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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO 2024

 

VENERDI’ 1° MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Felice III; S. Albino

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE A REALIZZARE I TUOI PROGETTI DI AMORE.

 

HANNO DETTO: Se la corrente ti sta portando dove vuoi andare, non discutere. (Isaac Asimov)

SAGGEZZA POPOLARE: Per questo mese ci accompagneranno proverbi dell'Ungheria. Chi ama i fiori non può essere cattivo. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: ERCOLE AL BIVIO: Nel cammino della vita si trovò davanti a due strade: una saliva in alto, tra sassi e spine; l’altra era piana, tra alberi e fiori. Ercole non sapeva quale scegliere. Ad aiutarlo nella sua scelta, dalla strada, che saliva, venne un giovane sereno, forte e, nello stesso tempo, semplice, che gli disse: — Vieni con me. Avrai da faticare, ma alla fine ti troverai contento. Ercole gli chiese:— Chi sei tu? Il giovane rispose:— Sono il Dovere! Anche dall’altra strada venne un giovane, grasso, dal volto appassito e dal gesto invitante. Disse: — Vieni con me. Non avrai da faticare; la tua vita sarà sempre un gioco e una festa. Ercole gli chiese: — Qual è il tuo nome? Il giovane rispose: — Io sono il Piacere! Ercole riprese: — Alla fine quale dono tu fai a chi ti segue? Poiché non ebbe risposta a questa domanda, ma solo un invito a godere, Ercole si decise per la difficile via del Dovere.

PAROLA DI DIO: Gen 37,3-4.12-13a.17b-28; Sal 104; Mt 21,33.45-46

 

Vangelo Mt 21,33-43. 45

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?».  Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri"? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare». Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo, ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Parola del Signore

 

C'ERA UN PADRONE CHE PIANTÒ UNA VIGNA POI L'AFFIDÒ A DEI VIGNAIOLI E SE NE ANDÒ.

Dio ha curato la sua vigna per affidarla alla sua creatura. Dio sogna. Dio persegue un progetto attraverso la storia. Non si tratta di un disegno preciso che Egli vuole eseguire nonostante l’opposizione degli uomini; è uno slancio che gli sgorga dal cuore, una proposta di gioia e di pace che Egli rivolge a favore della sua creatura. Dio sogna una alleanza tra sé e un  popolo al quale poter testimoniare tutta la sua bontà e la sua tenerezza e in cui i suoi doni potranno produrre frutti degni del donatore: questi uomini si ameranno come Lui li ha amati.

E  Dio non smette di sognare anche davanti ai reiterati ‘no’ dell’uomo, si spoglia di tutto davanti a loro, anche della sua vita purché gli uomini possano accogliere la sua salvezza. Non uccidiamo i sogni degli uomini, ma non uccidiamo soprattutto il sogno di Dio. Il suo sognare è la nostra vita e la nostra gioia.

 

 

SABATO 2 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Angela della Croce

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA' CHE SENTIAMO UNA PROFONDA NOSTALGIA DI TE.

 

HANNO DETTO: Il ringraziamento è il primo dei nostri doveri. (Sant'Ambrogio)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi guadagna tempo, guadagna vita. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: In un paese altamente sviluppato il governo ripristina il diritto, in linea con la libertà individuale, di circolare armati. L’industria dell’armamento privato giunge così ad una prosperità senza precedenti. I produttori rivaleggiano tra loro in fantasia e pubblicità per lanciare sul mercato armi sempre più perfette e sofisticate. La libertà di scelta del consumatore è veramente garantita. Per il nervosismo provocato, più nessun uomo, anche il più pacifico, e nessuna donna, anche solo moderatamente desiderabile, possono ragionevolmente arrischiarsi di scendere in strada, senza una o due armi da fuoco e qualche caricatore di riserva. Con questa sempre più fiorente industria delle armi tramonta in quel paese il tempo della disoccupazione e della miseria. Altre industrie periferiche nascono e tutte mostrano segni di un dinamismo eccezionale: l’industria dei giubbotti corazzati, dei caschi, degli stivali a rete metallica, delle maschere a prova di bomba, delle carrozzerie blindate, dei vetri antiproiettili. Conseguentemente è l’età dell’oro delle compagnie d’assicurazione e delle cliniche private. La scienza ne trae benefici; la chirurgia, la medicina e la psichiatria ottengono successi spettacolari. La sociologia, la demografia, la futurologia vedono aprirsi dinanzi orizzonti nuovi. Un ricercatore propone un nuovo stile di architettura per l’età della ‘segnaletica’: strade in curva, serrande d’acciaio, ecc. In dieci anni il reddito nazionale con l’industria delle armi raddoppia. Tutti i sogni possono essere soddisfatti, anche quello di un’egemonia mondiale. Dove ci porterà un simile sistema?

PAROLA DI DIO: Mi 7,14-15.18-20; Sal 102; Lc 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15,1-3.11-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci, ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore

 

“MI ALZERÒ, ANDRÒ DA MIO PADRE”

Oggi per riflettere, un pensiero poetico di don Luciano Mea: Non ci resta che una nostalgia. La nostalgia della casa paterna, del bene, del bello. L’odore del pane, il profumo di un giardino, dei mandorli in fiore. Del calore di un fuoco, del sorriso di un volto. Nostalgia arcaica e sempre nuova. Rumore di vento tra le fronde di un bosco, canto di un ruscello che corre tra i dirupi.  Sussurri di parole vere, labbra fresche da baciare, bambini da abbracciare.  Nidi da raccogliere e da posare con delicatezza tra i rami dell’albero, tramonti da contemplare, cieli stellati in cui spaziare. Nostalgia di cose semplici e quotidiane ma che riempiono il cuore di gioia e gli occhi di lacrime.  Nostalgia dei miei monti, di prati ricamati di fiori, dell’odore del fieno, di corse senza fine. Nostalgia di preghiera, di una Corona che scorre tra le dita mentre il fresco soffio del vento crepuscolare sussurra parole dolci e piene d’amore. Ti lascio paese lontano. Ti lascio la mia sete di potere, le parate dove primeggiare, le danze in maschera dove si celebra il culto dell’apparire, i soldi da contare, le bellezze artificiali delle tue donne. Torno a casa, alla mia casa. Torno dal Padre, al suo servizio, sotto il suo sguardo pieno di compassione e di amore. Torno al giardino, alle cose vere, ad un uscio che da sempre mi attende. Beata nostalgia, torno a casa.

 

 

DOMENICA 3 MARZO: 3^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Marino e Asterio; S. Cunegonda

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO AMORE, SIGNORE, MI LIBERA DA OGNI SCHIAVITU'.

 

HANNO DETTO: Se ci mostriamo riconoscenti per tutto ciò che abbiamo ricevuto da Dio, prepariamo alla grazia un posto più grande del nostro cuore ci rendiamo degni di riceverla con più abbondanza. (San Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: Colui che mente, ruba anche. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: La gente gli stava seduta intorno, e gli faceva domande. Le sue risposte erano bellissime. Quando gli altri ebbero esaurito le loro domande ci fu un lungo silenzio. Allora sentii la mia voce domandare: — Cos’è necessario che io sappia? Non rispose, ma mi fissò per qualche minuto. Poi le lacrime cominciarono a bagnargli il viso, e tuttavia pareva felice. Qualcuno mi suggerì: — Fagli un’altra domanda. No — disse lui. Questa è la migliore domanda. Ricordo il giorno in cui feci la medesima domanda al mio maestro, cinquant’anni fa, ed ero da poco entrato a far parte del Monastero. Ti dirò come rispose il mio maestro. Mi disse di rivolgere la stessa domanda a ciascun monaco. E così feci. Poi mi fece meditare per un anno, e riflettere in solitudine sulle risposte che avevo ricevuto. Poi mi fece imbarcare su una nave, per girare il mondo e domandare a tutti quelli che incontravo che cosa, secondo loro, fosse importante conoscere. Impiegai sei anni, e poi altri sei a riflettere in solitudine sulle risposte. Ecco come il mio maestro rispose a quella domanda. Di nuovo ci fu un gran silenzio. — Amico, — insistetti — ti prego, dimmelo tu cos’è necessario che io sappia. — Bene — rispose. — Se vuoi una risposta te la darò: è necessario conoscere Cristo.

PAROLA DI DIO: Es 20,1-17; Sal 18; 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25

 

Vangelo Gv 2,13-25

Dal vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli, infatti, conosceva quello che c’è nell’uomo. Parola del Signore

 

ALLORA FECE UNA FRUSTA DI CORDICELLE E SCACCIÒ TUTTI FUORI DEL TEMPIO, CON LE PECORE E I BUOI; GETTÒ A TERRA IL DENARO DEI CAMBIAMONETE E NE ROVESCIÒ I BANCHI, E AI VENDITORI DI COLOMBE

Perché Gesù se la prende così tanto con i cambiamonete e i venditori? Cosa c’è dietro questo gesto così forte del maestro?

Se c’è una cosa che Gesù non può accettare è ridurre la fede a uno scambio tra domanda e offerta, a un mercato del sacro dove si compra e si vende la salvezza. Gesù si arrabbia così tanto perché tutto questo deforma il volto di Dio, lo trasforma in un ragioniere pignolo che pesa sulla sua divina bilancia i meriti, le offerte, i sacrifici e le mortificazioni del popolo. Gesù annuncia un Dio diverso e proclama la sublime bellezza della gratuità e dell’amore che libera dalla schiavitù del merito.

La conversione urgente che tutti dobbiamo vivere in questo tempo di quaresima è esattamente questa: passare dal dio-ragioniere al Vangelo della grazia, dalle catene del merito alla libertà dell’amore. Solo così i nostri sepolcri ammuffiti potranno esplodere e splenderà in noi la bellezza del Risorto.

 

 

LUNEDI’ 4 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Casimiro; S. Giovanni A. Farina

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL MIO DIO, VIVO, OGGI.

 

HANNO DETTO: Non passa giorno senza che tu non contragga un gran debito verso Dio, per il bene che ti ha fatto in passato e per quello che continuamente ti fa. (Yussef Busnaya)

SAGGEZZA POPOLARE: Corvi con corvi non s'accecano tra loro. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Un asino sentì delle cicale cantare e fu preso da invidia per la loro bella voce; allora domandò che cosa mangiassero per emettere una tale melodia. Le cicale risposero: «Rugiada!». L’asino, aspettando la rugiada, morì consumato dalla fame. Così, anche coloro che coltivano desideri contro natura non conseguono l’obiettivo e vanno incontro alle peggiori sventure. (Esopo)

PAROLA DI DIO: 2Re 5,1-15a; Sal 41e 42; Lc 4,24-30

 

Vangelo Lc 4,24-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore

 

“TUTTI NELLA SINAGOGA SI LEVARONO E LO CACCIARONO FUORI DELLA CITTÀ”.

Un Dio cacciato fuori dalla sua Chiesa. Gesù viene esiliato dalla sinagoga, perché in quella sinagoga come in molte delle nostre chiese, Dio è prefigurato, racchiuso in codici, in tradizioni e quando si scopre che Egli è diverso da come lo avevamo concepito noi, la cosa più facile e più semplice è, allontanarlo.

Dio è sempre diverso dai nostri schemi. È il totalmente altro. È novità di vita, non codice fumoso, o riti, o morale. Nessuna religione può imprigionare Dio. Anzi, la religione deve aiutare l’uomo a riconoscere Dio, a rispettarlo nella sua essenza. Facciamo attenzione (perché questo rischio è anche per noi) a non cacciare Gesù dalla nostra vita, a causa delle nostre tradizioni religiose; vediamo di non sminuire né Lui, né il suo messaggio, accogliendo solo quello che di Lui ci fa comodo e non accogliendo l’integrità del suo Vangelo, correremmo il rischio di perdere Gesù e di restare con un feticcio di religiosità.

