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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

DICEMBRE 2024

DOMENICA 1° DICEMBRE: 1^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI PRESTO, SIGNORE GESU' E RINNOVACI TOTALMENTE.

 

HANNO DETTO: La rassegnazione è un suicidio quotidiano. (Honoré de Balzac)

SAGGEZZA POPOLARE: Per questo mese ci accompagneranno proverbi del mondo ebraico. Una parola detta al momento giusto è come un diamante incastonato nell'oro. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Un giorno le scimmie dello zoo decisero di fare un viaggio d’istruzione. Cammina, cammina, si fermarono e una domandò: Cosa si vede? La gabbia del leone, la vasca delle foche e la casa della giraffa. Come è grande il mondo, e come è istruttivo viaggiare. Ripresero il cammino e si fermarono soltanto a mezzogiorno. Cosa si vede adesso? La casa della giraffa, la vasca delle foche e la gabbia del leone. Come è strano il mondo e come è istruttivo viaggiare. Si rimisero in viaggio e si fermarono solo al tramonto del sole. Che c’è da vedere? La gabbia del leone, la casa della giraffa e la vasca delle foche. Come è noioso il mondo: si vedono sempre le stesse cose. E viaggiare non serve proprio a niente. Per forza: viaggiavano, viaggiavano, ma non erano uscite dalla gabbia e non facevano che girare in tondo come i cavalli di una giostra. (Gianni Rodari)

PAROLA DI DIO: Ger 33,14-16; Sal 24; 1Ts 3,12 - 4,2; Lc 21,25-28.34-36

 

Vangelo Lc 21,25-28,34-36

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio, infatti, esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo». Parola del Signore

 

QUANDO COMINCERANNO AD ACCADERE QUESTE COSE, ALZATEVI E LEVATE IL CAPO, PERCHE’ LA VOSTRA LIBERAZIONE È VICINA”.

Inizia l'avvento con un vangelo che parla di distruzione, di morte nel più pieno stile apocalittico, ma termina con un grido di consolazione e di speranza: “quando vedrete accadere tutte queste cose negative, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Quindi non saranno la distruzione e la morte ad avere la parola definitiva, ma la liberazione e la vita, perché Cristo Risorto è Signore del cosmo, della storia e dell’umanità. Cade Gerusalemme, il tempio è distrutto, comincia un nuovo esilio, accadono fatti tremendi e sconvolgimenti naturali, ci verrebbe da dire, il mondo impazzisce, ma non è la fine, anzi «sappiate che la vostra liberazione è vicina». Questo è da sempre il linguaggio di Dio, questo è venuto ad insegnarci Cristo Gesù: il castigo viene inevitabile quando l'uomo si allontana da Dio e si autocondanna ad una assurda solitudine, vuole percorre le proprie vie e non quelle segnate dal Signore. Proprio però in coincidenza con le peggiori nefandezze, con le situazioni di estremo disagio Egli interviene come liberatore e salvatore. Non per niente mentre consumavamo il peggiore peccato della storia uccidendo sul Calvario il Figlio di Dio e calandolo in un sepolcro, è sgorgata dal cuore del Padre e dall'amore di Cristo la risurrezione per tutti noi. Sembra che dobbiamo toccare il fondo per sperare una risalita e una liberazione. Forse ciò accade perché Colui che ci ha creati sin dal principio si è fatto garante della nostra libertà e permette che questa venga usata anche contro Chi gratuitamente e generosamente ce l'ha donata. Comunque, è sempre vero che il Signore non vuole la nostra morte, ma spera ed attende sempre la nostra conversione. Egli vuole che in noi mai si spenga la speranza, anche quando ci sembra di sperimentare l'abbandono. Egli dirige i fatti della storia di ognuno di noi e di tutta l'umanità verso una risoluzione finale, verso un approdo che s'identifica con la salvezza universale. L’uomo è un essere che spera, e solo sperando può sopravvivere. Ma non sono le speranze umane a dargli la libertà definitiva. Nessun altro ci può liberare, né sotto il cielo né sopra la terra c’è altro nome, altra persona che possa salvarci e di cui possiamo fidarci totalmente. Camminiamo dunque nella speranza: Cristo è già morto e risorto, Cristo sta venendo e verrà.

 

 

LUNEDI’ 2 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', SEI LA NOSTRA NOVITA' DI VITA.

 

HANNO DETTO: L'amore dolce esclude la concupiscenza della carne; l'amore prudente la curiosità; l'amore forte l'ambizione. (San Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: Uno dei più grandi misteri della vita è come il ragazzo che non era abbastanza buono per sposare tua figlia possa essere il padre del nipotino più intelligente del mondo. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: I bambini a volte hanno delle battute che non possono non strapparti una risata: "Dimmi Pierino, cosa disse Gesù alla folla che voleva lapidare l'adultera?". "Gli disse di metterci una pietra sopra, signora maestra!"

PAROLA DI DIO: Is 2,1-5; Sal 121; Mt 8,5-11

 

Vangelo Mt 8,5-11

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli». Parola del Signore

 

“ENTRATO GESU’ IN CAFARNAO, GLI VENNE INCONTRO UN CENTURIONE CHE LO SCONGIURAVA”.

Un incontro non programmato quello di Gesù con questo centurione romano, eppure un incontro voluto e preparato nell’intimità del cuore dalla grazia di Dio che, pensate, quante cose realizza: la fede del centurione che si mette in viaggio e chiede umilmente, la guarigione del servo ammalato, la testimonianza che la fede non ha confini e che la grazia opera dove e quando vuole, l’affermazione del fatto che ogni uomo sulla terra senza distinzione di razze e di religioni è chiamato all’unica fede in Gesù. Oggi, primo giorno di Avvento, sembra tutto programmato. La liturgia, bardata di viola, inizia un nuovo anno richiamandoci alla vigilanza e all’attesa. Nel nostro mondo consumistico è già da un po’ che si sente ‘odore di Natale’. Tutto secondo il copione collaudato sia nel campo della società come in quello della religione. E se non stai più che attento ti sfugge la novità di un incontro, di un fatto che sembra diverso dal programma. Gli Apostoli erano convinti che la salvezza fosse soltanto per il popolo eletto e qui un romano, un pagano, un nemico del popolo viene indicato come uno che ha una fede più grande che in tutto Israele. E qui c’è un mercenario, soldato con tanta sensibilità e attenzione per un servo che altri non avrebbero considerato se non uno schiavo del valore più o meno di un asino. Un soldato, abituato a comandare, che chiede con umiltà. Noi con le nostre organizzazioni, con i nostri schemi politici, sociali, morali, religiosi, rischiamo di tirar dritto, di non accorgerci della novità, di non lasciarci scombinare. L’Avvento di quest’anno non sarà proprio un invito a ‘drizzar le orecchie’ a cogliere il nuovo che viene, a non lasciar passare invano una Presenza scomoda ma gioiosa, scombinante ma piena di novità?

E quel Gesù che aspettiamo sarà il bambinello di gesso dei nostri presepi o uno straniero, magari appartenente anche ad una religione ‘nemica’, che però per amore di altri si è messo in cammino e che vorrebbe incontrare in me un fratello con cui camminare?

 

 

MARTEDI’ 3 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

O SIGNORE, NOSTRO DIO, QUANTO È GRANDE IL TUO NOME SU TUTTA LA TERRA.

 

HANNO DETTO: L'amore non cerca causa al di là di sé stesso e non cerca nessun frutto: è esso stesso suo frutto e suo godimento. (San Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: Una malattia immaginaria è peggio di una vera. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Due giovani compravano carne nella stessa bottega. Approfittando di un momento di distrazione del macellaio, uno dei due rubò alcuni pezzi e li nascose addosso all’altro. Voltatosi, l’uomo si mise a cercare quei pezzi di carne e prese ad accusare i ragazzi: quello che li aveva sottratti giurava di non averli, quello che li teneva addosso giurava invece di non averli sottratti. Il macellaio allora comprese la loro astuta tecnica e disse: «Anche se con il vostro falso giuramento potete ingannare me, certamente non sfuggirete agli dèi». (Esopo)

PAROLA DI DIO: Is 11,1-10; Sal 71; Lc 10,21-24

 

Vangelo Lc 10,21-24 

Dal vangelo secondo Luca

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono». Parola del Signore

 

“TI RENDO LODE O PADRE, SIGNORE DEL CIELO E DELLA TERRA CHE HAI NASCOSTO QUESTE COSE AI DOTTI E AI SAPIENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI”.

Quanto è duro e difficile vivere certi momenti della nostra vita, quando il dolore fisico o morale penetra nelle nostre carni e nel nostro spirito!

Quante persone ho visto lottare con Dio un po’ come era successo a Giacobbe una sera sulla riva di un fiume. E, peggio ancora della lotta è a volte l’apparente silenzio di Dio. “io prego, ma Lui non risponde, io grido ma Lui sembra lavarsene le mani!”

Eppure, anche se è difficile ci sarebbe un modo per vincere questa lotta: arrendersi. Non la resa di chi è disperato e non ce la fa più, ma la resa di chi riapre gli occhi e si fida e si abbandona. Davvero se riusciremo a questo diventeremo capaci di dare gioia a Dio e di ritrovare forza e serenità anche noi. Costretto a fuggire da Alessandria per l'ordine dell'Imperatore, il santo vescovo Atanasio s'era rifugiato presso i monaci del deserto e si lamentava d'essere inutile: "Ecco, i miei preti e i cristiani della comunità sono travagliati dalla persecuzione, umiliati dalla superbia degli ariani, maltrattati in ogni modo: e io sono qui nel deserto e non posso fare niente".  Il santo monaco Teodosio lo consolava e diceva: "Non lamentarti fratello.  Guarda piuttosto i fiori del deserto: sono bellissimi e fioriscono per niente.  Nessuno li vede, in pochi giorni seccano e muoiono.  A che servono dunque?

Eppure, alcuni dicono che servono a dare gioia a Dio. Puoi dunque stare contento anche tu,  perché forse nel tuo esilio anche tu puoi dare gioia a Dio".

 

 

MERCOLEDI’ 4 DICEMBRE: SANTA BARBARA

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU SIGNORE IL PANE, IL CIBO SEI PER NOI.

 

HANNO DETTO: Niente dà a Gesù Cristo chi non dona per intero il suo cuore. (San Giuseppe Calasanzio)

SAGGEZZA POPOLARE: Una madre comprende ciò che un bambino non dice. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Le acque del piccolo lago riflettevano orgogliose i raggi del sole; anche la luna, con la sua coorte di piccole stelle, amava, durante le ore notturne, guardarsi in quel piccolo specchio che raccoglieva, come una chioccia i pulcini, le decine di rigagnoli che scendevano dalle vette dei monti danzando tra le rocce verso la valle. I passanti, bagnandosi la fronte per placare l’arsura, dicevano: “E’ proprio bello e pulito questo piccolo lago”. Le brezze mattutine e quelle serali ricamavano, come le fanciulle sulle lenzuola della dote, tra le onde delle greche bianche e spumeggianti che andavano a adagiarsi sulle sue rive verdi e rigogliose. Anche le anatre selvatiche amavano immergersi nelle fresche acque del piccolo lago lasciando dietro di loro delle impercettibili rughe che subito lasciavano il posto alla sottile corrente che, con la maestria di un sarto, ricuciva l’azzurro manto della piccola gora. Solo i pesci sembravano disertare tanto splendore. Un’estate particolarmente calda ed afosa inaridì i rivoli che alimentavano il piccolo lago che ben presto rivelò il fango del suo fondale pieno di rifiuti, ferraglia e immondizia; alcuni pescatori di trote constatarono stupiti: “Ecco perché i pesci disertavano questo piccolo lago”. Così è la vita di tanti uomini: bella e piacevole in superficie ma piena di cattiveria e putridume sotto la coltre spessa di uno stucchevole perbenismo.

PAROLA DI DIO: Is 25,6-10a; Sal 22; Mt 15,29-37

 

Vangelo Mt 15,29-37

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele. Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene. Parola del Signore

 

“GESU’ DOMANDO’: QUANTI PANI AVETE? RISPOSERO: SETTE E POCHI PESCIOLINI”.

