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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

NOVEMBRE 2024

 

 

VENERDI’ 1° NOVEMBRE: FESTA DI TUTTI I SANTI

Una scheggia di preghiera:

 

BEATO CHI SI FIDA TOTAMENTE DI TE, O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Dio non è mai ciò che vedo, ciò che tocco; ma in ciò che vedo, io lo vedo; in ciò che tocco, io lo tocco. (Yves Raguin)

SAGGEZZA POPOLARE: Per questo mese ci accompagneranno proverbi dell'Irlanda. Può essere buono il consiglio di un cattivo consigliere. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: San Giovanni XXIII, piuttosto pingue, successe a Pio XII molto magro e quasi diafano. Dando inizio ai suoi gesti simpatici raddoppiò lo stipendio ai portatori della sedia gestatoria. A chi gli faceva osservare che un aumento andava bene ma che era eccessivo il raddoppio, rispose: “Dal momento che si è raddoppiato il peso della Santa Sede, è giusto che si raddoppi anche lo stipendio”.

PAROLA DI DIO: Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a;

 

Vangelo Mt 5,1-12a 

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del Signore

 

«BEATI»

La festa di tutti i santi diventa ogni anno più solenne, perché ogni anno cresce il numero dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che Gesù chiama alla comunione piena con sé, al paradiso, alla gioia. E di gioia è piena la bellissima pagina del Vangelo di oggi, le beatitudini: con esse Gesù ci indica la strada da percorrere quaggiù per gustare un primo assaggio della gioia preziosa, e dunque a caro prezzo, della santità. Conosciamo le beatitudini, le abbiamo sentite tante volte; eppure, esse rimangono ancora lontane dalla nostra mentalità umana, che ci farebbe dire piuttosto beati i ricchi, beati coloro che godono, che sono tranquilli, che hanno potere, che non hanno motivo di pianto. Come fare allora per incarnare il 'beati' di Gesù? Lasciando che sia Lui a trasformarci. 'Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore': questa esclamazione di Elisabetta alla cugina Maria (Lc 1,45) è la beatitudine che riassume tutte le altre, e ne è come la sorgente.

 

 

SABATO 2 NOVEMBRE: COMMEMMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

Tra i santi ricordati oggi: S. Giusto

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN TE, DIO DELLA VITA.

 

HANNO DETTO: Il tempo è come un fiocco di neve: scompare mentre cerchiamo di decidere che cosa farne. (Smiles)

SAGGEZZA POPOLARE: Una manciata di abilità è meglio di un sacco d’oro. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: In una terra lontana regnava un principe che amava far sfoggio delle sue favolose ricchezze. Ogni giorno indossava vestiti ricamati d'oro e tempestati di pietre preziose. Poi, ma solo al mattino quando il sole gli risplendeva in faccia e faceva brillare di mille bagliori iridescenti i suoi abiti, usciva dal palazzo reale per ricevere l'omaggio dei suoi sudditi. E questo lo riempiva di gioia. Ma un giorno il principe fece la sua cavalcata nel pomeriggio. Aveva il sole alle spalle e il giovane sovrano vide per prima volta la sua ombra: Era come una nuvola nera che non lo lasciava neanche un istante. Con un urlo di rabbia il principe spronò il cavallo: non poteva regnare dove c'era la sua ombra. Sarebbe andato alla ricerca di un paese dove non c'era alcuna ombra. Per questo cavalcò via. Ma sta ancora cavalcando.

PAROLA DI DIO: Gb 19,1.23-27a; Sal 26; Rm 5,5-11; Gv 6,37-40

 

Vangelo Gv 6,37-40 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa, infatti, è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Parola del Signore

 

“QUESTA, INFATTI, È LA VOLONTA’ DEL PADRE MIO, CHE CHIUNQUE VEDE IL FIGLIO E CREDE IN LUI ABBIA LA VITA ETERNA”.

Certi modi di vedere Dio giudice non gli rendono giustizia. Capita spesso di incontrare fedeli e sacerdoti che vivono nel terrore dell’essere condannati da un Dio sempre pronto ad annotare nel suo libro ogni nostra più piccola mancanza per poterla, quasi con gusto sadico, punire, o su questa terra o con l’inferno. La volontà di Dio è la salvezza della Sua creatura. Tutta la Bibbia esprime questa sua volontà culminata in Gesù, Figlio di Dio incarnato. A Gesù è stato dato il compito e il potere di salvarci. Dio ci ha affidati nelle sue mani. Noi, per il Padre, valiamo il sangue che Gesù ha versato. Quindi Dio non è contro di noi, ma per noi. Se noi riconosciamo, accettiamo, viviamo il Figlio siamo destinati alla vita eterna.  Di Dio non si deve aver paura. Rispetto sì, giusto timore in quanto è l’Onnipotente, diverso da noi, ma paura no!

Piuttosto, nel nostro tentativo di conformarci a Cristo, deve esserci l’attenzione a non chiudergli le porte: ecco il peccato, perché alla fine non sarà Dio a condannarci ma il nostro peccato di chiusura alla misericordia di Dio.

 

 

DOMENICA 3 NOVEMBRE: 31^ DOMENICA DEL T.O. B

Tra i santi ricordati oggi: S. Martino de Porres; S. Silvia; S. Ginevra

Una scheggia di preghiera:

 

TU CI SALVI, DIO CHE CI AMI.

 

HANNO DETTO: Chi dilapida tutto quello che guadagna non può conservare l'indipendenza e la libertà. (Chamfort)

SAGGEZZA POPOLARE: Non troverai un mughetto in un nido di falco. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Beniamino Franklin visitava una grande manifattura di stoffe in Inghilterra. Il proprietario gli mostrava macchine e prodotti con ostentata compiacenza. L'inventore vedendo che gli operai erano coperti di stracci, osservò: “Mi compiaccio che i vostri prodotti vengano esportati nelle Indie, in America, in Australia, ma per la gente di qui non ci sono stoffe?”

PAROLA DI DIO: Dt 6,2-6; Sal 17; Eb 7,23-28; Mc 12,28b-34

 

Vangelo Mc 12,28b-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come sé stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“NON SEI LONTANO DAL REGNO DI DIO”.

Mi è sempre piaciuta questa frase che Gesù rivolge al dottore della legge, anche perché spero che il Signore possa dirla anche per me. Ma come si fa a non essere lontani dal Regno di Dio?

I Farisei erano sicuri di essere degli ottimi religiosi e invece erano in maggioranza degli ottimi ipocriti. Anche oggi senti spesso parlare dei cristiani che si sentono sicuri della loro fede, della loro morale precisa al millimetro, che hanno una risposta pronta e netta ad ogni interrogativo che con baldanza sdottoreggiano su ogni argomento teologico. Per i rabbini di allora cercare quale fosse il primo comandamento rimaneva una delle tante questioni teoriche, una ricerca puramente intellettuale, ed anche per noi stabilire quali siano le cose migliori o quelle peggiori spesso serve per crearci dei parametri per poter nascondere la nostra mediocrità. Gesù non accetta queste classifiche ma ci dice che alla base di tutto ci sta l’amore, l’amore con cui tu ti lasci amare, l’amore di Dio che previene, che accompagna, che provvede, l’amore del prossimo che è riconoscersi figli di un unico Padre, che è riconoscere il potenziale di amore che è in ciascuno, l’amore vero per sé stessi che è volersi costruire non secondo il proprio egoismo ma secondo il piano di Dio. Sono ben conscio di non aver capito “tutto” di Dio, so di non vivere una morale perfetta, so che il mio metro di giudizio non è preciso e che spesso comporta misure che sanno della mia povertà, so di vivere in mezzo a misteri divini e umani che vanno ben al di là delle mie capacità umane. Ma nella fede, a stento, so di voler bene a Dio. Mi hanno sempre fatto pensare molto le parole di quel grande apostolo, Paolo, che quasi al termine della sua vita dice: “Ho corso la mia corsa, ho combattuto la mia battaglia: ho conservato la fede”. Spero che anche a me succeda così, di arrivare alla fine, ammaccato, dubbioso, con tante sconfitte e qualche vittoria ma senza aver perso il dono prezioso della fede.

 

 

LUNEDI’ 4 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Carlo Borromeo; San Gerardo di Angers

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE CONCEDIMI DI VEDERE I MIEI PECCATI E DI NON GIUDICARE IL FRATELLO.

 

HANNO DETTO: “Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano.” (M. L. King)

SAGGEZZA POPOLARE: Non puoi fare una borsa di seta da un orecchio di scrofa. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Abbandonato in un campo giaceva da qualche tempo un flauto che ormai nessuno più suonava, finché un giorno un asino che passava di là vi soffiò dentro forte facendogli produrre il suono più dolce della sua vita, dell'asino e del flauto. Incapaci di capire quel che era accaduto si separarono in fretta, vergognandosi della cosa migliore che l'uno e l'altro avessero fatto durante la loro triste esistenza.

PAROLA DI DIO: Fil 2,1-4; Sal 130; Lc 14,12-14

 

Vangelo Lc 14,12-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Parola del Signore

 

“QUANDO DAI UN BANCHETTO, INVITA POVERI, STORPI, CIECHI, E SARAI BEATO PERCHE’ NON HANNO DA RICAMBIARTI”.

Si dice: “Nella vita tutto ha un prezzo”; la logica del mondo è quella del “dare per avere”. È qualche volta noi abbiamo trasposto questa mentalità anche nel campo della fede: prego perché così Dio mi protegge, faccio la carità così che Dio mi premi perché sono stato buono. Dio non si compra!

Con Lui noi siamo sempre debitori. Gesù ci invita ad amare perché è bello amare, è giusto amare. Lui non ha forse fatto così?

Ha offerto la sua vita perché eravamo buoni?

Ci dà l’Eucaristia perché sa che siamo santi?

Ci perdona perché è sicuro che non peccheremo più?

Gesù ci ama perché è amore. È dunque ora di smetterla di fare le cose per il premio, di voler avere sempre e a tutti i costi una immediata riconoscenza davanti ad un qualcosa di buono che pensiamo di aver fatto. Noi invece soffriamo enormemente a causa dell’ingratitudine: hai aiutato una persona? almeno ti dicesse grazie!

Hai creduto di avere un amico vero e per lui ti sei spogliato, hai compromesso il tuo buon nome?

