ciò che si è e che si fa: egli solo è la misura del vero, del giusto, del bene. Vuol dire tornare alla verità di noi stessi, rinunciando a farci misura di tutto, per riconoscere che lui soltanto è la misura che non passa, la ragione ultima per vivere, amare, morire. Ripartire da Dio vuol dire misurarsi su Gesù Cristo e quindi ispirarsi alla sua Parola, ai suoi esempi come ce li presenta il Vangelo. Il Vangelo ci rimanda un Dio che è sempre al di là delle nostre attese, che supera e sconcerta le nostre previsioni; è l’esperienza che facciamo ogni volta che ci dedichiamo seriamente alla lectio divina. Non sappiamo ancora leggere convenientemente il Vangelo se non ci sentiamo spinti verso il segreto del Padre, non riducibile a nessuna misura o comprensione umana. Ripartire da Dio vuol dire confrontare con il suo primato tutto ciò che si è e che si fa: egli solo è la misura del vero, del giusto, del bene. Vuol dire tornare alla verità di noi stessi, rinunciando a farci misura di tutto, per riconoscere che lui soltanto è la misura che non passa, la ragione ultima per vivere, amare, morire. Ripartire da Dio vuol dire misurarsi su Gesù Cristo e quindi ispirarsi alla sua Parola, ai suoi esempi come ce li presenta il Vangelo. Il Vangelo ci rimanda un Dio che è sempre al di là delle nostre attese, che supera e sconcerta le nostre previsioni; è l’esperienza che facciamo ogni volta che ci dedichiamo seriamente alla lectio divina. Non sappiamo ancora leggere convenientemente il Vangelo se non ci sentiamo spinti verso il segreto del Padre, non riducibile a nessuna misura o comprensione umana.  C.M. MARTINI

 

23

UNO SGUARDO DI GIUSTIZIA

La misericordia di Dio è come il cielo, che rimane sempre fermo sopra di noi. Sotto questo tetto siamo al sicuro, dovunque ci troviamo; è il tetto della casa del mondo, ove gli uomini e le donne vivono, agiscono, peccano, pregano, amano. Su questa folla, dunque, non è fisso un occhio che atterrisce, che spaventa. Certo, “Il Signore dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo saggio, un uomo che cerca Dio”. C’è dunque uno sguardo di giustizia: ma a prevalere è l’occhio sorridente dell’amore paterno. Anche noi possiamo offrire un tetto a Dio perché dimori con noi e in noi. Questa è una continuazione ideale della mini-parabola del Cristo dell’Apocalisse: “ Ecco, io sto alla porta e busso…” (Ap 3,20). 

G. RAVASI

 

24

UNA RESPONSABILITÀ

Il Signore dice qualcosa a me che non riesce a dire a nessun altro, perché ha un tocco, una missione, una prova, un invito, una chiamata, una responsabilità da affidare solo a me. Di conseguenza è importante ascoltare la Parola di Dio, ma soprattutto ascoltare lo Spirito. È l’esperienza di un tempo che riguarda solamente la persona che lo riceve; è mediato da un ambiente di silenzio, di profondo raccoglimento, della lettura della Parola di Dio e dell’orazione ma è solo per me, costituisce la mia consolazione, la mia vocazione, la mia forza, la mia vera identità. È un privilegio dell’anima umana che può fare esperienza immediata di Dio.  C.M. MARTINI

 

25

SALE DELLA TERRA

Quando la comunità dei seguaci di Gesù non è capace di offrire uno sguardo di misericordia che esprima perdono, un abbraccio compassionevole che non consideri le colpe, significa che il sale ha perso il sapore e “a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente”. Le parole di Cristo sono chiare: se quelli che pensano di seguirlo non sono capaci di testimoniare amore, tenerezza e compassione, non servono a nulla e meritano il disprezzo della società che da essi si attendeva nuova linfa vitale. Il giudizio, l’accusa, il castigo, l’emarginazione, il disprezzo, tutto questo si trova anche troppo nella società e Gesù non è venuto per appesantire con altre norme situazioni già insostenibili, ma lui è la manifestazione di quell’amore che “non spezzerà una canna già incrinata, ma spegnerà una fiamma smorta”. A. MAGGI

 