 

 

MARTEDI’ 5 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Teofilo; S. Adriano di Cesarea; S. Virgilio

Una scheggia di preghiera:

 

QUANTE VOLTE, SIGNORE, MI HAI PERDONATO!

 

HANNO DETTO: Ho sempre considerata l'ingratitudine come una delle più ignobili depravazioni dell'umana natura. (Massimo D’Azzeglio)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio non corre, ma non è mai in ritardo. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Da una lettera del famoso scrittore inglese Charles Dickens (morto nel 1870) a suo figlio: E ... con forza e con cordialità voglio attirare la tua attenzione sul valore inestimabile del Nuovo Testamento e t’invito a studiare questo libro come l’unica guida infallibile della vita. Ti ricordo anche di pregare la mattina e la sera. Io stesso l’ho sempre fatto durante tutta la mia vita e, come ricordi, quando eri bambino ho cercato di renderti il Nuovo Testamento comprensibile e particolarmente caro. Dio ti benedica. Tuo padre che ti vuole sempre bene. (Charles Dickens)

PAROLA DI DIO: Dn 3,25.34-43; Sal 24; Mt 18,21-35

 

Vangelo Mt 18,21-35

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Parola del Signore

 

“NON TI DICO FINO A SETTE VOLTE, MA FINO A SETTANTA VOLTE SETTE.”

Pietro, chiedendo a Gesù la misura del perdono, cerca il limite per la comprensione dell'altro. È una domanda che può apparire di buon senso e che comunque vuole superare l'istintivo occhio per occhio e dente per dente. Pietro è pronto a sopportare il torto subito più di quanto richiesto. Gesù però rispondendo abolisce ogni misura. Il perdono è come l'amore, senza limiti e senza confini. E impone a Pietro e ai discepoli di disporsi ad un perdono illimitato: settanta volte sette. Cioè sempre. Solo in tal modo si disinnesca il meccanismo che rigenera continuamente il peccato, la divisione e la vendetta tra gli uomini. Gesù, vedendo la perplessità di Pietro, parla di un re che fa i conti con i servi. Uno ha un debito catastrofico: diecimila talenti. Il servo abbozza una promessa che in verità non potrà mai mantenere. Questo servo non è una eccezione, è la norma. Tutti infatti siamo dissipatori di beni non nostri. Quel che abbiamo è frutto di grazia e dei talenti affidatici. Siamo perciò debitori, come quel servo, ed abbiamo accumulato verso il padrone un debito enorme. Gesù ce lo ricorda perché non guardiamo con durezza gli altri che domandano qualcosa. Noi che siamo rapidi a difendere noi stessi, sappiamo essere esigenti e inflessibili davanti alle richieste degli altri.

 

 

MERCOLEDI’ 6 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Marciano; S. Vittorino; S. Coletta Boylet

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', PRENDICI PER MANO E PORTACI AL PADRE.

 

HANNO DETTO: La felicità che diventa "grazie" e la migliore riconoscenza. (Lessing)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio ci fa piccini, ma ci permette di diventar grandi. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Una volta Rabbi Mardocheo era nella grande città di Minsk e spiegava la Scrittura davanti a diversi uomini di sentimenti ostili; questi lo derisero: — Con ciò il versetto non viene affatto chiarito — esclamarono. — Credete forse — ribatté egli — che io voglia chiarire il versetto del Libro? Quello non ha bisogno di chiarimento! Io voglio chiarire il versetto nel mio cuore! (M. BUBER)

PAROLA DI DIO: Dt 4,1.5-9; Sal 147; Mt 5,17-19

 

Vangelo Mt 5,17-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi, dunque, trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». Parola del Signore

 

NON SONO VENUTO AD ABOLIRE, MA A DARE PIENO COMPIMENTO.

Per rinnovare, svecchiare, la vita dei cristiani  non è necessario, abolire, buttar via il passato; non è dicendo “Quella è roba dell'Antico Testamento, tutta roba passata”, che si diventa cristiani moderni. Gesù ci dice che neppure una virgoletta della Bibbia dovrà essere abolita ma che tutto dovrà essere portato a compimento. Faccio un esempio: la definizione di “Dio degli eserciti” che troviamo sovente nell'antico Testamento ci può dare fastidio: Dio non è un guerrafondaio, non ci gode ad uccidere o far uccidere i nemici di Israele, ma non si tratta di abolire questo titolo ma di comprenderlo attraverso Gesù: Dio è Signore di tutto e di tutti, è Colui che entra nella storia per portare avanti il suo progetto di liberazione dell'uomo e arriva al culmine del suo progetto in Gesù, che con la sua vita, la sua croce, la sua risurrezione viene a dirci la potenza di Dio che ci salva donandoci tutto se stesso. Il 'compimento' di tutto è dunque Gesù che con sé stesso dà significato ad ogni pagine, riga dell'Antico Testamento, ed è solo con Lui che noi possiamo leggerlo, gustarlo, viverlo in sincerità e pienezza.

 

 

GIOVEDI’ 7 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Perpetua e Felicita; S. Gaudioso; S. Teresa M. Redi

Una scheggia di preghiera:

 

COME È BELLO, SIGNORE, STARE SEMPRE CON TE.

 

HANNO DETTO: Ognuno confronti quanto ha pregato nel momento della prova a quanto ha ringraziato quando le sue preghiere sono state esaudite. (Newmann Henri John)

SAGGEZZA POPOLARE: I libri sono maestri silenziosi. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Un giorno il saggio diede al discepolo un sacco vuoto e un cesto di patate. "Pensa a tutte le persone che hanno fatto o detto qualcosa contro di te recentemente, specialmente quelle che non riesci a perdonare. Per ciascuna, scrivi il nome su una patata e mettila nel sacco". Il discepolo pensò ad alcune persone e rapidamente il suo sacco si riempì di patate.
"Porta con te il sacco, dovunque vai, per una settimana" disse il saggio. "Poi ne parleremo". Inizialmente il discepolo non pensò alla cosa. Portare il sacco non era particolarmente gravoso. Ma dopo un po', divenne sempre più un gravoso fardello. Sembrava che fosse sempre più faticoso portarlo, anche se il suo peso rimaneva invariato. Dopo qualche giorno, il sacco cominciò a puzzare. Le patate marce emettevano un odore acre. Non era solo faticoso portarlo, era anche sgradevole. Finalmente la settimana terminò. Il saggio domandò al discepolo: "Nessuna riflessione sulla cosa?" "Sì Maestro", rispose il discepolo. "Quando siamo incapaci di perdonare gli altri, portiamo sempre con noi emozioni negative, proprio come queste patate. Questa negatività diventa un fardello per noi, e dopo un po', peggiora." "Sì, questo è esattamente quello che accade quando si coltiva il rancore. Allora, come possiamo alleviare questo fardello?" "Dobbiamo sforzarci di perdonare". "Perdonare qualcuno equivale a togliere una patata dal sacco. Quante persone per cui provavi rancore sei capace di perdonare?" "Ci ho pensato molto, Maestro, disse il discepolo. "Mi è costata molta fatica, ma ho deciso di perdonarli tutti".

PAROLA DI DIO: Ger 7,23-28; Sal 94; Lc 11,14-23

 

Vangelo Lc 11,14-23

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in sé stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in sé stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde». Parola del Signore

 

“CHI NON È CON ME È CONTRO DI ME. CHI NON RACCOGLIE CON ME, DISPERDE”.

Questa frase del Vangelo a prima vista sembra non piacerci: Gesù sembra un integralista e, lo sappiamo anche dai fatti recenti, tutti gli integralismi e specialmente quelli religiosi, sono fautori di grandi danni, come le lotte di religione o le ‘guerre sante’. Con Gesù non esistono le mezze misure: o con Lui totalmente, o contro di Lui. Non è possibile essere cristiani solo quando conviene, solo quando siamo in chiesa, solo quando le cose sono facili e vanno bene. Gesù non è un sonnifero per addormentarci in facili speranze di aldilà, né un calmante per darci ragioni del mistero e del dolore. Non si può essere con Lui la domenica e il lunedì con il denaro. Tutto questo può sembrare intransigenza. Ma vediamolo dal lato giusto: è AMORE.

Amore di Dio per noi che vuol vederci totalmente realizzati in Lui, e amore nostro per Dio: non posso dire di amare una persona se poi mi ricordo di lei solo quando mi fa comodo.

 

 

VENERDI’ 8 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Giovanni di Dio; S. Ponzio; S. Provino

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O DIO, SEI L'AMORE.

 

HANNO DETTO: Il nostro amore per Dio sarà grande, al pensiero dei peccati commessi; più grande, per i peccati rimessi, immenso per i beni promessi (San Bonaventura di Bagnoregio)

SAGGEZZA POPOLARE: Il castello di Buda non fu costruito in un giorno. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Una cicala cantava su un alto albero. Una volpe, che voleva mangiarla, architettò uno stratagemma di questo genere. Si pose di fronte a lei, ammirò il suo bel canto e la invitò a scendere, sostenendo che desiderava vedere le dimensioni di un animale dotato di una voce tanto potente. Quella, che aveva intuito l’inganno, strappò una foglia e la lasciò cadere. La volpe accorse, credendo che si trattasse della cicala, e quest’ultima disse: «Ti sei sbagliata, carissima, se credevi che sarei scesa: io, in effetti, sto in guardia dalle volpi dal giorno in cui ho visto negli escrementi di una volpe le ali di una cicala». Le sventure del prossimo rendono accorti gli uomini saggi. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Os 14,2-10; Sal 80; Mc 12,28b-34

 

Vangelo Mc 12,28-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come sé stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

QUAL È IL PRIMO DI TUTTI I COMANDAMENTI?

Se siamo persone che riflettono, che si chiedono i “perché”  del nostro vivere, credo che spesso siamo andati alla ricerca di Dio, dell'essenza della fede, dell'essenziale per rispondere a quello che la vita e Dio chiedono da noi, per essere nella sua volontà e per realizzare la nostra felicità. Per trovare delle risposte non è necessario andare lontano, ogni uomo se onesto può arrivare a trovare in sé stesso l'amore come senso ultimo del vivere. Ma di lì al vederlo realizzato, al poterlo realizzare è un percorso che sembra impossibile. Il nostro mondo parla di soldi, di possesso, di violenza, di interessi propri che hanno la prevalenza. Dio steso è stato mascherato e sembra schierarsi a favore degli uni e contro ad altri... Gesù va all'essenza: o ci credi oppure no! O ti fidi e magari soffri andando controcorrente, pagando di persona, o ti fai portare dai modi comuni di pensare. Cerchi davvero Dio e la felicità o ti accontenti del poco che il mondo ti propone?

 

 

SABATO 9 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Francesca Romana

Una scheggia di preghiera:

 

O DIO, ABBI PIETA’ DI ME PECCATORE.

 

HANNO DETTO: Non permettere alla lingua di andare innanzi al tuo pensiero. (Chilone)

SAGGEZZA POPOLARE: Il bisogno è il più grande maestro. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Nella sua vecchiaia il santo rabbino di Kozk soffrì di gravi dolori agli occhi. Gli consigliarono di portare occhiali quando leggeva la Scrittura. Rispose con una semplicità disarmante per chi non ha fede: — Non voglio mettere nessuna parete tra i miei occhi e la benefica luce della Scrittura! (M. BUBER)

PAROLA DI DIO: Os 6,1-6; Sal 50; Lc 18,9-14

 

Vangelo Lc 18,9-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

“O DIO, ABBI PIETA’ DI ME PECCATORE”.

