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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

GIUGNO 2024

 

SABATO 1° GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Giustino; S. Annibale M. di Francia

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO, GESU', CHE TU SEI IL FIGLIO DI DIO.

 

HANNO DETTO: Dio ama le lodi di coloro che sono umilmente e dolcemente felici. (Padre Faber)

SAGGEZZA POPOLARE: Ad altare diroccato non si accendono candele. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Paul Claudel nel “Padre umiliato”, mette sulle labbra del Papa le seguenti parole: “Oriano, figlio mio, fa capire agli uomini che sulla terra hanno soltanto il dovere della gioia. Fa' loro capire che la gioia che noi conosciamo e che siamo incaricati di dare loro non è una parola vaga, un insipido luogo comune di sacrestia, ma una superba, commovente e potente realtà e che tutto il resto non è niente”.

PAROLA DI DIO: Gd 17,20-25; Sal 62; Mc 11,27-33

 

Vangelo Mc 11,27-33

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose». Parola del Signore

 

“I SOMMI SACERDOTI, GLI SCRIBI E GLI ANZIANI GLI DISSERO: CON QUALE AUTORITA’ FAI QUESTE COSE? O CHI TI HA DATO L’AUTORITA’ DI FARLO?”.

Anche nei nostri rapporti umani noi vogliamo sapere chi sia la persona con cui abbiamo a che fare, quale sia la sua autorità nel fare o dire determinate cose. Gli scribi, i farisei, i religiosi di allora vanno da Gesù per capire da dove gli venga l’autorità che Egli si arroga nel fare il Rabbi, nel compiere miracoli, nel suo apparente andare contro le tradizioni religiose d’Israele. In fondo loro pensavano di essere gli unici detentori dell’autorità di guidare la religione, di interpretare la Bibbia, di indirizzare la morale e Gesù dava loro fastidio. Ma Gesù non risponde, anzi, mette in imbarazzo questi personaggi troppo “ortodossi”. Chi è già pieno di sé stesso, chi pensa di essere Lui l’autorità di Dio sulla terra non ha occhi per vedere i segni che confermano l’opera di Gesù. Egli aveva “parlato con autorità”, aveva fatto miracoli che confermavano la sua missione divina, si era detto Figlio del Padre, ma non c’è più sordo di chi non vuol sentire e più cieco di chi non vuol vedere; con queste persone non c’è che prenderle in torta con l’astuzia, come fa Gesù mettendoli in imbarazzo. Quanto ci dimostriamo piccoli, quando recriminiamo con il Signore, quando abbiamo sempre bisogno di sindacare; ad esempio: “Con quale autorità Gesù dice: ‘beati i poveri’ e ‘guai a voi ricchi’?

Perché il perdono proprio all’adultera?” oppure “Perché sei così benevolo nei confronti di certe persone e perché tanta sofferenza per quell’altro uomo?”

L’autorità che Gesù ha gli viene da Dio suo Padre e dall’amore vero per tutti gli uomini. Cioè Gesù conferma sé stesso e la propria opera con quanto fa. Non dovremmo allora usare lo stesso criterio per sapere chi abbia davvero l’autorità di parlarci a nome di Dio?

 

 

DOMENICA 2 GIUGNO: corpo e sangue di cristo ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Marcellino e Pietro

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO PANE È VERO CIBO PER NOI.

 

HANNO DETTO: Se vogliamo uccidere la religione, sforziamoci di farla apparire come un gufo. (Voltaire)

SAGGEZZA POPOLARE: La bigotta è diavolo senza fuoco. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Per la nostra mentalità giansenista per cui tutto quello che riguarda la fede e la religione deve sempre essere “serioso”, può sembrare strano che la gioia sia potenza fortissima contro le tentazioni. Ecco che cosa ne pensava San Francesco d'Assisi: “Se la gioia sa difendersi e sussistere, il maligno rimane con il suo veleno; ma se il servo di Dio diventa triste, il diavolo è sicuro di trionfare. Presto o tardi quell'anima disarmata sarà depressa ed annientata nella tristezza, oppure ricercherà false consolazioni”.

PAROLA DI DIO: Es 24,3-8; Sal 115; Eb 9,11-15; Mc 14,12-16.22-26

 

Vangelo Mc 14,12-16.22-26 

Dal vangelo secondo Marco

Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Parola del Signore

 

“DISSE LORO: “PRENDETE, QUESTO È IL MIO CORPO”.

La festa del Corpo e Sangue di Gesù e quella del dono prezioso di comune  unione con Lui, morto, risorto e comunicato a noi. Spesso nella storia passata si è talmente sottolineato il grande mistero dell’Eucaristia da renderlo inaccessibile, oggi si corre il rischio di banalizzarlo. Mentre c’è gente che “va a prendere Messa” sì e no una volta l’anno (magari perché c’è una sepoltura o  un matrimonio) ci sono altri che mettono messe in ogni occasione, che hanno ridotto la messa a pia devozione, che vanno a far la Comunione anche due o  tre volte al giorno. Da quel che ci risulta dai vangeli, Gesù “ha detto messa” una volta sola in vita sua, ma ci ha chiesto di far memoria di Lui sovente. Ha fatto però spesso gesti di Eucaristia e comunione: ha spezzato il suo pane con chi aveva fame, ha lavato i piedi ai discepoli, ha dato abbondantemente la parola... Penso allora che oggi, se alcuni di noi devono chiedergli perdono per aver trascurato l’Eucaristia, in molti dobbiamo chiedergli perdono di aver celebrato troppe eucarestie senza aver compreso che riceverlo era imparare da Lui a fare gli stessi suoi gesti di comunione concreta.

 

 

LUNEDI’ 3 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Carlo Lwanga e C.; S. Clotilde; S. Oliva

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, SIGNORE, DEL TUO AMORE PER NOI.

 

HANNO DETTO: Dio rimprovererà a molti cristiani la loro tristezza, perché questa tristezza da un falso concetto della religione. (Mons. Gay)

SAGGEZZA POPOLARE: La buona campana si sente di lontano. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Una signora americana, accasciata dai dolori fisici, complicati dal cattivo carattere, risolse di imporsi come regola di ridere almeno tre volte al giorno, ne avesse o meno l'occasione. Poco per volta la sua salute migliorò ed anche il carattere...”Quando contrassi quell'abitudine apparentemente tanto strana, confessava più tardi la signora, ero abbattuta dai dispiaceri: quella semplicissima regola mi alzò al di sopra di loro”.

PAROLA DI DIO: 2Pt 1,2-7; Sal 90; Mc 12,1-12

 

Vangelo Mc 12,1-12

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!". Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; “questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono. Parola del Signore

 

“UN UOMO PIANTÒ UNA VIGNA, VI POSE ATTORNO UNA SIEPE, SCAVÒ UN TORCHIO, COSTRUÌ UNA TORRE...

”Come è diverso dire “Credo in un Dio” dal dire “Credo nel Dio di Gesù”!

Un Dio, più o meno ce l’hanno tutti sia che sia trascendente o legato alla concretezza, astratto o materialista. Il Dio di Gesù è invece un Padre che si prende cura dei suoi figli. Noi, sua vigna, siamo stati pensati, voluti, piantati da Dio stesso. Egli ci ha difeso e ci difende: pensate al Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore. Viene a cercarci, è felice quando noi in Lui troviamo la nostra felicità. Ci conosce non solo perché sa tutto ma perché ha sperimentato nella carne di Gesù le nostre gioie e le nostre sofferenze. Siamo suoi figli. Non è da ingrati passare una giornata, avvolti da tanto amore, senza un pensiero di riconoscenza, di affetto verso nostro Padre?

Non è una forma di grande egoismo e insensibilità il non apprezzare, meditare, approfondire la Parola che Lui ci rivolge e i sacramenti, segni della salvezza, che Lui ci offre?

 

 

MARTEDI’ 4 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Quirino; S. Francesco Caracciolo

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', LA TUA VITA È IL VERO ESEMPIO PER IL NOSTRO AGIRE.

 

HANNO DETTO: Bisognerebbe che mi cantassero qualche canto migliore, perché io potessi credere al loro Salvatore: bisognerebbe che i suoi discepoli avessero un aria più da salvati. (Nietzsche)

SAGGEZZA POPOLARE: La gabbia, anche se dorata, è pur sempre un carcere per l'uccello. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: nel 'carnet dei buoni propositi' di Elisabetta Leseur si legge anche questo: “Mai un'anima si allontani da me scoraggiata, perché le agitazioni e le complicazioni umane gliene hanno nascosta la strada. La mia anima sorrida a tutti come le mie labbra; ed il tuo Verbo, o Dio, ispiri il mio umile verbo e gli dia fecondità”.

PAROLA DI DIO: 2Pt 3,11b-15a.17-18; Sal 89; Mc 12,13-17

 

Vangelo Mc 12,13-17

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui. Parola del Signore

 

È LECITO O NO DARE IL TRIBUTO A CESARE?” “PORTATEMI UN DENARO CHE IO LO VEDA”.

Anche oggi, prima fermiamoci sul senso generale del racconto, poi cogliamo qualche particolare. La domanda dei farisei e degli erodiani è insidiosa e ipocrita: se Gesù accetta di pagare le tasse, lo faranno passare agli occhi del popolo come collaborazionista; se le rifiuta, lo denunceranno all’autorità romana come sovversivo. Però la domanda è sempre attuale: che posto dare all’imperatore, alla politica, alle cose?

La risposta di Gesù va a monte del problema: non ci sono solo i diritti di Cesare, ci sono anzitutto quelli di Dio. Chi gli dà il primo posto, saprà trovare il giusto posto da dare agli uomini. Ma quello che impressiona di più, in quella domanda è quel: "E' lecito?" perché tante volte anche noi ce lo chiediamo. Dove c’è una legge c'è quello che è lecito e quello che non lo è. Ma noi sappiamo anche che "trovata la legge, trovato l'inganno" per cui per i furbastri, proprio grazie al legalismo, quello che è illecito per altri diventa lecito per loro. Gesù lo sa benissimo. Ed è proprio per questo che non ci darà delle ricette precise. Il cristiano, guardando a Gesù, per le scelte morali non dovrà più chiedersi: "E' lecito?" ma è secondo l'amore di Dio e del prossimo?"