Gesù, sentendo compassione per quella folla formata da poveri, malati “zoppi, storpi, ciechi, sordi”, compie il miracolo della moltiplicazione dei pani anticipando con questo segno il dono totale di sé stesso nella Eucaristia. Noi davanti alle necessità dei tanti ultimi di questo nostro mondo diciamo: “Se Gesù ancora oggi moltiplicasse i pani, se facesse in modo che ogni uomo avesse il necessario”. E dicendo così spesso ce ne laviamo le mani con scuse come: “Che cosa ci potrebbe fare il mio piccolo contributo?

E poi finirebbe davvero a coloro che hanno bisogno?

E poi, noi i miracoli non sappiamo farli!”

È vero, non è in nostro potere moltiplicare i pani, ma lo è dividere il nostro con gli altri, moltiplicare il pane dell’amore e dell’affetto. La fame e la povertà sono multiformi. Solidarizzare con chi ha bisogno del pane quotidiano significa impegnarsi ad ottenere per tutti ciò che racchiude l’espressione “fame di pane”, cioè: lavoro e cibo, casa e famiglia, cultura e libertà, dignità personale e diritti umani. Senza dimenticare nemmeno i nuovi poveri della società attuale: anziani soli, malati terminali, bambini senza famiglia, madri abbandonate, delinquenti, drogati, alcolisti… Queste sono al giorno d’oggi le opere di misericordia verso il povero, nel quale Gesù si identifica, e questo è anche il senso del nostro celebrare l’Eucaristia dove Gesù si fa pane per tutti e per ciascuno e dove noi nutriti dal pane dell’amore di Dio impariamo a farci pane per i nostri fratelli.

 

 

GIOVEDI’ 5 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

GUARDA LA NOSTRA POVERTA' ED ABBI MISERICORDIA.

 

HANNO DETTO: Durante le pene fisiche e morali, una sposa di Cristo non deve che proferire queste parole: "Si, mio Dio", senza "se e senza "ma". (Santa Bernadette Soubirous)

SAGGEZZA POPOLARE: Un uomo saggio sa quello che dice; uno stolto dice quello che sa. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: È possibile pregare per i propri nemici, come Gesù di indica nel Vangelo. Ecco una “preghiera per i nemici” composta da Sant'Anselmo d'Aosta: Signore, Tu che sei onnipotente e misericordioso, concedi ai miei nemici quello che mi fai desiderar per loro. E se talvolta, per ignoranza, debolezza, o per malizia, prego per loro non secondo carità, o dolce Signore, non concedermi ciò che ti chiedo e non punirmi. Tu che sei la vera luce, illumina la loro cecità; Tu che sei la verità, correggi il loro errore; Tu che sei la vera vita, vivifica le loro anime. Tu che per mezzo del discepolo amato hai detto: "chi non ama rimane nella morte!", concedi ai miei nemici e a me la tua ardente carità, affinché nessuno pecchi contro suo fratello.

PAROLA DI DIO: Is 26,1-6; Sal 117; Mt 7,21.24-27

 

Vangelo Mt 7,21.24-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Parola del Signore

 

“NON CHIUNQUE MI DICE: SIGNORE, SIGNORE, ENTRERÀ NEL REGNO DEI CIELI”.

Un ciabattino andò dal rabbino lssac di Ger e gli pose la seguente domanda: “Come posso fare per le preghiere del mattino?

I miei clienti sono gente povera che possiede solo un paio di scarpe. lo passo a prenderle la sera tardi e impiego quasi tutta la notte per ripararle; all’alba ho ancora del lavoro da fare se voglio che tutti abbiano le scarpe pronte prima di recarsi al lavoro. Ora io chiedo: Che cosa devo fare per le preghiere del mattino?”

“Finora come ti sei comportato?”, domandò il rabbino. “Qualche volta le recito in fretta e poi mi rimetto a lavorare, ma questo mi fa sentire in colpa. Altre volte non prego affatto, ma anche in quel caso provo un senso di vuoto e di tanto in tanto, quando sollevo il martello, mi sembra quasi di sentire il mio cuore sospirare: “Come sono sfortunato, non riesco neppure a recitare le preghiere del mattino”. E il rabbino replicò: “Se fossi Dio, considererei quel sospiro molto più prezioso di una preghiera”.

 

 

VENERDI’ 6 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE È LA LUCE CHE VINCE LA NOTTE.

 

HANNO DETTO: Vivere è lanciarsi in alto verso qualcosa di superiore, verso la perfezione e l'infinito! (Boris Pasternak)

SAGGEZZA POPOLARE: Un uomo giusto che sa di essere giusto non è giusto. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Il Beato Giovanni da Siena ebbe un giorno una visione. Stava in preghiera nel bellissimo Duomo, quando vide aprirsi la porta maggiore ed entrare due angeli, che sparsero sul pavimento minutissima polvere, quasi guida all’altare. Entrò Gesù e, percorrendo questo tappeto, vi lasciò impresse le orme dei suoi piedi. Poi entrò la Madonna e passò ponendo i piedi esattamente sulle orme del Figlio. Si sforzarono di fare lo stesso gli Apostoli e i martiri. Poi, però, vennero altri cristiani, numerosissimi, che non calcarono bene la via di Cristo e quasi ne cancellarono le orme. Ma finalmente vide due santi, Francesco d’Assisi e Domenico di Guzman, che con diligente amore riscoprirono le tracce di Gesù e andarono verso l’altare con grande seguito di fedeli. Giovanni allora li seguì e giunse alla gloria della santità.

PAROLA DI DIO: Is 29,17-24; Sal 26; Mt 9,27-31

 

Vangelo Mt 9,27-31

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione. Parola del Signore

 

«AVVENGA PER VOI SECONDO LA VOSTRA FEDE».

Due ciechi sono andati da Gesù. Sanno quale sia la loro malattia e sono consapevoli delle difficoltà del non vederci. Hanno però speranza che Gesù possa guarirli, ed è per questo che gli sono andati dietro gridando la loro invocazione di misericordia. Gesù non può che essere attento a questa loro disgrazia, Lui che è misericordia e amore non può che desiderare che questi due infelici possano ritornare a vedere, ma per poterli guarire ha bisogno di loro, della loro fede. Spesso gli uomini di oggi pensano di vederci e di vederci anche bene: provate a sentire certi personaggi che hanno una risposta per tutti i problemi quasi a dire che, se fossero loro Dio le cose “allora sì che funzionerebbero davvero”. Quando magari scopri di essere uno di questi personaggi o incocci in uno di loro allora, realmente cieco o vedente, non c’è spazio di guarigione. Ma se scopri di aver difficoltà a vedere il senso ultimo della tua vita, se scopri di non riuscire a vedere Dio nel tuo quotidiano, se hai difficoltà di riconoscere nelle persone con cui vivi dei fratelli e ti rendi conto di essere cieco o per lo meno di vederci molto poco, allora puoi andare con fiducia da Gesù: Egli è la Luce del mondo, Egli desidera aiutarti a vedere, Egli è venuto nel mondo proprio per illuminarci. Ma tu (e in questo tu ci sono anch’io) desideri davvero essere illuminato?

Non è più semplice accodarsi come pecora alla mentalità delle maggioranze piuttosto che avere il coraggio di affermare delle idee proprie?

Non è più semplice vivere una fede fatta di atti di religione che una fede illuminata che compromette il tuo tempo, che ti fa sporcare le mani con gli ultimi della terra?

Vogliamo davvero essere illuminati per capire che nella gioia del Vangelo ci sta anche la croce di Gesù?

Se davvero ami la verità e la verità tutta intera, se davvero cerchi Dio per sé stesso e non solo per avere un surrogato di Lui che serva nei momenti difficili a far finta di consolarti, Gesù è disposto ad illuminarti.

 

 

SABATO 7 DICEMBRE: S. AMBROGIO

Una scheggia di preghiera:

 

QUANTI SONO I DONI CHE CI HAI DATI! AIUTACI A CONDIVIDERLI.

 

HANNO DETTO: Dobbiamo riconoscere che, in generale, nulla di grande è stato compiuto nel mondo senza passione. (G.W. Hegel)

SAGGEZZA POPOLARE: Un pessimista, di fronte a due mali, sceglie entrambi. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Dopo una solenne sconfitta il sultano Bajazet furibondo minacciava di far tagliare la testa a tutti gli ufficiali. I ministri, terrorizzati, non riuscivano ad ammansire la belva. Allora il buffone disse: “Maestà, i vostri ufficiali sono una manica di gaglioffi e non meritano di portare la loro testa in giro. Fateli decapitare; noi non subiremo alcun danno. In battaglia andremo solo noi due; voi con la bandiera e io con tromba; vedrete allora come, presi dal panico i nemici se la daranno a gambe”. La collera di Bajazet sbollì.

PAROLA DI DIO: Is 30,19-21.23-26; Sal 146; Mt 9,35-38 - 10,1.6-8

 

Vangelo Mt 9,35-38 - 10,1.6-8

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Parola del Signore

 

“VEDENDO LE FOLLE NE SENTÌ COMPASSIONE PERCHÉ ERANO STANCHE E SFINITE, COME PECORE SENZA PASTORE”.

La televisione ci ha abituati a scene del genere: interi popoli, minacciati da guerre si mettono in cammino alla ricerca di una terra che li ospiti. Gesù vedeva il suo popolo alla ricerca di una terra, di una pace, angariato da cattivi pastori sia morali che politici. Gesù vedeva e vede le sofferenze dei poveri, dei piccoli, i desideri semplici ma profondi degli umili. Gesù sogna, desidera “un sol gregge” sotto la guida del “buon pastore” in cammino verso “pascoli verdeggianti ed acque fresche”, e la sua compassione si trasforma in donazione totale di sé stesso. Lui non è il pastore che sfrutta il gregge, non è venuto per tosare e bastonare le pecore, ma per servirle, per dare la sua vita. E questo compito lo affida anche ai pastori della Chiesa ricordando a tutti coloro che hanno ricevuto il potere del servizio e a noi: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

 

 

DOMENICA 8 DICEMBRE: IMMACOLATA CONCEZIONE B.V.M.

Una scheggia di preghiera:

 

CON L'ANGELO ANCH'IO TI DICO: AVE O MARIA.

 

HANNO DETTO: Se amate Dio, parlerete spesso di Lui. (San Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: Un libro dà la conoscenza, ma è la vita che dà la comprensione. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Un tale vide una scimmia appesa nella bottega di un macellaio, tra altre merci e generi alimentari; chiese di che cosa sapesse. Allora, scherzando, il macellaio rispose: «Quale è la testa, tale il sapore». Penso che queste parole siano più spiritose che vere, dal momento che spesso ho trovato pessime persone di notevole bellezza, mentre ho avuto esperienza di molte persone brutte d’aspetto che in realtà erano eccellenti. (Fedro)

PAROLA DI DIO: Gen 3,9-15.20; Sal 97; Fil 1,4-6.8-11; Lc 1,26-38

 

Vangelo Lc 1,26-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore

 

“L’ANGELO DEL SIGNORE FU MANDATO AD UNA VERGINE. LA VERGINE SI CHIAMAVA MARIA”.

Secondo la nostra logica umana ci aspetteremmo che l’annuncio dell’incarnazione del Dio Salvatore avvenga in maniera eclatante, magari in una sontuosa celebrazione del Tempio, e invece tutto si svolge in una piccola casa di un piccolo paese tra un Angelo e una ragazza piccola ed umile. È la logica del Vangelo, del Regno di Dio che è piccolo come il granello di senape ma che, se trova il terreno buono diventerà grande pianta. E qui il terreno buono c’è: c’è Maria che offre il suo corpo e sé stessa affinché Dio possa operare. Anche noi non cerchiamo il Regno nelle grandi esteriorità, neppure in quelle della Chiesa (il più delle volte confondono invece che illuminare) ma impariamo invece a cogliere la sua venuta nei piccoli segni quotidiani e non andiamo neppure a cercare troppo lontano o in gesti eroici, ciò che potremo fare: come Maria, basta offrire noi stessi e lasciar fare a Dio, che certamente fa meglio di noi.

 

 

LUNEDI’ 9 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

FA' CHE NON CI SCORAGGIAMO, QUANDO CI SCOPRIAMO POVERI, BISOGNOSI DI TUTTO.