“Per essere graditi a Dio bisogna partire dal fondo”. Avevo cominciato così, in un gruppo di giovani, a commentare la parabola del Fariseo e del pubblicano, ed ecco che una ragazza mi bloccò subito: “Non ricominciamo con la solita solfa: Tutti siamo peccatori, battiamoci il petto, andiamo a confessarci, facciamo penitenza. Non ti sembra che siano state proprio tutte queste affermazioni che hanno permesso alla Chiesa di imperare sulle anime e sui corpi?

E dove saranno poi tutti questi benedetti peccati di cui sempre dobbiamo pentirci?

Dio sarà proprio arrabbiato perché ho raccontato qualche bugia o perché ho indugiato a qualche piacere?”

È una obiezione che ho sentito tante volte nella mia vita di prete e che certamente ha il suo fondamento di verità, ma non è questo che Gesù voleva insegnarci. Bisogna partire dal fondo non perché un Dio più grande di noi o l’istituzione che lo rappresenta vogliono approfittare della consapevolezza delle nostre debolezze per dominare da padroni su di noi, bisogna partire dal fondo perché  le nostre povertà e debolezze possono farci avere la visuale giusta per comprendere a fondo l’amore di Dio. È dal pozzo che vedo meglio il cielo, è dalla realtà del sapere che da solo non posso cavarmela che con riconoscenza vedo la mano generosa che mi tira su. No!

Dio non comanda, non approfitta del suo strapotere perché siamo miseri e non è neanche l’agenzia di pronto soccorso, Dio vuole il mio bene, vuole rivedermi in piedi, Dio ha talmente stima di me che sa che, se voglio, con il suo aiuto, posso ricominciare da capo. La consapevolezza del peccato, gli atteggiamenti penitenziali non interessano Dio, non servono a Lui per essere più grande di quello che è già, servono a me per vedere con verità la mia situazione e per cogliere la gioia di essere salvato.

 

 

DOMENICA 10 MARZO: 4^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Caio e Alessandro; S. Vittore

Una scheggia di preghiera:

 

NEL NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO.

 

HANNO DETTO: Studiare senza riflettere è una occupazione vana; riflettere senza studiare è pericoloso. (Confucio)

SAGGEZZA POPOLARE: Il bue rimane un bue anche se va fino a Vienna. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Si consacrava un giorno nella sinagoga un nuovo rotolo della Legge. Rabbi David lo teneva nelle mani e se ne rallegrava. Ma poiché esso era grande e visibilmente pesante, un altro rabbino si avvicinò per toglierglielo di mano. Gli disse allora Rabbi David: — Quando lo si tiene veramente, non è più pesante!

PAROLA DI DIO: 2Cr 36,14-16.19-23; Sal 136; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21

 

Vangelo Gv 3,14-21

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore

 

“COME MOSE’ INNALZO’ IL SERPENTE NEL DESERTO. COSI’ BISOGNA CHE SIA INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO, PERCHE’ CHIUNQUE CREDE IN LUI ABBIA LA VITA ETERNA”.

Da sempre e per primo Dio ha amato gli uomini, ma il Vangelo ci dice anche la misura senza limiti di questo amore: il dono del Figlio morto e risuscitato per noi. Egli è come l’antico serpente di rame innalzato nel deserto per la guarigione di quanti erano stati morsicati da serpenti velenosi, a causa della loro infedeltà. Egli è innalzato come su un trono, è glorificato sul legno della croce. Chi guarda Lui è salvo. Al termine della passione di Gesù, Giovanni riporterà le parole di un profeta: “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”. Tutta la storia della salvezza è storia di questo amore fedele, tenace da parte di Dio. Se vogliamo essere coinvolti in questa storia di salvezza, dobbiamo credere all’amore di Dio, affidarci a questo amore anche nei momenti più bui e difficili, guardare con più insistenza e con più passione al Cristo crocifisso: Egli non è venuto per  giudicare e per condannare, ma per salvare. Chi guarda il crocifisso smaschera le proprie menzogne, i propri alibi, il proprio egoismo; si fa trasparente come è trasparente lui, lì sulla croce, squarciato e aperto allo sguardo di tutti. Il crocifisso ci insegna a smascherare gli idoli di questo mondo, i potenti di questo secolo, i soprusi e le ingiustizie, per far risplendere la luce e la verità del Padre su tutte le cose.

 

 

LUNEDI’ 11 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Pionio; S. Sofronio; S. Eulogio

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', MI FIDO DI TE.

 

HANNO DETTO: Entra nella stanza del tesoro che è in te e così vedrai la stanza del tesoro del cielo: sono infatti la stessa cosa e c’è un’unica entrata per tutte e due. (Isacco il Siro)

SAGGEZZA POPOLARE: Il denaro parla, il cane abbaia. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Prima della sua morte il rabbino di Rymanow ripeté più volte tra sé le parole del canto di Mosè: «Adonai è un Dio fedele e senza iniquità». Poi disse: — Questa è la quintessenza della Santa Scrittura: di sapere, cioè, che Egli è un Dio fedele e perciò non può volere il male. Gli obiettarono: — Se è così, a che serve tutta la Scrittura? Basterebbe che Dio sul Sinai avesse detto quel solo versetto! La risposta fu: — Nessun uomo può afferrare nel suo vero significato quest’unico versetto, prima d’aver studiato e praticato tutta la Scrittura! (M. Buber)

PAROLA DI DIO: Is 65,17-21; Sal 29; Gv 4,43-54

 

Vangelo Gv 4,43-54

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samaria] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi, infatti, erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore

 

“QUELL’UOMO CREDETTE ALLA PAROLA CHE GLI AVEVA DETTO GESÙ E SI MISE IN CAMMINO”.

Il padre di questo racconto evangelico ha una figlia che sta morendo. Che cosa non farebbe un padre in questa situazione!

Ha sentito parlare di Gesù, dei suoi miracoli e va da Lui anche se questo significa un po’ perdere la faccia davanti agli altri. Ma deve avere anche un altro coraggio: deve fidarsi di una parola detta a distanza e deve partire. La fede è sempre fatta di questi due verbi: credere e mettersi in cammino. Non basta né uno né l’altro, occorrono tutti e due: se credi soltanto non vedi il risultato pratico della fede, se cammini solo non sai dove andare. È inutile fare grandi cose se non sai perché le fai ed è esteriorità riempirsi la bocca di parolone e poi non concretizzarle in un cammino. Parti anche tu sulla Parola, non indugiare, anche se è ancora buio, per la strada troverai un compagno che, se anche stenterai a riconoscere, ti porterà alla sua ce­na e si svelerà spezzando il suo pane con te.

 

 

MARTEDI’ 12 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Massimiliano; S. Innocenzo I;

Una scheggia di preghiera:

 

TU, SIGNORE, NON CI LASCI MAI SOLI.

 

HANNO DETTO: Riflettere è considerevolmente laborioso; ecco perché molta gente preferisce giudicare. (José Ortega y Gasset)

SAGGEZZA POPOLARE: Il frutto proibito è il più dolce. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Alle Nazioni Unite giunse una proposta di rivedere tutte le Scritture di tutte le religioni del mondo. Doveva essere cancellato in esse tutto ciò che poteva indurre all’intolleranza, alla crudeltà o al fanatismo. Si doveva eliminare tutto ciò che poteva essere in qualche modo contrario alla dignità e al benessere dell’uomo. Quando si seppe che l’autore della proposta era Gesù Cristo stesso, i giornalisti si precipitarono a casa sua per avere ulteriori spiegazioni. La sua spiegazione fu semplice e concisa: «Le Scritture, come il sabato, sono per l’uomo», disse,

«non l’uomo per le Scritture» (A. De Mello)

PAROLA DI DIO: Ez 47,1-9.12; Sal 45; Gv 5,1-16

 

Vangelo Gv 5,1-16

Dal vangelo secondo Giovanni

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù, infatti, si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

“SIGNORE, NON HO NESSUNO CHE MI IMMERGA NELLA PISCINA, QUANDO L’ACQUA SI AGITA”.

Tutte le malattie sono brutte, tutte le povertà sono terribili, ma peggio di ogni altra cosa è scoprire di “non avere nessuno”. Non aver nessuno che ti aiuti, che condivida le tue gioie, le tue sofferenze, che ti spinga, che magari ti scocci, ma che ci sia. Oggi in queste grandi città che invecchiano tra paure, porte chiuse, diffidenze, la grande malattia è proprio la solitudine. È capitato ad un signore che stava facendo una telefonata di sentirsi rispondere dalla voce di una vecchina. “Mi scusi, ho sbagliato numero” – disse precipitosamente il signore. “Ma si figuri – rispose l’anziana - Anzi mi fa talmente piacere sentire una voce che se avesse la bontà di parlare un poco con me…”. Ma la solitudine non è solo una malattia tipica dell’anziano: colpisce a tutte le età, dal bambino piccolo relegato davanti al televisore perché i genitori hanno molti impegni, al giovane che si stordisce in una discoteca affollata di gente e di rumore ma che non ha nessuno da poter, con sincerità, chiamare amico. Anche l’uomo malato del Vangelo di oggi soffriva di solitudine, infatti  nella sua speranza di salvezza si vedeva superato solo perché non aveva nessuno che gli desse la mano giusta al momento giusto. Ma siamo poi proprio veramente soli?

Il Vangelo viene a ricordarci che Gesù, proprio per non lasciarci soli è venuto nel mondo a donarci la sua presenza e la sua salvezza; quindi, anche se ti trovassi solo, abbandonato da parenti e amici, ricordati che Gesù non ti abbandona mai: “Anche se una mamma si dimenticasse del suo bambino, il Signore Dio non si dimenticherà mai di te”. E poi, ricordati, che, se anche la solitudine è quella malattia che può intristire, rendere pessimisti, creare vuoti spaventosi c’è un rimedio contro essa: se non hai nessuno prova tu a farti qualcuno per gli altri. Prova a non pretendere che tutti vengano da te, vai tu dagli altri. Non piangerti addosso, serve solo a inumidirti gli abiti e a farti prendere i reumatismi. Ma prova a vedere quanti nel mondo hanno bisogno di te.

 

 

MERCOLEDI’ 13 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Sabino; S. Cristina; S. Ansovino

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, GESU', A VIVERE CON TE DA RISORTI.

 

HANNO DETTO: Non è grand'uomo chi sa molto, ma chi ha molto meditato. (Luigi Settembrini)

SAGGEZZA POPOLARE: Il male non viene mai da solo. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Il corvo, avendo visto il cigno, lo invidiava per il colore delle sue piume. Pensando che fosse dovuto all’acqua in cui il cigno faceva il bagno, il corvo lasciò gli altari dove trovava il cibo e si tuffò nelle paludi e nei fiumi. Ma, pur lavandosi, non mutò l’aspetto e morì di fame. Una diversa abitudine non può mutare la natura. (Aftonio)

PAROLA DI DIO: Is 49,8-15; Sal 144; Gv 5,17-30

 

Vangelo Gv 5,17-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da sé stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in sé stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in sé stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Parola del Signore

 

“CHI ASCOLTA LA MIA PAROLA E CREDE A COLUI CHE MI HA MANDATO, HA LA VITA ETERNA E NON VA INCONTRO AL GIUDIZIO, MA È PASSATO DALLA MORTE ALLA VITA”.