Ed egli non solo non ha capito quello che hai fatto, ma addirittura si è allontanato da te e con altri sta sbeffeggiando la tua generosità facendoti passare per un povero imbecille.

E l’ingratitudine ci amareggia, ci arrovelliamo sui perché, diventiamo pessimisti, cominciamo a pensare che non vale far del bene. Gesù, in pratica, ci dice: se ti aspetti qualcosa di immediato dal bene che hai fatto, non potrai che essere deluso in tutto o in parte, e allora?

Impara a fare il bene perché è bene, non aspet­tarti nulla dagli uomini, sii contento di te stesso perché hai agito con coscienza e con carità e.., “il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà”. Oggi facciamo memoria di San Carlo Borromeo. Egli era uno dei più potenti e ricchi uomini della sua epoca. A ventiquattro anni era già vescovo. Con i soldi e con il potere avrebbe potuto comprarsi una vita agiata e grandi benefici umani. Egli invece, profondamente convinto dall’insegnamento di Gesù spende tutto quello che ha per i poveri e in soli 46 anni consuma la sua vita per essi. Per gli uomini calcolatori la sua è una vita sprecata, per il Vangelo egli è un “beato”.

 

 

MARTEDI’ 5 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Elisabetta; S. Zaccaria; S. Emerico

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE DEI TUOI INVITI PER LA FESTA.

 

HANNO DETTO: Nemmeno Dio può cambiare il passato. (Agatone)

SAGGEZZA POPOLARE: Più vecchio il violino, più dolce è la melodia. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: I fiumi si riunirono per lamentarsi nei confronti del mare. «Perché – gli chiesero – ci rendi salati e imbevibili, mentre noi veniamo a te con acque dolci e potabili?» Di fronte a quelle critiche, il mare rispose loro: «Non venite e non diventerete salati».

PAROLA DI DIO: Fil 2,5-11; Sal 21; Lc 14,15-24

 

Vangelo Lc 14,15-24

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».  Parola del Signore

 

“UN UOMO DIEDE UNA GRANDE CENA E FECE MOLTI INVITI, MA TUTTI COMINCIARONO A SCUSARSI”.

Penso che una delle colpe maggiori che troveremo in noi, al termine della vita, sarà quella di aver perso un mucchio di occasioni propizie. Gesù racconta la parabola degli invitati a nozze e mette in evidenza come, davanti ad un invito gioioso si trovano persone che accampano scuse pur di non partecipare. Dio mi offre il suo perdono ma andare a confessarsi da un prete, peccatore come me e poi, Dio non può perdonare in altri modi?

Gesù offre sé stesso nella Eucaristia ma io non ho tempo: la domenica è l’unico giorno della settimana in cui posso dormire un po’ di più. Gesù bussa alla mia porta attraverso quell’anziano che ha bisogno di un po’ di compagnia, attraverso quel povero, ma io non ho tempo per loro, devo pensare agli affari miei. Dio bussa al mio cuore attraverso la gioia o attraverso la sofferenza ma io penso alle mie piccole felicità piuttosto che alla sua gioia e io stramaledico e non voglio sentire parlare di sofferenza. E Dio a forza di bussare e di trovare la porta chiusa non andrà forse a bussare da qualcun altro che, gioioso di un Dio che viene a trovarlo e beneficiarlo, lo accoglierà e si lascerà portare al suo banchetto?

 

 

MERCOLEDI’ 6 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Leonardo; S. Demetrio; S. Protasio

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO CON TE, GESU', LE CROCI POSSONO PRENDERE SENSO.

 

HANNO DETTO: Ho commesso uno dei più grandi errori che l'uomo su questa terra possa commettere: non sono felice. Essere felici dovrebbe essere un dovere, ma raramente viene rispettato. (Jorges Luis Borges)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando la goccia d’alcol è dentro, il buon senso è fuori. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Un medico domandò a Padre Bourdaloue quale regime di vita osservasse. Il sant'uomo rispose che nella giornata faceva un solo pasto e per giunta assai frugale. “Per carità – esclamò il medico – non divulgate questo vostro segreto, se no rovinate la nostra professione.

PAROLA DI DIO:  Fil 2,12-18; Sal 26; Lc 14,25-33

 

Vangelo Lc 14,25-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Parola del Signore

 

COLUI CHE NON PORTA LA PROPRIA CROCE E NON VIENE DIETRO A ME, NON PUÒ ESSERE MIO DISCEPOLO.

Parlare di croce mi è sempre stato difficile. La croce non mi piace, quando posso evitarla lo faccio volentieri, ho ritegno nel parlare anche delle croci altrui, perché ogni croce, ogni dolore mi mette a confronto con un mistero. Eppure, la croce è una realtà per tutti, in essa ti imbatti inevitabilmente: ti ammali, subisci un incidente, colui che ami muore, sei incompreso, subisci persecuzione a causa della fede. Gesù non esalta la croce in se stessa ma la vede come un passaggio necessario per amare e per giungere alla vita, ecco perché ci invita a non subirla ma a portarla come l’ha portata Lui e dietro a Lui. Allora il pensare alla croce ci fa “sudare sangue”, ci fa gridare, ma ci fa anche andare “decisamente” nella prova. La croce ci fa capire la nostra debolezza ma anche la nostra grandezza, la povertà ma anche il destino della vita e, con Gesù, la croce sa già di risurrezione.

 

 

GIOVEDI’ 7 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Ernesto; S. Ercolano; S. Baldo

Una scheggia di preghiera:

 

CERCACI ANCORA, SIGNORE, TUTTI ABBIAMO BISOGNO DELLA TUA MISERICORDIA.

 

HANNO DETTO: È pericoloso dare gratis ai giovani le cose che sono costate carissime ai più anziani. (Mino Maccari)

SAGGEZZA POPOLARE: È meglio essere codardo per un minuto che morto per il resto della tua vita. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Un medico curava un malato. Quando il paziente morì, il dottore disse a coloro che lo accompagnavano al cimitero: «Quest’uomo non sarebbe certo morto se si fosse astenuto dal vino e avesse fatto dei clisteri». Uno dei presenti gli rispose così: «Carissimo, non avresti dovuto dire queste parole ora che sono del tutto inutili, ma formulare i tuoi suggerimenti quando l’uomo ancora poteva servirsene». La favola dimostra che bisogna offrire sostegno agli amici quando ne hanno necessità e non sentenziare nelle situazioni che non hanno rimedio. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Fil 3,3-8a; Sal 104; Lc 15,1-10

 

Vangelo Lc 15,1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti, i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Parola del Signore

 

“I FARISEI E GLI SCRIBI MORMORAVANO: COSTUI RICEVE I PECCATORI E MANGIA CON LORO”.

Una delle cose che ha maggiormente scandalizzato i giudei è la familiarità di Gesù con i peccatori. È stato un fatto che li ha mandati in crisi, che ha sconvolto il loro metro di giudizio, la loro sicurezza. Il Signore ci rincorre con la sua misericordia, viene a cercare l’uomo smarrito e perdona di cuore a chi ha sbagliato se trova in lui una sincera disponibilità al pentimento. Come è lontano il Dio vendicatore che tante volte ci immaginiamo!

Anche la comunità cristiana dovrebbe dimostrare un’uguale apertura alla misericordia. Invece si è soliti creare la vita difficile a chi si è allontanato, a chi chiede di ritornare dopo essersi perso. Come dice Gesù, impariamo a non giudicare per non essere giudicati.

 

 

VENERDI’ 8 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Chiaro; S. Goffredo;

Una scheggia di preghiera:

 

I TUOI DONI, SIGNORE, SONO PER TUTTI.

 

HANNO DETTO: Saggio è il nocchiero che capisce quando è tempo di cedere il timone al giovane. (Papaleo)

SAGGEZZA POPOLARE: Non dare le ciliegie ai maiali né i consigli a uno stupido. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: La Regina Elisabetta sfidò così Raleig che fumava beatamente la pipa: “Voi, con la vostra abilità e intelligenza non siete in grado di pesare il fumo che esce dalla vostra pipa”. Ne nacque una scommessa. Il principe pesò il tabacco che metteva nella pipa, pesò poi le ceneri che  avanzavano e asserì che la differenza rappresentava appunto il peso del fumo. La regina, pagando la scommessa esclamò: “Finora avevo sempre visto la gente convertire il denaro in fumo, questa è la prima volta che vedo il fumo convertito in denaro”.

PAROLA DI DIO: Fil 3,17 – 4,1; Sal 121; Lc 16,1-8

 

Vangelo Lc 16,1-8

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». Parola del Signore

 

“CHE FARO’ ORA CHE IL MIO PADRONE MI TOGLIE L’AMMINISTRAZIONE?”.

Tutte le volte che leggiamo la parabola dell’amministratore disonesto, non possiamo non sentirci turbati o addirittura scandalizzati: sembra quasi che Dio tenga la borsa ad un ladro. Se ci mettiamo a guardare i singoli particolari, certamente non capiremo il senso totale e profondo dell’insegnamento di Gesù. Qui si loda non la disonestà di un uomo, ma la capacità di iniziativa, anche se disonesta a sua volta, di uno che si trova in difficoltà. Senza la pretesa che sia l’unica spiegazione, provo ad applicare la parabola alla Chiesa e quindi a ciascuno di noi che la formiamo. La Chiesa è l’amministratore che si scopre e vien scoperto disonesto. Se con verità facciamo i nostri conti con Dio, non possiamo non riscontrare che la Chiesa non ha i registri in ordine, spesso invece di essere amministratrice di doni di Dio, si è sentita padrona assoluta e intransigente di essi; dietro la maschera del servizio ha nascosto la brama del potere, dietro alla carità, l’attaccamento ai soldi. Se Dio ci chiede come Chiesa e come persone di rendere conto della nostra amministrazione, almeno a livello umano dovremmo aspettarci un licenziamento se non una denuncia. Che cosa fare?

