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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

MARZO 2023

 

MERCOLEDI’ 1° MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Felice III; S. Albino;

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, AUMENTA LA NOSTRA FEDE!

 

HANNO DETTO: Quando non c’è più niente da dire, perché le parole rimangono inascoltate, quando la verità non riesce a farsi strada, non resta che una cosa: sacrificare la propria vita. (Card. Wyszynski).

SAGGEZZA POPOLARE: Molti vanno a Parigi, ma pochi ci sono stati.

UN ANEDDOTO: Donatello era impegnato con tutte le sue capacità per eseguire la statua del Gattamelata. Ma la Repubblica di Venezia che l'aveva commissionata, l'opprimeva con sollecitazioni sempre più pressanti. Il povero artista perse la pazienza e con un martello schiacciò la testa del guerriero che aveva modellata con tanta arte. La Serenissima, che non era poi tanto serena quando minacciava, fece sapere allo scultore che avrebbe schiacciato anche a lui la testa. Donatello, recuperata la calma, rispose imperturbabile: “Accetto, purché voi sappiate rifarmi la testa nuova, come io la rifarò alla statua”.

PAROLA DI DIO: Gn 3,1-10; Sal 50; Lc 11,29-32

 

Vangelo Lc 11,29-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Parola del Signore

 

COME GIONA FU UN SEGNO PER QUELLI DI NÌNIVE, COSÌ ANCHE IL FIGLIO DELL’UOMO LO SARÀ PER QUESTA GENERAZIONE.”.

Giona era stato mandato a predicare la conversione agli abitanti di Ninive; questi lo hanno preso sul serio, si sono convertiti e si sono salvati. Gesù dice di avere da Dio lo stesso scopo di Giona: è la Parola di Dio che offre la possibilità della conversione. Dio non vuole convertire gli uomini per mezzo di segni meravigliosi, spezzando in tal modo tutte le resistenze umane, Dio sceglie di mettersi, attraverso Gesù, a servizio degli uomini. La fede non è questione di miracoli, è incontro con una Persona.

“Se Dio facesse un gran miracolo, sotto gli occhi di tutti, chissà quanti crederebbero!”

Non è forse un miracolo il dono quotidiano della vita, il levarsi del sole, il funzionamento del nostro corpo...? Eppure, nonostante tutte queste cose meravigliose, c’è chi crede e chi no!

Credere è incontrare Gesù, accogliere la sua salvezza, fidarsi di Lui e diventare a nostra volta umile segno affinché altri possano, anche attraverso noi, incontrare Lui.

 

 

GIOVEDI’ 2 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Troadio; S. Angela della Croce

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI DAL MALE.

 

HANNO DETTO: Essere santi non vuol dire non cadere mai nel peccato, ma poter dire: “Sì, o Signore, sono caduto un milione di volte, ma con la tua grazia mi sono rialzato un milione e una volta”. (H. Camara).

SAGGEZZA POPOLARE: Ogni fidanzata è bella, ogni morto è buono. (Proverbio della Colombia)

UN ANEDDOTO: Prendi lo zucchero della penitenza, il fiore della carità, la foglia dell’amore, il frutto dell’umiltà, e riempine il mortaio della misericordia. Macina il tutto in ginocchio, spremilo nel tovagliolo dell’afflizione e bevilo mescolato alle lacrime. Ecco il rimedio a tutti i mali. (Sentenze dei Padri del deserto).

PAROLA DI DIO: Est 4, 17n.p-r.aa-bb.gg-hh; Sal 137; Mt 7,7-12

 

Vangelo Mt 7,7-12

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa, infatti, è la Legge e i Profeti». Parola del Signore

 

“TUTTO QUANTO VOLETE CHE GLI UOMINI FACCIANO A VOI, ANCHE VOI FATELO A LORO”.

Siamo molto esigenti con gli altri specialmente in quelli che noi riteniamo essere i nostri diritti, ma sovente o rimaniamo spettatori o non muoviamo un dito in favore di altri.

Un giorno Diogene stava all’angolo della strada ridendo come un matto. “Perché ridi?”, gli chiese un passante. “Lo vedi quel sasso in mezzo alla strada? Da quando sono arrivato qui questa mattina, ci sono inciampate dieci persone, maledicendolo. Ma nessuno si è preso la briga di spostarlo in modo che gli altri non ci incespicassero”.

 

 

VENERDI’ 3 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Marino e Asterio; S. Cunegonda

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE PIETA'

 

HANNO DETTO: Il segreto della felicità è fare il proprio dovere, sforzandosi di trovarci il proprio piacere. (Y. Congar)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi poco sa, lo spiattella presto. (Proverbio della Colombia)

UN ANEDDOTO: Papa San Giovanni XXIII, parlando di Karl Barth avrebbe detto: “E' il più grande teologo del mondo”. Il lusinghiero giudizio venne riferito al maestro protestante il quale, più preoccupato che contento esclamò: “Misericordia! Allora sarò costretto ad ammettere che il Papa è veramente infallibile!”

PAROLA DI DIO: Ez 18,21-28; Sal 129; Mt 5,20-26

 

Vangelo Mt 5,20-26

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geenna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». Parola del Signore

 

“SE DUNQUE PRESENTI LA TUA OFFERTA SULL’ALTARE E LÌ TI RICORDI CHE TUO FRATELLO HA QUALCOSA CONTRO DI TE, LASCIA LÌ IL TUO DONO DAVANTI ALL’ALTARE E VA PRIMA A RICONCILIARTI CON TUO FRATELLO E POI TORNA AD OFFRIRE IL TUO DONO”.

Mi ha sempre fatto pensare questo esempio di Gesù: innanzitutto Gesù non lascia neppure il dubbio che un credente possa avere qualcosa con qualcun altro, un’antipatia, un risentimento più o meno giustificato, o addirittura un sentimento di astio. Al contrario è sufficiente sapere che un altro ha qualcosa contro di me, perché io debba fare il primo passo verso la riconciliazione e andare a ristabilire la pace. Solo allora, la mia messa, la mia preghiera saranno gradite a Dio.

La pace tra i fratelli è il presupposto della pace con Dio. Dovremmo davvero pensarci di più a questa chiara indicazione del Signore: le discordie, rendono la comunità incapace di presentare a Dio un culto gradito. Quando all’inizio della messa chiediamo perdono a Dio e ai fratelli, non è una semplice preghiera di rito! Da una messa veramente ben celebrata devo uscirne capace di gesti di perdono, di concordia, di pace.

 

 

SABATO 4 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Casimiro; S. Giovanni A. Farina

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', INSEGNACI AD AMARE COME HAI AMATO TU.

 

HANNO DETTO: La felicità tiene per mano il dolore ed insieme danzano in punta di piedi. (A. Branduardi).

SAGGEZZA POPOLARE: Se il lavoro fosse virtù, l'asino sarebbe carico di medaglie. (Proverbio dei Caraibi)

UN ANEDDOTO: A proposito di “Sapienza” un detto arabo dice così: “Colui che non sa e non sa di non sapere è uno sciocco. Evitalo. Colui che non sa e sa di non sapere È un fanciullo. Istruiscilo. Colui che sa e non sa di sapere È addormentato. Sveglialo. Colui che sa e sa di sapere È un saggio. Seguilo.”

PAROLA DI DIO: Dt 26,16-19; Sal 118; Mt 5,43-48

 

Vangelo Mt 5,43-48

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola del Signore

 

“MA IO VI DICO: AMATE I VOSTRI NEMICI E PREGATE PER QUELLI CHE VI PERSEGUITANO”.

Devo ammetterlo, anche oggi ci stavo cascando. Nel commentare il comandamento dell’amore dei nemici stavo per fermarmi nel dire che è una meta, un ideale mai raggiungibile ma auspicabile, stavo per ripetere che è la grande novità del cristianesimo, che se davvero ci riuscissimo sarebbe un mondo più bello…Tutte cose giuste, ma tutte scappatoie per non farsi la domanda: “E tu come ami… (e qui mettere dei nomi e cognomi ben precisi) che è tuo nemico, che ha infangato il tuo nome, che ha fatto del male alle persone a te care?” Sì, perché è qui che il Vangelo vuole portarmi e allora arriviamo alla confessione: “Signore, qualche volta ci sono riuscito: dalla voglia della vendetta e dell’odio in qualche caso mi sono liberato, ma di lì a voler bene ce ne passa ancora. Sovente prego per i miei nemici ma, onestamente, spesso lo faccio perché è un comandamento e non perché l’ho scelto… ma poi, Signore che cosa vuol dire amare?” E allora molto umilmente provo a guardare a Gesù per imparare a balbettare qualcosa sull’amore. Lui ha amato tutti, a tutti ha detto la verità, in certi momenti il suo amore gli ha fatto dire con parole forti l’errore e il peccato di certi uomini. Ha amato Pietro sia quando lo ha chiamato, quando lo ha lodato per la sua fede, quando lo ha chiamato Satana, quando lo ha perdonato, quando lo ha stabilito a capo della sua comunità. Ha amato anche coloro che lo hanno messo in croce. Ha amato Giuda ed ha rispettato la sua libertà anche quando questi non ha più avuto fiducia nel suo perdono… “Signore, riscopro di non essere capace di amare non soltanto i nemici ma qualche volta anche gli amici ma ti metto davanti e non mi perdo d’animo dovessi anche ricominciare ancora mille volte”

  

 

DOMENICA 5 MARZO: 2^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: S. Teofilo; S. Adriano di Cesarea

Una scheggia di preghiera:

 

MOSTRACI IL TUO VOLTO E SAREMO SALVI.

 

HANNO DETTO: In una volta sola, la maldicenza colpisce tre persone: chi la fa, chi la subisce e chi l’ascolta. (L. Boudaloue).

SAGGEZZA POPOLARE: Un uomo senza sorriso non apra un negozio. (Proverbio della Cina)

UN ANEDDOTO: Una volta, un uomo, dopo aver visto una nave che affondava con il suo equipaggio, andava affermando che gli dèi sono iniqui nel giudicare; per l’empietà di una sola persona, infatti, erano andati in rovina anche degli innocenti. Mentre parlava in questo modo, poiché nel luogo dove si trovava c’erano molte formiche, accadde che venne morso da una di esse. Allora egli, per quanto fosse stata solo una delle formiche ad arrecargli danno, le calpestò tutte. A quel punto, gli apparve Hermes, che, colpendolo con il caduceo, gli disse: «Quindi, tu non tolleri che gli dèi siano giudici degli uomini come tu sei giudice delle formiche?». (Esopo)

PAROLA DI DIO: Gen 12,1-4a; Sal 32; 2Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9

 

Vangelo Mt 17,1-9

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Parola del Signore

 

“E FU TRASFIGURATO DAVANTI A LORO; IL SUO VOLTO BRILLÒ COME IL SOLE E LE SUE VESTI DIVENNERO CANDIDE COME LA LUCE”.

