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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

SETTEMBRE 2023

 

VENERDI’ 1° SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Egidio abate; S. Giosuè

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', SEI TU LA FESTA DELLA NOSTRA VITA.

 

HANNO DETTO: C’è un’azione peggiore che quella di togliere il diritto di voto al cittadino, e consiste nel togliergli la voglia di votare. (Robert Sabatier)

SAGGEZZA POPOLARE: I passi della mamma sono l’andatura del figlio.

UN ANEDDOTO: Enrico IV pregava lo storico d'Aubigné di scrivere degnamente del proprio regno. Quegli rispose: “Sire, voi intanto cominciate a fare, ed io comincerò a dire”.

PAROLA DI DIO: 1Ts 4,1-8; Sal 96; Mt 25,1-13

 

Vangelo Mt 25,1-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». Parola del Signore

 

"ECCO LO SPOSO, ANDATEGLI INCONTRO" .

Tutte e dieci le ragazze della parabola sono state invitate a far parte del corteo nuziale che deve accompagnare lo sposo a casa della sposa. Tutte e dieci saranno state contente, 'onorate' di essere state scelte. Ma non basta la scelta avvenuta; per entrare nella casa della festa bisogna avercelo già il vestito della festa nell'olio per le lampade. Non basta essere stati chiamati (Io sono battezzato), non basta sentirsi onorati (Io ho uno zio monsignore), non basta neppure trovarsi nella casa giusta (Io sono cattolico), non basta neanche aver portato la lampada (Io vado a Messa, faccio Pasqua, firmo l'otto per mille alla Chiesa cattolica). Bisogna anche avere l'olio cioè una fede viva, non intristita nelle abitudini, fantasiosa nella ricerca, capace di applicarsi alla vita, che vede le necessità dei fratelli, che si rifocilla quotidianamente di Parola di Dio e quindi di speranza, che sa testimoniare la gioia. E non basta neppure sperare che all'ultimo momento ci sia qualcuno che possa imprestarti un po' di tutte queste cose. Te le devi procurare da te; gli altri ti possono dare testimonianza, buon esempio, possono pregare per te, ma la fede deve essere la tua. C'è un particolare nella parabola che a prima vista può lasciare perplessi: è notte e le ragazze sagge dicono alle ragazze stolte: "Andate piuttosto dai venditori a comprare l'olio". Non vorrà forse dire che anche se è notte, la fede, la gioia del Vangelo, se la cerchi davvero, si fa trovare?

 

 

SABATO 2 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Elpidio; Ss. Alberto e Vito; S. Zenone

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DALLA PAURA DI UN DIO PADRONE.

 

HANNO DETTO: La vera terra dei barbari non è quella che non ha mai conosciuto l’arte, ma quella che, disseminata di capolavori, non sa né apprezzarli né conservarli. (Marcel Proust)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi scopa la casa al buio, scopa via la fortuna.

UN ANEDDOTO: Leverrier scoprì una stella. Un vescovo complimentandosi con lui, gli disse: “Voi avete portato il vostro nome fino alle stelle”. Lo scienziato rispose: “Eccellenza, io vorrei portarlo più sopra delle stelle”

PAROLA DI DIO: 1Ts 4,9-11; Sal 97; Mt 25,14-30

 

Vangelo Mt 25,14-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sottoterra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza, ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”». Parola del Signore

 

“COLUI CHE AVEVA RICEVUTO UN SOLO TALENTO ANDO’ A FARE UNA BUCA NEL TERRENO E VI NASCOSE IL DENARO DEL SUO PADRONE”.

La paura è spesso una cattiva consigliera, ma è sempre uno sbaglio nei riguardi di Dio.

Dio è un Padre buono e di certo non gradisce un clima di paura per i suoi figli. Essa blocca ogni sviluppo del bene, non comprende l’amore di Dio, ci rende uomini di poca fede, sconfitti prima di affrontare la battaglia. La paura è capace di “scavare una buca” per l’unica cosa che non va sepolta: i talenti di Dio.

Si seppellisce la libertà, quando si ha paura di usarla o  se ne abusa per fare il male; si seppellisce l’intelligenza, quando si va consapevolmente contro la verità o quando si maschera la verità con l’ipocrisia; si seppellisce l’amore, quando lo si chiude in noi stessi e lo si nega a quanti ce lo chiedono; si seppellisce la giustizia, quando si fa preferenza di persone; si seppellisce la bontà, quando si sceglie la via dell’egoismo; si seppellisce la fede, quando non la si coltiva, non la si approfondisce e non la si comunica agli altri, chiudendola nel nostro privato, soffocandola con gli scandali della nostra vita; si seppellisce la pace e la fraternità, quando se ne distruggono le condizioni; si seppellisce la vita, quando se ne comprime la crescita; si seppelliscono tutte le nostre abilità, quando si orientano al solo nostro interesse. Tutto ciò che non è donato, è sepolto. Ma tutto ciò che è sepolto anticipa la nostra morte.

 

 

DOMENICA 3 SETTEMBRE: 22^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Tra i santi ricordati oggi: S. Gregorio Magno; S. Febe

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AIUTACI A NON COSTRUIRCI UN DIO SU MISURA.

 

HANNO DETTO: Il dolore infierisce proprio là dove s’accorge che non è sopportato con fermezza. Poiché il ringhioso dolore ha meno forza di mordere l’uomo che lo irride e lo tratta con disprezzo. (William Shakespeare)

SAGGEZZA POPOLARE: Solamente il sole passa sopra il fango senza sporcarsi.

UN ANEDDOTO: Ad un critico dei suoi lavori biblici, San Girolamo – che trascorreva notti intere nello studio della Sacra Scrittura – diede questa risposta: Ho consumato più olio io nella lucerna che tu vino nello stomaco”.

PAROLA DI DIO: Ger 20,7-9; Sal 62; Rm 12,1-2; Mt 16,21-27

 

Vangelo Mt 16,21-27

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti, quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni». Parola del Signore

 

“PIETRO DISSE A GESU’: DIO TE NE SCAMPI, SIGNORE; QUESTO NON TI ACCADRA’ MAI”.

Ricordiamo tutti il vangelo di domenica scorsa dove Pietro lasciandosi guidare dallo Spirito ha riconosciuto Gesù come Figlio di Dio e dove Gesù ha dato il “potere delle chiavi” a Pietro, ma c'è una seconda parte del vangelo di domenica scorsa, quella meno poetica e piuttosto sconcertante di oggi. Gesù, per la prima volta, parla apertamente ai suoi discepoli dell’insuccesso della sua missione e della croce e Pietro interviene (che diamine, non è appena stato nominato Papa?), prende da parte Gesù: meglio non fare questo discorso, scoraggia il morale  e poi Dio ti preservi dalla sofferenza Rabbi. Pietro vuol insegnare a Dio come deve salvare il mondo. La reazione di Gesù è durissima: tu ragioni come il mondo, non sei ancora discepolo, il tuo parlare è demoniaco. Sì Pietro proprio ci assomiglia, e tanto. Noi più o meno ragioniamo così: Dio è amore, è grande, è splendido, la mia vita è faticosa, la cosa che più temo è la sofferenza; quindi, Dio è contrario alla sofferenza e io spero mi preservi dal dolore. Discorso che fila via abbastanza liscio, se non per un piccolo particolare: Dio non la pensa così! Gesù ci ha svelato il volto di un Dio amante, e chi ama lascia libero, chi ama soffre della mancanza d'amore dell'altro. Gesù soffre per la dura reazione dell'umanità verso di lui, verso l'inattesa reazione del suo popolo al suo messaggio. Gesù intravede un ultimo gesto totale, un'ultima possibilità: le parole non sono bastate, né i segni prodigiosi, né la tenerezza, forse occorre consegnarsi, compiere il gesto paradossale della morte in croce. E Pietro obbietta: no, non questo, non ci piace un Dio che soffre, non vogliamo un Dio che non sia trionfante e glorioso. Ma come, lui che può evitare la sofferenza e invece l'abbraccia? Povero Pietro, poveri noi, quando capiremo la terribile semplicità dell'amore di Dio? Quando passeremo dall'idea che la sofferenza è male all'idea che alle volte la vita è dono e donare chiede sofferenza? Dio non ama la sofferenza, sia chiaro. Ma, talora, compiamo gesti che comportano una rinuncia, una morte, e la sofferenza diventa allora misura dell'amore. Così il dolore del parto necessario a dare luce ad un bimbo, il corpo affaticato che arrampica la vetta, la notte insonne della madre che allatta il neonato. Pietro, cambia idea, guarda l'amore, non il dolore, resta stupito dalla serietà dell'amore di Dio che non resta sulla barca solo quando tutto va bene, ma che è disposto a mettersi in gioco, a donare tutto! Ecco: il discepolo, come il Maestro, è chiamato ad amare fino al perdersi. Prendere la croce e rinnegare sé stessi non diventa un autolesionismo misticheggiante, ma una proposta di vita che contraddice la logica mondana dell'autorealizzarsi.

 

 

LUNEDI’ 4 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Mosè profeta; S. Rosalia

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, FA' CHE OGGI SAPPIAMO ACCOGLIERTI COSI' COME TU SEI.

 

HANNO DETTO: La vita ha due doni preziosi: la bellezza e la verità. La prima l’ho trovata nel cuore di chi ama e la seconda nella mano di chi lavora. (Khalil Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: Il vero pellegrino è colui che va al passo del più lento.

UN ANEDDOTO: Un vecchio aveva vissuto quasi tutta la vita in quella che veniva considerata una delle isole più belle del mondo. Ora che era ritornato a trascorrere i suoi ultimi anni nella grande città, gli dissero: «Deve essere stato stupendo vivere così tanto tempo su un'isola che è considerata una delle meraviglie del mondo». Il vecchio ci pensò su un po' e poi rispose: «Be', a dire il vero, se avessi saputo che era così famosa, un'occhiata gliel'avrei anche data!»

PAROLA DI DIO: 1Ts 4,13-18; Sal 95; Lc 4,16-30

 

Vangelo Lc 4,16-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù venne a Nazareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarèpta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore

 

“GESÙ VENNE A NAZARETH, DOVE ERA CRESCIUTO”

Il Signore vuole entrare nella nostra storia e si gioca tutto sé stesso. Ma desidera incontrarci non come un passante, non come un amico lontano conosciuto quest’estate, viene come compimento, pienezza della nostra vita. Ci porta la benedizione di Dio, la realizza oggi in questa nostra vita segnata da tante contraddizioni. Tante volte nel passato si è presentato ed oggi ricomincia in un modo apparentemente meno eclatante, ma tutto è lì nel piccolo, nell’ordinario, in un pane spezzato che ci apre allo straordinario di Dio e della vita. Attenzione quindi! Ci potrebbe capitare che invece di lasciarci coinvolgere dal dono che è Dio OGGI, ci chiudiamo su ciò che già conosciamo di lui e lo pretendiamo a nostro modo. Chiediamo oggi il dono, la grazia di poter accogliere questa nuova vita che ricomincia!

