MAGGIO
1
MARIA, BACIO DEL CIELO ALLA TERRA
La più dipinta nell’arte, immagine di bontà e bellezza; cantata da poeti, scrittori (credenti e non), pregata in mille modi da Santi, mistici, sconosciuti… una piccola raccolta di testi, “simbolica” per un percorso infinito partito dalla modesta casa di Nazareth, spalancato sulla vita di tutte le donne e gli uomini della terra…
“Quando il cielo baciò la terra nacque Maria che vuol dire la semplice, la
buona, la colma di grazia. Maria è il respiro dell’anima, è l’ultimo soffio
dell’uomo. Maria discende in noi, è come l’acqua che si diffonde in tutte le
membra e le anima, e da carne inerte che siamo noi diventiamo viva potenza.“
ALDA MERINI
2
LO SGUARDO DI MARIA
Lo guarda e pensa: questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne.
È fatta di me, ha i miei occhi e questa forma della sua bocca è la forma della
mia. Mi rassomiglia. È Dio e mi assomiglia. E nessuna donna ha avuto dalla sorte
il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolo, che si può prendere nelle braccia e
coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e
che vive. Ed è in quei momenti che dipingerei Maria, se fossi pittore, e
cercherei di rendere l’espressione di tenera audacia e di timidezza con cui
protende il dito per toccare la dolce piccola pelle di questo bambino Dio di cui
sente sulle ginocchia il peso tiepido e che le sorride”.
J.P. SARTRE
3
MARIA TU E NOI
Maria, tu eri tutta ascolto… Per questo hai potuto rispondere “sì” alla volontà di Dio. Con te vogliamo ascoltare la Parola. Dacci la tua fede per rispondere: “Sia fatto di me secondo la tua Parola”.
Tu eri piena di gioia… per questo hai potuto cantare le meraviglie di Dio. Con te vogliamo gioire. Dacci la tua speranza per scoprire che già gli affamati sono saziati e i ricchi vanno a mani vuote.
Tu eri colma di dolore… per questo hai potuto stare ai piedi della croce. Con te anche noi vogliamo stare in piedi accanto al dolore del mondo. Dacci la tua compassione per stare là, accanto a quelli che soffrono.
Tu eri carica di attesa… per questo hai potuto, con i Dodici, accogliere lo Spirito. Con te noi lasciamo che questo Spirito ci invada. Dacci il tuo amore per la comunità perché possiamo uscire ad incontrare i nostri fratelli.
GÉRARD NASLIN
4
MATERNITA'
Come in Dio v'è ogni paternità, così in Maria ogni maternità; o almeno Ella è stata scelta quale depositaria di questa maternità che gli è propria, secondo le parole che il profeta Isaia pone nella sua bocca: «Ché, se anche una madre potesse dimenticarti, io non ti dimenticherò mai». Maria è diventata Madre di Gesù Cristo: il che vuol dire che tutte le donne in lei, da lei coronate e che con lei fanno solidalmente una sola, sono diventate in un certo senso le madri di Gesù Cristo. Figlia di Eva, «quel che nascerà da te», che sei una donna tra tutte le donne, «sarà chiamato il Figlio di Dio». Ed eccolo uscire per noi dalle viscere più profonde dell'umanità.
PAUL CLAUDEL
5
ORA E NELL'ORA DELLA NOSTRA MORTE
Nunc et in hora mortis nostrae. In latino suona meglio, soprattutto quando l'Ave Maria viene cantata. Sembra allora che la corrente melodica dilaghi in un estuario di tenerezza, e concentri nelle ultime quattro parole le più sanguinanti implorazioni dell'uomo. «Adesso e nell'ora della nostra morte». Anche in italiano non è da meno. Soprattutto quando, irrompendo le ombre della sera, l'Ave Maria viene recitata dal popolo dei poveri, nei banchi di una chiesa, con le cadenze del rosario. Sembrano cadenze monotone. Ma dal centro di quelle scarne parole si sprigionano viluppi di sensazioni intraducibili, che non si capisce bene se ti spingano sul discrimine che separa il tempo dall'eterno, o ti arretrino invece negli spazi di un passato remoto carico di ricordi. Certo è che, man mano che quelle parole dolcissime vengono ripetute, la mente si affolla di immagini dolcissime, tra le quali predomina l'immagine di lei, l'altra madre, che nelle sere d'inverno, vicino al ceppo acceso, o sotto le stelle nelle notti d'estate, attorniata dai familiari e dai vicini di casa, ripeteva con la corona tra le mani: «Santa Maria, madre di Dio...».