La parola “trasfigurazione” ci fa pensare forse a certi volti di uomini e donne che dopo la prova, la sofferenza e persino la morte, risplendono di una luce interiore che si irradia dall’intimo di loro stessi. Lasciando da parte alcune vite fuori del comune, come quella di Bernardette, che durante le apparizioni di Lourdes era trasfigurata da una luce divina, viene spontaneo ricordare gli occhi ardenti di Charles de Foucauld verso la fine della sua esistenza, il riflesso sul suo volto di quel fuoco d’amore che ardeva dentro di lui. Soltanto sul volto di coloro che ascoltano il Cristo e si lasciano rinnovare dalla sua parola può riflettersi il volto eterno del Dio vivente. Perché il destino di ogni cristiano è scritto fra due montagne: dal Calvario al Tabor, ciò che conta è la semplicità di una vita umana trasfigurata dallo Spirito e risplendente sotto il sole di Dio.

 

 

LUNEDI’ 6 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Marciano; S. Vittorino; S. Coletta Boylet

Una scheggia di preghiera:

 

PADRE, COME FIGLIO DEVO SOMIGLIARTI.

 

HANNO DETTO: Chi non progredisce, retrocede. Chi non acquista niente, perde qualcosa. (S. Leone Magno).

SAGGEZZA POPOLARE: Ognuno è libero di fare ciò che crede. Ne deve solamente affrontare le conseguenze. (Proverbio del Tibet)

UN ANEDDOTO: “Com'è la vostra bandiera?”, chiese un americano a un olandese. “Ha tre strisce: rossa, bianca, blu”, rispose l’olandese, poi aggiunse ridendo: “Nel nostro paese diciamo che quei colori ci ricordano le tasse: diventiamo rossi quando ne parliamo, bianchi quando riceviamo cartella... e paghiamo fino a diventare blu in viso” “Proprio come da noi”, rispose l'americano, “Ma noi in più vediamo le stelle.”

PAROLA DI DIO: Dn 9,4b-10; Sal 78; Lc 6,36-38

 

Vangelo Lc 6,36-38

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore

 

SIATE MISERICORDIOSI, COME IL PADRE VOSTRO È MISERICORDIOSO.”.

Le beatitudini di Gesù non sono per i pusillanimi, gli apatici, i rassegnati o i fatalisti, sono per i valorosi, per i pazienti e tenaci che decidono di rompere la spirale dell’odio e della vendetta con un amore smisurato. Sono per coloro che prendono a modello non semplici ideali, ma Dio stesso. Ci vuole coraggio e direi anche un po’ di pazzia per agire così. È andare controcorrente, è lasciare da parte le ragioni della gente “ragionevole”, sicura di sé stessa, sensata e prudente per lanciarsi con Cristo nel mare dell’avventura evangelica dell’amore, arrischiandosi a farlo senza misura né ricompensa ma fidandosi unicamente di quel Dio misterioso che è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

 

 

MARTEDI’ 7 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Perpetua e Felicita; S. Gaudioso; S. Teresa M. Redi

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE AIUTACI AD ESSERE E NON AD APPARIRE.

 

HANNO DETTO: Se vogliamo sapere chi è Dio, dobbiamo inginocchiarci ai piedi della Croce. (J. Maltmann).

SAGGEZZA POPOLARE: Non si può spezzare l’acqua con la spada. (Proverbio del Laos)

UN ANEDDOTO: Goethe diceva che il sapere è come un palloncino: più lo gonfi e più aumenta la superficie a contatto con l'ignoto

PAROLA DI DIO: Is 1, 10.16-20; Sal 49; Mt 23,1-12

 

Vangelo Mt 23,1-12

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filatteri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbi” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbi”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». Parola del Signore

 

“SULLA CATTEDRA DI MOSE’ SI SONO SEDUTI GLI SCRIBI E I FARISEI. PRATICATE E OSSERVATE TUTTO CIÒ CHE VI DICONO, MA NON AGITE SECONDO LE LORO OPERE, PERCHÉ ESSI DICONO E NON FANNO”.

Gesù, lo sai, per me è istintivo: dopo aver letto questo Vangelo, tutte le volte, si presentano alla mia mente una serie di immagini, dove vedo ben chiari gli scribi e i farisei di oggi, dove vedo visi mutevoli ad ogni occasione che si atteggiano ad espressioni comunemente intese come religiose, dove sento voci melliflue che sanno tutto e che impongono tutto e non posso far altro che dire: “Hai proprio ragione l’ipocrisia religiosa è facile ed è grande, ancora oggi”. Ma poi so che non posso fermarmi lì. Rischierei di diventare un’ipocrita anch’io se mi fermassi a vedere solo il male che l’ipocrisia religiosa ha creato in altri e non scoprissi che questa brutta malattia è sempre in agguato se pur non ha già colpito anche me. E allora chiedo al Tuo Spirito di farmi conoscere i sintomi di questo male e di farmi anche capire quali siano i rimedi per combatterlo e vincerlo. I farisei si ritenevano i “puri” e questa supponenza poco per volta li aveva fatti sentire padroni della religione, sicuri delle proprie norme, incapaci di vedere il loro prossimo. Il desiderio di una fede “pura” non è sbagliato ma andrebbe accompagnato dalla “purezza” interiore cioè: voglio incontrare Cristo, il suo messaggio, voglio capire e comprendere la sua verità, voglio adeguare la mia morale alla sua, ma perché? Per essere ritenuto buono? Per comprarmi il paradiso? Per sentirmi migliore degli altri? O perché ho scoperto di essere amato nella mia miseria dal Signore ed ho desiderio di volergli bene e di dimostrarglielo con il cuore con la vita?

Gli scribi avevano studiato la Sacra Scrittura e ne erano ottimi conoscitori ed interpreti, ma si erano chiusi in una specie di corporazione in cui contava chi conosceva di più, chi aveva la miglior scuola, i migliori allievi. Conoscere la Bibbia è un bene, ignorarla sarebbe un male, un trascurare un dono prezioso che il Signore ci ha dato. Ma la Bibbia serve per conoscere Dio, per la mia vita e per quella degli altri, se no è solo un libro fumoso di cose passate. La radice dell’ipocrisia religiosa, dunque, non sta nel religioso, ma sta nell’uso che ne faccio, non è un male esteriore anche se esteriormente si manifesta, è profondamente interiore, sta nella purezza delle motivazioni che mi spingono. E la cura? È nel ritrovare, attraverso l’amore e la giusta umiltà, il vero senso del dono della fede che ci è data non perché noi ce ne appropriamo e la rinchiudiamo nei nostri ragionamenti o nei nostri schemi, ma perché ne gioiamo, ne otteniamo salvezza e, a nostra volta la doniamo con amore agli altri.

 

 

MERCOLEDI’ 8 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Giovanni di Dio; S. Ponzio; S. Provino

Una scheggia di preghiera:

 

STARE CON TE IN OGNI MOMENTO: È QUESTO CHE CONTA.

 

HANNO DETTO: Quando Dio cancella un nome nel libro della vita terrena, lo fa per scrivere qualcosa di nuovo. (Bossuet).

SAGGEZZA POPOLARE: Non c’è atto di fede più bello della generosità di un povero. (Proverbio dell'India)

UN ANEDDOTO: Un esempio di Sant'Antonio Abate: Nel corso di un viaggio, alcuni si fermano all'osteria e passano la notte nel letto; altri sostano all'addiaccio e dormono gagliardamente come i primi. Al mattino, quando la notte è passata, gli uni e gli altri riprendono la via, lasciando l'osteria e portandosi dietro ciò che loro veramente appartiene. Così quelli che percorrono i sentieri dell'esistenza: tanto chi ha condotto una vita tapina, quanto chi è vissuto nella ricchezza e negli onori, lasceranno la terra come un'osteria, non portandosi dietro i conforti e i beni avuti, ma solo il frutto delle loro opere buone o cattive.

PAROLA DI DIO: Ger 18,18-20; Sal 30; Mt 20,17-28

 

Vangelo Mt 20,17-28

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

“SI AVVICINO' LA MADRE DEI FIGLI DI ZEBEDEO E GLI DISSE: DI’ CHE QUESTI MIEI FIGLI SIEDANO UNO ALLA TUA DESTRA E UNO ALLA SINISTRA NEL TUO REGNO”.

Una mamma chiede, e lo farebbe ogni madre, il primo posto per i suoi figli e Gesù gira la risposta con un’altra domanda: “Avranno e avrete il coraggio di seguirmi ovunque, anche quando, invece di gloria e potere, ci sarà da bere un calice amaro?”

Sembra una risposta dura quella di Gesù, ma, pensiamoci un momento: anche noi diremmo a chi vuole un primo posto nei nostri affetti: “Sei pronto ad essere con me sempre, anche quando tutto sembrerà essere contro di me?”

Gesù non ci nasconde niente, ci aiuta solo ad essere uomini tutti d’un pezzo in ogni occasione. Qualche volta i suoi insegnamenti ci sembrano duri, lontani dalla realtà e dalle preoccupazioni del vivere umano, ma poi, se ci pensiamo bene, ci accorgiamo che proprio per queste preoccupazioni, rischiamo di essere meno uomini. Se vogliamo seguire Gesù, sappiamo che la sua strada, per giungere alla risurrezione, passa attraverso la croce.

 

 

GIOVEDI’ 9 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Francesca Romana; S. Domenico Savio

Una scheggia di preghiera:

 

CREDO IN TE, SIGNORE, E ASPETTO SULLA TUA PAROLA.

 

HANNO DETTO: La superbia mi toglie a Dio; l’invidia al prossimo, e l’ira a me stesso. (Ugo di S. Vittore)

SAGGEZZA POPOLARE: Dio non sarà soddisfatto se tu ti sei addormentato sazio e i tuoi sette vicini sono affamati. (Proverbio dell'Iraq)

UN ANEDDOTO: Raccontava il Santo Curato d'Ars: Il demonio un giorno mi disse: "Oh, quanto mi compiaccio di quelle prediche ampollose che non inquietano nessuno, ma anzi lasciano la gente vivere a proprio capriccio!"

PAROLA DI DIO: Ger 17,5-10; Sal 1; Lc 16,19-31

 

Vangelo Lc 16,19-31

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». Parola del Signore

 

SE NON ASCOLTANO MOSÈ E I PROFETI, NON SARANNO PERSUASI NEANCHE SE UNO RISORGESSE DAI MORTI”.

Il diavolo, nelle tentazioni a Gesù gli diceva: “Se sei Figlio di Dio, dimostralo con qualche segno straordinario e tutti ti crederanno”. Qui il ricco all’inferno pensa che una apparizione di un morto metta una tale paura da produrre fede. Ma non è così. Dio non vuole imporsi all’uomo attraverso segni che riducono l’uomo o alla paura o all’annientamento della sua libertà. Dio è sempre una proposta, mai un’imposizione. Dio non lo si deve trovare per paura (sarebbe una proiezione delle nostre paure nel vano tentativo di superarle con Dio—pasticca—anti—paura) ma lo si incontra con la fatica della ricerca, nella scoperta dell’amore, nell’atto fiducioso di abbandono a Lui. Proviamo in questa giornata a cogliere i segni normali della sua presenza in mezzo a noi.

 

 

VENERDI’ 10 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Caio e Alessandro; S. Vittore; S. Simplicio

Una scheggia di preghiera:

 

SI REALIZZI, SIGNORE, IL TUO SOGNO D'AMORE PER NOI.

