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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI

DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

 

SETTEMBRE 2022

 

 

GIOVEDI’ 1° SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Egidio abate; S. Giosuè; B. Giuliana da Collalto

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, DA CHI ANDREMO? TU SOLO HAI PAROLE DI VITA ETERNA.

 

HANNO DETTO: Non ci sono due strade, ma una soltanto: quella percorsa dal Maestro. Al discepolo non è consentito di inventarne un’altra. (S. Giovanni Paolo II)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi dà e ritoglie, il diavolo lo raccoglie.

UN ANEDDOTO: Un giovane si presentò a un sacerdote e gli disse: "Cerco Dio". Il reverendo gli propinò un sermone. Concluso il sermone, il giovane se ne andò triste in cerca del vescovo. "Cerco Dio". Monsignore gli lesse una sua lettera pastorale. Terminata la lettura, il giovane, sempre più triste, si recò dal papa. "Cerco Dio". Sua santità cominciò a riassumergli la sua ultima enciclica, ma il giovane scoppiò in singhiozzi. "Perché piangi?", gli chiese il papa del tutto sconcertato. "Cerco Dio e mi offrono parole." Quella notte il sacerdote, il vescovo e il papa fecero un medesimo sogno. Sognarono che morivano di sete e che qualcuno cercava di dar loro sollievo con un lungo discorso sull'acqua.

PAROLA DI DIO: 1Cor 3,18-23; Sal 23; Lc 5,1-11

 

Vangelo Lc 5,1-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore, infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto, così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore

 

“LA FOLLA GLI FACEVA RESSA INTORNO PER ASCOLTARE LA PAROLA DI DIO”.

Oggi, in termini televisivi diremmo che Gesù aveva un’ottima “audience”. Ma mi chiedo se oggi vi sia altrettanto desiderio di ascoltare la Parola di Dio. Certo, il desiderio del bello e del buono, del giusto e del soprannaturale c’è nel cuore di ogni uomo, ma la fonte a cui dissetarsi spesso non è la Parola di Dio. Si ha desiderio di infinito e si vanno a scomodare i morti e gli spiriti. Anche la Chiesa interessa ma troppo spesso solo per i suoi aspetti esteriori. Vanno di moda i preti televisivi ma spesso ci si ferma alle storie più o meno vere che essi interpretano; magari interessa anche una “buona predica” e la si va a sentire come si andrebbe ad un teatro... Chiaro! non per tutti è così ma la maggioranza preferisce palliativi alla sostanza. E la sostanza è che il nostro Dio ha parlato con parole raccolte dagli uomini (la Bibbia) e con Sé stesso (Gesù, la parola incarnata). È Lui la nostra fonte di acqua pulita per conoscere Dio e noi stessi. È vero che leggere la Bibbia è faticoso, è vero che spesso non la capiamo, però se non si parte di lì, da Lui, si costruisce sulla sabbia. Ogni giorno un po’ di Parola di Dio, magari anche solo una piccola frase, come stiamo facendo ora, poi chiedere allo Spirito che ci illumini, poi lasciarla risuonare in noi durante la giornata e, poco per volta, a piccole dosi la Parola diventa il cibo del nostro cammino.

 

 

VENERDI’ 2 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Elpidio; Ss. Alberto e Vito; S. Zenone

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE FAI NUOVE TUTTE LE COSE FA' CHE OGGI DIVENTIAMO NUOVI CON TE.

 

HANNO DETTO: Un uomo è tanto più rispettabile quante più sono le cose di cui si vergogna. (George Bernard Shaw)

SAGGEZZA POPOLARE: Se è poco il sal ne mette ancora un poco, se è troppo, a ciò non ha rimedio il cuoco.

UN ANEDDOTO: Un uomo viaggiava, portando sulle spalle tante croci pesantissime. Era ansante, trafelato, oppresso e, passando un giorno davanti ad un Crocifisso, se ne lamentò con il Signore così: "Ah! Signore, io ho imparato nel catechismo che tu ci hai creato per conoscerti, amarti e servirti... ma invece mi sembra di essere stato creato soltanto per portare le croci! Me ne hai data tante e così pesanti che io non ho più la forza di portarle". Il Signore però gli disse: "Vieni qui, figlio mio, posa queste croci per terra ed esaminiamole un poco. Ecco, questa è la più grossa e la più pesante; guarda che cosa c'è scritto sopra". Quell'uomo guardò e lesse questa parola: sensualità. "Lo vedi?" disse il Signore, "questa croce non te l'ho data io, ma te la sei fabbricata da solo. Hai avuto troppa smania di godere, sei andato in cerca di piaceri, golosità, di divertimenti... e di conseguenza hai avuto malattie, povertà, rimorsi". "Purtroppo, è vero, soggiunse l'uomo, questa croce l'ho fabbricata io! È giusto che io la porti!" Sollevò da terra quella croce e se la pose di nuovo sulle spalle. Il Signore continuò: "Guarda quest'altra croce. C'è scritto sopra: ambizione. Anche questa l'hai fabbricata tu, non te l‘ho data Io. Hai avuto troppo desiderio di salire in alto, di occupare i primi posti, di stare al di sopra degli altri... e di conseguenza hai avuto odio, persecuzione, calunnie, disinganni". È vero, è vero! anche questa croce l'ho fabbricata io! È giusto che io la porti!". Sollevò da terra quella seconda croce e se la mise sulle spalle. Il Signore additò altre croci, e disse: "Leggi. Su questa è scritto: gelosia, su quell'altra: avarizia, su quest'altra..." "Ho capito, ho capito, Signore, è troppo giusto quello che tu dici". E prima che il Signore avesse finito di parlare, il povero uomo aveva raccolto da terra tutte le sue croci e se l'era poste sulle spalle. Per ultima era rimasta per terra una crocetta piccola piccola e quando l'uomo la sollevò per porsela sulle spalle esclamò: "Oh! Com'è piccola questa! È pesa poco". Guardò quello che c'era scritto sopra e lesse queste parole: "La croce di Gesù". Vivamente commosso, sollevò lo sguardo verso il Signore ed esclamò: "Quanto sei buono!" Poi baciò quella croce con grande affetto.

E il Signore gli disse: "Vedi figlio mio, questa piccola croce te l'ho data io, ma te l'ho data con amore di Padre; te l'ho data perché voglio farti acquistare merito con la pazienza; te l'ho data perché tu possa somigliare a me e starmi vicino per giungere al Cielo, perché io l'ho detto: Chi vuole venire dietro a me prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Ma ho detto anche: il mio giogo è soave e il mio peso è leggero". L'uomo delle croci riprese silenzioso il cammino della vita; fece ogni sforzo per correggersi dei suoi vizi e si diede con ogni premura a conoscere, amare e servire Dio. Le croci più grosse e più pesanti caddero, una dopo l'altra dalle sue spalle e gli rimase soltanto quella di Gesù. Questa se la tenne stretta al cuore fino all'ultimo giorno della sua vita, e quando arrivò al termine del viaggio, quella croce gli servì da chiave per aprire la porta del Paradiso.

PAROLA DI DIO: 1Cor 4,1-5; Sal 36; Lc 5,33-39

 

Vangelo Lc 5,33-39

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”». Parola del Signore

 

“NESSUNO STRAPPA UN PEZZO DA UN VESTITO NUOVO PER METTERLO SU UN VESTITO VECCHIO.”

Qualche volta nella fantasia mi immagino di essere nato su un’isola lontana, sperduta, di aver vissuto una vita bella, avventurosa ma anche duna; ed ecco che improvvisamente arriva qualcuno a dirmi: "Guarda che Dio c'è, Gesù è suo Figlio, ti ama, è morto per te, è risorto, ti salva. " Penso che sarebbe una gioia grande, penso che forse sarei capace di dare tutto il mio cuore a questo Signore che scopro per la prima volta e che mi ama così intensamente. E poi penso: "Ma tutto questo può e deve capitare adesso a me! "Certo, se io resto legato alle vecchie abitudini, alle tradizioni, se non accolgo la novità vera del vangelo è una toppa che metto su un vestito logoro. Ma se per me Gesù è novità, gioia, vero senso della vita, butto via il vestito vecchio e mi vesto di luce. Prova oggi, sul serio, a pensare, come se fosse la prima volta, che Gesù ti ama.

 

 

SABATO 3 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Gregorio Magno; S. Febe; B. Guala

Una scheggia di preghiera:

 

L'UNICA LEGGE DEL PADRE, SEI TU, GESU'.

 

HANNO DETTO: Ciò che uno rifiuta in un minuto non glielo restituisce l’eternità. (Friedrich Schiller)

SAGGEZZA POPOLARE: Non sono tutti eroi quelli che indossano una corazza.

UN ANEDDOTO: Un giorno Santa Caterina da Siena, come soleva fare, si apprestò a dare un tocco di pane ad un povero che sostava vicino la sua casa. Il povero allora gli chiese se avesse una veste da offrirgli, giacché era quasi ignudo e aveva freddo. La Santa non aveva nulla di suo avendo ella fatto voto di povertà, ma non ci pensò due volte a donare al povero il suo mantello di mantellata domenicana. Il povero si fece scrupolo di quel dono che avrebbe potuto mettere in imbarazzo la santa poiché si trattava di un mantello d'ordinanza, quasi una divisa, ma Caterina si disse pronta di ricevere le canzonature del mondo, se queste l'avessero avvicinata ancor di più al suo diletto Sposo.

PAROLA DI DIO: 1Cor 4,6b-15; Sal 144; Lc 6,1-5

 

Vangelo Lc 6,1-5

Dal vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato». Parola del Signore

 

"IL FIGLIO DELL'UOMO È SIGNORE DEL SABATO"

Solo poco tempo fa una persona mi diceva: "Sa, reverendo, io, la domenica, vado a messa nella cappella Tal dei Tali, lì sì che fanno in fretta: nessuno di quei canti moderni e noiosi, l'organista suona "roba classica”. Il prete per non perdere tempo legge due paginette al posto della predica, ognuno può pensare agli affari suoi senza essere disturbato e con venti al massimo venticinque minuti siamo a posto con il Signore!"

Non dico che le lungaggini senza senso o i canti di cattivo gusto aiutino maggiormente la preghiera ma non mi sembra neppure che, cronometro alla mano, sbarazzarsi del Signore in venti minuti sia riconoscere che "Il Figlio dell'uomo è Signore del sabato". A Gesù non interessano i nostri adempimenti fiscali della legge, ma il nostro modo di vivere la domenica. Dice il documento del Rinnovamento della catechesi: "Il giorno del Signore risorto e asceso al cielo raduna in assemblea i credenti per renderli sempre più Chiesa: è giorno di gioia, di riposo dal lavoro, di fraternità”.

 

 

DOMENICA 4 SETTEMBRE: 23^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Tra i santi ricordati oggi: S. Rosalia; B. Caterina Mattei

Una scheggia di preghiera:

 

NESSUNO MEGLIO DI TE, GESU', SA CHE COSA VUOL DIRE PORTARE LA CROCE.

 

HANNO DETTO: C'è chi dice che più grande è il nostro dolore, più grande ancora è la certezza che Dio è con noi. Ma lo dice quasi sempre chi non è affranto dal dolore. (Silvana Stremiz)

SAGGEZZA POPOLARE: Il buon esempio dei genitori è la Sacra Bibbia dei figli.

UN ANEDDOTO: Santa Maria Maddalena dè Pazzi, all'età di cinque anni, andando incontro alla mamma che ritornava dalla Messa, sapeva riconoscere se aveva preso la Comunione, e le diceva: " Mamma, odori di Gesù!"