TONINO BELLO
6
PREGHIAMO
Preghiamo, preghiamo bene, preghiamo molto, sia con le labbra che con il pensiero e sperimenteremo in noi stessi come l'Immacolata prenderà sempre più possesso della nostra anima, come la nostra appartenenza a Lei si approfondirà sempre più sotto ogni aspetto, come le nostre colpe svaniranno e i nostri difetti si indeboliranno, come soavemente e potentemente ci avvicineremo sempre più a Dio. L'attività esterna è buona, ma, ovviamente, è di secondaria importanza e ancora meno in confronto con la vita interiore, con la vita di raccoglimento, di preghiera, con la vita del nostro personale amore verso Dio. Solo attraverso la preghiera è possibile raggiungere l'ideale di sant'Agostino: «L'amore di Dio fino al disprezzo di sé», a un disprezzo non solo immaginario, ma reale, cosicché, conoscendo sempre meglio noi stessi, il nostro niente e le nostre debolezze, possiamo disprezzare realmente noi stessi e desiderare che gli altri ci trattino come meritiamo. Nella misura con cui arderemo sempre più dell'amore divino, potremo infiammare di un amore simile anche gli altri. MASSIMILIANO KOLBE
7
MARIA VICINA A NOI
Chiediamo a Maria, nostra madre, che stia al nostro fianco. Chiediamolo a lei, che, oltre a essere la madre di Gesù, è la tutta bella, la tutta pura: l'Immacolata, la piena di grazia. Se Maria resta con noi, potremo conservare sempre Gesù nei nostri cuori, di modo che ci sarà possibile amarlo e servirlo nei poveri più poveri. Soffermiamoci un istante a pregare per i nostri genitori: per averci amato e desiderato. Per averci dato la vita. Leggiamo nel Vangelo che l'amore di Dio per il mondo fu tanto grande che, per mezzo della Vergine purissima, ci diede Gesù. Appena ricevuto l'annuncio dell'angelo, Maria si affrettò ad andare a far visita a sua cugina Elisabetta, che stava aspettando un figlio. E il figlio, non ancora nato, esultò di gioia nel grembo di Elisabetta. Che cosa meravigliosa! Dio onnipotente scelse un bambino non nato per annunciare la venuta di suo Figlio. SANTA TERESA DI CALCUTTA
8
AVE MARIA
Puoi dire “Ave Maria”, quando provi gioia nel sentire la Parola di Dio.
Puoi dire “Piena di Grazia”, quando riconosci i doni che Dio ti ha fatto.
Puoi dire “il Signore è con Te”, quando senti che Dio ti è vicino.
Puoi dire “benedetto”, quando credi di poter essere santo.
Puoi dire “Madre di Dio”, quando ti comporti da figlio.
Puoi dire “prega per noi”, quando ti occupi del tuo prossimo.
Puoi dire “peccatori”, quando non guardi la pagliuzza nell’occhio del tuo
vicino.
Puoi dire “morte”, quando credi che sia la porta della vita nuova.
Benedetta sii tu Maria! Dio si è innamorato della tua bellezza e ti ha scelta come Madre del suo Figlio.
Benedetta sii tu Maria! Il tuo “sì” ha reso possibile questo dolce abbassarsi di Dio verso l’uomo. Il Creatore e la Creatura si sono abbracciati e da quel momento niente li potrà separare.
Benedetta sii tu Maria! In te vediamo l’immagine dell’umanità redenta, che riceve il dono di Dio: l’uomo riceve l’abbraccio di Dio e, attraverso il suo “sì” rimane per sempre avvolto da questo abbraccio meraviglioso che è la vita divina.