E, un altro particolare: erano andati da Gesù per prenderlo in trappola, per parlargli di denaro, di potere, per vedere da che parte stava, quale tessera di partito aveva e trovano uno che in tasca non ha neppure una moneta, che per rispondere deve farsela dare. E la prima risposta di Gesù è proprio questo gesto. Chiedendo di portargli una moneta, dimostra di non averne. Invece coloro che si premuravano di essere "puri davanti alla legge", portandogli la moneta dimostrano chiaramente di essere persone che non esitano per i loro interessi a sporcarsi le mani con monete che recano incise l'immagine dell'Imperatore e una frase (Tiberio, Cesare, figlio del divino Augusto) che erano per lo meno blasfeme nei confronti della religiosità ebraica. E qui c’è davvero materiale per fare un ampio esame di coscienza: anche noi vorremmo una chiesa povera, non attaccata al denaro e al potere e qualche volta ci scaldiamo per questo, ci scandalizziamo davanti ad un uso un po’ troppo facile e mondano del denaro da parte di istituzioni cattoliche ma noi siamo tra quelli che hanno tutto il necessario, e ancor di più. Ricordo la vergogna che provai tanti anni fa quando, invitato ad un congresso di una grande associazione caritativa, vidi arrivare automobili da sogno, personaggi vestiti da sarti prestigiosi, gente con il letto prenotato al più lussuoso albergo della città che parlavano di milioni di morti di fame nel mondo. Chi ha diritto di parlare di povertà? Gesù che non ha in tasca neppure una moneta dell’imperatore!

 

 

MERCOLEDI’ 5 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Bonifacio; S. Franco; S. Pietro Spanò

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL DIO DELLA VITA.

 

HANNO DETTO: Dove diavolo nascondete mai la vostra gioia? Non si direbbe vedervi vivere come vivete che a voi sia stata promessa la gioia del Signore. (G. Bernanos)

SAGGEZZA POPOLARE: Non dire i fatti tuoi a chi ti dice quelli degli altri. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Un giorno il professore di un collegio va a trovare il suo Superiore e gli chiede di rimandare un suo allievo. “Per quale motivo?”, domanda il Superiore. “Sa, non ci posso più fare nulla: è una bestia!”. “Ebbene, cerchi l'esca!”

PAROLA DI DIO: 2Tm 1,1-3.6-12; Sal 122; Mc 12,18-27

 

Vangelo Mc 12,18-27

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza, e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore». Parola del Signore

 

"VENNERO DA GESU' DEI SADDUCEI, I QUALI DICONO CHE NON C'E' RISURREZIONE".

Nel mio essere prete posso davvero dire di averne sentite di tutti i colori a proposito della risurrezione dei morti, della vita eterna, del paradiso. Da chi bellamente nega queste cose: "Reverendo, lei dovrebbe esserci abituato per mestiere a vedere i morti, se così non fosse, vada a farsi un bel giro nei cimiteri e poi provi a parlare ancora di risurrezione!", "Come mai nessuno è mai venuto a dirci con esattezza e con prove che cosa ci sia in questo famoso aldilà, se pur c'è?", a chi sindacalizza: "Ma, se poi questo paradiso non mi piacesse?", a chi, seguendo la moda particolarmente in voga in questi ultimi tempi di angeli e angioletti un po' troppo paffutelli e terribilmente umani, si costruisce un 'paradiso terrestre' su misura. Che cosa ci ha detto Gesù a questo proposito? Poche e chiare cose:

·         La vita continua dopo la morte. In un altro modo, ma altrettanto realmente. Lo stesso Gesù risorto passa attraverso i muri ed entra "a porte chiuse" nel Cenacolo, ma mangia concretamente e le sue piaghe si possono toccare.

·         Gesù ci invita a scrutare la Sacra Scrittura: in essa ci sono tanti segni che ci parlano di aldilà, di possibilità di "vedere Dio faccia a faccia", e  tanti altri segni che ci parlano di realtà attuali.

·         E poi, perché tante domande, tante interpretazioni? Ti fidi o non ti fidi che il Dio di Gesù non è il Dio dei morti ma dei viventi?

 

 

GIOVEDI’ 6 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Norberto; S. Claudio

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA' CHE IO VEDA IL MIO PROSSIMO.

 

HANNO DETTO: Qualunque cosa intraprendiamo per Dio, per noi stessi o per gli altri, nulla riesce se non ciò che si fa quanto si fa con gioia. (Padre Foch)

SAGGEZZA POPOLARE: La felicità viene dal cuore. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Quanto ci rasserena questo pensiero di un Papa certamente serio Benedetto XVI: Una delle regole fondamentali per il discernimento degli spiriti potrebbe essere dunque la seguente: dove manca la gioia, dove l'umorismo muore, qui non c'è nemmeno lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù Cristo. E viceversa: la gioia è un segno della grazia. Chi è profondamente sereno, chi ha sofferto senza per questo perdere la gioia, costui non è lontano dal Dio del vangelo, dallo Spirito di Dio, che è lo Spirito della gioia eterna.

PAROLA DI DIO: 2Tm 2,8-15; Sal 24; Mc 12,28b-34

 

Vangelo Mc 12,28b-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come sé stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO”.

Ma come amare il prossimo? San Paolo, nella 1^ Lettera Tessalonicesi, dice: “Avete imparato da Dio ad amarvi gli uni, gli altri”, cioè l’amore che Dio ha per noi è il modello per il nostro amore verso il prossimo. Le caratteristiche principali di questo sono:

— È un amore disinteressato, non ha secondi fini. Dio non ci ha amati perché ne fossimo degni, né perché fossimo amabili, né tantomeno per ricavarne qualche profitto.

— È un atto della volontà: non è, quindi, soltanto un sentimento o un’emozione, che sono sottoposti alla mutevolezza e all’incertezza tipiche della natura umana.

— È radicale, è un amore che va fino in fondo. Dio, per amore nostro, ha accettato l’incarnazione, la passione e la morte in croce.

 

 

VENERDI’ 7 GIUGNO: SACRATISSIMO CUORE DI GESU’ ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: S. Antonio M. Gianelli

Una scheggia di preghiera:

 

NEL TUO CUORE MISERICORDIOSO TROVO RIFUGIO.

 

HANNO DETTO: Quando qualcosa non va, bisogna sorridere: è tanto facile e aggiusta tante cose. (Guido di Lariguadie)

SAGGEZZA POPOLARE: La lucerna senz'olio si spegne. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Zeus una volta ordinò a Prometeo di mostrare agli uomini le due vie: quella della libertà e quella della schiavitù. Egli allora rese la via della libertà all’inizio aspra e difficile da superare, ardua, senz’acqua, piena di rovi ed esposta ai pericoli da ogni parte. Alla fine, invece essa è una pianura uniforme, dotata intorno di sentieri, con un bosco pieno di alberi da frutto e corsi d’acqua, affinché l’angoscia approdi infine a una pausa [per coloro che respirano l’aria della libertà]. Lo stesso Prometeo rese invece la via della schiavitù all’inizio una pianura uniforme, con un aspetto dolce, impreziosita da bei fiori e molto raffinata, ma alla fine impraticabile, da ogni parte scoscesa e insormontabile. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Os 11,1.3-4.8c-9; Cant. Is 12,2-6; Ef 3,8-12.14-19; Gv 19,31-37

 

Vangelo Gv 19,31-37

Dal vangelo secondo Giovanni

Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.  Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo, infatti, avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto». Parola del Signore

 

“UNO DEI SOLDATI GLI COLPI’ IL COSTATO CON LA LANCIA E SUBITO NE USCI’ SANGUE ED ACQUA”.

Quando noi parliamo del cuore di Gesù, vogliamo arrivare all’intimo di Dio, della sua rivelazione. Anche San Giovanni nel raccontarci il fatto del soldato che colpisce il cuore di Gesù, non solo riferisce un atto di cui è testimone ma vuole indicarci che il cuore di Gesù è un cuore ferito per sempre dall’amore per gli uomini per i quali, attraverso la Chiesa egli continuerà ad effondere i suoi Sacramenti di amore e di salvezza. Oltre a questo, proviamo a fare ancora due semplici ma profonde riflessioni. Gesù ci ha detto che chi vede Lui vede il Padre quindi il cuore di Gesù è immagine del cuore del Padre. Noi spesso, vediamo in Gesù l’amore, il perdono e nel Padre la severità, la giustizia; il cuore di Gesù ci dice che il Padre è infinito amore e tenerezza: Dio non ha creato le cose per manifestare la propria grandezza, ma per amore di ciò che ha creato; il Padre non si è lasciato disilludere neppure dal peccato dell’uomo ma accettando le conseguenze della libera scelta umana ha fatto di tutto per venirgli incontro ed ha intessuto una intera storia di salvezza, e “nella pienezza dei tempi” ha mandato il suo Figlio che si è caricato del nostro male per inchiodarlo sulla croce e nella morte e, per ridarci la vita e l’amore del Padre, continua a donarcene i frutti attraverso i suoi Sacramenti.

 

 

SABATO 8 GIUGNO: CUORE IMMACOLATO DI MARIA

Tra i santi ricordati oggi: S. Medardo; S. Fortunato

Una scheggia di preghiera:

 

IL MIO CUORE, SIGNORE, SIA LUOGO DI CONTEMPLAZIONE DEI TUOI MISTERI.

 

HANNO DETTO: Non prendiamo tragicamente le cose semplici; semplifichiamo le cose tragiche. (Padre Foch)

SAGGEZZA POPOLARE: La verità è figlia del tempo. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: “Non conosco nessun vasaio”- disse la pignatta “sono nata da me stessa e sono eterna!”. “Povera sciocca, ti è salito il fango alla testa”.

PAROLA DI DIO: 2Tm 4,1-8; Sal 70; Lc 2,41-51

 

Vangelo Lc 2,41-51

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, i suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni, lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. Parola del Signore

 

“MARIA, SUA MADRE, SERBAVA TUTTE QUESTE COSE NEL SUO CUORE”.