PAROLA DI DIO: Sap 9,13-18; Sal 89; Fm 9b-10.12-17; Lc 14,25-33

 

Vangelo Lc 14,25-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Parola del Signore

 

“CHI NON PORTA LA SUA CROCE E NON VIENE DIETRO DI ME NON PUO’ ESSERE MIO DISCEPOLO”.

“Caro don Franco, leggo volentieri le sue “Schegge” e l’ammiro per il suo tentativo di vedere la realtà sempre con ottimismo, di presentare la fede sempre come una buona notizia che non umilia i valori della vita. Ma è proprio così?

Secondo me il Vangelo è una tragedia: un uomo buono (o per chi ci crede, addirittura il Figlio di Dio) che finisce in croce, uno che viene a salvarci (ma da che cosa?), uno che avrebbe il potere di liberarci da tante croci (che chissà poi perché devono esserci se Dio ci vuole bene?) e che sulla croce ci finisce Lui. Ma è una tragedia anche per noi perché dobbiamo perdonare sempre, perché dobbiamo umiliarci, perché tutto quello che nella vita può essere fonte di gioia deve passare attraverso la rinuncia. A me sembra che il Vangelo invece di essere una buona notizia sia il ricordarci una realtà già troppo ben conosciuta: la vita è una croce. Al massimo, per chi ci crede, c’è la speranza che nell’aldilà, quel Dio finalmente sazio delle nostre sofferenze, ci tratti un po’ meglio. Rispetto profondamente chi, con sincerità, ha scritto queste righe e tutti quelli che sono passati e passano attraverso questi dubbi e interrogativi. Li rispetto ancora di più quando so che nella loro vita non parlano di una croce più o meno ipotetica, ma che di croci ne hanno portate e ne stanno portando di veramente grosse, scomode, avvilenti. Non ho certamente la pretesa di rispondere a tutti questi interrogativi ma penso che Gesù quando è venuto, quando ha accettato fino alla fine la nostra realtà di gioia e di sofferenza, quando ci ha ricordato le croci, quando è salito sulla croce, lo abbia fatto per essere solidale con noi e per aiutarci a vincere la croce con la fede. Anch’io non credo in un Dio che voglia la sofferenza di suo Figlio o dei suoi figli per poterli poi o premiare o condannare, credo in un Dio che ci lascia liberi di scegliere di vivere nella tragedia senza speranza o, con il suo aiuto e il suo esempio, di trasformare la tragedia con la speranza. In fondo sono proprio le croci fisiche o morali che ci possono permettere di credere che il male non abbia la vittoria finale, che Dio ci sia e sia buono nonostante la sua apparente assenza. La cosa che auguro a chi mi ha scritto, a me stesso, e a tutti coloro che hanno dubbi e faticano sotto il peso delle croci è quella di far la stessa esperienza che fece un santo eremita che, dopo anni di vita stentata di penitenza e di preghiera nel deserto, pregava così: “O Dio tu mi hai ingannato! Pensavo di trovare alla tua sequela croci pesanti da portare e giorni di penitenza da soffrire, e ne ho trovate tante di queste croci, ma ho anche trovato Te e allora anche le croci sono diventate cammino con Te e non provo che la gioia più viva e la consolazione più dolce”.

 

 

LUNEDI’ 5 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Quinto; S. Bertino; S. Teresa di Calcutta

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, OGNI COSA CI PARLA DI TE: FA' CHE SAPPIAMO ASCOLTARE.

 

HANNO DETTO: Bisogna somigliarsi un po' per comprendersi, ma bisogna essere un po' differenti per amarsi. (Paul Bourget)

SAGGEZZA POPOLARE: Anche se hai sessanta consiglieri, consigliati prima con te stesso (proverbio d'Israele)

UN ANEDDOTO: Un giorno una signorina di città, incredula e scettica, incontrò in montagna una contadinella, che stava pregando vicino ad una cappelletta. La guardò con aria di compassione, e le disse: Perché preghi? Intanto non ottieni nulla! E la pastorella rispose: Quando ero piccola domandavo sempre alla mamma che mi conducesse con lei in un paese lontano. E la mamma mi rispondeva: Non si può, bambina mia. Io strillavo e allora la mamma mi faceva tante carezze sul viso. A me recava tanto piacere di essere accarezzata a quel modo e ogni volta che la mamma partiva per quel paese, ripetevo la mia domanda, ma per gustare di nuovo la dolcezza di quelle carezze. Così ora, quando chiedo una grazia grande, che ci vorrebbe quasi un miracolo per farmela, mi pare di sentire Iddio a dirmi subito di "no", ma subito ad accarezzarmi con la stessa bontà della mamma. Ciò mi fa immenso piacere e m'alzo dalla preghiera sempre confortata.

PAROLA DI DIO: 1Cor 5,1-8; Sal 5; Lc 6,6-11

 

Vangelo Lc 6,6-11

Dal vangelo secondo Luca

Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Alzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. Parola del Signore

 

DOMANDO A VOI: IN GIORNO DI SABATO, È LECITO FARE DEL BENE O FARE DEL MALE?”

Ciascuno di noi con gli anni ha accumulato tutta una serie di conoscenze, di esperienze, di abitudini. Alcune sono buone, altre negative. Gesù, l’uomo nuovo, non ci sradica dalla nostra storia ma viene a darci una prospettiva e un metro attraverso il quale tutto può essere veramente utile per noi e per gli altri. Con Gesù, anche le cose vecchie, addirittura il male, può diventare motivo di salvezza. Anche un peccato nella prospettiva di Gesù può diventare motivo per riconoscere la misericordia di Dio, per evitare di ricascarci, per comprendere, non giudicare e aiutare il fratello che si trova in una situazione simile.

 

 

MARTEDI’ 6 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Magno; S. Onesiforo

Una scheggia di preghiera:

 

SIA FATTA LA TUA VOLONTA', MA AIUTAMI A CONOSCERLA.

 

HANNO DETTO: Colui che non è disceso dal patibolo è uscito dal sepolcro sigillato. (San Bernardo)

SAGGEZZA POPOLARE: La carta non può avvolgere il fuoco. (proverbio cinese)

UN ANEDDOTO: In un certo luogo di questo mondo abitava un gatto era il terrore di tutti i topi dei paraggi. Non li lasciava vivere in pace neppure un istante. Li inseguiva di giorno e di notte e così i poveri animaletti non potevano godere un momento di pace. Il gatto era molto astuto e i topi, sapendo di non poterlo ingannare, decisero di tenere consiglio. Si salutarono cordialmente, perché il pericolo rende la gente più amabile, e poi diedero inizio all'assemblea. Dopo lunghe ore di discussione senza concludere nulla, un sorcio si alzò e chiese silenzio. Tutti zittirono, perché erano desiderosi di ascoltare le parole di colui che si era alzato in piedi: chissà, forse aveva la soluzione del problema. "La cosa migliore sarebbe appendere un sonaglio al collo del gatto; così, tutte le volte che si avvicina, potremmo accorgercene in tempo e scappare!" I topi si entusiasmarono dell'idea e fecero salti di gioia e corsero ad abbracciare quel sorcio che aveva suggerito la soluzione, come se fosse un eroe. Ma, allorché si furono calmati, il sorcio chiese di nuovo silenzio e disse solennemente: "E chi appenderà il sonaglio al collo del gatto?" All'udire queste parole, i topi si guardarono l'un l'altro imbarazzati e cominciarono a presentare scuse e a tirarsi fuori, uno alla volta. In breve, marciarono tutti verso casa senza avere concluso nulla. Perché è molto facile proporre soluzioni; il difficile è assumersi la responsabilità e metterle in pratica, farsi avanti per eseguire un'azione concreta che trasformi in realtà le soluzioni proposte

PAROLA DI DIO: 1Cor 6,1-11; Sal 149; Lc 6,12-19

 

Vangelo Lc 6,12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. Parola del Signore

 

“GESÙ PASSÒ LA NOTTE PREGANDO”.

A proposito di preghiera c’è chi la esalta fino ad assolutizzarla e chi la definisce alienazione, fuga, perdita di tempo. Per cercare una risposta partiamo concretamente da un esempio di vita. Due sposi hanno bisogno di momenti profondi e anche lunghi di intimità e di dialogo e nessuno con un po’ di buon senso direbbe loro che sono solo smancerie, che una famiglia deve solo pensare al lavoro, alle cose concrete. D’altra parte, proprio le cose concrete per risultare fatte non a singola capoccia, ma dalla famiglia, hanno bisogno di essere confrontate. Gesù è venuto per fare la volontà del Padre, ma spesso ha bisogno di sprofondarsi in Lui per trovare nella sua intimità gioia, forza, capacità di continuare a dire il suo “sì” al Padre e ai fratelli.

 

 

MERCOLEDI’ 7 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Grato di Aosta; S. Regina; B. Giovanni B. Mazzucconi

Una scheggia di preghiera:

 

SENZA DI TE NON HO NULLA, SONO NULLA.

 

HANNO DETTO: In Dio non c’è un tribunale che emana sentenze di assoluzione o condanna, ma un luogo dove si rinasce e si riparte, un cuore nuovo, un vento che gonfia le vele. (Padre Ermes Ronchi)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando non si ha l'ago, il filo serve a poco. (Prov. Giapponese)

UN ANEDDOTO: Ad un politico che confessava “Ho rubato, corrotto, concusso e mentito...”, un altro rispose: “la pianti di vantarsi e venga al dunque.”

PAROLA DI DIO: 1Cor 7,25-31; Sal 44; Lc 6,20-26

 

Vangelo Lc 6,20-26

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo, infatti, facevano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo, infatti, facevano i loro padri con i falsi profeti». Parola del Signore

 

“BEATI VOI, POVERI... GUAI A VOI RICCHI...”

Ogni volta che incontro la pagina del Vangelo delle Beatitudini, insorge dentro di me una parola: “Impossibile”.

Di poveri ne ho incontrati tanti, tutti i giorni: poveri senza casa che dormono sulle panchine, anche d’inverno; poveri di capacità che non sanno gestirsi; poveri di cibo che vanno a raccattare da mangiare nei bidoni della spazzatura; poveri di sentimenti; poveri di salute. Sono beati?

Il più delle volte sono disperati quasi sicuri che non verranno fuori da quella spirale di degrado. Se mi è più facile capire che il denaro non dà felicità, mi è molto difficile capire che la povertà sia una fonte di beatitudine. Allora le Beatitudini che cosa vorranno dire?

Credo vogliano parlarci di atteggiamenti che poi si concretizzano in fatti. È beato chi si fida non di sé stesso, delle sue cose ma di Dio, chi ripone la fiducia e la speranza non negli averi ma in Colui che tutto dona, non nelle sicurezze terrene ma in Colui che riesce a trasformare in grazia anche la sofferenza. Solo se vissuta in questo senso la povertà, qualunque essa sia, diventa mezzo più che favorevole della salvezza e quindi fonte di felicità e beatitudine.

 

 

GIOVEDI’ 8 SETTEMBRE: NATIVITÀ B.V. MARIA

Tra i santi ricordati oggi: Natività B.V. Maria; S. Sergio I; B. Federico Ozanam

Una scheggia di preghiera:

 

MARIA, MADRE DI DIO, PREGA PER NOI.