L’amministratore disonesto della parabola trova una strada: usare dei beni del padrone per farsi degli amici che poi si ricorderanno di lui. Umanamente è una morale inaccettabile coprire un furto con degli altri furti per il proprio interesse, ma quell’uomo ha dimostrato furbizia. Quando la Chiesa e i cristiani, pur constatando i propri debiti con Dio, si fermano solo a dirsi: “Abbiamo sbagliato”, ma non cambiano, si avvicinano sempre più al ‘licenziamento’. Usare intelligenza, furbizia, per la Chiesa e per noi, non vorrà forse capire che il nostro ‘Padrone’ è un padrone che desidera che i suoi amministratori dispensino, ‘dilapidino’ il suo capitale per renderne altri partecipi?

Chi può illudersi di amministrare fedelmente?

Eppure, la vera infedeltà consiste nel non largheggiare, nel non distribuire a piene mani. L’unica strada di uscita per non cadere nel ‘licenziamento’ è diventare come il ‘Padrone’, cioè capaci di largheggiare nell’usare misericordia e perdono, nel compatire, comprendere, liberare.

 

 

SABATO 9 NOVEMBRE: DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE

Tra i santi ricordati oggi: S. Saturnino; S. Elisabetta della Trinità

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICAMI, O SIGNORE, SARO' PIU' BIANCO DELLA NEVE.

 

HANNO DETTO: Amare l'umanità non è una gran fatica, faticoso è amare l'uomo della porta accanto. (Mafalda di Quino)

SAGGEZZA POPOLARE: Ascolta il suono del fiume e prenderai una trota. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Thiers, discutendo un giorno con Luigi Filippo disse: “Sire, voi siete furbo, ma io lo sono più di voi”. Il re sorridendo rispose: “Se lo foste, non lo direste!”.

PAROLA DI DIO: Ez 47,1-2.8-9.12 opp. 1Cor 3,9c-11.16-17; Sal 45; Gv 2,13-22

 

Vangelo Gv 2,13-22  

Dal vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola del Signore

 

ALLORA FECE UNA FRUSTA DI CORDICELLE E SCACCIÒ TUTTI FUORI DEL TEMPIO, CON LE PECORE E I BUOI.

È facile, davanti all’episodio della cacciata dei venditori del tempio, dire: “Ben gli sta!” e magari rincarare la dose “Se Cristo oggi intervenisse davanti a certi commerci anche religiosi”. Ma senza nulla togliere al bisogno di purificazione del religioso da tutto ciò che è commercio, penso che non possiamo starcene in un cantuccio a guardare. Gesù con questo gesto vuole invitarci a purificare la nostra religiosità. Non è forse vero che spesso anche noi mercanteggiamo con Dio?

“Io ti faccio questa preghiera ma tu devi...” Non è forse vero che qualche volta usiamo la religiosità come ipocrita maschera alla nostra incapacità e non volontà di voler bene al prossimo?

Dio non accetta le genuflessioni di chi calpesta la giustizia. Non consente di sostituire con un “omaggio religioso” ciò che è dovuto al prossimo. Gesù viene oggi a buttar per aria certe nostre bancarelle. Lasciamoci mettere un po’ in crisi... e, attenti: dopo poche ore al tempio di Gerusalemme, i venditori sono certamente tornati!

 

 

DOMENICA 10 NOVEMBRE: 32^ DOMENICA DEL T.O. B

Tra i santi ricordati oggi: S. Leone Magno; S. Oreste

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE, A METTERE CUORE IN TUTTO CIO' CHE FACCIAMO.

 

HANNO DETTO: Con Lui vado al lavoro, con Lui vado a ricreazione, con lui soffro, con Lui gioisco, vivo in Lui ed Egli è in me. Non sono mai sola, poiché Egli è il mio compagno stabile. (S. Faustina Kowalska)

SAGGEZZA POPOLARE: È lunga quella strada che non ha mai una svolta. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Leonardo da Vinci si divertiva a raccontare questa storiella: Due frati ed un mercante viaggiavano insieme durante il tempo quaresimale. Per rifocillarsi entrarono in un'osteria e sedettero alla stessa tavola su cui fu servita una pollastra cotta che il mercante giudicò proporzionata allo stomaco suo; ricordò perciò ai compagni di viaggio l'obbligo dell'astinenza prescritta dalla Santa Regola, la quale però ai frati pellegrini suggerisce di attenersi al precetto evangelico che dice: “Mangiate quello che vi viene offerto”. Il mercante si sentì sazio, mentre i frati dovettero andare a letto con una magra cenuzza d'erbette. L'indomani, continuando il viaggio si trovarono sulla sponda di un limaccioso torrente in piena. Il mercante pregò i frati perché uno dei due si prestasse a fare da somarello per guadare il torrente. Ed infatti un frate se lo caricò sulle spalle, ma, giunto in mezzo al corso, domandò al cavaliere: “Dimmi un poco, hai tu denaro addosso?” “Certo che ne ho”, rispose colui. “Ohimè, disse allora il frate, la nostra regola proibisce che noi possiamo portare denari sulla nostra persona”. E subito lo scaricò nell'acqua.

PAROLA DI DIO: 1Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44

 

Vangelo Mc 12,38-44

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Parola del Signore

 

SEDUTO DI FRONTE AL TESORO, OSSERVAVA COME LA FOLLA VI GETTAVA MONETE.

La giornata di discussioni e di controversie causate dagli scribi e farisei termina per Gesù con l'osservazione di alcuni gesti di religiosità e con l'esaltazione di una povera vedova che nella sua fede semplice, bisognosa di tutto, manifesta la sua sconfinata fiducia in Dio. Gesù osserva ma vede al di là delle cose. Gettare denaro nelle cassette del tempio era un atto di religiosità (e notiamolo bene: Gesù non condanna questo gesto, non sta a chiedersi se è giusto, se il denaro verrà usato bene o no). Esteriormente però si vedono i ricchi ostentare la propria ricchezza ma la contabilità per Gesù non è secondo le regole della matematica, ma secondo quelle del cuore. "Padre, se il Signore mi fa andare bene quell'affare, vedrà che bella offerta faccio alla Chiesa!"

Se l'offerta e per riconoscere la grandezza di Dio a cui dobbiamo tutto ed è per venire incontro a necessità di altri è gradita a Dio, se è per comprarsi il Padre Eterno, Egli non ci sta, se è per farsi vedere, la ricompensa è già immediata e quindi non gradita a Dio. Mi chiedo: Faccio la carità?

Quando do qualcosa sono un calcolatore?

Uso sempre la frase evangelica: "Non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra?".

 

 

LUNEDI’ 11 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Martino di Tours; San Cuniberto

Una scheggia di preghiera:

 

ACCRESCI IN NOI LA FEDE!

 

HANNO DETTO: L’istruzione è un’arma, il cui effetto dipende da chi la tiene in mano ed a chi essa è rivolta. (Iosif Stalin)

SAGGEZZA POPOLARE: Non c’è fortuna se non dove c’è lavoro. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: A un tale, che era ammalato, il medico chiese come si sentisse ed egli rispose che aveva sudato più del normale. Allora il medico osservò: «Questo è positivo». Interrogato poi per la seconda volta sulle sue condizioni di salute, l’ammalato spiegò di essere stato assalito da brividi che l’avevano profondamente scosso. Allora il medico rispose: «Anche questo è bene». La terza volta, come giunse e gli chiese conto della sua salute, l’uomo rispose di avere sofferto di dissenteria. Allora l’altro disse: «Va bene anche questo» e poi se ne andò via. Quando poi andò a fargli visita un parente e gli chiese come si sentisse, l’ammalato gli rispose: «Sono ormai morto a forza di stare bene». (Esopo)

PAROLA DI DIO: Tt 1,1-9; Sal 23; Lc 17,1-6

 

Vangelo Lc 17,1-6

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». Parola del Signore

 

“STATE ATTENTI A VOI STESSI”

Gesù ci invita a stare in guardia: il migliore amico e il peggior nemico che abbiamo siamo noi stessi. infatti, in noi sta il bene e il male; il dono prezioso e terribile della libertà ci mette nella situazione di poter indirizzare in un modo o in un altro tutta la nostra vita. Se abbiamo il coraggio di affidare la nostra libertà alle mani del Signore e della sua legge, siamo sicuri che Lui, il Dio della vita e dell’amore, farà emergere in noi solo il suo bene; se ci affidiamo al nostro orgoglio e ai nostri interessi, da noi uscirà il male che ucciderà la nostra vita e avvelenerà quella degli altri.

 

 

MARTEDI’ 12 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Giosafat; S. Evasio; S. Diego

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TUE MANI, SIGNORE, È LA MIA VITA.

 

HANNO DETTO: La cosa bella dell’apprendimento è che nessuno può portartelo via. (B. B. King)

SAGGEZZA POPOLARE: Una vecchia scopa conosce meglio gli angoli sporchi. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Per onorare la memoria di Giuseppe Verdi, La Scala chiese ad alcuni insigni maestri di dirigere in un concerto alcuni brani musicali del grande scomparso. Mascagni accettò di intervenire ad una sola condizione: che fosse pagato più di Toscanini. Qualche giorno dopo il concerto, Mascagni si vide recapitare a casa, quale suo onorario, l'assegno di lire una. Toscanini aveva diretto senza accettare alcun compenso.

PAROLA DI DIO: Tt 2,1-8.11-14; Sal 36; Lc 17,7-10

 

Vangelo Lc 17,7-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». Parola del Signore

 

“QUANDO AVRETE FATTO TUTTO QUELLO CHE VI È STATO ORDINATO, DITE: SIAMO SERVI INUTILI. ABBIAMO FATTO QUANTO DOVEVAMO FARE”.

Ci sono dei momenti in cui è facile sentirsi “servi inutili”, quando scopriamo il nostro essere peccatori, le nostre incapacità o quando collezioniamo insuccessi nel campo dei rapporti umani o della testimonianza, ma ci sono anche momenti in cui ci sentiamo buoni, ci sembra di aver fatto tutto bene, pensiamo di aver dato buona testimonianza. Ed è proprio in questi ultimi momenti che rischiamo di inorgoglirci, di pensare di poter accampare diritti nei confronti di Dio. Gesù ci ricorda quanto sia assurdo pensare che siamo noi a salvare il mondo. È sempre Dio ad operare il bene anche attraverso noi, o, qualche volta, malgrado noi. La nostra gioia, allora, è soprattutto sapere che Dio non ci lascia soli e si serve della nostra pochezza per manifestare il suo amore. Come Maria dovremmo sempre dire: “Eccomi, sono la serva del Signore

 

 

MERCOLEDI’ 13 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Francesca Saverio Cabrini; S. Imerio

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE!