Benedetta sii tu Maria! Aiutami a dire sempre con te il mio “sì”, non solo nelle grandi occasioni, ma nella realtà della vita quotidiana dove Cristo è presente.
PADRI DELLA CHIESA
9
AVE MARIA
«Ave Maria»: che sublime preghiera! «Piena di grazia», poiché in effetti Ella non poteva esser priva di nessuna grazia. Quanto è bella questa pienezza di grazia, la cui sovrabbondanza fluisce copiosamente su di noi! O piuttosto questa pienezza è per noi una sorgente di grazia. E in noi questa grazia non cessa di appartenere a Lei e, in Lei, di appartenere a Dio. «Il Signore è con te»! E proprio vero, Dio è sempre con Lei e in un modo tanto stretto, perfetto! Non è Ella in certo qual modo una parte della santissima Trinità? Dio Padre, il Figlio di Dio e di Lei, lo Spirito Santo suo Sposo. E dove entra, Ella porta con sé tutta la santissima Trinità. Quanto sono vere le parole: nell' universo tutto avviene «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo attraverso l'Immacolata»!
MASSIMILIANO KOLBE
10
PROGETTI DI DIO
In Maria si manifesta in piena luce quello che fu il disegno dell'Eterno sulla creatura umana sin dal primo mattino del mondo. Ella porta in sé l'impronta della vita del Dio tripersonale: la Vergine, figura dell'accoglienza del Figlio, è la credente, che nella fede ascolta, accoglie, acconsente; la Madre, figura della sovrabbondanza generosa del padre, è la generatrice della vita, che nella carità dona, offre, trasmette; la Sposa, figura della nuzialità dello Spirito, è la creatura viva nella speranza, che sa unire il presente degli uomini all'avvenire della promessa di Dio. Fede, amore e speranza riflettono nella figura di Maria la profondità dell'assenso all'iniziativa trinitaria e l'impronta che questa stessa iniziativa imprime indelebilmente in lei. La Vergine Madre si offre come icona dell'uomo secondo il progetto di Dio, credente, speranzoso e amante, icona egli stesso della Trinità che lo ha creato e redento ed alla cui opera di salvezza è chiamato ad acconsentire nella libertà e nella generosità del dono.
BRUNO FORTE
11
ROSARIO
«Com'è dolce trovarsi nei campi alla fine dei lunghi pomeriggi d'estate! Il sole non picchia più implacabile e i boschi incominciano ad allungare ombre azzurre sui campi di stoppie dove si drizzano covoni color dell'oro. Il cielo è fresco e si vede la mezzaluna pallida sorridere in distanza sopra il monastero. Forse dai boschi, con la brezza, scende su di voi un puro aroma di pini, e si confonde con il sentore caldo dei campi e della messe. «E quando il maestro in seconda batte le mani per dare il segnale della fine del lavoro, e si lasciano ricadere le braccia e ci si toglie il cappello per asciugare il sudore che scende sugli occhi, si sente in quella pace che tutta la valle palpita del canto dei grilli, un tremolio costante e universale che si leva a Dio dai campi, che sale nel cielo compito come l'incenso della preghiera serale: laus perennis! «E si toglie di tasca il rosario, si prende posto nella lunga fila e ci si avvia serpeggiando verso casa, mentre gli scarponi risuonano sull'asfalto e una pace profonda scende nel cuore. Sulle labbra continua a formarsi, silenziosamente, continuamente, il nome della Regina del Cielo, di colei che è Regina anche di questa valle: "Ave Maria, piena di grazie, il Signore è Teco..." E il Nome del Figlio suo, per il Quale in primo luogo tutto questo fu fatto, per il Quale tutto questo fu ideato e destinato, per il Quale tutta la Creazione fu modellata perché fosse il Suo Regno. "Benedetto il frutto del seno Tuo: Gesù". «"Piena di grazia!" Questo pensiero, che si torna sempre a ripetere, colma il cuore di grazia sempre maggiore, e chi può dire quanta grazia si diffonde nel mondo da questa valle, da questi rosari, nelle sere in cui i monaci tornano a casa dal lavoro!»