Maria fa anche l'esperienza di perdere Gesù. È la stessa esperienza che faranno gli Apostoli quando si troveranno soli sul lago, in balia della tempesta, o, peggio ancora, nascosti nel cenacolo, vergognosi di quanto non hanno fatto durante la passione di Gesù e senza speranze per il domani. È la stessa esperienza che succede a volte anche nella nostra vita quando le vicende buie o dolorose sembrano farci sentire soli, abbandonati, angosciati. Il Vangelo ci presenta Maria in tutta la sua umanità, preoccupata di questo Figlio che, senza dir niente, si è allontanato. Ogni madre può capire che cosa voglia dire l’angoscia di cercare un figlio per tre giorni e lo stupore di scoprire un aspetto sconosciuto del proprio ragazzo. Anche noi, quando i figli ci sorprendono e ci rattristano, domandiamo: “perché?” e ci sentiamo in colpa anche senza volerlo dire. E soprattutto stentiamo a capire i figli quando cominciano a staccarsi da noi e a cercare la loro strada; e come ci conforta sentire Maria e Giuseppe uguali a noi!

Ma l’insegnamento che essi ci danno, la novità, è in questo “serbare nel cuore”: far tesoro delle esperienze dei figli, non considerarle ragazzate; rifletterci sopra, perché anche i bambini hanno qualcosa da insegnarci; attribuire loro importanza, anche quando ci sembrano sciocchezze, perché per loro non lo sono mai; dedicare tempo ai loro problemi. Ma per far questo ci vuole un “cuore immacolato”, cioè libero da preoccupazioni per falsi problemi: se siamo assillati dal lavoro, dal guadagno, dalla carriera, dal desiderio di “dare tutto ai figli” in termini di “cose” e non di attenzione, tempo, pazienza, continueremo a non capire e non ci sarà un vero posto per loro nel nostro cuore. E la stessa cosa succede anche nei confronti di Gesù. Certi silenzi del Signore che ci fanno soffrire, certe prove della nostra vita che sembrano incomprensibili e non coniugabili con un Dio che ci ama, solo in un cuore capace di amore silenzioso sanno trovare il loro posto.

 

 

DOMENICA 9 GIUGNO: 10^ DOMENICA ORDINARIA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: S Efrem

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', AIUTAMI A SEGUIRTI SEMPRE, ANCHE DURANTE LA PROVA.

 

HANNO DETTO: Nessuno possiede la vera gioia se non vive nella grazia. (San Tommaso d'Aquino)

SAGGEZZA POPOLARE: Mescolando acqua santa con terra santa si ottiene comunque fango. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Un eremita, dopo aver passato sessant'anni in un deserto appartato conducendo una vita assai mortificata, nutrendosi solo di legumi e di un'erba velenosa, si era scoraggiato al pensiero che non faceva nessuno dei miracoli attribuiti ai primi Padri. Aveva dunque deciso di lasciare il deserto e di andare in città per condurre una vita più comoda. Ma Dio vegliava e, prima che attuasse il suo piano, gli  mandò un angelo che gli disse: “Che cosa pensi e che cosa dici? Quali meraviglie  vuoi fare che superino il miracolo della tua vita? Chi ti ha dato la forza di resistere tanti anni in questo luogo? Chi ha benedetto l'erba velenosa di cui ti nutri e l'ha resa inoffensiva? Rimani nel luogo dove sei e chiedi a Dio che ti dia l'umiltà. “Fortificato dalle parole dell'angelo, l'eremita rimase in quel luogo fino al giorno della sua morte.

PAROLA DI DIO: Gen 3,9-15; Sal 129; 2Cor 4,13-5,1; Mc 3,20-35

 

Vangelo Mc 3,20-35

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù venne con i suoi discepoli in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «E' fuori di sé». Gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demoni per mezzo del principe dei demoni». Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: «Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in sé stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in sé stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro sé stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «E' posseduto da uno spirito immondo». Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre». Parola del Signore

 

“I SUOI PARENTI, USCIRONO PER ANDARE A PRENDERLO, POICHE’ DICEVANO: È FUORI DI SÉ”.

Nella vita sono tante le occasioni di amarezze e sofferenze profonde. Gesù non ce lo ha mai nascosto, e non ci ha neppure illusi dicendoci che con Lui la vita sarebbe diventata facile, anzi, ricordandoci che “il discepolo non è più del Maestro”, e parlandoci di quella croce da prendere per seguirlo, è stato chiaro con noi. E una delle amarezze più grandi che Lui ha subito è quella dell’incomprensione dei suoi cari. Qui sono proprio i parenti, i familiari che vengono per portarlo via dalla sua missione, in seguito saranno gli apostoli a non comprenderlo. E quello che fa ancora più male e denuncia la più assoluta incomprensione è che questi parenti lo fanno con le più buone intenzioni: la folla distrugge Gesù, non ha neanche tempo di mangiare, i capi che lo hanno già puntato, prima o poi gli faranno del male. La storia si ripete anche per noi. Quale amarezza quando è proprio la persona cara, quella con cui hai condiviso le cose più intime che non ti capisce, che ti dà del matto e che, qualche volta, ti tradisce. Ad esempio, quanti giovani uccisi nella loro fantasia da regole familiari ferree, o da genitori che vogliono il figlio a propria immagine e somiglianza, quante forme di potere occulto esercitare per ‘la salvaguardia del buon nome’, per la bella figura. Quante persone fatte passare per ‘matte’ solo perché l’amore per Dio le spingeva a compiere cose che altri non avrebbero mai fatto. A quasi tutti i santi è successo questo (ma saranno matti loro che erano felici o noi che siamo ‘equilibrati’, ma sempre arrabbiati?). Pensate: quel prete si interessa ai drogati, ai barboni, ce li porta sotto casa? Cerchiamo di farlo passare per matto, mettiamo su la nomina che è uno che frequenta certi giri… insinuiamo che, forse, anche lui…; quel gruppo ecclesiale, invece di trovarsi a parlare, a pregare, ha fatto scelte di servizio precise: “Ci danno fastidio, rovinano il buon nome della parrocchia: estraniamoli, tagliamo loro i ponti, lasciamoli morire di morte naturale”. Intendiamoci bene: Gesù non vuole insegnarci la pazzia come metodo; seguire Gesù non significa esaltarsi religiosamente al punto da perdere il senso della realtà, ma significa anche prendere sul serio la proposta di Cristo. Gesù si lascia “mangiare” dalle folle, come continuerà a farsi mangiare nell’Eucaristia. Il credente che vuol seguirlo sa di andare contro la mentalità del mondo e sa che troverà la persecuzione magari proprio da chi gli è più vicino, ma ha talmente nel cuore Gesù che anche in quel momento, soffrendo, è interiormente sereno.

 

 

LUNEDI’ 10 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Censurio

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, RENDICI PARTECIPI DELLA TUA SANTITA'.

 

HANNO DETTO: La gioia è il più bel grazie che si può dare a Dio.

SAGGEZZA POPOLARE: Il tempo perduto non si riacquista. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: La luna m’inchinò la lucciola-Sarà effetto dell'economia, ma quel lume che porti è deboluccio. - Sì – disse quella – ma la luce è mia. (Trilussa)

PAROLA DI DIO: 1Re 17,1-6; Sal 120; Mt 5,1-12

 

Vangelo Mt 5,1-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così, infatti, perseguitarono i profeti che furono prima di voi». Parola del Signore

 

“BEATI...”

“Santi, Beati”. Questi nomi fanno risuonare in me sensazioni diverse. Intanto una sensazione di gioia: Qualcuno ce l’ha fatta!

Si può entrare nel Regno dei Cieli, abbiamo dei compagni e degli intercessori che vedono Dio. Una sensazione di tremore: quando leggo di martiri coraggiosi, di esempi di vita donata, di sofferenze offerte per amore, mi sento estremamente piccolo. Una sensazione di riconoscenza a Dio che continua ad operare cose grandi nonostante la nostra povera umanità. E poi lo stupore di scoprire giorno per giorno che viviamo in mezzo ai santi. Sì, perché santi non sono soltanto quelli dei secoli passati, quelli delle canonizzazioni sontuose, quelli dei miracoli strabilianti ma santo è quel padre, operaio, che con fede lavora, ama la sua famiglia e dedica ancora del tempo ad andare ad aggiustare il rubinetto alla vecchietta; santi sono quei nonni che, trascurati dai figli, non lo fanno pesare né a loro né agli altri; santo è quel barbone che non ha niente ma divide i suoi pochi euro con uno che ha meno di lui... E, guarda un po’, santo puoi essere anche tu.

 

 

MARTEDI’ 11 GIUGNO: S. BARNABA AP.

Tra i santi ricordati oggi: S. Paola Frassinetti

Una scheggia di preghiera:

 

TUO È IL REGNO, TUA LA POTENZA E LA GLORIA NEI SECOLI.

 

HANNO DETTO: Vi è una relazione intima tra gioia e speranza. Mentre l'ottimismo ci fa vivere come se presto un giorno le cose dovessero andare meglio per noi, la speranza ci libera dalla necessità di prevedere il futuro e ci consente di vivere nel presente, con la profonda fiducia che Dio non ci lascerà mai soli, ma adempirà i desideri più profondi del nostro cuore. (Henri Nouwen)

SAGGEZZA POPOLARE: Alberi e figli si raddrizzano solo quando sono piccoli. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Un giorno una pulce, con un balzo, andò a finire sul dito del piede di un atleta ammalato e, saltando, gli diede un morso. L’atleta, irritato, si preparò a schiacciare la pulce con le unghie, ma quella, preso lo slancio e spiccato uno dei suoi soliti salti, si allontanò ed evitò così di morire. Allora l’atleta prese a lamentarsi: «Eracle – disse – se mi offri questo sostegno contro una pulce, come mi aiuterai contro i miei avversari?». La favola insegna dunque che anche noi non dobbiamo invocare subito gli dèi nelle situazioni meno importanti e prive di rischi, ma per le necessità più pressanti. (Esopo)

PAROLA DI DIO: At 11,21b-26; 13,1-3; Sal 97; Mc 12,13-17

 

Vangelo Mc. 12,13-17

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo mandarono da lui alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

Parola del Signore

 

"RENDETE A CESARE CIÒ CHE È DI CESARE E A DIO CIÒ CHE È DI DIO".