 

HANNO DETTO: La vita è come l'acqua di mare, salata e non gradevole a bersi, ma porta coloro che remano. (Renè Bazin)

SAGGEZZA POPOLARE: Tutto ruota intorno al pane e alla morte. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Raccontavano che il padre Macario l’Egiziano salì un giorno da Scete al monte di Nitria e, quando stavano per arrivare, disse al discepolo: “Va’ un poco più avanti”. Mentre camminava un po’ avanti a lui, il fratello incontrò un sacerdote pagano, e gli gridò: “Ehi, ehi, demonio, dove corri?”. Quello, voltatosi, gliele diede di santa ragione, tanto da lasciarlo mezzo morto; quindi, preso il suo bastone, proseguì il cammino. Poco dopo, mentre si affrettava per la strada, incontrò il padre Macario. Questi gli disse: “Salute, salute a te che sei affaticato!” Stupito, l’altro gli si avvicinò e gli chiese: “Cosa hai trovato di buono in me, che mi hai rivolto la parola?” L’anziano gli dice: “Perché ho visto che ti stanchi, e non sai di affaticarti invano”. Allora il sacerdote gli dice: “Io sono stato preso da compunzione al tuo saluto e ho capito che tu appartieni a Dio. Invece un altro cattivo monaco che ho incontrato mi ha offeso e l’ho percosso a morte”. L’anziano capì che si trattava del suo discepolo. E il sacerdote, afferrandogli i piedi, disse: “Se non mi fai monaco, non ti lascio andare”. Giunsero poi dove giaceva il fratello, lo caricarono sulle loro spalle e lo portarono alla chiesa del monte. Si meravigliarono di vedere con lui il sacerdote pagano. E lo fecero monaco, e molti pagani per merito suo divennero cristiani. Il padre Macario soleva dire: “Una parola cattiva rende cattivi anche i buoni e una parola buona rende buoni anche i cattivi”.

PAROLA DI DIO: Is 35,1-10; Sal 84; Lc 5,17-26

 

Vangelo Lc 5,17-26

Dal vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Alzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose». Parola del Signore

PORTANDO SU UN LETTO UN UOMO CHE ERA PARALIZZATO.

Nell’odierno racconto evangelico tanti sono i protagonisti: Gesù, il paralitico, gli amici del malato, la folla, gli scribi e i farisei c’è anche un protagonista minore di cui però, si ripete il nome parecchie volte: il lettuccio. Un letto, una stuoia, una barella che è all’inizio segno di una malattia, della costrizione anche oggi il letto significa dolore, incapacità di muoversi, estraniamento dalla vita civile; è un luogo, una cosa ristretta in cui si dipende dagli altri e dai loro umori; è segno di tutte le impotenze. Il paralitico del Vangelo è lì e da solo non può prendere iniziative. Proviamo a pensare a quanti, anche oggi, sono costretti in un ‘lettuccio’. Non solo nelle corsie degli ospedali o nelle case per anziani, ma malati nel corpo e nello spirito, carcerati o nei penitenziari o chiusi in ambienti ristretti di vita, costretti a lavori infami, abbandonati a sé stessi, soli. Forse anche noi, in certe occasioni, abbiamo sperimentato il ‘lettuccio’ della malattia o della impotenza davanti ad avvenimenti nei quali non puoi far nulla. Ma ‘il lettuccio’ può anche diventare il momento della solidarietà. Attorno a quel paralitico ci sono quattro amici che prestano cuore, braccia e gambe e quel ‘lettuccio’ della costrizione e dell’impotenza può allora anche camminare, ascendere su un tetto, scendere, legato a corde, con il suo contenuto di impotenza, proprio davanti a Gesù. E non è forse proprio attorno ai lettucci dei poveri, dei diseredati, dei malati, dei sofferenti, degli affamati, dei lebbrosi, dei soli, di coloro che patiscono ingiustizia, che si sono scritte le più belle pagine del cristianesimo?

E il ‘lettuccio’ del Vangelo diventa anche protagonista della guarigione. Quando questa avviene sembrerebbe essere diventato un oggetto inutile, da nascondere; invece, Gesù lo fa diventare la testimonianza: “Prendi il tuo lettuccio e va a casa tua”. Il nostro cuore non può e non deve dimenticare: noi siamo stati salvati e liberati gratuitamente e per amore dal nostro peccato, dalla solitudine, dalle catene. Questi segni ci ricordano quanto è grande l’amore di Colui che ci ha voluto uomini nuovi, capaci di camminare da soli e di guardare negli occhi Colui che ci ha guarito.

 

 

MARTEDI’ 10 DICEMBRE: B.V.M. DI LORETO

Una scheggia di preghiera:

 

SEI IL MIO PASTORE, NULLA MI MANCHERA'.

 

HANNO DETTO: Amiamo Dio fratelli miei, amiamo Dio, però a spese delle nostre braccia e col sudore della fronte. (San Vincenzo de' Paoli)

SAGGEZZA POPOLARE: Troppo cibo buono è peggio di troppo poco cibo cattivo. (Proverbio ebraico)                                          

UN ANEDDOTO: “Ascoltami, Padre Pio, se riesci a far sì che mi diano un trenino elettrico, io ti porterò un sacchetto di caramelle”. Questa era la preghiera che un bambino, figlio di un vigile urbano, rivolgeva ad un quadro di Padre Pio, appeso al muro della sua abitazione, pregandolo di fare in modo che il papà gli comprasse quel giocattolo tanto desiderato. Era il periodo dell’Epifania, dunque, il bambino sperava di ricevere come Gesù dai Re Magi un bel regalo. Il desiderio del bambino venne esaudito, ebbe il tanto atteso trenino elettrico. Un po’ di tempo dopo, lo stesso bambino si trovò a San Giovanni Rotondo, accompagnato dalla zia, e, quando arrivò davanti a Padre Pio in persona, questi gli domandò: “E le caramelle dove sono?”

PAROLA DI DIO: Is 40,1-11; Sal 95; Mt 18,12-14

 

Vangelo Mt 18,12-14

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». Parola del Signore

 

“SE UN UOMO HA CENTO PECORE E NE SMARRISCE UNA, NON LASCERA’ FORSE LE NOVANTANOVE SUI MONTI, PER ANDARE IN CERCA DI QUELLA PERDUTA?”

Proprio partendo da questa parabola, i cristiani, spesso, nell’iconografia hanno rappresentato Gesù come il buon pastore con la pecorella sulle spalle. Giustissimo!

Ma qui Gesù vuole soprattutto mostrarci quale sia il volto del Padre e il suo atteggiamento nei nostri confronti. Il Dio che ci ha annunciato Gesù non è mai il dio dei filosofi, monade assoluta staccata dalla realtà, non è neanche il dio giudice sempre a caccia dei nostri peccati per poterli condannare, non è neanche colui che, davanti al nostro peccato, se ne lava le mani e dice: “Pazienza, se ne ho perso uno me ne restano ancora tanti”. Egli è un Padre che non si rassegna a perdere nessuno dei suoi figli e con tenerezza e pazienza li va a ricercare. Per Dio non esiste gente senza importanza, ama ognuno di noi, personalmente. Per Lui noi valiamo il sangue di Gesù, perciò, nonostante la nostra nullità, per Lui noi siamo preziosi. È il Dio che gioisce e preferisce la conversione di un solo peccatore all’autosufficienza di una infinità di “buoni” soddisfatti di sé stessi. Dio non è classista, non lo si compra con le buone azioni, non lo si porta dalla nostra parte solo perché abbiamo etichette e maschere di religione. Tra noi, purtroppo, spesso ci sono di queste discriminazioni e quindi sia quelli che si propugnano progressisti quanto quelli che vogliono conservare ad ogni costo la purezza della religione, spesso pensano di essere migliori degli altri, perché gli altri sono “peccatori”, cioè non praticanti, divorziati, alcolisti, drogati, lussuriosi, ladri, delinquenti. E da ciò spesso nasce l’intolleranza, l’intransigenza, l’incapacità di amare il fratello, la critica di tutto e di tutti, la soddisfazione di sé stessi e il crogiolarsi nella propria condotta e pratica religiosa. Il Padre e Gesù ci insegnano diversamente. Il nostro amore cristiano deve riflettere l’amore e la compassione di Dio, quindi non possiamo e non dobbiamo discriminare né emarginare nessuno, ma dobbiamo andare incontro all’altro per amarlo, aiutarlo a liberarsi di tutto quello che può diminuire la sua dignità umana o offendere la sua realtà di Figlio, e se Dio parte con pazienza alla ricerca dell’uomo possiamo, noi che ci diciamo Chiesa del Figlio di Dio, condannare il fratello solo perché è diverso da noi, o abbandonarlo solo perché ha lasciato casa?

 

 

MERCOLEDI’ 11 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE MI RIFUGIO; ACCOGLIMI, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: La miglior carità che si può fare ad un'anima è di darle Gesù, e la più dolce consolazione che possiamo dare a Gesù è di dargli il possesso di un'anima. Questo è il vero suo regno. (Don Orione)

SAGGEZZA POPOLARE: Tra coloro che stanno in piedi, non sederti; tra coloro che stanno seduti, non stare in piedi. Tra coloro che ridono, non piangere; tra coloro che piangono, non ridere. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Una maga si vantava di compiere magie e incantesimi in grado di frenare l’ira divina e viveva grazie a molte di queste pratiche, ottenendo consistenti guadagni. Alcuni la denunciarono per queste sue magie, sostenendo che introduceva nuove pratiche religiose, la citarono in giudizio e, accusandola, riuscirono a farla condannare a morte. Un tale la vide mentre la portavano via dal tribunale e le disse: «Donna, tu che sostenevi di saper allontanare l’ira divina, come mai non sei riuscita nemmeno a convincere gli uomini?» (Esopo)

PAROLA DI DIO: Is 40,25-31; Sal 102; Mt 11,28-30

 

Vangelo Mt 11,28-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore

 

“VENITE A ME VOI TUTTI CHE SIETE AFFATICATI E OPPRESSI E IO VI RISTORERO’”.

Sono malato, mi è andato male un affare, ho molte paure per me e per i miei cari. Chi può consolarmi?

Un certo mondo mi dice: “Fatti furbo!

Ti è andata male una cosa, consolati con un’altra, non importa come”.

Qualcun altro, per consolarmi mi dice: “Poveretto!”, e io vado ancora più giù. Altri mi offrono dei palliativi, delle maschere. I più, quelli che mi erano vicini quando tutto andava bene, si allontanano e mi lasciano solo, ancora più solo. E dov’è Dio?

Gesù non ci dice di essere Lui la buona spalla su cui poter piangere, Lui non ci inganna, ci racconta che anche la Buona Notizia del suo Regno può essere un giogo, ma ci rassicura perché, se noi  lo accettiamo, il suo modo di consolarci, sarà quello di ristorarci. Lui non ci dice: “Poveretti!”, ma cerca di rimetterci in forma, ci dà da mangiare, ci rimette in strada, ci dà una possibilità nuova. Lui fa questo non come il grande, il potente, il ricco che dall’alto della sua posizione stende una mano verso il miserabile ai suoi piedi. Lui per ristorarci si è fatto uno di noi, ha provato sulla sua pelle le fatiche, le ansie, le paure, le delusioni; chi meglio di Lui sa che cosa voglia dire soffrire moralmente e materialmente?

Lui non ci ristora con un pane qualunque, ma si fa Lui stesso Pane. Lui non ci addormenta rimandando tutto al futuro, ma ci incita al presente che prepara il futuro.

 

 

GIOVEDI’ 12 DICEMBRE: B.V.M. DI GUADALUPE

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', VOGLIO PRENDERTI SUL SERIO.

