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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

APRILE 2023

 

SABATO 1° APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Ugo di Grenoble

Una scheggia di preghiera:

 

AGNELLO DI DIO CHE TOGLI IL PECCATO DEL MONDO, ABBI PIETA' DI NOI.

 

HANNO DETTO: Ciò che è fuori è anche dentro; e ciò che non è dentro non è da nessuna parte. Se uno non ha niente dentro, non troverà mai niente fuori. È inutile andare a cercare nel mondo quel che non si riesce a trovare dentro di sé. (Tiziano Terzani)

SAGGEZZA POPOLARE: Se bastassero i desideri, i poveri sarebbero ricchi.

UN ANEDDOTO: C'era una volta un ragazzo che viveva in un piccolo villaggio sulle montagne e ogni mattina conduceva al pascolo il suo gregge di capre.

Un mattino, mentre era su un sentiero nuovo in una valle stretta, gli sembrò di udire rumore di passi e belati di altri animali. Il ragazzo pensò che ci dovesse essere nelle vicinanze un pastore come lui e ne fu felice: gli sarebbe tanto piaciuto avere un amico. Facendo imbuto con le mani davanti alla bocca, gridò: «Chi è là?». Udì una voce che gli rispondeva: «Chi è là? Chi è là? Chi è là?». Le grida venivano da più parti. C'erano tanti pastori sulla montagna? Allora gridò più forte: «Fatevi vedere!». Le voci risposero: «fatevi vedere! Fatevi vedere! Fatevi vedere!». Ma non apparve nessuno. Il ragazzo gridò ancora: «Perché non venite fuori?». Da tutte le direzioni le voci risposero «Venite fuori! Venite fuori!». Il giovane pastore pensò che volessero prenderlo in giro e si rattristò. Allora urlò in tono arrabbiato: «Chi fa così è proprio scemo!». Per tutta la montagna rimbombò: «Scemo! Scemo! Scemo!». Allora il povero pastore tornò in fretta al villaggio. Ora aveva paura a tornare sulla montagna: magari quei pastori avrebbe potuto tendergli un tranello e fargli del male! Il giorno dopo la madre gli chiese: «Che cos'hai, figlio mio? Perché non vuoi portare le capre al pascolo?». Il ragazzo le raccontò tutto. La madre comprese che non c'era nessuno sulla montagna, soltanto l'eco rimandava al ragazzo le parole che lui stesso aveva gridato. «Non ti preoccupare, figlio mio», gli disse «Quei pastori non ti vogliono fare alcun male. Hanno solo paura di te e vorrebbero essere tuoi amici. Domani, quando sarai tra le rocce, augura loro il buongiorno e aggiungi qualche frase amichevole! Sono sicura che te la ricambieranno». Il giorno dopo, quando raggiunse la gola tra i monti, il ragazzo inspirò profondamente e gridò: «Buongiorno!». L'eco rispose: «Buongiorno! Buongiorno! Buongiorno!». Rassicurato, il giovane gridò ancora: «Vorrei essere vostro amico!». L'eco rimbalzo tra le rocce: «Amico! Amico! Amico!».

PAROLA DI DIO: Ez 37,21-28; Cant. Ger 31,10-12b.13; Gv 11,45-56

 

Vangelo Gv 11,45-56

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, (ossia la risurrezione di Lazzaro,) credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da sé stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù, dunque, non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Parola del Signore

 

“CHE VE NE PARE? NON VERRA' ALLA FESTA?”

La Pasqua ebraica era la festa dell'Agnello, di quell'agnello immolato, arrostito in fretta per diventare cibo per il cammino di liberazione del popolo ebraico e il cui sangue sparso sugli stipiti delle porte delle case ebraiche aveva evitato che l'angelo della morte ne uccidesse i primogeniti.

E Gesù non parteciperà alla festa dell'Agnello, Lui che con le sue scelte è diventato l'Agnello, lui che ha scelto la non violenza, la donazione totale al Padre e a noi? Non può esserci Pasqua senza Cristo, non può esserci banchetto senza Lui che è il pane per il nostro cammino di libertà, senza Lui che con il suo sangue ci protegge e ci difende dalle mille morti quotidiane, Lui che è la Festa della comunità, Lui che accetta che il male “gli faccia la festa” proprio perché il male che si scatena venga assorbito dal bene, perché la morte sia vinta per sempre. Proviamo a crederci davvero: Lui viene perché la nostra festa sia piena!

 

 

DOMENICA 2 APRILE: DOMENICA DELLE PALME

Tra i santi ricordati oggi: S. Francesco da Paola; S. Teodosia.

Una scheggia di preghiera:

 

TI CONTEMPLO, O SIGNORE, NEL MISTERO DELLA CROCE.

 

HANNO DETTO: Si sopravvive di ciò che si riceve, ma si vive di ciò che si dona. (Carl Gustav Jung)

SAGGEZZA POPOLARE: A volte per andare avanti ci dobbiamo voltare indietro.

UN ANEDDOTO: Nel processo di canonizzazione del beato Alvaro di Cordoba, un domenicano dei Quattrocento, si legge che, avendo incontrato un mendicante coperto di piaghe, che non poteva più muoversi, lo avvolse nella propria cappa, lo caricò sulle sue spalle e lo trasportò al convento di santo Domingo de la Escalera per curarlo; quando vi giunse, all’aprire la cappa davanti ai confratelli, apparve, in luogo dei mendicante, un Crocifisso ligneo della sua stessa statura, che si conserva tuttora con venerazione.

PAROLA DI DIO: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14-27,66

 

Vangelo Mt 26,14-27,66 (forma breve: 27,11-54)

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbi, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli. Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsemani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino». Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbi!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono. Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte, ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo». Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?». Pietro, intanto, se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente. Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato. Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore. Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!». Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». È tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo. Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Golgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare sé stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo. A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!». Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo. Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Magdala e l’altra Maria. Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie. Parola del Signore

 

Oggi non c’è una riflessione particolare, ma un invito a trovarvi un luogo tranquillo e a rileggere, senza fretta, magari facendo delle pause, la passione di Gesù. Lasciate che vi colpisca con il dolore, con l'amore, con dubbi, con paure... non cercate risposte immediate. Lasciate che tutte queste cose sedimentino, come l'acqua smossa che poco per volta si pulisce e diventa limpida... questa è la miglior meditazione, il miglior grazie che potete dire a Gesù per la sua passione per noi.

 

 

LUNEDI’ 3 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Sisto I; S. Luigi Scrosoppi

Una scheggia di preghiera:

 

COME È BELLO SIGNORE STARE INSIEME ED AMARCI COME AMI TU.

 

HANNO DETTO: Non ci sono errori, né coincidenze. Tutti gli eventi sono benedizioni dateci per imparare. (Elisabeth Kubler-Ross)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi parla spesso di doveri, intende sempre quelli che devono fare gli altri.

UN ANEDDOTO: Alessandro Magno aveva avuto per precettore Aristotele. Quando costui morì gli venne chiesto se aveva sofferto maggiormente per la morte del padre o per quella del precettore. “Piansi di più Aristotele perché mio padre mi ha dato la vita ma Aristotele mi insegnò ad usarla”.

PAROLA DI DIO: Is 42,1-7; Sal 26; Gv 12,1-11

 

Vangelo Gv 12,1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri, infatti, li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù. Parola del Signore

 

“GESÙ ANDÒ A BETANIA”

Continuano sempre a stupirci questi “Vangeli di Betania”, forse perché, ci fanno vedere Gesù intimo, familiare. Vi segnalo solo alcuni spunti.

Gesù è l'uomo completo. È il Figlio di Dio, ha una missione da compiere, ma è anche l'uomo che sente il bisogno di intimità familiare, di amicizia, di solidarietà non formale, di calore umano dato e ricevuto.

In quella casa, il profumo non è solo quello dell'aroma prezioso che Maria, riconoscente per la risurrezione di Lazzaro, versa sui piedi di Gesù, anticipo dell'unzione mortuaria, ma quello della gioia della gratitudine, dell'amicizia vera, dell'attenzione all'ospite. Quei capelli che quasi coprono i piedi di Gesù sono il segno del discepolo che sta ai piedi del maestro, ma che ne diventa intimo, quasi a confondersi con Lui. Persino la presenza del male, la stonatura di Giuda con la sua falsità vengono quasi assorbite da Gesù che non ha parole pesanti ma che, con dolcezza riporta le cose al giusto posto accettando senza polemiche il gesto dolce e amoroso di Maria. Betania ci invita non solo a non aver paura dei sentimenti, ma ad esaltarli dando loro il vero significato.

 

 

MARTEDI’ 4 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Isidoro; S. Francesco Marto

Una scheggia di preghiera:

 

A TE SIGNORE MI AFFIDO COME UN BIMBO IN BRACCIO DI SUA MADRE.

 

HANNO DETTO: Proprio come una candela non può bruciare senza fuoco, l'uomo non può vivere senza una vita spirituale. (Buddha)

SAGGEZZA POPOLARE: Se facessimo quel che dobbiamo, Dio farebbe quel che vogliamo.

UN ANEDDOTO: Raccontava un confidente di Padre Pio: Una volta mostrai al Padre un bellissimo ramo di biancospino fiorito e mostrando al Padre i bei fiori bianchissimi esclamai: "Quanto sono belli!". "Sì, - disse il Padre - ma più dei fiori sono belli i frutti." E mi fece capire che più dei santi desideri sono belle le opere.

PAROLA DI DIO: Is 49,1-6; Sal 70; Gv 13,21-33.36-38

 

Vangelo Gv 13,21-33.36-38

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore

 

“ED EGLI (GIOVANNI) CHINATOSI SUL PETTO DI GESÙ”.

Giovanni racconta nel suo Vangelo questa profonda esperienza di preghiera che ha segnato la sua vita.

Noi usiamo la testa per ragionare, dipanare pensieri, elaborare idee, formulare giudizi. Persino nella preghiera la nostra testa è impegnata a cercare le parole giuste, a ragionare (e qualche volta persino a dettare ragioni al Padre Eterno). Ma proprio nella preghiera la testa può e deve avere un altro ruolo: quella di appoggiarsi a Gesù, di abbandonarsi in Lui, di trovare questa confidenza estrema, per captare, sul ritmo dei battiti del suo cuore, messaggi segreti. La preghiera, pur cercando di non cadere nel facile intimismo o sentimentalismo, è un allontanarsi da sé e perdersi totalmente nel Signore. Farsi piccoli, per arrivare più facilmente a Lui. Abbandonare i gesti formali, per ritrovare la sobrietà dell’amore.