Quando si tratta di interessi, di soldi, siamo in gamba a far dire a Gesù anche quello che non ha detto. Questa frase a volte è stata interpretata come principio di divisione tra ordine materiale e ordine spirituale, come a dire: Dio lo chiudiamo bene in chiesa e fuori usiamo le tecniche del mondo. Per capire bene la frase di Gesù, bisogna ricordare che l'immagine impressa sulla moneta è il sigillo di appartenenza a Cesare: chiunque possiede o, meglio, è posseduto da tale moneta, gli appartiene, perché in essa si esprime il volto palpabile e concreto del dio dominatore di questo mondo. Ma, secondo Gesù, l'uomo non può servire a due padroni (Mt. 6,24), quindi è solo liberandosene che l'uomo esce da questa schiavitù, ritrovando la piena dignità di figlio di Dio e può finalmente rendersi a Dio, fonte della sua libertà. Tutto è per l'uomo, se l'uomo è per Dio e trova in Lui solo il proprio volto: quel volto che Cristo ha rivelato.

 

 

MERCOLEDI’ 12 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Onofrio; S. Gaspare Bertoni

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI AMORE PER REALIZZARE I TUOI COMANDAMENTI.

 

HANNO DETTO: Mi domando: qual è stata la gioia più bella che io ho provato nella mia vita? E credo che la risposta sia: quando sono riuscito a fare felice qualcuno. Dona gioia a una persona e la ritroverai moltiplicata sul volto dell'altro. (Ermes Ronchi)

SAGGEZZA POPOLARE: Il calore del letto non cuoce i fagioli. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Un sant'uomo era molto angustiato dal comportamento del suo giovane vicino, che conduceva una vita dissoluta, nell'ozio e nella crapula. Un giorno si decise ad intervenire. Andò dal vicino e gli fece una predica coi fiocchi. Ma il giovane non gli diede il minimo ascolto. Allora lo minacciò: - Andrò a lamentarmi della tua condotta con il sultano. - Fa' come vuoi. Il sultano mi protegge e non muoverà dito contro di me. - In tal caso ne parlerò con il Creatore! Il giovane si strinse nelle spalle e il sant'uomo se ne andò amareggiato. Passò del tempo e la condotta del giovane peggiorò al punto che tutto il vicinato protestava e si lamentava. Il sant'uomo sentì nuovamente il dovere di avvicinare il giovane. Ma mentre si recava da lui, udì una voce dall'alto intimargli: - Lascia tranquillo il mio amico! Tremante di stupore, il sant'uomo incrociò poco dopo il giovane. - Che ti è accaduto, vecchio? - gli chiese costui. - Non posso farti alcun rimprovero, ma devo assolutamente dirti quel che mi è capitato - rispose il sant'uomo. E gli narrò l'accaduto, dicendogli ciò che gli aveva intimato la voce. Il giovane disse soltanto: - Se è mio amico, gli darò tutto ciò che possiedo. E di punto in bianco cambiò vita.

PAROLA DI DIO: 1Re 18,20-39; Sal 15; Mt 5,17-19

 

Vangelo Mt 5,17-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi, dunque, trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO AD ABOLIRE LA LEGGE O I PROFETI MA PER DARVI COMPIMENTO”.

Dio, durante l’Esodo, aveva fatto dono ad Israele della Legge. Essa non era un giogo che il Padrone metteva sulla schiena del suo servo per poterlo comandare, era invece una grazia che permetteva al popolo di realizzarsi come popolo di Dio. I comandamenti, anche oggi, più che un’imposizione, sono una legge di libertà. Ma come sempre, quando ci sono delle leggi c’è il pericolo che anche una legge buona, nella sua interpretazione e applicazione diventi una legge pesante. Le leggi di Dio erano state appesantite dalle tradizioni degli uomini al punto tale che si era perso il genuino senso della Legge. Gesù viene non per modificare la Legge, vanificarla, dare leggi nuove, ma per purificarla, farla ritornare alla sua origine, motivarla: i comandamenti non hanno senso se non sono vissuti nella dimensione dell’amore, un amore che viene da Dio, che è risposta dell’uomo, che è rispetto di sé stessi e dei propri valori. Faccio un esempio: c’è il comandamento di santificare le feste, se io lo vedo come imposizione pagherò “la tassa della domenica”, se lo vedo come dono, gioisco di poter lodare quel Dio che mi dona tutto e il tempo, che mi dà Gesù e la sua Parola, che mi fa riconoscere, con i fratelli, popolo di Dio in cammino verso Lui.

 

 

GIOVEDI’ 13 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Antonio da Padova

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, SEI LA VERA GIUSTIZIA MISERICORDIOSA.

 

HANNO DETTO: Manca la gioia? Pensa: c'è un ostacolo tra Dio e me: indovinerai quasi sempre. (Josemaría Escrivá de Balaguer)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi nasce è bello, chi si sposa è buono, chi muore è santo. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Tre amici, dopo aver abbracciato la vita monastica, si erano interrogati sull'opportunità di continuare l'esperienza. Due avevano deciso di interromperla per occuparsi il primo di riconciliare le persone che non andavano d'accordo, l'altro di visitare i malati; il terzo aveva deciso di rimanere nella vita solitaria. I due primi, ben presto delusi della loro esperienza di vita attiva, ritornarono a trovare l'amico eremita, e gli parlarono dei disinganni e delle delusioni provate. L'eremita, dopo essere rimasto un po' in silenzio, prese dell'acqua in una brocca, esortando gli amici a versarla in un catino e a guardarla. In un primo momento essi, data l'agitazione dell'acqua, non videro nulla, ma quando questa fu immobile, vi scorsero i loro volti perfettamente riflessi.  L'eremita commentò questa azione simbolica: - Chi è in mezzo agli uomini non può, a causa dell'agitazione del mondo, vedere i propri peccati; se invece rimane nel deserto, può dalla conoscenza di sé stesso giungere alla visione di Dio.

PAROLA DI DIO: 1Re 18,41-46; Sal 64; Mt 5,20-26

 

Vangelo Mt 5,20-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geenna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». Parola del Signore

 

“SE LA VOSTRA GIUSTIZIA NON SUPERERÀ QUELLA DEGLI SCRIBI E DEI FARISEI, NON ENTRERETE NEL REGNO DEI CIELI”.

Ma, quante giustizie ci sono? La giustizia è una sola, solo Dio è il Giusto. Gli uomini guardando a Lui, da Lui dovrebbero imparare la giustizia. Gli scribi e i farisei pensavano di essere giusti se osservavano la legge, in quanto dono di Dio. Però mancava loro una cosa, riconoscere che alla base di ogni atto di giustizia deve esserci la misericordia che c’è in Dio. Se ci si ferma alla legge c’è una giustizia solo formale, esteriore, che spesso rischia di non tener conto delle persone, che è solo osservanza esteriore, che si presta a tutti gli inghippi degli uomini. Gesù, con la legge dell’amore di Dio e del prossimo supera ogni formalismo ed esteriorità e ci aiuta a diventare giusti, non perché persone strettamente osservanti, ma perché capaci di avere un cuore che diventa grande a imitazio­ne del cuore di Dio.

 

 

VENERDI’ 14 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Valero e Rufino; S. Metodio

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICACI O SIGNORE E CON GIOIA E RICONOSCENZA VEDREMO I TUOI DONI.

 

HANNO DETTO: Le piccole gioie, non quelle grandi, ci servono da sollievo e da conforto quotidiano. (Hermann Hesse)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi serve a corte nel pagliaio muore. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Demostene, quando gli fu rimproverato di essere fuggito dalla battaglia, rispose che chi fugge può combattere un’altra volta.

PAROLA DI DIO: 1Re 19,9a.11-16; Sal 26; Mt 5,27-32

 

Vangelo Mt 5,27-32

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio». Parola del Signore

 

“CHIUNQUE GUARDA UNA DONNA PER DESIDERARLA, HA GIÀ COMMESSO ADULTERIO CON LEI NEL SUO CUORE”.

Può sembrare un insegnamento impossibile quello del vangelo di oggi, e i ricercatori del peccato, su questa frase hanno costruito tutta una morale fatta di limiti e di paure. E pensare che Gesù dice frasi come questa per liberarci dalla paura e dalla schiavitù della legge!

Gesù non vuole negare la natura umana. Se ad un bambino goloso di dolci tu metti davanti una bella torta è automatico che gli venga l’acquolina in bocca. Questo non è né male né bene, è fisiologico. Se però tu hai criterio e una scala di valori, allora indirizzerai, magari con fatica, i tuoi istinti verso quei valori. Quando vedo una bella donna o un bell’uomo, non posso non sentire un’attrattiva o un interesse, ma se credo ai valori della famiglia, delle mie scelte, allora saprò indirizzare anche il mio cuore. Se riesco a fare questo, allora nulla mi scandalizzerà più. Se vedo la mia e l’altrui persona non come oggetto di possesso ma come un fratello o una sorella, figli di Dio, amati da Lui, tempio dello Spirito, ecco che nasce in me la forza per superare l’istintuale ed anche la morale non è più: “non devi mangiare la torta”, “devi sacrificarti perché c’è un divieto”, ma diventa: “gioisco per i doni che ho e che Dio ha fatto al mio fratello e alla mia sorella e liberamente e gioiosamente mi costruisco sui veri valori che Dio mi ha dato”.

 

 

SABATO 15 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Vito; S. Bernardo da Mentone

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO, FACCI VEDERE IL BENE ATTORNO A NOI.

 

HANNO DETTO: La gioia è facile ai buoni; sempre si trova sul loro cammino; ed essi non hanno bisogno di andarne alla caccia, di cercarla. La gioia muove loro incontro. (Theodore Francis Powys)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi sta vicino al sole non sente il freddo. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Una volta una pulce dava un gran fastidio a un uomo, che, dopo averla catturata, le urlò: «Chi sei tu che sei andata in giro a cibarti per tutto il mio corpo, pizzicandomi alla cieca e facendomi torto?». Quella, a sua volta, gli rispose, urlando: «Questo è il nostro modo di vivere, non uccidermi; non posso, infatti, procurarti un gran male». L’uomo rise e le parlò in questo modo: «Adesso ti ucciderò con le mie stesse mani; infatti, bisogna assolutamente fare in modo che non si produca alcun genere di male: né grande né piccolo». (Esopo)

PAROLA DI DIO: 1Re 19,19-21; Sal 15; Mt 5,33-37

 

Vangelo Mt 5,33-37

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno».  Parola del Signore

 

“SIA IL VOSTRO PARLARE SÌ, SÌ; NO, NO”.