 

HANNO DETTO: Il coraggio è resistenza alla paura, vittoria sulla paura, ma non assenza di paura. (Mark Twain)

SAGGEZZA POPOLARE: Un tappo rotondo non chiude un buco quadrato. (Proverbio dello Zambia)

UN ANEDDOTO: Federico il Grande, versando in gravi difficoltà economiche, durante un banchetto domandò ai dignitari come mai nelle casse dello stato affluisse così scarso denaro, sebbene le tasse fossero tanto gravose e venissero pagate puntualmente. Un vecchio generale spiegò l'enigma con un gesto simbolico: prese un pezzo di ghiaccio dalla coppa e pregò perché ognuno lo porgesse al vicino e così, passando di mano in mano, esso fece il giro della tavola, ma quando arrivò sul piatto del sovrano era ormai ridotto ad una scheggia trasparente. Il significato del gesto non era meno trasparente.

PAROLA DI DIO: Gen 37,3-4.12-13a.17b-28; Sal 104; Mt 21,33-43.45-46

 

Vangelo Mt 21,33-43.45-46

Dal vangelo secondo Matteo.

In quel tempo, Gesù disse ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?».  Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri"? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare». Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo, ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta. Parola del Signore

 

“C’ERA UN PADRONE CHE PIANTO’ UNA VIGNA E LA CIRCONDO’ CON UNA SIEPE, VI SCAVO’ UN FRANTOIO, VI COSTRUI’ UNA TORRE, POI L’AFFIDO’ A DEI VIGNAIOLI”.

Normalmente noi intitoliamo la parabola di oggi così: “La parabola dei vignaioli omicidi”, e con questo sottolineiamo l’ingratitudine degli uomini davanti all’opera di Dio. Ma, se invece che dagli uomini partissimo da Dio, potremmo intitolarla: “Il sogno di Dio”, perché essa ci dà anche uno spaccato del cuore di Dio.

Dio ha creato tutto, ha curato tutto fin nei minimi particolari, ha piantato, innaffiato, curato, concimato, purificato, difeso la sua vigna, ma per chi? Per sé stesso? Per dirsi quanto era bravo? Per farsi una scorpacciata d’uva o per ubriacarsi con il suo vino?

Dio ha curato la sua vigna per affidarla alla sua creatura. Sembra quasi di rileggere il racconto del libro della Genesi quando Dio fa sfilare gli animali davanti a Adamo perché sia lui a dare loro un nome, o di vedere la pazienza con cui Dio è andato in cerca dei patriarchi per fare con loro un patto di amicizia e di donazione. Dio sogna. Dio persegue un progetto attraverso la storia. Non si tratta di un disegno preciso che Egli vuole eseguire nonostante l’opposizione degli uomini; è uno slancio che gli sgorga dal cuore, una proposta di gioia e di pace che Egli rivolge a favore della sua creatura. Dio sogna una alleanza tra sé e un popolo al quale poter testimoniare tutta la sua bontà e la sua tenerezza e in cui i suoi doni potranno produrre frutti degni del donatore: questi uomini si ameranno come Lui li ha amati. E sembra quasi che Dio non voglia smetterla di sognare anche davanti ai reiterati ‘no’ dell’uomo, si spoglia di tutto davanti a loro, anche della sua vita purché gli uomini possano accogliere la sua salvezza. Se noi, leggendo questa parabola, partiamo dagli uomini non possiamo che essere disgustati, se partiamo da Dio non possiamo che riconoscere il suo amore immenso, continuo, quotidiano: noi siamo il sogno di Dio. Lui, nonostante le nostre ingratitudini continua a sognare, a progettare cose buone per noi, continua ad offrirci suo Figlio. Solo il nostro ‘no’ definitivo può precludergli di amarci. Se penso a questo ritrovo coraggio. Non mi perdo d’animo davanti a tutte le occasioni perdute, entro nel sogno di Dio in compagnia di Gesù e lascio che i suoi doni e la sua grazia portino anche in me qualche frutto d’amore.

 

 

SABATO 11 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Pionio; S. Sofronio; S. Eulogio

Una scheggia di preghiera:

 

MI ALZERO', ANDRO' DA MIO PADRE E GLI DIRO’: PADRE HO PECCATO.

 

HANNO DETTO: La correzione fa molto, ma l’incoraggiamento fa di più. (W. Goethe)

SAGGEZZA POPOLARE: Spada rugginosa e borsa vuota consigliano una pronta pace.

UN ANEDDOTO: In democrazia vince la maggioranza, ma maggioranza vuol sempre dire verità assoluta? Già un monaco Anglosassone, Alcuino di York, (735-804) diceva: Non dobbiamo dar retta a quelli che dichiarano: Vox populi, vox Dei! (Voce del popolo, voce di Dio), perché la sfrenatezza della folla è sempre molto vicina alla follia.

PAROLA DI DIO: Mi 7,14-15.18-20; Sal 102; Lc 15,1-3.11-32

 

Vangelo Lc 15,1-3.11-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci, ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore

 

“UN UOMO AVEVA DUE FIGLI…”

È bello in questo tempo di quaresima, in cui siamo particolarmente sollecitati alla conversione e al ritorno a Dio, ascoltare ancora una volta una delle più affascinanti parabole che Gesù ci ha lasciato. Sulla scia del figlio pentito, che torna tra le braccia del Padre, si muove ancora la nostra povera umanità peccatrice. Il percorso è già segnato. Ci capita di cadere nell'assurdo di pretendere dal Padre la nostra parte di eredità, di reclamare solo per noi la libertà che egli ci ha donato, ci capita di subire la nausea del vero bene e di stancarci di Dio e della sua casa. Gli spazi del mondo ci attraggono, l'idea di una libertà assoluta e senza norme ci seduce, il poter spendere senza limiti pare ci adorni di un grande potere e così perpetriamo le nostre fughe. Il Signore ci mostra in anticipo i precipizi che ci si parano dinanzi e dentro cui andremo a gemere. Per nostra fortuna però anche quando abbiamo tutto sperperato malamente e ci ritroviamo spogli di ogni bene, umiliati a grugnire con i porci, i morsi della fame del vero bene e del pane buono della casa paterna, la nostalgia delle braccia amorose del Padre, che ci avevano già stretto nell'innocenza, ci pulsano salutarmene dentro a suggerirci un pentimento ed un ritorno. I sensi di colpa però premono come macigni e dire “mi alzerò” e già preludio di grazia. Pensare onestamente di poter essere almeno annoverato tra gli ultimi degli schiavi della casa paterna, è già timido germoglio di speranza. Intraprendere il duro e lungo cammino verso casa, stremati dalla fame e dall'improba fatica del male, è come già intravedere i primi bagliori del bene perduto. Ciò che non si osa sperare è proprio ciò che avviene: il peso della croce se l'assume Cristo stesso e così egli agevola il cammino, il Padre l'attende a braccia aperte, per stringerlo a sé con rinnovato ed accresciuto amore, per farlo rinascere con un abito nuovo alla vita della grazia. Poi la grande festa finale, solo in parte guastata dal comportamento del fratello maggiore: anche per chi rimane sempre fedele a Dio, è obiettivamente difficile comprendere la festa del ritorno per chi non ha sperimentato la misericordia e il perdono. Si finisce per soffrire proprio per le meravigliose sorprese che Dio riserva al peccatore pentito. Suscita stupore e invidia l'accoglienza riservata al fratello scellerato. Pare che certi giusti siano più propensi ad affermare e pretendere la giustizia che a comprendere l'amore. Dio invece sa coniugare splendidamente le due virtù.

 

 

DOMENICA 12 MARZO: 3^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: S. Massimiliano; S. Innocenzo I

Una scheggia di preghiera:

 

COME LA CERVA ANELA AI CORSI D'ACQUA, COSI' LA MIA ANIMA ANELA A TE, O DIO.

 

HANNO DETTO: Per la vera saggezza, non esiste una strada corta. (E. Eliot)

SAGGEZZA POPOLARE: Se rendi il calcio all'asino, duole più a te (Proverbio Sardo)

UN ANEDDOTO: Un cane stava attraversando un fiume con un pezzo di carne in bocca. Quando vide la sua immagine riflessa nell’acqua, credette che si trattasse di un’altra cagna, che aveva in bocca un pezzo di carne più grosso. Perciò lasciò andare il suo e si lanciò nel tentativo di prendere quello dell’altra. D’altra parte, accadde che perse entrambi i pezzi: uno perché non poteva raggiungerlo, dal momento che non esisteva; l’altro, invece, perché venne portato via dalla corrente. Questa favola può essere applicata agli uomini avidi. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Es 17,3-7; Sal 94; Rm 5,1-2,5-8; Gv 4,5-42

 

Vangelo Gv 4,5-42 (forma breve: Gv 4,5-15.19-26)

Dal vangelo secondo Giovanni

(In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù, dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei, infatti, non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande di nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».) Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti, hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». (Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così, infatti, il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».) In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno, tuttavia, disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbi, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo, infatti, si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». (Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».) Parola del Signore

 

«CHIUNQUE BEVE DI QUEST’ACQUA AVRÀ DI NUOVO SETE, MA CHI BERRÀ DELL’ACQUA CHE IO GLI DARÒ, NON AVRÀ PIÙ SETE IN ETERNO. ANZI, L’ACQUA CHE IO GLI DARÒ DIVENTERÀ IN LUI UNA SORGENTE D’ACQUA CHE ZAMPILLA PER LA VITA ETERNA»

Le parole di Gesù sono rivolte a tutti noi, assetati di questo mondo: a quelli che sono coscienti della loro aridità spirituale e sentono ancora i morsi della sete e a quelli che non avvertono più neanche il bisogno di abbeverarsi alla fonte della vera vita, e dei grandi valori dell’umanità. Ma, in fondo, è a tutti gli uomini e alle donne di oggi che Gesù rivolge un invito, svelando dove possiamo trovare la risposta ai nostri perché, e la piena soddisfazione dei nostri desideri. A noi tutti, dunque, attingere alle sue parole, lasciarsi imbevere del suo messaggio. Come?

Rievangelizzando la nostra vita, confrontandola con le sue parole, cercando di pensare con la mente di Gesù e di amare con il suo cuore. Ogni attimo in cui cerchiamo di vivere il Vangelo è una goccia di quell’acqua viva che beviamo. Ogni gesto d’amore per il nostro prossimo è un sorso di quell’acqua. Sì, perché quell’acqua così viva e preziosa ha questo di speciale, che zampilla nel nostro cuore ogniqualvolta l’apriamo all’amore verso tutti. È una sorgente - quella di Dio - che dona acqua nella misura in cui la sua vena profonda serve a dissetare gli altri, con piccoli o grandi atti di amore.

 

 

LUNEDI’ 13 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Sabino; S. Cristina; S. Ansovino

Una scheggia di preghiera:

 

TU AMI OGNI UOMO SULLA TERRA E A CIASCUNO DAI I SUOI DONI.

 

HANNO DETTO: La vera saggezza consiste nel sapere quando e come parlare, quando e dove fare silenzio. (Camus)

SAGGEZZA POPOLARE: Non basta un giorno di freddo per gelare un fiume profondo

UN ANEDDOTO: Chi è causa del suo mal... Era ora di pranzo in fabbrica e un operaio aprì tristemente il suo sacchetto con i panini. «Oh, no!» esclamò ad alta voce. «Ancora panini al formaggio!» Questo si ripeté una seconda, una terza e una quarta volta. Poi un compagno che aveva sentito le sue lamentele gli disse: «Se odi tanto i panini al formaggio, perché non te ne fai fare degli altri da tua moglie?» «Perché non sono sposato. I panini me li preparo io».