 

 

MERCOLEDI’ 5 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S, Vincenzo Ferrer; S. Irene; S. Giuliana

Una scheggia di preghiera:

 

ANCHE SE I MIEI PECCATI SONO ROSSI COME IL SANGUE, CON TE, GESU', DIVENTANO BIANCHI COME LA NEVE.

 

HANNO DETTO: Quello che sei è regalo di Dio nei tuoi confronti, quello che tu diventi è il tuo regalo a Dio. (Hans Urs von Balthasar)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi è falso si crede furbo, ma è solo falso.

UN ANEDDOTO: Diceva il filosofo Seneca: Un giorno scoprii un piacere nuovo e proprio mentre lo sperimentavo, un angelo e un diavolo si incontrarono alla mia porta e subito si diedero battaglia; l'uno asserendo, che il mio piacere di nuovo conio, era un vizio e l'altro una virtù... e ancora combattono.

PAROLA DI DIO: Is 50,4-9a; Sal 68; Mt 26,14-25

 

Vangelo Mt 26,14-25

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbi, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto». Parola del Signore

 

“IN VERITA’ VI DICO: UNO DI VOI MI TRADIRA’”.

Forse è un bene non sapere esattamente il motivo del tradimento di Giuda. Si può tradire per mille motivi: ogni discepolo sa di poter essere lui a tradire il suo maestro. Infatti, ogni discepolo può, come Giuda, non capire il dono. Ma qual è il vero grande peccato di Giuda? Non è il tradimento, che poteva essere perdonato come il rinnegamento di Pietro, è la disperazione. Giuda, dice il Vangelo, si pente di ciò che ha fatto, cerca persino di riparare il male commesso, andando a restituire i denari, ma poi si chiude in sé stesso, gli manca di sperare nel perdono, non si lascia toccare dalla misericordia di Gesù: “Dopo quello che ho fatto, Dio non può più perdonarmi”. Gesù lo aveva detto chiaro: “Tutti i peccati potranno essere perdonati, eccetto quelli contro lo Spirito Santo”. E il peccato è proprio non permettere allo Spirito che faccia giungere a noi la misericordia di Dio. In fondo il peccato di Giuda è quello di essersi voluto mettere lui al centro, di aver voluto essere lui a gestire Gesù e dopo di essersi ancora messo lui al centro e di non aver saputo vedere e accogliere colui che avrebbe potuto liberarlo da sé stesso e dal suo peccato.

 

 

GIOVEDI’ 6 APRILE: GIOVEDI’ SANTO “CENA DEL SIGNORE”

Tra i santi ricordati oggi: S. Celestino I, Papa; S. Marcellino; S. Virginia

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU SIGNORE IL PANE, IL CIBO SEI PER NOI.

 

HANNO DETTO: La scienza non solo è compatibile con la spiritualità; è una profonda fonte di spiritualità. (Carl Sagan)

SAGGEZZA POPOLARE: Un occhio al gatto e l’altro alla padella.

UN ANEDDOTO: Durante una forte nevicata, un viandante arrivò a un piccolo villaggio. Stavano tutti tappati in casa, per passare quel difficile inverno. Tutti i raccolti erano andati perduti e il bestiame era morto per una malattia. La fame stava per uccidere tutti. Nessuno sarebbe sopravvissuto a quell'inverno. Il viandante bussò a una porta per chiedere ospitalità e passare la notte. Lo fecero entrare e gli offrirono un posto per dormire. Il mattino seguente, prima di riprendere il cammino, il viandante volle ringraziare. Cercò nel suo zainetto, ne estrasse una borsetta di tela e la consegnò a loro dicendo: - Qui dentro c'è un seme. Cresce solo d'inverno e porta molti frutti. Se dividerete questi frutti con tutti gli abitanti del villaggio, non patirete mai più la fame. Se non farete così, i frutti diventeranno acidi e morirete di fame. Il viandante partì. Aprirono la borsetta e vi trovarono un seme piccolissimo. Sorrisero al vederlo e, pensando che quell'uomo fosse pazzo, lo gettarono nella spazzatura. Ma la figlia più piccola della famiglia lo raccolse, uscì di casa, fece un buco nella neve e lo piantò. Durante la notte, da quel seme spuntò una pianta che cominciò a crescere, a crescere. Diventò un albero grandissimo, più alto di tutte le case del villaggio. E i suoi rami erano carichi di frutti di diversi colori, grandezza e forma. Il giorno dopo, quando videro quell'albero enorme davanti a casa, non potevano credere ai loro occhi. La bambina raccontò quello che aveva fatto, ma non le credettero. Colsero uno dei frutti e lo assaggiarono. In vita loro non avevano mai assaggiato niente di simile. Era un cibo degno di un re. Raccolsero rapidamente tutti i frutti perché nessuno li rubasse. Con essi non sarebbero morti di fame durante l'inverno. Però la bambina ricordò quello che aveva detto il viandante. Dapprima non vi fecero caso, ma poi pensarono che, fosse vero o no quello che aveva detto, non era bello che i vicini morissero di fame mentre loro avevano da mangiare. E senza esitare, condivisero i frutti tra gli abitanti del villaggio. Quando li mangiarono, videro che ogni frutto aveva un seme piccolissimo. Tutti lo piantarono davanti alla propria casa. E il giorno dopo il villaggio era pieno di enormi alberi fruttiferi. Passata la sorpresa, tutti furono molto riconoscenti verso quella famiglia che aveva condiviso con loro quei frutti. Grazie a loro, non morirono di fame quell'inverno, e da allora non cessarono di condividere i frutti che avevano. E proprio come aveva detto il viandante, non soffrirono mai più la fame.

PAROLA DI DIO: Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

 

Vangelo Gv 13,1-15

Dal vangelo secondo Giovanni 

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Parola del Signore

 

VI HO DATO UN ESEMPIO, INFATTI, PERCHÉ ANCHE VOI FACCIATE COME IO HO FATTO A VOI”.

È il giorno dei doni: Gesù ci invita al banchetto nel quale si dà a noi come cibo e bevanda. Si fa mangiare, consumare da noi anticipando il Venerdì Santo dove offre sé stesso sulla croce. Il dono è per aiutarci a diventare come Lui. E allora non si può disgiungere l‘Eucaristia dalla lavanda dei piedi. Fare memoria di ciò che ha fatto Gesù significa metterci a servizio, lavarci i piedi a vicenda.

Ma per essere capaci di servire occorre assolutamente aver sperimentato il servizio per noi di Gesù: se non ci lasciamo “lavare i piedi” da Gesù non potremo condividere la sua vita e la sua missione.

 

 

VENERDI’ 7 APRILE: VENERDI’ SANTO “PASSIONE DEL SIGNORE”

Tra i santi ricordati oggi: S. Ermanno, monaco; S. Giovanni Battista de la Salle

Una scheggia di preghiera:

 

CROCIFISSO, O MIO GESU', IO TI AMO SEMPRE PIU'.

 

HANNO DETTO: Crea la tua propria bibbia. Scegli e colleziona le parole e le frasi che in tutte le tue letture sono state per te come degli squilli di tromba. (Ralph Waldo Emerson)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ha paura di avventure, sarà senza futuro.

UN ANEDDOTO: Venne chiesto un giorno a Padre Leopoldo: «Padre, come capisce lei le parole del Signore: Che colui che vuol seguirmi, prenda tutti i giorni la sua croce? Dobbiamo per questo fare penitenze straordinarie? – Non è il caso di fare penitenze straordinarie, rispose. Basta che sopportiamo con pazienza le tribolazioni ordinarie della nostra misera vita: le incomprensioni, le ingratitudini, le umiliazioni, le sofferenze occasionate dai cambiamenti di stagione e dell’atmosfera in cui viviamo.

(S. Leopoldo Mandic)

PAROLA DI DIO: Is 52,13-53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1-19,42

 

Vangelo Gv 18,1-19, 42

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?». Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli, infatti, era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo». Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò. Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato, dunque, uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire. Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante. Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litostroto, in ebraico Gabbata. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Golgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto». I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero così. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo, infatti, avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di aloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là, dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

 

“LO CROCIFISSERO”

Guardo la tua immagine e sulla maschera del tuo volto coperto di sangue, di sputi, tirato dal dolore si compongono i volti dei tanti crocifissi della terra quelle terribili immagini di madri scheletriche che piangono lacrime silenziose su bambini dalla pancia gonfia, il volto che ormai era solo più un teschio di quel ragazzo morto per Aids, i corpi crivellati, dilaniati per lo scoppio delle bombe dell’assurdo terrore o delle guerre assurde, il volto imbiancato di polvere di quel ragazzo che hanno estratto dopo sei giorni dalle macerie di un palazzo e che grida: “Non sono più solo!”, il volto di paura di quei familiari che aspettano nell’astanteria dell’ospedale per sapere se il loro ragazzo è vivo e vivrà…Signore: Quanti volti! Sono il tuo volto! Tu gridi: “Pietà!” nel tuo dolore. Noi gridiamo: “Abbi pietà di noi!”.

 

 

SABATO 8 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Alberto, vescovo di Vercelli; S. Amanzio di Como; S. Giulia Biliart

Una scheggia di preghiera:

 

IL SIGNORE DELLA VITA ERA MORTO, ORA REGNA VIVO.

 

HANNO DETTO: Chi ha volontà, trova sempre i mezzi per giungere al fine. (San Giovanni Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: Nella gelosia c’è più amor proprio che vero amore.

UN ANEDDOTO: Alcune battute: L'ignoranza della legge non è ammessa, ma una legge ignorante sì. Perché? Si dice: una morte stupida. Ma io devo ancora trovare uno che sia morto in modo intelligente.

La vita mette tutti alla prova. E ora qualcuno la mette pure in provetta.

PAROLA DI DIO VEGLIA PASQUALE: Rm 6,3-11; Sal 117; Mt 28,1-10

 

Vangelo Mt 28,1-10

Dal vangelo secondo Matteo

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Parola del Signore

 

È RISORTO, INFATTI, COME AVEVA DETTO; VENITE, GUARDATE IL LUOGO DOVE ERA STATO DEPOSTO.”

Tutta la giornata di oggi è piena di significati.