 

HANNO DETTO: Per quanto possiamo cadere, mai potremo precipitare al di sotto delle braccia di Dio. (William Penn)

SAGGEZZA POPOLARE: La paura rende forti coloro che devono difendere i loro figli. (prov. Arabo)

UN ANEDDOTO: Il conferenziere iniziò il suo intervento sventolando una banconota verde da cento euro. "Chi vuole questa banconota da cento euro?" domandò. Si alzarono varie mani, ma il conferenziere chiarì: "Prima di consegnarla, però, devo fare una cosa". Stropicciò la banconota furiosamente, poi disse: "Chi la vuole ancora?". Le mani vennero sollevate di nuovo. "E se faccio così?". Lanciò la banconota contro il muro e, quando ricadde sul pavimento, la calpestò; poi la mostrò nuovamente all'uditorio: era ormai sporca e malconcia. "Qualcuno la vuole ancora?" Come al solito, le mani si alzarono. Per quanto fosse maltrattata, la banconota non perdeva nulla del suo valore. Molte volte nella vita veniamo feriti, calpestati, maltrattati e offesi, eppure manteniamo il nostro valore. Se lo possediamo.

PAROLA DI DIO: Mi 5,1-4 opp. Rm 8,28-30; Sal 12; Mt 1,1-16.18-23

 

Vangelo Mt 1,1-16.18-23 (Forma breve: Mt 1,18-23)

Dal vangelo secondo Matteo

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. (Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli, infatti, salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.) Parola del Signore

 

“GENEALOGIA DI GESÙ...”

Nel giorno in cui la liturgia ci ricorda la nascita di Maria, leggiamo questa lunga genealogia di Gesù. Più che cercarne la veridicità storica possiamo leggere in essa un richiamo alla con­cretezza dell’amore di Dio lungo i secoli e della fedeltà della sua promessa che, concretamente, si incarna in Gesù. Così, fin dall’inizio della storia della salvezza si comincia a scorgere il volto di una donna che è come trasparenza dell’amore di Dio, Colei che nel pensiero di Dio fu sempre associata al disegno della redenzione e fu trovata degna di essere la porta di ingresso di Gesù nel mondo. Contemporaneamente Maria è anche la prima risposta positiva che Dio trova nell’umanità, quindi anche noi, tramite Lei, possiamo accedere a Dio. Nella festa della nascita di Maria noi festeggiamo anche la nascita dell’umanità nuova. Se noi rinasciamo, accettando il Figlio di Maria, anche noi, come Lei, possiamo diventare risposta positiva all’amore del Padre e con Lei entrare nel suo Regno.

 

 

VENERDI’ 9 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Pietro Claver; S. Giacinto

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICAMI, SIGNORE, SARO' PIU' BIANCO DELLA NEVE.

 

HANNO DETTO: Tu non credi? Non preoccuparti: è Dio che crede in te. (S. Padre Pio)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi è abituato a mangiare il tuo pane avrà fame solo vedendoti (prov. Arabo)

UN ANEDDOTO: Un imperatore, in punto di morte, convocò i suoi fidati generali, per dettare loro le sue ultime volontà. Ho tre precisi desideri da esprimervi, disse: 1) che la mia bara sia trasportata a spalle, da nessun altro se non dai medici che non hanno saputo guarirmi; 2) che i tesori, gli ori e le pietre preziose conquistate ai nemici vengano sparse e disseminate a vantaggio del popolo, lungo la strada che porta alla mia tomba; 3) che le mie mani siano lasciate penzolare fuori della bara, alla chiara vista di tutti. Uno dei generali, scioccato da queste strane ed inaudite ultime volontà del grande condottiero, chiese: Sire, qual è mai il motivo di tutto questo?

L'imperatore, con la voce ormai bassa e tremula, gli rispose: 1) voglio solo i medici a portarmi all'ultima mia dimora, per dimostrare a tutti che non hanno alcun potere di fronte alla malattia e alla morte; 2) voglio il suolo pubblico ricoperto dai miei tesori, perché la gente umile ne tragga qualche vantaggio, ma soprattutto per ricordare a tutti che i beni materiali, qui conquistati, qui restano; 3) voglio le mie mani penzolanti al vento, perché la gente capisca che a mani vuote veniamo e a mani vuote andiamo via.

PAROLA DI DIO: 1Cor 9,16-19.22b-27; Sal 83; Lc 6,39-42

 

Vangelo Lc 6,39-42

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro, ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Parola del Signore

 

“PERCHÈ GUARDI LA PAGLIUZZA CHE È NELL’OCCHIO DI TUO FRATELLO, E NON TI ACCORGI DELLA TRAVE CHE È NEL TUO?”.

Attraverso la concretezza di questa immagine, Gesù ci invita a saper guardare con lucidità a noi stessi: “Voi che diffidate del prossimo, voi che criticate così facilmente i vostri superiori o i vostri fratelli, guardate con onestà al fondo della vostra vita. Aprite gli occhi su voi stessi. Voi che vedete così facilmente i difetti della Chiesa, dei preti, dei cristiani che non la pensano come voi su certi punti, sappiate anche, almeno qualche volta, ritrovare i vostri difetti. Come sarebbe più vivibile la vita se noi fossimo più esigenti con noi stessi che con gli altri, se noi applicassimo a noi stessi tutti quei buoni consigli che generosamente propiniamo agli altri. Non avete mai notato che è sempre a causa degli altri che tutto va male? Se il Governo facesse così, se i sindacati non avessero fatto quello, se il mio sposo fosse così, se i preti facessero meglio il loro lavoro.

 

 

SABATO 10 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Nicola da Tolentino; S. Nemesio; S. Agabio

Una scheggia di preghiera:

 

SE TU SIGNORE NON SEI CON ME, INVANO COSTRUISCO LA NOSTA CASA.

 

HANNO DETTO: Dio ama tutto ciò che ha creato, altrimenti non l'avrebbe creato. (Hans Hurs Von Balthasar)

SAGGEZZA POPOLARE: Finché c'è fuoco in cucina gli ospiti non smetteranno di arrivare (prov. Giapponese)

UN ANEDDOTO: Quando Roger Garaudy, dopo una notte di dibattiti, fu scacciato dal partito comunista francese, salì in macchina e senza chiedersi dove andava, si ritrovò davanti alla casa della prima moglie. Suonò ed entrò, ma ebbe un sussulto: nonostante l’ora mattutina, la tavola per la prima colazione era già apparecchiata per due. “Non sapevo che fossi con qualcuno”, disse. “Entra, rispose lei con un sorriso, sono sola, ma quando ho sentito la radio questa notte, ho saputo che saresti venuto qui”. Così il Padre aspetta ciascuno di noi. La sua tavola è sempre apparecchiata, non ci chiede conti, ci apre la porta dell’amore. Perché mai abbiamo immaginato di dover espiare le nostre colpe per poterci presentare davanti a lui? Non potremo mai estinguere il debito d’amore verso colui che tante volte abbiamo abbandonato e che continua comunque ad aspettarci a ogni bivio delle nostre strade!

PAROLA DI DIO: 1Cor 10,14-22; Sal 115; Lc 6,43-49

 

Vangelo Lc 6,43-49

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero, infatti, si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò, e la distruzione di quella casa fu grande». Parola del Signore

 

CHIUNQUE VIENE A ME E ASCOLTA LE MIE PAROLE E LE METTE IN PRATICA, VI MOSTRERÒ A CHI È SIMILE: È SIMILE A UN UOMO CHE, COSTRUENDO UNA CASA, HA SCAVATO MOLTO PROFONDO E HA POSTO LE FONDAMENTA SULLA ROCCIA”.

“Ho perso la fede!”. Quante volte ho incontrato persone che sono venute a dirmi proprio questo. Il più delle volte sarebbe stato istintivo rispondere: “Guarda che non hai perso proprio niente. Non si perde una cosa che non si ha”. “Ma io andavo in chiesa, ho fatto fare la Comunione a mia figlia, sono andato in pellegrinaggio da Papa Giovanni e da Padre Pio… ma, adesso, siccome Dio non mi ha concesso quella grazia, siccome la chiesa ha preso quella posizione, siccome non mi piace il parroco…ho perso la fede!”.

Spesso la casa della fede l’abbiamo costruita sulla sabbia e sulle apparenze della fede. Faccio qualche esempio per capirci meglio, ma ciascuno di noi cerchi di applicare a se stesso: spesso si ha la pretesa di essere cristiani solo perché si è nati in una famiglia di tradizione cristiana; spesso si pensa alla fede come ad una ics che si mette su un questionario che ti dà due possibilità: Dio c’è o non c’è (e in ogni caso è meglio scegliere Dio c’è, perché non c’è niente da perdere, e se, poi, ci fosse davvero?); ancora, si fa consistere la fede nelle apparenze del religioso e allora si fa una terribile confusione perché: sono cristiano perché vado a Messa, perché appartengo al tal gruppo, perché voto il tal partito, perché faccio salotto su cose religiose, perché seguo il tal prete o il tal teologo… E la casa viene su in fretta ed esternamente bella (gli orpelli del religioso hanno sempre saputo abbellire e indorare tutto lungo la storia), ma, e le fondamenta? In tutta la casa c’è Gesù Cristo? Non quello parlato, ma quello incontrato con fatica, quello che non sempre è così immediato, quello che è così diverso dai miei schemi, quello che invece di tranquillizzarmi mi scombina la vita. E, ci sono le opere della fede?

Non le Messe per obbligo, le offerte deducibili fatte alla Chiesa, le elemosine sbandierate e sussiegose, ma le scelte di verità, di giustizia, di carità vera che si sporca le mani, che dona se stessi. Se mancano quelle due fondamenta, il bel castello della ‘fede’ starà su solo fino alla prima botta, al primo colpo di vento, al primo fiume che straripa.

 

 

DOMENICA 11 SETTEMBRE: 24^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Proto e Giacinto; S. Adelfio; B. Maria Pierina De Micheli

Una scheggia di preghiera:

 

IO NON SONO DEGNO DI CIO' CHE FAI PER ME, TU CHE AMI TANTO UNO COME ME.

 

HANNO DETTO: Le parole sono come foglie: là dove abbondano è raro che sotto vi si trovi molto frutto. (Alexander Pope)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando c'è una meta anche il deserto diventa strada. (prov. Tibetano)

UN ANEDDOTO: Quando Garibaldi entrò a Palermo, la folla si accalcava per salutare il liberatore. Garibaldi si presentò sulla gran loggia del palazzo d'Angri: bello, raggiante, imponente. Le madri sollevarono con le braccia i loro bambini e li protesero verso di lui. Nel gran silenzio che si fece, una voce gridò: - Morte ai Borboni e ai preti! Ma Garibaldi replicò: - Viva l'Italia! E morte a nessuno.

PAROLA DI DIO: Es 32,7-11.13-14; Sal 50; 1Tm 1,12-17; Lc 15,1-32

 

Vangelo Lc 15,1-32

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti, i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci, ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore

 

"PADRE... NON SONO PIÙ DEGNO DI ESSERE CHIAMATO TUO FIGLIO".

C'è un sacramento che ci fa sperimentare tutta l'ampiezza e la novità dell'amore di Dio, è il sacramento della penitenza o confessione. Oggi è un sacramento bistrattato spesso dai ministri stessi, dalla catechesi, e dal cattivo uso che ne facciamo. Alcuni lo escludono per principio ed è come se dicessero: io faccio da solo, non ho bisogno di segni... Altre volte la grande caricatura del sacramento della riconciliazione avviene quando uno va a confessarsi per sentirsi in regola, per mettersi a posto.

Io vado a confessarmi per sentirmi amato dal Padre. Dio non mi mette a posto (il "posto" del servo, come si accontentava il prodigo). Mi fa scoprire il "posto" che occupo, nonostante le mie miserie, nel suo cuore. Il perdono che il Padre mi dà non è lo smacchiatore della coscienza. È "il vestito più bello" che mi fa indossare (Lc. 15,22).