PAROLA DI DIO: 2Re 5,1-15a; Sal 41 e 42; Lc 4,24-30

 

Vangelo Lc 4,24-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nazareth:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarèpta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore

 

“C’ERANO MOLTI LEBBROSI IN ISRAELE AL TEMPO DEL PROFETA ELISEO, MA NESSUNO DI LORO FU RISANATO SE NON NAAMAN IL SIRO”.

Dio non è dalla nostra parte perché noi pensiamo di essere dalla parte giusta. Certe sicurezze umane che servono per sentirci buoni crollano davanti al Vangelo: in un ricco albergo di Pisa vidi un “monsignore” in alta uniforme, con tutti i suoi bottoni rossi inalberarsi contro un uomo e lo sentii dirgli con sussiegosa alterigia: “Si figuri se posso interessarmi dei suoi problemini, lei non sa che ruolo ho io nella curia romana!”. Probabilmente il suo ruolo era importante nell’apparato degli uomini, ma nel Regno di Dio ci sono ruoli diversi, non gradi diversi. So di essere stato ‘usato’ da certi parenti per dire ad altri la loro presunta religiosità: “Sa, nella nostra famiglia abbiamo un cugino prete!”. Tantissime volte mi sono sentito dire: “Questa grazia la chieda lei al Signore; il Signore la ascolta di più”, ed ho sempre accettato di pregare perché è bello che Dio ci veda uniti nella preghiera, non di certo perché la preghiera di un prete possa ‘comprare’ Dio più facilmente di quella di un'altra persona. Dio è amore gratuito per ogni uomo, nessuno può comprarlo. Si può anche scrivere sui cinturoni dei soldati e sui carri armati: “Dio è con noi!”, al massimo è una bestemmia. I cappellani militari di eserciti contrapposti non benedicono i loro soldati perché vincano, pregano per quei poveri uomini destinati a mettere la pelle sul bastone e comandati ad uccidere. Quanto sono ridicole certe propagande in stile americano per far capire che una confessione religiosa è migliore dell’altra, quasi a dire: “Il Dio migliore l’abbiamo noi”, “Da noi Dio fa miracoli, dagli altri no”. Dio dona ad ogni uomo, aldilà della confessione religiosa ciò che è necessario affinché in modi molto diversi ogni uomo abbia la possibilità di realizzare la sua volontà. Perché, allora, la gelosia gli uni nei confronti degli altri? Non dovrei essere felice nel vedere l’ateo dotato di una solidarietà generosa nei confronti degli altri? Non sarà proprio questo a farlo agire come Dio vorrebbe? Perché sorridere con aria sufficiente davanti al musulmano che prega pubblicamente? Sono forse geloso perché io non oso manifestarla pubblicamente la mia fede? Perché le lotte tra i gruppi ecclesiali per primeggiare? Non c’è forse spazio per tutti per testimoniare la fede nell’amore? Ci ricorda Paolo che ogni dono è dato per il bene di tutti. Dio non ha tolto niente a me per darlo ad altri: ha dato a ciascuno il giusto e il necessario.

 

 

MARTEDI’ 14 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Matilde; S. Paolina

Una scheggia di preghiera:

 

IL PERDONO RICEVUTO DA TE, MI AIUTI A PERDONARE A TUTTI, SEMPRE.

 

HANNO DETTO: Sinceramente, accettare l’amore, il perdono e la guarigione, è spesso più difficile che darli. (H. Nouwen)

SAGGEZZA POPOLARE: “Briglia sciolta un po’ alla volta”

UN ANEDDOTO: Ognuno ha la sua visione di cosa di onore, gloria, vittoria: Un giovanotto americano era stato assunto come impiegato presso la Casa Bianca e aveva appena partecipato a un ricevimento dato dal Presidente in onore di tutto il personale. Egli pensò che sua madre sarebbe stata emozionata di ricevere una telefonata dalla Casa Bianca, così la chiamò attraverso il centralino. «Mamma», esordì tutto fiero, «oggi è un grande giorno per me. Lo sai che ti sto chiamando dalla Casa Bianca?» La reazione dall'altra parte del filo non fu poi tanto entusiasta. Verso la fine della conversazione, la madre disse: «Be', figliolo, anche per me oggi è un grande giorno». «Davvero? Che cosa è accaduto?» «Finalmente sono riuscita a ripulire la soffitta».

PAROLA DI DIO: Dn 3, 25.34-43; Sal 24; Mt 18,21-35

 

Vangelo Mt 18,21-35

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Parola del Signore

 

SIGNORE, SE IL MIO FRATELLO COMMETTE COLPE CONTRO DI ME, QUANTE VOLTE DOVRÒ PERDONARGLI? FINO A SETTE VOLTE?

Forse la domanda scaturiva da una ennesima disputa accesasi tra i discepoli. Oppure Pietro, quel giorno, si sentiva in vena di generosità e si è fatto avanti con una cifra, sette — il numero della perfezione della pienezza divina —, che doveva sembrargli perfino eccessiva. “Non ti dico fino a sette.

E Pietro avrà tirato un sospiro di sollievo. Gesù stava abbassando le tariffe. Ma il sorriso di compiacimento gli si spegne subito sulle labbra quando sente: “... ma fino a settanta volte sette.” Una moltiplicazione il cui risultato non dà una cifra, ma un avverbio: sempre!

E Pietro è costretto a prendere atto che il perdono non ha un calmiere, un tariffario, delle limitazioni. Si passa la vita perdonando. A tutti. Tutte Le volte che., Non: per questa volta sì, ma in un’altra occasione non la passerai liscia. Quell’individuo sì, quell’altro invece è escluso. Sempre e tutti. Il perdono non può essere un atto eroico, isolato, l’eccezionale prodotto rare volte. Dovrebbe rappresentare una costante, l’elemento normalità nella vita del credente.

 

 

MERCOLEDI’ 15 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Zaccaria; S. Luisa di Marillac

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, RIEMPIE IL CUORE DI GIOIA.

 

HANNO DETTO: I nemici non sono quelli che ci odiano, ma quelli che noi odiamo. (Runes)

SAGGEZZA POPOLARE: Non si può far la guardia dormendo.

UN ANEDDOTO: Un uomo aveva due cani. A uno insegnò a cacciare, mentre fece dell’altro un cane da guardia. Così quando il primo, uscendo a caccia, catturava una preda, il padrone ne gettava una parte anche all’altro. Il cane da caccia, sdegnato, insultava il compagno: mentre lui andava sempre fuori a faticare, l’altro, senza far nulla, godeva dei frutti delle sue fatiche. Il cane da guardia allora gli disse: «Non biasimare me, ma il padrone che non mi ha insegnato a faticare, bensì a nutrirmi delle fatiche altrui». Così anche i bambini indolenti non devono essere biasimati quando i loro genitori li hanno resi tali. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Dt 4,1.5-9; Sal 147; Mt 5,17-19

 

Vangelo Mt 5,17-19

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi, dunque, trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». Parola del Signore

 

NON CREDIATE CHE IO SIA VENUTO AD ABOLIRE LA LEGGE O I PROFETI; NON SONO VENUTO AD ABOLIRE, MA A DARE PIENO COMPIMENTO”. 

Nel nostro comune modo di pensare e di agire noi, quando facciamo una affermazione o prendiamo una decisione, spesso, la consideriamo unica ed escludiamo tutte le altre alternative. Gesù aveva predicato l’amore, e l’amore certamente è superiore alla Legge, alle norme: le norme obbligano, costringono, l’amore fa liberi, da gusto. Ecco che alcuni interpretavano Gesù come uno che volesse abolire la Legge di Mosè, una specie di anarchico nel nome dell’amore. Gesù invece dice di non essere venuto ad abolire la legge ma di portarla a compimento. Che cosa vuol dire?  Alcuni esempi: se io verso la decima parte del mio stipendio per opere di bene perché c’è una legge che me lo dice, perché con questo voglio tenermi buono il Signore e guadagnarmi il paradiso, io non faccio una cosa cattiva, anzi, la mia offerta aiuta altre persone, ma una cosa è fare l’elemosina, l’altra il condividere e amare, una cosa è essere obbedienti ad una norma per andare in paradiso, un’altra è amare e gioire di questa norma perché mi apre agli altri. Io posso essere cortese corretto, ben educato nei confronti del prossimo (ed è una buona norma) ma solo per avere nomea di brava persona e magari odiando dentro di me il prossimo impiccione e che non la pensa come me, o posso cercare di vedere nel mio prossimo la presenza di un fratello, di un figlio di Dio come me, col quale sono chiamato a camminare al meglio; posso perdonare a denti stretti perché mi è comandato o posso perdonare con amore perché so che questo da gioia al fratello e anche a me; posso pregare perché bisogna pregare o posso pregare perché è bello e giusto stare con Colui che per stare con me è sceso dai cieli; posso andare a Messa per pagare una tassa a Dio o posso andarci perché vado a ricevere dei doni preziosi, perché è bello pregare con gli altri, perché posso entrare in comunione con Dio e con i fratelli. Gesù non abolisce la legge ma ci insegna a vivere la Legge non come obbligo, non come catene di schiavo, ma come gioia, come compimento della volontà di Dio, come realizzazione della mia vera libertà. 

 

 

GIOVEDI’ 16 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Ilario e Taziano; S. Eriberto

Una scheggia di preghiera:

 

RENDICI CAPACI DI COGLIERE LA TUA PRESENZA.

 

HANNO DETTO: Più la vita è vuota, e più è pesante. (Allais).

SAGGEZZA POPOLARE: Chi ha meno di quanto ha sperato, forse ha sperato più di quanto era lecito.

UN ANEDDOTO: La governante di D'Alembert rimproverava il filosofo di non saper sfruttare le persone che conosceva per farsi una posizione indipendente. D'Alembert un giorno si sentì dire da lei, con aria di gran compassione: - Poveretto, voi non sarete mai altro che un filosofo! Allora egli volle domandarle che cosa credesse che fosse un filosofo; e la governante gli diede questa stupefacente definizione: “Il filosofo è un matto che si tormenta tutta la vita perché si parli di lui quando sarà morto”.

PAROLA DI DIO: Ger 7,23-28; Sal 94; Lc 11,14-23

 

Vangelo Lc 11,14-23

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Belzebù, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in sé stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in sé stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demoni per mezzo di Belzebù. Ma se io scaccio i demoni per mezzo di Belzebù, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde». Parola del Signore

 

“ALTRI POI, PER METTERLO ALLA PROVA GLI DOMANDAVANO UN SEGNO”. (Lc. 11,16)

Davanti a Gesù gli uomini del suo tempo chiudono gli occhi e non vogliono vedere il segno dell’inaudita novità dell’azione di Dio; e poiché non vogliono vedere in Gesù l’inviato di Dio (loro sanno già tutto su Dio: non è uno straccione come quest’uomo, che frequenta certe compagnie...) vedono in Lui l’inviato di Belzebù, il capo dei demoni e chiedono segni strepitosi che poi non li convincerebbero. L’invito alla conversione, che la chiesa ci rivolge, soprattutto durante la quaresima, diventa per noi impegno a scoprire nella nostra vita quotidiana i segni di novità dell’azione di Dio. Preghiamo il Signore, chiedendogli di aprire i nostri cuori perché diventino capaci di cogliere la sua presenza.