Il primo è il silenzio: davanti alla croce di Gesù non si può che restare muti nel contemplare il dolore, nel lasciarsi invadere dall'amore di Gesù che offre la sua vita mentre noi siamo peccatori. Silenzio davanti alla mostruosità degli uomini di ieri e di oggi capaci di far soffrire dolori indicibili camuffandoli di giustizia, spesso incapaci ieri e oggi di vedere il bene. Ma poi c'è tutta l'altra serie dei segni della celebrazione di questa notte: le tenebre e la luce, l'Agnello di Dio, la Parola che salva e soprattutto l'acqua del nostro battesimo che ci rigenera e ci salva. Purtroppo per le tante incrostazioni avvenute nei secoli, il Battesimo, per i cristiani, è divenuto un rito che neppure ricordiamo (eravamo piccoli) e che è una festa 'dovuta' in occasione di una nuova nascita. Se ci pensiamo anche solo un momento, l'acqua del battesimo ci ha talmente assimilati a Gesù che simo “morti con Lui” al male e resi forti nella lotta contro di esso, e con Gesù siamo risorti, cioè siamo l'uomo nuovo che pur essendo in costruzione, può avere tutte le caratteristiche di Gesù. Grazie, Signore, del nostro Battesimo, grazie ai genitori, padrini e madrine che l'hanno voluto per noi, grazie anche a quel prete che ce lo ha amministrato nel nome di Gesù.

  

 

DOMENICA 9 APRILE: PASQUA DI “RISURREZIONE DEL SIGNORE”

Tra i santi ricordati oggi: S. Demetrio, martire; S. Maria di Cleofa; S. Procuro, diacono

Una scheggia di preghiera:

 

ALLELUIA, ALLELUIA, ALLELUIA!

 

HANNO DETTO: Una verità che non è caritatevole nasce da una carità che non è vera. (San Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: Non è la croce che fa il cavaliere.

UN ANEDDOTO: Un uomo della Terra va a trovare il Sole. “Come vanno le cose laggiù?” gli chiede il grande astro. “Bene, mio Signore, tutti ti adorano.” “Tutti? Davvero?”  “Be’, Signore … c’è una donna, solo una bellissima donna che non si rivolge mai a te con devozione.” “E chi è?” “Si chiama Notte.” Il sole è incuriosito. “E dove sta questa donna?” “In India, mio Signore”, dice l’uomo. Il Sole allora corre in India. Ma la donna, sapendo che lui sta per arrivare, scappa via, nell’altra parte del mondo. Il Sole la rincorre, ma lei è già tornata in India. Il Sole va in India, ma lei … Ed è così che il Sole continua ancor oggi a inseguire quella bella donna senza raggiungerla mai. (Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra)

PAROLA DI DIO: At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4 opp. 1Cor 5,6b-8; Gv 20,1-9

 

Vangelo Gv 20,1-9

Dal vangelo secondo Giovanni 

Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti, non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore

 

“VIDE E CREDETTE”

Quanto è terribile l'abitudine! Noi respiriamo molte volte in un minuto, ma lo diamo per scontato e ci ricordiamo del respiro, dell'aria, dei nostri polmoni solo quando l'aria ci manca. Dire: “Gesù è risorto”, che cosa suscita in noi? È una cosa scontata? È un dubbio di fede? È un dire: “Beato Lui!” È un qualcosa che ci riguarda personalmente, che ci sconvolge, che apre a nuove prospettive di vita?

Se Lui è risorto, allora davvero è Figlio di Dio; quello che ci ha detto e per cui è morto non sono semplici parole di vecchia saggezza, norme di una religione, parole di un guru fra tanti. Se è Figlio di Dio, quello che ci ha detto del Padre è vero. Sono anch'io davvero Figlio di Dio; tutti gli uomini sono Figli di Dio quindi realmente miei fratelli; la mia vita allora non è un cammino verso la morte, ma già risorto con Lui, vado verso la vita eterna.

 

 

LUNEDI’ 10 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Palladio; S. Maddalena di Canossa

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO È RISORTO, VINTA È ORMAI LA MORTE, ALLELUIA!

 

HANNO DETTO: La vanagloria è il tarlo di tutte le buone azioni, per cui se tu le dessi ascolto ti troveresti un giorno con le mani vuote. (Santa Francesca Cabrini)

SAGGEZZA POPOLARE: È più facile essere buoni che essere giusti.

UN ANEDDOTO: Un uomo andò da un sarto, molto rinomato nella sua città, e provò un abito. Stando davanti allo specchio vide che l’orlo era irregolare. Quasi timoroso di far brutta figura, l'uomo si decise a evidenziare che quell'abito non era regolare. – Oh! - disse il sarto - non si preoccupi. Tenga giù la parte più corta con la sinistra, e nessuno se ne accorgerà. - Mentre il cliente seguiva il consiglio, osservò che il risvolto della giacca si arrotolava invece di restare piatto. - Questo? - disse il sarto. Ma non è niente. Giri un po’ la testa e tenga giù il mento. - Il cliente accondiscese, ma intanto osservò che il cavallo dei pantaloni era un po’ corto e stringeva un po’ - Oh, non si preoccupi di questo -, disse il sarto. - Tenga giù il cavallo con la destra, e sarà perfetto. Il cliente accettò e acquistò l’abito. Il giorno dopo indossò il nuovo vestito con tutte le alterazioni portate da mani e mento. Mentre passava per il parco con il mento che teneva giù il risvolto, una mano che tirava giù la giacca e l’altra il calzone, due vecchi smisero di giocare a scacchi per guardarlo mentre passava. – Dio mio! - disse il primo. - Guarda quel povero storpio! L’altro rifletté un momento e poi sussurrò: – Si, è davvero storpio, ma… complimenti al sarto per essere riuscito a ricreargli addosso un vestito che gli si “conforma così bene”

PAROLA DI DIO: At 2, 14.22-33; Sal 15; Mt 28,8-15

 

Vangelo Mt 28,8-15

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno». Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi. Parola del Signore

 

“I SOMMI SACERDOTI E GLI ANZIANI DIEDERO UNA BUONA SOMMA DI DENARO AI SOLDATI…”.

Davanti ad un fatto straordinario che supera le nostre solite capacità è logico rimanere meravigliati e anche perplessi. Se, come in questo caso ti parlano della risurrezione di un uomo puoi avere effettivamente tutta una serie di dubbi. Ma se dubitare è lecito, intestardirsi, non voler vedere a nessun costo, falsare la verità è colpevole. Questi capi degli anziani, che proprio perché religiosi sapevano che la verità va sempre rispettata, arrivano addirittura a comprare con denaro le guardie affinché smentiscano. Noi possiamo dire che la fede è difficile, possiamo anche avere tutta una serie di dubbi, possiamo anche lecitamente esternare agli altri i nostri interrogativi, ma inganniamo solo noi stessi e il prossimo se non rispettiamo la verità, se cerchiamo a tutti i costi di addomesticare il Vangelo, se pensiamo di manipolare Dio. La risurrezione di un uomo può essere difficile da credere perché diciamo noi: “Non l’abbiamo mai vista” secondo quello che ci immaginiamo umanamente, ma continuamente siamo testimoni di ‘risurrezioni’.

Tanto per stare agli stessi esempi portati da Gesù: quando tu semini un chicco di grano, questo muore, sparisce ma si trasforma in germoglio e poi in stelo e poi in pianta che porta frutto, se tu metti il lievito nella pasta, non vedrai più il lievito, ma tutta la pasta sarà fermentata… È vero che non abbiamo mai visto con i nostri occhi un uomo morto poi risorto, vivente come prima, ma che cosa può impedirci di credere, come dice la il prefazio della messa dei defunti che “Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata una dimora eterna nei cieli”?

 

 

MARTEDI’ 11 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Stanislao, S. Gemma Galgani.

Una scheggia di preghiera:

 

CRISTO RISUSCITI IN TUTTI I CUORI, CRISTO SI CELEBRI, CRISTO S'ADORI.

 

HANNO DETTO: Se saremo tristi come faremo la felicità di chi sta con noi? Noi dobbiamo Irradiare la gioia, la letizia di Dio, la felicità di Dio: far sentire che servire e amare Dio è vita, è calore, è ardore, è vivere sempre allegramente. Cantate, suonate! Scrupoli e malinconia via da casa mia diceva San Filippo Neri. (Don Orione)

SAGGEZZA POPOLARE: A volte la giustizia pende dalla parte della borsa.

UN ANEDDOTO: Una ragazza cristiana difendeva con convinzione la sua abitudine a frequentare luoghi di divertimento discutibili, ed era solita dire: «Penso che un cristiano possa andare dovunque». «Certo che può» le rispose un giorno una sua amica, «ma le tue parole mi ricordano un fatto a cui ho assistito l’anno scorso in occasione di una visita a una miniera di carbone. Una signora si presentò vestita con un bell’abito bianco, e quando i suoi amici le chiesero come mai si fosse vestita in quel modo, lei si rivolse all’anziano minatore che avrebbe fatto da guida e gli chiese: “Non posso forse indossare un vestito bianco per visitare la miniera?”». «Certo che può; — rispose il minatore — non c’è nulla che le impedisca di indossare un vestito bianco per scendere in miniera, ma ci saranno molte cose che le impediranno di averlo ancora bianco quando risalirà».

PAROLA DI DIO: At 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18

 

Vangelo Gv 20,11-18

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi, ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Magdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto. Parola del Signore

 

"MARIA DI MAGDALA ANDÒ AD ANNUNCIARE AI DISCEPOLI: «HO VISTO IL SIGNORE!»

Maria Maddalena, la peccatrice perdonata, diventa l'apostolo degli apostoli; perché è lei che per prima annuncia loro la risurrezione di Gesù. E Gesù, attraverso i fatti continua a manifestarci la sua pedagogia. Noi continuiamo a voler dividere con i nostri criteri umani, con una linea di demarcazione netta il bene e il male, i giusti e gli ingiusti, la santità e la cattiveria. Gesù invece, vede le persone e non ricusa di servirsi di una "ex peccatrice" per portare l'annuncio della risurrezione alla "santità della Chiesa" che in quel momento se ne stava rincantucciata nel timore, nella poca fede e nel rinnegamento. Apriamo ali occhi: forse, proprio da quella persona da cui a nostro giudizio "ci aspettiamo poco", può venire a noi l'invito alla vera fede.

 

 

MERCOLEDI’ 12 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Giulio I; S. Zeno; S. Giuseppe Moscati.

Una scheggia di preghiera:

 

SEI TU, SIGNORE, IL PANE, UN CIBO SEI PER NOI. RISORTO NELLA LUCE SEI VIVO IN MEZZO A NOI.