 

 

LUNEDI’ 12 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Nome di Maria; S. Albeo; S. Guido

Una scheggia di preghiera:

 

DI' UNA PAROLA E SARO' SALVATO.

 

HANNO DETTO: Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri a morire. (Jean-Paul Sartre)

SAGGEZZA POPOLARE: I corvi sono dappertutto ugualmente neri. (prov. cinese)

UN ANEDDOTO: Un giorno Vittorio, Gassman fu avvicinato da un giovane sacerdote che gli chiese: “Mi svela un segreto? Perché, quando lei recita la gente pende dalle sue labbra come se si trattasse di cose vere, mentre quando predico io la gente sbadiglia? - Probabilmente perché, dice cose vere ma come se fossero finte.

PAROLA DI DIO: 1Cor 11,17-26.33; Sal 39; Lc 7,1-10

 

Vangelo Lc 7,1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io, infatti, sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. Parola del Signore

 

“SIGNORE, NON STARE A DISTURBARTI, IO NON SONO DEGNO CHE TU ENTRI SOTTO IL MIO TETTO”.

Ogni volta, prima di ricevere la Comunione, noi ripetiamo questa frase del centurione romano. È una frase di grande fede che presuppone riconoscenza ed umiltà. In fondo diciamo a Dio che ci fidiamo di Lui anche in mancanza di sicurezze materiali. Oggi c’è quasi una ossessione di avere sicurezze. Si esige e si offre sicurezza per tutto: malattie, incidenti, invalidità, pensione, disoccupazione, casa, automobile, viaggi. Anche sul piano della fede vorremmo sicurezze. Mai come oggi, in una società materialistica, c’è tanta sete di straordinario e di miracoli; basta una presunta apparizione per attirare folle mentre, magari, la domenica le chiese sono semivuote. Il centurione invece ci dimostra che l’unica sicurezza è fidarsi della Parola, a quella parola dobbiamo firmare una polizza in bianco; in questo sta la fede che, come dice la lettera agli Ebrei, “è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono”.

 

 

MARTEDI’ 13 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Giovanni Crisostomo; S. Maurilio.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU' TU SEI LA VIA, LA VERITA' E LA VITA.

 

HANNO DETTO: La popolarità è un rasoio nelle mani di un bambino. (Principe di Ligne)

SAGGEZZA POPOLARE: Due buoni oratori non valgono un buon ascoltatore. (prov. cinese)

UN ANEDDOTO: Padre Gauthier, il francese che lasciò l'insegnamento universitario per diventare prete operaio in Palestina, seppe sempre giudicare con lucidità la condizione dei giovani a cui per anni aveva insegnato: “Il fior fiore delle generazioni attuali - disse un giorno - muore per capire troppo e non volere abbastanza.

PAROLA DI DIO: 1Cor 12,12-14.27-31a; Sal 99; Lc 7,11-17

 

Vangelo Lc 7,11-17

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante. Parola del Signore

 

VEDENDOLA, IL SIGNORE FU PRESO DA GRANDE COMPASSIONE PER LEI E LE DISSE: «NON PIANGERE!»”.

Ogni miracolo di Gesù ha sempre molteplici significati. Ad esempio, il far risorgere il figlio della vedova di Naim ci mostra prima di tutto un Gesù attento, pieno di sentimenti umani profondi. Egli vede il dolore di una madre accanto alla bara del figlio morto. Ha compassione e si muove anche spinto da questo profondo dolore. Immaginiamo il suo sguardo puro e limpido che non esita a manifestare i suoi sentimenti. Si avvicina alla bara e con il suo solo gesto e la sua parola resuscita il figlio morto e lo ridona alla madre. Ma in questo gesto del ridare la vita ad un morto è indicata anche tutta la missione di Gesù: la sua compassione per noi lo porta a donarci la vita. Il cristiano, infatti, immedesimandosi nel mistero pasquale di Cristo rinasce ad una nuova vita che supera le semplici qualità della vita terrena. La vita cristiana, vissuta nella fede, nella carità e con la preghiera è proprio il continuo rinascere in Cristo. Il battesimo ed i sacramenti ridonano, in Cristo una nuova vita, e ci mostrano la possibilità di poter partecipare alla sua vita divina. La partecipazione all'Eucaristia ci aiuta in questa rigenerazione spirituale in Cristo, assumendo il suo Corpo. Il sacramento della riconciliazione, che i Padri definivano la seconda zattera di salvezza, dopo il Battesimo, ci riconcilia all'amore del Padre tramite la chiesa di Cristo nell'opera dello Spirito Santo. I sacramenti ci accompagnano nelle scelte fondamentali della nostra vita proprio indicandoci la strada che è in Cristo, per Cristo e con Cristo.

 

 

MERCOLEDI’ 14 SETTEMBRE: ESALTAZIONE DELLA CROCE

Tra i santi ricordati oggi: S. Gabriele

Una scheggia di preghiera:

 

TI SALUTO O CROCE SANTA CHE PORTASTI IL SALVATOR, GLORIA, LODE, ONOR TI CANTA OGNI LINGUA ED OGNI CUOR.

 

HANNO DETTO: Meglio aver combattuto e perso che non avere neanche combattuto. (Arthur Hugh Clough)

SAGGEZZA POPOLARE: Erbe velenose crescono anche fra le erbe medicinali. (prov. Tibetano)

UN ANEDDOTO: Santa Genéviève, patrona di Parigi, famosa per aver scongiurato con il suo ardore e le sue preghiere la discesa di Attila sulla città, era una donna piena di sangue freddo e di coraggio ma sapeva molto bene di chi dovesse aver paura: io temo Dio - soleva dire - e, dopo Dio, temo specialmente chi non lo teme.

PAROLA DI DIO: Nm 21,4b-9 opp. Fil 2,6-11; Sal 77; Gv 3,13-17

 

Vangelo Gv 3,13-17

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Parola del Signore

 

“E COME MOSE' INNALZO' IL SERPENTE NEL DESERTO, BISOGNA CHE SIA INNALZATO IL FIGLIO DELL’UOMO PERCHE' CHIUNQUE CREDE IN LUI ABBIA LA VITA ETERNA”.

L’albero ha una lunga simbologia nella Bibbia. Nel giardino dell’Eden c’era l’albero del bene e del male che a causa della disobbedienza dell’uomo, produsse il frutto amaro del peccato. La croce è anch’essa un legno, un albero segno del male, della cattiveria dell’uomo che per presunta giustizia uccide l’uomo, ma con appeso come frutto Gesù, diventa l’albero della salvezza, della liberazione. Ogni mattina, ogni sera, quando facciamo il segno della croce invocando la Trinità, lasciamoci abbracciare dalla croce di Cristo che ci salva per chiedere a Gesù, il Crocifisso risorto, di poter anche noi, dalle croci quotidiane unite alla sua, passare alla vita che dura per sempre e di poter essere frutto dell’albero della vita e dell’amore.

 

 

GIOVEDI’ 15 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: B.V. Maria Addolorata; S. Caterina da Genova

Una scheggia di preghiera:

 

DONNA CHE SAI COSA SIA IL PATIRE, ABBI PIETA' DI NOI.

 

HANNO DETTO: Le idee fisse sono come i crampi ai piedi: il rimedio migliore contro di esse è camminarci sopra. (Kierkegaard)

SAGGEZZA POPOLARE: Di tutti gli stratagemmi, sapere quando finire è il migliore. (prov. Cinese)

UN ANEDDOTO: In una città viveva un tale che odiava gli stranieri, riteneva che non fossero degni di godere del nostro stesso benessere, e un giorno usò tutto il suo potere per cacciarli via. Ma non trovò pace, perché odiava anche chi proveniva dalle altre regioni, e così mandò via anche loro, perché riteneva che la sua regione fosse più "virtuosa" delle altre. Ma non trovò pace, perché odiava anche i disabili e gli handicappati, e ritenendoli solo un peso per la società, mandò via anche loro. Non trovando pace, mandò via chi aveva un'opinione politica diversa dalla sua, chi faceva il tifo per una squadra di calcio diversa dalla sua, e chi aveva gusti musicali diversi dai suoi. Infine, quel tale rimase solo, e visse un lungo periodo di solitudine e di meditazione. Alla fine, riuscì a comprendere che il problema non erano "gli altri", ma era lui stesso, incapace di convivere con chi ha cultura, religione, opinioni e gusti diversi dai suoi, e che l'uomo, senza le diversità rimane solo.

PAROLA DI DIO: Eb 5,7-9; Sal 30; Gv 19,25-27 opp. Lc 2,33-35

  

Vangelo Lc 2,33-35

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima». Parola del Signore

 

“E ANCHE A TE UNA SPADA TRAFIGGERÀ L'ANIMA”

Maria è presente al momento della sofferenza del Figlio. Lei, modello di ogni credente, non può non ripercorrere l’itinerario del Figlio. Come una madre che inghiotte per prima la medicina amara in modo da incoraggiare il bambino, così Maria ha vissuto in anticipo questa esperienza fin dalla presentazione al tempio quando Simeone le aveva predetto: “Una spada ti trafiggerà l’anima”. Maria, la madre è vicina a tutte quelle madri che soffrono per e con i propri figli: le madri degli handicappati, dei minorati psichici, dei drogati, dei condannati. Lei, la Madonna, sa dove incontrare il Figlio. Lungo la via dolorosa l’appuntamento è sicuro. Non sempre, invece, riesce a trovare noi. Non ci trova là dove dovremmo essere, non ci trova come dovremmo essere. Quanti appuntamenti mancati nella nostra vita, nella nostra testimonianza cristiana. Appuntamenti con la santità, con la storia, la preghiera, i fratelli. Maria aiutami a non fuggire sempre davanti a tuo Figlio che mi chiama.

 

 

VENERDI’ 16 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Cornelio e Cipriano; S. Eufemia; S. Ludmilla

Una scheggia di preghiera:

 

PROTEGGI SIGNORE, OGNI UOMO O DONNA DELLA TERRA.

 

HANNO DETTO: Tutti vogliono tornare alla natura, ma non a piedi. (Mitsch)

SAGGEZZA POPOLARE: Quando si rompe il letto c'è il pavimento per distendersi. (prov. Indiano)

UN ANEDDOTO: Non appena Dio creò l'uomo, si mise subito in ascolto, da buon padre, dei bisogni e delle richieste di quella sua nuova, inconsueta creatura. "Ho fame e sete", disse subito l'uomo. Dio gl'insegnò come cibarsi: gl'indicò le sorgenti, gli alberi da frutta e i favi delle api, i cespugli di bacche e mille altre leccornie prodotte dalla terra. Ma l'uomo, saziata fame e sete, fece altre richieste. "Ho sete di protezione e di riposo", disse. Dio gl'insegnò come utilizzare le mani, cosa che non aveva mai fatto con nessun'altra delle sue creature. L'uomo si costruì una capanna ed un giaciglio, ed ebbe la soddisfazione di udire la pioggia tamburellare sul suo capo mentre lui, all'asciutto, lasciava vagabondare i suoi pensieri. "Ho sete di piaceri", disse poi, forse impigrito dal troppo dormire. Dio lo accontentò. Gli aguzzò i sensi, come fa un arciere con le punte della sua freccia, e l'uomo poté assaporare, in maniera tutta speciale, gusti, suoni, profumi, panorami e carezze. Poiché queste ultime gli piacquero immensamente, l'uomo disse: "Ho sete d'amore". Dio fu contento di questa richiesta meno materiale delle altre e insufflò nell'anima dell'uomo un pizzico del suo soffio personale. L'uomo amò col cuore e con il corpo e fu tutt'uno con la persona amata, e comunicò con lei quasi nel modo in cui Dio, creandolo, aveva comunicato con lui. Fu allora che Dio si sentì fare dall'uomo la richiesta a lui più cara. "Ho sete di bellezza, d'armonia e d'eternità", disse l'uomo. Dio fu felice. Cosparse l'anima dell'uomo di un suo polline specialissimo, che teneva in serbo dall'eternità per chi, seppure molto alla lontana, gli fosse simile. E, considerata terminata la sua opera, si allontanò. L'uomo, però, aveva ancora una sete da saziare. Si trattava, benché non lo sapesse, di una sete impossibile da estinguere ma che, colmata anche solo in parte, gli avrebbe dato una soddisfazione tale da annullare tutte le altre. Essa però lo avrebbe divorato, a tal punto da trasformarlo in un'altra creatura, odiata ma temuta dai suoi simili più di tutte. "Ho sete di potere", disse l'uomo. Poiché Dio era assente, gli si presentò un demone pronto ad esaudirlo. Ecco perché, di tutte le seti dell'uomo, quest'ultima sete rinascerà sempre insaziata nel suo cuore, ed avrà sempre, non la benedizione di Dio, ma la voracità del suo nemico.