THOMAS MERTON
12
LA PARTITA
Questa sera, allo stadio, la notte si agitava, popolata di diecimila ombre,
e quando i proiettori ebbero dipinto in verde il velluto dell'immenso campo,
la notte intonò un coro, nutrito di diecimila voci.
Infatti il maestro di cerimonie aveva fatto segno di iniziare la funzione.
L'imponente liturgia si svolgeva dolcemente.
Il pallone bianco volava da ministro a ministro come se tutto fosse stato
minuziosamente preparato in precedenza.
Passava dall'uno all'altro, correva raso terra o volava sopra le teste.
Ognuno era al suo posto, ricevendolo alla sua volta, con colpo misurato lo
passava all'altro, e l'altro era là per accoglierlo e trasmetterlo.
E siccome ognuno faceva il suo lavoro dove occorreva, siccome forniva lo sforzo
richiesto, siccome sapeva di aver bisogno di tutti gli altri, lentamente, ma
sicuramente, il pallone avanzava; e quand'ebbe raccolto il lavoro d'ognuno,
quand'ebbe riunito il cuore degli undici giocatori, la squadra gl'impresse un
soffio e segnò il goal della vittoria.
Dopo la partita, a stento l'immensa folla si disperdeva nelle strade troppo
strette, ed io pensavo, o Signore, che la storia umana, per noi lunga partita,
per Te era questa grande Liturgia, meravigliosa cerimonia iniziata all'aurora
dei tempi, che terminerà quando l'ultimo ministro avrà compiuto l'ultimo gesto.
In questo mondo, o Signore, abbiamo ognuno il nostro posto; allenatore
previdente, da sempre Tu ce lo destinavi.
Tu hai bisogno di noi qui, i nostri fratelli han bisogno di noi e noi abbiamo
bisogno di tutti.
Non ha importanza il posto che io occupo, o Signore, ma la perfezione e
l'intensità della mia presenza.
Che importa che io sia avanti o indietro, se sono al massimo quello che debbo
essere?
Ecco, o Signore, la mia giornata davanti a me...
Non ho riparato troppo sul fallo, criticando gli sforzi degli altri, le mani in
tasca?
Ho tenuto bene il mio posto, e mi hai Tu incontrato sul campo quando lo
guardavi?
Ho ricevuto bene il "passaggio" del vicino e quello dell'altro dall'altra
estremità del campo?
Ho "servito" bene i miei compagni di squadra, senza giocare troppo personalmente
per mettermi in mostra?
Ho "costruito" il gioco in modo da ottenere la vittoria con il contributo di
tutti?
Ho lottato fino in fondo nonostante gli scacchi, i colpi e le ferite?
Non sono stato turbato dalle dimostrazioni dei compagni e degli spettatori,
scoraggiato dalla loro incomprensione e dai loro rimproveri, insuperbito dai
loro applausi?
Ho pensato di pregare la mia partita, non dimenticando che agli occhi di Dio
questo gioco degli uomini è la funzione più religiosa?
Ora vado a riposarmi negli spogliatoi, Signore; e domani, se Tu darai il calcio
d'avvio, giocherò un altro tempo, e così ogni giorno...
Fa' che questa partita celebrata con tutti i miei fratelli sia l'imponente
liturgia che Tu aspetti da noi, affinché quando il tuo ultimo fischio
interromperà le nostre esistenze noi siamo selezionati per la Coppa del Cielo.
MICHEL QUOIST
13
VERGINE MARIA, SI FA TARDI
O Vergine Maria, si fa tardi, tutto si addormenta sulla terra, è l’ora del
riposo: non abbandonarmi!
Riconosco e ringrazio per i doni e le luci di questo giorno.
Metti la tua mano sui miei occhi come una buona madre. Chiudili dolcemente alle
cose di quaggiù. L’anima mia è stanca di affanni, e di tristezze.
Metti la tua mano sulla mia fronte, arresta i miei pensieri e dolce sarà il mio
riposo;
se tu mi benedici, domani, con il sorriso riprenderò il nuovo giorno.