 

HANNO DETTO: Solo in Paradiso si trova la consolazione e la quiete perfetta; ma finché si vive, il bene è sempre mescolato col male. (San Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: Si è giovani finché si è capaci di imparare.

UN ANEDDOTO: “Quando si diventa forti?” chiesi. Ed ella con un delicato sorriso rispose: “Quando imparerai a non fare del male a nessuno.” (Alejandro Jodorowsky)

PAROLA DI DIO: At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

 

Vangelo Lc 24,13-35

Dal vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“ED ESSI NARRAVANO CIÒ CHE ERA ACCADUTO LUNGO LA VIA E COME L’AVEVANO RICONOSCIUTO NELLO SPEZZARE IL PANE.”

Helder Càmara è stato il famoso arcivescovo di Recife in Brasile, strenuo difensore dei poveri. Nel suo libro intitolato Spirale di violenza raccontò come un giorno fu chiamato presso un medico, il quale stava morendo di cancro; e che, peraltro, si professava ateo. Appena entrato nella stanza dell’infermo, da lui si sentì fare questo discorso: — Come medico conosco il mio male e so di non avere neppure un mese di vita. Ma vorrei morire non come un animale, ma da uomo, e, se possibile, da cristiano. Mi dia perciò la fede!

Monsignor Càmara cercò di spiegargli che la fede non è una medicina ­che con una puntura si inietta nel corpo umano, e tutto è fatto: è un dono di Dio che bisogna accogliere con piena disponibilità di mente e di cuore. Ma il medico insiste: non vuole morire come un animale, ma da uomo, e possibilmente da cristiano. Allora, l’Arcivescovo disse: — Ho un’idea. Ho la gioia di credere che nella Messa il Signore Gesù è presente in mezzo a noi vivo come al tempo degli Apostoli. Verrò nella tua stanza, per celebrare una Messa accanto al tuo letto. E ciò che a me non è possibile fare, Egli non avrà problemi per realizzarlo. “Il giorno dopo — scrive lo stesso Monsignor Càmara — vado a celebrare la Messa. Conoscevo prima della Messa la situazione matrimoniale del morente: lui e la sua donna vivevano come marito e moglie, ma pur essendo liberi, non si erano mai sposati. Durante la Messa c’erano tutti e due, mano nella mano. Al momento della Comunione, con rapidità, lei si stacca dalla mano del morente e si mette in ginocchio per ricevere la Comunione. La madre del moribondo, istintivamente, mi grida: —Non può comunicarla, padre. Vive in stato di peccato! Senza esitazione, allora, metto la mano sinistra sul capo della sup­posta peccatrice e le dico: — Noi tutti, purtroppo, siamo peccatori; ma c’è stata la tua confessione pubblica. Sono certo che Cristo ti comprende! E le impartisco la Comunione. Ma proprio in quell’istante, il moribondo si alza sul letto ed esclama: — Credo, don Helder, credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio e che è presente nella santa Eucaristia! Poi si confessa. I due si sposano. Poco dopo egli muore”.

 

 

GIOVEDI’ 13 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Martino I; S. Ermenegildo; Beata Ida.

Una scheggia di preghiera:

 

CHI CREDE IN TE RISORTO, O GESU', PASSA OGNI GIORNO DALLA MORTE ALLA VITA.

 

HANNO DETTO: Le opere di Dio non si misurano col tempo e spesso il Signore dà più in un istante che non in molte ore. (Santa Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Fare una corona è molto più facile che trovare una testa degna di portarla.

UN ANEDDOTO: “Emily Dickinson aveva venticinque anni quando decise di estraniarsi dal mondo e di rinchiudersi nella sua camera, dalla quale non uscì mai più. Era convinta che con la fantasia si potesse ottenere tutto, persino la felicità, nonostante la sua solitudine. Al momento della sua morte vennero scoperte nella sua camera 1775 poesie scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo, contenute tutte in un raccoglitore. Fra loro, alcune delle più belle poesie d’amore di tutti i tempi. Eppure, lei l’Amore non lo aveva mai conosciuto nella realtà. Quindi, chi può dire che ciò che viviamo all’interno della nostra anima non sia reale? Solo perché gli altri non vedono, non vuol dire che non esista.

PAROLA DI DIO: At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

 

Vangelo Lc 24,35-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, i discepoli [di Emmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore

 

“GUARDATE LE MIE MANI E I MIEI PIEDI: SONO PROPRIO IO! TOCCATEMI E GUARDATE”.

Ciascuno di noi, per credere ha un bisogno innato di ‘vedere’, di ‘toccare’. Gesù risorto si fa vedere, toccare dagli apostoli. La risurrezione non è una fantasia degli undici o un’allucinazione di massa: è una realtà concreta. E Gesù, facendo vedere e toccare le ferite della sua passione, fa sì che se ci fossero ancora dubbi, esse lo identifichino vivente. Il Risorto è il Crocifisso tornato in vita. La risurrezione non solo non cancella il passato ma lo glorifica. E il Cristo glorioso continua ad essere in mezzo a noi nei segni del Crocifisso. Qualche volta siamo portati a dire: “Beati gli apostoli, hanno potuto vedere, toccare, rendersi conto che era proprio Gesù, che stava davanti a loro in carne ed ossa. Noi invece dobbiamo solo fidarci di quello che loro ci hanno raccontato”. Eppure, se sai fare attenzione, il Crocifisso Risorto lo puoi incontrare quotidianamente. Puoi leggere i segni della sua passione e della sua glorificazione, oggi, in mezzo a noi. I segni della sua croce li vediamo nei corpi martoriati dalle violenze, dalle guerre, dalle malattie; i suoi dolori li incontriamo negli abbandonati, nei traditi; i segni della gloria sono presenti nella speranza e nell’amore. Cristo è ancora con noi. La sua Incarnazione non è finita e la sua resurrezione opera ancora il passaggio dalla morte alla vita, dall’egoismo all’amore, dal dolore alla speranza. Ma per incontrare il Crocifisso Risorto bisogna avere ben aperti gli occhi della fede. Gesù, poi, facendo questo gesto di mostrare le sue ferite, dice a noi anche un’altra cosa. Anche gli uomini di oggi per credere hanno bisogno di ‘vedere ‘ e di ‘toccare’. Il cristiano non può accontentarsi di dare una testimonianza fatta di parole e di teologia. “Fammi vedere che per te, Gesù è davvero il Risorto, il vivente - ci dicono i nostri contemporanei – siamo abituati a sentirne tante di parole: promesse di politici, teorie filosofiche, speranze religiose artefatte, adatte solo ad acchiappare benevolenza e soldi… Fammi vedere Gesù!” E il cristiano questo può e deve farlo. Gesù è vivo e risorto quando il cristiano si fa ‘toccare’ dalle necessità degli uomini, quando si fa ‘mangiare’ dalla loro fame, quando fa ‘vedere’ la sua gioia, la sua speranza.

 

 

VENERDI’ 14 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Lamberto; Ss. Tiburzio, Valeriano e Massimo.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, QUANTE COSE CI HAI DATO: INSEGNACI A CONDIVIDERLE.

 

HANNO DETTO: Superbia è non capire il rapporto uomo Dio, è un instaurare con Dio un rapporto di dare e avere a parità. (San Tommaso d'Aquino)

SAGGEZZA POPOLARE: La gratitudine è la memoria del cuore.

UN ANEDDOTO: Diceva il filosofo greco Epitteto: Nessuna cosa grande compare all’improvviso, nemmeno l’uva, nemmeno i fichi. Se ora mi dici: “Voglio un fico”; ti rispondo: “Ci vuole tempo”. Lascia innanzitutto che vengano i fiori, poi che si sviluppino i frutti e, poi, che maturino.

PAROLA DI DIO: At 4,1-12; Sal 117; Gv 21,1-14

 

Vangelo Gv 21,1-14

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca, ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Parola del Signore

 

“GESU’ DISSE LORO: VENITE A MANGIARE”.

Specialmente in questa settimana, leggendo i racconti delle apparizioni del Risorto (avete notato che in tutti e quattro i Vangeli non c’è il racconto della risurrezione? È un fatto di Dio, nessuno lo ha visto con i propri occhi), abbiamo capito quali sono le strade per riconoscere in Gesù il Messia Vivente: lasciarci “ardere il cuore”, cercare conferma nella Parola di Dio, spezzare il pane, aprire gli occhi per vedere, sentire il proprio nome sulle labbra di Gesù, toccare e vedere. Il Vangelo di oggi ci suggerisce un altro modo per vedere e far vedere il Risorto: Gesù Risorto prepara da mangiare e invita a mensa (non solo quella Eucaristica, ma quella della sopravvivenza e della fraternità). Ed è proprio con questo che Gesù vuol convincere gli Apostoli sul fatto che la sua risurrezione non è solo un evento straordinario, miracoloso, ma anche la completa realizzazione dell’amore fraterno. Questi pescatori, già ‘pescati’ da Gesù diverse volte, sono chiamati a vedere in Lui non solo il Risorto ma anche Colui che, proprio in virtù della sua risurrezione, chiama alla fratellanza, alla compartecipazione, alla solidarietà. Quante volte la nostra Chiesa dovrebbe essere uno stare insieme più che un insieme di riti, di teologie, di parole. Dovremmo al di là di tutte queste cose, riuscire ancora a mettere insieme un po’ di pane, un po’ di pesce intorno al fuoco preparato da Gesù.

E poi, ancora una cosa: il credente, invitato a cena da Gesù, non dovrebbe aver imparato a spezzare il pane? È incredibile, eppure nei nostri paesi occidentali, cristianizzati, ogni anno buttiamo nella spazzatura migliaia di tonnellate di pane senza pensare che a poche ore di volo da noi sarebbero manna per fratelli che soffrono la fame. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”, non sarebbe il più bel segno della risurrezione, se invece di parole offrissimo un pane concreto a chi attraverso il pane donato potrebbe anche riconoscere la bontà del Dio che si è fatto pane per tutti?

 

 

SABATO 15 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Marone; S. Cesare de Bus; S. Damiano de Veuster.

Una scheggia di preghiera:

 

PRENDIMI PER MANO, DIO MIO, GUIDAMI NEL MONDO A MODO TUO, LA STRADA È TANTO LUNGA E TANTO DURA, PERO' CON TE NEL CUOR NON HO PAURA.

 

HANNO DETTO: Tacendo con gli uomini si parla meglio con Dio. (San Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi vuol uccidere con il veleno, ti fa mangiare miele.