 

HANNO DETTO: Ai bambini va insegnato come pensare, non a cosa pensare. (Margaret Mead)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio ha fatto il tempo, ma l’uomo ha fatto la fretta. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Abraham Myerson, noto psichiatra scriveva: “Agli inizi della mia carriera e padre d'un solo figlio, ero solito tenere una conferenza che intitolavo nientemeno: 'Decalogo per i genitori'. Novello Mosè enunciai dieci comandamenti, basati sul fatto di aver educato bene mio figlio. Ma poi venne il secondo, in tutto diverso dal primo, e ciò scosse un po' la mia sicurezza. Cambiai il titolo della mia conferenza in 'Dieci consigli ai genitori'. Con questa modifica mi barcamenai fino alla nascita della mia bambina: A quel punto preferii rinunziare del tutto alla conferenza.

PAROLA DI DIO: Tt 3,1-7; Sal 22; Lc 17,11-19

 

Vangelo Lc 17,11-19

Dal vangelo secondo Luca

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Parola del Signore

 

“NON SI È TROVATO CHI TORNASSE A RENDER GLORIA A DIO, ALL’INFUORI DI QUESTO STRANIERO?”.

In un mondo dove tutto si paga e tutto è dovuto c’è ancora spazio per ringraziare?

Sembra proprio di no. La vita?

È mia e me la gestisco io! (eppure, è così facile morire); il corpo? Quanto si spende per curarlo, per dargli da mangiare e poi per farlo dimagrire; addirittura, gli affetti sono dovuti: “Deve volermi bene e cioè fare ciò che voglio io!”

E allora, altro che grazie!

Dieci lebbrosi gridano la loro miseria e la loro impotenza, riescono a toccare il cuore di Gesù, ricevono la grazia, se ne vanno. Uno solo sente di dover tornare a dire grazie e, notiamolo, è anche l’unico a sentire da Gesù non solo un elogio, ma anche il riconoscimento di un’altra guarigione, quella della fede. Io sono uno che mi accorgo di dover ringraziare?

Se ci penso bene la mia vita è un insieme di doni gratuiti ricevuti: Dio mi ha dato la vita, i miei genitori non mi hanno buttato via, ho avuto il necessario per vivere, qualcuno mi ha insegnato i valori e la cultura del mio mondo quante persone mi hanno voluto bene e aiutato!

Come è assurdo dire: “Mi sono fatto da solo!”.

Nella mia preghiera, ringrazio?

Prendiamo la giornata di ieri. Certamente abbiamo pregato, il nostro pensiero si è rivolto più volte al Signore. Tra le cose che gli abbiamo detto, quante preghiera di richiesta ci sono state?

E quante di lode e di ringraziamento?

Abbiamo ringraziato per i doni ricevuti?

Abbiamo ringraziato per le persone che abbiamo incontrato?

Ad esempio, per quel malato che vive con fede la sua sofferenza, per quella persona che sa perdonare, per chi ci ha fatto quel piacere senza pretendere nulla…?

Forse anche noi scopriamo di avere difficoltà a dire grazie. Eppure, dire grazie non è solo il primo modo per riconoscere i doni ricevuti, ma serve anche per poter scoprire, a nostra volta, la gioia di poter essere dono gratuito.

 

 

GIOVEDI’ 14 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Veneranda; S. Giocondo di Bologna; S. Rufo

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO.

 

HANNO DETTO: Chiunque smetta di imparare è vecchio, che abbia venti o ottant’anni. Chiunque continua ad imparare resta giovane. La cosa più importante nella vita è mantenere la mente giovane. (Henry Ford)

SAGGEZZA POPOLARE: Volgi il volto verso il sole, ma gira la schiena alla tempesta. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Una vecchia, che soffriva di una malattia agli occhi, mandò a chiamare, dietro compenso, un medico. Quando veniva a visitarla, a ogni unzione che le praticava, l’uomo le rubava, uno dopo l’altro, gli oggetti di casa, mentre lei teneva gli occhi chiusi. Nel momento in cui ebbe completato la cura, dopo avere sottratto tutto, il medico reclamò il compenso concordato. La vecchia, tuttavia, si rifiutò di pagare e allora lui la condusse di fronte ai magistrati. Lei ammise di avergli promesso del denaro in caso di guarigione. «Ma la mia condizione dopo le cure – aggiunse – è peggiore di prima, perché io allora vedevo tutti gli oggetti di casa mia; ora, al contrario, non sono in grado di vedere più nulla.»

PAROLA DI DIO: Fm 7-20; Sal 145; Lc 17,20-25

 

Vangelo Lc 17,20-25

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione». Parola del Signore

 

“IL REGNO DI DIO NON VIENE IN MODO DI ATTIRARE L’ATTENZIONE”

Certe frasi sembrano non dire più molto. Sentir parlare di “Regno di Dio” spesso sembra non aver significato, sembra una parola abituale per un rituale sacerdotale. li Regno di Dio è invece una realtà quotidiana inaugurata da Gesù che cresce nel silenzio come quel piccolissimo granello di senape che caduto in terra, morto, rinasce come pianta grande sulla quale anche gli uccelli del cielo possono trovare riposo. Qualcuno lungo la storia ha pensato di identificare il Regno di Dio con i regni umani ed ha voluto applicare ad esso le stesse regole di potere dei regni terreni. Ma ne sono nati solo danni, soprusi, conversioni forzate, guerre di religione, esteriorità formali e riti astrusi che non corrispondono al cuore. Il Regno di Dio non è tanto nelle manifestazioni di massa, in società che si etichettano cristiane ma non lo sono, viene invece nella semplicità di una mamma che ama e soffre con il suo figlio handicappato, nel povero che ha fiducia in Dio, nella preghiera semplice. Viene in casa tua ogni volta che il tuo amore prende la misura di quello di Dio.

 

 

VENERDI’ 15 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Alberto Magno; S. Desiderio; S. Eugenio di Toledo

Una scheggia di preghiera:

 

È QUESTO IL TEMPO DELLA TUA MISERICORDIA.

 

HANNO DETTO: Chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione. (Victor Hugo)

SAGGEZZA POPOLARE: Un irlandese non è mai ubriaco finché può tenere in mano un filo d’erba e non cadere con la faccia a terra. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Napoleone giocava a bocce con Drouot ma perdeva sempre. Un giorno, seccato, gli domandò: “Ma come va che non riesco mai a vincervi una partita?”. La risposta nella sua rude franchezza giunse inaspettata: “Sire, perché a bocce non si può barare”.

PAROLA DI DIO: 2Gv 1a.3-9; Sal 118; Lc 17,26-37

 

Vangelo Lc 17,26-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà, ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi». Parola del Signore

 

“MANGIAVANO, BEVEVANO, COMPRAVANO, VENDEVANO, PIANTAVANO, COSTRUIVANO… COSI’ SARA’ NEL GIORNO IN CUI IL FIGLIO DELL’UOMO SI RIVELERA’ ”.

Siamo stati testimoni, anche in questi ultimi tempi di cose che non pensavamo dovessero accadere: in pochi momenti la vita di migliaia di persone è finita. Non c’è forse neppur stato il tempo di accorgersene. Qualcuno nei primi attimi non si è neanche reso conto: “E’ successo qualche guaio, ma non a me, continuiamo il nostro lavoro!” ma poi. Diciamocelo con sincerità: lo sappiamo che la nostra vita è precaria, che basta un attimo. Lo sappiamo che nel mondo anche oggi migliaia di persone che si sono alzate non termineranno la giornata, sono a rischio i soldati sotto le bombe nemiche come sei a rischio tu sulla tua automobile o tu che stai bene di salute ma che non ti accorgi che dentro di te quel virus, quella cellula, quella vena stanno concludendo il tuo cammino terreno. E allora?

Dobbiamo fare suonare le trombe del giudizio, rivestirci di sacco, cospargerci il capo di cenere?

Non credo che Gesù volesse dirci questo, che volesse terrorizzarci. Gesù voleva e vuole solo svegliarci. Non è che, nascondendo la morte, la si elimini. Il guaio più grosso è che noi, spesso, non ci accorgiamo neanche del dono del tempo che è il momento in cui noi possiamo accogliere i doni di Dio e, donandogli una risposta, anche giocarci la nostra eternità. Gesù, mettendoci in guardia, non fa del terrorismo psicologico o religioso, ci ricorda solo, nella precarietà del nostro vivere, di costruire su qualcosa che duri. Se io so che il mio affannarmi, che il denaro, che il successo non possono comprarmi la vita e se invece capisco di poter già anticipare in tante cose la mia eternità, mi verrà più facile, anche tra le corse della giornata di oggi, fare una scala di valori e imparare anche ad aspettare il “diluvio” non come la fine, ma come il passaggio definitivo all’eterno.

 

 

SABATO 16 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Margherita di Scozia; S. Geltrude

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO SANTO DI DIO, PREGA CON ME E PER ME.

 

HANNO DETTO: Educare la mente senza educare il cuore significa non educare affatto. (Aristotele)

SAGGEZZA POPOLARE: Una trota nel piatto è meglio di un salmone nel mare. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Don Bosco, per intrattenere i ragazzi, già da adolescente era diventato un perfetto prestigiatore. A Parigi un ricco signore gli rivolse queste parole piuttosto adulatorie: “Sento raccontare di voi tante meraviglie. Sarei curioso di vederne qualcuna” Il santo che aveva acquistato in sommo grado anche l'arte di celare con l'umorismo la sua santità, rispose. “Ben volentieri, anche subito, se volete”. “Sì, sì!”, esclamò il cacciatore di prodigi. Don Bosco solenne: “Eccomi, dunque, pronto; La prego di osservare l'ora precisa”. Il signore cerca e ricerca in tutte le tasche l'orologio, ma non lo trova più; costernato grida: “Datemi il mio orologio, ho prove sufficienti della vostra santità”. “Oh no!”, rispose don Bosco, “L'orologio ve lo do se mi date per i miei ragazzi il prezzo equivalente”. Il buon cristiano, cacciando il portafoglio disse: “L'orologio vale 300 lire, ma io gliene offro 500”.