Nella vita ci si può abituare a tutto, ci si abitua perfino alla religione, a Dio, al Vangelo di Gesù, a tutto abbiamo dato posto in schemi artefatti e vorremmo che anche Dio fosse ben incasellato al suo posto. E poi, meno male, incocci un bel giorno una frase di Gesù come quella di oggi e, se la prendi sul serio, essa ti dà uno di quegli scossoni da mandare in frantumi i castelli delle abitudini che per anni hai accumulato sulla tua testa. Nella tua fede, infatti, hai sempre pensato che vita eterna, inferno e paradiso, giudizio particolare e giudizio universale fossero cose che sarebbero successe “dopo”, cose a cui, sì, bisognava prepararsi, ma sempre future. E Gesù non ci dice che il “dopo” non sarà così, ma ci dice anche che “oggi” è già così.

Gesù ci dice: “La vita eterna non comincia dal giorno della tua morte, ma da quello della tua nascita; tu ci sei già dentro; se ascolti la mia parola e quella del Padre stai già compiendo il tuo giudizio e quello del mondo, stai già scegliendo di stare con me o contro di me, stai già sperimentando la morte o la risurrezione!”

Se ho capito questo, se credo alla parola di Gesù, allora questa mia giornata non è solo un succedersi di ore, di piccoli o grandi impegni, è l’eternità. Gesù oggi è vivo, muore e risorge per me, il perdono di Dio è adesso, la festa per me, figlio prodigo che ha deciso di tornare a casa, è pronta ora, in questo momento gli angeli e i santi gioiscono per i doni della misericordia che il Padre riversa su di me, se sono disposto ad accoglierli. Altro che abitudine, altro che banalità di un giorno come tanti altri! Oggi per me può davvero essere l’alba della creazione!

 

 

GIOVEDI’ 14 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Matilde; S. Paolina

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', SEI LA BUONA NOTIZIA.

 

HANNO DETTO: Il tempo della riflessione costituisce l'economia del tempo. (Publilio Siro)

SAGGEZZA POPOLARE: Il pepe è piccolo, ma forte. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Trovo riportato da un giornale orientale questo fatto. “... La giovane donna veniva accompagnata nel tempio da un devoto e numeroso corteo. Era tutta vestita di nero... L’altare era tutto ricoperto di crisantemi. Così si diede inizio alla cerimonia religiosa...” Leggendo, io pensavo — e mi veniva spontaneo — che si trattasse di un funerale; ma alcuni amici, con mia grande sorpresa, mi fecero osservare: — Sta’ attento! In certe culture orientali il nero è il colore della gioia... Il crisantemo è il fiore della vita e della fecondità. Capii allora che si trattava non di un mesto funerale, ma di un gioioso matrimonio. Corsi il rischio di sbagliarmi, perché cercavo di interpretare con la mia mentalità occidentale un fatto che deve essere visto nella cultura orientale.

PAROLA DI DIO: Es 32,7-14; Sal 105; Gv 5,31-47

 

Vangelo Gv 5,31-47

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.  Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo, ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti, non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?» Parola del Signore

 

“VOI SCRUTATE LE SCRITTURE CREDENDO DI AVERE IN ESSE LA VITA ETERNA; EBBENE, SONO PROPRIO ESSE CHE MI RENDONO TESTIMONIANZA”.

Specialmente in quest’ultima parte del secolo c'è stata da parte dei cattolici una grande riscoperta della Bibbia. Tutti i credenti vogliono essere consci delle proprie origini e tutti giustamente vogliono attingere direttamente alla fonte della fede. Ma molti dopo aver aperto la Bibbia, specialmente l’Antico Testamento, restano perplessi: “Un libro strano... lontano da noi... parla di storia, di guerre... certe pagine poi son proprio poco edificanti.” Nella Parola al giorno di oggi, Gesù ci dà l’unica chiave per poter leggere la Sacra Scrittura e interpretarla correttamente: è Lui il centro della storia della salvezza; tutto quello che è avvenuto prima era in vista di Gesù e tutto quello che è avvenuto nella storia della Chiesa è conseguenza di Gesù Salvatore del mondo. Leggiamo dunque sovente questa nostra storia di salvezza ma pensandola per Cristo, con Cristo, e in Cristo e allora ci apparirà come un lungo filo d’amore che Dio ha intessuto per noi.

 

 

VENERDI’ 15 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Zaccaria; S. Luisa de Marillac

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, O DIO, DALLE MASCHERE CHE CI SIAMO FATTI DI TE.

 

HANNO DETTO: Il più pesante sacrificio pesa meno del più leggero rimorso. (Contardo Ferrini)

SAGGEZZA POPOLARE: In ogni cosa buona c'è sempre qualcosa di cattivo.

UN ANEDDOTO: Il maestro insegnava servendosi di parabole e storie che i suoi discepoli ascoltavano con piacere, e talvolta con frustrazione, perché avrebbero desiderato qualcosa di più profondo. Il maestro era irremovibile. A tutte le loro obiezioni replicava:— Non avete ancora capito, miei cari, che la distanza più breve tra un essere umano e la verità è una storia. Un’altra volta disse: — Non disprezzate la storia. Una moneta d’oro perduta si ritrova grazie a una candela che vale pochi soldi, la verità più profonda si trova grazie a una semplice storia. (A. De Mello)

PAROLA DI DIO: Sap 2,1a.12-22; Sal 33; Gv 7,1-2.10.25-30

 

Vangelo Gv 7,1-2.10.25-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti, non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure, non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».  Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore

 

“ALLORA CERCARONO DI ARRESTARLO”.

Quello che a prima vista stupisce nel Vangelo è questo accanimento contro Gesù. “Egli passò facendo del bene” e quelli si scervellano per trovare accuse contro di Lui, è perfettamente innocente ed essi vogliono arrestarlo. C’è una vecchia canzonetta che dice: “La verità mi fa male”. Forse la chiave di lettura sta proprio lì. Gesù è la Verità ed essi preferiscono le proprie leggi. La Verità apre alla libertà ma loro preferiscono star comodi nelle loro catene. E il mistero della condanna di Gesù si ripete ancora oggi per tante persone che amano la verità e per questo sono scomode al mondo. Signore Gesù, tu non hai esitato ad affrontare il pericolo per insegnare nel tempio e rendere testimonianza a Colui che ti ha mandato. Aiutaci a non tirarci indietro anche quando sentiamo l’ostilità crescere intorno a noi e do­naci la libertà interiore necessaria per svolgere la nostra missione fino all’ora stabilita.

 

 

SABATO 16 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Ilario e Taziano; S. Eriberto

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DI DIO.

 

HANNO DETTO: I veri acciacchi dell'età sono i rimorsi. (Cesare Pavese)

SAGGEZZA POPOLARE: La conoscenza è potere. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: In una pagina di 'L’avventura di un povero cristiano', Ignazio Silone pone sulla bocca di Concetta alcune osservazioni sull’autorità della Chiesa, che è necessaria per la salvaguardia dell’unità e della verità: «Vi sono pie persone — ci ha detto il parroco — che leggono la sacra Scrittura in modo diverso. Chi la legge per diritto e chi a rovescio, oppure un po’ storto, di sbieco.

— Non si potrebbe far in modo che il libro stia fermo? — gli abbiamo suggerito noi per stare a quel suo modo di parlare. — Non si potrebbe in qualche modo inchiodare la sacra Scrittura sopra un leggio o sul muro? — Non servirebbe, perché non dipende mica dal libro, ma dalla vista. Vi sono quelli che vedono tutto alla rovescia ed altri un po’ storto. Noi abbiamo insistito: ci sembrava impossibile che non si trovasse un rimedio: — Non si potrebbe — gli abbiamo anche proposto —togliere il libro a quelli che hanno lo sguardo storto?

Il parroco scosse la testa: — Come si fa a riconoscerli? — ha obiettato: — ognuno pretende che sia l’altro a leggere alla rovescia. — A questo punto per finirla con le divagazioni, m’è venuta un’idea: — C’è però il Papa — ho detto, — non c’è che il Papa al di sopra di tutti? La soluzione sta sempre lì, nel successore di San Pietro, a cui il Signore ha affidato la missione di pascere gli agnelli e raddrizzare i quadri storti.

PAROLA DI DIO: Ger 11,18-20; Sal 7; Gv 7,40-53

 

Vangelo Gv 7,40-53

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.  Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodemo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. Parola del Signore

 

“E NACQUE DISSENSO TRA LA GENTE RIGUARDO A LUI”.

Ci sono, nella nostra storia, fatti o personaggi davanti ai quali non è neppure importante prendere posizione: la mediocrità non interpella. Invece davanti a persone, magari scomode, contrastanti, provocanti, che hanno qualcosa da dire o da chiederci, non si può non essere coinvolti. Gesù è uno di questi personaggi. Nella sua storia terrena non è stato un personaggio facile. Il Vangelo di oggi, sintetizzando, ci dice che alcuni lo consideravano un profeta, altri il Cristo, altri un imbonitore di folle, altri un millantatore, altri uno che sapeva parlar bene, altri un uomo pericoloso, altri uno da far fuori il più presto possibile, prima che arrecasse troppi danni. Insomma, davanti a Lui perfino il non prendere posizione era già una scelta. E oggi è esattamente la stessa cosa; davanti alla sua persona e alla sua proposta non si può non essere coinvolti. C’è chi risolve velocemente il problema e, avendocela con il potere religioso, vede Gesù come il mezzo attraverso cui questo potere si è assestato e, allora, facendo di tutta erba un fascio, getta via preti e Cristo insieme. C’è chi ne vede la pericolosità perché, se qualcuno lo prendesse davvero sul serio ci sarebbe la più grande rivoluzione di amore di tutti i tempi e allora lo annacqua, dolcifica talmente le sue parole al punto di travisarle e di renderle capaci di addormentare chiunque.

C’è chi si ferma all’uomo Gesù, rischiando di farlo diventare “un gran personaggio della storia”, una specie di filosofo moralista, fondatore di religioni, e così Gesù diventa argomento di discussione, chiacchiere, tavole rotonde, salotti e il suo messaggio una morale tra le tante. Per altri l’incontro con Gesù è stato scioccante, ha cambiato la vita: penso ai santi, ai martiri e a tutti coloro che hanno giocato e giocano la vita per Lui perché davvero lo credono vivo, Figlio di Dio, con un messaggio di gioia per oggi, perché vogliono far parte del suo regno.

Anche nella nostra vita Cristo ha avuto un ruolo e ce l’ha tuttora. La figura di Lui, il rapporto che abbiamo oggi con Lui dipendono da tante scelte precedenti. Se oggi Cristo non è per me segno di contraddizione, provocatore, evocatore di gioia e di impegno, non sarà perché, seguendo la strada comoda che magari altri mi hanno suggerito, ho preferito addormentare l’incontro con Lui? Ma c’è sempre tempo: da quando Gesù si è incarnato non ha mai smesso di andare incontro ad ogni uomo per provocarlo: “E tu, adesso, senza maschere, chi dici che io sia?”

 

 

DOMENICA 17 MARZO: 5^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: S. Patrizio; S. Geltrude

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA CROCE, O GESU', È L'ALBERO DELLA VITA.