UN ANEDDOTO: Un pipistrello, caduto per terra, venne afferrato da una donnola e, poiché stava per essere ucciso, supplicava di essere risparmiato. Quella affermò che non poteva liberarlo, essendo per natura nemica di tutti gli uccelli. Il pipistrello replicò che non era un uccello ma un topo, e così fu lasciato andare. In seguito, caduto di nuovo e preso da un’altra donnola, la supplicava di non essere divorato. La donnola gli disse che odiava tutti i topi, così quello rispose che non era un topo ma un pipistrello, e, se la cavò di nuovo. E così accadde che si salvò per avere cambiato il nome due volte. La favola dimostra che anche noi non dobbiamo persistere sempre negli stessi comportamenti, tenendo presente che coloro che si sanno adattare alle circostanze spesso evitano i pericoli. (Esopo)

PAROLA DI DIO: At 4,13-21; Sal 117; Mc 16,9-15

 

Vangelo Mc 16,9-15

Dal vangelo secondo Marco

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Magdala, dalla quale aveva scacciato sette demoni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri, ma non credettero neppure a loro. Alla fine, apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura». Parola del Signore

 

“GESÙ DISSE LORO: ANDATE IN TUTTO IL MONDO”.

Partire è anzitutto uscire da sé. Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro “io”. Partire è smetterla di girare intorno a noi, come se fossimo al centro del mondo e della vita. Partire è non lasciarsi chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo: qualunque sia l’importanza di questo nostro mondo, l’umanità è più grande ed è essa che dobbiamo servire. Partire non è divorare chilometri, attraversare i mari, volare a velocità supersoniche. Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farsi loro incontro. Aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre, significa avere il fiato di un buon camminatore. È possibile viaggiare da soli. Ma un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita ed esso esige dei compagni. Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni prossimo vede un compagno desiderato. Un buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati e stanchi. intuisce il momento in cui cominciano a disperare. Li prende dove li trova. Li ascolta. Con intelligenza e delicatezza, soprattutto con amore, ridà il coraggio e gusto per il Cammino. Andare avanti solo per andare avanti, non è vero camminare. Camminare è andare verso qualche cosa; è prevedere l’arrivo, lo sbarco. (H. Camara)

 

 

DOMENICA 16 APRILE: 2^ DOMENICA DI PASQUA ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: S. Bernadetta Soubirous

Una scheggia di preghiera:

 

MIO SIGNORE E MIO DIO.

 

HANNO DETTO: La causa di tutti i mali è questa: non conoscere le Scritture. Andiamo alla guerra senz'armi e come potremo cavarcela? È già molto se ci si salva con le armi: è assurdo pensare di salvarsi non avendole. (San Giovanni Crisostomo)

SAGGEZZA POPOLARE: “Briglia sciolta un po’ alla volta”

UN ANEDDOTO: Il pittore Gavarni diceva che si farebbe un ottimo affare a comprare gli uomini per quello che valgono e a venderli per quello che credono di valere.

PAROLA DI DIO: At 2,42-47; Sal 117; 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31

 

Vangelo Gv 20,19-31 

Dal vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore

 

«SE NON VEDO NELLE SUE MANI IL SEGNO DEI CHIODI E NON METTO IL MIO DITO NEL SEGNO DEI CHIODI E NON METTO LA MIA MANO NEL SUO FIANCO, IO NON CREDO»

Lo ricordiamo tutti come l'Apostolo incredulo, come colui che volle mettere la mano al posto della ferita della lancia e il dito al posto dei chiodi. Egli volle così attingere la fede piena alla fonte stessa dell'amore. È importante credere alla altrui testimonianza, ma non possiamo assolutamente condannare chi vuole comprendere il prezzo dell'amore e toccare i segni della grazia. Molto probabilmente Tommaso più degli altri era rimasto salutarmene scosso dalle parole che il suo Gesù aveva pronunciato non molti giorni prima, nella sera dell'ultima cena: «questo è il mio corpo, questo è il mio sangue sparso per voi». Ora Tommaso vuole comprendere fino in fondo, per quanto è possibile alla fragilità umana, il significato pieno di quel dono. Volendo toccare il corpo di Cristo con i segni della sua passione egli vuole stabilire una intensa ed indefettibile comunione con Cristo. Egli vuole riconoscere quel corpo, che non aveva visto inchiodato alla croce, ma che desidera legare e fondere con il suo, per essergli poi fedele fino alla morte. I segni dei chiodi e le ferite del costato che egli tocca gli consentono di salire con il suo maestro fino al Calvario, fino alla croce per poi godere nel vederlo vivo e risorto, lì presente dinanzi a lui, ancora pronto a fugare ogni dubbio. L'intensità dell'amore talvolta supplisce alla debolezza della fede. Vediamo infatti nella storia di Tommaso l'esplosione simultanea della fede e dell'amore quando dichiara che Cristo è il suo Signore e il suo Dio: «Mio Signore e mio Dio!». E', tutto considerato, un bel percorso quello che Tommaso compie; egli volge lo sguardo e poi tocca Colui che hanno trafitto. Ci porge un invito che tutti possiamo raccogliere: guardare il crocifisso per immergerci in Cristo, per imprimere nel nostro cuore i germi fecondi della gratitudine della fede e dell'amore.

 

 

LUNEDI’ 17 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Simeone Bar Sabba'e; S, Acacio

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', LUCE DEL MONDO, GUIDAMI VERSO TE.

 

HANNO DETTO: L'amore di Cristo non conosce limiti, non finisce mai, non si ritrae davanti a bruttezza e sporcizia. Egli è venuto per i peccatori e non per i giusti, e se l'amore di Cristo vive in noi dobbiamo fare come lui e metterci alla ricerca della pecorella smarrita. (Santa Benedetta della Croce - Edith Stein)

SAGGEZZA POPOLARE: La madre conosce la lingua del proprio figlio, anche se non parla.

UN ANEDDOTO: È male essere in 13 a tavola? Sì, quando il pranzo è per 12.

PAROLA DI DIO: At 4,23-31; Sal 2; Gv 3,1-8

 

Vangelo Gv 3,1-8

Dal vangelo secondo Giovanni.

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbi, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno, infatti, può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodemo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Parola del Signore

 

NICODEMO, UNO DEI CAPI DEI GIUDEI. COSTUI ANDÒ DA GESÙ, DI NOTTE.

Nicodemo è un capo dei farisei, certamente un uomo stimato ed importante. È un Maestro in Israele e quindi dovrebbe saperne di religione, la sua fede dovrebbe essere sicura senza dubbi e tentennamenti. Egli va da Gesù di notte. Forse ha fatto così per non farsi vedere dai suoi pari che certamente, come succederà in seguito, lo avrebbero o preso in giro o accusato, forse va di notte da Gesù per non compromettere ulteriormente Gesù con i capi, forse sceglie la notte anche perché c’è la notte dentro di lui.  Certamente Nicodemo ha intravisto delle luci, ha visto Gesù, i suoi miracoli. Egli aspetta la venuta del Messia, però la sua Legge, la sua posizione sociale, il suo mondo, gli dicono che forse Gesù può essere solo una falena notturna senza significato. Allora va a parlargli. Mi piace il temperamento di quest’uomo che, anche se di notte, va a cercare la verità. Quante volte nella nostra vita, noi intravediamo qualcosa, ma poi, forse perché è troppo notte, forse perché abbiamo troppa paura, non abbiamo il coraggio di confrontarci con essa e ci nascondiamo nelle nostre tradizioni, nelle nostre abitudini, o peggio, nel nostro star comodi. Gesù si fa trovare ad ogni ora del giorno, ma Gesù è pronto a farsi incontrare anche ad ogni ora della notte. Se lo hai sentito bussare al tuo cuore, e se pur in esso c’è ancora notte, non perdere l’occasione di incontrarlo: potrà diventare per te luce e forza. Infatti, la cura di Gesù per Nicodemo è drastica e difficile ma lo porta a riscoprire l’essenza della fede e della vita. Gesù scombina il modo di pensare di Nicodemo e nostro: per essere uomini non basta nascere uomini, non si diventa uomini neppure con la scuola, con le lauree o con il saper gestire la ricchezza e il potere, non si è automaticamente uomini neppure per il fatto di indossare veste e abitudini religiose. E invece uomini si diventa, pagando il prezzo di lunghe fatiche, dopo e all’interno di momenti di sofferenza. Ma quello che diceva Gesù a Nicodemo, la rinascita che Lui chiede, va ancora oltre. L’uomo da solo è già tanto se diventa uomo. Per diventare uomini nuovi occorre rendersi disponibili a lasciare operare qualcun altro in noi: lo Spirito Santo.  Egli ha il potere di ridarci il nostro volto definitivo, quello di Figli di Dio, come Gesù. Solo quando si raggiunge questo si è veramente uomini, nella pienezza, come Dio si aspetta da noi. Gesù dice che lo Spirito soffia, agisce quando e dove vuole. Allora il mio compito è soprattutto quello di rendermi disponibile. Se voglio nascere davvero a Figlio di Dio, il mio compito è guardare a Gesù e lasciare che lo Spirito Santo, poco per volta, mi faccia diventare come Lui: allora non sarà più notte.

 

 

MARTEDI’ 18 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Galdino; S. Atanasia di Egina;

Una scheggia di preghiera:

 

NELLE TUE MANI, SIGNORE, NON HO PIU' PAURA.

 

HANNO DETTO: Quando la vita è dolce, ringrazia e festeggia. E quando la vita è amara, ringrazia e cresci. (Shauna Niequist)

SAGGEZZA POPOLARE: L’indifferenza è pari alla crudeltà.

UN ANEDDOTO: Sorridendo scriveva Pope: Non ho mai conosciuto in vita mia un uomo che non sapesse sopportare la sventura altrui con perfetta rassegnazione cristiana.

PAROLA DI DIO: At 4,32-37; Sal 92; Gv 3,7-15

 

Vangelo Gv 3,7b-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodemo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Parola del Signore

 

“IL VENTO SOFFIA DOVE VUOLE: COSÌ È DI CHIUNQUE È NATO DALLO SPIRITO”.