Questa frase di Gesù non solo ci invita alla sincerità, all’evitare le bugie, ma anche ad usare bene del nostro modo di parlare e di porci davanti agli altri. Vi sono parole che sono proiettili, altre che sono carezze; parole che son pietre, altre che danno la scossa all’anima. Sono le parole della felicità. Come queste: “Ti voglio bene; mi vai simpatico; mi piaci quando ridi; come ti senti? raccontami; andiamoci a prendere un gelato; cosa ne pensi? puoi dire tutto quello che vuoi; mi piaci come sei; che cosa ti ha fatto arrabbiare? dimmi se ho sbagliato; non prendertela; coraggio; la prossima volta andrà meglio...”.

 

 

DOMENICA 16 GIUGNO: 11^ DOMENICA ORDINARIA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Quirico e Giuditta; S. Aureliano

Una scheggia di preghiera:

 

VENGA IL TUO REGNO.

 

HANNO DETTO: La gioia non è nelle cose, è in noi. (Richard Wagner)

SAGGEZZA POPOLARE: Fatti una buona nomea, che poi potrai anche fare lo scassinatore. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Un ufficiale si sforzava di persuadere Metello a prendere d'assalto una fortezza, asserendo che l'impresa sarebbe costata al massimo una decina di morti. Il generale romano domandò: “E tu vorresti essere uno di questi dieci?”

PAROLA DI DIO: Ez 17,22-24; Sal 91; 2Cor 5,6-10; Mc 4,26-34

 

Vangelo Mc 4,26-34

Dal vangelo secondo Marco.

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga, e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa. Parola del Signore

 

“IL REGNO DI DIO È COME UN UOMO CHE GETTA IL SEME IN TERRA; DORMA O VEGLI, DI NOTTE O DI GIORNO, IL SEME GERMOGLIA E CRESCE; COME, EGLI STESSO NON LO SA”

Gesù ha seminato il Regno: è Lui stesso questo seme; lo ha irrigato nel suo sangue ed ora questo seme cresce secondo i tempi di Dio. Quando un contadino semina è importante che il seme sia buono, che il terreno sia ben preparato, che le stagioni seguano il loro corso. Non è importante che il contadino stia giorno e notte a guardare il seme. Così è anche per noi: fidiamoci di Dio più che di noi stessi. È inutile pensare di essere noi a salvare il mondo, al massimo possiamo essere un tramite. Preghiamo qualche volta così: “Signore, che io almeno non sia un ostacolo alla venuta del tuo Regno”.

 

 

LUNEDI’ 17 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Nicandro e Marciano; S. Raniero

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, GESU', A GUARDARE A TE PER COMPORTARCI COME TE.

 

HANNO DETTO: La gioia vera è l'incontro con qualcuno che ci ha fatti sentire amati nel profondo. (Ernesto Olivero)

SAGGEZZA POPOLARE: La figlia di una gatta se non morde graffia. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Una bimbetta si trovava con il nonno accanto ad un vecchio pozzo. Avevano appena calato un secchio e attinto dell'acqua per dissetarsi. - Nonno - chiese la bambina -" dove abita Dio? Il vecchio sollevò da terra la nipotina e la affacciò all'orlo del pozzo. - Guarda giù - le disse - e dimmi cosa vedi. - Vedo un riflesso di me stessa - rispose la bambina. - Ebbene, Dio abita lì - disse il nonno. - Vive dentro di te.

PAROLA DI DIO: 1Re 21,1b-16; Sal 5; Mt 5,38-42

 

Vangelo Mt 5,38-42

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle». Parola del Signore

 

“SE UNO TI PERCUOTE LA GUANCIA DESTRA, TU PORGIGLI ANCHE L’ALTRA”.

“Mi sono stufato di prendermele sempre. Cerchi di porgere l’altra guancia e giù schiaffoni, ti rendi disponibile a perdonare e gli altri ne approfittano. Ma, un tipo di religiosità così non è Dio premi i buoni e dia una bella strigliata ai cattivi?

E perché Dio permette che il giusto e il povero (suoi amici) soffrano e patiscano come e a volte molto di più del ricco e del cattivo?

Una santa, leggendo la passione di Gesù, le vite dei santi e dei martiri, diceva a Dio nella sua preghiera: “Se i tuoi amici li tratti così, capisco perché ne hai così pochi!”

Eppure, Dio è così! Ed è così per amore. Egli vuole offrire al malvagio la possibilità della conversione e al giusto la possibilità della purificazione e dell’amore. Imitare quel modello significa per il cristiano dare significato anche alla sofferenza e attraverso l’amore offrire sempre all’altro, anche al nemico, la possibilità di una prospettiva diversa.

 

 

MARTEDI’ 18 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Leonzio; S. Calogero

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI A VEDERE NEL NOSTRO PROSSIMO IL FRATELLO E NON IL CONCORRENTE.

 

HANNO DETTO: Ci vuole più sforzo per conquistare anche solo una piuma delle ali dell'uccello della gioia, che per lasciarsi trascinare dalla corrente del dolore. (Raudive Zenta Maurina)

SAGGEZZA POPOLARE: Il tentare non nuoce: senza l'amaro non si prova il dolce. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Una dama interpellò San Francesco di Paola per sapere se la morale cattolica permettesse il belletto. Il santo che non era affatto privo di spirito rispose : “Alcuni moralisti lo condannano, altri lo tollerano; io credo che dobbiamo scegliere una via di mezzo: lei lo adoperi pure, ma su una guancia sola.

PAROLA DI DIO: 1Re 21,17-29; Sal 50; Mt 5,43-48

 

Vangelo Mt 5,43-48

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola del Signore

 

“AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI”

Si può amare un nemico? uno che ti sta distruggendo la vita, che ti denigra davanti agli altri, che sta uccidendo un tuo caro?

Se noi pensiamo che amare sia avere sentimenti di benevolenza, sia sentire il cuore battere di affetto, la risposta è no!

È normale che, se uno ti sta facendo del male, tu senta in tutto te stesso non solo il bisogno di difenderti ma anche la repulsione e l’avversione verso di lui. Amare il nemico allora può forse essere riuscire a trattenere l’ira e la voglia di vendicarsi?

Chi riesce a far questo ha già fatto un grosso passo. Gesù ci indica però un’altra strada, rispettosa della nostra umanità, ma nello stesso tempo trascendente le semplici pulsioni dei sentimenti. Si tratta di vedere il prossimo e anche il nemico con gli occhi di Dio. Tu hai davanti un uomo, un figlio di Dio, peccatore come te, amato da Lui. Tu non sei il suo giudice, il giudizio spetta a Dio. Tu devi difenderti e difendere dal male ma non puoi non vedere in lui un fratello. Tu sei responsabile anche della sua salvezza. L’amore del nemico è allora una lunga strada da parte del credente per somigliare a Dio e a Cristo che sulla croce prega per i suoi persecutori e che regala sua Madre Maria, come Madre di chi lo sta mettendo in croce.

 

 

MERCOLEDI’ 19 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Romualdo; Ss. Gervasio e Protasio

Una scheggia di preghiera:

 

NON PERMETTERE, SIGNORE, CHE LA TUA PAROLA PASSI SU DI NOI SENZA MUTARCI IN TE.

 

HANNO DETTO: È un errore credere di aver fatto fortuna se non si sa goderne. (Luc de Vauvenargues)

SAGGEZZA POPOLARE: La mamma e la gioventù si apprezzano quando non ci sono più. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Un fannullone sedeva un giorno sull'uscio di casa, annoiandosi a morte. È questo sole che mi opprime - pensava. - Se Allah mandasse la pioggia mi divertirei ad ascoltarne la voce! Allah lo accontentò. Per un po' l'uomo sorrise alla novità, ma poi ripiombò nella noia. Gli venne il desiderio del vento, che scuote alberi e uomini.  Allah lo accontentò di nuovo.  Ma dopo un attimo di soddisfazione, il fannullone riprese a lagnarsi. - Vorrei vedere la neve che tutto trasforma col suo candido manto! Allah esaudì ancora il suo desiderio. Dopo qualche istante di stupore, l'uomo riprese ad annoiarsi. Poi, vincendo con sforzo la pigrizia, si alzò per recarsi da un amico che faceva il sarto. - L'esistenza non è forse insopportabile? - gli chiese - Tutto stanca. Il cielo azzurro, la pioggia, la neve. Che potrei chiedere ad Allah? Il sarto, indaffaratissimo a tagliare un abito, senza alzare gli occhi rispose: - La voglia di lavorare. Chi lavora ha la noia in pugno. Con un colpo di forbici la può recidere quando vuole, sia che piova, nevichi o splenda il sole.

PAROLA DI DIO: 2Re 2,1.6-14; Sal 30; Mt 6,1-6.16-18

 

Vangelo Mt 6,1-6.16-18

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto, e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà». parola del Signore

 

“IL PADRE TUO CHE VEDE NEL SEGRETO TI RICOMPENSERA”.

Tutti, guardando a Gesù hanno cercato di incasellarlo secondo i propri criteri e le proprie mire. Non molto tempo fa, e ancora oggi alcuni movimenti tengono fede a questa ideologia si è cercato di fare di Gesù un rivoluzionario. Se con onestà guardiamo ai vangeli Gesù non fu un rivoluzionario politico. Durante la sua vita, alla sua morte e risurrezione e anche dopo con i primi cristiani Roma ha continuato nella sua politica di occupazione, Erode si è tenuto il suo piccolo spazio di potere. Non è stato neppure un gran rivoluzionario religioso se i maggiorenti ebrei sono riusciti a metterlo in croce, se hanno continuato nelle loro credenze e ipocrisie, se si sono scrollati di dosso con qualche semplice colpetto gli apostoli e i primi credenti. Ma se guardiamo al cuore dell’uomo certamente Gesù è il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Prendiamo il vangelo di oggi: contro tutti gli usi dei suoi tempi Gesù propone una religiosità che privilegia l’intenzione sulla stessa opera esteriore. Nella vita cristiana al primo posto viene la fede che agisce attraverso la carità. Dio guarda il cuore delle persone e non le esteriorità. È finito il tempo del Dio che si accontenta di qualche candela, di offerte esteriori, di riti e cerimonie, Dio guarda che cosa c’è dietro. Dio vuole adoratori in spirito e verità, cioè, esecutori della sua volontà, servitori lieti del suo piano di salvezza. E ditemi che questa, se presa sul serio, non è una rivoluzione!