 

HANNO DETTO: Il rimorso senza pentimento conduce alla morte, ma se c’è pentimento la situazione è capovolta. Nel rimorso c'è solo disperazione, mentre nel pentimento è la speranza a farsi strada. (H. Parias)

SAGGEZZA POPOLARE: La conoscenza è potere. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Un pio ebreo di Kobryn era occupato in lavori pubblici. Una mattina fu assalito da una preoccupazione, non sapeva che fare, finalmente lasciò tutto, andò in città e, senza passare da casa sua, andò diritto dal rabbino. A questo avevano servito in quel momento una pietanza d’orzo per colazione, ed egli pronunciava su essa la benedizione: “... che tutto creasti con la tua parola ...” Non guardò in faccia all’ebreo che entrava né gli dette la mano. Questi si tenne in disparte e attese di poter parlare della sua faccenda. Finalmente il Rabbino gli disse:— Zalman, credevo che tu somigliassi a tuo padre; ma ora vedo che non gli somigli. Una volta tuo padre era venuto da me con un mucchio di preoccupazioni. Quando entrò io stavo appunto dicendo la benedizione, come oggi: «che tutto creasti con la tua parola». Quando l’ebbi detta mi accorsi che tuo padre se ne stava già andando “Abramino”, dissi, “non devi chiedermi qualcosa?” “No”, rispose egli e prese congedo. Capisci? Quando un ebreo sente che tutto è stato creato dalla parola di Dio, che ha più da domandare? Ha avuto una risposta a tutte le sue domande e a tutte le sue preoccupazioni! ». E Rabbi Mosè porse la mano all’uomo pio in segno di saluto. Questi tacque un poco, prese congedo e tornò consolato al suo lavoro. (M. Buber)

PAROLA DI DIO: Ger 31,31-34; Sal 50; Eb 5,7-9; Gv 12,20-33

 

Vangelo Gv 12,20-33

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. Parola del Signore

 

«IO, QUANDO SARÒ ELEVATO DA TERRA, ATTIRERÒ TUTTI A ME».

Che cosa vuol dire «sarò elevato da terra»?

Questa espressione, per l'evangelista Giovanni, significa nello stesso tempo «essere innalzato in croce» ed «essere glorificato». Giovanni vede infatti nella passione e morte del Cristo la grande dimostrazione dell'amore di Dio per l'umanità. Ma quest'amore è così potente che merita la risurrezione e frutta l'attrazione di tutti a Lui. Attorno al Cristo innalzato si costruirà l'unità del nuovo popolo di Dio. La croce, perciò, non è più segno di maledizione e di morte. Gesù l'ha trasformata in strumento di vittoria sulla vera morte che è il peccato. E non si può più separare la croce dalla gloria, non si può separare il Crocifisso dal Risorto. Sono due aspetti dello stesso mistero di Dio che è Amore. È questo Amore che attrae. Il Crocifisso-Risorto esercita nel cuore dell'uomo un'attrazione profonda e personale che avviene in due sensi: per essa Gesù chiama i Suoi a condividere la sua gloria; per essa li porta ad amare tutti come Lui, fino a dare la vita.

 

 

LUNEDI’ 18 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Cirillo di Gerusalemme; S. Frediano; S. Edoardo

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO PERDONO MI RINNOVI, SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Il rimorso dorme in un periodo prospero ma si risveglia nelle avversità. (Rousseau)

SAGGEZZA POPOLARE: La più piccola candela insegna che per un po’ di luce vale la pena di ardere e di bruciare fino in fondo. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: In estate, quando il caldo stimola la sete, un leone e un cinghiale andarono a bere a una piccola fonte. Litigavano su chi per primo di loro dovesse bere; ne derivò una contesa all’ultimo sangue. All’improvviso entrambi si voltarono per riprendere fiato e videro degli avvoltoi in attesa che uno di loro cadesse per divorarlo. Perciò posero fine alla contesa e dissero: «È meglio che noi diventiamo amici piuttosto che finire in pasto a corvi e avvoltoi». È opportuno mettere fine alle scellerate discordie e ai conflitti, poiché conducono comunque a una fine pericolosa. (Esopo)

PAROLA DI DIO:  Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal 22; Gv 8,1-11

 

Vangelo Gv 8,1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». È chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va e d'ora in poi non peccare più». Parola del Signore

 

“VÀ E D'ORA IN POI NON PECCARE PIÙ”

La liturgia odierna ci propone il bellissimo brano dell’adultera salvata dalla lapidazione e perdonata da Gesù. Oggi, specialmente in certi ambienti si è così indulgenti nei confronti dell’adulterio che quasi l’atteggiamento di Gesù non ci sorprende più. Si cercano, in questo caso come in molti altri, tutte le scusanti: quelle psicologiche, quelle sociali, si accampa il diritto dell’amore che è cieco, si fa passare per amore ciò che è solo avventura. La mentalità di Gesù non è questa: Gesù chiama peccato ciò che è peccato. Non rassicura l’adultera dicendole che ciò non è importante, che in fondo è un suo diritto, al contrario le dice: “D’ora in poi non peccare più”. Gesù non si fa connivente del peccato, tuttavia non vuol rinchiudere gli uomini nel loro peccato, crede nella possibilità di conversione per ciascuno di noi, chiama ad una vita rinnovata. Anche con noi la misericordia del Signore ci invita alla speranza, alla fiducia in noi stessi; la grazia del perdono viene per aiutarci a far emergere in noi la capacità di ritrovare la strada, i valori veri, la ricostruzione del vero amore che si purifica dagli egoismi.

 

 

MARTEDI’ 19 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Giuseppe

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, OPERI IN ME LA TUA GIUSTIZIA.

 

HANNO DETTO: Il rimpianto della mia vita è che non ho detto abbastanza spesso “Ti amo”. (Yoko Ono)

SAGGEZZA POPOLARE: La promessa è una cosa bella ma solo se viene mantenuta. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Uno dei progressisti, uomo assai dotto, che aveva sentito parlare del Rabbi di Berditschev, lo andò a trovare per disputare anche con lui, come soleva, e confutare i suoi argomenti arretrati a favore della verità della propria fede. Quando entrò nella camera del maestro, vide che camminava su e giù con un libro in mano, immerso in una fervida meditazione. Il Rabbi non badò a colui che entrava. Finalmente si fermò, gli gettò una rapida occhiata e disse: — Ma forse è vero. Il dotto raccolse invano tutta la sua sicurezza, ma gli tremavano i ginocchi; così terribile a vedersi era il saggio maestro, così terribili a udirsi le sue semplici parole. Rabbi Levi Isacco si voltò interamente verso di lui e con grande calma gli disse: — Figlio mio, i grandi della legge, coi quali hai disputato, hanno sprecato con te le loro parole; dopo averli lasciati, ne hai riso. Essi non hanno potuto farti toccare con mano Dio e il suo regno, e anch’io non lo posso. Ma, figlio mio, pensaci, forse è vero. L’illuminato raccolse tutte le sue forze per replicare, ma quel terribile “forse”, risuonando di continuo ai suoi orecchi, spezzò la sua resistenza. (M. Buber)

PAROLA DI DIO: 2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88; Rm 4,13.16-18.22; Mt 1,16.18-21.24a opp. Lc 2,41-51a

 

Vangelo Mt 1,16.18-21.24a

Dal vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore. Parola del Signore

 

“GIUSEPPE, LO SPOSO DI MARIA, ERA UN UOMO GIUSTO”.

La figura di Giuseppe mi ha sempre affascinato forse perché molte sue caratteristiche stentano a realizzarsi in me. Intanto di Giuseppe si parla poco nel Vangelo e poi altra caratteristica da cui mi sento lontano ma che invidio: Giuseppe nei Vangeli non di ce neanche una parola di Suo ma è uno che nel silenzio agisce ed è allora molto bello vedere la figura di Giuseppe, uomo giusto, innamorato di Maria, che è disposto a cambiare tutti i suoi giusti progetti pur di continuare a dimostrarle il suo amore, che è disposto ad accogliere anche senza capire tutto, che è fedele a Dio, che permette allo Spirito Santo che è amore di compiere la sua strada. Giuseppe è tutt’altro che un credulone. Quando sa che Maria è incinta, non dubita di Lei, ma fedele alla legge, cerca una soluzione umana rispettosa di Maria e di Dio e giunge, con il suo ragionamento, a “licenziarla in segreto”. Davanti alle indicazioni dell’angelo è ben contento di cambiare i suoi progetti e di accogliere Maria come sua sposa e il Bimbo come dono e opera dello Spirito Santo. Giuseppe, da allora, dovrà ancora prendere grandi decisioni, ma vivrà nell’ombra di Gesù e di Maria e sarà per loro come la figura, l’ombra del Padre. Lo Spirito ha bisogno di me e di te per continuare l’incarnazione di Gesù. Ma noi siamo, come Giuseppe, disponibili a cambiare i nostri progetti per far sì che “io diminuisca e Lui cresca”?

 

 

MERCOLEDI’ 20 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Martino; S. Giovanni Nepomuceno

Una scheggia di preghiera:

 

TU SOLO, O GESU', SEI LA VIA, LA VERITA' E LA VITA.

 

HANNO DETTO: La vita è breve. Rompi le regole, perdona velocemente, bacia lentamente, ama profondamente, ridi incontrollabilmente e non rimpiangere mai ciò che ti ha fatto sorridere.
(Mark Twain)

SAGGEZZA POPOLARE: La salsiccia lunga e il sermone breve sono buoni. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Anticamente, nei grandi atri dei palazzi dei re, si potevano ammirare potenti animali alati, scolpiti nel marmo e messi lì quasi a custodia. Anche nei troni regali si potevano vedere simili sculture. Similmente, il profeta Ezechiele, nel descrivere il trono di Dio Onnipotente, lo vede circondato da cherubini, con grandi e numerose ali e con volto di potenti animali. Le figure che vengono più ricordate sono simili al leone, al bue, all’aquila e all’uomo. Queste quattro figure passarono nella tradizione ad indicare ciascuno degli evangelisti, i quali tutti scrivono il medesimo Vangelo di Gesù, ma ciascuno con caratteristiche diverse e personali.

PAROLA DI DIO: Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Cant. Dn 3,52-56; Gv 8,31-42

 

Vangelo Gv 8,31-42

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi, dunque, fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato». Parola del Signore

 

“SE RIMANETE FEDELI ALLA MIA PAROLA, SARETE DAVVEO MIEI DISCEPOLI; CONOSCERETE LA VERITA’ E LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI”.

Della libertà tutti ne parlano, tutti la desiderano, persone lottano e qualche volta muoiono perché  credono in essa. Nel nome della libertà poi vengono commessi anche crimini, una cattiva interpretazione di essa fa sì che essa abiti in casa mia non nella stessa misura della casa di mio fratello. Qualcuno camuffa con questo termine persino altre forme di schiavitù. Gesù ci dice che chi crede in Lui chi accoglie la sua parola conosce la verità e la verità rende liberi. Ed ha ragione Gesù perché solo nella verità può esserci libertà vera, dove c’è falsità, ingiustizia alberga l’egoismo e il potere e lì non può esserci libertà. Quando l’uomo pensa ad esempio che il denaro o il potere possono dare senso alla vita diventa schiavo di questi. Ma la verità dove la troviamo? La possiamo cercare nei libri, nella filosofia, nelle religioni, in noi stessi e troveremo barlumi di verità, ma l’unico che davvero è la Verità non può che essere Gesù, perché è figlio di Dio. Quello che lui ci dice e ci ha testimoniato con la sua vita non è una parola qualunque, è la verità di Dio, dunque andare da Gesù, accogliere Gesù, cercare di vivere quello che Gesù ci ha detto è essere nella verità non tanto perché lo abbiamo stabilito noi, ma perché è Lui la verità di Dio. Però qualcuno potrebbe dire: “Ma accogliere Gesù, seguire i suoi comandi non significa diventare schiavi di Gesù, del suo pensiero dei suoi comandi?”