Nel prato di un giardino pubblico era spuntato un “soffione” di dente di Leone: una sfera leggera, ricamata dalle coroncine di piumette attaccate ai semini. I piccoli semi si dicevano: “Dove andremo a germogliare?” “Solo il vento lo sa”. E infatti il vento soffiò. I semi partirono attaccati al loro piccolo paracadute, ghermiti dalla corrente d’aria. Mentre la maggioranza atterrava nella terra buona degli orti e dei prati, uno, il più piccolo fece un volo molto breve e finì nella screpolatura del cemento di un marciapiede. C’era solo un pizzico di polvere. “Ma è tutta mia”, si disse il semino. Senza pensarci due volte, si rannicchiò ben bene e cominciò subito a lavorare di radici. Davanti alla screpolatura nel cemento c'era una panchina dove spesso si sedeva un giovane. Era un giovane dall’aria tormentata e lo sguardo inquieto. Nubi nere gli pesavano sul cuore e le sue mani erano sempre strette a pugno. Quando vide due foglioline dentate verde tenero che si aprivano la strada nel cemento, rise amaramente: “Non ce la farai! Sei come me!”, e con un piede le calpestò. Ma il giorno dopo vide che le foglie si erano rialzate ed erano diventate quattro. Da quel momento non riuscì più a distogliere gli occhi dalla testarda e coraggiosa pianticella. Dopo qualche giorno, spuntò il fiore, giallo brillante, come un grido di felicità. Per la prima volta dopo tanto tempo il giovane avvilito sentì che il risentimento e l’amarezza che gli pesavano sul cuore cominciavano a sciogliersi. Rialzò la testa e respirò a pieni polmoni. Diede un gran pugno sulla panchina e gridò: “Ma certo! Ce la possiamo fare!” Non chiedere al Vento perché ti ha portato dove sei. Anche se sei soffocato dal cemento, lavora di radici e vivi.

 

 

MERCOLEDI’ 19 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Leone IX; S. Emma di Sassonia; S. Espedito, martire

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', SEI VENUTO PER SALVARCI!

 

HANNO DETTO: La vostra felicità è nel bene che farete, nella gioia che diffonderete, nel sorriso che farete fiorire, nelle lacrime che avrete asciugato. (Raoul Follereau)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando un uomo ricco cade per terra si dice che è una disgrazia, quando succede ad un uomo povero si dice che è ubriaco.

UN ANEDDOTO: Un uomo aveva quattro figli. Egli desiderava che i suoi figli imparassero a non giudicare le cose in fretta, per questo, invitò ognuno di loro a fare un viaggio, per osservare un albero, che era piantato in un luogo lontano. Il primo figlio andò là in Inverno, il secondo in Primavera, il terzo in Estate, e il quarto, in Autunno. Quando l'ultimo rientrò, li riunì, e chiese loro di descrivere quello che avevano visto.  Il primo figlio disse che l'albero era brutto, torto e piegato.  Il secondo figlio disse invece che l'albero era ricoperto di gemme verdi e promesse di vita.  Il terzo figlio era in disaccordo; disse che era coperto di fiori, che avevano un profumo tanto dolce, ed erano tanto belli da fargli dire che fossero la cosa più bella che avesse mai visto. L'ultimo figlio era in disaccordo con tutti gli altri; disse che l'albero era carico di frutta, vita e promesse. L'uomo allora spiegò ai suoi figli che tutte le risposte erano esatte poiché ognuno aveva visto solo una stagione della vita dell'albero. Egli disse che non si può giudicare un albero, o una persona, per una sola stagione, e che la loro essenza, il piacere, l'allegria e l'amore che vengono da quella vita può essere misurato solo alla fine, quando tutte le stagioni sono complete. (Paolo Coelho)

PAROLA DI DIO: At 5,17-26; Sal 33; Gv 3,16-21

 

Vangelo Gv 3,16-21 

Dal vangelo secondo Giovani

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore

 

“DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL SUO FIGLIO UNIGENITO”. (Gv.3.16)

Verrebbe da commentare: ci avesse amati un po’ meno. Ci sentiremmo più tranquilli, meno colpevoli. I nostri peccati non ci peserebbero tanto. Troveremmo almeno una parziale giustificazione per le nostre infedeltà. Il Dio che mette paura non è il Giudice severo. E, piuttosto, il Dio che ama in “quella” maniera... Dio non ci rimprovera sventolandoci davanti agli occhi un articolo della Legge. Dio ci accusa inchiodandoci a una storia di amore. Il codice dell’amore è implacabile nelle sue esigenze. L’estrema serietà dell’amore divino fa sì che la condotta venga messa impietosamente a nudo. Siamo noi che concepiamo l’amore in chiave di faciloneria, sentimentalismi, accomodamenti, furbizie meschine. Con un codice qualsiasi possiamo anche cavarcela. Ma con l’amore non c’è scampo. C’è chi, per pagare i debiti, impegna i gioielli di famiglia. Dio, per pagare i “nostri” debiti impegna addirittura il Figlio.

 

 

GIOVEDI’ 20 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Aniceto; S. Agnese da Montepulciano.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE AIUTACI NELLA NOSTRA INCREDULITA'.

 

HANNO DETTO: Preservatemi, Signore, dalla funesta illusione che io prete debba occuparmi solo di chi viene in Chiesa o ai Sacramenti. (Don Orione)

SAGGEZZA POPOLARE: Alle persone intelligenti, il tempo passa come il vento.

UN ANEDDOTO: Il successo conduce molti alla rovina. Un uomo insolente aveva lanciato contro Esopo una pietra. «Ma bravo!» disse. Poi gli diede una moneta e aggiunse: «Per Ercole, di più non ho, ma ti farò vedere come tu possa guadagnare. Ecco qua in arrivo un uomo ricco e potente: lancia allo stesso modo una pietra a lui e riceverai una ricompensa adeguata». L’altro si convinse e fece quello che gli fu consigliato. Tuttavia, la speranza ingannò la sua insolente sfacciataggine; infatti, fu arrestato e scontò la pena sulla croce. (Esopo)

PAROLA DI DIO: At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36

 

Vangelo Gv 3,31-36 

Dal vangelo secondo Giovanni

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti, ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui, infatti, che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui. Parola del Signore

 

“CHI CREDE NEL FIGLIO HA LA VITA ETERNA; CHI NON OBBEDISCE AL FIGLIO NON VEDRÀ LA VITA, MA L’IRA DI DIO RIMANE SU DI LUI”.

Il pensiero di S. Giovanni è un pensiero ciclico, che ritorna ripetutamente su un certo numero di temi, come le onde del mare. “Credere” o “rifiutare di credere” ... questo è il dilemma radicale. “Vivere” o “non vivere ... questa è la conseguenza. Per Giovanni, per Gesù il non credente volontario, non vive, è morto. Ci si può chiedere se un certo numero di quelli che oggi affermano di essere non credenti, abbiano coscientemente fatto questa scelta. Gesù stesso, sulla croce, scusa i suoi persecutori, dicendo: “Essi non sanno quello che fanno”. Non sta a noi e a nessuno sulla terra giudicare su chi sia credente o meno. Ma resta la parola di Gesù: “Chi rifiuta di credere non avrà la vita”. È un severo invito a verificare la qualità della mia fede. La fede non è un qualcosa che si ha o non si ha una volta per tutte. E allora, chiediamoci: sta crescendo la mia fede?

 

 

VENERDI’ 21 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Anselmo; S. Anastasio il vecchio

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDICI SIGNORE TUTTI QUELLI CHE CONDIVIDONO GENEROSAMENTE CIO' CHE HANNO.

 

HANNO DETTO: Per ricevere a due mani dalla Provvidenza bisogna dare a quattro mani ai poveri. (Don Guanella)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando si perde l’entusiasmo si trova il pessimismo.

UN ANEDDOTO: La superbia – sentenziano gli aedi - parte a cavallo e fa ritorno a piedi. Se fosse ver – maligna un vagabondo - che consumo di scarpe in questo mondo. (Folgore)

PAROLA DI DIO: At 5,34-42; Sal 26; Gv 6,1-15

 

Vangelo Gv 6,1-15

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzati gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli, infatti, sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Parola del Signore

 

“C’È QUI UN RAGAZZO CHE HA CINQUE PANI D'ORZO E DUE PESCI: MA CHE COS’È QUESTO PER TANTA GENTE”

Se non ci fosse stato quel ragazzo disponibile a condividere i cinque pani e pochi pesci ci sarebbe stata la moltiplicazione dei pani, avrebbero potuto sfamarsi quei 5.000? Se non ci fosse la generosità nascosta di tanti, potrebbe sussistere il Cottolengo?

Dio per fare miracoli ha bisogno di noi. Non importa se hai tanto o se hai poco, importa che tu ne faccia parte. Gesù per fare i suoi miracoli chiedeva sempre qualcosa: un po’ di fede, un gesto. Anche oggi per fare i miracoli del corpo e dello Spirito, Gesù chiede qualcosa a me e a te. Diamogli la possibilità di fare ancora i suoi segni di salvezza e scopriremo anche che ogni “miracolo” per gli altri è anche un miracolo per noi.

 

 

SABATO 22 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Leonida; S. Apelle; S. Sotero, Papa.

Una scheggia di preghiera:

 

PARLA, SIGNORE, IN NOI E ATTRAVERSO DI NOI.

 

HANNO DETTO: Qualunque cosa tu faccia, se desideri l'unione col Signore, non interrompi la tua preghiera. Tacerai solo se avrai cessato di amare. (Sant'Agostino)

SAGGEZZA POPOLARE: Il vento spegne le candele, ma alimenta il fuoco.

UN ANEDDOTO: Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. Ad un certo punto, le domandò: "Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me". La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: "E' vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto". Incuriosito il bimbo guardò la matita senza trovarvi alcunché di speciale. "Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!". "Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell'esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo. Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi. "Dio": ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la sua volontà.  Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. È un'azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.  Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere è un'azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.  Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.  Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione". (Paolo Coelho)

PAROLA DI DIO: At 6,1-7; Sal 32; Gv 6,16-21

 

Vangelo Gv 6,16-21

Dal vangelo secondo Giovanni

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafarnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti. Parola del Signore

 

ERA ORMAI BUIO E GESÙ NON LI AVEVA ANCORA RAGGIUNTI; IL MARE ERA AGITATO, PERCHÉ SOFFIAVA UN FORTE VENTO”.

Questi discepoli che si agitano, remano, si impauriscono, sono la figura di tutti noi che, spesso, senza Gesù, nella barca della nostra vita, ci arrabattiamo, ci agitiamo, ma non combiniamo niente. Ecco una bella meditazione di Madre Teresa di Calcutta: “Abbiamo bisogno di scoprire Dio, e Dio non può essere trovato nel frastuono e nella irrequietezza. Dio è l’amico del silenzio. Osservate come gli alberi, i fiori, l’erba crescono nel silenzio; guardate le stelle, la luna e il sole, come si muovono in silenzio. Abbiamo bisogno di silenzio per essere in grado di arrivare alle anime. La cosa essenziale non è ciò che diciamo, ma ciò che Dio dice a noi e attraverso di noi. Tutte le nostre parole saranno inutili, se non vengono dall’anima. Le parole che non danno la luce di Cristo aumentano le tenebre.”