 

 

MARTEDI’ 5 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Quinto; S. Bertino; S. Teresa di Calcutta

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI DAL MALE E DAL MALIGNO.

 

HANNO DETTO: Non si è mai né vecchi né giovani per occuparsi del benessere dell’anima. (Epicuro)

SAGGEZZA POPOLARE: L'acqua e il fuoco sono buoni servitori, ma cattivi padroni.

UN ANEDDOTO: Un giornalista, amico di personaggi famosi, al quale fu chiesto di dire che cosa fosse il successo, rispose: “Ve lo dirò subito. L'esperienza dell'età mi ha insegnato che il successo è un palloncino di gomma nelle mani di bambini armati di spilli ben appuntiti.

PAROLA DI DIO: 1Ts 5,1-6.9-11; Sal 26; Lc 4,31-37

 

Vangelo Lc 4,31-37

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù scese a Cafarnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante. Parola del Signore

 

“NELLA SINAGOGA C’ERA UN UOMO CON UN DEMONIO IMPURO E COMINCIO’ A GRIDARE FORTE”.

La lettura del Vangelo di oggi che ci ha presentato la liberazione dell’indemoniato nella sinagoga di Cafarnao ci dà occasione, proprio partendo dai testi evangelici, di dire qualcosa a proposito della presenza del male e dei suoi demoni nella realtà della nostra vita. Proprio in questo stesso capitolo di Luca (4,1-13) abbiamo visto, nelle tentazioni di Gesù, che il potere del diavolo e le esigenze di Gesù si trovano faccia a faccia e la lotta iniziata allora continua e continuerà sempre. Dunque, per la Bibbia e per Gesù il male esiste, è concreto e tenta in vari modi. La forza dei demoni è superiore all’umano, ma anche i demoni appartengono al piano del creato e si distinguono nettamente dal divino, sono perversi perché sottomessi allo spirito ribelle che si chiama Satana o diavolo. Essi cercano di deviare l’uomo e di possederlo e la prima espressione della loro presenza è il peccato a cui spesso si uniscono infermità fisiche e soprattutto psichiche. I demoni, però, proprio perché creature, possono essere vinti con la forza del Creatore. Gesù, nel Vangelo di oggi, si comporta come un vero e proprio esorcista. Proviamo a seguire cronologicamente l’avvenimento:

1)   Se Gesù caccia il demonio, accoglie invece l’indemoniato come un malato che ha bisogno di essere guarito.

2)   Il demonio subito manifesta due cose: conosce Gesù come il Santo di Dio (il diavolo è tutt’altro che ateo!) e manifesta la sua paura di Lui. Quindi il demonio che, come spirito, ha una conoscenza ed un potere maggiore di quello degli uomini, sa di essere, davanti alla volontà di Dio e di chi agisce nel suo nome, uno sconfitto.

3)   Gesù gli ordina di tacere e di non approfittare delle sue conoscenze.

4)   Poi con forza gli ordina di andarsene.

5)   Conclusione della scena con un gesto visivo della liberazione (l’uomo sbattuto a terra) con il demone che se ne va (“Senza fargli alcun male”) e con lo stupore e gli interrogativi meravigliosi che la folla si pone sulla figura di Gesù.

Quali conclusioni può tirare un cristiano di oggi?

Il male c’è e c’è colui che si oppone a Dio e che manifesta questo tentando l’uomo per portarlo via dal Suo progetto di amore. La potenza dell’impero del male attecchisce soprattutto dove c’è peccato, cioè allontanamento da Dio e si manifesta con tutto ciò che è contrario a Dio, alla sua creazione e al vero bene dell’uomo. Lo spirito del male è intelligente e l’uomo da solo non riesce a vincerlo. Dio, però vuole aiutare chi è oppresso dal male. Se ci si rivolge con fede a Dio e si esprime con sincerità il desiderio di staccarci dal male, è Dio stesso ad operare la sconfitta e l’allontanamento dal male.

 

 

MERCOLEDI’ 6 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Zaccaria profeta; S. Magno; S. Onesiforo

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', LA TUA È UNA LEGGE DI LIBERTA'.

 

HANNO DETTO: Un figlio può prendere dal padre il naso, gli occhi e perfino l’intelligenza, ma non l’anima. L’anima è nuova ad ogni uomo. (Hermann Hesse)

SAGGEZZA POPOLARE: Non vendere il sole per comprar petrolio da lucerna.

UN ANEDDOTO: Un uomo si era innamorato di una donna che aveva una macchiolina bianca nell'occhio. La sposò senza accorgersi di questo difetto. Passarono gli anni, l'amore di quell'uomo per sua moglie si appannò e un giorno le disse: "Quando mai ti è venuta quella macchia nell'occhio?" La donna rispose: "Da quando il tuo amore per me è diminuito". (Da un aneddoto dei sufi, i mistici musulmani)

PAROLA DI DIO: Col 1,1-8; Sal 51; Lc 4,38-44

 

Vangelo Lc 4,38-44

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demoni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. Parola del Signore

 

“GESU’, USCITO DALLA SINAGOGA, ENTRO’ NELLA CASA DI SIMONE”.

Come già aveva fatto Marco, anche Luca sintetizza, in una ‘giornata tipo’, l’attività di Gesù: prima la preghiera comune con la lettura della Parola di Dio e l’insegnamento alla sinagoga, poi la vita familiare nella casa di Simone, poi le folle, poi, al mattino presto, la preghiera personale in un luogo deserto. Ma in ciascuno di questi momenti appare, come filo conduttore, l’attività taumaturgica di Gesù. Egli è venuto per liberare, per guarire e lo fa attraverso la sua Parola e i miracoli. Tutti noi pensiamo che la libertà sia uno dei doni più preziosi da ricercare. Tutti tendiamo alla libertà, anche se nessuno è mai completamente libero, condizionati come siamo dalla nostra natura limitata, dall’ambiente in cui siamo nati e cresciuti, dalla società in cui siamo immersi, dal bombardamento dei mezzi di comunicazione sociale abilmente manovrati. Spesso, poi, confondiamo libertà con “fare ciò che voglio” o fondiamo il nostro essere liberi sulle cose che passano. Uno solo è stato in ogni momento perfettamente libero: Gesù Figlio di Dio e solo Lui può liberare e dare la vera libertà. Proviamo anche solo brevemente a scorrere alcuni dei tanti miracoli di liberazione che Gesù ci offre, sempre che noi lo vogliamo: Ci libera anzitutto da ogni struttura opprimente, compresa la Legge, l’ordine, la tradizione. “Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc.2,27). Ogni legge deve essere a servizio dell’uomo, per aiutarlo nella sua crescita e maturazione, non opprimerlo. Dall’idolatria della persona. “Nessuno di voi si chiami maestro, uno solo è il vostro Maestro” (Mt. 23,8). Nessuno deve farsi schiavo di un altro né lasciarsi manipolare da alcuno. La dignità di ogni uomo è infinita perché figlio di Dio, fratello di Cristo.

All’adultera, alla samaritana che aveva avuto cinque mariti, alla Maddalena, Gesù restituisce con il perdono, la dignità perduta, il diritto inalienabile di vivere libere. Dall’idolatria di sé stessi, del potere, dell’autorità, del dominio sugli altri: “Chi vuol essere il primo cerchi l’ultimo posto e si faccia servo di tutti” (Mc. 10,44). Lui, il Maestro è venuto a servire, non ad essere servito. Nell’ultima Cena, dopo aver lavato i piedi agli apostoli dice: “Io vi ho dato l’esempio affinché quello che io ho fatto, lo facciate anche voi”. (Gv.13,15) Dalle preoccupazioni terrene, comprese quelle più necessarie della vita: “Non preoccupatevi di quello che mangerete e di come vestirete. Il Padre sa quello di cui avete bisogno” (Gv. 13,15). Dalla paura di un falso dio, lontano, tiranno, legalista, sbirro, vendicativo e anche da un dio fantoccio, bonaccione che chiude un occhio e magari anche tutti e due, indulgente a tutti i capricci. Soprattutto ci libera dalla tristezza e schiavitù del peccato, causa ultima di tutti i mali che ci affliggono e ci minacciano.

 

 

GIOVEDI’ 7 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Grato di Aosta; S. Regina

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TU TI FIDI DI ME, ED IO MI FIDO DI TE.

 

HANNO DETTO: La gente, di solito, considera un miracolo camminare sull’acqua o per aria, ma io credo che il vero miracolo sia camminare sulla terra. Tutti i giorni ci imbattiamo in miracoli che non riconosciamo come tali: un cielo azzurro, nuvole bianche, foglie verdi, gli occhi, neri e curiosità di un bambino, i nostri stessi occhi. (Thích Nhất Hạnh)

SAGGEZZA POPOLARE: Il trotto dell'asino dura poco.

UN ANEDDOTO: Un giorno fu chiesto ad Andrew Carnegie, uno degli uomini più ricchi del mondo: «È vero che avreste potuto fermarvi in qualsiasi momento, perché possedevate molto di più di quanto vi servisse?» Egli rispose: «Sì, è vero. Ma non riuscivo a fermarmi. Non mi ricordavo più come Si faceva».

Molti sono convinti che, se si fermano a pensare e interrogarsi, poi non saranno più capaci di ripartire.

PAROLA DI DIO: Col 1,9-14; Sal 97; Lc 5,1-11

 

Vangelo Lc 5,1-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore, infatti, aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto, così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore

 

“MAESTRO, ABBIAMO FATICATO TUTTA LA NOTTE E NON ABBIAMO PRESO NULLA, MA SULLA TUA PAROLA GETTERÒ LA RETE”.

“Padre, voglio molto bene a mio marito, sono anni che prego, anni che cerco di convincerlo ad andare in chiesa, ma purtroppo non cambia niente”. “Sono un parroco di un piccolo paese e sono lì da più di vent’anni. Mi sono dato da fare: predicazione, visita alle famiglie, carità, oratorio, ma dopo tutto questo tempo, in chiesa vengono solo le stesse persone che venivano quando sono arrivato”. Due delle tante esperienze dei nostri insuccessi. Anche Pietro, pescatore esperto, aveva faticato tutta la notte per “pescare acqua”, ma riesce a dire: “Sulla tua parola getterò la rete” e non solo avviene la pesca miracolosa, ma addirittura lui viene pescato da Gesù e fatto apostolo. È proprio nel momento dell’insuccesso e dello scoraggiamento che bisogna fidarsi della sua parola e di Lui. Bisogna lasciarci pescare da Lui proprio nel momento in cui cominciamo a disperare di noi stessi: è il momento più favorevole!

 

 

VENERDI’ 8 SETTEMBRE: NATIVITÀ B.V. MARIA

Tra i santi ricordati oggi: S. Sergio I; B. Federico Ozanam

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', FIGLIO DI DIO, FRATELLO MIO.