PAROLA DI DIO: 1Cor 15,12-20; Sal 16; Lc 8,1-3

 

Vangelo Lc 8,1-3

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.  Parola del Signore

 

"C'ERANO CON LUI I DODICI E ALCUNE DONNE… CHE LI SERVIVANO CON I LORO BENI". (Lc. 8,2-3)

Questa piccola notazione nel Vangelo di Luca ci dà meglio a comprendere non solo il modo di vita di questo gruppo, ma ci fornisce anche indicazioni preziose sugli atteggiamenti di Gesù.

Gesù vive in un mondo in cui la donna ha un ruolo molto subalterno rispetto all'uomo in quanto a potere, ruolo sociale, ma ha, come sempre, un grande compito nella guida della famiglia e, quindi, attraverso questa anche sull'uomo; in fondo, si potrebbe dire: la donna non conta niente, ma è lei che sotto sotto guida. Gesù, ufficialmente non ha fatto nessuna campagna per l'emancipazione della donna, non si è battuto perché avesse gli stessi diritti e poteri dell'uomo, ma con il suo atteggiamento ha espresso e fatto la migliore campagna a favore della donna. Provo a riassumere: ha considerato la donna persona, soggetto pensante, degno di dialogo, e questo mentre molte scuole rabbiniche consideravano la donna più o meno alla stregua del campo e dell'asino, possesso dell'uomo. Gesù ha accolto tutte le donne che sono andate da Lui, non le ha etichettate anticipatamente. Parla con sua Madre come con l'adultera, con la samaritana e con la cananea, con Marta e con Maria ed ha con tutte un rapporto molto sereno. Gesù, permettendo che Maria di Magdala, Giovanna, Susanna e molte altre lo seguano e sostengano finanziariamente il gruppo dei dodici ricorda che il Regno che Lui è venuto ad annunciare è per tutti, senza alcuna distinzione di razza o di sesso. Anche Maria, la Madre di Gesù non ha fatto campagne in favore della donna, ha fatto la donna. Insegni Lei a uomini e donne il rispetto e la valorizzazione vicendevole.

 

 

SABATO 17 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Roberto Bellarmino; S. Colomba; S. Satiro; S. Ildegarda di B.

Una scheggia di preghiera:

 

IL TUO SEME, SIGNORE, CERTAMENTE PORTERA' FRUTTO.

 

HANNO DETTO: Aver fede è innanzitutto aver fiducia in qualcuno. Il bambino crede a sua madre, lo scolaro al maestro, il malato al suo dottore». (Thivollier)

SAGGEZZA POPOLARE: Meglio un mezzo pane sotto una pianta, che un banchetto in prigione. (prov. Indiano)

UN ANEDDOTO: Regnava un tempo nella lontana città di Wirani un re potente e, al tempo stesso, saggio. C'era in quella città un pozzo la cui acqua fresca e cristallina attingevano tutti gli abitanti, compreso il re e i suoi cortigiani, poiché non vi erano altri pozzi. Una notte, mentre tutti dormivano, nella città penetrò una strega e versò nel pozzo sette gocce di un liquido strano, dicendo: «Da questo istante, chi beve di quest'acqua diverrà folle». Il mattino seguente tutti gli abitanti della città, escluso il re e il gran ciambellano, attinsero dal pozzo e divennero folli, come la strega aveva predetto. E per tutto il giorno la folla, nei vicoli angusti e nelle piazze della città, non fece altro che bisbigliarsi: «Il re è pazzo. Il nostro re e il gran ciambellano hanno smarrito la ragione. Non possiamo certo servire un re folle». Quella sera il re ordinò che si colmasse un calice d'oro con acqua del pozzo. E quando glielo portarono, ne bevve sorsi profondi, e ne offrì al gran ciambellano. E ci fu gran gioia in quella lontana città di Wirani, perché il re e il gran ciambellano avevano riacquistato la ragione.

PAROLA DI DIO: 1Cor 15,35-37.42-49; Sal 55; Lc 8,4-15

 

Vangelo Lc 8,4-15

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza. Parola del Signore

 

“IL SEMINATORE USCÌ A SEMINARE IL SUO SEME”.

Questo seminatore, che è Dio, per chiamata sua lo diventiamo a nostra volta anche noi.

lo, sono uomo a cui Dio affida la Parola. lo, allora, devo essere uomo di speranza, perché si può solo seminare nella speranza. Se divento l’uomo del mugugno, del lamento, delle recriminazioni, della delusione, della stanchezza, della sfiducia, dello sconforto, vuol dire che non ho ancora capito quale sia il mio mestiere, che non è quello di raccogliere, ma di seminare. E seminare con abbondanza, senza calcoli meschini, senza esclusione. Devo sentirmi attirato anche dai sassi, devo districarmi in mezzo alle spine, devo frequentare la strada e non solo le confortevoli cappelle dei conventi. È necessario mi renda conto che non ho il diritto di selezionare i terreni e decidere io, in partenza, qual è quello buono. Là dove Dio mi mette, con ogni persona che incontro devo essere me stesso, cioè un innamorato di Dio che semina, come dice S. Paolo, a tempo e fuori tempo.

 

 

DOMENICA 18 SETTEMBRE: 25^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Tra i santi ricordati oggi: S. Giuseppe da Copertino; S. Eustorgio; S. Arianna

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, SIGNORE, AD USARE BENE DEI TUOI DONI.

 

HANNO DETTO: La preghiera comincia parlando a Dio, ma finisce ascoltandolo. (Seneca)

SAGGEZZA POPOLARE: Muoversi per non far niente è sempre meglio che stare fermi. (Detto degli abchasi)

UN ANEDDOTO: Una piccola onda se ne andava felice per il mare: era contenta, allegra, si sentiva frizzante e potente, si abbandonava al gioco della corrente, si lasciava increspare dal vento. Era proprio felice di essere un'onda. Ad un certo punto vide però, laggiù in lontananza, la scogliera e poi la spiaggia e si accorse che le altre onde, quelle che erano andate avanti, lì si infrangevano e di loro non rimaneva più nulla. Cominciò a sentirsi triste: se avesse potuto sarebbe tornata indietro, nel mare profondo, da dove non si vede terra; oppure avrebbe voluto fermarsi là dove si trovava, frenare pur di non andare avanti... Un'onda più grande le passò vicino e le chiese: "Che ti succede? Come mai sei tanto triste?", e la piccola onda le rispose: "Ma non vedi che fine faremo? Anche tu che sei un'onda così grossa sei destinata a romperti laggiù". Sorrise la grande onda e disse: "Tu non sei onda, sei oceano!".

PAROLA DI DIO: Am 8,4-7; Sal 112; 1Tm 2,1-8; Lc 16,1-13

 

Vangelo Lc 16,1-13 (Forma breve: Lc 16, 10-13)

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.  Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. (Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti, e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».) Parola del Signore

 

"E LODÒ QUELL'AMMINISTRATORE DISONESTO".

Il brano intero del Vangelo di oggi ci presenta un amministratore infedele che è addirittura lodato da Dio, e la parola che abbiamo scelto per oggi ci suggerisce di usare per il regno di Dio la stessa astuzia che i cattivi usano per fare i propri interessi a scapito di altri. Questo sembra quasi scandalizzarci: come mai Dio loda un disonesto? E poi il cristiano non deve essere quello che per amore subisce, abbassa gli occhi?

Dio non loda la disonestà ma ammira chi sa usare bene dei propri doni e ci invita a guardare anche a chi palesemente è disonesto per imparare a metterci con tutte le nostre capacità a servizio di Dio. Il cristiano è colui che deve perdonare settanta volte sette, ma questo non significa che debba essere uno stupido; il cristiano deve essere disposto a rinunciare a tutto, ma non per questo è un "coniglio rinunciatario". Il regno ha bisogno di noi, dei nostri doni, e noi pur sapendo che Dio può tutto anche al di là di noi dobbiamo mettere a sua disposizione le nostre capacità non dimenticando mai l'amore, ma usando bene e fino in fondo tutti i doni umani di cui Dio ci ha dotati.

 

 

LUNEDI’ 19 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Gennaro; S. Mariano; S. Ciriaco

Una scheggia di preghiera:

 

VIENI SPIRITO SANTO, AIUTACI A COMPRENDERE E VIVERE LA PAROLA DI GESU'.

 

HANNO DETTO: Loda i grandi campi, ma coltivane uno piccolo. (Virgilio)

SAGGEZZA POPOLARE: Il dolore è come un tesoro. Lo si mostra solo agli intimi. (Proverbio maltese)

UN ANEDDOTO: Nel corso di un seminario per coppie, chiesero a una delle mogli: "Tuo marito ti rende felice? Ti fa davvero felice?". In quel momento, il marito sollevò la testa, mostrando totale sicurezza. Sapeva che la moglie avrebbe detto sì, perché non si era mai lamentata di qualcosa durante il matrimonio. Tuttavia, la moglie rispose con un sonoro "No!" "No, mio marito non mi rende felice!". A questo punto il marito stava cercando la porta di uscita più vicina. "Mio marito non mi ha reso felice e non mi rende felice! Sono felice!". E continuò: "Il fatto che io sia felice o no, non dipende da lui, ma da me. Io sono la sola dalla quale dipende la mia felicità. Io ho deciso di essere felice. In ogni situazione, ogni momento della mia vita, perché se la mia felicità dipendesse da qualche cosa, persona o circostanza sulla faccia della terra, sarei in guai seri. Tutto ciò che esiste in questa vita è in continua evoluzione: l'essere umano, la ricchezza, il mio corpo, il tempo, la mia testa, i piaceri, gli amici, la mia salute fisica e mentale. E così potrei citare un elenco senza fine... Decido di essere felice! Se la mia casa è vuota o piena: sono felice! Se usciamo insieme o esco da sola: sono felice! Se il mio lavoro è ben pagato o no: sono felice!  Sono contenta per me stessa.

PAROLA DI DIO: Pr 3,27-35; Sal 14; Lc 8,16-18

 

Vangelo Lc 8,16-18

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione, dunque, a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere». Parola del Signore

 

 

“FATE ATTENZIONE, DUNQUE, A COME ASCOLTATE”.              
Quanta parola di Dio ho ascoltato nella mia vita! Ciascuno di noi ha letto o sentito più volte tanti passi della Bibbia. È una parola viva, che ha sempre tante cose da dirci, che può cambiare la nostra vita ma che richiede anche un’attenzione particolare. Alcuni piccoli consigli per coglierne il significato:

1)   È Dio che ha qualcosa da dire proprio a me, oggi, nella situazione in cui mi trovo.