 

 

DOMENICA 23 APRILE: 3^ DOMENICA DI PASQUA ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: S. Adalberto; S. Giorgio

Una scheggia di preghiera:

 

TU, O DIO, NON CI DELUDI MAI.

 

HANNO DETTO: Che la tua preghiera rifugga dalla fiorettatura: bastò una parola per riconciliare il ladrone e il figliol prodigo con Dio. (San Giovanni Climaco)

SAGGEZZA POPOLARE: Come il ferro è consumato dalla ruggine così certe persone sono consumate dall’invidia.

UN ANEDDOTO: Un uomo ricco era riuscito ad appropriarsi del campicello di una povera donna per allargare il proprio giardino. Il giorno seguente la donna gli si presentò davanti con un sacco vuoto tra le mani dicendogli: - Permettimi almeno di prendere un sacco della terra del mio orto, lavorato per tanti anni con fatica da mio padre ... Quando ebbe riempito il sacco, chiese al signore di aiutarla a caricarselo sulle spalle. Il ricco inizialmente si rifiutò, ma fini con il cedere alla richiesta della donna. - È impossibile sollevarlo! È troppo pesante. - esclamò sbuffando, dopo alcuni tentativi. - Eh! - si stupì la donna - Se un sacco vi sembra troppo pesante, come pensate di riuscire a portare sulle vostre spalle tutta la terra del mio giardino, e per tutta l'eternità? Dopo pochi giorni, il campo le fu restituito.

PAROLA DI DIO: At 2,14a.22-33; Sal 15; 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35

 

Vangelo Lc 24,13-35

Dal vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Parola del Signore

 

“DUE DI LORO ERANO IN CAMMINO PER EMMAUS E CONVERSAVANO TRA LORO DI TUTTO QUELLO CHE ERA ACCADUTO”.

È il viaggio del ritorno, della delusione. Avevano riposto la loro speranza in quel Gesù. Si erano “illusi” che quel Gesù avrebbe cambiato la loro vita. Avevano visto in lui la possibilità di realizzare delle speranze dei poveri., e poi... il tradimento... una reazione sperata ma non avvenuta... una croce... una tomba: e ora di tornare a casa, non c’è proprio speranza per i poveri, al massimo si può parlare di quei bei giorni di illusione. Gesù, si può essere delusi da Dio? È vero che i “suoi pensieri non sono i nostri pensieri”, è vero che a volte ci si sente traditi, abbandonati... Ma Dio non può deludermi! Signore, quando siamo tentati di tornare delusi accompagnaci, non lasciarci tornare indietro, apri i nostri occhi e il nostro cuore perché possiamo ritrovare Colui che stupidamente pensiamo di aver perso.

 

 

LUNEDI’ 24 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Fedele da Sigmaringen; S. Antimo

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN TE, SIGNOR, CREDO IN TE.

 

HANNO DETTO: La preghiera è la consolazione degli afflitti, la speranza per tutti. (Sant'Efrem)

SAGGEZZA POPOLARE: Uno scherzo è di buon gusto s’è fatto al tempo giusto.

UN ANEDDOTO: Si dice che Davide, quando ebbe terminato di redigere il Libro dei Salmi, ebbe un moto di vanità. Si rivolse al Signore con queste parole: - O Dio dell'universo, c'è forse qualcuno su questa terra che abbia composto tanti canti quanti ne ho composti io? - Non essere vanitoso, Davide. Ne ho composti più io - rispose la rana. (Dall'Haggadah)

PAROLA DI DIO: At 6,8-15; Sal 118; Gv 6,22-29

 

Vangelo Gv 6,22-29

Dal vangelo secondo Giovanni

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberiade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbi, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Parola del Signore

 

QUESTA È L’OPERA DI DIO: CHE CREDIATE IN COLUI CHE EGLI HA MANDATO”

A noi che cerchiamo sempre che cosa fare, Dio risponde: “C’è una cosa sola da fare: credere a Gesù”, le opere vengono dopo e devono essere conseguenza della fede. Ancora una volta la nostra fede non è l’incontro con un’idea, non è una serie di atti religiosi, non è un manifestare volontarismo per compiere tante opere, è incontrare “Colui che Dio ha mandato”. Noi crediamo a Gesù. È una persona concreta come noi, è il Figlio di Dio che ci salva, è la Via, la Verità, la Vita, è la risurrezione dai morti, è il Pane della vita eterna... Spesso, guardando la mia vita, mi chiedo: “Ma Gesù l’ho incontrato davvero? oppure ho incontrato solo le sue apparenze?”. Se l’avessi incontrato davvero dovrei avere meno paure, più speranza, più gioia. La mia vita dovrebbe trasparirlo maggiormente e allora le mie “opere” dovrebbero essere la conseguenza di questo incontro sconvolgente.

 

 

MARTEDI’ 25 APRILE: SAN MARCO EVANGELISTA

Tra i santi ricordati oggi: S. Franca di Piacenza; S. Erminio, monaco

Una scheggia di preghiera:

 

CHE LA BUONA NOTIZIA DEL TUO VANGELO POSSA RAGGIUNGERE TANTI UOMINI.

 

HANNO DETTO: Il tempo che impieghiamo nell'orazione, Dio ce lo restituisce con altrettante benedizioni nelle nostre opere. (San Bonaventura)

SAGGEZZA POPOLARE: Nell’orto dell’invidioso non nasce la felicità.

UN ANEDDOTO: Non voglio più obbedire a nessuno - disse un giorno un giovane ai suoi amici. - Né ai genitori, né ai maestri, né alle leggi, né a nessun altro! Mentre gli altri giovani lo ascoltavano ammirati, un saggio, passando di lì, disse: - Avrai pur sempre un padrone cui obbedire: te stesso!

PAROLA DI DIO: 1Pt 5,5b-14; Sal 88; Mc 16,15-20

 

Vangelo Mc 16,15-20

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. Parola del Signore

 

(GLI APOSTOLI) PARTIRONO E PREDICARONO DAPPERTUTTO, MENTRE IL SIGNORE OPERAVA INSIEME CON LORO.

La conclusione del Vangelo di Marco sembra oggi cadere in una contraddizione. Al versetto 19 dice che "Gesù fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio" e al 20 che Gesù opera insieme e con gli Apostoli che predicano. Mi sembra invece molto bello poter pensare in questo modo: Gesù è glorificato, è il Re, è con Dio suo Padre, è il Signore ma i passi di Gesù itinerante per la Palestina calcano adesso altre terre, il suo volto sofferente o gioioso assume adesso i mille volti dell'uomo. No! Gesù non è solo lassù, sulle nuvole, in attesa di essere il Giudice Finale: è qui in mezzo a noi, agisce nella fatica, nei missionari, in chi opera la carità, si serve addirittura di me per essere presente. Quale grande responsabilità: essere la presenza di Cristo per il mondo, ma quale grande consolazione nel sapere di non essere soli ma con Lui.

 

 

MERCOLEDI’ 26 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Anacleto, Papa; S. Pascasio, monaco

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' DONACI DI SENTIRE IL PROFONDO DESIDERIO DI TE.

 

HANNO DETTO: Che è il peccato in faccia alla misericordia divina? Una tela di ragno che un soffio di vento basta a portar via. (San Giovanni Crisostomo)

SAGGEZZA POPOLARE: La pace tra gli uomini dura più per necessità che per bontà.

UN ANEDDOTO: Il Vescovo Teodoreto racconta che sua madre, avendo male ad un occhio, andò a trovare un santo anacoreta che dimorava nei pressi di Antiochia, pregandolo di guarirla. Era una donna ancora giovane e mondana. Prima di guarire il corpo, il santo anacoreta volle guarirne l'anima. Le parlò allora così: - Che ne dite di questa cosa: un pittore molto abile esegue un ritratto; sopravviene un apprendista e ritocca l'opera del suo maestro: allunga le sopracciglia, cambia colore alla pelle, trucca il viso di bianco e di rosso. Voi che pensate, non avrebbe ragione l'autore di adirarsi con il presuntuoso ignorante? Mia madre, aggiungeva Teodoreto, capì la lezione e da allora smise ogni lusso di vesti e ogni trucco.

PAROLA DI DIO: At 8,1b-8; Sal 65; Gv 6,35-40

 

Vangelo Gv 6,35-40

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa, infatti, è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Parola del Signore

 

IO SONO IL PANE DELLA VITA; CHI VIENE A ME NON AVRÀ FAME E CHI CREDE IN ME NON AVRÀ SETE, MAI!”.

Ci sono delle cose che noi non dimentichiamo mai nel nostro vivere fisico ma che sono talmente iscritte nel nostro DNA da diventare automatiche. Ad esempio, non ci dimentichiamo di respirare, se questo succede per una serie di cause fisiche, noi moriamo. Lo stimolo della fame e della sete ci ricordano il nostro bisogno di “combustibile” per vivere e per agire. Lo stesso stimolo sessuale è uno dei motivi di base perché la vita continui. Eppure, con molta facilità e superficialità noi dimentichiamo di alimentare il nostro spirito. Ci lamentiamo che la fede è difficile, ma quanto spendiamo per alimentarla? Vogliamo che la nostra coscienza sia arbitro morale delle scelte della nostra vita, ma quanto alimentiamo la coscienza informandola rettamente? Dio, in Gesù, si è fatto parola e pane per noi, ma quanto noi sentiamo il bisogno di accostarci a queste due mense per avere in noi la vita di Figli di Dio?

Spesso siamo più preoccupati per le cose che per il senso delle cose, più preoccupati per la salute fisica, che per il senso della vita, preferiamo magari dedicare un ora del nostro tempo dall’estetista o dal parrucchiere per curare il nostro aspetto esteriore e “non abbiamo tempo” per andare a ricevere il Pane della vita. Non stupiamoci poi se la nostra vita diventa asfittica, se la nostra fede si inaridisce, se nel momento della prova non troviamo più la forza di Dio in noi. Io trovo che non ci sia nulla di più assurdo di quella frase dietro la quale spesso si mascherano alcune persone: “Io sono credente, non praticante”. Posso avere tutte le difficoltà che voglio a seguire la religiosità ufficiale spesso mal rappresentata, ma come posso vivere la vita di Figlio di Dio se non la alimento con i Sacramenti? Come posso dire di credere in Gesù Figlio di Dio se poi non utilizzo i segni che il Figlio di Dio mi ha lasciato perché la sua vita possa crescere dentro di me?