 

HANNO DETTO: Ogni volta che facciamo una cosa che il bambino può fare da solo gli rubiamo un pezzo di vita. (Jean Piaget)

SAGGEZZA POPOLARE: Solo l’amore ci dà il sapore dell’eternità. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Ecco cosa successe a un uomo che aveva dei tremendi dolori ai denti e che, non riuscendo a liberarsi di quella pena, continuava a lamentarsene senza sosta. La sua consorte, allora, gli propose: “Perché non preghi Padre Pio, che ti liberi da questa sofferenza? Tieni, ecco la sua foto: pregalo”. Ma l’uomo non accettò affatto il consiglio della moglie, anzi, dopo averle urlato: “Con un dolore simile non hai niente di meglio da propormi che la preghiera?” tirò una delle sue scarpe contro l’immagine del Santo. Ci volle qualche mese perché la moglie riuscisse a convincerlo ad andare da Padre Pio per confessarsi. Arrivato a San Giovanni Rotondo e giunto in confessionale, l’uomo si mise in ginocchio e iniziò a elencare le sue mancanze. Ad un certo punto, Padre Pio gli chiese: “Di che altro ti ricordi?” “Nient’altro”, disse l’uomo. “Nient’altro? E la scarpa che mi hai tirato in faccia dove la mettiamo?”

PAROLA DI DIO: Is 41,13-20; Sal 144; Mt 11,11-15

 

Vangelo Mt 11,11-15 

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!». Parola del Signore

 

“DAI GIORNI DI GIOVANNI BATTISTA FINO AD ORA, IL REGNO DEI CIELI SOFFRE VIOLENZA E I VIOLENTI SE NE IMPADRONISCONO”.

Penso che ciascuno di noi sia stanco, stufo dalla continua violenza. Violenza terrorista che uccide senza rispetto per alcuno, violenza dittatoriale che sopraffà, violenze di guerre che ci vengono imposte, violenza del sopruso nelle strade, nelle case, nelle famiglie. E adesso anche Gesù ci parla di “violenza” per entrare nel Regno dei cieli?

Di certo non è la violenza delle armi: “Riponi la spada nel fodero perché chi di spada ferisce, di spada perisce”. Non è l’astuzia e l’intrigo del potere: “Il Regno è dei piccoli, dei miti, dei semplici puri di cuore”. Questa “violenza” non si riferirà allora a noi?

Non sarà cambiare mentalità, passare dai nostri egoismi al dono, non sarà forse continuare a credere e a mettercela tutta per la pace mentre il mondo sembra dirci che intanto la pace è solo un’utopia?

Gesù, parlandoci di Giovanni il Batista ci dice che si è impadronito del regno con violenza, ma quale?

È stato scelto da Dio per una missione ed egli ha accettato, comprese tutte le conseguenze anche quelle di  certo non piacevoli. Ha scelto il deserto e non “le morbide vesti”, ha dovuto “gridare” per farsi sentire, non si è piegato “come una canna mossa dal vento” e non ha ceduto alle lusinghe né dei religiosi, né dei potenti, né al ‘buon senso’. Ha parlato contro il potere sapendo che con questo si giocava la testa; ha indicato Gesù, è “diminuito perché Lui cresca”, non si è tenuto neppure i suoi discepoli ma li ha indirizzati a Gesù; nel buio della sua prigione ha perfino vissuto il dubbio di aver sbagliato ed ha avuto bisogno di conferme da Gesù stesso. Ecco la violenza di Giovanni ed ecco l’impegno per noi: l’unica violenza della mia vita deve essere quella di scelte serie per poter amare davvero.

 

 

VENERDI’ 13 DICEMBRE: SANTA LUCIA

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', INSEGNACI AD AMARE COME AMI TU.

 

HANNO DETTO: Per capire un ammalato, bisogna ascoltare le sue lacrime fino in fondo all'anima. (Eugenio Borgna)

SAGGEZZA POPOLARE: Se tutti andassero in una direzione, il mondo intero si ribalterebbe. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Una volta a Piombino piovvero confetti. Venivano giù grossi come chicchi di grandine, ma erano di tutti i colori: verdi, rosa, viola, blu. Un bambino si mise in bocca un chicco verde, tanto per provare, e trovò che sapeva di menta. Un altro assaggiò un chicco rosa e sapeva di fragola. “Sono confetti! Sono confetti!” E via tutti per le strade a riempirsene le tasche. Ma non facevano in tempo a raccoglierli, perché venivano giù fitti fitti. La pioggia durò poco ma lasciò le strade coperte da un tappeto di confetti profumati che scricchiolavano sotto i piedi. Gli scolari, tornando da scuola, ne trovarono ancora da riempirsi le cartelle. Le vecchiette ne avevano messi insieme dei bei fagottelli coi loro fazzoletti da testa. Fu una grande giornata. Anche adesso molta gente aspetta che dal cielo piovano confetti, ma quella nuvola non è passata più né da Piombino né da Torino, e forse non passerà mai nemmeno da Cremona. (Gianni Rodari)

PAROLA DI DIO: Is 48,17-19; Sal 1; Mt 11,16-19

 

Vangelo Mt 11,16-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie». Parola del Signore

 

È VENUTO GIOVANNI CHE NON MANGIA E NON BEVE E HANNO DETTO: HA UN DEMONIO. È VENUTO IL FIGLIO DELL’UOMO CHE MANGIA E BEVE E DICONO: ECCO UN MANGIONE E UN BEONE”.

Gesù, oggi ci ricorda due grandiosi ‘insuccessi’.

È venuto Giovanni Battista e non l’hanno capito, l’hanno  considerato un matto, un indemoniato. È venuto Gesù e chi lo ha messo in croce ha addirittura pensato di aver fatto un bene. Seguire Gesù non è aver successo; operare per la giustizia e la verità non significa ottenere giustizia o automaticamente far progredire la verità. Aiutare un povero non ti esime dall’essere imbrogliato, magari proprio da quella stessa persona. Per il fatto che perdoni non significa che non ci sia qualcuno che ne approfitti. Per il fatto che tu predichi il Vangelo non significa che tutti coloro che l’ascoltano si convertiranno ad esso. Eppure, se Giovanni Battista avesse ragionato con tanto ‘buon senso’ ed avesse detto: “Perché devo rimetterci la testa per andare a puntare il dito contro Erode che intanto non cambierà?”, se Gesù avesse detto e dicesse tuttora: “Vale la pena morire per l’uomo, quando dopo 2000 anni tanti uomini non mi conoscono neppure, e quelli che mi conoscono sono divisi tra loro, litigano, dimostrano di non capirmi?”, noi non avremmo né il Precursore né il Messia. No, le cose non vanno fatte per il successo, neppure per il successo del bene, vanno fatte perché sono buone, vere, giuste. Una verità è sempre verità, sia che abbia successo o no!

La giustizia è sempre tale sia che trovi il suo corso sia che venga manipolata da uomini ingiusti. Dio è sempre Dio anche se c’è il bestemmiatore, l’amore di Gesù per noi è sempre tale sia che noi lo accettiamo o lo rifiutiamo; non è la quantità di successo che ha a rendere buona o cattiva un’idea. Come cristiani, come testimoni, non siamo chiamati ad aver successo. Siamo chiamati a seminare nella fiducia. Al resto ci pensi il Padrone della messe.

 

 

SABATO 14 DICEMBRE: SAN GIOVANNI DELLA CROCE

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE SPESSO NON CAPISCO MA MI FIDO DI TE.

 

HANNO DETTO: Le opere di Dio si fanno con le mani giunte ed in ginocchio, pure correndo, ma spiritualmente in ginocchio davanti a Lui. (Don Orione)

SAGGEZZA POPOLARE: Se non potete essere grati per quello che avete ricevuto, siate riconoscenti per quello che vi è stato risparmiato. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Una maestra d'asilo un giorno disse ai bambini di portare a scuola la cosa che amavano di più e di farla vedere ai compagni: Il giorno dopo chi portò bambole, chi orsacchiotti, chi macchinette...Un bambino portò il nonno di 84 anni.

PAROLA DI DIO: Sir 48,1-4.9-11; Sal 79; Mt 17,10-13

 

Vangelo Mt 17,10-13

Dal vangelo secondo Matteo

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché, dunque, gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista. Parola del Signore

 

“ELIA È GIA’ VENUTO E NON LO HANNO RICONOSCIUTO, ANZI L’HANNO TRATTATO COME HANNO VOLUTO. COSI’ ANCHE IL FIGLIO DELL’UOMO DOVRA’ SOFFRIRE PER OPERA LORO”.

Per comprendere meglio il versetto che vogliamo meditare oggi, bisogna ambientarlo. Gesù ha condotto Pietro, Giacomo e Giovanni sulla montagna e si è trasfigurato davanti a loro. Lo stupore ha colmato il cuore dei tre, tant’è che Pietro, con la proposta di costruire tre tende, voleva continuare a rimanere nella gloria di quel momento. Provate a pensare che cosa doveva passare nella testa di quegli apostoli: avevano visto Mosè, Elia, avevano sentito la voce di Dio che riconosceva Gesù come suo Figlio!

Mentre scendevano dal monte ecco allora la domanda molto spontanea: “I rabbini ci hanno insegnato che Elia, il profeta dalle ‘parole di fuoco’, sarebbe dovuto tornare prima del Messia; ma se tu, Gesù, sei  il Messia, quando è tornato Elia?” Ecco la risposta di Gesù: “Elia è venuto in Giovanni, ma non solo non è stato conosciuto, ma ucciso, e io stesso non sarò conosciuto e a mia volta ucciso”. Sembra strano: subito dopo la gloria ecco la doccia fredda dell’annuncio di un fallimento avvenuto e di uno ancora maggiore che avverrà. Come capisco lo stupore degli Apostoli perché è anche il mio. Mi chiedo: perché i fallimenti?

Perché Giovanni, per la gelosia e la paura regnante in una corte ha dovuto rimetterci la testa?

Perché Gesù, che ‘passò sanando e beneficando tutti’ di nuovo per paura, per supponenza religiosa di alcuni è stato messo in croce e proprio da chi professava una fede?

Perché oggi, come sempre, è il giusto che patisce, che soffre, che è messo da parte?

Se ragiono solo con la mia testa di uomo non capisco il perché di questi fallimenti, non capisco la croce di Cristo, non capisco le vittorie dei prepotenti, anzi mi viene da prendermela con ‘Colui che può tutto ma non muove un dito’. L’unica strada per accostarsi a questo mistero è la strada dell’Amore. Un amore che sa donare tutto. Un amore che condivide tutto, specialmente la sofferenza e il male. Un amore che dà speranza, che morendo salva, che risorgendo vince. Intuisco che deve essere qualcosa di simile, e siccome mi trovo povero davanti a questo, chiedo aiuto allo Spirito Santo che è l’Amore affinché mi aiuti a capire quanto sono stato amato e quante possibilità di amore ho in me stesso.

 

 

DOMENICA 15 DICEMBRE: 3^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

QUANTE PICCOLE COSE MI OFFRI OGNI GIORNO, O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Le parole che un padre dice ai figli nell'intimità della casa, nessun estraneo le sente al momento, ma alla fine la loro eco raggiungerà i posteri. (Johann P. Richter)

SAGGEZZA POPOLARE: Se il cavallo avesse qualcosa da dire, imparerebbe a parlare. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Un giorno fu chiesto ad una beduina tunisina quale dei suoi figli amasse di più. Essa rispose: “Il malato fino a quando guarisce, il piccolo fino a quando diventa grande, il viaggiatore fino a quando ritorna.”

PAROLA DI DIO: Sof 3,14-17; Cant. Is 12,2-6; Fil 4,4-7; Lc 3,10-18

 

Vangelo Lc 3,10-18

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. Parola del Signore

 

“LE FOLLE INTERROGAVANO GIOVANNI DICENDO: CHE COSA DOBBIAMO FARE?”

Questa terza domenica di Avvento ha liturgicamente un tono festoso, ma il vangelo sembra andare in tutt’altra direzione. Infatti, le folle che andavano a farsi battezzare dal Battista non erano folle gioiose e danzanti. I Romani occupavano il paese, l’ingiustizia sociale tormentava il popolo, l’inquietudine per il domani era profondamente diffusa. Una domanda si ripeteva da cuore e cuore: “che cosa dobbiamo fare?”

La risposta del Battista sembra limitata e quasi banale: un invito generico a condividere con gli altri, a non fare soprusi, ad essere onesti; non ci si poteva aspettare di più?