26

IL DOLCE FRUTTO DEL DESIDERIO

Tutta la nostra società si basa sul culto dell'immediato. Tutto deve essere sempre più accessibile e veloce. L'intervallo che separa un desiderio dalla sua realizzazione viene braccato senza pietà, affinché la soddisfazione non sia rimandata a un deludente «più tardi ». La nostra epoca non ha previsto l'effetto deleterio di questa ricerca dell'eccellenza tramite la reattività: è che, cancellando il tempo dell'attesa, è stato soppresso il tempo del desiderio. Una lunga attesa può essere considerata come un supplizio, ma si tratta di un dolce supplizio. Dolce non per masochismo, ma perché andando in profondità nel desiderio raggiungiamo una gioia in vetta all'intensità emotiva. Per gustare pienamente il sapore di una pietanza, di un avvenimento, di una persona, è necessario innanzitutto conoscerne l'assenza. «Chi è impaziente non ama », dice un proverbio. Un piacere troppo improvviso è un piacere mediocre che ci lascia addosso la fame. La sazietà porta al disgusto. Che si tratti dei rapporti umani, dei sogni di realizzazione personale, delle bramosie materiali, dei desideri e dei progetti, non cediamo a un'impazienza colpevole; non precipitiamo il tempo delle lente fioriture e delle lunghe maturazioni. Non si tratta mai di tempo perso. Coltiviamo il tempo dell'attesa come un segreto di gioia duratura.  FRANCOIS GARAGNON

 

27

FELICITÀ O ALLEGRIA

Quando si è in pace con la propria coscienza, impegnati nelle piccole cose quotidiane, affidati agli affetti semplici e sinceri, ecco che la farfalla della felicità si posa su di noi. È una presenza lieve, a ogni sussulto può svanire nell’aria. Proprio per questo abbiamo usato la parola “felicità” e non “allegria”: quest’ultima può essere più a portata di mano, fa clamore, è rumorosa, ma dura solo un’ora o poco più e poi si dissolve, un po’ come quelle farfalle che hai afferrato fra le ali e, appena ti distrai, ti sfuggono lasciandoti solo una polvere colorata sulle dita. La vera felicità è invece un dono, una grazia che ti irradia il cuore e la vita e che ha bisogno di semplicità e purezza interiore. G. RAVASI

 

 

 

28

PROGETTO

Soltanto la sequela di Gesù scioglie il nostro cuore e ci permette di vincere i condizionamenti mondani. Chiunque si sente portato a farsi discepolo di Gesù, chiunque vuole consegnargli la propria vita, deve seguirlo non semplicemente come profeta, un predicatore itinerante che compie miracoli e attira le folle e che poi, per un disgraziato incidente, viene fatto prigioniero e ucciso, ma come colui che fin dalla nascita pone la sua vita sotto il segno della povertà, della fragilità, del nascondimento, del disonore ricevuto quale parte del suo cammino. Questo progetto è necessario per capire quanto accade nel mondo, come va la storia, quali sono le forze che aiutano la crescita della Chiesa e quelle che invece la debilitano, la logorano, cercano di scalzarla attraverso l’ambizione, la ricchezza, il potere. C. M. MARTINI

 

29

AMAMI

Non mi ferire, perché ci ha già duramente pensato la vita. Non giudicarmi, perché non hai mai portato il mio dolore. Non mi riversare addosso colpe, quando già fatico a portare le mie.

Non mettermi il peso di parole amare, quando ho macigni sulle spalle. Sfiorami con una carezza, quando mi vedi tremare. Baciami con parole di pace, quando vorrei piangere.

Avvicinati con comprensione, se non capisci i miei silenzi.

Fasciami le ferite dell’anima, con la dolcezza di uno sguardo.

Sollevami dalla fatica della solitudine, con un sorriso sincero.

E amami con la stessa certezza, con cui un’alba pone fine alla notte. CAROLINA TURRONI

 

30

LE PAROLE

Attenti alle parole. Sia quando le dite che, quando le ascoltate. Non sono solo lettere dell’alfabeto. Sono fiori. Sono lame. Sono coperte e proiettili. Sono acqua per chi ha sete e sabbia da gettare negli occhi per chi non le vuole ascoltare bene. Attenti alle parole che sono ben più palpabili e concrete di qualcosa che non si può toccare. E riempiono spazi immensi, come altrettanti ne sanno svuotare PAOLA FELICE

 

31

SULL’AMORE OPEROSO

La vera appartenenza religiosa non si misura sull’adesione esteriore, sugli atti di culto, sull’ostentazione, ma sull’intima fedeltà, sulla purezza d’animo, sull’amore operoso. È questa scelta di vita che spalanca le porte del regno dei cieli. Il mistero glorioso della verità ci precede: dobbiamo deporre ogni arroganza ideologica e spirituale e ascoltare anche l’altro con il suo bagaglio di verità da lui scoperta. Certo, questo non significa che tutte le idee e le credenze rappresentino automaticamente frammenti di verità, essendo possibili i miraggi, le illusioni, gli accecamenti. L’autenticità brillerà attraverso l’amore, la donazione a Dio e al fratello, la ricerca umile e appassionata. G. RAVASI

     
     
 

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