Andare a ricevere i Sacramenti, cercare di ascoltare la Parola di Dio, dedicare tempo alla preghiera non è un qualcosa che serve a Dio: Dio è già grande in sé stesso, non ha bisogno delle nostre lodi per esserlo di più! La preghiera, i sacramenti, L’Eucaristia sono un dono vitale per noi, trascurarli non è solo offendere chi per amore ce li ha donati, ma è anche soprattutto suicidare la nostra vita spirituale.

 

 

GIOVEDI’ 27 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Antimo, vescovo, S. Liberale; S. Zita

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TI SEI FATTO PANE PER LA NOSTRA FAME.

 

HANNO DETTO: Abbiate pazienza con tutti; ma soprattutto con voi stessi. (San Francesco di Sales)

SAGGEZZA POPOLARE: Il maestro insegna a parlare, il saggio insegna a tacere.

UN ANEDDOTO: L’inverno sembrava non avere una fine, e il branco moriva di fame. Il capobranco, il più vecchio di tutti, procedeva in testa e rassicurava i giovani, dicendogli che presto sarebbe arrivata la primavera. Ma, a un certo punto, un giovane lupo decise di fermarsi. Disse che ne aveva abbastanza del freddo e della fame e che sarebbe andato a stare con gli uomini. Perché la cosa importante era di restare vivo. Così, il giovane, si fece catturare e col passare del tempo, dimenticò di essere mai stato un lupo. Un giorno, di molti anni dopo, mentre accompagnava il suo padrone a caccia, lui corse servile a raccogliere la preda. Ma, si rese conto che la preda era il vecchio capobranco. Divenne muto per la vergogna, ma il vecchio lupo parlò e gli disse così: “io muoio felice perché ho vissuto la mia vita da lupo, tu invece, non appartieni più al mondo dei lupi e non appartieni al mondo degli uomini. La fame viene e scompare, ma la dignità, una volta persa, non torna mai più.”

PAROLA DI DIO: At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51

 

Vangelo Gv 6,44-51

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore

 

SE UNO MANGIA DI QUESTO PANE VIVRÀ IN ETERNO “

L’uomo diventa ciò che mangia: la nostra identità si costituisce dal mondo, dalle relazioni, dalla cultura in cui ci immergiamo. Oggi possiamo scegliere di diventare amore perché mangiamo amore, ci riferiamo all’amore, ci guardiamo sull’amore, su un amore concreto, reale, una persona: Gesù. Egli rivela che la vita ci viene proprio dalla sua umanità, dalla sua carne offerta per la vita del mondo. Essa è il dono totale di sé che Dio fa all’uomo. Gesù, infatti, è la parola diventata carne, perché in lui ogni carne ritrovi la Parola. “Carne”, come “carne e sangue”, significa l’uomo nella sua umanità concreta, nella sua capacità di comunicare, di condividere con gli altri. Credere in Gesù, aderire a lui e amarlo, allora è sfamarsi di Lui, del suo stile, della sua Logica, del suo cuore, è chiamato “mangiare”. L’uomo diventa ciò che mangia, o, meglio, ciò che ama.

 

 

VENERDI’ 28 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: San Pietro Chanel; San Luigi Maria Grignon de Montfort

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE, PADRE, PER GESU' NOSTRO PANE QUOTIDIANO.

 

HANNO DETTO: Non posso temere lo sguardo di Colui che mi ha amato di sommo amore. (San Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: Trentadue denti non riescono a fermare una lingua.

UN ANEDDOTO: In India si dice che l’ora più bella è quella dell’alba, quando la notte aleggia ancora nell’aria e il giorno non è ancora pieno, quando la distinzione fra tenebra e luce non è ancora netta e per qualche momento l’uomo, se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero non sono che due aspetti della stessa cosa. Sono diversi, ma non facilmente separabili, sono distinti, ma ‘non sono due’. Come un uomo e una donna, che sono sì meravigliosamente differenti, ma che nell’amore diventano uno. (Tiziano Terzani)

PAROLA DI DIO: At 9,1-20; Sal 116; Gv 6,52-59

 

Vangelo Gv 6,52-59

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Parola del Signore

 

“COME PUO’ COSTUI DARCI LA SUA CARNE DA MANGIARE?”.

Penso che anche noi, spesso, ci siamo posti questa domanda che i Giudei rivolgono a Gesù.

La risposta, pur contenendo un mistero stragrande è poi molto semplice: colui che ci ha amato fino a dare la sua vita per noi, dà sé stesso nel suo Corpo. Scopriamo allora che il termine “Comunione” si allarga a dismisura. Non è “l’andare a prender l’ostia” o “l’andare a prender Messa”. È essere consci del dono, è entrare in sintonia con il Signore che ci parla, è diventare talmente “parenti” con Gesù da essere una cosa sola con Lui, è comunicare e partecipare alla sua vita, alla sua misericordia, alla sua solidarietà con tutti gli uomini. Qualche volta, un po’ stupidamente, noi ci chiediamo quali siano le preghiere che dobbiamo dire dopo aver fatto la comunione. Se fossimo coscienti di ciò che ci fa la Comunione Eucaristica, in fondo non ci fideremo tanto delle parole da dire, ma dovrebbe esserci nel cuore l’ammirazione, la lode, il ringraziamento, la gioia. Chi dovrebbe essere allora il devoto dell’Eucaristia?

Il devoto dell’Eucaristia è un patito di fraternità, condivisione, unità. Un operatore di pace, un appassionato per la giustizia. È uno capace di perdono, solidarietà, rispetto, tolleranza, accettazione della diversità. È un geloso custode della dignità e della sacralità del fratello. Lo si riconosce non tanto dalle mani giunte ma dalle maniche rimboccate e dal cuore non rattrappito, ma dilatato, reso sensibile, vulnerabile. Il devoto dell’Eucaristia non si segnala per i sospiri, le lamentazioni o le invocazioni, ma per l’impegno concreto a favore della comunione fra tutti gli uomini. Se c’è un profumo caratteristico dell’Eucarestia, non è certamente quello dell’incenso, ma quello penetrante dell’umanità. Guai se l’Eucaristia perde il suo inconfondibile sapore di pane.

 

 

SABATO 29 APRILE

Tra i santi ricordati oggi: S. Caterina da Siena; S. Tichico Discepolo di San Paolo

scheggia di preghiera:

 

CON TE, GESU', TUTTO PRENDE SIGNIFICATO, ANCHE LA PROVA.

 

HANNO DETTO: Se tu lavori con buona intenzione, tu preghi con l'azione. Per questo è detto: non cessa di pregare chi non cessa di ben fare. (San Bernardino da Siena)

SAGGEZZA POPOLARE: Ogni parola detta a tempo, non è mai gettata al vento.

UN ANEDDOTO: La vigliaccheria chiede: è sicuro? L’opportunità chiede: è conveniente? La vana gloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva l’ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare, ma bisogna prenderla, perché è giusta. (Martin Luther King)

PAROLA DI DIO: 1Gv 1,5-2,2; Sal 102; Mt 11,25-30

 

Vangelo Mt 11,25-30

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore

 

“IL MIO GIOGO È DOLCE E IL MIO CARICO LEGGERO”.

Gesù aveva rimproverato i farisei perché “legavano pesi gravi e insopportabili e li caricavano sulle spalle degli uomini, ma non muovevano neppure un dito per portarli”. Eppure, anche Lui parla di un giogo. Gesù non è un anarchico che è solo venuto ad abolire ogni legge. Anzi il suo giogo è esigente se ha detto: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro dei cieli” o “chi vuol venire dietro di me, rinneghi sé stesso portando la sua croce. Ma c’è una differenza sostanziale, ed è che questo “giogo” Lui per primo lo ha portato, e ancora oggi ci assicura di portarlo insieme a noi. Per questo può affermare che il suo giogo è dolce e leggero. Il cristianesimo è di tale natura che solo vivendolo con gioia ha senso e questa gioia non deriva dal fatto che tutto sia facile ma dal fatto che tutta la nostra vita non la viviamo da soli, ma con Lui che ci cammina davanti e a fianco.

 

 

DOMENICA 30 APRILE: 4^ DOMENICA DI PASQUA ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: S. Pio V; S. Giuseppe B. Cottolengo

Una scheggia di preghiera:

 

IN MEZZO A MILLE RICONOSCO LA TUA VOCE. FA' CHE L'ASCOLTI.

 

HANNO DETTO: I vostri pensieri siano sempre generosi, ed otterrete da Dio la grazia che tali vi divengano anche le opere. (Santa Teresa d'Avila)

SAGGEZZA POPOLARE: Le zucche vuote fanno più rumore delle piene.

UN ANEDDOTO: Diceva Sant'Agostino: Ho letto in Platone e Cicerone cose che sono veramente sagge e meravigliose. Ma in nessuno dei loro scritti ho mai letto: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò riposo”.

PAROLA DI DIO: At 2,14a.36-41; Sal 22; 1Pt 2,20b-25; Gv 10,1-10

 

Vangelo Gv 10,1-10

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlasse loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti, ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Parola del Signore

 

“LE PECORE ASCOLTANO LA SUA VOCE: EGLI CHIAMA LE SUE PECORE, CIASCUNA PER NOME, E LE CONDUCE FUORI.”

In quest’ultima riflessione del mese ci guida Chiara Lubich:

Prova ad ascoltare la voce di Gesù che parla nel tuo cuore. Vedrai che essa ti porterà fuori dal tuo egoismo, dal tuo non-amore, dal voler primeggiare, dalla tua superbia, dal desiderio di violenza...: da tutto ciò che ti rende schiavo. Se porrai la tua vita in Gesù ed egli sarà la tua guida, sarai senz'altro spinto fuori dalla tentazione d'un cristianesimo facile e di comodo, dalla mediocrità d'una vita senza senso. Seguendo lui, che parla in te, che chiama proprio te (perché chiama uno per uno) non conoscerai sentieri battuti, ma ti avvierai in un'avventura divina mai sognata; tutto sarà nuovo e bello anche se costerà alla tua natura; constaterai quant'è varia la fantasia divina e comprenderai come, seguendo un simile pastore, la vita è piena, abbonda di frutti, irradia da per tutto il bene. E finalmente, capirai che potente e meravigliosa rivoluzione sia il Vangelo vissuto.

     
     
 

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