La risposta è in realtà concreta e chiara: la via verso Dio e verso il bene passa attraverso la concretezza e piccolezza del quotidiano. La grandezza dell’annuncio evangelico è che proprio in mezzo a questo quotidiano il popolo incontrerà il suo Dio, troverà colui che “battezza in Spirito Santo e fuoco”, ed allora i colori del quotidiano diverranno straordinari e la via della salvezza apparirà in tutta la sua luce. Il valore di una fede che si incarna nel quotidiano, nella semplicità delle cose e dei gesti più comuni è il vero fondamento della spiritualità familiare. In questi giorni, in cui sta giungendo il freddo dell’inverno, un tecnico del riscaldamento mi spiegava la logica con cui dovrebbe funzionare un buon impianto di termosifone casalingo. Per ottenere i migliori risultati non serve scaldare tantissimo la casa in alcune ore a lasciare al freddo le altre. Anche se non ci fosse nessuno in casa un tepore continuo consuma di meno, fa meno male e fa sentire più il caldo. Sono proprio convinto che questo consiglio calzi a puntino anche per la vita spirituale. Le migliori famiglie che conosco non sono quelle dello straordinario, quelle dei grandi pellegrinaggi, delle penitenze “che fanno scena”, dei doni reciproci con cifre a molti zeri, delle giornate “tutte per noi” seguite da settimane “ognuno per conto suo”. Le famiglie migliori sono quelle del tepore quotidiano e fedele, del saluto affettuoso ogni mattina, dell’attenzione costante ai bisogni dell’altro, della preghiera breve ma quotidiana, della messa in parrocchia tutte le domeniche, dell’atto di carità come stile normale di vita. Qui sta il segreto della gioia!

 

 

LUNEDI’ 16 DICEMBRE: SANTA ADELAIDE

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, SIGNORE, LA STRADA DEL SERVIZIO.

 

HANNO DETTO: È ben povero quell'uomo, o quell'umana istituzione che si crede di fare. È il Signore che fa. (Don Orione)

SAGGEZZA POPOLARE: Se hai soldi in tasca, sei bello, intelligente e canti anche bene. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Un porcellino si era aggregato a un gregge di pecore e andava a pascolare. Una volta, però, il pastore lo afferrò ed ecco che quello strillava e faceva resistenza. Le pecore lo rimproveravano per le grida e gli dicevano: «Noi veniamo prese continuamente e tuttavia non strilliamo». Il porcellino rispose: «Il pastore non prende me per lo stesso motivo per cui prende voi; infatti, prende voi per la lana o per il latte, invece acchiappa me per la carne». (Esopo)

PAROLA DI DIO: Nm 24,2-7.15-17b; Sal 24; Mt 21,23-27

 

Vangelo Mt 21,23-27

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose». Parola del Signore 

 

“CHIESERO A GESU’: CON QUALE AUTORITA’ FAI QUESTO? CHI TI HA DATO QUESTA AUTORITA’”.

Un argomento difficile quello che suscita la domanda posta a Gesù da parte dei Sommi Sacerdoti e degli Anziani. Essi pensavano di essere le autorità del popolo. Questa autorità la facevano addirittura discendere da Dio stesso. Anche la mentalità del Vangelo non mette in dubbio questo principio. Ad esempio, quando Caifa dirà: “E’ meglio che muoia uno solo piuttosto che tutto il popolo abbia a soffrire”, l’evangelista noterà che queste parole erano una profezia su Gesù, valida in quanto detta dal Sommo Sacerdote. Quello che il Vangelo non concorda con la mentalità dei Sommi Sacerdoti e Anziani del popolo è l’uso dell’autorità. Anche Gesù dà ‘potere’ ai suoi discepoli di cacciare i demoni, guarire i malati, annunciare il Regno, ma questa autorità è per il servizio di Dio e del prossimo: “Chi è il più grande tra voi si faccia il più piccolo”. È vero, l’autorità conferma in un ruolo: “Chi ascolta voi, ascolta me”, “Ciò che legherai sulla terra, sarà legato anche nei cieli”, ma non autorizza all’uso smodato dell’autorità che diventa potere o alla garanzia automatica della verità assoluta in ogni campo e in ogni applicazione. Un altro aspetto in cui non ci sono assicurazioni di unicità di autorità ci è dato proprio dal Vangelo di oggi, dove Gesù, con arguzia e ironia dimostra ai saccenti dell’autorità che può sorgere un Giovanni Battista o un Gesù anche al di là della cerchia ufficiale della casta sacerdotale. Se fosse stato solo per questa, la storia di Gesù sarebbe stata: “La storia di un uomo buono, ma esagitato, che con abile mossa politica abbiamo messo a tacere”. Grazie al cielo Dio non è imbrigliato neanche dai sacerdoti o dai loro codici di diritto canonico, Dio “fa sorgere figli di Abramo anche da queste pietre”. Dio ieri come oggi parla attraverso l’autorità della gerarchia quando questa è un vero servizio e non un esercizio di potere, come parla anche attraverso mille voci che ancora fa liberamente sorgere a servizio del suo popolo. Io come cristiano devo pormi con attenzione e ascolto davanti all’autorità religiosa, ma anche con criticità equilibrata per il bene stesso della Chiesa, specialmente là dove questa autorità è vista unicamente come potere, ma nello stesso tempo devo essere molto attento nel cogliere e vagliare la voce di Dio che ogni giorno in mille modi diversi giunge a me.

 

 

MARTEDI’ 17 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI, GESU', VIENI ACCANTO A NOI E LIBERACI DEL MALE.

 

HANNO DETTO: Chiesa che insegna e Chiesa che ricerca; maestra e discepola della verità. (San Leone Magno)

SAGGEZZA POPOLARE: Se i ricchi potessero assumere dei poveri perché morissero al posto loro, i poveri si guadagnerebbero bene la vita. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Se è vero che la pubblicità è l'anima del commercio ve ne sono alcune che possono lasciarci perplessi: Cartello sulla porta di un negozio da scarpe: Vendita a prezzi di occasione: chi compra una scarpa per 80 euro, riceve l'altra gratis. Slogan di una impresa di pompe funebri: “Voi dovete solo morire, al resto ci pensiamo noi. In un distributore di benzina in Scozia: “Vietato fumare! Se la vostra vita non vale niente, la benzina costa cara!

PAROLA DI DIO: Gen 49,2.8-10; Sal 71; Mt 1,1-17

 

Vangelo Mt 1,1-17

Dal vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici. Parola del Signore

 

“GENEALOGIA DI GESÙ CRISTO, FIGLIO DI DAVIDE, FIGLIO DI ABRAMO.

Nei giorni della “Novena di Natale” la liturgia ci accompagna perché i nostri occhi vedano la meraviglia del Dio-con-noi. Il Vangelo, raccontandoci una genealogia di Gesù, ci presenta tutta una serie di personaggi che hanno vissuto l’alleanza con Dio in vista della venuta del Salvatore. Lui è il centro della storia, ma è anche il centro della mia vita?

Non basta in questi giorni “vivere la magia del Natale”, fatta di lustrini, di nenie, di regali o di statuine di gesso: sento davvero il bisogno di essere liberato dall’egoismo? e so che Colui che viene può farlo?

 

 

MERCOLEDI’ 18 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

MANDA IL TUO SPIRITO E DONACI DI FARE LE SCELTE GIUSTE.

 

HANNO DETTO: In fatto di contemplazione, Dio spesso dà a uno in vent'anni quello che dà ad altri in uno solo. Il motivo lo sa solo Lui. (S. Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Quello che non vedi con i tuoi occhi non inventarlo con la lingua. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Ho notato che, quando i polli smettono di litigare per il becchime, spesso si accorgono che ce n'è in abbondanza per tutti. Chissà se non potrebbe accadere lo stesso per il genere umano.

PAROLA DI DIO: Ger 23,5-8; Sal 71; Mt 1,18-24

 

Vangelo Mt 1,18-24

Dal vangelo secondo Matteo

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE, CHE ERA GIUSTO E NON VOLEVA RIPUDIARLA, DECISE DI LICENZIARLA IN SEGRETO”.

Una scelta difficile, sofferta, quella di Giuseppe: da una parte c’è il fatto che Maria è incinta e la legge di Mosè prevede condanna pubblica per lei, dall’altra c’è la stima e la fiducia che Giuseppe ripone in lei. Giuseppe, col cuore gonfio, trova la maniera per rimanere fedele alla legge e per salvare Maria: è il ragionamento dell’uomo giusto, anche se a lui costa enormemente questo distacco dalla fidanzata. Quante scelte difficili nella nostra vita, rimanere giusti e rispettare l’amore a volte è arduo e certamente costa sacrificio ma giustizia e amore non possono mai essere divisi.

 

 

GIOVEDI’ 19 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

LA GIOIA DELLA SALVEZZA POSSA GIUNGERE AL CUORE DI TANTI UOMINI.

 

HANNO DETTO: La nostra disponibilità ad aspettare rivela il valore che diamo all’oggetto che stiamo aspettando. (Charles Stanley)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando l'uomo pensa, Dio sorride. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Il capo di una "troupe" di trapezisti, un giorno, parlava del suo esercizio, che, ogni sera, incantava centinaia di spettatori, in un grande Circo, e spiegava: «Devo avere completa fiducia, nel mio compagno, che mi deve afferrare, al termine del mio volteggio! Il pubblico potrebbe pensare, che io sia la grande stella, del trapezio: ma, la vera stella, è il mio compagno, Joe... Lui dev'essere pronto ad afferrarmi, con precisione, spaccando il secondo, e deve acchiapparmi, attraverso il vuoto, quando io arrivo, con la mia lunga rincorsa!» «Come funziona?», chiesi. «Il segreto», mi disse, «è che il trapezista, che volteggia, non fa nulla, mentre, chi fa tutto, è il compagno, che lo afferra! Quando volo, verso Joe, devo, semplicemente, tendere le braccia, e le mani, e aspettare che lui mi afferri, e mi tragga al sicuro, sulla piattaforma, dietro la sbarra!» «Lei, non fa nulla!», dissi, sorpreso. «Nulla!», ripeté. «La cosa peggiore, che il trapezista possa fare, nel suo volteggio, è cercare di afferrare il compagno! Non è previsto, che io afferri Joe, ma è compito di Joe, afferrare me. Se afferrassi i polsi di Joe, potrei spezzarglieli, o lui potrebbe spezzare i miei, e questo vorrebbe dire la fine, per tutti e due! Uno deve volare, e l'altro deve afferrare: e il primo deve avere fiducia, stendendo le braccia verso il compagno, che è là, pronto ad afferrarlo!». "Sono le ultime parole, di Gesù: «Padre, nelle tue mani, consegno il mio Spirito!» («Lc 23,46»). Morire, significa avere fiducia, in chi è pronto ad accoglierci, e aver cura del morente, significa dirgli: «Non avere paura! Ricordati, che sei il figlio diletto di Dio, ed egli sarà là, quando tu farai il grande balzo. Non cercare, di afferrarlo: lui afferrerà te! Stendi soltanto le braccia, e le mani, e abbi fiducia, fiducia, fiducia!» «Questo, è il tempo, della fiducia!», dice Gesù. «Perché, la morte, non è quello che pensate!». I Cristiani non sono i professionisti dell'«addio», ma dell'«arrivederci». Per noi, la morte non è un «punto”, ma una «virgola»!"

PAROLA DI DIO: Gdc 13,2-7.24-25a; Sal 70; Lc 1,5-25

 

Vangelo Lc 1,5-25

Dal vangelo secondo Luca.

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni, Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini». Parola del Signore

 

"EGLI PREPARERA' AL SIGNORE UN POPOLO BEN DISPOSTO".

Ecco il compito di Giovanni: preparare gli uomini ad accogliere Gesù. E il cristiano, che ha accolto Gesù, ha lo stesso compito di Giovanni: aiutare gli uomini ad accogliere in Gesù la salvezza di Dio. Pensate che ruolo meraviglioso: Dio sceglie me, sceglie te per essere tramiti della sua salvezza ad altri. Troppe volte e con troppa facilità noi demandiamo questo incarico: "Ci sono i preti che lo fanno per mestiere, ci sono i missionari che vanno a convertire e battezzare, ci pensino loro!".

Il Dio che si fa piccolo e povero ha bisogno di te, della tua povertà, della tua parola, della tua accoglienza, della tua testimonianza, dei tuoi silenzi, dei tuoi perdoni, della tua preghiera. Tu lavori per Dio e sei mandato ai fratelli. Pensa che bello poter pensare che anche grazie a te qualcuno potrà voler bene al Signore e si lascerà amare da Lui.