 

HANNO DETTO: Il parere di 10.000 uomini non ha alcun valore se nessuno di loro sa niente sull’argomento. (Marco Aurelio)

SAGGEZZA POPOLARE: Se non viene dal cuore, fa a meno di cantare.

UN ANEDDOTO: Un tale si introdusse nella casa di un apicoltore, mentre l’uomo era fuori, e lo derubò del miele e dei favi. Tornato il padrone di casa, quando vide le arnie vuote, si fermò a esaminarle. Le api, tuttavia, rientrate dalla raccolta del polline, lo sorpresero là e lo assalirono, riducendolo in pessime condizioni. L’uomo, allora, rivolto a loro, esclamò: «Brutte bestie, voi avete lasciato andare via senza punizione chi ha rubato i vostri favi, invece colpite senza pietà me che ho cura di voi». Così alcuni fra gli uomini, per ignoranza, non stanno in guardia dai nemici, ma respingono gli amici come se volessero tendere loro insidie. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Mi 5,1-4a opp. Rm 8,28-30; Sal 12; Mt 1,1-16.18-23

 

Vangelo Mt 1,1-16.18-23 (Forma breve: Mt 1,18-23) 

Dal vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.

(Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.) Parola del Signore

 

“GENEALOGIA DI GESÙ CRISTO, FIGLIO DI DAVIDE”.

È proprio dei nostri! S. Matteo, ricostruendo la genealogia di Gesù lo mette al centro della storia. Dio da sempre e per sempre ha intessuto e intesse una storia di amore, di salvezza, di liberazione degli uomini. E il suo amore per noi lo spinge a regalarci Gesù stesso che facendosi uomo redime l’umanità.

Se Gesù è il centro della storia, dovrebbe essere anche il centro della mia storia personale, infatti Lui conosce le gioie del mio vivere, le sofferenze del mio cammino, le speranze del mio futuro. Noi spesso pensiamo alla nostra storia solo come ad un susseguirsi di eventi e  di giorni; Dio la vede incastonata nel suo pensiero che dall’eternità ha pensato a noi e che all’eternità ci chiama.

 

 

SABATO 9 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Pietro Claver; S. Giacinto

Una scheggia di preghiera:

 

TU GESU' SEI SIGNORE DELLA VITA E DEL MONDO.

 

HANNO DETTO: La cattiveria è degli sciocchi, di quelli che non hanno ancora capito che non vivremo in eterno. (Alda Merini)

SAGGEZZA POPOLARE: Una volta corre il cane e una volta la lepre.

UN ANEDDOTO: Agli inizi del 1850, il pittore americano James McNeill Whistler trascorse un breve e poco brillante periodo di tempo presso l'Accademia militare di West Point. Si racconta che, quando fu incaricato di disegnare un ponte, egli ne tratteggiò uno molto romantico in pietra con tanto di sponde verdeggianti e due bambini intenti a pescare. «Fai sparire quei piccoletti dal ponte!» urlò l'istruttore. «Questo è un esercizio di ingegneria!» Whistler tolse i bambini dal ponte, li trasferì sulla riva del fiume e sottopose di nuovo il disegno al giudizio dell'istruttore. Questi urlò imbestialito: «Ti ho detto di levare di mezzo questi marmocchi. Non li voglio più vedere!» Ma lo spirito creativo di Whistler era troppo grande. Nella nuova versione, i bambini «non si vedevano più» davvero. Restavano soltanto due piccoli tumuli lungo la riva del fiume.

PAROLA DI DIO: Col 1,21-23; Sal 53; Lc 6,1-5

 

Vangelo Lc 6,1-5

Dal vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato». Parola del Signore

 

“IL FIGLIO DELL’UOMO È SIGNORE DEL SABATO”.

Sovente nei Vangeli troviamo Gesù che si autodefinisce: “Figlio dell’uomo”. Che cosa vuol dire e come possiamo interpretare rettamente questa espressione?

Essa sottolinea l’umanità di Gesù ma non intesa come se fosse in opposizione alla sua natura divina. Infatti, questo Figlio dell’uomo opera prodigi, comanda alle forze della natura, ha la capacità di guarire e di perdonare i peccati… dunque l’umanità di Gesù è il supporto della sua divinità. Perciò Egli è anche “Signore del sabato” Nell'Antico testamento il sabato richiamava una istituzione antica, voluta da Dio stesso per due motivi precisi. Per un motivo di rispetto dell’uomo nello specificare che dopo ogni periodo lavorativo è giusto ed è sano per gli uomini avere un giorno di riposo, ma anche perché esso è il giorno dedicato al Signore e consacrato ad esso. Gesù è Signore del sabato perché è Signore del tempo e perché legge nel cuore dell’uomo. Detto in altre parole Gesù conosce esattamente il valore che ciascuno di noi dà alla domenica (cioè al rispetto di sé stessi, a Dio, alla preghiera); a Lui non basta un’osservanza esteriore, formale, di religione, per Lui conta il modo con cui noi accogliamo e viviamo i doni che la domenica ci offre.

 

 

DOMENICA 10 SETTEMBRE: 23^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Tra i santi ricordati oggi: S. Nicola da Tolentino; S. Nemesio; S. Agabio

Una scheggia di preghiera:

 

DOV'E' CARITA' E AMORE, QUI C'E' DIO.

 

HANNO DETTO: Viviamo in un mondo in cui il funerale è più importante del morto, il matrimonio più dell’amore, il corpo più dell’intelletto e dell’anima della persona. Viviamo la cultura del contenitore che non si cura del contenuto. (Eduardo Galeano)

SAGGEZZA POPOLARE: Mai piangere sul latte versato: si aggiunge bagnato al bagnato.

UN ANEDDOTO: Una signora tentò per ore di montare, con l'aiuto del manuale di istruzioni, un nuovo e complicato apparecchio, che aveva comprato da poco. Alla fine, rinunciò e lasciò i pezzi sparsi sul tavolo di cucina. Si può immaginare quale fu la sua sorpresa quando, ritornando a casa molte ore dopo, trovò che l'aggeggio era stato sistemato dalla domestica e funzionava perfettamente. «Come diavolo hai fatto?» esclamò. «Ecco, signora, quando non si sa leggere, si è costretti a usare il cervello», replicò l'altra tranquilla.

PAROLA DI DIO: Ez 33,1.7-9; Sal 94; Rm 13,8-10; Mt 18,15-20

 

Vangelo Mt 18,15-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità, e, se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Parola del Signore

 

“DOVE SONO DUE O TRE RIUNITI NEL MIO NOME, IO SONO IN MEZZO A LORO.”

Nella Chiesa, con il succedersi dei secoli sono stati codificati e indicati sette sacramenti come segni di presenza, grazia, perdono, amore, partecipazione di Dio alla nostra vita. Ma Dio è grande e segni e sacramenti della sua presenza sono molti. Ad esempio, il gesto che facevano Francesco e alcuni altri santi di inginocchiarsi davanti ai poveri o il gesto che fanno ad esempio oggi certe suore di inginocchiarsi a lavare certe piaghe fetide come se le lavassero a Cristo sono il riconoscere il sacramento della presenza di Gesù nel povero, nel sofferente, nel malato e nel carcerato (vedi Mt.25) Anche nella parola di oggi abbiamo un "sacramento": quando si è riuniti nel nome di Gesù lì lui c'è. Ma attenzione! Bisogna essere riuniti nel suo nome non nel nome dell'abitudine, non nell'individualismo e nell'anonimato. Quando vediamo un gruppo di cristiani unito che prega nel nome di Gesù e poi nel nome di Gesù agisce, possiamo inginocchiarci come davanti all'Eucaristia perché là c'è Gesù.

 

 

LUNEDI’ 11 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Proto e Giacinto; S. Adelfio

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE DALLA GRETTEZZA DI PENSIERO E DI CUORE.

 

HANNO DETTO: Se la Chiesa non è accogliente, non è Chiesa. Se io non ti accolgo, mi metto fuori dalla comunione. La comunione è rotta da chi non accoglie e non certo da chi non è accolto. (Ermes Maria Ronchi)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi al caso s'affida prende un cieco per guida.

UN ANEDDOTO: Un filosofo che possedeva un solo paio di scarpe chiese al ciabattino di riparargliele mentre lui stava ad aspettare. «È ora di chiusura», replicò il ciabattino, «perciò non posso sistemarvele subito. Perché non tornate a prenderle domani?» «Ho un solo paio di scarpe e non posso andare in giro scalzo». «Se è per questo, potrei prestarvi per un giorno un paio di scarpe usate». «Cosa! Mettere le scarpe di un altro? Per chi mi prendi?» «Perché siete tanto contrario a calzare le scarpe altrui, quando invece non vi turba affatto andare in giro con in testa le idee degli altri?»

PAROLA DI DIO: Col 1,24 - 2,3; Sal 61; Lc 6,6-11

 

Vangelo Lc 6,6-11 

Dal vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Alzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.  Parola del Signore

 

ESSI, FUORI DI SÉ DALLA COLLERA, SI MISERO A DISCUTERE TRA LORO SU QUELLO CHE AVREBBERO POTUTO FARE A GESÙ”.

La rabbia degli scribi e dei farisei nella sinagoga è dovuta alla loro incapacità di vedere nell’opera di Gesù l’opera stessa di Dio. Stanno a recriminare la non osservanza di un precetto e non riescono a lodare Dio per un uomo guarito da Gesù. Quando la fede non è più un rapporto d’amore diventa solo osservanza di leggi, commercio: se osservo quel comandamento, merito un premio! Oppure diventa un dimenticarci dei fratelli e si arriva all’assurdo di pensare che per una legge divina un malato debba rimanere tale. Quando non amiamo veramente, questo rischio c’è anche per noi!

 

 

MARTEDI’ 12 SETTEMBRE: Ss. NOME DI MARIA

Tra i santi ricordati oggi: S. Albeo; S. Guido

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA AIUTACI AD INCONTRARE TUO FIGLIO.

 

HANNO DETTO: Il Signore è buono, perché non dovrebbe essere contento di vedere i suoi figli ridere? È la tristezza che ci fa chinare il capo e non ci permette dl guardare al cielo. Bisogna pertanto combattere la tristezza e non la giocondità. (San Filippo Neri)

SAGGEZZA POPOLARE: Non si può fare una buona freccia con la coda di una scrofa. (prov. inglese)

UN ANEDDOTO: Si trattava di aprire un riformatorio maschile e fu chiesta la consulenza di un famoso pedagogo. Egli perorò la causa appassionatamente affinché vi si adottassero metodi educativi umani, sollecitando i fondatori a non badare a spese pur di ottenere la prestazione di educatori competenti e buoni di cuore. Concluse infine dicendo: «Se verrà salvato dalla depravazione morale anche un solo ragazzo, saranno giustificate tutte le spese e le energie investite in un istituto come questo». Più tardi un membro della commissione gli domandò: «Non crede di essersi lasciato trasportare un po' troppo dal sentimento? È proprio sicuro che tante spese ed energie sarebbero giustificate se si riuscisse a salvare anche un solo ragazzo?» «Se fosse mio figlio, sì!» fu la risposta.