PAROLA DI DIO: 3Gv 5-8; Sal 111; Lc 18,1-8

 

Vangelo Lc 18,1-8

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Parola del Signore

 

“C’ERA UN GIUDICE CHE NON TEMEVA DIO E NON AVEVA RIGUARDO PER NESSUNO. E C’ERA UNA VEDOVA CHE ANDAVA DA LUI E GLI DICEVA: FAMMI GIUSTIZIA!”.

A prima vista, quella che abbiamo letto oggi, sembra una parabola non completamente azzeccata perché, se comprendiamo che la preghiera deve essere insistente come quella di questa vedova ci risulta più ostica la figura di quel giudice iniquo, che sotto un certo aspetto dovrebbe rappresentarci Dio, che la esaudisce non per bontà, ma per togliersi una scocciatura dai piedi. Eppure, anche da un fatto negativo (e attuale: pensate a quante ingiustizie sono perpetrate nei confronti dei deboli) può esserci un insegnamento positivo.

Dio non è un giudice ingiusto, non vuol togliersi dai piedi uomini scoccianti. Dio è Padre, ascolta i suoi figli. Il guaio è che noi non ci ricordiamo neppure di rivolgerci a Lui e spesso quando lo facciamo, come dice la scrittura “non sappiamo neppure ciò che domandiamo”. C’è chi nelle sue preghiere è un piagnisteo continuo di richieste e chi non chiede mai perché “intanto Dio sa già tutto e poi, quello che deve capitare capiterà”. Eppure, Gesù ci ha insegnato la confidenza con Dio. È stato lui stesso a dirci di chiedere per ottenere, è ancora Lui a ricordarci che con la fede grande quanto un granello di senapa si possono spostare le montagne. E, anche per quando non sappiamo bene che cosa dire e che cosa chiedere. ricordiamoci che Gesù ha messo in noi il suo Spirito che con “gemiti inenarrabili continua a chiedere per noi ciò che è buono”. Il nostro compito, allora, è solo quello di lasciar parlare lo Spirito che è in noi, di fidarci di venire esauditi non per il moltiplicarsi delle nostre parole ma per la bontà di un Dio Padre che vuole la gioia dei suoi figli.

 

 

DOMENICA 17 NOVEMBRE: 33^ DOMENICA DEL T.O. B

Tra i santi ricordati oggi: S. Elisabetta di Ungheria; S. Aniano d’Asti

Una scheggia di preghiera:

 

ORA È IL MOMENTO FAVOREVOLE.

 

HANNO DETTO: Se educhi un uomo, educhi un uomo. Se educhi una donna, educhi una generazione. (Brigham Young)

SAGGEZZA POPOLARE: Le madri tengono le mani dei bambini solo per un po’ di tempo. Ma i loro cuori per sempre. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Un melograno, un melo e un olivo litigavano riguardo all’abbondanza dei loro frutti. La disputa si fece molto animata: allora un rovo, che dalla vicina siepe aveva udito, disse: «Carissimi, cessiamo di essere in lotta tra di noi una buona volta». Così, di fronte alle discordie dei migliori, anche coloro che non valgono nulla cercano di sembrare qualcuno. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Dn 12,1-3; Sal 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32

 

Vangelo Mc 13,24-32

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre». Parola del Signore

 

“QUANTO PERÒ A QUEL GIORNO O A QUELL'ORA, NESSUNO LO SA, NÉ GLI ANGELI NEL CIELO NÉ IL FIGLIO, ECCETTO IL PADRE”.

Nel discorso sulle ultime cose che avverranno alla fine dei tempi noi siamo istintivamente portati a chiederci: “Quando avverrà?

Come avverrà?”.

Ma il problema non è il quando, ma il farsi trovare pronti. Non si tratta di sapere “come” avverranno “tutte queste cose”, ma “come” deve comportarsi il cristiano nell’attesa.

Il credente sa che ogni istante è il tempo favorevole, in cui deve prendere una decisione, dare una risposta. In ogni avvenimento del presente si gioca il suo futuro.

 

 

LUNEDI’ 18 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Dedic. Basiliche dei Ss. Pietro e Paolo Ap.

Una scheggia di preghiera:

 

GESÙ, FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETÀ DI ME!

 

HANNO DETTO:  Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre. (Mahatma Gandhi)

SAGGEZZA POPOLARE: Il migliore amico di un ragazzo è sua madre e non c’è più spazio più bello del suo grembiule. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Un ricco sfondato mostrava con gioia orgogliosa i suoi preziosissimi gioielli a Fontanelle; questi esclamò: “Grazie, perché volete proprio che io divida con voi i vostri preziosissimi gioielli” Il padrone si affrettò a dichiarare che non voleva dividere proprio un bel niente. Il filosofo allora sentenziò: “Ma non è forse vero che me li fate vedere? E voi, caro mio, che altro uso ne fate?”

PAROLA DI DIO: Ap 1,1-5a; 2,1-5a; Sal 1; Lc 18,35-43

 

Vangelo Lc 18,35-43

Dal vangelo secondo Luca

Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. È tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio. Parola del Signore

 

“MENTRE SI AVVICINAVA A GERICO, UN CIECO ERA SEDUTO A MENDICARE LUNGO LA STRADA”.

Il racconto della guarigione del cieco di Gerico oltre che presentarci l’attenzione di Gesù che sta andando a dare la sua vita a Gerusalemme, nei confronti di un malato, ci mostra quale cammino deve fare un cristiano se vuole veramente mettersi al seguito di Gesù. Riassumo schematicamente:

1)   Il cieco, “sentendo passare la gente domandò”. Il cristiano deve presagire la presenza di Dio negli avvenimenti.

2)   Molti lo sgridavano perché tacesse, ma quello “gridava più forte”. Bisogna vincere gli ostacoli che il mondo presenta, avere il coraggio di gridare di fronte a chi vuoi ridurre al silenzio il nostro bisogno di Dio.

3)   “Gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù”. Bisogna avere il coraggio di rompere con il passato, spogliandosi dell’uomo vecchio.

4)   Gesù gli chiese... ed egli rispose. Bisogna impegnarsi nel dialogo con Dio.

5)   “Cominciò a seguirlo lodando Dio”. Infine, non basta fermarsi all’incontro, alle apparenze ma bisogna andare dietro a Gesù come testimoni del suo Regno. Bisogna proprio dirlo: ci aiuti un cieco a vedere e a seguire Gesù.

 

 

MARTEDI’ 19 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Fausto; S. Barlaam; S. Simone eremita

Una scheggia di preghiera:

 

SII NOSTRO OSPITE, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: L'educazione è uno strumento a due tagli: essa rode nello stesso tempo gli artigli del bruto e le ali dell'angelo. (Thibon Gustave)

SAGGEZZA POPOLARE: Che tu possa arrivare in paradiso mezz’ora prima che il diavolo si accorga che sei morto. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Quando Napoleone fuggì dall'isola d'Elba per rientrare in Francia, i giornali annunziarono l'avvenimento così: “L'antropofago è uscito dalla sua tana”; qualche giorno dopo: “Il mostro ha dormito a Grenoble”; poi ancora : “L'usurpatore avanza verso la capitale”. Man mano che si avvicinava a Parigi, i giornalisti, spaventati, addolcivano i termini finché, giunto l'imperatore nella capitale, annunciarono: “Napoleone è arrivato sotto le mura di Parigi”, e il giorno dopo: ”S.M. L'Imperatore ha fatto la sua entrata solenne alle Tuileries in mezzo ai suoi fedeli sudditi”.

PAROLA DI DIO: Ap 3,1-6.14-22; Sal 14; Lc 19,1-10

 

Vangelo Lc 19,1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo, infatti, è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Parola del Signore

 

“ZACCHEO CERCAVA DI VEDERE GESU’, MA NON GLI RIUSCIVA A CAUSA DELLA FOLLA, POICHE’ ERA PICCOLO DI STATURA. CORSE AVANTI E PER POTERLO VEDERE, SALI’ SU UN SICOMORO”

Essere piccolo ha i suoi pregi e i suoi difetti. Di solito la gente guarda alle apparenze e se sei piccolo riesci ad evitare parecchie incombenze; infatti, la gente si rivolge ai “grandi” e ai robusti per certi lavori. Da bambino, poi, essere piccolo può anche ispirare tenerezza. Ma essere piccolo ha anche dei difetti: quasi tutti ti prendono in giro, per vederci devi sempre chiedere permesso per arrivare in prima fila o alzarti sulla punta dei piedi. Se poi capita come a Zaccheo di essere anche mal visto per il suo mestiere di esattore delle imposte, non c’è scampo: se vuoi davvero vedere Gesù, l’unica è salire su una pianta. “Beati i piccoli, i poveri, perché di essi è il Regno dei cieli”. Zaccheo non era povero, ma piccolo di statura  e piccolo anche nella realizzazione di sé perché legato solo ai soldi, ma non per questo si è chiuso in sé stesso. La beatitudine di Gesù si addice a Zaccheo perché ha saputo sfruttare la sua piccolezza, perché non ha avuto paura di perdere la faccia davanti agli altri, perché ha dimostrato di voler vedere Gesù davvero. Tante volte noi ci piangiamo addosso per i nostri limiti: “Io non ho quella dote. Io sono un iracondo. Io riesco poco a pregare con fervore. Io non ho pazienza…” Sono queste e tante altre le nostre piccolezze, ma se vogliamo entrare nel Regno dei cieli non dovremmo cercare di sfruttare al meglio proprio questi nostri limiti?

Nella liturgia del Sabato Santo, cantando al Cristo Redentore, l’ “exultet”, guardando al peccato di Adamo, ci fa dire: “Fortunata colpa che meritò un così grande salvatore”. Riusciamo allora a capire che addirittura la piccolezza del peccato può portarci ad incontrare la meraviglia di un Dio che ci cerca e ci perdona, e se oltre al desiderio di vedere Gesù, abbiamo anche la disponibilità ad accoglierlo in casa nostra, proprio l’incontro con la sua misericordia ci renderà capaci di conversione.

 

 

MERCOLEDI’ 20 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Ottavio, Avventore e Solutore; S. Edmondo

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, DELLA TUA FIDUCIA.