Seguire Gesù non è schiavitù ma nella Verità fare le migliori scelte di vita. Provate a pensare alle persone libere che maggiormente ammirate nella vita: di certo non sono i ricchi o i potenti, possono avere molte cose ma hanno anche molte preoccupazioni. I veri liberi sono i santi!

Non solo quelli aureolati, ma le persone, che libere dalle cose sanno vivere gioiosamente la propria vita, coloro che al loro passaggio spandono attorno se ottimismo, coloro che sanno vedere gli altri come prossimo, coloro che non solo non vogliono impedire la libertà di nessuno ma che sono contenti se qualcun altro ha trovato la strada di Dio. Se questo fosse essere schiavi di Gesù sarei contento di esserlo totalmente.

 

 

GIOVEDI’ 21 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Serapione; S. Nicola di Flüe; S. Benedetta C. Frassinello

Una scheggia di preghiera:

 

PREGA PER NOI, ORA E NELL'ORA DELLA NOSTRA MORTE.

 

HANNO DETTO: Tra vent’anni non sarete delusi dalle cose che avrete fatto, ma da quelle che non avrete fatto. (Mark Twain)

SAGGEZZA POPOLARE: Meglio prevenire, che curare. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Tornando all'aneddoto di ieri ecco un brano dell’antico rito della ‘consegna del Credo’. In esso il vescovo diceva ai nuovi cristiani: — E giunto il solenne momento d’aprire davanti a voi, figli carissimi, i santi Vangeli. I Vangeli sono quattro, come le quattro parti del mondo, cui sono destinati, ma formano un’unica bella notizia, quella di Gesù Salvatore. Furono scritti da quattro uomini, ispirati dallo Spirito Santo, ciascuno con il medesimo messaggio di salvezza, ma con caratteristiche differenti. Per questo a ciascuno di essi la tradizione ha assegnato un simbolo.

L’evangelista Matteo è raffigurato da un uomo: egli, infatti, inizia con la genealogia umana di Gesù, della stirpe di David, realizzatore delle profezie. L’evangelista Marco è raffigurato da un leone: egli, infatti, inizia il suo racconto dal deserto e descrive la regale forza di Gesù, vero messia: leone di Giuda. L’evangelista Luca è raffigurato da un bue: egli, infatti, esordisce parlando di sacerdoti che sacrificavano animali e descrive Gesù come vittima per i nostri peccati. L’evangelista Giovanni è raffigurato da un’aquila: egli, infatti, si solleva alto nei cieli, scrutando la divinità di Gesù. Ciascuno dei simboli poi porta le ali, per indicare che il Vangelo deve essere annunciato in tutte le parti del mondo.

PAROLA DI DIO: Gen 17,3-9; Sal 104; Gv 8,51-59

 

Vangelo Gv 8,51-59

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui, ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Parola del Signore

 

“SE UNO OSSERVA LA MIA PAROLA NON VEDRA’ MAI LA MORTE”.

Cerchiamo di interpretare con correttezza queste parole di Gesù per non correre il rischio di fargli dire qualcosa che non sia vero. Gesù non garantisce dal non morire terreno, anzi queste parole preludono di pochi giorni la sua stessa morte. Chi più di Gesù ha creduto nelle Parola di Dio?

Eppure, Gesù muore sulla croce come fisicamente sono morti grandi santi e peccatori e come fisicamente moriremo anche noi sia che abbiamo creduto sia che abbiamo rifiutato Dio. Anche i miracolati, coloro che per una grazia particolare sono stati salvati una volta da morte poi muoiono di nuovo. Lazzaro è davvero risorto ma poi anche per lui è arrivato il momento della fine della propria vita terrena. Gesù qui parla di un’altra morte per cui noi oggi possiamo vedere con i nostri occhi e anche sperimentare nella nostra vita cose meravigliose: morti che sono vivi e vivi che sono morti. Se Dio è il Dio della vita non è la nostra morte fisica che può far terminare il suo amore per noi, quindi la morte fisica non è che un passaggio, una dolorosa apparenza che porta  non alla fine, ma alla pienezza, mentre nello stesso tempo si può essere vivi fisicamente ma morti se ci chiudiamo a quello che è l’amore di Dio, alla sua linfa vitale. Se nella mia vita ripongo le mie speranze, le mie attese solo nelle cose, le cose finiscono, passano come passano i poteri e i piaceri terreni. Non è Dio che uccide, è l’uomo che ha la terribile possibilità di uccidersi non realizzandosi secondo il progetto di Dio. E qual è il progetto di Dio su di noi? Tutto ciò che è vita vera, amore, donazione, gioia, in una parola sola tutto ciò che Gesù ci ha detto e che ci ha testimoniato. Se dunque io accolgo la sua parola e cerco di metterla in pratica, io, oggi ho già vinto la morte, cioè io vivo in un progetto che il Dio della vita ha su di me e che non può aver fine.

 

 

VENERDI’ 22 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Epafrodito; S. Lea; S. Benvenuto Scotivoli

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE INSEGNACI A GIOIRE PER IL BENE DEGLI ALTRI.

 

HANNO DETTO: Mai avere rimpianti. Se va bene, è meraviglioso. Se va male, è esperienza. (Eleanor Burford)

SAGGEZZA POPOLARE: Molte case bruciano dentro, ma non si vedono da fuori. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: In una tenda, di sera, ci sono dei beduini seduti attorno al fuoco. C’è insieme a loro un ospite occidentale. Dove ci sono degli orientali, è consuetudine raccontare. E quanto più bello è il racconto, tanto più sicuramente avviene che l’ospite venuto dall’Occidente alla fine esploderà: «Ma è proprio vero tutto questo?». Gli altri si guardano senza capire: ma che gli piglia? Chiede se è vero? Ma non lo sa anche lui che è vero?... L’ospite si accorge che non lo si è compreso e spiega: “Ma no, intendo dire: se tutto questo si è davvero svolto così.” La risposta: “Che si sia davvero svolto così, è irrilevante, perché non è questa la verità. La verità è ciò che il racconto significa!” (Max Zerwick)

PAROLA DI DIO: Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42

 

Vangelo Gv 10,31-42

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“VI HO FATTO VEDERE MOLTE OPERE BUONE DA PARTE DEL PADRE MIO; PER QUALE DI ESSE MI VOLETE LAPIDARE”

Sono parole cariche di meravigliata ironia quelle che Gesù dice a quei Giudei che andavano a cercare pietre per lapidarlo, ma sono anche parole di estremo verismo che constatiamo quotidianamente. Gesù “aveva fatto bene ogni cosa” dice il Vangelo. Non era venuto a riscuotere tasse, neppure da parte di Dio, aveva portato solo doni, miracoli, guarigioni, liberazioni; aveva detto parole che non portavano nessuno a morire a odiare ma parole di vita, di speranza di gioia, eppure c’è gente che vuole ucciderlo e che ci riuscirà a farlo. Perché?

Perché spesso gli uomini, specialmente i potenti, preferiscono che l’uomo sia schiavo piuttosto che libero, che abbia paura piuttosto di essere sereno, che continui battersi il petto tenendo gli occhi bassi  piuttosto che lotti contro il male e il peccato ma ad occhi aperti e allora tutti coloro che parlano di libertà, che, magari anche sbagliando, lottano per la liberazione dell’uomo dalle sue schiavitù, tutti coloro che insomma “cantano fuori del coro”, non la pensano con il potere costituito, hanno la presunzione di avere idee proprie, sono potenziali nemici da far star zitti o a colpi di pietre o  in mille altri modi purché stiano zitti, non diano fastidio, purché l’ignoranza e la paura continuino a regnare di modo che qualcuno, sia intellettuale o ricco, o religioso, o potente della terra, possa continuare a considerarsi migliore degli altri e padrone del suo prossimo. Ma il potere, qualunque esso sia, ha una debolezza: proprio mentre uccide mette il seme per un qualcos’altro che moltiplica ciò che si è ucciso. Il Vangelo di oggi ci ricorda  nella sua ultima parte che molti seguaci di Giovanni credettero a Gesù. La testimonianza di Giovanni non è finita con il colpo di spada che gli ha reciso la testa. I capi religiosi e politici di Israele penseranno di essersi liberati di Gesù, mettendolo in croce, ma quella croce diventerà proprio il segno del cristianesimo, gli imperatori romani pensavano che uccidendo un po’ di cristiani avrebbero messo a tacere questa “fastidiosa setta di poveracci” ma il sangue dei martiri ha generato nuovi cristiani e anche oggi quanti “difensori di ordini o di religioni precostituite” pensano di far tacere la verità mettendole delle maschere o reprimendola. Si può ferire, far soffrire  uccidere coloro che annunciano la verità, ma la verità non si può nasconderla o farla tacere, prima o poi griderà ancora più forte e “guai a chi si troverà ad aver combattuto contro Dio” (cfr. Atti 5,39).

 

 

SABATO 23 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Turibio di Mongrovejo; S. Gualtiero; S. Ottone

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' CHE PORTI IL PECCATO DEL MONDO, ABBI PIETA' DI NOI.

 

HANNO DETTO: Non rimuginare sugli errori e sui fallimenti del passato, perché riempirà la tua mente di dolore, rimpianti e depressione. Non ripeterli in futuro. (Sivananda)

SAGGEZZA POPOLARE: Molte oche vincono un porco. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Un cinghiale stava vicino a un albero e vi affilava contro le zanne. A una volpe che gli chiedeva il motivo per cui lo faceva, dal momento che non c’era nessun cacciatore e non incombeva alcun pericolo, rispose: «Non mi comporto così certo senza ragione. Se infatti mi capiterà una situazione pericolosa, non sarò impegnato ad affilarmi le zanne, ma, poiché saranno pronte all’uso, potrò servirmene». (Esopo)

PAROLA DI DIO: Ez 37,21-28; Cant. Ger 31,10-12b.13; Gv 11,45-56

 

Vangelo Gv 11,45-56

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, (ossia la risurrezione di Lazzaro,) credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da sé stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù, dunque, non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Parola del Signore

 

“E’ MEGLIO CHE MUOIA UN SOLO UOMO PER IL POPOLO E NON PERISCA LA NAZIONE INTERA. NON VERRA’ EGLI ALLA FESTA?”

Domani, Domenica delle Palme, inizierà la Settimana Santa di Gesù; quindi, concludiamo oggi il cammino della quaresima con due frasi del Vangelo. La prima è del Sommo sacerdote Caifa. Sembra la frase di un consumato diplomatico è invece una profezia: sì, perché le profezie possono esserci anche mentre si condanna a morte un uomo. Gesù muore perché il popolo, noi, abbiamo la vita. È l’amore di Dio che ha il sopravvento sulla cattiveria. Mentre i rappresentanti del potere preparano la morte di un uomo, quell’uomo attraverso il dono della vita offre a tutti, anche a loro la possibilità di vivere. Di qui una prima indicazione per rivivere la passione di Gesù in questi giorni: il senso del meravigliato ringraziamento. Gesù si è addossato il nostro peccato, Gesù ha sofferto e patito le conseguenze del mio male perché non dovessi patirle io, Gesù trasforma le croci in amore, Gesù mi ama fino a donarmi tutto sé stesso anche il suo corpo, la sua vita. Ed è per questo che Gesù “andrà alla festa”. No, non perderà l’appuntamento con la Pasqua e la sua Pasqua, non scapperà davanti alla croce, saprà affrontare la sua passione e anche l’apparente silenzio di Dio, sicuro della fedeltà del Padre, certo che, come Lui, morrà con le braccia aperte per accogliere tutti noi anche il Padre avrà le braccia aperte per accogliere Lui e noi nella vita che dura per sempre. Gesù è fedele al suo appuntamento con l’amore donato, con la passione, la morte, con la vita, con suo Padre, ma noi ci saremo a questa Pasqua? Noi oggi abbiamo un appuntamento con l’amore, anche noi, oggi possiamo trasformare qualche croce in risurrezione, anche noi abbiamo appuntamento con un Dio fedele che vuol farci fare il passaggio dal male alla vita. Signore, fa che non manchi questo appuntamento di oggi per non correre il rischio di mancare l’appuntamento finale.