PAROLA DI DIO: Col 2,6-15; Sal 144; Lc 6,12-19

 

Vangelo Lc 6,12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. Parola del Signore

 

“E NE SCELSE DODICI, AI QUALI DIEDE ANCHE IL NOME DI APOSTOLI”.

Il titolo di apostolo non fu esclusivo dei Dodici: nel Nuovo Testamento è applicato anche ad altri, come S. Paolo, Barnaba e i primi missionari del Vangelo. Anche ogni cristiano è apostolo nella misura in cui serve la missione della Chiesa e testimonia Cristo con la sua vita e la sua parola. Gesù continua a chiamare all’avventura della fede e alla sua sequela uomini e donne di ogni razza e condizione. Nel giorno del nostro battesimo, Cristo ci chiamò per nome, come fece con gli apostoli, a vivere con Lui e a seguire i suoi passi e a comunicare la fede agli altri. Noi siamo eredi del passato, e il futuro erediterà il nostro presente. Siamo eredi della fede bimillenaria degli apostoli attraverso generazioni di cristiani che credettero in Cristo e lo seguirono al ritmo quotidiano delle sofferenze e delle speranze dell’umanità. E le prossime generazioni riceveranno questa fede da noi. Pertanto, nessuno è insignificante nel disegno di Dio. Situati a metà tra passato e futuro, la nostra responsabilità di credenti e testimoni ci impone di non far spegnere la fiaccola della fede nelle nostre mani per essere capaci di passare il testimone a quelli che ci rileveranno nella corsa.

 

 

MERCOLEDI’ 13 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Giovanni Crisostomo; S. Maurilio

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE, A SCOPRIRE NEL PROSSIMO, DEI FRATELLI

 

HANNO DETTO: Mi direte che vi basta di avere amico Iddio. Ma io vi rispondo che mezzo eccellente per godere Dio è appunto l'amicizia con i suoi amici: so per esperienza che se ne ricava sempre gran vantaggio. Se non mi trovo all'inferno, dopo Dio, lo devo alle anime di cui parlo. (Santa Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: L'assente per lungo tempo vien presto dimenticato.

UN ANEDDOTO: La fiducia cieca nell'autorità compromette la nostra percezione della realtà. Il dottore si chinò sulla figura che giaceva immobile nel letto. Poi si rialzò e disse: «Mi duole comunicarle che suo marito è passato a miglior vita, mia cara». La creatura inerte distesa sul letto emise un debole suono di protesta: «Non è vero» sono ancora vivo». «Stai zitto», replicò la donna. «Il dottore ne sa più di te».

PAROLA DI DIO: Col 3,1-11; Sal 144; Lc 6,20-26

 

Vangelo Lc 6,20-26

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo, infatti, agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo, infatti, agivano i loro padri con i falsi profeti». Parola del Signore

 

"GUAI A VOI...".

Non è facile parlare di Gesù quando diventa severo. Forse perché lo conosciamo così accogliente, misericordioso al punto da morire per noi che questa sua severità ci spaventa. Forse è perché quanto da Lui denunciato è talmente e terribilmente grave che va ogni limite di sopportazione, anche quello infinito di Dio che "fa piovere e sorgere il suo sole sui giusti e sugli ingiusti" (cf Mt). Ma è ben giusto che Gesù metta in guardia chi sostituisce Dio col denaro e le ricchezze, fondando lì la propria felicità e sicurezza, perché si chiude in sé stesso al punto che neppure la Misericordia può raggiungerlo. È ben giusto che metta in guardia chi ora è sazio e ride nell'assoluta indifferenza di chi invece è nella fame e nel tormento della sofferenza. In fondo non ci aveva avvertito che qualunque cosa che non abbiamo fatto al più piccolo dei nostri fratelli non l'abbiamo fatto a Lui. Il fratello è una cosa seria, è Cristo presente di fronte a noi: non possiamo trattarlo come ci pare. Allora, giustamente: "Guai...".

 

 

GIOVEDI’ 14 SETTEMBRE: ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Tra i santi ricordati oggi: S. Gabriele T. Dufresse

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', L'ALBERO DELLA CROCE DIVENTI PER NOI L'ALBERO DELLA VITA.

 

HANNO DETTO: Il tempo è diviso in tre parti. L'amore si estende su tutte e tre, la speranza su una, la fede su due. La fede e la speranza hanno dei limiti, ma l'amore che unisce ciò che è oltre ogni fine e sempre in espansione, rimane attraverso le ere illimitate. Per questo la più grande realtà è l'amore. (San Massimo)

SAGGEZZA POPOLARE: La mia camicia è vicina, ma la mia pelle è più vicina. (prov. inglese)

UN ANEDDOTO: Una ragazza chiese al sacerdote da dove traeva ispirazione per le sue prediche. «Da Dio», egli replicò. «Allora perché certe cose le cancelli?» chiese lei.

PAROLA DI DIO: Nm 21,4b-9 opp. Fil 2,6-11; Sal 77; Gv 3,13-17

 

Vangelo Gv 3,13-17

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Parola del Signore

 

“BISOGNA CHE SIA INNALZATO IL FIGLIO DELL'UOMO”

Nicodemo timoroso ascolta nella notte le parole di un difficile maestro chiamato Gesù. Non sappiamo se le avrà capite. Era certo un uomo intelligente e colto ma qui non è questione di intelligenza o di cultura. Gesù gli rivela il segreto della sua venuta fra gli uomini e il senso nascosto del suo destino. Quando parla di innalzamento, noi sappiamo, allude alla croce; proprio il momento culmine di umiliazione e dolore diventa sorgente di salvezza per tutti i figli di Dio. È una logica strana, diversa da quella abituale, è una logica soprannaturale: la croce è liberazione e vittoria, la morte è vita. Non allontana il male, Gesù, non lo schiva, ma vi passa attraverso assumendolo su di sé e perciò trasformandolo. Perché tutto questo? Non lo spiega ma dice “Bisogna che io sia innalzato”, una necessità misteriosa che silenziosamente sembra suggerirci il senso stesso della vita, la strada migliore per la felicità.

 

 

VENERDI’ 15 SETTEMBRE: B.V. MARIA ADDOLORATA

Tra i santi ricordati oggi: S. Caterina da Genova

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA ADDOLORATA E CONSOLATRICE SII SEMPRE VICINO A NOI.

 

HANNO DETTO: Se tu hai odio per qualcuno, né amore né odio per altri, e amore moderato per qualcuno e intenso per altri, questa ineguaglianza t'insegna che sei ancora lontano dall'amore perfetto che accoglie tutti gli esseri con eguale calore. (San Massimo)

SAGGEZZA POPOLARE: Quello che è buono per l'oca femmina è buono per l'oca maschio. (Prov. Inglese)

UN ANEDDOTO: Le api, che si erano rifiutate di offrire il loro miele agli uomini, andarono da Zeus e lo pregarono di concedere loro la forza di uccidere con i pungiglioni coloro che si avvicinassero ai favi. Allora Zeus, indignato con le api per la loro malvagità, dispose che quelle, colpendo qualcuno, perdessero il pungiglione e poi morissero. Questa favola potrebbe essere riferita agli uomini maligni che sopportano di essere essi stessi vittime dei danni che procurano. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Eb 5,7-9; Sal 30; Gv 19,25-27 opp. Lc 2,33-35

 

Vangelo Gv 19,25-27 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Magdala.  Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Parola del Signore

 

“PRESSO LA CROCE DI GESÙ STAVA SUA MADRE”

Mi immagino così la preghiera di Maria:

“Ho rivissuto infinite volte quel terribile momento. Mio figlio, il Figlio di Dio ucciso su una croce e proprio da quei fratelli, da quei miei altri figli che è venuto a salvare! L’ho rivissuto nel dramma di tutte quelle mamme che hanno visto i loro figli partire e non più tornare, che hanno pianto, piangono e lottano vedendo il loro figlio inchiodato sulla croce della droga. Lo rivivo con tutti coloro che subiscono ingiustizia, con tutti coloro che sono spettatori partecipi e impotenti della morte di un loro caro. Dio mi ha voluto mamma e io rivivo la gioia e il mistero doloroso di ogni maternità. Siete tutti miei figli e ai piedi di ogni vostra croce, siatene sicuri, mi troverete sempre muta ma partecipe, silenziosa ma presente. Dio non mi ha pensato solo per suo Figlio, ma anche per ognuno di voi.”

 

 

SABATO 16 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Cornelio e Cipriano; S. Eufemia; S. Ludmilla

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI UN CUORE CAPACE D'AMARE.

 

HANNO DETTO: Alcuni amano per essere riamati, altri per un motivo di onore, altri per un motivo di utilità. Ma è difficile trovare chi ami per amore di Cristo. (San Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: Dove l'ignoranza è gioia, è una follia essere saggi (prov. Inglese)

UN ANEDDOTO: Un re dell'antica India condannò a morte un uomo. Questi lo implorò di condonargli la pena e aggiunse: «Se il re sarà così misericordioso da risparmiarmi la vita, nel giro di un anno insegnerò al suo cavallo a volare». «Ci sto», disse il re. «Ma se alla fine di questo periodo il cavallo non saprà volare, sarai giustiziato». Quando più tardi i familiari ansiosi gli chiesero come intendeva realizzare il suo piano, l'uomo rispose: «Durante questo anno potrebbe morire il re oppure il cavallo o, chissà, magari il cavallo imparerà davvero a volare!»

PAROLA DI DIO: 1Tm 1,15-17; Sal 112; Lc 6,43-49

 

Vangelo Lc 6,43-49

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero, infatti, si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò, e la distruzione di quella casa fu grande». Parola del Signore

 

“OGNI ALBERO SI RICONOSCE DAL SUO FRUTTO”.

Gesù, citando questo proverbio ci dice che è l'atteggiamento fondamentale dell’uomo che permette di giudicare dei suoi atti, è il “cuore” dell’uomo che è essenziale. Però è anche vero che non sempre dall’esterno dei frutti si può giudicare la bontà dell’albero: pensate a certe bacche meravigliose che troviamo nei boschi, o a certi funghi bellissimi: tutto sembra dirti la bontà del prodotto, ma se provi a mangiarli... Noi uomini, quindi, possiamo anche confonderci e sbagliarci. E i miei frutti sono buoni?

Tutte le parole che dico sono di “nutrimento”, di incoraggiamento, di speranza, di edificazione per i miei fratelli o dietro magari al miele, alla forma esteriore si radica un veleno che poco per volta infetta e magari uccide?

Signore, trasforma il mio cuore, questo centro profondo della mia personalità: rendilo “buono” come quando si parla di un “buon pane” saporito, gustoso, desiderabile. Che la mia vita sia veramente un buon frutto di cui gli altri possano gioire e nutrirsi.