 

 

VENERDI’ 20 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TI SALUTO, O MARIA, PIENA DI GRAZIA.

 

HANNO DETTO: "Nutre la mente soltanto ciò che la rallegra". (S. Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: Non essere troppo dolce per non essere mangiato; non essere troppo amaro per non essere vomitato. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Un caldo giorno d'estate, verso la metà della giornata, il bosco fu avvolto, da un profondo silenzio! Gli uccelli piegarono la testa, sotto l'ala... Tutto, riposava! Solo il fringuello, alzò il capo, e domandò: «Che cos'è, la vita?» Tutti furono colpiti, da questa difficile domanda. Una rosa, che aveva appena messo fuori un bocciolo, e dispiegato un petalo, dopo l'altro, disse: «La vita, è sbocciare!». Una farfalla che, dal mattino, non si era fermata, e volava felice, da un fiore all'altro, assaggiando, qua, e là, disse: «La vita, è tutta gioia, e sole!» Una formica, che si affannava a trascinare una pagliuzza, lunga dieci volte lei, disse: «La vita, è lavoro, e stanchezza!» Un'ape, affaccendata a caricare nettare, da un fiore, ronzò: «La vita, è un miscuglio di lavoro, e di piacere!» Il discorso diventava sapiente, e la talpa, messa fuori la testa, dalla terra, disse: «La vita, è un combattimento, nell'oscurità!» La gazza, che vive per giocare brutti tiri, al prossimo, osservò: «Ma che razza, di discorsi! Dovremmo chiedere il parere, di persone intelligenti!» Si accese, allora, una vivace disputa, finché fu interrogata una pioggerellina sottile, che sentenziò: «La vita, è fatta di lacrime: nient'altro, che lacrime!» Poco lontano, rombava il mare. Le onde si alzavano, imponenti, e si abbattevano, con veemenza inaudita, contro le rocce, e gli scogli: poi, indietreggiavano, quasi, per riprendere forza, e tornare ad assalire il granito, delle rive! Anche le onde, espressero il loro parere: «La vita, è una sempre inutile lotta, verso la libertà!». Nel vasto cielo azzurro, un'aquila reale tracciava i suoi cerchi e, fieramente, esultò: «La vita, è conquistare le altezze!». Un salice flessuoso intervenne: «La vita, è sapersi piegare, sotto le bufere!» Cadde la notte... Un gufo espresse il suo parere: «La vita, è approfittare dell'occasione, mentre tutti gli altri dormono!» Per un po', ci fu un grande silenzio... Un giovane, che tornava a casa, a notte fonda, sbottò: «La vita, è una continua ricerca della felicità, e una catena di delusioni!» Finalmente, sorse una fiammeggiante aurora... Si dispiegò, in tutta la sua gloria, e disse: «Come io, l'aurora, sono l'inizio, del giorno, che viene, così, la vita è l'inizio, dell'eternità!» «So, di non avere altro, che questo piccolo giorno, di oggi, da donare, a colui che mi chiama, per tutti i giorni: ma come dirgli "Sì", per tutti i giorni, se non gli dono questo piccolo giorno, qui?... Dio ha mille anni, per fare un giorno; io ho solo un giorno, per fare qualcosa, di eterno: oggi!».

PAROLA DI DIO: Is 7,10-14; Sal 23; Lc 1,26-38

 

Vangelo Lc 1,26-38

Dal vangelo secondo Luca

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore

 

“L’ANGELO FU MANDATO A MARIA… E L’ANGELO PARTI’ DA LEI”.

Due sono i personaggi dell’annunciazione: l’angelo e Maria. L’angelo, o il portatore di buone notizie (il termine angelo e quello Vangelo hanno la stressa radice) colui che parla a nome di Dio o che qualche volta nella Bibbia è addirittura Dio stesso. E l’angelo annuncia ma viene anche a chiedere. È Dio che cerca di farsi strada nella nostra umanità, è Dio che cerca collaboratori per portare e donare tutto sé stesso. Poi abbiamo Maria. Certamente Dio si è preparato sua madre fin dall’eternità. Le ha fatto il dono di essere senza peccato, l’ha voluta colma di doti umane, ma Maria è consapevole solo della sua umanità di donna e di ragazza promessa sposa a Giuseppe. Ecco allora il dialogo. Per prima cosa l’angelo invita Maria a non temere. Tutto può essere misterioso, ma Dio e il suo progetto non possono mai fare paura, sono sempre doni meravigliosi, e poi le dice che Dio l’ha scelta per essere madre di suo Figlio. Maria è concreta, ha nel suo cuore tante domande, riesce ad esprimere qualcosa di questo all’angelo che le parla di Spirito Santo è le dà il segno di Elisabetta, l’anziana che partorisce un figlio. A questo punto Maria si abbandona totalmente alla volontà di Dio, e l’angelo partì da lei. E qui, direi inizia per Maria il tempo più bello ma anche più difficile: essa continua credere nonostante non ci sia più l’angelo a confortarla. Essa parte per andare a constatare il segno di Elisabetta e gioiosamente si mette al suo servizio. Si chiede come Giuseppe accetterà questa situazione, ma si fida di Lui e di  Dio e nello stesso tempo vive nel mistero e nella profonda intimità la comunione con il suo Figlio. Anche noi viviamo nel mistero ma questo annuncio a Maria è anche per noi. Dio è ancora in cerca di qualcuno che, pur non essendo esente dal peccato offra sé stesso per ricevere e donare suo Figlio: Siamo disposti a fare come Maria?

 

 

SABATO 21 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

“VIENI O MADRE IN MEZZO A NOI, VIENI MARIA QUAGGIÙ: CAMMINEREMO INSIEME A TE VERSO LA LIBERTÀ”.

 

HANNO DETTO: Se ti piacciono i corpi loda Dio in essi, se ti piacciono le anime amale in Dio. (Sant'Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno, se è in tuo potere di farlo. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Una signora si recò da un consulente matrimoniale...«Voglio divorziare, e voglio fare tutto il male possibile, a mio marito!», disse. «Allora, cominci a subissarlo di lodi!», le suggerì il consulente. «Quando sarà diventata indispensabile per lui, quando lui penserà che lei lo ami, e lo stimi, dia inizio all'azione legale...Questo è il modo, con cui può ferirlo di più!». Alcuni mesi dopo, quella signora tornò dal consulente, e gli riferì che aveva seguito i suoi consigli. «Bene! Adesso, è ora di pensare al divorzio...», le disse il consulente. «Divorziare?», obiettò la signora, con decisione. “Non ci penso nemmeno! Mi sono innamorata di lui!». "Un mezzo più efficace, per cambiare, e far crescere una persona, è un limpido, e sincero, apprezzamento."

PAROLA DI DIO: Ct 2,8-14 opp. Sof 3,14-17; Sal 32; Lc 1,39-45

 

Vangelo Lc 1,39-45

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. È beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Parola del Signore

 

IN QUEI GIORNI MARIA SI ALZÒ E ANDÒ IN FRETTA VERSO LA REGIONE MONTUOSA.

Maria è appena stata sconvolta dal messaggio dell’Angelo. Per il momento si tratta di un segreto tra lei e Dio. Qualsiasi altro, dopo un simile annuncio si sarebbe sentito al settimo cielo, trasportato in un altro mondo, trasfigurato. Maria che cosa ha fatto?

Ha solo reso grazie?

Si mette in viaggio, per strada; e si precisa che lo fa “in fretta, rapidamente”. Mettersi in strada significa tutto questo: non riuscire più a stare in casa, e sapere che qualcuno attende al termine del cammino. Per veder chiaro dentro noi, non basta “rimuginar dentro”, ci si deve mettere in cammino, per strada. Maria si è messa in viaggio per andare ad aiutare sua cugina Elisabetta, ma da allora, Maria, è sempre in viaggio: ha tanti figli da visitare, da consolare, da aiutare. Da quando Gesù, sulla croce, ci ha affidati a Lei, Maria non ha più smesso di pellegrinare: ovunque c’è una sofferenza lì c’è la madre, dove c’è una gioia è lì per condividerla. E Maria, da buona madre, vuol mettere in viaggio anche noi, vuole spingerci verso Gesù e i suoi sacramenti, vuole aiutarci ad uscire dalla buia casa dell’egoismo per andare verso i fratelli, vuole insegnarci a camminare sulle strade del mondo per testimoniare l’amore che Gesù ci ha portato.

 

 

DOMENICA 22 DICEMBRE: 4^ DOMENICA DI AVVENTO ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

"BENEDETTA TU FRA TUTTE  LE DONNE È BENEDETTO IL FRUTTO DEL TUO GREMBO”.

 

HANNO DETTO: Meglio essere cristiani senza dirlo che dirlo senza esserlo. È cosa ottima insegnare, a patto però che si pratichi ciò che si insegna. (Sant'Ignazio di Antiochia)

SAGGEZZA POPOLARE: Molti si proclamano gente per bene, ma una persona fidata chi la trova? (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Un uomo aveva un cane, in giardino, vicino alla siepe! Dalla finestra della sua camera, poteva vederlo. Una notte, il cane si mise ad abbaiare, molto forte! L’uomo andò alla finestra, guardò un po’, urlò al cane, e tornò a letto... Il cane riprese, più forte di prima! Il padrone richiamò, di nuovo, il cane... Ma non smetteva! Alla fine, esasperato, l’uomo prese il fucile, e sparò al cane: tornò a dormire, e si addormentò profondamente! Da dietro la siepe, uscì il ladro, che scavalcò il cane, entrò in casa, uccise il proprietario, e portò via tutto. Il cane, si chiamava: "Coscienza"! "Alla fine della giornata, la tua «Coscienza» è lì, disposta a parlare con te, e solo lei, può darti, la più sincera: «Buona Notte!»

PAROLA DI DIO: Mi 5,1-4a; Sal 79; Eb 10,5-10; Lc 1,39-45

 

Vangelo Lc 1,39-45

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. È beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Parola del Signore

 

“ELISABETTA ESCLAMÒ A GRAN VOCE: BENEDETTA TU  FRA TUTTE LE DONNE E BENEDETTO IL FRUTTO DEL TUO GREMBO”.

Eva aveva offerto a Adamo e alla nostra umanità un frutto e l’uomo, dopo averlo mangiato, si scoprì nudo, peccatore, diviso da Dio. Maria ci offre il frutto del suo grembo e riscopriamo in noi lo splendore dell’immagine e rassomiglianza con Dio. Ma noi che cosa ne abbiamo fatto del “frutto del tuo grembo”?

Tu lo hai accolto con trepidazione, fatto crescere con amore, l’hai avvolto di tenerezza. Noi lo abbiamo venduto per una manciata di denari, massacrato di colpi, ridotto a carne sanguinante. Abbiamo scaraventato quel corpo, che Tu avevi custodito gelosamente nel segreto del tuo ventre, in pasto alla curiosità, agli sputi, alle offese più volgari. Tu gli hai preparato la vita e noi gli abbiamo offerto una croce. Perdonaci anche Tu, Maria, come ci ha perdonato tuo Figlio. AVE, MARIA, offrici  ancora e sempre quel frutto benedetto che hai seminato nell’Amore e fa’ che ricevendolo, riscopriamo il nostro essere figli di Dio.

 

 

LUNEDI’ 23 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO CI PARLA DI TE, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Portare la propria croce è molto più che sopportarla. (San Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: Mezza verità è una menzogna intera. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Il piccolo Lorenzo, tre anni, davanti ad un magnifico panorama di montagna, chiese, all’improvviso: «Chi ha fatto, la montagna». La mamma, sorpresa: «Non so: Dio? ... Oppure, si è fatta da sola?». Il bambino rifletté un momento; poi, con la serietà dei piccoli, concluse: «Io, lo so: il Diavolo ha fatto la montagna, e Dio ha fatto i sentieri, per arrampicarsi in cima alla montagna!».

PAROLA DI DIO: Ml 3,1-4.23-24; Sal 24; Lc 1,57-66

 

Vangelo Lc 1,57-66

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Parola del Signore

 

"IN QUEL MEDESIMO ISTANTE GLI SI APRI' LA BOCCA E GLI SI SCIOLSE LA LINGUA  E PARLAVA BENEDICENDO DIO".