Metti la tua mano sul mio cuore, perché vegli nella notte e canti a Dio un amore
eterno.
Amen
14
FACCI RIPOSARE
Facci riposare, Signore nostro Dio, in pace e facci rialzare, o nostro re, per
la vita.
Stendi sopra di noi la tenda della tua pace, correggici con il consiglio buono
che viene da te
e salvaci per amore del tuo Nome.
Sii una protezione intorno a noi e allontana da noi il nemico, la peste, la
spada, la fame e l'afflizione;
allontana Satana davanti a noi e dietro di noi e nascondici all' ombra delle tue
ali.
Perché tu sei un Dio che ci custodisce e che ci libera;
perché tu sei un Dio che è re clemente e misericordioso.
Custodisci il nostro uscire e il nostro entrare nella vita e nella pace, da ora
e in eterno.
Benedetto sei tu, Signore, che custodisci il tuo popolo Israele per sempre.
HASKIVENU
15
TI ASCOLTO
Mio Dio, mi hanno detto che Tu, molte volte, hai parlato ai Tuoi amici: ad
Abramo, a Mosè, a David, al Tuo figlio Gesù quando viveva tra noi, a San
Francesco....
Mio Dio, mi hanno detto che Tu parli sempre a chi vuole ascoltarti.
L'universo intero, le creature della terra, le opere dell'uomo, i fatti e le
persone, le pagine della Bibbia sono pieni di te.
Io mi siedo.
Tante voci mi piovono addosso, ogni giorno, ogni istante. I genitori, i
professori e gli amici, i cantanti e i campioni, la televisione e i
giornali...tutti vogliono dirmi la loro.
Io mi siedo, con la testa in silenzio, con il cuore tranquillo, con il corpo
disteso.
Ecco, tra mille emittenti, voglio sintonizzarmi con Te.
Sono pronto. Mio Dio, parla. Io ti ascolto. TONINO LASCONI
16
CHI PARLA DELLA CARITA',PARLADI DIO
«Chi parla della carità, già parla di Dio stesso. Ma chi fa un discorso su Dio lo fa in termini malsicuri e rischiosi che richiedono somma cautela. Il parlare di Dio è appena possibile agli angeli che lo vedono secondo la capacità che loro elargisce la divina illuminazione. Dio, infatti, è amore, ma chi volesse definirne con precisione l'essere assomiglierebbe a un cieco che stando nell'abisso del mare voglia misurarne le arene [...]. Beato colui che ha un tale amore di Dio che assomiglia a quello che ha l'innamorato fino alla pazzia per la propria amata, felice chi ha il timore del Signore come mostra di averne il condannato per il proprio giudice. Beato colui che lotta senza mai stancarsi per rendersi propizio il Signore come altri fanno per captare la benevolenza degli uomini. Chi veramente ama Dio supera in effusioni il bimbo che amorosamente si attacca alla mammella che la madre gli offre. L'innamorato non lascia passare un momento senza ricordare il volto di chi ama contemplandone nel suo cuore compiaciuto le forme[...]. Amerei ora sapere da Giacobbe come la vide lui in quella terra la scala stabile su cui salire, in qual modo erano strutturati quegli scalini che l'accesero del desiderio di scalarla. Dimmelo tu stesso, perché ogni tuo ammiratore si domanda come me quale sia il numero dei gradini che anela ascendere, quanto tempo occorra per percorrerla tutta. A me ne svelò il mistero quella regina apparsami in cielo, confidandomelo all'orecchio: «O anima innamorata, devi prima sgrossare lo spessore del corpo, altrimenti non potrai rendere acuto il tuo sguardo per ammirare la mia bellezza. Questa scala ti possa indicare la struttura del progresso spirituale. Perché tu mi veda in cima ad essa, il mio grande mistagogo te ne dà la spiegazione: "Ora rimangono queste tre virtù, fede, speranza e carità, ma più grande di tutte è la carità"»
GIOVANNI CLIMACO
17
RICORDATI
Signore, ricordati non solo degli uomini di buona volontà, ma anche di quelli di cattiva volontà. Non ricordarti di tutte le sofferenze che ci hanno afflitto.