 

HANNO DETTO: Come gli uccellini imparano a cantare ascoltando i loro genitori, così i figli imparano la scienza dalle virtù delle anime che dovranno formarli alla vita. (Santa Teresa di Lisieux)

SAGGEZZA POPOLARE: La vita è come una tazza di tè, dipende tutto dalla sua preparazione. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Un giorno a Sant'Elena un tale osservò che non c'era mai del fumo senza che ci fosse il fuoco. Ma Napoleone tristemente disse: “Sì, c'è. Ed è la gloria!”

PAROLA DI DIO: Ap 4,1-11; Sal 150; Lc 19,11-28

 

Vangelo Lc 19,11-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha sarà dato; invece, a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Parola del Signore

 

“CHIAMATI DIECI SERVI CONSEGNO’ LORO DIECI MONETE D'ORO DICENDO: IMPIEGATELE”.

Davvero Dio si fida di noi!

Nonostante i nostri no, le defezioni, i limiti, si fida al punto da affidarci quel regno che è costato il sangue di suo Figlio. Ci affida la sua parola con il rischio che noi la nascondiamo o la interpretiamo male, si affida alla testimonianza delle nostre povere parole o della nostra vita. Possiamo permetterci di deluderlo?

Possiamo solo permetterci di puntare il dito contro gli errori degli altri senza rischiare anche noi?

Se invece di vedere solo i difetti della Chiesa, ciascuno, pieno di gioia per la fiducia che Dio gli accorda, dicesse: “Io sono la Chiesa”, e ognuno da parte sua portasse il suo valido contributo, quanto migliorerebbe il volto della Chiesa. Non basta dire: “Nessuno si impegna”, ma: “Oggi comincio io”. Non basta dire: “Si parla solo di comunità, ma la comunità non c’è”, ma: “Oggi comincio a mettere qualcosa in comunione con te”  o meglio: “Oggi vivo la comunione con te, cominciando a chiedere perdono del mio egoismo”. Non basta dire : “I preti non capiscono niente”, ma: “Che cosa sto facendo per aiutare il mio prete ad essere fedele alla sua missione?”.

Non basta dire: “Si da poco peso alla Parola di Dio, alla preghiera”, ma bisogna cominciare ogni giorno a leggere e meditare un po’ di Bibbia cercando di applicarla alla vita  e trovare quotidianamente spazi per la preghiera. Per il successo dell’immensa opera della creazione, Dio ha bisogno di una cosa sola: che tu faccia del tuo meglio. Se tu dai quello che sei capace di dare (compresa la tua debolezza), sarai unito in massimo grado alla sua opera creatrice e allora il Padre sarà fiero del suo figlio che lo ha ringraziato trafficando i suoi doni.

 

 

GIOVEDI’ 21 NOVEMBRE: PRESENTAZIONE AL TEMPIO DELLA B.V.M.

Tra i santi ricordati oggi: S. Romeo; Ss. Celso e Clemente; S. Agapio

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', RICONOSCO IL TUO IMMENSO AMORE PER ME.

 

HANNO DETTO: Si dimostra ben scarsa riconoscenza verso un maestro, quando si resta sempre un discepolo. (Nietzsche)

SAGGEZZA POPOLARE: Le due migliori cure che ci siano sono una bella risata e una lunga dormita. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Un giorno un vecchio tagliò della legna e, caricatala sulle spalle, cominciò un lungo cammino. Il viaggio però era faticoso e così l’uomo depose il suo carico a terra, invocando la Morte. Quando questa gli apparve e gli domandò per quale motivo la chiamasse, il vecchio rispose: «Perché mi sollevi questo carico di legna!». La favola dimostra che tutti gli uomini, anche nella disgrazia, sono attaccati alla vita. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Ap 5,1-10; Sal 149; Lc 19,41-44

 

Vangelo Lc 19,41-44

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». Parola del Signore

 

“GESÙ, ALLA VISTA DI GERUSALEMME, PIANSE SU DI ESSA”.

Gesù, nel Vangelo piange diverse volte, ma il pianto su Gerusalemme non ci dice solo la sua sensibilità ma soprattutto l’amore di un Dio incompreso che ha amato il suo popolo ma non è stato capito. Anche umanamente una delle più grandi sofferenze è quella di amare, di donare sé stessi e di non essere capiti e riamati. Dio ha amato il suo popolo, quella città, Gerusalemme è la storia del suo amore e adesso Gesù vede questa città ostile, indifferente, pronta ad espellere ancora una volta la proposta di Dio.

Chissà se Gesù, oggi, non piangerebbe di nuovo sulla sua Chiesa, su noi cristiani?

“Quante volte ti ho amato, ti ho cercato, ti ho ricolmato dei miei beni, ti ho perdonato, ti ho preso sulle mie spalle di buon pastore, ti ho dato me stesso, il mio Spirito, il mio corpo, la mia morte e risurrezione, e tu? ti sei dimenticato di me, mi hai amareggiato con la tua indifferenza, hai preteso tutto come dovuto e mi hai voltato le spalle, hai venduto il mio amore per un po’ di denaro, hai voluto gioire e divertirti senza di me. Ma sono ancora qui, continuo ad amarti, mi lascio uccidere ma per poterti ancora regalare me stesso”.

 

 

VENERDI’ 22 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Cecilia; S. Pedro Esqueda Ramirez; S. Benigno

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE ASCOLTA, PADRE PERDONA, FA' CHE VEDIAMO IL TUO AMORE.

 

HANNO DETTO: Le migliori lezioni sono quelle che si prendono senza che le persone da cui le si prende se ne accorgano. (Sacha Guitry)

SAGGEZZA POPOLARE: Tutto è piacevole finché la mucca non entra nel tuo giardino. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Una nave da guerra pattugliava un settore particolarmente pericoloso del Mediterraneo. La visibilità era scarsa. Poco dopo l'imbrunire, l’uomo di vedetta sul ponte annunciò: “Luce a tribordo!” “E' ferma o si allontana?”, gridò il capitano. “E' ferma. Capitano”, ripose la vedetta. Il capitano ordinò al segnalatore” Segnala a quella nave che siamo in rotta di collisione, vi consiglio di correggere la rotta di 20 gradi”.  Giunse di rimando questa segnalazione: “E' consigliabile che siate voi a correggere la rotta di 20 gradi”.  Il capitano disse: “Trasmetti: io sono un capitano, correggete la rotta di 20 gradi”. “Io sono un marinaio di seconda classe – fu la risposta – fareste meglio a correggere la rotta di 20 gradi”. Adesso il capitano era furente: “Trasmetti – abbaiò – sono una nave da guerra, correggete la rotta di 20 gradi!”. La risposta fu semplice. “Io sono un faro”. La nave da guerra cambiò rotta,

PAROLA DI DIO: Ap 10,8-11; Sal 118; Lc 19,45-48

 

Vangelo Lc 19,45-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo, ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo. Parola del Signore

 

“GESÙ ENTRATO NEL TEMPIO COMINCIÒ A SCACCIARE I VENDITORI”.

Gesù si “arrabbia” Penso ci faccia bene meditare su questo. Non tanto per rinfocolare le idee di coloro che vedono in Dio un castigamatti sempre pronto al minimo peccato a scagliare le sue frecce contro i cattivi, ma per comprendere che, quando si vuol nascondere il male dietro il bene, quando dietro al “religioso” si nasconde l’interesse, il lucro, l’egoismo, la falsità, il “buon” Gesù diventa colui che con la sferza in mano fa piazza pulita. Gesù è sempre disposto a perdonare il peccatore ma non sopporta l’ipocrisia di far passare per religioso ciò che è commercio. Non leggiamo questa pagina come il racconto di un fatto passato, ma come una lezione sempre attuale, valida per la Chiesa e per certi “cristiani” di oggi... forse anche per noi?

 

 

SABATO 23 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Clemente I; S. Colombano

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA FANTASIA E IL TUO AMORE SARANNO IL NOSTRO PARADISO.

 

HANNO DETTO: La base di una sana educazione non sta nel negare ai figli quello che chiedono, ma nel fare in modo che ai figli non passi neppure per l'anticamera del cervello di chiedere cose stupide o disoneste. (Giovannino Guareschi)

SAGGEZZA POPOLARE: I tuoi piedi ti porteranno dove va il tuo cuore. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Il filosofo Crisippo interrogato perché non desiderasse amministrare lo Stato rispose: “Perché se uno governa male dispiacerà agli dèi, se bene ai cittadini”.

PAROLA DI DIO: Ap 11,4-12; Sal 143; Lc 20,27-40

 

Vangelo Lc 20,27-40

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda. Parola del Signore

 

“DIO NON È IL DIO DEI MORTI, MA IL DIO DEI VIVI; PERCHE’ TUTTI VIVONO PER LUI”.

Molti, al giorno d’oggi, non vogliono sentir parlare di aldilà o perché hanno paura ad affrontarne la realtà, o perché vogliono rimuovere il problema. Altri, poi, dicono apertamente che l’aldilà non esiste e allora la vita diventa frutto del caso, allora la virtù è una fatica inutile, allora lo scopo della vita è godere più che si può, allora uccidere e uccidersi non è più un problema. Noi, invece, crediamo alla vita eterna e difendiamo la logicità della nostra scelta anche se questa dà fastidio a chi non crede perché dovrebbe contestare vanità, idolatrie e proposte bugiarde di felicità. Gesù parla chiaramente dell’aldilà. Un gruppo di sadducei si accosta al Signore e gli propone una domanda, che evidentemente vorrebbe ridicolizzare una possibile vita dell’aldilà. Gli dicono: “Se una donna sposa sette mariti successivamente, nella risurrezione di chi sarà?”.