 

 

DOMENICA 24 MARZO: DOMENICA DELLE PALME “PASSIONE DEL SIGNORE” ANNO B

Tra i santi ricordati oggi: S. Caterina di Svezia; S. Severo

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, GESU', DELLA TUA PASSIONE PER NOI.

 

HANNO DETTO:  Spesso basta prendere una Parola della Bibbia per avere luce e forza per tutta la vita. (San Giovanni Crisostomo)

SAGGEZZA POPOLARE: Nell'amore come nei sogni non c'è niente di impossibile. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Un ricco ebreo, amante della Parola di Dio, aveva un figlio molto intelligente. Che fare di lui? Pensò e decise: — La cosa più importante per la sua vita e l’onore più grande per la mia famiglia sarebbe che questo mio figlio diventasse rabbino, esperto nella Legge di Dio, grande predicatore. Poiché i soldi non gli mancavano, mandò suo figlio a studiare alla scuola del più dotto rabbino dei tempi. Il figlio andò e fu discepolo attento per parecchi anni. Ritornato finalmente a casa, il padre pieno di comprensibile orgoglio, chiese: — Cosa hai imparato, figlio mio carissimo, in tanti anni di scuola? Il figlio con sicurezza rispose: — Moltissimo, padre! Pensa, ho incominciato a capire qualcosa della prima riga del primo libro di Mosè! Immaginatevi la delusione del padre. Tanto è vero che il sabato, quando il figlio nella sinagoga si alzò per parlare, il padre temeva di far brutta figura. Il saggio figlio iniziò così: — La Parola di Dio è infinitamente profonda! Miei cari compaesani, dopo tanti anni di studio, con gioia vi posso annunciare che sto quasi per comprendere la bellezza della prima parola della prima riga del primo libro di Mosè!... E parlò così bene che tutti ne rimasero meravigliati, compreso suo padre. Veramente anche una sola parola di Dio è profonda, infinita, carica d’eterno amore.

PAROLA DI DIO: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1 – 15,47

 

Vangelo Mc 14,1-15,47

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco

Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo». Gesù si trovava a Betania, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso  di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei. Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri, infatti, li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto». Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno. Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri. Giunsero a un podere chiamato Getsemani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbi» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo. Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti, infatti, testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo». Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano. Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti, sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto. E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito. A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Golgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare sé stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano. Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se fosse morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Magdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto. Parola del Signore

 

"GIUNSE UNA DONNA CON UN VASETTO DI ALABASTRO".

Il ministero di Gesù era terminato con la figura di una donna, la vedova che con fiducia offriva le sue due ultime monetine. I capitoli della passione iniziano con un'altra figura di donna di cui non vien detto neppure il nome ma che compie, in silenzio, un grande gesto di amore che va addirittura oltre le intenzioni conosciute dalla donna stessa. Le donne in tutto il Vangelo hanno un compito centrale: Gesù ha veramente superato per primo le barriere della discriminazione. Questa donna entra e fa scandalo tra i benpensanti con il suo atteggiamento, ma questa donna ama sul serio. Non conta, come tutte le donne, davanti agli occhi di una ipocrita mentalità maschilista, ma conta davanti agli occhi di Gesù che leggono dentro e anticipa non solo la morte di Gesù per amore, ma anche il fatto che succederà tra breve e cioè che mentre gli uomini scapperanno, le uniche ad essere ai piedi della croce saranno proprio loro, le donne, e a loro sarà per prime rivelata la risurrezione di Gesù e, ancora, saranno loro per prime ad essere chiamate ad essere testimoni e messaggere della risurrezione.

 

 

LUNEDI’ 25 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Lucia Filippini

Una scheggia di preghiera:

 

RESTA CON NOI, SIGNORE, IN CASA NOSTRA.

 

HANNO DETTO: Chi rimpiange troppo i giorni migliori rende ancor peggiori quelli cattivi. (Benjamin Franklin)

SAGGEZZA POPOLARE: Nessuno può uscire dalla propria pelle. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Una testimonianza di Andrej Sinjavskij

Nei campi di concentramento della Moldavia la Sacra Scrittura è proibita; perciò, circola in copie scritte a mano. Ad ogni perquisizione i foglietti vengono requisiti, ma presto tornano ad apparire e a diffondersi nella zona. Non molto tempo dopo il mio arrivo nel Lager, verso sera, un’ora prima della ritirata mi si avvicinò un tale e mi chiese con cautela se non volessi ascoltare l’Apocalisse. Mi condusse nel locale della caldaia, dove era più facile nascondersi a delatori e carcerieri. Lì, nella penombra di quel covile, simile a una caverna, si erano già raccolte, e si rimpiattavano negli angoli sedendo sui talloni, alcune persone e io pensai che ora qualcuno avrebbe estratto da sotto il giubbotto il libro o il fascio di fogli, ma mi sbagliavo. Illuminato dai bagliori rossastri della caldaia un uomo si alzò e cominciò a recitare a memoria, parola per parola l’Apocalisse. Quindi il fuochista, l’anziano contadino che qui era il padrone di casa, disse:— E adesso continua tu, Fjodor! E Fjodor si alzò e recitò a memoria il capitolo successivo. Poi ci fu un salto nel testo, perché colui che sapeva la continuazione era a lavorare con il turno di notte. — Beh, lo sentiremo un’altra volta, — disse il fuochista e dette la parola a Pjotr. A questo punto mi resi conto che quei detenuti, tutti semplici contadini che avevano da scontare pene di dieci, quindici, vent’anni di Lager si erano suddivisi tutti i principali testi della Sacra Scrittura, li avevano imparati a memoria e, incontrandosi segretamente di tanto in tanto, li ripetevano per non dimenticarli. La Parola di Dio così era sostenuta da una catena della memoria. Di bocca in bocca, di mano in mano. Da una generazione all’altra. Da un Lager all’altro. E se non ci fossero al mondo simili uomini e la loro tenace staffetta, la vita dell’uomo sulla terra perderebbe il suo significato.

PAROLA DI DIO: Is 42,1-7; Sal 26; Gv 12,1-11

 

Vangelo Gv 12,1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri, infatti, li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“È TUTTA LA CASA SI RIEMPI’ DEL PROFUMO DELL’UNGUENTO”

Viviamo i giorni che precedono immediatamente la Passione del Signore. Il vangelo di Giovanni ci fa vivere con Cristo momenti di intimità e di tenerezza; sembra che Gesù voglia offrirci, come testamento, ulteriori testimonianze di amore, di amicizia, di calda accoglienza. La risposta al suo amore, per sé e per tutti noi, la porge Maria, la sorella di Lazzaro. Lei è ancora prostrata ai piedi di Gesù, in quell'atteggiamento tante volte si era beata delle parole del maestro. Ora non ascolta soltanto, ma sente di dover esprimere con un gesto concreto la sua immensa gratitudine: Gesù è suo Signore, il suo Re e perciò deve ungerlo con un unguento prezioso e profumato e finalmente il buon odore del grazie e della lode riempie quella casa. La prostrazione ai suoi piedi, è il gesto dell'umile sudditanza, è il gesto di una fede viva nella risurrezione, è l'onore tributato a Colui che ha richiamato tra i vivi il suo fratello Lazzaro, già nella tomba da quattro giorni. Maria esprime la gratitudine di tutti i credenti, il grazie di tutti salvati da Cristo, la lode di tutti i risorti, l'amore di tutti gli innamorati di Lui, la risposta migliore a tutti i segni con i quali egli ha manifestato a tutti noi la bontà di Dio. L'intervento di Giuda è invece la contro testimonianza più assurda e maldestra: l'espressione d'amore per lui diventa freddo e gelido calcolo tradotto in cifra, trecento denari. Chissà se egli si ricorderà fra non molti giorni del valore attribuito a quel vasetto di alabastro e se lo confronterà con i trenta denari per i quali ha venduto il suo maestro? Per chi è attaccato al denaro e lo ha fatto diventare il proprio idolo, davvero l'amore vale zero e la stessa persona del Cristo può essere svenduta per pochi soldi!

È l'eterno contrasto che spesso sconvolge la vita del nostro povero mondo e dei suoi abitanti: o le ricchezze di Dio, incommensurabili, eterne, che riempiono l'umana esistenza o il vile denaro, che schiavizza e illude.

 

 

MARTEDI’ 26 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Baronzio e Desiderio

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', MI AFFIDO TRA LE TUE BRACCIA COME UN BIMBO TRA LE BRACCIA DI SUA MADRE.

 

HANNO DETTO: La Parola di Dio profuma d’eternità la tua vita! (Don Alberione)

SAGGEZZA POPOLARE: Non puoi prendere i passeri battendo sul tamburo. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Un pio ebreo andò dal suo rabbino e così si lamentò: — Rabbi, devo rimuginare, rimuginare e non riesco a liberarmene! — E come mai? — chiese il rabbino, — Su che cosa devi continuamente rimuginare? — Devo rimuginare senza sosta su questo: c’è veramente un giudizio? C’è veramente un giudice del mondo? — E che te ne importa? — Rabbi, se non c’è né giudizio, né giudice, che ne è di tutta la creazione? — E che te ne importa — continuò a ripetere il rabbino. — Rabbi, — continuò il pio ebreo, — se non c’è né giudizio, né giudice, va in malora tutta la Legge. — E che te ne importa? — Rabbi, rabbi! Che te ne importa? Come parlate! E di che mi deve importare se non di queste cose importanti? Concluse il rabbino:— Se te ne importa tanto, allora sei proprio un vero ebreo! Un vero ebreo non può non rimuginare questi pensieri, se non vuoi essere sconfitto dalla vita!

PAROLA DI DIO: Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38

 

Vangelo Gv 13,21-33.36-38

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“ED EGLI (GIOVANNI) SI RECLINÒ COSÌ SUL PETTO DI GESÙ”.

Giovanni racconta nel suo Vangelo questa profonda esperienza di preghiera che ha segnato la sua vita.

Noi usiamo la testa per ragionare, dipanare pensieri, elaborare idee, formulare giudizi. Persino nella preghiera la nostra testa è impegnata a cercare le parole giuste, a ragionare (e qualche volta persino a dettare ragioni al Padre Eterno). Ma proprio nella preghiera la testa può e deve avere un altro ruolo: quella di appoggiarsi a Gesù, di abbandonarsi in Lui, di trovare questa confidenza estrema, per captare, sul ritmo dei battiti del suo cuore, messaggi segreti. La preghiera, pur cercando di non cadere nel facile intimismo o sentimentalismo, è un allontanarsi da sé e perdersi totalmente nel Signore. Farsi piccoli, per arrivare più facilmente a Lui. Abbandonare i gesti formali, per ritrovare la sobrietà dell’amore.

 

 

MERCOLEDI’ 27 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Ruperto

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', SENZA TE È NOTTE.