Ricordati, invece, dei frutti che noi abbiamo portato grazie al nostro soffrire: la nostra fraternità, la lealtà, l'umiltà, il coraggio, la generosità, la grandezza di cuore che sono fioriti da tutto ciò che abbiamo patito. E quando questi uomini giungeranno al giudizio, fa' che tutti questi frutti che abbiamo fatto nascere siano il loro perdono.
(BIGLIETTO TROVATO ACCANTO AL CORPO DI UN BAMBINO NEL LAGER DI RAVENSBRÜCK)
18
PENTIMENTO
Tu sai, mio Dio, che sono debole e impreparato al buon uso del tempo.
Non ti fidare troppo della mia resistenza alla tentazione, non mi lasciare a
lungo esposto nella prova. Perché io voglio sinceramente benedire il tuo nome,
desidero realmente entrare nel tuo regno, sono certo che la tua volontà è il
compimento del mio bene.
Credo con tutto il cuore che tu custodisci le cose buone per le quali riesco a
trovare il tempo,
affinché non vadano perdute. E che sei pronto a sciogliermi dal tempo che ho
perduto nel momento stesso in cui riesco a vincere la mia paura e a confessare
la mia colpa.
Quando io ti rendo disponibile il tempo che mi affidi, e lo arrischio per venire
in soccorso
della mancanza del mio fratello, io so che il mio tempo si arricchisce fino a
cento volte, fin d'ora: e molto mi viene perdonato.
E quando infine riconosco la stupidità della mia colpa, e mi rivolgo contrito a
te, Padre,
non incontro l'ombra del tuo risentimento, ma soltanto la tenacia della tua
fedeltà.
Scopro che il tempo perduto fu per te il tempo dell'attesa e il tempo
insperabilmente ritrovato
è subito il tempo della festa.
CARLO MARIA MRTINI
19
CROCE CHE SALVA
Il mistero della croce trasforma tutta la nostra esistenza, facendoci passare dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia. L’importante è non sfuggire a questo grande mistero, ma viverne la portata salvifica attraverso la vita sacramentale e in particolare l’eucaristia, e attraverso un’assimilazione al Cristo crocifisso sempre più piena e partecipata. La croce è la testimonianza visibile dell’amore di Dio e della serietà con cui egli si è impegnato nei nostri confronti. Vivere il mistero della croce vuol dire accogliere liberamente il cammino che il Signore ci chiama a percorrere. Il significato profondo della morte di Cristo non sta tanto nella sofferenza fisica, morale o spirituale a cui è sottoposto, ma nella libertà con cui egli vi è andato incontro. C. ROCCHETTA
20
IN SILENZIO
L’entrata di Dio nella vita degli uomini è silenziosa. Egli si rivela via via e si impone non nel chiasso, ma nel silenzio e nella calma a chi ha gli occhi per vedere. Quando l’uomo arriva ad interessarsi della sua presenza, Dio già stava lì da tanto tempo. Anche se entra inosservato, Dio esige una conversione totale, una vera rottura, una trasformazione della vita. Così l’entrata di Dio mette l’uomo di fronte a una scelta radicale: o scegliere questo Dio o ritornare alle divinità del passato. Il Dio che entra è esigente: “Voglio essere io il tuo Dio!”. Se l’uomo accetta di seguirlo, deve tenere il passo che lui vuole e il suo futuro sarà garantito dalla fedeltà e dalla potenza di Dio. Il difficile sta nell’accettare le condizioni che Dio gli pone e camminare nella fede.
C. MESTERS
21
EUCARISTIA NEL QUOTIDIANO
La vita eterna è patrimonio di chi non cede alla tentazione di scoraggiarsi, malgrado la realtà sia scoraggiante. Con semplicità, rinunciando alla boria di voler insegnare a vivere, ma ponendosi umilmente al servizio della vita. Al solo scopo di vederla crescere, farsi veramente umana, risorgere con la sua vitalità ogni volta che viene maltrattata, soffocata, seviziata, uccisa. Gesù spezza il pane per indicarci la sua totale donazione agli altri, invitando ciascuno a fare altrettanto, a creare eucaristia nel quotidiano, a coinvolgersi con i fratelli e sorelle per offrire in nutrimento la propria vita. Mangiare il pane eucaristico significa disponibilità a farsi pane per gli altri, offrirsi con l’atteggiamento benevolo, il gesto gentile, il lavoro comune, il sorriso incoraggiante, la mano tesa.