2)   Ho ascoltato e capito il significato delle parole che ho udito?

3) Da chi è stato scritto questo brano e per quale motivo?

3)   Come posso applicare alla mia vita di oggi quanto dice la Parola?

5) Come posso testimoniare questa Parola?

E poi, cosa essenziale, al di là di ogni spiegazione è quella di invocare lo Spirito affinché ogni seme di Parola regalato da Dio non ritorni a Dio senza aver portato il frutto per cui Dio ce l’ha donato.

 

 

MARTEDI’ 20 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Andrea Kim Taegon, Paolo Chong Hasang e c.; S. Eustachio

Una scheggia di preghiera:

 

SE TI ACCOGLIAMO, GESU', CI DAI IL POTERE DI ESSERE FIGLI DI DIO.

 

HANNO DETTO: L’indifferenza è micidiale per le anime come la muffa per le cose. (Josph Conrad)

SAGGEZZA POPOLARE: Il malvagio non si sbarazza dei peccati tuffandosi nel Gange. (prov. Indiano)

UN ANEDDOTO: Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo di un'ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice. Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9,00. Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo. Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita. Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita. Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta. L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie. Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dall'Alzheimer. Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi. Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da cinque anni. Ne fui sorpreso, e gli chiesi: "E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?" L'uomo sorrise dicendo: "Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei".

PAROLA DI DIO: Pr 21,1-6.10-13; Sal 118; Lc 8,19-21

 

Vangelo Lc 8,19-21

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, andarono a trovare Gesù la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». Parola del Signore

 

“MIA MADRE E I MIEI FRATELLI SONO COLORO CHE ASCOLTANO LA PAROLA DI DIO E LA METTONO IN PRATICA.”

Ammetto che mi crea un certo senso di fastidio o per lo meno di imbarazzo, sentirmi chiamare “Padre”, come i termini “fratello e “sorella” usati fuori della famiglia mi sanno di piccole chiese o di conventi. Eppure, Gesù (che pure ha invitato a non farsi chiamare “Padre”, “perché uno solo è il Padre vostro celeste) ha creato una nuova parentela non più dettata da vincoli di sangue ma unicamente fondata sull’ascolto e la pratica della sua parola. Con questo Gesù pur non ripudiando la Madre e parenti, prende le distanze da qualunque legame il vincolo di parentela possa creargli ed afferma nell’aderire a Lui l’unico modo di entrare in legame con Dio, un legame questo talmente stretto che supera ogni vincolo umano e ci fa diventare talmente simili a lui che “chi ascolta voi, ascolta me e chi mi ha mandato”.

 

 

MERCOLEDI’ 21 SETTEMBRE: S. MATTEO, APOSTOLO ED EVANGELISTA

Tra i santi ricordati oggi: S. Giona profeta; S. Maura

Una scheggia di preghiera:

 

LE TUE CONTINUE CHIAMATE, SIGNORE, MI DICONO QUANTO MI VUOI BENE.

 

HANNO DETTO: Il genio impara solo da sé stesso, il talento soprattutto dagli altri. (Arnold Schoenberg)

SAGGEZZA POPOLARE: È meglio un nemico intelligente che un amico sciocco. (prov. Arabo)        

UN ANEDDOTO: I figli di un contadino erano perennemente in disaccordo tra loro e il padre, nonostante i continui ammonimenti, non riusciva a convincerli con le sue parole a cambiare atteggiamento.

Si rese conto, perciò, che doveva raggiungere lo scopo con un esempio concreto e ordinò ai ragazzi di portagli un fascio di verghe. Quelli obbedirono. In un primo momento il contadino consegnò loro le verghe riunite insieme e chiese che le spezzassero, ma i figli, pur mettendocela tutta, non furono in grado di farlo. Allora il padre sciolse il fascio e diede loro a una a una: così non incontrarono nessuna difficoltà a romperle. "Anche voi, figli miei", concluse il contadino, "se sarete uniti non potrete essere vinti dai vostri nemici, ma diventerete per loro una facile preda se sarete in disaccordo".

PAROLA DI DIO: Ef 4,1-7.11-13; Sal 18; Mt 9,9-13

 

Vangelo Mt 9,9-13

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola del Signore

 

“GESÙ, VIDE UN UOMO, CHIAMATO MATTEO, SEDUTO AL BANCO DELLE IMPOSTE, E GLI DISSE: «SEGUIMI»”

Quando ero ragazzo si parlava di vocazione come di qualcosa di straordinario, al punto che mi immaginavo che il Signore avrebbe dovuto parlarmi personalmente, magari in un momento di mistica preghiera. Passati tanti anni mi accorgo che il Signore “non mi ha mai parlato”, mi accorgo che anche oggi stento a scoprire la volontà di Dio su di me. Ma allora, vocazione, non sarà, come per Matteo, incontrare Gesù che passa nella realtà della vita? Non sarà lasciarci trovare al tavolo del nostro lavoro quotidiano con la disponibilità di accogliere il dono della sua presenza? E non sarà forse, in questa nostra giornata, lasciarci scomodare dalle nostre abitudini, dal nostro attaccamento alle cose? Forse, sentire la vocazione è lasciarci trovare da Gesù là dove siamo e alzarsi dal nostro comodo, rendendoci conto che il regno di Dio cammina con le nostre gambe e non sui tavoli dei cambiavalute.

 

 

GIOVEDI’ 22 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Maurizio; S. Silvano; S. Emerita

Una scheggia di preghiera:

 

IO TI CERCO, O SIGNORE, MA SEI TU CHE CERCHI ME.

 

HANNO DETTO: Assai acquista chi, perdendo, impara. (Michelangelo Buonarotti)

SAGGEZZA POPOLARE: Il cuoco inesperto accusa sempre il forno. (prov. Indiano)

UN ANEDDOTO: Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. - È morta, è morta - gridarono le galline. Facciamole il funerale. Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portavano i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline. La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po' di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi. Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro: - È morta, è morta! Facciamole il funerale. Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco. Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano in Francia. Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutto il corteo. La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta. E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia. (Gianni Rodari)

PAROLA DI DIO: Qo 1,2-11; Sal 89; Lc 9,7-9

 

Vangelo Lc 9,7-9

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. Parola del Signore

 

“ERODE CERCAVA DI VEDERLO”.

Una delle più belle esperienze per un prete è quella di incontrare una persona che davvero, con tutta sé stessa desideri incontrare Gesù. Ma se devo dirlo con sincerità, a me questa esperienza è capitata rarissime volte. Il più della gente che incontro sembra dirti con gli atteggiamenti e i fatti della propria vita: “Io Gesù lo conosco”, oppure: “Queste panzane già le conosciamo, vanno bene per vecchiette e bambini e servono solo a far portare soldi in chiesa” Come è difficile capire i segni di Dio per chi è troppo legato a sé stesso e non sa mettersi con umiltà nella posizione giusta. Erode aveva avuto modo di vedere i segni di Dio. Giovanni il Battista gli aveva parlato a nome di Dio e lui lo aveva fatto uccidere; ora sente parlare di Gesù, dei suoi miracoli ma questo suscita in lui soltanto curiosità. Erode è morto molti anni fa ma molti, oggi, davanti al religioso, si comportano esattamente come Lui. C’è molta curiosità: i giornali e le televisioni danno spazio a notizie religiose ma molto spesso a quelle esteriori: fanno notizia veri o supposti miracoli, gli esorcisti, il comportamento dei preti, le sette più fantastiche... ma tutto si ferma alla superficie. Nei vari salotti televisivi si parla di fede, si fanno statistiche, si discute, magari accapigliandosi, di religione, di cristiani di sinistra o di destra, di vescovi conservatori o aperti ad ogni innovazione, si batte magari anche cassa per questa o quella iniziativa ma il tutto in maniera asettica, senza alcun coinvolgimento, e quando raramente qualcuno ha il coraggio di professare la fede o di richiedere atti di fede lo si guarda come ad una mosca bianca e si cerca subito il modo di zittirlo o di attutirne l’impatto con argomenti frivoli. Non c’è da stupirsi se questi vari Erode al momento buono arriveranno a condannare Gesù.

 

 

VENERDI’ 23 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Pio da Pietrelcina; Ss Zaccaria ed Elisabetta; S. Lino

Una scheggia di preghiera:

 

SPIRITO DI DIO, RIVELAMI GESU'.

 

HANNO DETTO: Chi di noi dà ascolto all’inno del ruscello quando parla la tempesta? (Gibran)

SAGGEZZA POPOLARE: Fai attenzione a ciò che è detto, non a colui che lo dice. (prov. Iracheno)

UN ANEDDOTO: A Berna, un'anziana signora ultraottantenne, essendo rimasta sola e non avendo voglia di cucinare solo per sé stessa, si reca tutti i giorni a pranzare alla Migros, una catena di ristoranti self-service. Quel giorno decide di mangiare un bel minestrone di verdura. Prende un vassoio, riempie il piatto di minestrone, va alla cassa a pagare e prende posto ad un tavolo vuoto. Si siede, ma al momento di mangiare si accorge di non aver preso un cucchiaio per mangiare il minestrone. Si alza, va alla cassa dove ci sono le posate, prende un cucchiaio e ritorna al suo tavolo, ma... lì seduto c'è un ragazzo africano che sta mangiando il suo minestrone! Sul momento la signora s'indigna e vorrebbe andare dal ragazzo a dirgli di tutto, ma poi pensa che, certamente, quell'emigrato l'ha fatto per fame e, passata la rabbia, decide di sedersi davanti al ragazzo e, senza dirgli nulla, incomincia a mangiare anche lei il minestrone. Il ragazzo africano la guarda stupito, ma lei gli sorride, lui le sorride e continuano a mangiare il minestrone: un cucchiaio lei, un cucchiaio lui... Finito il minestrone il ragazzo si alza, va al banco dei primi piatti, prende un piatto di fettuccine alla bolognese, prende due forchette e torna al tavolo. Dà una forchetta alla vecchia signora, si siede davanti a lei e incominciano a mangiare le fettuccine, sorridendo: una forchettata lei, una forchettata lui... Terminate le fettuccine il ragazzo africano si alza, fa un sorriso alla signora e se ne va. La signora, contenta per aver fatto un'opera buona, si gira sorridendo, per salutarlo e… ad un tavolo vicino, dietro di lei, vede un vassoio con sopra un piatto di minestrone... Il suo piatto!

PAROLA DI DIO: Qo 3,1-11; Sal 143; Lc 9,18-22

 

Vangelo Lc 9,18-22

Dal vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Parola del Signore

 

“VOI CHI DITE CHE IO SIA?”.

La domanda su chi sia Gesù non è un problema che a forza di pensare riusciamo a risolvere in qualche modo. Ancor meno, una questione senza importanza. In realtà, è l’unica questione che valga assolutamente la pena, e che inoltre non può risolversi se non con la vita. Perché è chiaro che il fatto che Gesù Cristo ha accettato di essere un messia di croce, il fatto che dire Gesù equivalga a dire Figlio di Dio, oltrepassa i nostri schemi mentali e la nostra stessa capacità di raziocinio, e l’uomo non conquisterà mai codeste verità della nostra fede a colpi di ragionamenti. Soltanto quando l’uomo comincia a percorrere la stretta via della croce, e, fissi gli occhi su Gesù, segue le orme della sua storia, scopre che la questione Gesù Cristo cammina allo stesso passo della questione uomo. I misteri della fede si conoscono meglio nella cappella che allo scrittoio, si conoscono meglio con la preghiera che con lo studio, sebbene entrambi siano necessari. Dio è l’unico ad avere la chiave dei misteri. Soltanto Lui può aprirci questo sacrario del suo cuore. L’intelligenza, quando è aperta alla fede, ci prepara e ci pone davanti al mistero. La teologia più autentica è quella che si fa non soltanto a partire dalla fede, ma soprattutto a partire dalla preghiera, dall’intelligenza orante e adorante del mistero. Nelle cose di Dio, colui che prega, comprende, e colui che non prega, non comprende nulla, o quasi nulla. Se noi cristiani pregassimo di più e meglio, i problemi di fede diminuirebbero in gran numero o scomparirebbero completamente. In un mondo che a volte sembra senza senso, la preghiera può trovargli un significato. Ne vale la pena!