 

 

VENERDI’ 17 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Patrizio; S. Geltrude

Una scheggia di preghiera:

 

RENDIMI CAPACE DI ASCOLTARE LA TUA VOCE CHE OGNI GIORNO MI PARLA.

 

HANNO DETTO: Un missionario senza ottimismo, è come un soldato senza munizioni. (Mons. Costantini).

SAGGEZZA POPOLARE: Molti patiscono per necessità, l’avaro patisce per volontà.

UN ANEDDOTO: Durante un viaggio, lo zar Alessandro I di Russia, si fermò nella casa di un funzionario a bere un tè. Vedendo sul tavolo una Bibbia domandò al funzionario se leggesse qualche volta quel libro. - Lo leggo tutti i giorni - rispose. - E dove sei arrivato? - Al Vangelo di San Matteo. L'Imperatore lodò il suo ospite, e mentre questi guardava altrove, mise, nelle pagine del Vangelo di San Matteo, che venivano dopo quella in cui gli aveva detto d'essere arrivato, alcuni biglietti di grosso taglio per premiare quel pio uomo. Al viaggio di ritorno, lo zar si fermò ancora in casa del funzionario e gli domandò se fosse andato oltre a leggere. - Altro che! - rispose l'ospite - sono adesso al Vangelo di San Luca. Lo zar volle che il funzionario aprisse a caso quel Vangelo e leggesse. Capitarono le parole: Cercate il regno di Dio e tutti gli altri beni vi saranno concessi». Lo zar esclamò: - Sei un bugiardo. Tu non leggi mai questo libro; altrimenti ti saresti accorto che io avevo messo qui per te alcuni biglietti di banca. Ora li riprendo, perché, come dice bene il Vangelo, tu non hai cercato il regno di Dio e dunque non devi trovare nemmeno gli altri beni. E ordinò che quei denari venissero dati ai poveri del villaggio.

PAROLA DI DIO: Os 14,2-10; Sal 80; Mc 12,28b-34

 

Vangelo Mc 12,28-34

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come sé stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore

 

“ASCOLTA, ISRAELE!”

Alla domanda sul primo dei comandamenti che lo scriba gli ha rivolto Gesù risponde con quella che era la preghiera con cui più volte al giorno si rivolgevano a Dio gli israeliti: questa preghiera ci ricorda che l’amore di Dio e del prossimo sono la massima espressione degli appartenenti al popolo di Dio. Ma sia nella risposta di Gesù, sia nella preghiera c’è un verbo all’imperativo che noi spesso dimentichiamo ed è: “Ascolta!”

Come posso io sapere che cosa voglia Dio da me se non lo ascolto? Come posso sapere le necessità del mio prossimo se non so ascoltarlo e vederlo? Le nostre mamme piemontesi quando dovevano riprendere un figlio dispettoso o dovevano cercare di farlo ragionare cominciavano sempre con grande saggezza dicendogli “Scruta!”, “Ascolta!”

Prima di dire che Dio è muto e non ti parla, hai provato davvero a far silenzio, ad aprire occhi e orecchie per ascoltarlo? Prima di giudicare tuo fratello, hai provato ad ascoltare i motivi per cui si comporta in quel determinato modo. Prima di dire: “alle necessità dei poveri ci pensino i governi”, hai ascoltato davvero il pianto a volte silenzioso e lontano della sofferenza?

 

 

SABATO 18 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Cirillo di Gerusalemme; S. Frediano; S. Edoardo

Una scheggia di preghiera:

 

DAVANTI A TE IL MIO NULLA, SIGNORE. E TU LO COLMI CON LA TUA MISERICORDIA

 

HANNO DETTO: Se tutto l’anno fosse di allegre vacanze, divertirsi sarebbe più noioso dello studiare. (Shakespeare).

SAGGEZZA POPOLARE: La bellezza dura fino alla porta, la bontà dura fino alla morte.

UN ANEDDOTO: C'era un rabbino che viveva in un villaggio della steppa russa. Tutte le mattine, da vent'anni, egli attraversava la piazza del villaggio per andare a pregare nella sinagoga e ogni volta veniva attentamente sorvegliato da un poliziotto che odiava gli ebrei. Finalmente una mattina il poliziotto si avvicinò al rabbino e gli chiese dove stesse andando. «Non lo so», rispose il rabbino. «Come sarebbe a dire "non lo so"? Sono vent'anni che ti vedo andare in quella sinagoga attraversando la piazza e ora tu mi vieni a dire che non sai? Te la do io una bella lezione!» Afferrò quindi il vecchio per la barba e lo trascinò in prigione. Mentre stava chiudendo a chiave la cella, il rabbino lo guardò con aria sorniona e gli disse: «Vedi che cosa intendevo dire quando ti ho risposto che non sapevo?»

PAROLA DI DIO: Os 6,1-6; Sal 50; Lc 18,9-14

 

Vangelo Lc 18,9-14

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore

 

“DUE UOMINI SALIRONO AL TEMPIO A PREGARE: UNO ERA FARISEO E L’ALTRO PUBBLICANO”. Il fariseo e il pubblicano e, se riflettiamo, viene spontanea la domanda: io, chi sono dei due?

Al tempo di Gesù poteva essere abbastanza facile, almeno esteriormente, identificare l’uno e l’altro. Il pubblicano esercitava un mestiere che lo classificava automaticamente tra i peccatori e gli intoccabili, il fariseo apparteneva invece alla élite dei migliori socialmente, economicamente, religiosamente, conosceva la legge e la tradizione ed era formalmente un osservante minuzioso di tutti i precetti. Sempre se stiamo alle esteriorità: Chi è il buon cattolico? Per secoli lo si è identificato così: un uomo che va a Messa la domenica, obbediente alle autorità religiose, con un chiaro orientamento politico, che ogni tanto dà qualcosa in beneficenza, mentre il peccatore è uno che agisce contro la morale e la tradizione. Oggi queste categorie sono molto più sfumate. Nessuno vuol più dirsi fariseo, anche se la razza è tutt’altro che sparita. Al contrario siamo invasi da pubblicani contenti di sé, fieri di esserlo; ‘pubblicano’ le loro colpe senza vergogna, ostentano il loro allontanamento da ogni pratica religiosa, disprezzano coloro che si appellano ad un ideale. Quale dunque il criterio per identificare la categoria a cui appartengo?

Se sono uno che quantifica per se stesso il bene fatto, che si accontenta dell’esteriorità e della formalità della religione, che applica agli altri le norme morali, che cerca di apparire, che fa della religione un punto di orgoglio per avere potere o per sentirsi migliore degli altri, allora sono chiaramente nella posizione del fariseo e Gesù, spietatamente smaschera l’ipocrisia della mia presunta religiosità: “Non tornò a casa giustificato” e non per imparzialità del giudice, ma perché nella mia preghiera non ho neanche sentito la necessità di chiedere perdono. Chi viene giustificato? Chi ama! Solo chi ama riesce a capire la propria povertà. Chi di noi è capace di amare come Gesù? Eppure, Lui ha detto: “Amatevi come io vi ho amato”. Chi di noi può avere la presunzione di essere “perfetto come è perfetto il Padre Vostro celeste”?

Chi di noi è capace di perdonare settanta volte sette? Se capisco questo, capisco di aver bisogno di Dio, per essere perdonato e per imparare da Lui che è l’Amore. Attenzione!

Non è questione di diventare persone che esternano continuamente colpe (anche in questo può esserci tanto fariseismo e ipocrisia), si tratta di voler amare a tutti i costi e di riscoprire che da soli non ci riusciamo. Si tratta allora di rivolgerci a quel Giudice che di professione non fa il contabile di Messe ascoltate o di norme di Chiesa osservate, ma è Colui che è l’Amore, che giudica con amore e sull’amore e che proprio per insegnarci l’amore ci perdona (sempre se glielo chiediamo davvero!).

 

 

DOMENICA 19 MARZO: 4^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: San Quinto

Una scheggia di preghiera:

 

QUANTE VOLTE MI HAI MIRACOLATO, O SIGNORE.

 

HANNO DETTO: Chi rimanda il tempo per vivere virtuosamente, fa come quel contadino, che per passare, aspetta che il fiume abbia finito di scorrere. (Orazio)

SAGGEZZA POPOLARE: La bellezza senza la bontà è come una fontana senza acqua.

UN ANEDDOTO: Un uomo, sul punto di partire per un viaggio, disse al suo cane, che se ne stava accanto a lui: «Perché sei lì con la bocca spalancata? Prepara tutto, perché partirai con me». L’animale, che, scodinzolando, faceva festa al suo padrone, disse: «Io ho tutto pronto, tu stai ritardando». (Babrio)

PAROLA DI DIO: 1Sam 16,1b.4a.6-7.10-13; Sal 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41

 

Vangelo Gv 9,1-41 (forma breve: Gv 9,1.6-9.13-17)

Dal vangelo secondo Giovanni

(In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita) e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, (sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».] Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Siloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei, dunque, gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».) Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio, ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». (Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.) Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane». Parola del Signore

 

“UNA COSA SO: ERO CIECO, ORA CI VEDO”.

I farisei e gli scribi detengono il sapere, il potere; lui, il cieco nato, non ha i libri dalla sua parte però possiede un fatto, può appoggiarsi ad un’esperienza diretta. Ha incontrato uno che gli ha dato la vista. Gli altri non riescono a inquadrarlo nella loro teologia, ma lui non rinuncia di certo al dono ricevuto solo per far loro piacere. Questa dovrebbe essere la testimonianza del credente: basata su un incontro, su una esperienza, su un contatto diretto. Gesù lo si può incontrare ovunque: nei libri, nelle teologie, nel creato, nel fratello ma l’importante è incontrarlo davvero, “vederlo”, sperimentarlo. Se resta nelle pagine dei libri, ammuffisce con essi, se è solo un insieme di dogmi non lo incontri ancora. Gesù è vivo, splende davanti a te, ma bisogna lasciarci curare gli occhi per vederlo e poi, gli altri dicano quello che vogliono, la gioia e la grazia di quell’incontro, nessuno può togliercela.

 

LUNEDI’ 20 MARZO: S. GIUSEPPE SPOSO DI MARIA

Tra i santi ricordati oggi: S. Martino

Una scheggia di preghiera:

 

TU, MIO DIO, NON PUOI MAI VOLERE IL MIO MALE.

 

HANNO DETTO: Non spetta a noi fare dei miracoli: questo è compito del Signore. Sforzatevi di assomigliare al Signore e poi ai suoi Santi. Nessuno si illuda di aver lasciato molto, avendo abbandonato tutto. (S. Antonio abate)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi non ha conosciuto il bisogno non conosce le gioie.

UN ANEDDOTO: Quando Alessandro Magno catturò il pirata Diomede, questi gli disse: “Io sarò accusato come razziatore e condannato come ladro: tu fai il medesimo mestiere, e sei giudicato stratega. Se tu fossi me, disorganizzato e solo, ti direbbero ladro e assassino; se io avessi la tua potenza, sarei acclamato re. Fra noi non v’è altra differenza che tu rubi in grande e con innumerevoli complici, mentre io non posso fare altrettanto”. Il Magno ascoltò in silenzio, e subito dopo nominò Diomede suo capitano.