 

 

DOMENICA 17 SETTEMBRE: 24^ DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Tra i santi ricordati oggi: S. Roberto Bellarmino; S. Colomba; S. Satiro; S. Ildegarda di B.

Una scheggia di preghiera:

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI COME ANCHE NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI.

 

HANNO DETTO: Se hai peccato e vuoi il perdono, pentiti con sincerità, ma ancor più ama. L'amore va oltre il dolore e copre un cumulo di colpe. (San Pier Crisologo)

SAGGEZZA POPOLARE: A chi non vuol credere poco valgono mille testimoni.

UN ANEDDOTO: Era il compleanno del parroco ed erano arrivati i bambini con i loro regali e biglietti di auguri. Il prete prese il pacchettino dalle mani della piccola Mary e disse: «Ah, vedo che mi hai portato un libro». (Il padre di Mary faceva il libraio). «Sì, come hai fatto a indovinare?» «Il prete sa sempre tutto!» «E tu, Tommy, mi hai portato un maglione», commentò il parroco mentre Tom gli consegnava il suo pacco. (Il padre di Tommy vendeva articoli di maglieria). «Esatto. Come fai a saperlo?» «Ah, il prete sa sempre tutto». E andarono avanti così, finché il parroco sollevò la scatola di Bobby. La carta che l'avvolgeva era bagnata (il padre di Bobby era un commerciante di vini e liquori) e allora il prete disse: «Vedo che mi hai portato una bottiglia di whisky e ne hai versato un po'». «Sbagliato», disse Bobby, «non è whisky». «Allora si tratta di rum». «Sbagliato ancora». Il parroco aveva le dita bagnate. Ne mise uno in bocca, ma non scoprì nulla. «È forse gin?». «No», replicò Bobby. «Ti ho portato un cucciolo!»

PAROLA DI DIO: Sir 27,33 - 28,9; Sal 102; Rm 14,7-9; Mt 18,21-35

 

Vangelo Mt 18,21-35

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Parola del Signore

 

“SIGNORE, SE IL MIO FRATELLO COMMETTE COLPE CONTRO DI ME, QUANTE VOLTE DOVRÒ PERDONARGLI? FINO A SETTE VOLTE”

Un padre della Chiesa, Giovanni Climaco oggi ci suggerisce:

Il ricordo delle offese è un veleno per il cuore. Il ricordo delle offese è rimasuglio di collera, odio della giustizia, custodia di peccati, rovina della virtù, veleno del cuore, tarlo della mente, ripugnanza al raccoglimento, paralisi della preghiera, allontanamento dall’amore, chiodo confitto nell’anima.

Chi ha placato la collera ha già soppresso il ricordo delle offese, mentre finché vive la madre resiste il figlio. E per placare la collera è necessario l’amore. La memoria della passione di Gesù guarirà l’anima dai suoi risentimenti, facendola vergognare di sé nel ricordo della pazienza del Signore.

 

 

LUNEDI’ 18 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Giuseppe da Copertino; S. Eustorgio; S. Arianna

Una scheggia di preghiera:

 

IO NON SONO DEGNO CHE TU ENTRI SOTTO IL MIO TETTO.

 

HANNO DETTO: L'amore se c'è opera, se non opera non c'è. (San Gregorio Magno)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi vuol vedere un cattivo faccia arrabbiare un buono. (proverbio ligure)

UN ANEDDOTO: Una volta un tizio andò da un impresario suo amico e gli confidò il grande desiderio che nutriva di entrare a far parte della sua orchestra. «Non sapevo che tu suonassi uno strumento», gli disse l'altro. «Infatti non so suonare», replicò il tizio. «Ma vedo che c'è uno che non fa che agitare una bacchetta mentre gli altri suonano. Un lavoro così credo che sarei capace di farlo anch'io».

PAROLA DI DIO: 1Tm 2,1-8; Sal 27; Lc 7,1-10

 

Vangelo Lc 7,1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io, infatti, sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. Parola del Signore

 

“IO VI DICO CHE NEANCHE IN ISRAELE HO TROVATO UNA FEDE COSÌ GRANDE”.

Gesù porta ad esempio per la fede un centurione romano. C’erano i pii farisei, garanti della fede ufficiale, c’erano i sadducei, i dottori della legge, i Sommi sacerdoti e i sacerdoti, i rabbini, è Lui va a prendere e propone ad esempio proprio un occupante romano, un soldato, un esecutore del potere civile, uno straniero, un pagano! Pensate che scandalo per allora e per oggi: provate a pensare ad un parroco (poveretto lui!) che lasciando da parte i benpensanti, i benefattori, i vescovi e i dicasteri curiali, i teologi alla moda, i membri del consiglio pastorale e quelli degli affari economici, presentasse come modello di fede magari uno etichettato miscredente, appartenente ad un partito non gradito, magari pure un po’ rivoluzionario?

Eppure questo centurione che forse non conosceva neanche le radici della fede ebraica, che certamente non conosce Gesù, ne ha solo sentito parlare, invece di approfittare del suo ruolo è uno che “si interessa al popolo”, è uno che ha aiutato la costruzione della sinagoga, è una persona che sa chiedere  e che motiva le sue richieste in modo umano corretto e rispettoso, è uno che ama il suo servo e non lo tratta affatto da schiavo anche se ha una precisa idea di ciò che vuol dire comandare e ubbidire.

E sono anche felice che la Chiesa cattolica abbia preso proprio le parole di questo centurione e ce le faccia ripetere prima di accostarci all’Eucaristia. Se davvero le facciamo nostre, queste parole esprimono il giusto atteggiamento davanti al mistero e al dono di quel Pane. Noi non siamo degni che Gesù venga ad abitare in noi. Prima di tutto non siamo degni perché come può la nostra piccola umanità accogliere in sé stessa la divinità?

Anche il più grande santo o il più grande mistico è indegna dimora del Dio Creatore, Salvatore, Onnipotente. Per un ebreo, entrare in casa di un pagano era contaminarsi; a noi, ad entrare in Comunione con Gesù, sembra quasi di contaminare Lui. Poi non siamo degni anche perché siamo peccatori, incapaci di vivere con equilibrio, con decisione, con costanza la sua parola, egoisti incapaci di amore. E allora? Non andremo più a fare la Comunione, ci priveremo del pane del cammino a causa della nostra indegnità?

Ricordiamoci sempre che se noi siamo indegni e abbiamo quasi timore di accostarci a Gesù, è invece Lui che vuole venire a noi. La distanza tra noi e Lui non siamo noi a superarla, è Lui a venirci incontro, è Lui che ci chiede di fare memoria di quanto ha fatto per noi per entrare in comunione di salvezza con Lui. Ricevere il pane della vita significa infatti essere salvati senza alcun merito da parte nostra, ma unicamente attraverso la Grazia che ci viene donata. Ripetere la frase del centurione prima di accostarci all’Eucaristia, è allora constatare, con umiltà e quindi con verità che noi non solo non abbiamo nessun merito per ricevere Gesù, ma è anche riconoscenza assoluta per Colui che ci ama e ci salva “mentre siamo peccatori” e diventa anche il momento in cui, come il centurione, abbiamo il coraggio di chiedere e sul suo amore siamo anche certi che Lui in qualche modo ci ascolterà.

 

 

MARTEDI’ 19 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Nostra Signora de la Salette; S. Gennaro; S. Mariano; S. Ciriaco

Una scheggia di preghiera:

 

GESÙ, LE NOSTRE LACRIME SONO TUE.

 

HANNO DETTO: Dio non aspetta l’altra vita per ricompensarci del nostro amore. Il premio comincia fin da quaggiù. (Santa Teresa d Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Il silenzio, spesso, è una predica eloquente.

UN ANEDDOTO: Il maestro insegnava che non si può vivere senza un ideale, una meta, un'utopia. Per spiegare la necessità di ciò, indicò ad un giovane intrepido la linea azzurrina dell'orizzonte. «È là che devi arrivare: quella è la tua meta!» Il giovane partì, a grandi falcate. Raggiunse le prime colline, ma la linea azzurrina si era spostata su una catena di montagne! Il giovane riprese il cammino, ma la linea azzurrina era dietro le montagne, al termine di un'ampia pianura. Deluso, tornò dal maestro. «Faccio dieci passi, e l'orizzonte si sposta di dieci passi! Per quanto cammini, mai lo raggiungerò...». «Sì, è così!». «Allora, a che cosa serve un ideale?». «Serve a questo: a camminare!». "Quando smette di correre, il fiume diventa palude...Anche l'uomo! La nostra Meta è il Cielo..."

PAROLA DI DIO: 1Tm 3,1-13; Sal 100; Lc 7,11-17

 

Vangelo Lc 7,11-17

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante. Parola del Signore

 

IL SIGNORE FU PRESO DA GRANDE COMPASSIONE PER LEI E LE DISSE: «NON PIANGERE!”.

Eccoci davanti ad un miracolo che va ben oltre il semplice racconto di un fatto eccezionale che comprova la divinità di Gesù. È un miracolo che ci fa riflettere e se da una parte sembra confortarci nel farci vedere la misericordia, la compassione di Gesù nei confronti del dolore, d’altra parte ci apre degli interrogativi che solo una fiducia profonda in Dio ci permettono di affrontare. Gesù è profondamente partecipe delle sofferenze umane, Dio non è un estraneo alle vicende della nostra vita, non è un semplice spettatore, soffre con noi. “Belle parole, don Franco, ma se gli dispiacciono le nostre sofferenze, perché non interviene? Perché, se si commuove davanti ai bambini che muoiono di fame o di malattia, la sua compassione non si manifesta in salvezza concreta per loro? Gesù ha fatto risorgere il figlio di questa vedova, ma quante mamme piangono senza speranza i propri figli!”.

Rispondere a queste domande è praticamente impossibile. Di una cosa siamo certi: Dio non interviene continuamente con miracoli per modificare il corso della natura o l’egoismo degli uomini proprio perché rispetta la libertà dell’uomo ma la sua compassione e la sofferenza del Giusto Gesù ci dicono che tutto ha un senso nel cuore di Dio anche se umanamente è difficile da capire.

 

 

MERCOLEDI’ 20 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Andrea Kim Tae-gon, Paolo Chong Ha-sang e c.; S. Eustachio

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE AIUTACI A VEDERE E GUSTARE TUTTI I TUOI DONI.

 

HANNO DETTO: Beato chi ama Te e il proprio amico in Te, e il proprio nemico per Te. Egli è il solo che non perderà mai alcuna persona amata, amando tutti in Colui che mai si perde. (Sant'Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: La civiltà moderna è la moltiplicazione infinita di necessità non necessarie.