 

 

SABATO 24 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: B.V. Maria della Mercede; San Rustico; S. Pacifico

Una scheggia di preghiera:

 

GESU', ANCHE QUANDO NON TI CAPISCO, TU MIA AMI.

 

HANNO DETTO: Eva si lasciò sedurre e obbedì, Maria si lascio persuadere e obbedì. (S. Ignazio)

SAGGEZZA POPOLARE: Le tre cose che possono calmare il dolore sono speranza, lacrime e sonno. (Detto proverbiale)

UN ANEDDOTO: Tra i pastori che accorsero alla grotta di Betlemme, c'erano anche Adamo ed Eva: avevano desiderato tanto il Salvatore! Umili s'inginocchiarono fuori della grotta. Di tanto in tanto guardavano i doni sinceri che i pastori deponevano davanti al neonato Signore. Che dono gradito avrebbero essi potuto offrire a Gesù Bambino? Si guardarono in faccia e, quando ci fu un po' di quiete, si alzarono e si avvicinarono all'Atteso dalle genti. Si prostrarono profondamente, come per invocare la più grande pietà. Quando Maria li invitò ad alzarsi, avevano il pianto negli occhi. Fu allora che Adamo si fece coraggio: estrasse dalla sua bisaccia un frutto bellissimo già morsicato: il frutto del bene e del male colto nel paradiso perduto. Così pregò Adamo: "Signore, perdona: non abbiamo altro da offrirti che il nostro peccato!" Fu Maria che prese dalle mani di Adamo quel dono e lo depose ai piedi del Figlio. Quando Maria accompagnò Adamo ed Eva sulla soglia, erano uomini nuovi.

PAROLA DI DIO: Qo 11,9 - 12,8; Sal 89; Lc 9,43b-45

 

Vangelo Lc 9,44-45

Dal vangelo secondo Luca

In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.  Parola del Signore

 

ESSI PERÒ NON CAPIVANO QUESTE PAROLE”.

Non guardiamo con senso di superiorità questi apostoli che stentano a comprendere il mistero di Gesù.

Non mi scandalizzano, come non mi scandalizza il fatto che il Vangelo dice che anche Maria non comprendeva ma teneva tutti questi misteri nel suo cuore meditandoli. Non mi scandalizzo perché anch’io tante volte pensando alla croce di Gesù mi sono chiesto: “Ma c’era proprio bisogno che la salvezza per noi portasse Lui a morire così?”, come non mi scandalizza la difficoltà degli apostoli a comprendere la croce nella vita degli uomini perché anch’io grido sovente: “Perché?”, davanti alle malattie, al dolore, alla sofferenza specialmente a quella dell’innocente e del giusto. “Perché il Signore non mi prende? Perché mi lascia ancora qui? A che cosa serve la mia sofferenza?” mi diceva una anziana donna tutta rattrappita dai suoi molti mali. Quante volte il male diventa incomprensibile!

“Ho fatto tutto perché mio figlio avesse una buona educazione e poi le compagnie... Non capisco perché Dio permetta che qualcuno distrugga tutto questo!”

“Dio ha bisogno di preti e di preti santi, eppure quel buon prete che tanto faceva, sta morendo di cancro. Perché?!”.

Essere cristiani, discepoli di Cristo, non significa aver capito tutto. Dopo il battesimo, dopo il catechismo, dopo anni che magari sei prete ed hai predicato ad altri Gesù, non hai la garanzia di sapere tutto; ogni giorno anche tu, come tutti gli altri, sei alla ricerca davanti al mistero di Gesù, e puoi incorrere in errori, e devi ancora e sempre interrogarti. È invece la bellissima e gioiosa avventura del tentare e ritentare, dell’aprirsi a Lui ogni giorno. Che un filosofo o un teologo, blaterando, cerchino di spiegare ad un malato il perché della sofferenza, non cambia di una virgola la sofferenza del malato; se qualcuno con amore, servizio, disponibilità si fa parte della sofferenza del malato, anche questo non cambia la sofferenza del malato, ma lo aiuta, non lo fa sentire solo, gli dà conforto. Gesù ha fatto proprio così.

 

 

DOMENICA 25 SETTEMBRE: 26^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Tra i santi ricordati oggi: S. Cleofa; S. Anàtalo; S. Sergio di Radonez; B. Marco Cr.

Una scheggia di preghiera:

 

AIUTACI, O SIGNORE, AD ESSERE CONSAPEVOLI DELLA NOSTRA VITA.

 

HANNO DETTO: La carità è come un manto che sa nascondere bene gli errori dei fratelli. (S. Curato d’Ars)

SAGGEZZA POPOLARE: Per chi è affamato, il pane cuoce sempre lentamente. (prov. Afgano)

UN ANEDDOTO: Una volta gli animali fecero una riunione. La volpe chiese allo scoiattolo: "Che cos'è per te Natale?" Lo scoiattolo rispose: "Per me è un bell'albero con tante luci e tanti dolci da sgranocchiare appesi ai rami". La volpe continuò: "Per me naturalmente è un fragrante arrosto d'oca. Se non c'è un bell'arrosto d'oca non c'è Natale". L'orso l'interruppe: "Panettone! Per me Natale è un enorme profumato panettone!". La gazza intervenne: "Io direi gioielli sfavillanti e gingilli luccicanti. Il Natale è una cosa brillante!". Anche il bue volle dire la sua: "E' lo spumante che fa il Natale! Me ne scolerei anche un paio di bottiglie". L'asino prese la parola con foga: "Bue sei impazzito? È il Bambino Gesù la cosa più importante del Natale. Te lo sei dimenticato?" Vergognandosi, il bue abbassò la grossa testa e disse: "Ma questo gli uomini lo sanno?”

PAROLA DI DIO: Am 6,1a.4-7; Sal 145; 1Tm 6,11-16; Lc 16,19-31

 

Vangelo Lc 16,19-31

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». Parola del Signore

 

“C’ERA UN UOMO RICCO… E UN POVERO DI NOME LAZZARO GIACEVA ALLA SUA PORTA”

Il ricco e Lazzaro: da un lato un uomo semplicemente definito "ricco", senza altri attributi, non è neanche un "ricco cattivo". Dall'altra c'è Lazzaro, il cui nome significa: "Dio aiuta". Quest'ultimo non chiede nulla: è presente e basta. Ma tra i due si avverte una distanza invalicabile. Il ricco non riesce neanche ad accorgersi di Lazzaro. Il ricco è talmente preso da sé stesso che non “vede”. Anche oggi ci sono persone che credono di aver pensato a tutto: il benessere e gli interessi assicurano la loro vecchiaia. Hanno enumerato tutte le disgrazie che potrebbero colpire loro, la loro famiglia, i loro beni, hanno coperto tutti questi rischi con non so quante assicurazioni: Eccolo, dunque, questo ricco tranquillo: può vivere senza preoccupazioni e morire senza affanni... o piuttosto senza affanni riguardo a coloro che lascia. Ma, e la sua anima? e l’eternità che sta per aprirsi davanti a lui? e il giudizio di Dio che lo attende?

È vero, aveva dimenticato tutto questo. Ha fatto un calcolo errato. Bene o male ha regolato le cose che sono solo per un tempo e ha trascurato quelle che sono eterne. Ha messo in ordine i rapporti con i suoi simili, ma non si è preoccupato di Dio. Si comporta esattamente come se Dio non esistesse, mentre sa bene che esiste. Se per caso ci riscopriamo in questo tipo di uomo, c’è ancora tempo per riparare a questo tragico errore: basta aprire sul serio occhi e cuore!

 

 

LUNEDI’ 26 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Cosma e Damiano; S. Nilo

Una scheggia di preghiera:

 

FA' CHE OGNI PERSONA CHE INCONTRO SIA PER ME FRATELLO E NON NEMICO.

 

HANNO DETTO: Libertà e responsabilità devono andare di pari passo. (R. Bagnis)

SAGGEZZA POPOLARE: Chi semina orzo non può raccogliere grano. (prov. Iraniano)

UN ANEDDOTO: André Gide, gran pensatore e scrittore francese metteva in guardia i suoi amici contro certi filosofi: “Se un filosofo vi dà una risposta, non siete più in grado di capire nemmeno la domanda che avete posto”.

PAROLA DI DIO: Gb 1,6-22; Sal 16; Lc 9,46-50

 

Vangelo Lc 9,46-50

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi, infatti, è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande». Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi». Parola del Signore

 

“MAESTRO, ABBIAMO VISTO UNO CHE SCACCIAVA DEMONI NEL TUO NOME E GLIELO ABBIAMO IMPEDITO PERCHE’ NON TI SEGUE INSIEME CON NOI”.

Spesso la mentalità di Gesù e la nostra sono in opposizione. Qui Giovanni è tutto attento a mettere i paletti di recinzione per distinguere chi sta dalla nostra parte e chi ci è contrario, Gesù invece ce la mette tutta per abbattere ogni divisione; noi e la Chiesa ce la mettiamo tutta per difendere “il deposito della fede” dalle eventuali eresie, Gesù ce la mette tutta perché la sua parola di salvezza possa raggiungere il cuore di ogni uomo e si preoccupa assai di meno del fatto se abbiamo compreso per filo e per segno tutta la teologia e la morale; noi cerchiamo piccole sicurezze definitive, Lui è disposto a farci entrare in piena libertà nel mistero stesso di Dio. Stare con Gesù non significa chiuderci in un recinto, far parte della Chiesa non deve mai essere una limitazione, Dio poi non ha bisogno della nostra difesa, sa benissimo difendersi da solo e il suo modo di farlo è quello di amare ancora di più fino a donarsi totalmente. Per il fatto che Gesù sia venuto sulla terra, si sia fatto uomo non significa che Dio si sia limitato, no! facendo questo Egli invece ha aperto l’uomo all’infinito. Smettiamola di pensare che essere cristiani sia un ridurre i nostri orizzonti a due preghiere, un po’ di carità e una qualche speranza di futuro Paradiso. Aver incontrato Gesù significa essere entrati nell’orizzonte immenso di un Dio immenso.

 

 

MARTEDI’ 27 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Vincenzo de’ Paoli; S. Bonfìlio; S. Caio

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DA UNA FEDE SENZA CARITA'.

 

HANNO DETTO: Non c’è uomo che non ami la libertà, il giusto però la esige per tutti, l’ingiusto soltanto per sé. (Ludwig Bōrne)

SAGGEZZA POPOLARE: Della tribù degli uomini è la lana, ma sono le donne a tesserne la trama. (prov. del Kuwait)

UN ANEDDOTO: Nella vita di san Giacinto (il domenicano polacco di nome Jacco Odrowatz) si legge che il 27 settembre 1244 questo religioso fu raggiunto presso la cattedrale di Cracovia dalla carrozza di una matrona del luogo, chiamata Vitoslavia: ne scesero con la nobile signora due bambini di sette anni, che si tenevano per mano, gemelli ed entrambi ciechi. La mamma si inginocchiò davanti a san Giacinto e l’implorò perché ottenesse la vista ai suoi bambini: “Sono come dei mostri, guardate. Le loro occhiaie sono vuote. Abbiate pietà di noi”. Il Santo non poté frenare le lacrime. Si avvicinò ai due piccoli ciechi, li baciò in fronte, poi fece il segno di croce sulle cavità orbitali dicendo: “Nel nome di Gesù Cristo che è luce del mondo, io vi comando, a tutti e due, che vediate. Illuminatevi, illuminatevi, nel nome del Signore”. La sua fede fu premiata. i due gemellini, nello stesso istante, si sentirono gonfiare gli occhi, aprirono le palpebre e videro il sole.