 

 

GIOVEDI’ 20 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Giovanni da Matera

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', PREGHI IN ME E PER ME.

 

HANNO DETTO: La gioia di vivere è la più grande potenza cosmica. (Teilhard de Chardin)

SAGGEZZA POPOLARE: Meglio consumare scarpe che lenzuola. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Le rane, che soffrivano per l’anarchia in cui si trovavano, inviarono ambasciatori da Zeus e lo pregarono di concedere loro un sovrano. Il dio, conoscendo la loro semplicità, gettò nello stagno un pezzo di legno. Dapprima le rane furono spaventate dal rumore e si immersero nelle profondità dello stagno. Successivamente, tuttavia, poiché il legno non si muoveva, tornarono in superficie e lo disprezzarono a tal punto che salivano su di esso e ci si accomodavano sopra. Contrariate di avere un simile re, andarono per la seconda volta da Zeus e lo pregarono di concedere loro in sostituzione un altro sovrano, poiché il primo era troppo pigro. E Zeus, spazientito, inviò loro un serpente d’acqua, da cui furono catturate e mangiate. La favola dimostra che è meglio avere sovrani pigri ma non malvagi che dinamici ma cattivi. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Sir 48,1-14; Sal 96; Mt 6,7-15

 

Vangelo Mt 6,7-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome,  venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti  come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi, infatti, perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi, ma, se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore

 

"PREGANDO POI NON SPRECATE PAROLE COME I PAGANI I QUALI CREDONO DI VENIR ASCOLTATI A FORZA DI PAROLA"

"La preghiera perfetta non consiste di molte parole ma nel fervore del desiderio che innalza i cuori a Gesù.

Gesù ci ha scelti per essere anime oranti. il valore delle nostre azioni corrisponde esattamente al valore della preghiera che facciamo e le nostre azioni sono fruttuose solamente se sono l'espressione vera di d'una preghiera sincera. Dobbiamo fissare il nostro sguardo su Gesù e se operiamo assieme a Lui faremo tutto nella maniera migliore. Siamo angosciati e irrequieti perché cerchiamo di operare da soli, senza Gesù. Spesso le nostre preghiere non producono risultato perché non abbiamo fissato la mente e il cuore su Gesù, attraverso cui le nostre preghiere possono salire sino a Dio. Spesso uno sguardo profondamente fervoroso rivolto al Cristo potrebbe rendere molto più fervente la preghiera. "Io guardo lui ed egli guarda me": è la preghiera perfetta."

 

 

VENERDI’ 21 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Luigi Gonzaga; S. Rodolfo

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', POSSO ANCORA, OGGI, SERVIRE IL MIO PROSSIMO.

 

HANNO DETTO: Si possiede una fortuna immensa, quando si è capaci di fiorire. (G.B. Shaw)

SAGGEZZA POPOLARE: Nelle burrasche si riconosce la qualità del pilota. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Luigi XIV si meravigliava che il pubblico applaudisse tanto una commedia empia, mentre poi si indignava per il 'Tartufo'. Il principe di Condè spiego: “Sire, la commedia applaudita offende Dio, mentre il 'Tartufo' offende i bigotti”.

PAROLA DI DIO: 2Re 11,1-4.9-18.20; Sal 131; Mt 6,19-23

 

Vangelo Mt 6,19-23

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso, ma, se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!». Parola del Signore

 

“SE LA LUCE CHE È IN TE È TENEBRA, QUANTO GRANDE SARÀ LA TENEBRA!”.

Invece di domandarci: “Perché vivere?”, è meglio domandarci: “Per chi vivere?”

Nella risposta a questa domanda, infatti, troviamo anche la risposta alla prima. L’Abbè Pierre, uno dei personaggi più noti ed amati dai francesi, (già deputato, lasciò tutto per dedicarsi ai più miserabili), racconta: “Molti anni fa conobbi un ex detenuto che aveva passato gran parte della propria vita in carcere per aver ucciso il padre. Appena uscito di prigione voleva suicidarsi, e qualunque cosa gli avessi detto sarebbe stata inutile: l’avrebbe fatto. “Ho bisogno di te, del tuo aiuto” allora lo implorai. Aiutami ad aiutare gli altri, dobbiamo costruire la casa a chi non ce l’ha. Mi seguì, e alla fine mi confessò che voleva suicidarsi non perché era povero, ma perché non aveva una sola ragione per cui vivere. Il lavoro per gli altri gliela aveva data”.

 

 

SABATO 22 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Paolino da Nola; Ss. Giovanni Fisher e Tommaso Moro

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE, A RENDERE IL NOSTRO MONDO PIÙ UMANO.

 

HANNO DETTO: La gioia rende buoni, soltanto però le persone di natura nobile. L'egoista nella gioia diventa ancora più avido e dimentica che, oltre a lui al mondo esistono altri esseri affamati di gioia. (Raudive Zenta Maurina)

SAGGEZZA POPOLARE: In tempo di necessità ogni anfratto è un porto. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Un filosofo, osservando sua moglie gettare gli oggetti di casa, ritoccare i fiori nei vasi, rassettare la biancheria, pensò: «È ben vero che esistono due tipi umani: quelli che sanno usare le mani e quelli che sanno usare il cervello. Per fortuna io sono di questi ultimi». Poi la moglie morì, e nessuno ebbe più cura della casa del filosofo. Sulle prime egli non se ne dispiacque, perché nulla di quanto lo attorniava - pensava - poteva influenzare il suo pensiero. Ma sbagliava nel giudicare così. Perché le ragnatele, la polvere, il disordine fecero impallidire poco per volta la sua intelligenza, come se prima l'armonia di cui la moglie lo circondava ne fosse stata la vera radice. Il filosofo si ribellò a questa stupida ipotesi. Sinché una sera, non riuscendo più a cucire un'idea con un'altra, raccolse per terra un vasetto che la moglie aveva decorato con le sue mani. Guardandolo rifletté: «Quella donna aveva delle abili mani». Ma mentre diceva così i fiori che decoravano il vaso gli si depositarono in mano, vivi e profumati. Allora il filosofo - che, come tutti i filosofi, aveva grandi pensieri e piccoli sentimenti - capì che il lavoro della sua compagna, espresso dalle mani, era stato in realtà opera del suo cuore: un lavoro piccolo forse, ripetitivo, limitato, ma tale da fare da culla alla sua intelligenza. Il declino della sua mente era in verità iniziato quando il cuore di lei aveva cessato di battere.

PAROLA DI DIO: 2Cr 24,17-25; Sal 88; Mt 6,24-34

 

Vangelo Mt 6,24-34

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure, il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure, io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». Parola del Signore

 

“NON AFFANNATEVI DUNQUE DICENDO: CHE COSA MANGEREMO? CHE COSA BERREMO? CHE COSA INDOSSEREMO?”.

Le nostre città d’asfalto e di cemento sono l’immagine più appropriata del nostro cuore egoista. Viviamo in un universo chiuso, soffriamo la solitudine tra i grattacieli, sradichiamo gli alberi, inquiniamo l’aria con gli scarichi delle nostre industrie, formicoliamo nelle metropolitane, corriamo da un supermercato all’altro, con la tristezza di una vita tesa a far presto, a produrre, e a consumare, coi nervi a pezzi e la volontà di rifarci sugli altri alla prima occasione che ci capiti. Siamo massificati, integrati, svuotati, schiavi della macchina: una tana d’ominidi calvi, noiosi, e irrimediabilmente tristi. Signore, dove finirà la nostra corsa?

Nei frantumi di una sopravvivenza ibernata o nella pace dì un universo libero?

Aiutaci, Signore, a rendere il nostro mondo più umano, inceppa la nostra folle corsa, facci capire quanto sia monotono costruire, e vivere, questo nostro mondo alienato.

 

 

DOMENICA 23 GIUGNO: 12^ DOMENICA ORDINARIA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: S. Giuseppe Cafasso

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, GESU', OGNI COSA È VINTA.

 

HANNO DETTO: Che cosa può vedere più volentieri il Creatore di una persona felice? (Lessing)

SAGGEZZA POPOLARE: Una noce nel sacco non fa rumore. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Un tempo gli adulti portavano a passeggio i bambini più spesso dei cani. Forse, a pensarci bene, questo spiega molte cose.

PAROLA DI DIO: Gb 38,1.8-11; Sal 106; 2Cor 5,14-17; Mc 4,35-41

 

Vangelo Mc 4,35-41

Dal Vangelo secondo Marco

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Parola del Signore

 

PERCHÉ AVETE PAURA? NON AVETE ANCORA FEDE?

L’episodio di oggi si apre con una parola forte di Gesù e si chiude con una domanda dei discepoli, una domanda caratteristica del Vangelo di Marco: chi è questo Gesù che si comporta in questo modo?!
Non si può rispondere a questa domanda capitale se non si è disposti ad accogliere il comando di Gesù “passiamo all’altra riva!”, entriamo in una logica diversa … Sì, se vuoi capire chi è Gesù devi prima di tutto lasciare la “riva” sicura o comoda o già nota delle tue idee o i tuoi sentimenti per lui! 

Devi essere disposto a mettere in questione i dati acquisiti su di lui e … su di te. Accettare di aver paura, senza prenderti le conseguenze della paura, come fa lui che dorme nella tempesta!

Cosa può essere più grande della paura, al punto di non agire più spinto da essa?

Come mai Gesù può dormire, nonostante il frastuono del vento e delle onde?

Come si può farsi obbedire dal vento e dal mare?

La risposta la dà Gesù stesso, il contrario della paura non è il coraggio, ma la fiducia in Dio… se non funziona vuol dire che ancora non sei passato all’altra riva!

 

 

LUNEDI’ 24 GIUGNO: NATIVITA’ DI S. GIOVANNI BATTISTA

Tra i santi ricordati oggi: S. Teodolfo

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE DI RISPETTARE IL SENSO DI OGNI VITA.