UN ANEDDOTO: L’alcione è un uccello marino che ama la solitudine e trascorre la vita sul mare. Si dice che, per sfuggire alla caccia degli uomini, faccia il suo nido sugli scogli della costa. Ora, un giorno, un femmina di alcione, che era uscita per andare a deporre le uova, giunse su un promontorio, vide una roccia a strapiombo sul mare e qui decise di fare il nido. Tuttavia, una volta che uscì in cerca di cibo, capitò che il mare, sconvolto da una burrasca, s’alzò fino al nido, lo coprì d’acqua e annegò i piccoli. E quando l’alcione al suo ritorno si rese conto dell’accaduto, urlò: «Ahimè infelice! Io, per evitare i pericoli della terra, mi sono rifugiata in questo mare, che è stato per me ben più infido!». Allo stesso modo, anche alcuni tra gli uomini, cercando di sfuggire ai nemici, si imbattono in amici molto più pericolosi dei nemici. (Esopo)

PAROLA DI DIO: 1Tm 3,14-16; Sal 110; Lc 7,31-35

 

Vangelo Lc 7,31-35

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore disse: «A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli». Parola del Signore

 

“QUESTA GENERAZIONE È SIMILE A QUEI BAMBINI CHE GRIDANO GLI UNI AGLI ALTRI: VI ABBIAMO SUONATO IL FLAUTO E NON AVETE BALLATO, VI ABBIAMO CANTATO UN LAMENTO E NON AVETE PIANTO”.

Molti anni fa in una rubrica radiofonica piemontese c’era uno spazio intitolato “ ‘L canton d’j barboton” (L’angolo dei brontoloni) che raccoglieva tutte le critiche e le lamentele dei cittadini. Mi viene sovente in mente quando capita (e più spesso di quello che uno immaginerebbe) di incontrare persone che hanno sempre e solo da lamentarsi. Tutto il mondo non funziona, tutti ce l’hanno con me, non c’è niente di buono da aspettarsi... Anche in ambito religioso: non c’è più religione. Mancano i preti e quelli che ci sono pensano a sé stessi. La Chiesa non ne azzecca una. E perfino Gesù Cristo potrebbe comportarsi in modo diverso. Ti sembra di vedere e di sentire il pentolone della minestra di verdura che ribolle. È vero, in tutti i campi c’è sempre qualcosa che non va: non possiamo fare a meno di vederlo e qualche volta è anche un dovere intervenire, ma proviamo a vedere anche il positivo, diamo campo alla speranza e alle possibilità di bene nostre e degli altri. Otterremo almeno due risultati: un po’ più di ottimismo e serenità e ci salveremo da qualche bella ulcera.

 

 

GIOVEDI’ 21 SETTEMBRE: S. MATTEO, APOSTOLO ED EVANGELISTA

Tra i santi ricordati oggi: S. Giona profeta; S. Maura

Una scheggia di preghiera:

 

MISERICORDIA DI ME, PECCATORE.

 

HANNO DETTO: Non possiamo avere la certezza di amare Dio ma possiamo sapere con sicurezza se amiamo il prossimo. Siate certe che più vi scoprirete innanzi nell'amore del prossimo, più lo sarete nell'amore di Dio. (Santa Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Le cose lunghe diventano serpenti.

UN ANEDDOTO: Un maestro stava viaggiando con i suoi discepoli, quando notò che stavano discutendo tra loro su chi fosse il migliore. "Ho praticato la meditazione per quindici anni", disse uno. "Sono stato caritatevole fin da quando ho lasciato la casa dei miei genitori", disse un altro. A mezzogiorno, si fermarono sotto un melo per riposarsi. I rami dell'albero raggiungevano il terreno. "Quando un albero è carico di frutti, i suoi rami si piegano fino a toccare il terreno. Il vero saggio è colui che è umile. Gli stupidi credono sempre di essere migliori degli altri".

PAROLA DI DIO: Ef 4,1-7.11-13; Sal 18; Mt 9,9-13

 

Vangelo Mt 9,9-13 

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola del Signore

 

“NON SONO VENUTO A CHIAMARE I GIUSTI, MA I PECCATORI”.

Questa frase di Gesù, l’atteggiamento di Gesù nei confronti dei peccatori e tutto il Vangelo che è un annuncio di pace e di misericordia, dovrebbero averci aperto gli occhi su chi sia il “Padre buono e misericordioso, lento all’ira e pieno di grazia.” Frasi come questa dovrebbero essere scritta a caratteri cubitali su certi pulpiti e in certi confessionali o anche in certe emittenti radio che fanno una specie di terrorismo religioso sulla paura di un Dio che stanco del male vuol punire gli uomini e l’umanità, di un Dio vendicativo che non vede l’ora di farla pagare agli uomini per i loro peccati “che ormai hanno fatto traboccare il vaso”, di un Dio indagatore più attento ai peccati che ai figli, di un Dio costruttore di inferni dotati delle più raffinate torture che neanche un sadico riuscirebbe ad immaginarne di migliori. Dio non vuole condannare il mondo, se no perché lo avrebbe creato, perché si sarebbe dato tanto da fare per mandarci la sua Legge i suoi profeti, perché avrebbe mandato suo Figlio e perché Gesù avrebbe accettato di offrirci la sua vita? Dio vuole salvare i suoi figli. Dio non è geloso della mia gioia, è venuto a portarcela, Gesù dice che si fa più festa in cielo per un peccatore che si converte che non per mille giusti che perseverano. È vero che il male e che i peccati degli uomini sono grandi, li abbiamo evidenti davanti agli occhi tutti i giorni nella nostra società, nella Chiesa e in noi stessi, ma Dio non si lascia spaventare neanche da questi, il suo amore è più forte di essi. È tutta questione di prospettiva. Se noi partiamo dai ragionamenti del nostro mondo e vediamo le cose solo con gli occhi terreni e con le nostre piccole giustizie limitate, vedremo unicamente il male, le punizioni e un Dio piccolo, troppo a figura della nostra piccolezza umana. Se noi ci lasciamo inondare dalla luce di Dio e del suo Cristo, allora anche il nostro cuore si aprirà alla speranza, alla pazienza, al perdono, alla gioia dell’amore per il fratello.

 

 

VENERDI’ 22 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Maurizio; S. Silvano; S. Emerita

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE, A VEDERE NEL VOLTO DI OGNI UOMO O DONNA QUELLO DI UN FRATELLO O DI UNA SORELLA.

 

HANNO DETTO: La carità è superiore a qualsiasi partito e non è di nessun colore. (Don Orione)

SAGGEZZA POPOLARE: Non è amico mio quel che risparmia il suo e mangia il mio.

UN ANEDDOTO: Un giorno Publio Cornelio Scipione Nasica desiderava vedere il poeta Ennio. Andò da quello, ma trovò la porta chiusa. Allora chiamò l’amico a gran voce. Nessuno, però, gli rispose. Poi una serva si affacciò alla finestra e disse che Ennio non era in casa. Scipione, però, avendolo scorto, capì che la donna riferiva un ordine del padrone e si offese, anche se non lo diede da vedere: fece finta di crederle ed andò via. Passato qualche giorno, Ennio andò da Scipione e, giunto alla porta, chiamò l’amico. Scipione si affacciò alla finestra e rispose: “Non sono in casa”! Ed Ennio a lui: “Dai, apri la porta! Ho riconosciuto la tua voce”. Allora Scipione: “Sei sfacciato, amico mio. Io, infatti, ho creduto alle parole della tua serva e tu ti rifiuti di credere a me”.

PAROLA DI DIO: 1Tm 6,2c-12; Sal 48; Lc 8,1-3

 

Vangelo Lc 8,1-3

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni. Parola del Signore

 

"C'ERANO CON LUI I DODICI E ALCUNE DONNE… CHE LI ASSISTEVANO CON I LORO BENI".

Gesù, ufficialmente non ha fatto nessuna campagna per l'emancipazione della donna, non si è battuto perché avesse gli stessi diritti e poteri dell'uomo, ma con il suo atteggiamento l’ha valorizzata nel modo migliore. Ha considerato la donna persona, soggetto pensante, degno di dialogo, e questo mentre molte scuole rabbiniche consideravano la donna più o meno alla stregua del campo e dell'asino, possesso dell'uomo. Gesù ha accolto tutte le donne che sono andate da Lui, non le ha etichettate anticipatamente. Parla con sua Madre come con l'adultera, con la samaritana e con la cananea, con Marta e con Maria ed ha con tutte un rapporto molto sereno. Gesù, permettendo che Maria di Magdala, Giovanna, Susanna e molte altre lo seguano e sostengano finanziariamente il gruppo dei dodici, ricorda che il Regno che Lui è venuto ad annunciare è per tutti, senza alcuna distinzione di razza o di sesso.

Oggi si parla molto di parità ma con dei grossi rischi, che essa sia solo una conquista di potere con la perdita dei ruoli o che essa sia solo una serie di parole che lasciano però uguale la mentalità classista e maschilista. Gesù rispetta i ruoli, i compiti, le caratteristiche, ma dice che ognuno, uomo o donna, ricco o povero, è figlio di Dio, tempio dello Spirito, capace di annunciare e testimoniare il Regno.

Purtroppo, ancor oggi c’è molta strada da fare sia nella società che nella Chiesa affinché la donna e la femminilità siano rispettate e valutate nella giusta misura. Già Santa Teresa d’Avila scriveva così; “O mio Creatore, quando peregrinavi quaggiù sulla terra non aborristi le donne,       anzi le favoristi sempre con molta benevolenza e trovasti in loro tanto amore e più fede che negli uomini. Perché dunque il mondo ci tiene così isolate? Quando guardo questi nostri tempi non trovo giusto che vengano sottovalutati animi virtuosi e forti, per il solo fatto che appartengono a delle donne”. Anche Maria, la Madre di Gesù non ha fatto campagne in favore della donna, ha fatto la donna. Insegni Lei a uomini e donne il rispetto e la valorizzazione vicendevole.

 

 

SABATO 23 SETTEMBRE: MADONNA DELLE GRAZIE

Tra i santi ricordati oggi: S. Pio da Pietrelcina; Ss. Zaccaria ed Elisabetta; S. Lino

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI ANCORA A CERCARCI, SIGNORE, ABBIAMO BISOGNO DI TE.