PAROLA DI DIO: Gb 3,1-3.11-17.20-23; Sal 87; Lc 9,51-56

 

Vangelo Lc 9,51-56

Dal vangelo secondo Luca

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Parola del Signore

 

GIACOMO E GIOVANNI DISSERO: “SIGNORE, VUOI CHE DICIAMO CHE SCENDA UN FUOCO DAL CIELO E LI CONSUMI?”.

I “Figli del tuono”, Giacomo e Giovanni, avevano sperimentato di essere capaci nel nome di Gesù, di compiere qualche miracolo, ed ecco che davanti ad un villaggio che non vuole accogliere il Signore si sentono quasi autorizzati ad invocarne la distruzione. È la tentazione della Chiesa lungo i secoli. Noi siamo depositari di grandi misteri, abbiamo in consegna Parola e Sacramenti, cose più grandi di noi, ed ecco la tentazione di usare questi doni come fonte di giudizio e di potere. Dio ci dà i suoi doni per amore e perché ne siamo servitori, non per comandare. Il bastone del Vescovo serve per fare il pastore, non per rompere la schiena alle pecore. L’autorità del parroco è per il servizio della Parola e per il bene dei parrocchiani, non per ottenere ruoli di prestigio. I sacramenti sono l’aiuto alla nostra vita, non per farci sentire migliori di altri.

 

 

MERCOLEDI’ 28 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Venceslao; Ss. Lorenzo Ruiz e c.

Una scheggia di preghiera:

 

PASSO PASSO, SII TU LA MIA GUIDA.

 

HANNO DETTO: Nessuno è libero se non è padrone di sé stesso. (Epitteto)

SAGGEZZA POPOLARE: Non fosse che per un solo giusto, il mondo meritava di essere creato. (Talmud)

UN ANEDDOTO: Igino Giordani raccontava che, una volta, alla porta del Paradiso sopravvenne un uomo, il quale portava sulle spalle il segno della croce e aveva la mano sinistra insanguinata. Era sangue rosso, recente, ma non usciva da una piaga: era raggrumato nel palmo e tra i nodi delle dita. Ed egli si guardava quella mano disotto e di sopra, dubbioso, mentre stava sulla porta. “Chi sei?”, gli domandò l’Angelo guardiano. “Disma”, rispose, “un ladrone che hanno impiccato”. “Un ladrone? E osi venire a questa porta? Con le mani ancora insanguinate dei tuoi delitti?”. Egli si guardò ancora la mano, poi la tese all’Angelo per mostrarla, supina e prona: “Ma è sangue di Gesù!”, disse. E narrò che sul patibolo era riuscito a strappare dalle corde la sua mano sinistra e, tenendosi, aveva potuto raccogliere alcune gocce dalla vicina croce dove moriva Gesù. L’Angelo si inginocchiò, e il ladrone entrò in cielo.

PAROLA DI DIO: Gb 9,1-12.14-16; Sal 87; Lc 9,57-62

 

Vangelo Lc 9,57-62

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre andavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va e annunzia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». Parola del Signore

 

“TI SEGUIRO’ OVUNQUE TU VADA!”.

Ti ho incontrato nella freschezza della mia infanzia, e subito mi hai attratto, con le tue parole, con la tua gioia, con il tuo perdono, con il tuo entrare discreto, ma vivo nella mia vita quotidiana. Ti ho visto aver parte importante nella vita dei miei genitori e di tante persone umili e semplici e per me è stato semplice, istintivo, dirti: “Ti seguirò ovunque tu vada!”.

Ho scoperto i Sacramenti, la Liturgia con la sua solennità, la Chiesa ed ho detto: “Ti seguirò anche in questo”. Sono nate le prime difficoltà: il tuo linguaggio duro, alcuni dei tuoi servi che si servivano di te per i loro interessi, il mio orgoglio, i tuoi silenzi ed ho capito che seguirti non era così semplice. Sono venuti anche tanti presunti maestri e qualche volta ho preferito seguire qualcuno di loro, ma alla fine, la nostalgia, la paura di averti tradito o forse molto più banalmente la paura di perdere il tuo premio mi ha ricondotto a te. Lo dico anche oggi che il mio desiderio è quello di seguirti ovunque tu vorrai condurmi, ma te lo dico con molta consapevolezza delle mie miserie. Ti seguirò se sarai tu a guidarmi, a condurmi perché con le mie forze non sono sicuro di farcela.

 

 

GIOVEDI’ 29 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Ss. Michele, Gabriele e Raffaele arcangeli

Una scheggia di preghiera:

 

ANGELI DI DIO CHE SIETE I NOSTRI CUSTODI...

 

HANNO DETTO: Insomma, per diventare famosi, basta ammazzare la portinaia. (Albert Camus)

SAGGEZZA POPOLARE: Non c’è uomo giusto sopra la terra che faccia sempre il bene e non pecchi mai. (Ecclesiaste 7, 20)

UN ANEDDOTO: Papa Luciani, Giovanni Paolo I, in una ipotetica lettera scritta a Santa Teresa diceva: “Non ho mai avuto occasione di gettarmi in un torrente per salvare un pericolante; spessissimo sono stato richiesto di prestare qualche cosa, di scrivere lettere, di dare modeste e facili indicazioni. Non ho mai incontrato un cane idrofobo per via, invece tante noiose mosche e zanzare; mai avuto persecutori che mi bastonassero, ma tante persone che mi disturbavano col parlare forte in strada, col volume della televisione troppo alzato o magari col fare rumore nel mangiare la minestra. Aiutare come si può, non prendersela, essere comprensivi, mantenersi calmi e sorridenti il più possibile in queste occasioni, è amare il prossimo senza retorica, ma in modo pratico”.

PAROLA DI DIO: Dn 7,9-10.13-14 opp. Ap 12,7-12a; Sal 137; Gv 1,47-51

 

Vangelo Gv 1,47-51

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo». Parola del Signore

 

“VEDRETE GLI ANGELI DI DIO SALIRE E SCENDERE SUL FIGLIO DELL'UOMO”.

Ricordo ancora un disegno di un catechismo che avevo quando ero bambino: Un uomo grande con le mani giunte con due ali, una aperta a sottolineare l'imponenza, e un'altra ripiegata su un ragazzino. Guardavo questa figura e quando si spegneva la luce e la notte     contornava di nero tutto, quell'ala mi era vicina, segno di protezione. Sono cresciuto e gli "studi alti" mi hanno mandato in crisi non solo i sogni         infantili, ma anche gli Angeli: "E che bisogno c'è di essi, sembrano una colorazione tipica delle corti         dove personaggi variegati e misteriosi creano delle coreografie". Oggi non so se amo gli angeli, se essi sono parte fondamentale o meno della rivelazione, non mi chiedo più quale sia il loro sesso, ma penso ancora a quel disegno che nella sua ingenuità mi ricorda che Dio per i suoi bambini ha l'ala di un angelo piegata, sul tuo cuore, per proteggerti.

 

 

VENERDI’ 30 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: S. Girolamo; S. Francesco Borgia; B. Felicia Meda

Una scheggia di preghiera:

 

IN TE, GESU', ANCH'IO SONO FIGLIO DEL PADRE.

 

HANNO DETTO: Chi non stima la vita, non la merita. (Leonardo da Vinci)

SAGGEZZA POPOLARE: Per il cavallo pigro il carro è sempre pesante anche se vuoto. (prov. Cinese)

UN ANEDDOTO: Dopo la prodigiosa liberazione di Orleans per merito di Giovanna D’Arco, questa si rivolse al “Gentil Delfino” domandando un favore. Carlo di Francia le rispose che se anche fosse stata metà del suo regno, gliel’avrebbe immediatamente concessa. La Santa prese in parole il suo sovrano e volle che venissero quattro notai a legalizzare la cosa. Alla loro presenza dettò una incredibile donazione: “Carlo di Francia cede il suo regno a Giovanna d’Arco”. Poi proseguì: “Giovanna d’Arco cede il suo regno a Dio Padre Onnipotente. Avete scritto? Ora aggiungete: Dio Padre onnipotente affida il suo regno a Carlo di Francia perché la governi con saggezza, giustizia ed amore”

PAROLA DI DIO: Gb 38,1.12-21; 40,3-5; Sal 138; Lc 10,13-16

 

Vangelo Lc 10,13-16

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato». Parola del Signore

 

“CHI ASCOLTA VOI, ASCOLTA ME, CHI DISPREZZA VOI, DISPREZZA ME. E CHI DISPREZZA ME, DISPREZZA COLUI CHE MI HA MANDATO”.

Accogliere Gesù significa accogliere “Colui che lo ha mandato” cioè il Padre che lo ha consacrato fin dal momento del concepimento attraverso lo Spirito Santo. Così dice l’Angelo a Maria: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque Santo e chiamato Figlio di Dio”. Quindi Gesù, il Padre e lo Spirito Santo sono Uno, dove opera uno dei tre, opera Dio. La grande novità del Cristianesimo è proprio questa: Gesù non è solo un grand’uomo, un pensatore famoso come tanti altri, un uomo dotato di poteri taumaturgici, un legislatore... Gesù è Dio!

Anche oggi molti hanno ammirazione per ciò che Gesù ha detto e fatto, ci sono addirittura alcune sette che, facendosi passare per cristiane, citano continuamente le parole di Gesù, ma vedono Gesù solo come un profeta. Gesù è Dio!

E tutto cambia allora: le sue parole non sono solo indicazioni morali di un brav’uomo e allora si possono sviscerare, discutere, applicare secondo i tempi; sono Parola di Dio! I Sacramenti non sono degli ‘optional’ della religione, sono segni efficaci del suo amore per noi. Gesù non è morto solo per la fedeltà alle sue idee in contrasto con il potere politico e religioso di allora, è morto per me, per la mia salvezza. Ma, secondo la frase che meditiamo oggi, anche noi siamo entrati, proprio grazie a Gesù nell’intimo della Trinità. Gesù identifica a sé i discepoli. Noi cristiani parliamo a nome di Gesù, siamo la presenza di Gesù sulla terra. Questo non è solo un onore, è una grandissima responsabilità!

Non ci rende onnipotenti, invulnerabili all’errore e al peccato. Nessuno di noi deve far passare le proprie povertà come parola di Dio, però abbiamo la garanzia dello Spirito sul fatto che Gesù si serve di noi per continuare la sua opera di salvezza, e proprio per questo dobbiamo conformarci sempre più a Cristo. Chi non crede, chi è alla ricerca di Gesù, ha il diritto di esigere di vedere in noi la sua presenza. Chissà se gli altri, sentendomi parlare, riescono a percepire la profondità della sapienza, della dolcezza di Gesù? Chissà se, vedendomi pregare, colgono un amore profondo per Dio? Chissà se, vedendomi nei miei rapporti quotidiani con il prossimo, riescono a vedere l’amore di Gesù che si china su tutti, che lava i piedi ai suoi discepoli, che perdona i suoi persecutori?

     
     
 

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