PAROLA DI DIO: 2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88; Rm 4, 13.16-18.22; Mt 1, 16.18-21.24a

 

Vangelo Mt 1, 16.18-21.24a

Dal vangelo secondo Matteo

Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore. Parola del Signore

 

“MARIA ESSENDO PROMESSA SPOSA DI GIUSEPPE…”.

Di Giuseppe sappiamo ben poco, la sua figura resta come nascosta dietro quella molto più imponente di Maria, sua amata sposa. Eppure, ciò che Matteo ci dice in pochi versetti è sorprendente. Maria e Giuseppe sono fidanzati, promessi sposi: potevano benissimo avere bambini e l'unico che sapeva che questo bambino non era suo era proprio Giuseppe il quale, seguendo la legge, avrebbe dovuto denunciare Maria la cui sorte sarebbe stata la lapidazione. Ma Giuseppe – osiamo immaginarci il suo dubbio, il suo tormento? – trova una soluzione: scioglierà la promessa, salvando Maria. Giuseppe è mite e giusto, non si arrende all'evidenza, mette a tacere tutti i terribili pensieri di tradimento e vendetta che gli abitano il cuore. Durante la notte un angelo gli dona la spiegazione di ciò che sta accadendo: Dio ha scelto la sua ragazza per progetto diverso. Giuseppe, costernato si alza e che fa? Dà retta al sogno e prende con sé Maria. Grazie, amico Giuseppe, padre amato di Gesù, perché hai creduto al Dio dell'impossibile, perché hai accettato di farti buttare per aria la vita da Dio, perché ci hai creduto, sul serio, che il Dio della promessa potesse servirsi della tua amata Maria per entrare nella storia. Rendici capaci di sognare, di lasciare che Dio ci cambi la vita se serve a salvare l'umanità, e continua tu a vegliare sulla Chiesa.

 

 

MARTEDI’ 21 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Nicola di Flüe; S. Goffredo

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE CI CONOSCI, DONACI DAVVERO CIO' CHE CI SERVE.

 

HANNO DETTO: Curate un malato in modo che non abbia mai nostalgia della mamma al suo

capezzale. (S. Girolamo Emiliani)

SAGGEZZA POPOLARE: Al primo dolore ci accorgiamo d’avere un cuore.

UN ANEDDOTO: Un giorno un tale che si dichiarava asceta stava per partire da un villaggio, quando tutti gli abitanti lo scongiurarono di restare, perché era stato avvistato su quella strada un elefante che attaccava i passanti. L'uomo fu felice dell'opportunità che gli veniva data di dare prova della propria superiorità spirituale, giacché era appena tornato da una lezione del suo guru, il quale gli aveva insegnato a vedere Rama in ogni cosa. «Poveri sciocchi ignoranti!» esclamò. «Non avete proprio alcuna dimestichezza con le realtà spirituali? Non vi hanno mai detto che dobbiamo vedere Rama in tutto e in tutti e che chi si comporta così godrà della protezione di Rama? Lasciatemi andare, non ho paura dell'elefante». La gente pensò che l'uomo avesse tanta percezione spirituale quanto l'elefante pazzo. Sapevano che era inutile discutere con un santo e perciò lo lasciarono andare. Era appena arrivato sulla strada che l'elefante gli si avventò contro, lo sollevò in aria con la proboscide e lo scaraventò contro un albero. L'uomo si mise a urlare di dolore. Per sua fortuna arrivarono sul più bello le guardie del re e catturarono l'animale prima che uccidesse l'asceta disilluso. Trascorsero molti mesi prima che l'uomo stesse abbastanza bene per ricominciare a viaggiare. Si recò subito dal guru e gli disse: «L'insegnamento che mi avete dato era sbagliato. Mi avete detto di considerare ogni cosa come pervasa da Rama. È proprio ciò che ho fatto, e guardate che cosa è accaduto!» Replicò il guru: «Che stupido sei! Perché non hai pensato a vedere Rama nella gente del villaggio che ti aveva messo in guardia dall'elefante?»

PAROLA DI DIO: Ez 47,1-9.12; Sal 45; Gv 5,1-16

 

Vangelo Gv 5,1-16

Dal vangelo secondo Giovanni

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzaida, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù, infatti, si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore

 

«VUOI GUARIRE?»

"Vuoi guarire?" Resto sempre perplesso dell'ovvietà delle domande del Signore Gesù. Almeno all'apparenza. Poi, scavando, si scopre una sottile e attualissima sensibilità del Signore, una conoscenza fuori dell'ordinario, per un uomo del suo tempo, dei meccanismi e delle capacità di analisi dell'inconscio umano che possedeva. A tutti verrebbe da dire: "Certo che sì! Ma che domande poni?" Invece il paralitico è sincero: "Nessuno mi porta in acqua". No, non era per nulla scontato guarire. Mendicante di antica data (38 anni!) il paralitico ormai si è fatto una ragione della sua malattia e ne trae un mezzo di sussistenza. Si aspetta dagli altri di essere messo nell'acqua, è ormai come alcune delle persone abituate al disagio che vivono di espedienti. La domanda del Signore è, perciò, straordinariamente rispettosa. Vuoi guarire? Sei disposto a cambiare vita, a mettere del tuo? Nella mia esperienza di prete so – come molti miei fratelli – che, molto spesso, solo a parole vogliamo uscire da una situazione di sofferenza o di peccato. So che è molto più semplice cercare delle soluzioni improvvise, anche drammatiche, che mettere in discussione un proprio atteggiamento consolidato negli anni. Ahimè, il Signore conosce questa sottile arma dell'avversario, questo pantano nebbioso in cui alle volte ci fermiamo aspettando il miracolo. E ci chiede, virilmente: davvero vuoi cambiare?
Quaresima è occasione di cambiamento, non devota penitenza, quaresima è finalmente l'occasione di convertire il nostro cuore. Ma solo se lo vogliamo davvero.

 

 

MERCOLEDI’ 22 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Ottaviano; S. Lea; S. Renilde

Una scheggia di preghiera:

 

OGGI, SIGNORE, MI FAI PASSARE DALLA MORTE ALLA VITA.

 

HANNO DETTO: Dio è unico, ma non è solo. (Quevedo)

SAGGEZZA POPOLARE: La vita non è un problema da risolvere ma un’esperienza da vivere (Budda).

UN ANEDDOTO: Un vecchio racconta di essersi lamentato una sola volta in tutta la sua vita: quando era scalzo e non aveva denaro per comprarsi le scarpe. Poi vide un uomo senza i piedi che era felice e da allora non si lagnò mai più.

PAROLA DI DIO: Is 49,8-15; Sal 144; Gv 5,17-30

 

Vangelo Gv 5,17-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da sé stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in sé stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in sé stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Parola del Signore

 

“CHI ASCOLTA LA MIA PAROLA E CREDE A COLUI CHE MI HA MANDATO, HA LA VITA ETERNA E NON VA INCONTRO AL GIUDIZIO, MA È PASSATO DALLA MORTE ALLA VITA”.

Quando pensiamo al giudizio finale ci chiediamo come sarà: Dio farà l’elenco di tutti i nostri peccati? Sarà un giudizio terribile o misericordioso? Gesù, nel Vangelo di oggi ci invita a vivere già oggi la realtà futura: il giudizio finale, per me, sta avvenendo oggi; se ho incontrato Cristo, se mi lascio salvare da Lui, se cerco di seguire le sue orme nel mio agire sono già entrato nella vita che non potrà essermi tolta, perché viene da Dio stesso. Ogni nostro atto, vissuto nel tempo ha già sapore di eternità, Il passaggio dalla morte alla vita non avverrà solo per potenza di Dio al termine del nostro cammino terreno, ma avviene ora, ogni volta che facendo morire le opere della morte (egoismi, cattiverie, male...) faccio agire in me le opere della vita (grazia, misericordia, carità...).

 

 

GIOVEDI’ 23 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Turibio di Mogrovejo; S. Ottone

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', TU SEI LA PAROLA DEL DIO VIVENTE CHE SALVA.

 

HANNO DETTO: L’Ostia consacrata è una bianca moneta per l’eternità. (P. Claudel)

SAGGEZZA POPOLARE: La porta del Paradiso è tanto bassa che se non ti abbassi non passi.

UN ANEDDOTO: Abu un celebre medico musulmano del X secolo, fu interrogato su una questione assai difficile. “Non ne so nulla” - rispose il dottore. “Come! Il califfo non vi paga per la vostra scienza?” “Certo! Egli mi paga per quello che so, perché se dovesse pagarmi per tutto quel che non so, non avrebbe tesori bastanti.”

PAROLA DI DIO: Es 32,7-14; Sal 105; Gv 5,31-47

 

Vangelo Gv 5,31-47

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.  Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo, ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti, non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore

 

“VOI SCRUTATE LE SCRITTURE PENSANDO DI AVERE IN ESSE LA VITA ETERNA; SONO PROPRIO ESSE CHE MI RENDONO TESTIMONIAZA, MA VOI NON VOLETE VENIRE A ME PER AVERE LA VITA”.

Specialmente dopo il Concilio Vaticano II, penso che ognuno di noi sappia quanto sia importante fondare la propria fede sulla conoscenza, l’approfon­dimento, la meditazione della Bibbia. Però la Bibbia non basta leggerla, non basta neppure aprirla a caso “per vedere se mi risponde al problema che sto vivendo”, non basta neppure citarla a proposito o a sproposito per confermare o meno una mia asserzione. La Bibbia, oltre che essere la storia di amore di Dio per noi e la storia del popolo di Dio, è un libro di vita, e c’è una chiave di lettura e di interpretazione che noi non possiamo non tenere presente ogni volta che l’apriamo. Se Gesù è “l’Alfa e l'Omega, il principio e la fine”, tutta la Bibbia è in funzione di Lui e ogni pagina dell’Antico e del Nuovo Testamento non può essere letta se con Lui, in Lui e per Lui. Che senso avrebbero i Profeti se non ci fosse Gesù? che senso avrebbero le storie dei Patriarchi o la storia della Chiesa nascente se non ci fosse alla base Gesù?

Quando dunque apri le Scritture, chiediti sempre: Gesù che cosa mi vuol dire? Lui è la Parola definitiva del Padre. Lui è la Parola di vita che può illuminare il mio cammino. Non fermarti solo alla storia passata, alla sua interpretazione esegetica, pensa che Gesù in questo momento vuoi dirti qualcosa, vuol far giungere a te la sua grazia che salva, oggi.

 

 

VENERDI’ 24 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Caterina di Svezia; S. Severo

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' TU SEI IL NOSTRO TUTTO.

 

HANNO DETTO: Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri. (Toro Seduto)

SAGGEZZA POPOLARE: Una buona sorgente si conosce nella siccità.

UN ANEDDOTO: Sulla scorta di Marco Varrone, Sant’Agostino scriveva che già ai suoi tempi si potevano enumerare 288 opinioni diverse di filosofi che avevano tentato di definire qual è la somma gioia dell’uomo (cf. De Civitate Dei 19,1). Noi cristiani sappiamo invece dalla rivelazione che la nostra gioia non è una cosa, ma una Persona, essa consiste nel possesso del massimo bene che è Dio, vale a dire l’unione completa, totale e perfetta con Lui.