A. MAGGI
22
UMILI E FIDUCIOSI
Quando contempliamo le stelle e lasciamo che la nostra mente vaghi nelle sterminate galassie finiamo per sentirci così piccoli e insignificanti che qualsiasi cosa facciamo, diciamo o pensiamo sembra del tutto vana. Ma se guardiamo dentro la nostra anima e lasciamo vagare la nostra mente nelle infinite galassie della nostra vita interiore, diventiamo così grandi e pieni di significato che qualsiasi cosa facciamo, diciamo o pensiamo appare di grande importanza. Dobbiamo continuare a guardare in ambedue i mondi, per rimanere umili ma anche fiduciosi, arguti ma anche seri, pronti al gioco ma anche responsabili. Si, la persona umana è al tempo stesso molto piccola e molto grande. E la tensione fra le due cose ci mantiene spiritualmente lesti.
J . M. NOUWEN
23
BISOGNO DI DIO
Il bisogno che gli uomini di oggi hanno di Dio è davvero stupefacente. Appena si sentono in presenza di un credente sincero e hanno potuto superare la loro timidezza, ci si accorge, dalle confessioni che la gente vi fa, che la privazione di Dio è, per un numero stragrande di persone che si credevano indifferenti, una causa di profonde sofferenze. È una spaventosa miseria lasciarsi così morire di fame quando c’è pane per tutti.
24
DARE SORRIDENDO
Sia che tu abbia 20 anni, sia che ne abbia 80, se non ti alzi al mattino con una allegra impazienza di donarti al prossimo, ti manca qualcosa di insostituibile.
Impara a dare sorridendo. Un caso pratico: devi telefonare? Il tuo interlocutore ti vede solo attraverso la voce. Sorridi con la voce! Usa parole amabili!
E. OLIVARES
25
È COLPA DI DIO ?
Gli uomini hanno la luce ma preferiscono camminare nelle tenebre. Meditiamo oggi su un ‘iscrizione che si trova nella cattedrale di Lubecca.
Mi chiamate Maestro e non mi ascoltate. Mi chiamate luce e non mi vedete. Mi chiamate guida e non mi seguite. Mi chiamate sapiente e non m’interpellate.
Mi chiamate Vita e non mi desiderate. Mi chiamate Bontà infinita e non mi amate.
Mi chiamate magnanimo e non mi pregate. Mi chiamate eterno e preferite la vita che passa.
Mi chiamate misericordioso, ma non vi pentite.
Mi chiamate Signore, ma non mi servite. Mi chiamate Dio, ma non mi onorate. Mi chiamate giusto giudice, ma non mi temete.
Se manca la gioia, di chi è la colpa?
26
GRANDE SPIRITO
O grande Spirito la cui voce sento nei venti e il cui respiro dà vita a tutto il mondo, ascoltami.
Vengo davanti a Te, uno dei tuoi tanti figli, sono piccolo e debole, ho bisogno della Tua forza, della Tua saggezza.
Lasciami camminare tra le cose belle, e fa che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro.
Fa che le mie mani rispettino ciò che Tu hai creato e le mie orecchie siano acute nell'udire la Tua voce.
Fammi saggio, cosicché io conosca le cose che Tu hai insegnato al mio popolo, le lezioni che hai nascosto in ogni foglia, in ogni roccia.
Cerco forza per non essere superiore ai miei fratelli, ma per essere abile a combattere il mio più gran nemico: me stesso.
Fa che io sia sempre pronto a venire a Te con mani pulite e occhi dritti, cosicché quando la vita svanisce, come la luce al tramonto, il mio Spirito possa venire a Te senza vergogna.