 

HANNO DETTO: La gioia rende l’uomo socievole, il dolore lo allontana dagli altri. (CH. Hebbel)

SAGGEZZA POPOLARE: Non è povero chi rattoppa, ma chi non ha la toppa. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: La marchesa Groslier, che curava dei cagnolini assai graziosi, gemé: “Come vorrei che i cagnolini potessero parlare. Chi sa quante belle cose ci direbbero!”. La pittrice Lebrun obiettò: “Ma se parlassero potrebbero anche capire. E allora quante brutte imparerebbero da noi...”

PAROLA DI DIO: Is 49,1-6; Sal 138; At 13,22-26; Lc 1,57-66.80

 

Vangelo Lc 1,57-66. 80

Dal vangelo secondo Luca

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. Parola del Signore

 

“CHE SARA’ MAI DI QUESTO BAMBINO?”

Oggi si dice questa frase a proposito di Giovanni; il Vangelo se lo chiederà anche a proposito di Gesù. È il mistero che si compie ad ogni nascita: quale è il progetto che Dio ha su quel bambino? Riuscirà quest’uomo a realizzare il suo progetto? Ogni mamma, ogni papà, guardando il proprio figlio con preoccupazione, ma anche con speranza, ha dei progetti di bene per lui. Dio ha i suoi progetti per ogni uomo. È l’uomo che spesso non permette che questo avvenga. La scena di un film visto recentemente mi ha lasciato amareggiato perché mi ha richiamato a realtà con le quali spesso mi sono incontrato nel mio ministero di prete: una ragazza quindicenne viene portata in un ospedale per abortire. Tornata dagli amici scoppia in pianto dirotto. A quanti si affannano per consolarla, risponde con le lacrime che le rigano il volto: “Non piango per quello che ho fatto, ma perché non me ne importa proprio nulla”. Ecco due progetti di Dio non realizzati: una ragazza che piange perché si trova perfettamente vuota di tutto e una vita che non ha neppur potuto cominciare. Che cosa sarà di quest’uomo che Dio ha pensato fin dall’eternità?

In ciascuno di noi può emergere il Figlio di Dio che, come Maria, lascia manifestare in sé stesso le opere del creatore, oppure esserci il Caino che vede nell’uomo, magari nel fratello, un nemico.

Una realtà su cui riflettiamo troppo poco è la solidarietà che ci lega a tutta l’umanità sia nel bene che nel male. Ogni nostra parola o azione serve a migliorare o a peggiorare il mondo intero. Il bene come il male hanno ripercussioni infinite, sono come un sasso lanciato sulla placida superficie di un lago che crea una serie di ondate che si allargano senza fine.

 

 

MARTEDI’ 25 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Massimo; S. Prospero

Una scheggia di preghiera:

 

ESSERE DOVE SEI TU GESU', E LA NOSTRA VERA GIOIA.

 

HANNO DETTO: La gioia di vivere nasce nel momento in cui abbandoni la ricerca della felicità per tentare di donarla agli altri. (P.L. Dehon)

SAGGEZZA POPOLARE: Il bene vallo a cercare, per il male basta attendere. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Due rane abitavano in uno stagno. Ma dopo che il calore estivo lo essiccò, lo abbandonarono per andare alla ricerca di un altro stagno. Capitarono allora presso un pozzo profondo; quando lo videro, una rana disse all’altra: «Caliamoci insieme, cara, in questo pozzo». L’altra replicò con queste parole: «Se però anche l’acqua che si trova qui venisse meno, come potremmo risalire?». La favola dimostra che non bisogna procedere nelle situazioni senza la dovuta riflessione. (Esopo)

PAROLA DI DIO: 2Re 19,9b-11.14-21.31-35a.36; Sal 47; Mt 7,6.12-14

 

Vangelo Mt 7,6.12-14

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa, infatti, è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!». Parola del Signore

 

“ENTRATE PER LA PORTA STRETTA, PERCHE’ LARGA È LA PORTA E SPAZIOSA LA VIA CHE CONDUCE ALLA PERDIZIONE”.

Spesso i cristiani hanno paura di questa porta stretta. Perché?

Perché per loro questa porta significa rassegnazione, rinuncia, sottomissione, perché considerano il cristianesimo come una religione dalle leggi moraleggianti, da cui sono escluse gioia e libertà. Eppure, Gesù non è un padrone duro, che esige dall’umanità un cammino di sofferenza. Lui ha amato tanto sia noi personalmente che la nostra umanità che ha dato la sua vita. San Paolo, nella lettera agli Efesini dice: “L’amore di Cristo sorpassa ogni conoscenza”. Per mezzo di questo amore Gesù vuol liberare l’uomo dal male e dargli la sua gioia e la sua pace. La porta stretta, dunque, non è un invito alla sofferenza per la sofferenza ma un invito a capire l’amore vero che richiede di essere accolto e di essere donato. Per far questo occorre cambiare mentalità, modo di vivere, in cui la solitudine diventa essere con Dio, la superficialità profondità di vita, l’indifferenza scelte concrete in favore dell’altro, il disprezzo rispetto, il rancore si cambia in perdono . Sottomettersi a un Dio perfetto, piuttosto che rimanere schiavo dell’uomo e delle sue imperfezioni, è veramente un triste cristianesimo?

 

 

MERCOLEDI’ 26 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Giovanni e Paolo; S. Vigilio

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI ESSERE COERENTI A QUANTO DICIAMO DI CREDERE.

 

HANNO DETTO: Non chiamate gioia ciò che vi lascia amarezza nell'anima. (San Giovanni Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: Il ladro si sente sempre derubato. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Papa Giovanni XXIII, dopo aver indetto il Concilio, stentava alquanto a prender sonno. Ma un sonno molto distensivo sopraggiunse in seguito a questo soliloquio: “Giovanni, perché non dormi? Sei tu il Papa che governa la Chiesa, oppure è lo Spirito Santo? È lo Spirito Santo, no? E allora: dormi, Giovanni”.

PAROLA DI DIO: 2Re 22,8-13;23,1-3; Sal 118; Mt 7,15-20

 

Vangelo Mt 7,15-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete». Parola del Signore

 

"GUARDATEVI DAI FALSI PROFETI CHE VENGONO A VOI IN VESTE DI PECORE MA DENTRO SONO LUPI RAPACI. DAI LORO FRUTTI LI RICONOSCERETE."

Ci sono diversi tipi di persone che si presentano come profeti all'interno delle comunità cristiane. Provo ad enumerarne qualche categoria.

Il gruppo di coloro che sanno: hanno letto due righe di Bibbia, sono andati a sentire la conferenza del teologo che va per la maggiore, hanno fatto un po' di turismo religioso in qualche convento (magari alla riscoperta dei sapori genuini della cucina povera) e adesso si permettono di sproloquiare di tutto, di "dirigere anime", di guardare con autosufficienza gli altri. Un'altra categoria è quella degli ipocriti: a loro non interessa poi molto il religioso, a loro interessa emergere, essere sempre sulla cresta dell'onda, essere i rispettati, i primi della comunità, e se, per far questo, occorre cambiare bandiera a seconda di dove tira il vento, lo fanno trovando giustificazioni a tutto. Un'altra categoria è quella di coloro che sfruttano il religioso per far soldi o affari. Molte persone, pur di essere buone, sono disposte a lasciarsi spremere: basta dir loro la parolina giusta al momento giusto, basta saper fare piangere con parole suadenti. Un'altra categoria ancor più terribile è quella che Charles Peguy definisce così: "Poiché non hanno la forza di essere della natura, credono di essere della grazia. Poiché non hanno il coraggio del temporale, credono di essere entrati nella penetrazione dell'eterno. Poiché non hanno il coraggio di essere del mondo, credono di essere di Dio. Poiché non hanno il coraggio di scegliere uno dei partiti dell'uomo, credono di essere del partito di Dio, poiché non amano nessuno, credono di amare Dio". Come riconoscerli?

Dai frutti; ed anche qui faccio degli esempi: coloro che sanno tutto voglio vederli vivere quanto chiedono agli altri, all'interno della propria famiglia; gli ipocriti voglio misurarli sul valore che danno ad una amicizia quando questa non accresce il loro onore, anzi, magari lo mette in crisi davanti agli altri; coloro che spillano soldi voglio vedere, anche a distanza, se li usano davvero per i poveri o non per se stessi e per le strutture e quelli che si dicono di Dio, prima mi dimostrino di essere uomini veri.

 

 

GIOVEDI’ 27 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Cirillo di Alessandria; S. Arialdo

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI DI ESSERE IN COMUNIONE DI PREGHIERA CON TE PER FARE COME TE.

 

HANNO DETTO: La gioia di un cane portato fuori per la sua passeggiata rallegra gli angeli. (J. Bastare)

SAGGEZZA POPOLARE: Ognuno giudica col suo metro. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Un santo anacoreta viveva in uno spaventoso deserto ed era noto soltanto a Dio e agli angeli. Per attingere l'acqua, era costretto ad andare molto lontano; un giorno, stanco di fare un così lungo tratto, si disse: «Che bisogno c'è di faticare tanto? Mi farò una cella vicino alla sorgente». Fece ritorno, ma mentre camminava, si avvide che dietro a lui c'era qualcuno che contava i suoi passi.  Gli chiese chi fosse e gli fu risposto che era l'angelo del Signore, incaricato di contare i suoi passi e dargliene la ricompensa.  Allora l'anacoreta comprese, e pose la sua cella ancora più lontano, affinché il suo merito fosse accresciuto. (Migne, 100)

PAROLA DI DIO: 2Re 24,8-17; Sal 78; Mt 7,21-29

 

Vangelo Mt 7,21-29

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli, infatti, insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi. Parola del Signore

 

“NON CHIUNQUE MI DICE: SIGNORE, SIGNORE, ENTRERÀ NEL REGNO DEI CIELI”.

“Vede, padre, che ho ragione!