 

HANNO DETTO: Per accogliere una rivelazione, grande o piccola che sia, basta a volte essere docili, termine che indicava in origine la disponibilità a farsi istruire. (Erri De Luca)

SAGGEZZA POPOLARE: Non si può sedere su due selle con un solo asino. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Un uomo ricco prese casa vicino a un conciapelli. Non riuscendo a sopportare il cattivo odore, continuava ogni volta a sollecitare l’artigiano a trasferirsi. Ma il conciapelli rimandava sempre, dicendo che nel volgere di poco tempo se ne sarebbe andato. Dopo che si era trascinata a lungo questa polemica, accadde che, passato un po’ di tempo, l’uomo si abituò all’odore e cessò di importunare il conciapelli. La favola dimostra che l’abitudine addolcisce le situazioni spiacevoli. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Is 50,4-9a; Sal 68; Mt 26,14-25

 

Vangelo Mt 26,14-25

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbi, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Parola del Signore

 

“RABBI’ SONO FORSE IO?”

Dopo le accese polemiche con i suoi indomabili nemici, ci saremmo aspettato il tradimento da uno di loro: da tempo erano nell'aria minacce di morte, avevano tentato ripetutamente di trarlo in inganno, di coglierlo in fallo. Avviene però che il traditore è a mensa con Lui, è lì tra i suoi a condividere una intimità già dissacrata con i cupi pensieri, a fingere una fedeltà già tradita nel cuore.

C'è tanta amarezza in ogni tradimento perché è l'offesa peggiore all'amore, all'amicizia, alla fedeltà. Aveva ragione il salmistra a dire con profonda delusione: “Se mi avesse insultato un nemico, l'avrei sopportato; se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto. Ma sei tu, mio compagno, mio amico e confidente; ci legava una dolce amicizia, verso la casa di Dio camminavamo in festa”. Comprendiamo la profonda commozione del Signore: uno dei suoi, un commensale, uno a cui aveva riservato stima e fiducia particolari, ora è in preda a satana. Ingoia un boccone e poi s'immerge nel buio della notte. Come è triste quella notte senza luce!

Uno dei discepoli esce e si distacca da Gesù, ma un altro in atteggiamento di amore e di tenerezza posa il capo sul petto di Gesù. Alla trama di morte, già in atto, fa riscontro l'annuncio della glorificazione del Padre e del Figlio. Il piano divino di salvezza sta per compiersi, la redenzione è già in atto.

 

 

GIOVEDI’ 28 MARZO: GIOVEDI’ SANTO “CENA DEL SIGNORE”

Tra i santi ricordati oggi: S. Stefano Harding; S. Ilarione

Una scheggia di preghiera:

 

DOV'E' CARITA' E AMORE, LI' C'E' DIO.

 

HANNO DETTO: Se colgo un fiore nel mio giardino, avverto nel suo profumo qualcosa di potente che non ho creato io. E sento di dover dire grazie. Questo per me è sacro. (Franco Battiato)

SAGGEZZA POPOLARE: Se cerchi un cavallo perfetto, è meglio che cammini. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Un saggio ebreo usava parlare così dei rabbini che ‘dicono’ (= studiano e leggono) Bibbia: — Che importanza ha che essi ‘dicano Bibbia’ continuamente? L’uomo veramente devoto deve badare che tutte le sue azioni ‘siano Bibbia’ ed egli stesso ‘sia Bibbia’ fino a che dal suo comportamento tutti possano leggere la Bibbia. Deve diventare come il cielo, di cui è detto: «Il firmamento e le stelle, pur senza parola, annunciano a tutti la gloria del Signore!

PAROLA DI DIO: Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

 

Vangelo Gv 13,1-15

Dal vangelo secondo Giovanni 

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Parola del Signore

 

“SE IO, DUNQUE, MAESTRO E SIGNORE HO LAVATO I PIEDI A VOI, ANCHE VOI DOVETE LAVARVI I PIEDI GLI UNI GLI ALTRI”.

Siamo disposti a fare molte cose per i nostri fratelli: insegnare loro la verità (quasi che noi la possedessimo), dare consigli sul modo di comportarsi, persino dare dei nostri soldi (purché gli altri ne usino come vorremo noi), ma siamo disposti a “lavarci i piedi”?

Siamo disposti a cercare la verità, insieme e con umiltà? Siamo pronti ad amare chi la pensa diversamente da noi e ci dà fastidio?

Siamo disposti a perdere del nostro tempo prezioso per qualcuno dal quale molto probabilmente non riceverai nulla in contraccambio?

Siamo disposti a non storcere il naso davanti a una piaga da medicare che pure ti sconvolge?

Siamo disponibili a non giudicare con preconcetto quel familiare che non la pensa come noi?

Lavare i piedi, fare questi servizi non dà gloria, non ti mette nelle pagine dei giornali, spesso non è riconosciuto neppure dai fratelli di fede, ma è la più bella Eucaristia che possiamo celebrare.

 

 

VENERDI’ 29 MARZO: VENERDI’ SANTO “PASSIONE DEL SIGNORE”

Tra i santi ricordati oggi: S. Secondo d’Asti; Ss. Firmino e Aulo

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO.

 

HANNO DETTO: La saggezza non è un prodotto dell'istruzione ma del tentativo di acquisirla, che dura tutta la vita. (Albert Einstein)

SAGGEZZA POPOLARE: Un bugiardo viene catturato prima di un cane zoppo. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Il bianco cigno piegò il flessuoso collo e si specchiò a lungo nell’acqua. Capì la ragione della sua stanchezza e di quel freddo, che gli faceva tremare il corpo, come d’inverno: capì che bisognava prepararsi alla morte. Volle concludere in bellezza la sua vita. Alzando il suo bel collo, si diresse con solenne dignità sotto un bel salice, dov’era solito sostare d’estate. Era già sera e il tramonto tingeva di porpora e di viola l’acqua dello stagno. E proprio quando il grande silenzio avvolgeva ogni cosa intorno, il bianco cigno incominciò a cantare. Il suo canto dolcissimo si sparse nell’aria, velato appena di nostalgia. Poi, pian piano, si spense, insieme al sole. — È il cigno —, dissero commossi i pesci, gli uccelli e tutti gli animali del prato e del bosco, — è il cigno, che muore! (Leonardo da Vinci)

PAROLA DI DIO: Is 52,13 – 53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1 – 19,42

 

Vangelo Gv 18,1-19,42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?». Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli, infatti, era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo». Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato, dunque, uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Golgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo, infatti, avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là, dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

 

“ED EGLI PORTANDO LA SUA CROCE SI AVVIO’ VERSO IL LUOGO DEL CRANIO, DOVE LO CROCIFISSERO”.

Il cammino della croce svela la vera identità dell’uomo: oggetto dell’amore incondizionato di Dio fatto carne nel Cristo. Un’umanità che ha tanti volti, quelli dei personaggi che compaiono in questo dramma: qualcuno è caratterizzato dal tradimento o dal rinnegamento, altri sono presi dalla paura, poi ci sono i falsi, i bugiardi, gli indifferenti. C’è la folla incapace di posizioni autonome e coerenti, c’è chi se ne lava le mani e chi se le sporca di sangue, chi gioca a dadi incurante di chi sta soffrendo e chi, pur condividendo la stessa atroce sorte, non è capace nemmeno di un semplice gesto di solidarietà. Ma c’è anche chi segue con dolore e compassione profonda, chi condivide la fatica del cammino, chi, con pietà, si preoccupa della sua sepoltura, e chi, nel momento supremo, è capace di riconoscerlo come “Figlio di Dio”. È lo specchio di tutti noi, povera umanità in cammino con Gesù. E lui ci passa accanto in silenzio, un silenzio che sembra assurdo e incoerente. Come, tu, la Parola, taci?

Tu, l’Onnipotente, accetti di essere in balìa dell’uomo?

Tu, il Signore della vita, non indietreggi di fronte alla morte?

E quante volte questa domanda ci assilla davanti ai grandi dolori, alle prove della vita che ci appaiono senza senso. è allora che non possiamo fare altro che gridare “Dio mio, Dio mio, perché ci hai abbandonato?”

 

 

SABATO 30 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Secondo; S. Leonardo Murialdo

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, IL MISTERO HA BISOGNO DELLA TUA LUCE.

 

HANNO DETTO: Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi. (Buddha)

SAGGEZZA POPOLARE: Un albero non è un bosco. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Una volpe stava mangiando, quando passò lì vicino un candido ermellino. Disse la volpe vorace: — Vuoi favorire? Rispose l’ermellino: — Grazie, ho già mangiato! E la volpe ridendo: — Voi ermellini preferite digiunare che sporcarvi il vestito! Proprio allora arrivarono i cacciatori. La volpe, veloce come un lampo, si nascose; l’ermellino pure corse verso la sua tana. Ma quella volta il sole d’inverno, sciogliendo la neve, aveva portato il fango nella tana. E il candido ermellino non vi entrò: preferì morire piuttosto che macchiare la sua purezza. (Leonardo da Vinci)

PAROLA DI DIO: “Veglia Pasquale B” Rm 6,3-11; Sal 117; Mc 16,1-7

 

 

GIORNATA DI SILENZIO, CONTEMPLAZIONE, ATTESA...DI RISURREZIONE....

 

 

Vangelo Mc 16,1-7

Dal vangelo secondo Marco

Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"». Parola del Signore

 

 

DOMENICA 31 MARZO: PASQUA “RISURREZIONE DEL SIGNORE”

Tra i santi ricordati oggi: S. Balbina; S. Beniamino; S. Lucerio

Una scheggia di preghiera:

 

INSEGNACI, GESU', A MORIRE E RISORGERE CON TE.

 

HANNO DETTO: Chi legge sa molto; chi osserva sa molto di più. (Aristotele)

SAGGEZZA POPOLARE: Al buon vino non serve la pubblicità. (Proverbio Ungherese)

UN ANEDDOTO: Un vecchio saggio stava seduto accanto al fuoco con i suoi discepoli, in una fredda notte d’inverno. La stanza era calda e accogliente e parlavano tra loro serenamente, quando il saggio rabbrividì. Gli chiesero preoccupati i discepoli: — Maestro, che hai? Non ti basta il calore di questo fuoco? Rispose, sospirando: — Sì il fuoco e il caldo qui dentro mi sono sufficienti, ma c’è un povero fuori che ha freddo e mi fa tremare! I discepoli uscirono, trovarono un uomo intirizzito dal freddo, lo presero amorevolmente con sé. (Leggenda indiana)

PAROLA DI DIO: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4 opp. 1Cor 5,6b-8; Gv 20,1-9

Vangelo Gv 20,1-9

 

Dal vangelo secondo Giovanni 

Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti, non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore

 

“E VIDE E CREDETTE”

Pasqua è la festa dei salvati, la festa di noi, che un giorno abbiamo aderito alla sua chiamata per mezzo del sacramento del battesimo. Questo sacramento comporta il “morire e risorgere” ogni momento. Rinunciare ai propri comodi e ai propri spazi per l’altro, è morire e risorgere; sforzarsi di accettare e condividere gioie e dolori con i fratelli, è morire e risorgere; perdonare le offese, le incomprensioni e i torti subiti sul lavoro, è morire e risorgere; pensare prima al bene della famiglia che al proprio, accettare le povertà di ciascuno, è morire e risorgere; riuscire a prevenire l’altro, in famiglia, e a ricercare prima la sua gioia piuttosto che pensare a soddisfare i propri istinti, è morire e risorgere; scegliere di essere famiglia aperta ai figli e solidale nel servizio anche agli altri, è morire e risorgere. Questa è la strada che ci porta, come i discepoli e le donne, a quella tomba, e anche noi la troveremo vuota... La vita, quella che si nutre dell’amore vero, non muore mai. È questa la gioia che nessuno ci può togliere e che ci dà la forza di riconoscerlo nei gesti quotidiani, di “essere testimoni dell’amore di Dio nel mondo”.

     
     
 

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