 

HANNO DETTO: Si possono avere tutti i sacramenti ed essere cattivo, ma non si può avere la carità ed essere cattivo. (Sant'Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: Come il mare non si prosciuga mai, così la misericordia di Dio non viene mai meno. (prov. Africano)

UN ANEDDOTO: Un lupo, dopo aver ingoiato un osso, andava in giro alla ricerca di chi potesse curarlo; si imbatté allora in un airone e prese a pregarlo di togliergli l’osso dietro ricompensa. L’airone, infilata la sua testa nella gola del lupo, estrasse l’osso e reclamò il compenso concordato. Allora l’altro gli diede questa risposta: «Caro, non sei contento di aver tirato fuori indenne dalla bocca del lupo la tua testa, vuoi anche una ricompensa?». La favola dimostra che la più grande ricompensa per un servizio, quando si ha a che fare con i malvagi, consiste nel non subire ingiustizie da parte loro. (Esopo)

PAROLA DI DIO: 1Tm 6,13-16; Sal 99; Lc 8,4-15

 

Vangelo Lc 8,4-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza. Parola del Signore

 

“IL SEMINATORE USCI’ A SEMINARE”

Lascio che oggi un amico laico, Bruno, ci stimoli con una sua riflessione:

Quel Contadino innamorato della campagna deve farci fermare a riflettere. Se il Seminatore è Dio quell’ “uscì” è carico di significato. Dio “esce” per seminare, cioè si muove per andare verso l’uomo, per incontrarne la profondità più autentica del cuore e piantare in lui il germe di una parola destinata a cambiarlo radicalmente e a dargli la vita per sempre. Dio “esce” dalla propria trascendenza per giocarsi il tutto e per tutto in una relazione in cui sa già che potrà essere “perdente” più di una volta. Dio “esce” da una beatitudine che potrebbe da sola dare l’impressione di gelosa chiusura sulla propria santità, per cercare un rapporto diretto con la sua creatura. Dio “esce” anche sapendo che una parte del terreno sarà inadatto a far crescere la benefica semente; Egli non si ferma tentennante sull’uscio per stare a pensare un’ultima volta se “ne vale proprio la pena…” Quel Dio che “esce deve farci commuovere, deve toccarci nel cuore indurito ed assuefatto ai tanti artificiosi calcoli umani che hanno ucciso il volto più nobile dell’amore. Se anche noi non impariamo ad “uscire” più spesso e con meno preventivi in tasca, rischiamo di perdere la parte più bella della vita e di non riuscire più a gustarne la pienezza. Soprattutto rischiamo di non essere più capaci di guardare all’atto del dare per dare, troppo presi dal dare ‘qualcosa’, per ricevere ‘altrettanto’.

 

 

DOMENICA 24 SETTEMBRE: 25^ DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Tra i santi ricordati oggi: B.V. Maria della Mercede; San Rustico; S. Pacifico

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O SIGNORE, NON TI FAI MAI BATTERE IN GENEROSITA'.

 

HANNO DETTO: Invoca il tuo Angelo nelle tentazioni: Egli ha più desiderio di aiutarti che tu di essere da lui aiutato. (San Giovanni Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: La sofferenza, se diventa amore, può curare ogni dolore.

UN ANEDDOTO: Ad un amico che gli chiedeva come facesse a sopportare le intemperanze ed i brontolii della moglie Santippe (conosciuta proprio per il carattere irascibile), il filosofo Socrate rispose serafico: - Perché mi fai questa domanda? Tu, per esempio, non lasci che le tue oche gridino in piena libertà?

PAROLA DI DIO: Is 55,6-9; Sal 144; Fil 1,20c-24.27a; Mt 20,1-16

 

Vangelo Mt 20,1-16

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore

 

“SEI INVIDIOSO PERCHÈ IO SONO BUONO?”.

Gesù nel Vangelo di oggi ci racconta la parabola del padrone che manda ad ore diverse operai nella sua vigna e che alla fine dà a tutti la stessa paga Penso che la chiave di interpretazione della parabola sia proprio nel versetto che meditiamo oggi. Infatti, se noi diamo un giudizio solo umano all’operato di questo padrone, diremo che egli privilegia qualcuno nei confronti di altri, ma chi siamo noi per sindacare sull’operato di Dio? L’uomo non può vantare nessun diritto su Dio. La ricompensa che Dio dà all’uomo sarà sempre pura grazia. L’uomo non ha mai diritto di presentare a Dio la fattura.

Il risentimento per la bontà e la generosità di qualcuno verso altri è un atteggiamento tutt’altro che infrequente anche tra i cristiani. A volte vorremmo l’intervento di Dio per punire chi giudichiamo peccatore, altre volte la nostra invidia non ci permette di vedere il bene negli altri. Dio, invece, va sempre in cerca di tutti, chiama tutti ad ogni ora, e accoglie chi trova. La sua chiamata accomuna nel lavoro, la sua generosità tocca tutti. Non solo non dovremmo essere invidiosi, ma felici di avere un Dio così generoso.

 

 

LUNEDI’ 25 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Cleofa; S. Anàtalo; S. Sergio di Radonez

Una scheggia di preghiera:

 

DONACI, SIGNORE, LA FEDE DEI SEMPLICI.

 

HANNO DETTO: È preferibile essere meno perfetti e convertire gli altri che stare sulle montagne e vedere perdersi i propri fratelli. (San Giovanni Crisostomo)

SAGGEZZA POPOLARE: Qualsiasi asino è capace di distruggere la stalla, ma soltanto il bravo carpentiere è capace di ricostruirla.

UN ANEDDOTO: Un giorno, mentre stava chiacchierando con alcuni suoi cortigiani, Luigi XI, re di Francia, si sentì pungere dal morso di un pidocchio. Il sovrano, però, non si adirò per il fastidio ricevuto, ma esclamò: - Devo ringraziare questo piccolo animaletto perché mi ha ricordato che un re è essere umano come tutti gli altri!

PAROLA DI DIO: Esd 1,1-6; Sal 125; Lc 8,16-18

 

Vangelo Lc 8,16-18

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione, dunque, a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere». Parola del Signore

 

"NON C’È NULLA DI SEGRETO CHE NON SIA MANIFESTATO, NULLA DI NASCOSTO CHE NON SIA CONOSCIUTO E VENGA IN PIENA LUCE.".

Continuamente nei Vangeli troviamo parole di Gesù che invitano alla chiarezza, alla limpidezza o, per dirla con un termine di moda in questi anni, alla trasparenza. La nostra fede è luce e la luce illumina, non nasconde. Gesù è venuto sulla terra per mostrarci il volto di Dio e non per nasconderlo. La fede che Gesù richiede da noi non è una fede da 'iniziati', è la fede dei semplici che, con tutti i loro limiti, si affidano; la preghiera non è la successione di formule magiche che armonizzate secondo un determinato rituale danno un potere, è il rapporto che ciascuno può avere con il suo Dio; la Bibbia, la Parola di Dio non è un libro chiuso, riservato ad una casta sacerdotale che ha doni particolari per interpretare, per manifestare e nascondere, è il libro della storia di amore tra Dio e il suo popolo. Quanto sono assurde le 'religioni' che rifacendosi a Gesù sono 'religioni per iniziati', piene di ritualismi, di simbolismi e formulari (che sono veri e propri paganesimi), di caste dotate o meno di poteri. E quanto è assurdo che cristiani, "per rispettare la Bibbia" l'abbiano tenuta nascosta al popolo cui è indirizzata. Quanto è assurdo pregare in lingue sconosciute alle masse solo per attorniare maggiormente di un alone di mistero la religione e renderla quindi più potente perché fondata sulla paura e quanto è per lo meno strano ricorrere a formulari specifici per ottenere benedizioni e per cacciare diavoli. È vero, Dio è mistero, è più grande di noi; noi non comprendiamo tutto di Lui, della sua volontà, delle leggi della sua natura, ma Gesù è la luce che illumina ogni uomo: la luce e le ombre che ne derivano ci danno l'immagine nella sua totalità.

 

 

MARTEDI’ 26 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Cosma e Damiano; S. Nilo; B. Paolo VI

Una scheggia di preghiera:

 

TU, GESU', TI FAI PANE PER LE NOSTRE NECESSITA'.

 

HANNO DETTO: Non si è mai così grandi come quando ci chiniamo, nell'amore di Dio, verso i piccoli. (Don Orione)

SAGGEZZA POPOLARE: Tutto arriva a chi non ha fretta e si dà da fare mentre aspetta.

UN ANEDDOTO: Dopo che il Cardinale Angelo Roncalli fu eletto Papa imponendosi il nome di Giovanni XXIII, i sarti, usando spilli e ago, cercavano di adattargli una delle vesti che avevano confezionato per il futuro pontefice (è consuetudine che i sarti, prima dell'elezione, ne confezionano alcune di varie misure per averne una pronta appena eletto il nuovo papa – NdA). Dal momento che nessuna di quelle vesti erano della sua taglia, il pontefice, molto spiritosamente esclamò: - È evidente che i sarti non desideravano che io fossi eletto papa!

PAROLA DI DIO: Esd 6,7-8.12b.14-20; Sal 121; Lc 8,19-21

 

Vangelo Lc 8,19-21

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». Parola del Signore

 

“NON POTEVANO AVVICINANO A CAUSA DELLA FOLLA”.

Gesù è attorniato da una folla che non lo lascia neppure più respirare.

Sono diversi i modi di leggere questo fatto. Qualcuno dice: grande successo di Gesù, qualcun’altra giustifica con questo le grandi parate e le folle oceaniche alle manifestazioni della Chiesa. Qualcuno dice: Gesù si fa tutto a tutti e qualche volta giustifica il super attivismo. Qualcuno si chiede: ma perché queste folle vanno da Gesù? ci vanno per fede, per curiosità, per speranza di miracoli? Qualcuno, poi, diffida delle folle che spesso sono mutevoli. Che cosa dire? Una prima cosa è questa: Gesù sente compassione per il suo popolo che è come un gregge senza pastore e abbraccia la logica dell’amore: quella di lasciarsi ‘mangiare’. E ancora oggi Gesù si “lascia mangiare” da tutti. Gesù, però, non si aspetta che tutti capiscano questo dono e perciò prende le distanze dall’interpretare le folle come un successo o dall’usarle come forza di potere. Poi Gesù pur accogliendo tutti vuol purificare la fede di ognuno e quindi non blandisce le folle ma le invita seriamente ad “ascoltare” e “mettere in pratica”. Siamo contenti quando vediamo tanta gente in chiesa o ad una processione? Io sì, ma non per il potere o il prestigio della Chiesa, ma perché a tanti è data un’occasione per incontrare Gesù e, forse, tra i tanti, qualcuno ascolterà e metterà in pratica.

 

 

MERCOLEDI’ 27 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Vincenzo de’ Paoli; S. Bonfìlio; S. Caio

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO SPIRITO, SIGNORE, CI GUIDI PER UNA TESTIMONIANZA VERA.

 

HANNO DETTO: Se non siamo allegre e liete noi che serviamo Gesù che è così buono, chi mai deve essere allegro? (Santa Francesca Cabrini)

SAGGEZZA POPOLARE: Il frutto della pace è appeso all'albero del silenzio.

UN ANEDDOTO: Un abete e un rovo litigavano tra di loro. L’abete, lodando sé stesso, diceva: «Sono bello e grande e alto e utile per i tetti dei templi e per le navi; come osi confrontarti con me?». Ma il rovo replicò: «Se tu avessi memoria delle scuri e delle seghe che ti spezzano, anche tu preferiresti essere un rovo». (Esopo)

PAROLA DI DIO: Esd 9,5-9; Cant. Tb 13,2-5; Lc 9,1-6

 

Vangelo Lc 9,1-6

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demoni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni. Parola del Signore

 

“GESÙ CONVOCÒ I DODICI E DIEDE LORO FORZA E POTERE SU TUTTI I DEMONI E DI GUARIRE LE MALATTIE. E LI MANDÒ AD ANNUNCIARE IL REGNO DI DIO E A GUARIRE GLI INFERMI.”