Nella storia della nascita di Giovanni Battista è interessante notare come suo padre Zaccaria parla, resta muto, ritorna a parlare. Egli è sacerdote dell'Antica Alleanza ed ha il compito di portare a Dio nel Tempio, insieme all'incenso della lode, le parole della preghiera degli uomini, ma per segno la sua voce viene spenta: ora bisogna fare spazio al Precursore e a Gesù. Quando riacquisterà la parola sarà solo per lodare Dio per quanto ha operato in lui. Noi abbiamo due doni meravigliosi che spesso non sappiamo usare con criterio: il dono della parola e quello del silenzio. La parola ci esprime. Essa veste le nostre idee o colma il nostro vuoto. Ci sono parole significative che possono dare senso ad una vita, ad una sofferenza, e ci sono chiacchiere rumoreggianti che stordiscono, che mascherano. Ci sono parole che incoraggiano, altre che deprimono, che danno o ridanno la vita, altre che uccidono. Così pure ci sono silenzi per contemplare e mutismi che uccidono, silenzi per far parlare Dio e la natura e silenzi di incomunicabilità. Silenzi per far tacere l'ira, il desiderio di vendetta e silenzi per vendicarsi. Qualcuno dice che Dio ha incaricato un angelo, all'inizio della nostra vita, che stabilisse il numero delle nostre parole e dei nostri silenzi, finiti i quali sarebbe finita la vita. Ma, come usare delle parole e dei silenzi?

Se non sai far silenzio le tue parole sono come una grancassa che più ha il vuoto dentro, più fa rumore. Se vuoi capire la creazione hai bisogno di silenzio: siediti in riva al mare, al mattino presto, quando non c'è ancora nessuno e sentilo!

Se vai in montagna non portarti dietro quella radio gracchiante, le grandi vette, come i fili d'erba hanno un messaggio che solo nel silenzio saprai cogliere. Se cerchi Dio, apri pure i libri dei saggi e dei filosofi, ascolta le parole della Bibbia e degli illuminati, ma poi taci. Dio è presente, come nel caso del profeta Elia non nel tuono e nelle folgori, non nel vento tempestoso, ma nel mormorio della brezza. Se cerchi te stesso, lascia decantare le parole e gli atteggiamenti delle maschere, le ansie delle lotte, le paure e ti ritroverai bello o brutto come sei. Quando parli, poi, usa la parola non come un'arma ma come una mano amica che può stabilire dei rapporti con gli altri, come una mano tesa per dare te stesso agli altri, come un mezzo meraviglioso per conoscere e per comunicare. Usa la parola per costruire, non per distruggere, per manifestare, non per nascondere. Prendi esempio dalla Parola Incarnata, Gesù. La Parola venne nel mondo per stare in silenzio trent'anni, per parlare tre anni, per tacere inchiodata sulla croce che parla più di tutto.

 

 

MARTEDI’ 24 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Quanto è bello! Dopo la consacrazione Dio è sull'altare come Egli sta nel cielo! Se l'uomo comprendesse a fondo questo mistero, morirebbe d'amore. (San Giovanni M. Vianney)

SAGGEZZA POPOLARE: Meglio un dolore al cuore che la vergogna davanti agli uomini. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: La nave urtò improvvisamente gli scogli, e la fiancata si squarciò! L'allarme fu dato in ritardo, ma la maggioranza dei passeggeri corse, verso le scialuppe di salvataggio. Solo due passeggeri, rimanevano inchiodati, nella loro cabina. Si chiamavano: "Non-posso-farcela", e "Chi-me-lo-fa-fare"...Colarono a picco, con la nave! "E tu, che tipo di passeggero sei?"

PAROLA DI DIO: 2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16; Sal 88; Lc 1,67-79

 

Vangelo Lc 1,67-79

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace». Parola del Signore

 

ZACCARIA PROFETÒ DICENDO: “BENEDETTO IL SIGNORE, DIO DI ISRAELE, PERCHÈ HA VISITATO E REDENTO IL SUO POPOLO”.

Ultima giornata del nostro Avvento e ultima occasione per accogliere Colui che viene. Zaccaria ci indica la strada per viverla. Lui, dubbioso, rimasto muto, ora riacquista il dono della parola per lodare l’opera di Dio. Questa notte in chiesa o davanti ad un presepio, anche la nostra lingua dovrebbe “sciogliersi”. Dio ci ha visitato e la sua visita non è un passaggio sporadico e neppure la visita fiscale del padrone che viene a controllare se i suoi servi fanno i suoi interessi. La sua è una visita non ingombrante: è un Bambino. È una visita per stare con noi, per farci suo popolo, per liberarci dai nostri nemici, per donarci luce, per dirigere i nostri passi verso di Lui. Davanti ad un bambino non si fanno ragionamenti filosofici, non si parla a lui con parole difficili, si può solo comunicare con il cuore, con la gioia, con la lode. Se la mia fede fosse parolaia, vorrei che questa sera diventasse una fede che parla attraverso la meraviglia degli occhi che si fondono nella limpidezza degli occhi del Dio Bambino, vorrei che le mie parole tacessero e parlassero le mie mani per accogliere in una carezza Colui che è venuto, vorrei che una volta tanto, senza ragionamenti e discussione, il mio amore si trasformasse in gesti verso coloro che Gesù ha amato e nei quali anche oggi nasce.

 

 

MERCOLEDI’ 25 DICEMBRE: NATALE DEL SIGNORE

Una scheggia di preghiera:

 

T'ADORIAMO GESU', VERO DIO E VERO UOMO.

 

HANNO DETTO: Chi non ha pace con Dio, non ha pace con sé, non ha pace con gli altri. (San Giovanni Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: Le lacrime di un bambino raggiungono il cielo. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Ogni volta che ti senti deluso della tua posizione nella vita, pensa al piccolo Leonardo! Leonardo faceva le prove di una parte, nella recita della scuola. Ci teneva tantissimo a parteciparvi, ma la mamma temeva che non sarebbe stato scelto! Il giorno in cui si annunciavano le parti, andò a prenderlo, dopo la scuola. Leonardo le corse incontro, con gli occhi che gli brillavano, per l'orgoglio e l'emozione. «Indovina, mamma!», urlò, e poi disse quelle parole, che rimangono per tutti una lezione: «Sono stato scelto per applaudire!»

PAROLA DI DIO: notte: Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14

 

Vangelo Lc 2,1-14

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazareth, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Parola del Signore

 

LO DEPOSE IN UNA MANGIATOIA PERCHÈ NON C'ERA POSTO PER LORO NELL'ALBERGO.    

Natale ha sempre suscitato in me due stati d'animo a volte opposti tra loro. Da una parte la tenerezza davanti a questo Bambino che nasce povero e dall'altra parte un senso quasi di irritazione davanti alla "festaiolità" di questo giorno, che lascia la sera svuotati, con un senso di incompiutezza ed anche con un certo mal di stomaco per aver esagerato nel mangiare. Ma Natale non è questo: può essere poesia ma è soprattutto la realtà di un Dio che si fa uomo nella storia lontana come nella realtà presente; è festa ma è anche realtà cruda: per Gesù non c'era posto in albergo e oggi c'è ancora posto?

Tra panettoni, tappi di bottiglie, palline legate ad alberi (il più delle volte finti perché nelle nostre città non c'è spazio per quelli veri) c'è posto per Gesù?

Nelle Chiese dove per l'occasione si raggruppa tanta gente perché la Messa di mezzanotte fa tanta emozione, c'è posto per Gesù?

Ma soprattutto nel tuo cuore c'è posto per Gesù, per quel Gesù concreto che chiede il tuo aiuto, la tua solidarietà, il tuo perdono, che ha bisogno di accoglienza e di amicizia?

 

 

GIOVEDI’ 26 DICEMBRE: SANTO STEFANO

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', SEI LA MIA VITA, ALTRO IO NON HO.

 

HANNO DETTO: Più che alla magnificenza delle opere il Signore guarda all'amore con cui si fanno. (S. Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Due ebrei, tre opinioni. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: La crisi aveva picchiato duro, ed in famiglia tutti sentivano un nodo in gola! Il papà era stato messo in "cassa-integrazione" e, da giorni, si parlava solo di come riuscire a risparmiare. Nessuno aveva voglia di parlare! Improvvisamente, la mamma batté le mani, per attirare l'attenzione di tutti. "Tutti in piedi, e venite fuori, nel piccolo giardino! Guardate il cielo!", ordinò la mamma. Tutti guardarono in su. L'immensa cupola, di velluto nero, era un trionfo di stelle, vive e pulsanti. Fissandolo, si provava come una vertigine, come se tutta quella brillante moltitudine li risucchiasse, in un vortice senza fondo. Si sentirono piccoli, piccoli. Si strinsero l'un l'altro, e si abbracciarono! Quell'incredibile spettacolo li soggiogava, e li spronava: era tutto così grande, illimitato, senza tempo. Allargava la mente ed il cuore, infondeva un nuovo coraggio. Sembrava la grande pubblicità della speranza. "È di notte, che si vedono le stelle!", disse, semplicemente, la mamma. «Nei giorni bui, della nostra vita, solo la "Fede", può aiutarci, a vedere le "Stelle"!»

PAROLA DI DIO: At 6,8-10.12; 7,54-60; Sal 30; Mt 10,17-22

 

Vangelo Mt 10,17-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato». Parola del Signore

 

“SARETE ODIATI DA TUTTI A CAUSA DEL MIO NOME, MA CHI PERSEVERERÀ SINO ALLA FINE SARÀ SALVATO”.

Santo Stefano, diacono, è il primo martire cristiano. Già altri nell’Antico Testamento fino a Giovanni Battista avevano testimoniato nel proprio sangue la fedeltà al Dio di Israele, ora ecco il primo di una lunga serie di martiri, testimoni di Gesù. Che cosa spinge uomini e donne ad anteporre la fede alla propria vita?

Penso la gioia e la sicurezza che Gesù non tradisce. I martiri non sono uomini che disprezzano la propria vita. La amano a tal punto da perderla per guadagnarla di nuovo e in maniera piena. Oggi, per noi, è difficile che ci sia il martirio del sangue (anche se nel mondo ci sono ancora dei martiri veri e propri), ma ci sono tante forme di martirio quotidiano: quello sguardo di sufficienza per chi dice di credere, la famiglia che “sopporta” la nostra fede, i silenzi di amici. Se amiamo davvero il Signore, sapremo con gioia perdere un po’ della nostra vita, sicuri che in Cristo la guadagneremo pienamente.

 

 

VENERDI’ 27 DICEMBRE: SAN GIOVANNI Ap. Ev.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE.

 

HANNO DETTO: Purtroppo la vita di troppi cristiani è oggi la più terribile testimonianza contro Cristo. (P. Bevilacqua)

SAGGEZZA POPOLARE: La stupidità cresce senza bisogno di pioggia. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Il bambino chiese alla mamma: "Mamma, secondo te, Dio esiste?" "Si!", rispose la mamma. "Com’è?" La donna attirò il figlio a sé. Lo abbracciò forte, e disse: "Dio è così!". "Ho capito!".

PAROLA DI DIO: 1Gv 1,1-4; Sal 96; Gv 20,2-8

 

Vangelo Gv 20,2-8

Dal vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Parola del Signore

 

«E VIDE E CREDETTE». 

Bastano queste poche parole a farci immaginare cosa può essere successo, quella mattina di Pasqua, nel cuore del discepolo che Gesù amava. Erano passate poche ore dal fallimento assoluto e assurdo della croce. Il sogno coltivato per tanto tempo era definitivamente caduto nell'oblio. Eppure, basta uno sguardo veloce alla tomba vuota per capire tutto, subito, come in una intuizione fulminante. È il cuore che ha il sopravvento dove la ragione non arriva. È l'amore a tagliare il traguardo della fede. «Allora è tutto vero!»

Le parole di Gesù si rianimano di colpo, acquistano la potenza della verità, dei fatti. «Vide e credette». È bastato un segno al discepolo, per soccombere di fronte all'Amore. Anche per noi può essere così: quanti segni della presenza del Risorto sono nascosti nella nostra vita, e aspettano solo di essere scoperti da uno sguardo d'amore.