CAPO INDIANO YELLOW LARK.
27
PECCATO
Perché falliscono matrimoni, perché si incrinano le amicizie, perché ci sono incomprensioni e fossati fra genitori e figli, tra sposi e suoceri, fra insegnanti e alunni...?
Una delle cause è il fatto che non sappiamo accettare l'altro per quello che è, ma vogliamo tutti i costi provare a cambiarlo secondo i nostri parametri. Ciò ci fa sentire i migliori degli altri e ci fa dimenticare che siamo tutti, nessuno escluso sotto il dominio del peccato. Perciò non abbiamo il diritto di sentirci migliori degli altri né di giudicarli ma dobbiamo, invece, amarli come noi stessi.
Consideriamo ora il comportamento di Dio nei nostri riguardi: egli ci ha amati non per quello che avevamo fatto, non perché fossimo buoni e amabili, ma per quello che siamo, così come siamo. È paziente con noi, conosce la nostra pochezza, non si aspetta che cambiamo carattere, non guarda all'apparenza, ma al cuore, e, conoscendo i nostri limiti, ci ha amati per primo, ci ha liberati dal dominio del peccato che sia dato il dono della vita eterna, per mezzo della fede in Cristo, senza che noi lo meritassimo.
28
VIAGGIARE CON GLI OCCHI DI DIO
Viaggiare, vedere nuovi panorami, ascoltare nuova musica e incontrare nuova gente, è una cosa entusiasmante e recitante. Ma quando non abbiamo una casa a cui tornare, dove qualcuno ci chiede: “ Come andato il tuo viaggio?”, potremmo essere meno ansiosi di partire. Viaggiare è una gioia quando viaggiamo con gli occhi e gli orecchi di coloro che ci amano, che vogliono vedere le nostre diapositive e ascoltare le nostre storie. È questa la vita. È un essere mandato in viaggio a un Dio amorevole, che aspetta a casa il nostro ritorno ed è ansioso di guardare diapositive che abbiamo preso e di sentirci parlare degli amici che ci siamo fatti. Quando viaggiamo con gli occhi e con gli orecchi di Dio che ci ha mandato, possiamo vedere panorami meravigliosi, ascoltare suoni meravigliosi, incontrare persone meravigliose…ed essere felici di tornare a casa.
J . M. NOUWEN
29
A TE SOFFRI
Coraggio, fratello che soffri. C'è anche per te una deposizione dalla croce. C'è anche per te una pietà sovrumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua…
Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga. TONINO BELLO
30
OLTRE IL SEPOLCRO
Solo la Pasqua può portarci gli occhi e il cuore oltre il sepolcro. Non conosco altri fatti né altre guide capaci di farci superare la linea della morte e fissare al di là di essa, l’alleluia di quella Speranza che misteriosamente grida nel profondo di ogni cuore. Per chi crede nel bene, per chi ha pietà dell’uomo, per chi porta nel cuore il povero e il sofferente, questo giorno è davvero il giorno che il Signore ha fatto per lui. La Speranza non è un sepolcro vuoto: è Lui che vive nel Padre e in ogni creatura che ha fame e sete, ed è ignudo o senza casa, malato o prigioniero. È la luce che si leva da ogni piaga del Risorto e che si fa eucaristia nel pane dell’altare e nel dolore dell’uomo.
P. MAZZOLARI
31
EGLI È QUI
Cristo è già in mezzo alle povere cose di questa terra, che non possiamo lasciare, perché è nostra madre. Egli è nell’anonima attesa di tutte le creature che, senza saperlo, attendono di partecipare alla glorificazione del suo corpo. Egli è nella storia terrena, il cui cieco procedere attraverso vittorie e sconfitte è diretto con estrema precisione al suo giorno, al giorno in cui la sua gloria eromperà dalle proprie profondità, trasformando tutto. Egli è nelle lacrime e in ogni morte il giubilo nascosto e la vita che trionfa mentre sembra estinguersi. Egli è qui, cuore di questo mondo terreno e sigillo segreto della sua eterna validità. Egli è risorto!
K. RAHNER