Ospitalità, comunione, condivisione, accoglienza: ecco le parole del regno. Niente di astratto, anzi, Gesù ci parla dello stile dell’annuncio, stile di tutta una vita, molto concreto; uomini tra gli uomini andando incontro al prossimo con la mano tesa e un sorriso sul volto, felici di incontrare fratelli cui voler bene. La capacità di accogliere e sostenere nelle difficoltà, la forza di ascoltare e il coraggio di difendere e liberare da ogni sorta di demoni. Senza nulla pretendere, nulla ostentare, pronti a condividere, pronti anche ad essere fraintesi, non accettati; fiduciosi nella potenza di Dio e del suo amore. Uomini tra gli uomini ma con una scintilla nel cuore, un desiderio di bene, una certezza di fraternità, vero invisibile lievito nella pasta del mondo.

 

 

GIOVEDI’ 28 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Venceslao; Ss. Lorenzo Ruiz e c.

Una scheggia di preghiera:

 

SE TI INCONTRO DAVVERO, GESU', TU PUOI CAMBIARE LA MIA VITA.

 

HANNO DETTO: Benché siate rapiti in estasi tanto in alto quanto S. Paolo, se udirete che un ammalato abbia bisogno di un brodo caldo o di qualunque altro soccorso, io vi consiglio di ridestarvi un istante dalla vostra estasi e di far scaldare il brodo. (Giovanni di Ruysbroeck)

SAGGEZZA POPOLARE: L'amore è come la pioggerella d'autunno: cade piano ma fa straripare i fiumi! (prov. Africano)

UN ANEDDOTO: Un giorno il grande filosofo greco Democrito incontrò un giovane, il quale millantava una smisurata sapienza dovuta, a suo dire, al fatto di conoscere molte persone sapienti. A lui Democrito replicò semplicemente: - Anch’io conosco molti ricchi; non per questo sono diventato ricco.

PAROLA DI DIO: Ag 1,1-8; Sal 149; Lc 9,7-9

 

Vangelo Lc 9,7-9

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. Parola del Signore

 

“ERODE CERCAVA DI VEDERLO”.

Erode aveva avuto nella sua vita molte occasioni per vedere la volontà di Dio su di lui. Il fatto stesso di essere re lo inseriva direttamente nell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Giovanni Battista gli aveva parlato a nome di Dio, ma lui per paura di una donna, pur ascoltandolo volentieri, lo aveva fatto uccidere. Ora sente parlare di Gesù, dei suoi miracoli, ma, anche in questo caso, il suo interesse si ferma alla curiosità, al desiderio di facile miracolismo. Nella nostra società ci sono tanti. Erodi alla ricerca di segni che però, spesso, degradano nella curiosità e nella superficialità. Provate a prendere in mano un quotidiano qualsiasi o un settimanale. Si può dire che non ci sia numero nel quale non si parli di Chiesa, di miracoli, di esoterismi vari. Ma l’interesse dov’è? Curiosità, fantastico, sensazionale, scandali... Sembra interessi di più un “miracolo di Padre Pio” che non la fede nel Dio in cui Padre Pio credeva. Interessa e incuriosisce di più il messaggio di qualche “veggente” che non il Regno di Dio annunciato nel Vangelo. Gesù passa anche oggi vicino a noi, ci parla, compie miracoli, ma se dalla curiosità non passiamo alla fede c’è il rischio di non incontrarlo, anzi, come è successo a Erode, di condannarlo.

 

 

VENERDI’ 29 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Michele, Gabriele e Raffaele arcangeli; S. Ciriaco

Una scheggia di preghiera:

 

SANTI ANGELI DI DIO, PORTATECI A LUI.

 

HANNO DETTO: Le cose belle della vita vanno vissute con il cuore. Non hanno bisogno di troppa filosofia, la loro grandezza è la semplicità. (Colette Haddad)

SAGGEZZA POPOLARE: Nessuno è più arrogante di un giovane che ha scoperto una vecchia idea credendo che sia sua.

UN ANEDDOTO: Un giorno, per far piacere a un funzionario, Abramo Lincoln firmò l'ordine di trasferimento di alcuni reggimenti. Il Ministro della Difesa, Stanton, convinto che il Presidente avesse commesso un grave errore, rifiutò di eseguire l'ordine e per di più aggiunse: «Lincoln è uno stupido!» Quando Lincoln lo venne a sapere, il suo commento fu: «Se Stanton dice che sono uno stupido, deve essere vero, perché lui ha quasi sempre ragione. Andrò a rendermi conto personalmente di come stanno le cose». E così fece. Stanton lo persuase che quell'ordine era un errore e Lincoln lo ritirò immediatamente. Tutti sapevano che buona parte della grandezza di Lincoln stava proprio nella sua capacità di accettare le critiche.

PAROLA DI DIO: Dn 7,9-10.13-14 opp. Ap 12,7-12a; Sal 137; Gv 1,47-51

 

Vangelo Gv 1,47-51

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di dio salire e scendere sopra il figlio dell’uomo». Parola del Signore

 

“VEDRETE IL CIELO APERTO E GLI ANGELI DI DIO SALIRE E SCENDERE SUL FIGLIO DELL’UOMO”.

Qualcuno dei teologi più ‘evoluti’, e qualcuno dei cristiani più ‘moderni’, potrà forse dirmi che mi lascio guidare da antichi miti o che sono infantile nel mio modo di credere, ma io considero i tre Arcangeli Michele, Raffaele, Gabriele, che festeggiamo oggi, dei preziosi amici nel cammino verso Dio e quasi tutte le mattine, in quelle che i nostri vecchi chiamavano le orazioni mattutine, li invoco. Michele è l’angelo forte, colui che combatte nel nome di Dio, colui che ha l’incarico di proteggere e difendere il suo popolo e io ho bisogno di qualcuno che combatta per me e con me contro le insidie del diavolo e del male che tutti i giorni incontro in me stesso e attorno a me. Gli chiedo che “addestri le mie mani alla battaglia”, che mi aiuti nelle tentazioni che rafforzi la mia volontà nel combattere ogni forma di male che incontrerò. Ma lo prego anche per la Chiesa, per il popolo di Dio, affinché lo protegga dai potenti che vogliono manipolarlo, dagli intriganti che vogliono comprometterlo, dagli orgogliosi che vogliono ridurlo alla propria immagine, dagli idolatri che vogliono togliergli Dio. Gabriele è “la forza di Dio”, il portatore di lieti messaggi, colui che annuncia i progetti di Dio e allora lo invoco perché ho bisogno di ‘buona notizia’, gli chiedo che mi doni la semplicità e la fedeltà di Maria per accoglierla durante la giornata, gli chiedo di poter essere anch’io un po’ come Lui, annunciatore di gioia e testimone dell’amore di Dio, ma lo invoco anche perché ci sia un messaggio di speranza per tutti i sofferenti, per coloro che sono tristi, per i malati, gli chiedo di proteggere e accompagnare i missionari, i sacerdoti, i catechisti, perché nel mondo venga ancora annunciata la buona novella di Gesù. Raffaele che già nel suo nome significa: “Dio lo ha curato” è colui che ha l’incarico di essere compagno di viaggio per la vita, e allora gli chiedo che mi prenda per mano e mi accompagni lungo la giornata, mi renda attento a tutti gli incontri, mi aiuti a districarmi in mezzo ai problemi che incontrerò, mi tenga quando sto per inciampare, mi rincuori quando non ho voglia di camminare per le strade del Vangelo, ma gli chiedo anche che accompagni tutti coloro che sono sulle strade, chi è in viaggio, chi vive senza una meta per la propria vita o per chi si è dato solo una meta umana, gli chiedo anche di accompagnare il ministero del Papa, dei vescovi e dei sacerdoti, perché guidino e accompagnino sulla strada giusta tutto il cammino della Chiesa. Quando riesco a cominciare la giornata così, mi sento in buone mani!

 

 

SABATO 30 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Girolamo; S. Francesco Borgia

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' MI FIDO DI TE CHE HAI DATO LA VITA PER ME.

 

HANNO DETTO: Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere: il regalo dei regali. Anche se si tratta d’un regalo molto complicato, molto faticoso, a volte doloroso. (Oriana Fallaci)

SAGGEZZA POPOLARE: L’economia dipende dagli economisti non più di quanto il clima dipende dai meteorologi.

UN ANEDDOTO: C'era un tempo un rabbino che la gente venerava come l'inviato di Dio. Non passava giorno senza che una folla di persone si assiepasse davanti alla sua porta in cerca di un consiglio o della sua guarigione e della benedizione del sant'uomo. E ogni volta che il rabbino parlava, la gente pendeva dalle sue labbra, facendo propria ogni parola che diceva. Fra i presenti c'era però un personaggio piuttosto antipatico, che non perdeva mai l'occasione per contraddire il maestro. Osservava le debolezze del rabbino e ne sbeffeggiava i difetti, con sgomento dei suoi discepoli, che cominciarono a vedere in lui l'incarnazione del diavolo. Un giorno però il «diavolo» si ammalò e morì. Tutti tirarono un sospiro di sollievo. Di fuori apparivano compresi come si conveniva, ma nel loro cuore erano contenti perché quell'eretico irriverente non avrebbe mai più interrotto i discorsi ispirati del maestro e criticato il suo comportamento. La gente fu quindi sorpresa di vedere al funerale il maestro genuinamente affranto dal dolore. Quando più tardi un discepolo gli chiese se fosse addolorato per la sorte del morto, egli rispose: «No, no. Perché dovrei compiangere il nostro amico che è ora in cielo? È per me che sono triste. Quell'uomo era l'unico amico che avevo. Eccomi qui circondato da gente che mi venera. Lui era il solo che mi metteva alla prova; temo che senza di lui smetterò di crescere». E mentre diceva queste parole, il maestro scoppiò in lacrime.

PAROLA DI DIO: Zc 2,5-9.14-15a; Cant. Ger 31,10-12b.13; Lc 9,43b-45

 

Vangelo Lc 9,44-45

Dal vangelo secondo Luca

In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento. Parola del Signore

 

ESSI PERÒ NON CAPIVANO QUESTE PAROLE”.

Comprendere Gesù non è cosa facile! Egli parla un linguaggio che non è secondo il modo di pensare umano, ma secondo la volontà di Dio, è in tutto simile a noi ma realizza sé stesso come colui che fa in tutto la volontà del Padre. Gesù non lo si comprende con le discussioni; con le teorie, comprendere Gesù significa fidarsi totalmente dei progetti di Dio che si realizzano in Lui e fidarsi del progetto di Dio che si compie in ciascuno di noi. Chi fa questo salto nel buio, però, ha la sicurezza di atterrare nelle braccia del Padre e nelle sue braccia allora si riesce a comprendere Gesù, il suo mistero di morte e risurrezione e la nostra vita intera.

     
     
 

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