 

 

SABATO 28 DICEMBRE: Ss. INNOCENTI MARTIRI

Una scheggia di preghiera:

AIUTACI, SIGNORE A RISPETTARE LA VITA, OGNI VITA.

HANNO DETTO: Amate la pace, ma non pretendete di averla dagli altri, ma vogliate ciascuna di voi darla agli altri. (S. Francesca Cabrini)

SAGGEZZA POPOLARE: Lo stolto casca di schiena e si rompe il naso. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: «In caso di un improvviso disastro, qual è la prima cosa, che la gente mette in salvo?»

In una bella tavolata di amici, che si erano ritrovati insieme, in casa di uno di loro, per le Festività di fine anno, con mogli e figli, durante l'aperitivo, questa domanda suscitò una vivace discussione. «Il libretto degli assegni!», disse uno. «Gli oggetti preziosi!», suggerì una donna. «I figli!», disse deciso un altro. E mise tutti d'accordo! In caso di un improvviso cataclisma, tutti avrebbero pensato, per prima cosa, ai figli. In quel momento, saltò il coperchio della pentola a pressione, in cucina, e uno sbuffo di vapore entrò nella stanza. Nel giro di pochi secondi, tutti fuggirono fuori, rovesciando sedie e bicchieri. Ad eccezione dei bambini, che furono dimenticati in casa, a giocare sul pavimento! "Ci nutriamo di parole, e spesso finiamo per credere alle nostre stesse chiacchiere".

PAROLA DI DIO: 1Gv 1,5 – 2,2; Sal 123; Mt 2,13-18

 

Vangelo Mt 2,13-18

Dal vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più». Parola del Signore

 

“ERODE MANDO’ AD UCCIDERE TUTTI I BAMBINI DI BETLEMME”.

Il bene più prezioso che noi possediamo è la vita, ma spesso con quale superficialità teniamo conto della vita, specialmente quella degli altri!

Non solo perché nel mondo, oggi, moriranno di fame alcune migliaia di persone e noi diremo, se ce ne ricordiamo: “Mi dispiace!”, e basta, ma anche perché spesso il nostro mondo, da una parte tanto attento al proprio benessere, gioca poi con molta superficialità sulla vita altrui; provate a pensare anche solo ad alcuni titoli di giornale: “Ubriaco imbocca l’autostrada in contromano, piomba su una famiglia che tornava dalle vacanze. Lui si salva, gli altri tutti morti.”, “La fabbrica degli aborti: solo nell’ospedale: 34 al giorno!”

“Per vendere vino adulterato cinque morti e centinaia di persone intossicate”. Gli Erode di oggi sono tanti. Quell’Erode per paura di qualcuno che potesse anche solo in un futuro attentare al suo piccolo potere, fa uccidere bambini e spesso l’uomo per superficialità, per guadagnare di più mette a rischio la vita di tanti uomini. Questo significa aver perso il senso della sacralità della vita. La vita non è mia, neanche la vita degli altri può mai essere mia. Essa è un dono, viene da Dio e in Dio deve essere vissuta e a Dio deve tornare. Usare per i propri fini della propria e dell’altrui vita significa essere ladri, cioè, usare di una cosa non propria per sé stessi. Se poi penso a Gesù che rispetta talmente la vita umana da farsi uomo, che guarisce i malati, risuscita i morti, che offre la sua vita per noi, dovrei non solo avere un grande rispetto per la mia vita, ma scoprire nella vita degli altri il fatto che sono figli di Dio, che siamo fratelli che dobbiamo crescere insieme sotto la guida di un solo Padre.

 

 

DOMENICA 29 DICEMBRE: SANTA FAMIGLIA ANNO C

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI SIGNORE UN CUORE PURO IN CUI CONSERVARE I TUOI DONI.

 

HANNO DETTO: Di minuto in minuto, si può sopportare molto. (S. Teresina del Bambin Gesù)

SAGGEZZA POPOLARE: L’uomo deve vivere, fosse solo per curiosità. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Un naufrago, finito sulla spiaggia, s’assopì a  causa della stanchezza: rialzatosi dopo poco, come vide il mare, prese a rimproverarlo perché attira gli uomini con il suo aspetto tranquillo, ma quando li ha accolti in acqua, infuria selvaggiamente e li uccide. Allora il mare, dopo aver assunto un aspetto di donna, gli si rivolse dicendo: «Carissimo, non rimproverarmi, ma prenditela con i venti: io per natura infatti sono come anche ora mi vedi; quelli invece piombano su di me all’improvviso, mi agitano e mi rendono selvaggio». Ecco, dunque, che anche noi non dobbiamo incolpare per le ingiustizie coloro che le commettono, quando costoro dipendono da altri, ma dobbiamo prendercela con i loro mandanti. (Esopo)

PAROLA DI DIO: 1Sam 1,20-22.24-28; Sal 83; 1Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52

 

Vangelo Lc 2,41-52

Dal vangelo secondo Luca

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni, lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. Parola del Signore

 

“MA ESSI NON COMPRESERO LE SUE PAROLE”.

Scusatemi, forse la dico grossa, ma a me ha sempre fatto enormemente piacere leggere questa frase nel vangelo. Giuseppe, l’uomo giusto, santo, scelto da Dio come padre putativo per Gesù, e Maria, la piena di grazia hanno difficoltà a capire e comprendere Gesù, il loro figlio. La grazia di Dio, i suoi doni particolari non esimono dalla difficoltà umana a comprendere la volontà di Dio. Questo mi fa sentire vicini a Giuseppe e Maria. Quante volte ho difficoltà a comprendere i piani di Dio, a leggere certi avvenimenti come sua volontà, a capire concretamente ciò che Lui vuole da me. Se però “gioisco” di questa difficoltà di Maria e Giuseppe che me li rende vicini, ho da imparare da loro su come agire: essi conservavano queste cose nel loro cuore, le lasciavano maturare, vivevano avvolti nel mistero di Dio, si fidavano anche non capendo.

 

 

LUNEDI’ 30 DICEMBRE

Una scheggia di preghiera:

 

OGNI GIORNO È DONO DEL TUO AMORE: FA' CHE NON VADA PERSO.

 

HANNO DETTO: Non conta che io sia in cima alla casa o nelle fondamenta, purché io sia fedele al mio posto nella costruzione della casa di Dio. (M. Quoist)

SAGGEZZA POPOLARE: Il miglior posto dove nascondere un albero è in una foresta. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Una mamma si preoccupò di fondare le basi della vita morale del suo bambino, approfittando della «sparizione» di alcuni dolci, conservati nella credenza del salotto. «Lo sapevi che, quando hai rubato la tortina, Dio era lì con te, anche se io non vedevo?» «Certo!», fece il bambino, annuendo vigorosamente. Ma i dolci continuarono a sparire. Pazientemente, la mamma riprese: «Lo sapevi che, in quel momento, Dio ti vedeva?» «Certo!» «E che cosa pensi che ti abbia detto, mentre tu rubavi il dolce?» «Mi ha detto: “Qui ci siamo soltanto io e te, prendine due!”» Aveva ragione il bambino, naturalmente! Dio non fa la guardia a niente, neanche ai “cimiteri”, dove molti lo hanno relegato. E, dovendo scegliere tra i "biscotti" e me, senza ombra di dubbio Dio sceglie me! Quante «maschere» vengono affibbiate a Dio, da “educatori” che hanno tanta buona volontà? Chi, in seguito, libererà i bambini da immagini di un Dio «guardone», “giudice terribile” o “Babbo Natale”?

PAROLA DI DIO: 1Gv 2,12-17; Sal 95; Lc 2,36-40

 

Vangelo Lc 2,36-40

Dal vangelo secondo Luca

Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore. C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore

 

“IL BAMBINO CRESCEVA E SI FORTIFICAVA, PIENO DI SAPIENZA, E LA GRAZIA DI DIO ERA SOPRA DI LUI”.

Due versetti che racchiudono una trentina di anni di vita silenziosa di Gesù. Il Figlio di Dio venuto sulla terra per essere la Parola del Padre tace nel nascondimento. Gesù è un uomo tra i tanti: prova la gioia della crescita, la fatica dell’apprendere e del lavorare, conosce l’amicizia e le delusioni, si prepara per compiere decisamente la volontà del Padre. Tutto questo mi dice che non c'è nulla di inutile nella vita: né il tempo dell’infanzia, né l’impotenza della vecchiaia. Ogni stagione della vita è dono da vivere pienamente. Qualcuno vorrebbe conoscere per filo e per segno che cosa è successo in questi trent’anni della vita di Gesù: a me sembrano gli anni più parlanti proprio perché hanno la forza del silenzio.

 

 

MARTEDI’ 31 DICEMBRE: SAN SILVESTRO I

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, PER TUTTO.

 

HANNO DETTO: Non smettere mai di cercare ciò che ami, altrimenti finiresti per amare ciò che trovi. (d.F.L)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio non ha mai ordinato a nessuno di essere stupido. (Proverbio ebraico)

UN ANEDDOTO: Un giovane si presentò a un Sacerdote, e gli disse: "Cerco Dio!" Il Reverendo gli propinò un Sermone. Concluso il Sermone, il giovane se ne andò triste, in cerca del Vescovo. "Cerco Dio!" Il Monsignore gli lesse una sua Lettera Pastorale. Terminata la lettura, il giovane, sempre più triste, si recò dal Papa. "Cerco Dio!" Sua Santità cominciò a riassumergli la sua ultima Enciclica, ma il giovane scoppiò in singhiozzi... "Perché piangi?" gli chiese il Papa, del tutto sconcertato. "Cerco Dio, e mi offrono parole!" Quella notte, il Sacerdote, il Vescovo e il Papa, fecero un medesimo sogno. Sognarono che morivano di sete, e che qualcuno cercava di dar loro sollievo, con un lungo discorso sull'acqua!

PAROLA DI DIO: 1Gv 2,18-21; Sal 95; Gv 1,1-18

 

Vangelo Gv 1,1-18

Dal vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure, il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. Parola del Signore

 

“IN PRINCIPIO ERA IL VERBO”. (Gv 1,1)

Questa sera non voglio buttar via niente. Sotto il mio balcone non troverete cocci. Io porto con me la storia. Nei miei cromosomi ci sono le tracce di tutta la storia fin dall’origine dell’universo; nella mia anima c’è addirittura il volto di Dio che Gesù mi ha insegnato a chiamare Padre. Porto con me non solo la storia dei miei genitori e dei miei nonni, ma anche quella dei miei avi. Non ci sono in me solo gli anni vissuti, ci sono tracce di tutto: c’è il passato, c’è il presente e, se non mi capiteranno incidenti particolari che faranno finire prima la mia vita, nelle mie cellule c’è già anche segnata l’ora della mia morte. Porto in me la forza della vita e la debolezza dell’umanità. Giocano in me il bene di tantissime persone e il male che gli uomini hanno accumulato nei secoli. Il tempo che ho è l’unico tempo per poter far emergere la santità e la bontà del passato nella speranza del futuro. Quando con i primi cristiani dico: “Vieni presto Signore Gesù”, non mi auguro che il mondo finisca presto o che venga presto l’ora della mia morte materiale, mi auguro che il Cristo e il suo Regno di verità e di giustizia, di amore e santità realizzi presto la speranza dei buoni che nonostante tutto continuano ad operare il bene. Sì, per noi cristiani Cristo è proprio il centro della storia. “In principio era il Verbo”; “E il verbo si fece carne”; “Tornerà glorioso alla fine dei tempi”; Gesù non è soltanto una data più o meno esatta della storia è il senso della storia. È la risposta alle famose domande: “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” È il senso dell’Amore di Dio incarnato. Di quel Dio davanti al quale “mille anni sono come un’ora di veglia della notte”, è il senso della redenzione dell’uomo (da solo non ce la fa) è il senso del futuro, della speranza, dell’eternità. Non butto via niente!

Ma raccolgo, con riverenza il bene che altri hanno seminato nella mia vita, raccolgo con riconoscenza la passione morte e risurrezione di Gesù per me, raccolgo tutte le mie forze per dire grazie della vita e per gridare a me stesso e al mondo non tanto solo un buon anno nuovo, ma buona speranza, piccolo uomo fragile che da solo hai creato e crei danni ma che con Dio diventi signore anche del tempo perché profumi di eternità.

 

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

     
     
 

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