La risposta di Cristo colpisce il fondamento dell’obiezione: “Vi sbagliate, perché voi pensate che la vita eterna sia come quella di quaggiù. Questo invece è un mondo provvisorio e qui tutto ha breve durata. La vita eterna è un’altra cosa e il matrimonio stesso non ci sarà più, almeno nel modo in cui lo intendiamo noi, perché appartiene a questa fase della storia umana”. Per noi, dunque è un chiaro avviso: è inutile voler immaginare il paradiso o l’inferno, ne faremmo unicamente delle brutte copie: essi esistono, ma è impossibile tradurli in immagini perfette. Gesù, poi, insegna che la realtà della vita eterna è presente in tutto il libro sacro, bisogna però accostarsi ad esso con umiltà, senza orgoglio o pregiudizi, se no si correrebbe il rischio di non vedere neppure le cose più evidenti. Noi abbiamo la gioia di sapere di essere chiamati alla vita per sempre, non ad un qualsiasi paradiso, ma allo stare con Dio per sempre. Questo, invece di allontanarci dalla realtà, ce la illumina, la vivifica, la riempie di speranza e di aspettativa. Siamo il popolo che, cominciando a riconoscere la presenza salvifica di Dio nel presente, “attende la vita del mondo che verrà”. Dio ci ha chiamati alla fede, ci ha donato salvezza e sapienza per capire la vita come gioioso pellegrinaggio verso una meta che non è un qualcosa, ma che è Qualcuno.

 

 

DOMENICA 24 NOVEMBRE: 34^ DOMENICA DEL T.O.  FESTA DI CRISTO RE ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Andrea Dung-Lac e c.; S. Firmina

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO.

 

HANNO DETTO: Non è la letteratura né il vasto sapere che fa l'uomo, ma la sua educazione alla vita reale. Che importanza avrebbe che noi fossimo arche di scienza, se poi non sapessimo vivere in fraternità con il nostro prossimo? (Gandhi)

SAGGEZZA POPOLARE: L’occhio di un amico è un buono specchio. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Cristina di Svezia, notando la grossezza delle grate di un monastero, disse all'Abbadessa: “Se voi avete fatto dei voti, perché mettete le grate? E se avete messo delle grate, perché avete fatto dei voti?”

PAROLA DI DIO: Dn 7,13-14; Sal 92; Ap 1,5-8; Gv 18,33b-37

 

Vangelo Gv 18,33b-37

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Parola del Signore

 

IL MIO REGNO NON È DI QUESTO MONDO

La domenica che precede l'inizio dell'Avvento, per tradizione, è dedicata a Cristo Re. Ho provato a cercare qualche immagine a riguardo, e mi sono venuti tra le mani alcuni piccoli santini che rappresentano Gesù con un'alta corona d'oro e pietre preziose, solennemente seduto su un trono e dall'aspetto veramente regale, e che in mano ha uno scettro o il globo terrestre. Nel nostro immaginario è così che deve essere un sovrano, e se Cristo è Re dell'universo, uno dei modi più giusti è proprio questo. Il Vangelo scelto dalla Chiesa per questa domenica invece ci dà un'altra immagine. Gesù è alle soglie della condanna a morte. Rifiutato dai capi religiosi del suo popolo, si trova a confrontarsi un impiegato dell'impero, mandato di malavoglia in questa instabile regione ai margini del grande impero romano. Gesù è nudo, solo e indifeso difronte a Pilato, senza alcun segno di potere e sottomesso al volere di questo governatore. Ma è proprio qui che si manifesta la regalità di Gesù, e sulla croce sarà ancora più evidente. Ma non per tutti. Per capire la regalità di Cristo bisogna conoscere il Vangelo. Pilato, servo di Roma e schiavo delle sue stesse paure, si domanda chi è Gesù e non riesce a capire che tipo di re può essere. Non può capirlo, perché il tipo di potere che lui ha in mente e che ha in mano, non è lo stesso potere che ha in mente Gesù. Egli non è re. Non lo è nella misura e logica umana di Pilato e di coloro che lo hanno consegnato. Non è un re dal potere militare, economico e religioso. Il potere di Gesù è il potere del servizio e dell'amore. Gesù è re non su un alto trono, ma quando si piega ai piedi dei discepoli per lavarli. Gesù è re non con lo scettro stretto tra le mani, ma quando ha le mani forate dai chiodi, nel momento in cui dona sé stesso e proclama la vittoria dell'amore. Penso che Gesù nel vedere i santini che lo ritraggono come un re e imperatore umano, storcerebbe il naso e non riconoscerebbe sé stesso. E penso che non sarebbe nemmeno molto contento nel vedere la sua Chiesa (che è il suo Corpo nella storia) quando indugia troppo nei segni del potere umano e non sceglie le strade dell'umiltà e del servizio. "Il mio regno non è di questo mondo", dice Gesù. Non intende che il suo regno è rintracciabile solo in un lontano aldilà dopo la morte. Quando dice che "non è di questo mondo", intende che il suo regno non è nel mondo di Pilato e di quelli che sono come lui, ma si trova la dove c'è un altro stile di vivere le relazioni umane e anche il servizio alla società: il mondo di Gesù è il mondo dove gli uomini cercano l'unità e la pace, dove chi governa le nazioni lo fa con spirito di servizio vero, dove ogni essere umano vive per l'altro e non solo per sé stesso. Questo è il mondo dove possiamo trovare Gesù re. Noi siamo qui a guardare Gesù e Pilato che conversano e si confrontano. Non possiamo non domandarci dove stiamo, in quale dei due regni stiamo.

 

 

LUNEDI’ 25 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Caterina di Alessandria; S. Maurino

Una scheggia di preghiera:

 

TUTTO TUO IO SONO.

 

HANNO DETTO: Nella guida delle anime occorre: una tazza di scienza, un barile di prudenza e un oceano di pazienza. (San Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: Vestite di seta una capra e sarà ancora una capra. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Una mosca, caduta in una pentola di carne, dal momento che stava per affogare nel brodo, disse a sé stessa: «Ho mangiato, ho bevuto e ho fatto il bagno; anche se mi tocca di morire, non mi importa nulla!» La favola dimostra che gli uomini sopportano facilmente la morte quando giunge senza sofferenza. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Ap 14,1-3.4b-5; Sal 23; Lc 21,1-4

 

Vangelo Lc 21,1-4

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere». Parola del Signore

 

TUTTI COSTORO, INFATTI, HANNO GETTATO COME OFFERTA PARTE DEL LORO SUPERFLUO. ELLA INVECE, NELLA SUA MISERIA, HA GETTATO TUTTO QUELLO CHE AVEVA PER VIVERE.

Le offerte in chiesa: un argomento difficile. Qualcuno preferisce non parlarne mai, altri ne parlano anche troppo, altri hanno utilizzato questo argomento per giustificare i propri interessi, chi riceve per ricevere sempre di più, chi dà per sentirsi buono e per ‘comprarsi un pezzo di paradiso’.

Partendo dal vangelo di oggi, proviamo a chiederci che cosa ne pensi Gesù.

Gesù che ha rovesciato i tavoli dei cambiavalute e  che ha chiamato “briganti” coloro che commerciano nel tempio, non abolisce né la tassa per il tempio, né le offerte che vengono fatte per il sostentamento dell’apparato religioso, ma dice chiaramente alcune cose: Dio non è un commerciante e neanche un contabile. Non pensare di fare i conti con Lui come li fai col tuo commercialista. I soldi, poi a Lui non interessano proprio, essi sono invenzione degli uomini e spesso sono “Mammona” che si oppone a Dio, in quanto essi diventano idoli. Se sei disonesto, non pensare che con una offerta te la cavi, sarai giusto davanti a Dio e a te stesso quando la smetterai con la disonestà e cercherai anche di riparare al male fatto (vedi Zaccheo). Dio non ha bisogno dei nostri soldi per farci delle grazie o per mandare in paradiso i nostri morti. Se do un’offerta quando “faccio dire una Messa” (bruttissima espressione!), do un’offerta perché ritengo giusto che il celebrante abbia il necessario per il servizio che fa. Se faccio un’offerta ai missionari è perché voglio ringraziarli del loro lavoro e mi sento partecipe a quanto essi fanno. Non serve farsi vedere, non servono gli “elenchi dei benefattori”, i “club dei buoni donatori”, come è aborrito da Dio il fatto di usare il suo nome per spillare soldi quando soldi ce ne sono già in abbondanza, ed è altrettanto ‘non meritorio’, ma stolto il donarli se conosco questi inghippi. La quantità, poi, ha significato solo in base al cuore. La vedova non è lodata per la quantità della sua offerta: i sacerdoti avranno sorriso sentendo l’esiguità dell’offerta e magari avranno detto fra di loro: “Se tutti ci dessero solo così, come faremmo a mangiare noi?”.

Eppure, la quantità della vedova non è poco, è tutto, “tutto quanto aveva per vivere”, cioè la fede di questa vedova è grandissima perché dice a Dio: “Adesso che non ha più niente devi pensarci tu a me”. Se vogliamo parlare di esigenza di Dio, questa non riguarda il portafoglio, riguarda il cuore e non si tratta neppure solo di donare col cuore (potrebbe prestarsi ancora a tante ambiguità), si tratta di “donare” il cuore.

 

 

MARTEDI’ 26 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Corrado; B. Delfina

Una scheggia di preghiera:

 

SPERO IN TE, SIGNORE E NELLA TUA MISERICORDIA.

 

HANNO DETTO: Il reciproco amore fra chi apprende e chi insegna è il primo e più importante gradino verso la conoscenza. (Erasmo da Rotterdam)

SAGGEZZA POPOLARE: Non devi temere il vento se il tuo fieno è legato. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: La madre e la figlia stanno lavando i piatti in cucina, mentre il padre e il figlio in sala da pranzo leggono il giornale. All'improvviso si sente un enorme fracasso di piatti rotti cui segue un profondo silenzio. Dopo qualche attimo di riflessione il ragazzo sentenzia: “E ‘stata la mamma” “E come fai a saperlo?” “Non la si sente gridare”.

PAROLA DI DIO: Ap 14,14-19; Sal 95; Lc 21,5-11

 

Vangelo Lc 21,5-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti, infatti, verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Parola del Signore

 

“VERRANNO GIORNI IN CUI, DI TUTTO QUELLO CHE AMMIRATE, NON RESTERÀ PIETRA SU PIETRA CHE NON VENGA DISTRUTTA”.