PAROLA DI DIO: Sap 2,1a.12-22; Sal 33; Gv 7,1-2.10.25-30

 

Vangelo Gv 7,1-2.10.25-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti, non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure, non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».  Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore

 

“DICEVANO: “IL CRISTO, QUANDO VERRÀ NESSUNO SAPRÀ DI DOVE SIA”

Chi è Gesù per me?

Ecco come rispondeva Madre Teresa di Calcutta: Ecco che cos’è Gesù per me: la Parola fatta carne. Il Pane di vita. La Vittima sacrificata sulla croce per i nostri peccati. Il Sacrificio offerto nella santa Messa per i peccati del mondo e miei. La Parola, che deve essere annunciata. La Verità, che deve essere proclamata. La Via, che deve essere percorsa. La Luce, che deve essere accesa. La Vita, che deve essere vissuta. L’Amore, che deve essere amato. La Gioia, che deve essere condivisa. Il Sacrificio, che deve essere offerto. La Pace, che deve essere donata. Il Pane di vita, che deve essere man­giato. L’Affamato, che deve essere nutrito. L’Assetato, che deve essere dissetato. Il Nudo, che deve essere ricoperto. Il Senzatetto, che deve essere ospitato. Il Malato, che deve essere curato. Il Derelitto, che deve essere amato. L’indesiderato, che deve essere desiderato. Il Lebbroso, cui lavare le piaghe. Il mendicante, cui donare un sorriso. L’Ubriacone, che deve essere ascoltato. L’infermo mentale, che deve essere protetto. Il Piccolo, che deve essere abbracciato. Il Cieco, che deve essere guidato. Il Muto, per il quale si deve parlare. Lo Storpio, con cui si deve camminare. Il Tossicodipendente, con cui stringere amicizia. La Prostituta, che deve essere allontanata dal pericolo e guardata con amicizia. Il Carcerato, che deve essere visitato. Il Vecchio, che deve essere servito. Per me, Gesù è il mio Dio. Gesù è il mio Sposo. Gesù è la mia vita. Gesù è il mio unico amore. Gesù è il mio tutto in tutto. Gesù per me è tutto!

 

 

SABATO 25 MARZO: ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Tra i santi ricordati oggi: S. Isacco

Una scheggia di preghiera:

 

AVE MARIA.

 

HANNO DETTO: Niente esiste al mondo niente di più adattabile dell'acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei. (Lao Tzu)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando il diavolo ti accarezza vuole l’anima.

UN ANEDDOTO: La moglie al marito con il viso affondato nel giornale: «Ti è mai venuto in mente che nella vita c'è qualcos'altro oltre a quello che succede nel mondo?» La gente in genere ama l'umanità. È il vicino di casa che non può soffrire.

PAROLA DI DIO: Is 7,10-14; 8,10c; Sal 39; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38

 

Vangelo Lc 1,26-38

Dal vangelo secondo Luca  

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore

 

E L’ANGELO LE DISSE: “AVE O MARIA.”

Stavo seduto, in silenzio, davanti alla grotta di Lourdes. Anche quell'anno ero andato con il mio solito sacco di preghiere, di raccomandazioni. Guardavo un po’ quella statua e un po’ la gente, gente di ogni razza, di ogni età che in fila passava a toccare la roccia di quella grotta. Mi sembrava di non trovare le parole per le mie lunghe tiritere alla Madonna, ma una frase risuonava e si ripeteva come un lungo eco dentro di me: “Ave Maria... Ave Maria...”

Ave Maria, ciao mamma, cantava il mio cuore. Ave Maria, sembravano ripetere i passerotti petulanti che giocavano senza religiosità apparente sulla grotta. Ave Maria, sembravano dire quelle mani che accarezzando quella roccia volevano accarezzare il volto di Maria; Ave Maria, dicevano le lacrime sul volto di quella donna; Ave Maria, bisbigliava il bimbetto che tra il divertito e l’irriverente un po’ pregava e un po’ giocava; Ave Maria, si vedeva scritto sul volto dell’handicappato che sulla carrozzella stava lì, in silenzio, come sempre nella sua vita... Non son riuscito a dire altro alla Madonna... e son contento che sia andata così.

 

 

DOMENICA 26 MARZO: 5^ DOMENICA DI QUARESIMA ANNO A

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Baronzio e Desiderio;

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI LA RISURREZIONE E LA VITA. CHI CREDE IN TE VIVRA' PER SEMPRE.

 

HANNO DETTO: Un popolo che non si prende cura dei bambini e degli anziani è un popolo in declino. (Papa Francesco)

SAGGEZZA POPOLARE: La cattiveria ti porta dove il nemico ti aspetta.

UN ANEDDOTO: Un cane mordeva a tradimento. Il suo padrone allora gli mise al collo un campanello, in modo che l’animale fosse segnalato a tutti. Il cane, scuotendo il campanello, se ne vantava in piazza. Una vecchia cagna gli disse: «Che motivo hai di vantarti? Non porti questo campanello per il tuo valore, bensì come segno della tua intima malvagità». I modi vanagloriosi dei fanfaroni mostrano chiaramente la loro segreta malvagità. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Ez 37,12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

 

Vangelo Gv 11,1-45 (forma breve: Gv 11,3-7.17.20)

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. (Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».) I discepoli gli dissero: «Rabbi, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo, ma, se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Didimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». (Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betania distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta, dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».)
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei,
(si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.) Parola del Signore

 

“GESU’ SCOPPIO’ IN PIANTO”.

Nel bellissimo brano della risurrezione di Lazzaro c’è una contraddizione che a me piace molto. Gesù ha appena detto a Marta e Maria: “Io sono la risurrezione e la vita” e poi si commuove davanti al dolore di queste sorelle, alla morte dell’amico e scoppia in pianto. Sa che tra poco la morte sarà sconfitta ma vive pienamente, fino in fondo il dolore umano. Quando ero piccolo si sono sforzati di insegnarmi che le lacrime “sono cose da femminucce”, poiché un cristiano che ha fiducia e speranza non deve piangere mai, ma grazie al cielo trovo nel Vangelo Gesù che piange, che si commuove, che non ha paura di far vedere il suo dolore. E anche quando leggo la sua Passione non trovo un martire stoico ma trovo un uomo che vorrebbe fuggire la sofferenza, che piange e grida sulla croce. Non aver paura delle tue lacrime: sono un dono prezioso. Significano che vivi pienamente il dono prezioso della vita, che non ti sei ancora totalmente indurito. Piangi, e poi lasciati asciugare gli occhi da Colui che “tergerà ogni lacrima e anche la morte sarà vinta per sempre”

 

 

LUNEDI’ 27 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Augusto; San Gelasio

Una scheggia di preghiera:

            

GRAZIE, SIGNORE, PERCHE', NONOSTANTE TUTTO, MI DAI ANCORA LA POSSIBILITA' DI RICOMINCARE.

 

HANNO DETTO: Guai a chi lavora aspettando le lodi del mondo: il mondo è un cattivo pagatore e paga sempre con l'ingratitudine. (Don Bosco)

SAGGEZZA POPOLARE: Il male che esce dalla bocca spesso cade sul petto.

UN ANEDDOTO: Quando Giovanni d'Angiò mosse contro Napoli a capo di un esercito per conquistarla, fece scrivere sulle sue bandiere il versetto del Vangelo " Fuit missus cui nomen erat Johannes" (fu mandato uno chiamato Giovanni) Alfonso d'Aragona che difendeva la città, appena riseppe questo, fece scrivere nelle sue bandiere un altro versetto dello stesso Vangelo:" Ipse venit et non receperunt eum" (venne e non lo ricevettero)

PAROLA DI DIO: Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal 22; Gv 8,1-11

 

Vangelo Gv 8,1-11

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». È chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va e d'ora in poi non peccare più». Parola del Signore

 

“GLI CONDUCONO UNA DONNA SORPRESA IN ADULTERIO”.

Sembrava interminabile in quel tempo il silenzio attorno a Gesù. Alcuni scribi e farisei gli avevano condotto una donna “sorpresa in flagrante adulterio”; l'avevano posta nel mezzo, e avevano emesso la loro inappellabile sentenza; ora chiedevano a Gesù un parere: “Tu che ne dici?” Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. In silenzio: un silenzio che appunto sembrava interminabile. Un simile silenzio a noi non è certo sconosciuto. Penso a quei lunghi silenzi che a volte dividono le nostre famiglie; oppure a quei silenzi che rendono difficile la collaborazione con i colleghi di lavoro. A volte ci sono fratelli e sorelle che non si parlano per anni, magari a causa di incomprensioni nate attorno all'eredità familiare; oppure ci sono operai che lavorano insieme senza rivolgersi la parola, perché forse non sanno dimenticare un litigio del passato. In questi casi, il silenzio appare davvero interminabile, e minaccioso. “E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. Ma poi continuò a scrivere per terra, ancora in silenzio. Fu in quel momento che il silenzio divenne insopportabile, per tutti, “cominciando dai più anziani fino agli ultimi”. E tutti se ne andarono, abbandonando il loro rancore omicida. “Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo”. E finalmente il silenzio venne rotto dalle parole del Maestro. Era infatti assurdo quel silenzio interminabile: assurdo perché non si può rimanere prigionieri dei pregiudizi. Certo, quella donna aveva sbagliato, e tuttavia non poteva essere abbandonata al suo destino. Essa avrebbe potuto intraprendere una via nuova, e così rimediare al male commesso; avrebbe potuto incominciare una vita diversa, libera dalla schiavitù del peccato. E Gesù le dà questa possibilità.

 

 

MARTEDI’ 28 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Gontrano; S. Venturino

Una scheggia di preghiera:

 

EMMANUELE, DIO-CON-NOI IN OGNI MOMENTO.

 

HANNO DETTO: Trova un minuto per pensare, trova un minuto per pregare, trova un minuto per ridere. (Santa Madre Teresa di Calcutta)

SAGGEZZA POPOLARE: Per ogni colpa c’è un rimedio: quello di riconoscerla.

UN ANEDDOTO: Ad un suo personaggio Woody Allen fa affermare: “La vita spesso non imita l'arte, imita la cattiva televisione”

PAROLA DI DIO: Nm 21,4-9; Sal 101; Gv 8,21-30

 

Vangelo Gv 8,21-30

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io Sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare, ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. Parola del Signore

 

“COLUI CHE MI HA MANDATO È CON ME E NON MI HA LASCIATO SOLO”.

Il versetto che meditiamo oggi è per me uno dei più belli, rassicuranti e forti del Vangelo. Gesù dice di non essere solo proprio nel momento in cui i malvagi si stanno accanendo contro di Lui e proprio nelle vicinanze della sua passione e morte. Umanamente non sembra così: Gesù ha dei nemici, un suo amico intimo e amato sta per venderlo, altri scapperanno, anche Dio umanamente stenterà a farsi sentire e sulle spalle di Gesù sta per cadere l’abbandono, il giudizio, la cattiveria degli uomini, la croce. Eppure, Gesù sa di non essere solo. Lui è una cosa sola con il Padre nella forza e nell’amore dello Spirito. Davanti al mistero della croce, davanti al grido umano di Gesù: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”, davanti alle calamità e alle nostre sofferenze noi ci chiediamo: “Dov’è Dio?” e spesso non ci rendiamo conto che Dio è proprio lì dove c’è la croce di uno dei suoi figli, è proprio lì mentre umanamente sembra sentirsi la sua lontananza, è proprio lì dove sta abbattendosi un cataclisma o quando subiamo qualche prova terribile. No! Il Padre non è uno che si lava le mani dei propri figli, non è uno che ci gode a vederli soffrire per dare poi loro il premio. Gesù, il Padre, lo Spirito hanno scelto un’altra strada per dirci davvero il loro volerci bene. Essi sono là dove siamo noi con le nostre gioie e con le nostre sofferenze per viverle con noi, per darci la certezza che nulla va perduto, per dirci: “Non sei solo ma sei amato”.