Lo dice anche Gesù. Io non vado in chiesa a biascicare Ave Marie e Padre nostri”, mi diceva un futuro sposo che stava scegliendo “un brano di Vangelo per il suo matrimonio”. Qui, Gesù non ci dice che non bisogna pregare (nel brano precedente del Vangelo ha appena insegnato il ‘Padre Nostro’), ci dice semplicemente che non basta aver detto delle preghiere per essere buoni e santi, che non basta scaricare i nostri problemi su Dio, anzi la preghiera deve renderci ancora più responsabili all’azione. C’è una preghiera falsa, fatta di parole vuote che Dio non ama. C’è la preghiera fatta solo per “dovere” che non è comunione di cuori e c’è invece una preghiera che informa e guida la nostra vita che è gradita al cuore del Signore. Il Signore non ci riconosce attraverso le parole che gli diciamo o diciamo di Lui. Ci riconosce unicamente se ci mostriamo “praticanti” della sua parola, soprattutto del suo comandamento dell’amore.

 

 

VENERDI’ 28 GIUGNO

Tra i santi ricordati oggi: S. Ireneo; S. Paolo I

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, SE VUOI PUOI PURIFICARMI.

 

HANNO DETTO: Trovare la propria gioia nella gioia di un altro, questo è il segreto della felicità. (Bernanos)

SAGGEZZA POPOLARE: Pure un calcio nel sedere fa fare un passo avanti. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Un leone, che aveva sentito una rana gracidare, si volse in direzione di quel rumore, pensando che ci fosse un grosso animale. Aspettò un po’. Come vide che la rana usciva dallo stagno, avvicinandosi a essa la schiacciò e le disse: «Ma guarda un po’! Sei così piccola e gridi così forte?». La favola è adatta per chi è loquace e non sa fare altro che parlare. (Esopo)

PAROLA DI DIO: 2Re 25,1-12; Sal 136; Mt 8,1-4

 

Vangelo Mt 8,1-4

Dal vangelo secondo Matteo

Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì. Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita. Poi Gesù gli disse: «Guardati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro». Parola del Signore

 

"SIGNORE, SE VUOI, PUOI SANARMI!"

Questo lebbroso che va da Gesù è consapevole di due cose: la gravità, la bruttezza, l'inguaribilità da un punto di vista umano della sua terribile malattia e la possibilità che ha Gesù, se lo vuole, di guarirlo. Potremmo dire che è un materialista ma pieno di fede ed è anche uno che non ha paura di chiedere. Tutto questo fa sì che lui il miracolo lo ottiene. "Tu, o Signore, puoi tutto. Se vuoi puoi far cessare le guerre, se vuoi puoi sanare gli ammalati. Se vuoi puoi cambiare il mio cuore (missione e miracolo ancora più arduo) da un cuore di pietra ad un cuore di carne capace di amare. Signore, se tu vuoi puoi guarirci, ma aspetti che anche noi lo vogliamo, e questo non sempre ci risulta facile. Noi, così capaci di vedere le nostre malattie fisiche, le cose che desideriamo, noi, sempre pronti con una lunga lista di richieste anche dettagliate e circostanziate, non siamo invece altrettanto capaci di vedere con chiarezza e nelle radici le nostre malattie interiori. Signore, aiutaci a vedere la lebbra che corrode il nostro cuore. La lebbra dell'insensibilità, dell'abitudine, dei luoghi comuni che impediscono un vero rapporto, la lebbra dell'egoismo, del denaro e dell'avere che comandano e mandano in putrefazione il nostro essere, la lebbra dell'uso affannoso del tempo per cose che possono non lasciarci tempo per Dio, per noi, per gli altri. Aiutaci,  Signore, a fare una buona diagnosi di noi stessi, a conoscere le cause del nostro male, a riconoscere sintomi e radici, e dopo questo aiutaci a chiedere e a chiedere al medico giusto. Tu non aspetti altro. Certo non usi la bacchetta magica, non sei una macchina a gettoni per facili miracoli. Ma io credo, o Signore, che il primo miracolo sarà già avvenuto quando avrò scoperto le radici del mio male, il secondo quando verrò da Te a chiederti la guarigione e allora Tu, potente Signore misericordioso, in qualche modo, ma nel modo più giusto per me, mi potrai guarire".

 

 

SABATO 29 GIUGNO: Ss. PIETRO E PAOLO AP.

Tra i santi ricordati oggi: S. Siro

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE.

 

HANNO DETTO: È utile saper scoprire motivi di gioia nelle azioni più semplici della vita, basta non ripiegarsi su sé stessi. (Francesco Faa di Bruno)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando il mare è calmo ogni fesso è marinaio. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: Durante uno dei quarti d'ora di furore, Napoleone minacciò la distruzione del papato. Il cardinal Consalvi calmo e sorridente rispose: “Non ci riuscirete maestà. A distruggere il papato non ci siamo riusciti noi preti, con i nostri errori e le nostre debolezze, in diciotto secoli e vorreste riuscirvi voi, da solo e in pochi anni?”

PAROLA DI DIO: At 12,1-11; Sal 33; 2Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19

 

Vangelo Mt 16,13-19

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Parola del Signore

 

“RISPOSE SIMON PIETRO: TU SEI IL CRISTO IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE”.

Certamente la festa di oggi ci riporta all’origine della nostra fede e ci invita a professare la stessa fede di Pietro  nel Cristo, il Figlio del Dio vivente, riconoscendo nel vescovo di Roma il successore di Pietro che garantisce l’unità dei credenti; certamente pensare a Paolo e al suo apostolato ci sprona a trovare l’entusiasmo per la testimonianza, ma questa festa può anche farci fare una riflessione piccola, che però ritengo importante e rasserenante. Si può essere santi ed avere idee diverse? 

Pietro e Paolo sono molto diversi, uno è un pescatore dalla cultura molto limitata, ma capace di concretezza, l’altro è un fine uomo di cultura, il primo manifesta i suoi sentimenti in modo evidente, l’altro li ha affinati alla luce dell’ebraismo, uno è credente, in cerca di un Messia che ancora non sa bene identificare, l’altro un integralista disposto ad uccidere pur di salvare il rigore della fede, uno ha la visione del Regno di Dio chiusa tra le mura del suo popolo l’altro sente l’urgenza della universalità. E questi due vengono anche a parole: Paolo in una delle sue lettere ci racconta del proprio rispetto nei confronti di Pietro e ci dice di essere andato a consultarlo per essere sicuro della fede che annunziava ma nello stesso tempo ci dice anche di essersi opposto a lui a viso aperto. Ecco allora la risposta alla nostra domanda: la santità non è uno stampino o una sopravveste uguale per tutti che possiamo indossare per essere tutti uguali davanti a Dio; l’unità non significa uniformità. Dio ci ama come siamo. Ognuno di noi è unico, ciascuno ha le sue radici, ognuno di noi è la storia dei propri avi, ognuno poi è stato forgiato dalla storia della propria vita, abbiamo ciascuno doni diversi, ciascuno di noi vive in situazioni diverse e con persone diverse e se Dio ama ciascuno in modo particolare anche la nostra risposta a Lui dovrà essere una risposta personale e particolare. La cosa che però ci accomuna è che vogliamo amare il Dio di Gesù al di sopra di ogni altra cosa. Puoi essere come Pietro, con un carattere impulsivo e riuscire a farti santo, puoi essere come Paolo e riuscire a farti santo nonostante la tua cultura, puoi sedere sul soglio di Pietro e cercare di farti santo come puoi essere casalinga sconosciuta e sapere che puoi amare Dio con tutto il tuo cuore. Nel cuore di Dio c’è spazio per tutti purché ci si senta amati da Lui e si voglia corrispondere a questo amore. E si possono avere anche idee diverse?

La fede è una, Pietro è segno e garanzia di unità, ma per tutto il resto Dio non ci chiedere di vendere la nostra testa e la nostra storia all’ammasso. Se si mantiene la carità e l’amore e non l’interesse personale, è addirittura un dono avere idee diverse perché esse ci possono spronare ad amare meglio sia il Signore che i fratelli.

 

 

DOMENICA 30 GIUGNO: 13^ DOMENICA ORDINARIA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Primi Martiri della Chiesa romana

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DONACI DI AVER FEDE IN TE.

 

HANNO DETTO: Più a fondo scava il dolore nel tuo essere, più gioia sarai capace di contenere. (Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: Vittoria senza sangue, onore di capitano. (Proverbio della Campania)

UN ANEDDOTO: In tanti dal ponte l'avevano vista cadere nei vortici del fiume. Ma solo un uomo si gettò, vestito com'era. Quell'uomo non sapeva nuotare, non era neppur tanto giovane e aveva una gamba di legno, ma s'era gettato in un impeto di rabbia nel vedere tanta indifferenza. Il fiume era gonfio, le vesti rosse della bimba apparivano e scomparivano e l'uomo si sentiva i polmoni riempirglisi d'acqua, ma a un tratto la sua gamba si conficcò nella sabbia del fondo e la bimba gli venne addosso, come un sughero lieve. Furono salvi. I figli di quell'uomo, la sera, gli si strinsero intorno ammirati e lo videro grande, grandissimo come era veramente. Gli altri uomini raccontarono la cosa ai loro figli. I figli non dissero nulla, ma in fondo a ogni loro cuore era nata una domanda: «Perché non tu, papà?»

PAROLA DI DIO: Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal 29; 2Cor 8,7.9.13-15; Mc 5,21-43

 

Vangelo Mc 5,21-43

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?» Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.  Parola del Signore

 

E VENNE UNO DEI CAPI DELLA SINAGOGA, DI NOME GIÀIRO...

Un’unica grande scena evangelica. Due storie di vita nelle quali la morte sembra essersi affacciata in modo drammatico e irreversibile. Quella del centurione che sovrintende agli affari della comunità di Cafarnao, conosciuto da tutti. Quella d’una povera donna senza nome e degna di nessuna attenzione. Cosa possono avere in comune queste due persone?

Solo la sofferenza del sentirsi entrambi morire? No, c’è qualcos’altro! 

C’è di mezzo anche una stessa chiarezza del cuore: quella di non rassegnarsi e di dover disubbidire alla paura di disturbare Gesù, di essere inopportuni e di non essere degni di rivolgersi a lui!

Di fronte a Gesù si incrociano così due diverse vicende umane e un’unica fiduciosa convinzione: Signore, tu puoi portare vita laddove io incontro e sperimento la morte! 

Questa è la fede che ha la forza di condurci oltre le nostre paure e di rimetterci in piedi nei cammini delle nostre vite.

     
     
 

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