In questi ultimi giorni dell’anno liturgico stiamo leggendo i brani che riguardano gli avvenimenti ultimi della storia dell’uomo. Ma facciamo attenzione: non è questo un messaggio di terrore, ma di speranza. Gesù ci ricorda la condizione caduca, passeggera dell’uomo e delle sue opere ma non per creare in noi atteggiamenti o di disperazione o di scoraggiamento o di indifferenza alienante. Queste rivelazioni sono invece per spingerci alla conversione personale che deve trasmettersi alle strutture sociali, lavorative e familiari, infondendo così la speranza di una trasformazione totale e gloriosa sia dell’uomo che del mondo. È come se Gesù ci dicesse: non fidarti di ciò che appare perché passa ma rinnova interiormente te stesso e le cose perché tutto concorra al bene dell’uomo nuovo e del mondo nuovo inaugurato dal Cristo. Anche nella mia vita ci sono “pietre” che devono cadere. Non devo aspettare il giorno del giudizio per vedere cadere certe mie grandezze artificiali, certi valori da quatto solo costruiti apposta per nascondere il mio nulla e la mia povertà di cuore. Devo cominciare oggi a demolire e abbattere ciò che è falso, insicuro, poco trasparente, scarsamente rilevante dal punto di vista evangelico, e iniziare oggi a costruire qualcosa che verrà salvato nell’ultimo giorno.

 

 

MERCOLEDI’ 27 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Virgilio; S. Acario; S. Laverio

Una scheggia di preghiera:

 

MI ATTACCO A TE, SIGNORE, CON LE UNGHIE E CON I DENTI.

 

HANNO DETTO: È imperfetta l'educazione della mente senza quella del cuore. (B. G. Baldo)

SAGGEZZA POPOLARE: Una bocca silenziosa è melodiosa. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: All'epoca dei castelli di pietra e dei prodi guerrieri vestiti di ferro, un baldo ragazzotto, assai abile con le mani, decise di diventare fabbro. Il ragazzo cominciò facendo l'apprendista e imparò velocemente le tecniche del mestiere. Ed era veramente bravo al punto che presto trovò un posto nell'officina del palazzo reale. Tutta la sua abilità nell'uso dei ferri del mestiere si rivelò però inutile perché non aveva imparato la cosa più semplice: l'uso dell'acciarino per accendere il fuoco, indispensabile per il suo lavoro.

PAROLA DI DIO: Ap 15,1-4; Sal 97; Lc 21,12-19

 

Vangelo Lc 21,12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Parola del Signore

 

CON LA VOSTRA PERSEVERANZA SALVERETE LA VOSTRA VITA

Gesù, nel vangelo che leggiamo oggi, prospetta agli apostoli e a noi la persecuzione per la testimonianza del vangelo. Non è una strada facile quella della fede. Non è facile vedere Dio non capito, non amato, dimenticato. Non è neanche facile capire Dio, i suoi progetti, specialmente quando Dio sembra assente nelle vicende tristi e violente della nostra vita. Eppure, Gesù dice che in mezzo a tutte queste cose "neanche un capello del vostro capo perirà". Santa Teresa d'Avila diceva: "Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa. Dio non muta. La pazienza ottiene tutto. A chi possiede Dio non manca nulla. Dio solo basta". Dunque, non è facile ma il Dio che ha dato forza ai martiri, ai confessori della fede, agli umili è con te. Persevera e Lui è la tua roccia, il tuo scudo, la tua rupe di difesa e il tuo baluardo. E mentre la prova e il male si accaniscono contro di te, Lui "renderà la tua faccia dura come il bronzo" e sarà "tua gioia e tua salvezza".

 

 

GIOVEDI’ 28 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Sostene; S. Caterina Labourè; S. Teodora

Una scheggia di preghiera:

 

DA OGNI SCHIAVITU', LIBERACI O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Chi non attende nulla non è capace di fare veramente qualcosa. (Gustave Thibon)

SAGGEZZA POPOLARE: Le colline distanti sembrano verdi. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Federico il grande, discorrendo con il celebre medico Zimmermann, gli domandò in tono scherzoso: “Quante persone avete uccise nel corso della vostra carriera?” “Non tante quanto vostra Maestà – rispose il dottore – e con gloria assai minore”.

PAROLA DI DIO: Ap 18,1-2.21-23; 19,1-3.9a; Sal 99; Lc 21,20-28

 

Vangelo Lc 21,20-28

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli, infatti, saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».  Parola del Signore

 

"LA VOSTRA LIBERAZIONE È VICINA"

L'uomo attende ancora qualcosa?

Ha bisogno di essere liberato?

L'uomo delle società del benessere, nella sua alterigia sembra rispondere: "Ho tutto e se manca qualcosa, il denaro, la scienza possono rispondere alle mie esigenze". Ma poi ritroviamo quest'uomo schiavo delle macchine, oppresso da un mondo materiale e spirituale che lui stesso ha inquinato, angosciato dal problema della morte. Ritroviamo l'uomo che ancora chiede di essere liberato dalla fame, dalla malattia, dalle ingiustizie. Ritroviamo noi stessi insoddisfatti del nostro cammino, insoddisfatti dalle risposte preconfezionate che cerchiamo di dare ai nostri problemi, in bilico continuo tra amore ed egoismo. "La liberazione è vicina". Cristo è morto per noi, ci ha già liberati; la sua vita, le sue scelte sono modello di un uomo veramente libero e sono proposta e provocazione per noi. Se mi sento "da liberare" non ho che da guardare a Lui e lasciarlo venire in me.

 

 

VENERDI’ 29 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Saturnino; S. Illuminata

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, È PAROLA DI VITA ETERNA.

 

HANNO DETTO: Se non siamo animati da un impaziente desiderio del cielo, rimaniamo per forza di cose legati alla terra. (San Colombano)

SAGGEZZA POPOLARE: Il tempo è un grande narratore. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Alcune mosche volarono sopra un po’ di miele che si era rovesciato in una dispensa, con l’obiettivo di mangiarlo. Tuttavia, poi, a causa della dolcezza del miele, non riuscirono a staccarsene. Le loro zampette rimasero appiccicate e, poiché non riuscivano più a volare via, le mosche affogarono, esclamando: «Quanto siamo infelici! Andiamo in rovina per un piacere che dura così poco!». Così per molti la golosità è causa di numerosi guai. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Ap 20,1-4.11 – 21,2; Sal 83; Lc 21,29-33

 

Vangelo Lc 21,29-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Parola del Signore

 

“IL CIELO E LA TERRA PASSERANNO, MA LE MIE PAROLE NON PASSERANNO”.

Provate a pensare a quante parole udrete e direte prima di questa sera: parole di saluto, convenevoli, chiacchiere da salotto, una media di 40 pagine di parole sul giornale, parole 24 ore al giorno alla televisione e alla radio, parole che confortano e parole che uccidono, parole per blandire e parole per riempirsi la bocca. Quante di queste parole “non passeranno”?

Gesù è l’unica e definitiva Parola di Dio e non passerà mai. È bello poter pensare che ciò che ci ha dato e detto non passa. Allora è vero che chi crede in Lui non morirà ma passerà dalla morte alla vita. È vero che chi ascolta e vive la sua Parola è beato, che chi mangia il suo Pane vivrà in eterno. È vero che Lui è il nostro buon Pastore che ci viene a cercare, che è con noi tutti i giorni della vita. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

 

 

SABATO 30 NOVEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Andrea, Ap.; S. Mirocleto; S. Galgano Guidotti

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU CONTINUI A BUSSARE: FA' CHE IO TI APRA.

 

HANNO DETTO: Se si costruisse la casa della felicità, la stanza più grande sarebbe la sala d’attesa. (Jules Renard)

SAGGEZZA POPOLARE: Possa la tua fortuna superare i quadrifogli che crescono, e possa non turbarti mai ovunque tu vada. (Proverbio Irlandese)

UN ANEDDOTO: Aveva piovuto per due settimane. Poi finalmente il cielo sbocciò in una giornata tersa e profumata, azzurrissima. Una di quelle giornate che quasi non si riesce ad immaginare. I lavori agricoli però erano rimasti in arretrato e il padrone della fattoria cercava il suo bracciante. Mandò la figlia a ricercarlo. La ragazza trovò il bracciante davanti alla sua baracca beatamente seduto nel prato con il sole che gli accarezzava il volto. Lo rimproverò e lo invitò bruscamente a mettersi al lavoro. L'uomo la guardò sorridendo e poi disse: “Ma tu pensi davvero che io possa venderti un giorno come questo?”

PAROLA DI DIO: Rm 10,9-18; Sal 18; Mt 4,18-22

 

Vangelo Mt 4,18-22

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Parola del Signore

 

“MENTRE CAMMINAVA LUNGO IL MARE DI GALILEA, GESU’ VIDE DUE FRATELLI, SIMONE, CHIAMATO PIETRO E ANDREA, CHE GETTAVANO LA RETE IN MARE. E DISSE LORO. SEGUITEMI, VI FARO’ PESCATORI DI UOMINI”.

La festa di Sant’Andrea quest’anno conclude il nostro anno liturgico. Domani con la prima domenica di Avvento comincerà un nuovo ciclo. E allora proprio partendo dal racconto del Vangelo di oggi, mi sembra logico fare un po’ di esame di coscienza. Anche quest’anno, Gesù sei passato  lungo il lago della vita dove è la mia residenza. Tu sai benissimo che io da solo non posso venire da te e allora ti sei mosso tu e sei entrato nel tessuto della mia vita. Anche a me come ad Andrea e come a tanti altri hai detto della parole di speranza, hai portato un messaggio di gioia e mi hai invitato a lasciare qualcosa per seguirti. Mi chiedo se ho saputo riconoscere la tua voce, la tua presenza nei tanti avvenimenti di questo anno. Quante volte le persone, i fatti, avrebbero potuto interpellarmi, quante volte avrei dovuto lasciare le reti delle cose fatue per venirti incontro, per aiutare un fratello. Quante volte la tua parola avrebbe dovuto smuovermi, incoraggiarmi, e i tuoi Sacramenti non avrebbero dovuto rendermi disponibile al rinnovamento?

Pietro, Andrea e tanti altri hanno lasciato le reti per seguirti. Non per questo hanno capito tutto subito o subito sono diventati Santi, però si sono lasciati conquistare da te. Gesù, io vorrei lasciarmi conquistare totalmente da te, ma anche in quest’anno quante occasioni perdute!

Una cosa però riempie il mio cuore di speranza e di gioia: è che, se io sono così lento tu non ti lasci scoraggiare e mi vuoi talmente bene che anche nel tempo che la tua bontà vorrà ancora donarmi, tu continuerai a bussare alla porta del mio cuore. Signore fa che ti apra!

 

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

     
     
 

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