 

 

MERCOLEDI’ 29 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Secondo d’Asti; Ss. Firmino e Aulo

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO IN TE, GESU', TROVIAMO LA VERA LIBERTA'.

 

HANNO DETTO: L’amore è l’unico mezzo per trasformare gli esseri umani, anche quando sono pieni di collera e di odio. Manifestate tale amore in continuazione, senza cessare, senza cedere, e li commuoverete. (Dalai Lama)

SAGGEZZA POPOLARE: I complimenti sono come i soldi: sono buoni se non sono falsi.

UN ANEDDOTO: Il nonno, una volta mi accompagnò al parco. Era un gelido pomeriggio d'inverno. Il nonno mi seguiva e sorrideva, ma sentiva un peso. Il suo cuore era malato, già molto malandato. Volli andare verso lo stagno. Era tutto ghiacciato, compatto! "Dovrebbe essere magnifico poter pattinare", urlai, "vorrei provare a rotolarmi e scivolare sul ghiaccio almeno una volta!". Il nonno era preoccupato. Nel momento in cui scesi sul ghiaccio, il nonno disse: "Stai attento...". Troppo tardi. Il ghiaccio non teneva e urlando caddi dentro. Tremando, il nonno spezzò un ramo e lo allungò verso di me. Mi attaccai e lui tirò con tutte le sue forze fino ad estrarmi dal crepaccio di ghiaccio. Piangevo e tremavo. Mi fecero bene un bagno caldo e il letto, ma per il nonno questo avvenimento fu troppo faticoso, troppo emozionante. Un violento attacco cardiaco lo portò via nella notte. Il nostro dolore fu enorme. Nei giorni seguenti, quando mi ristabilii completamente, corsi allo stagno e ricuperai il pezzo di legno. È con quello che il nonno aveva salvato la mia vita e perso la sua! Ora, fin tanto che vivrò, starà appeso su quella parete come segno del suo amore per me! Per questo motivo noi cristiani oggi ci inginocchiamo dinanzi a quel legno, cui si è appeso l'Amore-Gesù; per questo teniamo nelle nostre case un "pezzo di legno" a forma di croce. Per ricordare come si ama, e a chi dobbiamo guardare per amare senza stancarci!

PAROLA DI DIO: Dn 3,14-20.46-50.91-92.95; Cant. Dn 3,52-56; Gv 8,31-42

 

Vangelo Gv 8,31-42

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi, dunque, fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato». Parola del Signore

 

“LA VERITA’ VI FARA’ LIBERI”.

Gesù ci invita a guardare a Lui, per essere fedeli alla sua parola, per diventare suoi discepoli, per conoscere la verità e per essere davvero liberi. È difficile comprendere che la peggiore schiavitù derivi proprio dall'ignoranza, dalla menzogna, dall'errore. Tutta la nostra storia, sin dal principio, è contrassegnata pesantemente dagli errori umani, che hanno sempre la medesima origine: il distacco da Dio, l'allontanamento da un ambito di amore e di comunione con Lui, la conoscenza e poi l'esperienza del male in tutte le sue forme. Il lamento di Cristo: “La mia parola non ha peso in voi” ci risuona ancora vero ed attuale. Su quella parola di verità prevalgono le nostre parole, le nostre scelte, le nostre personali decisioni e, di conseguenza i nostri smarrimenti. I figli che reclamano la loro parte di eredità per spendere tutto dove e come vogliono sono ancora tanti. La presunzione di poter gestire la vita a proprio gusto, in completa autonomia, è ancora all'origine di tante forme attuali di paganesimo. È ancora più subdola la tentazione che vorrebbe convincerci, come accadeva ai Giudei, contemporanei di Cristo, di essere depositari di verità solo per un vago senso di appartenenza e per una fede presunta, che non incide realmente sulla vita. A nulla serve essere figli di Abramo se non assimiliamo la sua fede e la traduciamo nelle opere. Quanti si ritengono cristiani e uccidono nei fatti gli ammonimenti e i precetti del Signore! La verità di Dio è luce e lampada ai nostri passi, è orientamento di vita, è docile e gioiosa conformazione e amore a Cristo, è la pienezza della libertà. Il Signore ha affidato a due libri le sue eterne verità per la salvezza dell'uomo: la scrittura sacra, la Bibbia, che pochi conoscono e comprendono, e poi ai suoi fedeli, chiamati a proclamare quelle verità con la forza irresistibile della testimonianza. Hai mai pensato che qualcuno stia leggendo la bibbia e cercando la verità guardando la tua vita? È autentico il messaggio che stiamo inviando?

 

 

GIOVEDI’ 30 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Secondo; S. Leonardo Murialdo;

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', ALDILA' DELLA MORTE CI SEI TU, C'E' LA VITA.

 

HANNO DETTO: Spiritualità significa risveglio. La maggior parte delle persone, pur non sapendolo, sono addormentate. Sono nate dormendo, vivono dormendo, si sposano dormendo, allevano i figli dormendo, muoiono dormendo senza mai svegliarsi. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo splendore di quella cosa che chiamiamo esistenza umana. (Anthony de Mello)

SAGGEZZA POPOLARE: Solo chi ha sofferto è in grado di consolare.

UN ANEDDOTO: Un cane dormiva davanti a una fattoria, quando un lupo lo aggredì con l’intenzione di mangiarlo. Allora il cane si mise a pregarlo che non gli togliesse subito la vita. «Ora infatti – disse – sono magro e debole, ma attendi per un breve periodo; i miei padroni stanno per celebrare un matrimonio e, in quella occasione, io potrò mangiare cibi abbondanti, ingrasserò e diverrò per te un pasto più succulento.» Allora il lupo, persuaso, se ne andò. Tornò dopo alcuni giorni e trovò il cane che dormiva nella parte alta della casa: prese a chiamarlo dal basso, ricordandogli i patti stabiliti; allora il cane replicò: «O lupo, se dovessi vedermi in futuro dormire davanti alla fattoria, non attendere più alcun matrimonio». La favola dimostra che gli uomini assennati, quando si salvano da qualche situazione pericolosa, ne stanno in guardia per tutta la loro esistenza. (Esopo)

PAROLA DI DIO: Gen 17,3-9; Sal 104; Gv 8,51-59

 

Vangelo Gv 8,51-59

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande di nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui, ma Gesù si nascose e uscì dal tempio. Parola del Signore

 

“SE UNO OSSERVA LA MIA PAROLA, NON VEDRÀ LA MORTE IN ETERNO”.

Mi chiedo se crediamo veramente al fat­to che, nella fede, la morte è vinta. Morire è una parola che fa paura. Quante persone non vogliono neppure pronunciarla. Abbiamo coniato addirittura una serie di termini per sostituire questo verbo, quasi che eliminando la parola possiamo anche eliminare la realtà. Piuttosto che dire: “morire” si preferisce dire: decedere, spegnersi, estinguersi, spirare, addormentarsi, chiudere gli occhi, andare nel numero dei più, far l’ultimo viaggio. La realtà della morte c’è e dobbiamo imparare a conviverci. Ma per il credente in Cristo c’è anche la realtà della vita. Gesù, perdonaci perché non ti abbiamo preso sul serio. Tu ci hai donato te stesso e noi ci accontentiamo di formule religiose. Tu sei il pane della vita e noi ci accontentiamo di poche briciole secche. Tu ci parli di vincere la morte e noi viviamo una cultura di morte.

 

 

VENERDI’ 31 MARZO

Tra i santi ricordati oggi: S. Balbina; S. Beniamino; S. Lucerio

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' TU SEI VERO UOMO E VERO DIO.

 

HANNO DETTO: Quando vedi una buona persona, pensa di diventare come lei. Quando vedi qualcuno non così buono, rifletti sui tuoi stessi punti deboli. (Confucio)

SAGGEZZA POPOLARE: Nel paese dei ladri, anche davanti ai piedi ti prendono la valigia.

UN ANEDDOTO: Camminavo lungo l'autostrada della vita, tanto tempo fa. Un giorno vidi un cartello che indicava: "Drogheria del Paradiso". Non appena mi avvicinai di più la porta si spalancò da sola e, appena mi ripresi dallo stupore, mi ritrovai dentro. Vidi una schiera di Angeli: stavano dappertutto. Uno mi porse un cestino e mi disse: "Fai la spesa con attenzione, ragazzo mio! Tutto ciò che occorre a un buon Cristiano si può trovare in questa drogheria del Paradiso". Per prima cosa presi un po' di pazienza: l'Amore si trovava nello stesso scaffale. Più in basso c'era il Discernimento, di cui si ha bisogno ovunque si vada. Poi presi una o due scatole di Saggezza e uno o due sacchetti di Fede. Non mi dimenticai di prendere lo Spirito Santo, dal momento che si trovava ovunque nel negozio. Mi fermai ed acquistai un po' di Forza e un po' di Coraggio perché mi aiutasse nel cammino. Mi accorsi allora che il cestino era quasi pieno, ma avevo ancora bisogno di comperare un po' di Grazia. Non dimenticai di prendere la Salvezza che, per fortuna, era in offerta gratuita, e così cercai di prenderne abbastanza da salvare te e me. Mi avviai poi alla cassa per pagare il conto della drogheria. Non appena arrivai al corridoio vidi la Preghiera e la misi dentro perché sapevo che, una volta fuori, sarei incappato nel Peccato. Nell'ultimo scaffale c'era una gran quantità di Pace e di Gioia e lì vicino erano appesi canti e lodi e così mi servii. Quindi chiesi all'Angelo quanto gli dovevo. Egli si limitò a sorridermi e mi disse: "Porta ogni cosa con te, dovunque tu vada!" A mia volta gli sorrisi e gli chiesi: "Sul serio, quanto ti devo?" L'Angelo sorrise di nuovo e disse: "Gesù ha pagato il tuo conto, tanto, tanto, tanto tempo fa!"

PAROLA DI DIO: Ger 20,10-13; Sal 17; Gv 10,31-42

 

Vangelo Gv 10,31-42 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui. Parola del Signore

 

I GIUDEI RACCOLSERO DELLE PIETRE PER LAPIDARE GESÙ.

C’è sempre qualcuno pronto a portare pietre. Gesù fa del bene, guarisce ma parla chiaramente a nome di Dio, mette in evidenza le sue esigenze e allora è più comodo starsene nelle proprie abitudini: un po’ di pietre risolvono la questione! Qualcuno non la pensa come noi? Il giusto ci è di rimprovero? Facciamolo fuori! E le pietre possono essere le nostre parole, la nostra ironia, il rovinare la reputazione. Diceva un saggio: “Fai attenzione a tirar pietre: esse vanno in alto ma ricadono e potrebbero colpirti”. Se invece di accumular pietre per difendere sicurezze e ortodossie imparassimo ad ascoltare scopriremmo tante verità presenti in tutto e in tutti.

     
     
 

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